1440-50 Poggio Bracciolini:
"Inoltre nel Vaticano si trova una piramide di grandi dimensioni, simile ad una mole, priva di qualsiasi ornamento... Ciò che colpisce di più, essendo ancora integra l'iscrizione, è che il dottissimo uomo Francesco Petrarca scrisse in una sua epistola essere questo il sepolcro di Remo; ritengo che, seguendo l'opinione popolare, non indagò a fondo sull'iscrizione, coperta da arbusti, leggendo la quale coloro che seguirono, pur essendo meno acculturati, diedero prova di maggiore diligenza"
Meta Romuli
Mirabilia Urbis Romae (le meraviglie della città di Roma), XII secolo c.ca
LA META ROMULI VICINO AL CIRCO DI NERONE |
Presso la Naumachia è il sepolcro di Romolo, che è chiamato Meta di San Pietro. La quale fu rivestita di belle lastre di marmo, con le quali furono costruiti le scale ed il pavimento del paradiso (cortile) di San Pietro. Aveva intorno a sé uno spiazzo di 20 piedi, fatto di travertino, con un canale di scarico nel quale l'acqua dalla piazza della Meta defluiva.
IV. sul Terebinto di Nerone.
Di lato alla Meta sorgeva il Terebinto di Nerone, alto tanto quanto il Castello Adriano. Esso fu rivestito di grandi lastre marmoree. Ed aveva due gironi come il Castello. E i gironi erano coperti nella parte superiore di grandi tavole di marmo per l'acqua. E tale Terebinto sorgeva a lato di dove fu crocefisso il santo apostolo Pietro, là dov'è ora Santa Maria in Trasbedina.
La Meta sorgeva in un'area fuori porta, l'Ager Vaticanus, che vedeva la presenza di numerose aree cimiteriali come la vicina necropoli vaticana. Si trovava al fianco di un altro grande mausoleo, il cosiddetto Therebintus Neronis, detto talvolta Terabinto, o Tiburtino cioè "di travertino", a pianta circolare, ma di cui non abbiamo altre notizie. Difficile che fosse solo frutto della fantasia degli autori medievali, probabilmente fu distrutto molto prima della Meta Romuli, in quanto tutti i testi ne parlano come di una reminiscenza lontana, mentre però la piramide era ancora esistente. Viene comunque descritta come più larga della piramide di Cestio e di grande bellezza.
XX. della Meta e del Tiburtino[Terebinto] di Nerone
"Presso la Naumachia è il sepolcro di Romolo, che è chiamato Meta, il quale era rivestito di belle lastre marmoree, con le quali furono costruiti il pavimento e le scale di San Pietro. Aveva intorno a sé uno spiazzo di 20 piedi, fatto di travertino, con un canale di scarico e i suoi propri fiori.
Accanto ad esso sorgeva il tiburtino di Nerone, alto tanto quanto il Castello Adriano,rivestito di belle lastre marmoree, con le quali furono costruite le scale e il paradiso (San Pietro). Tale edificio rotondo aveva due gironi come il castello, i cui labbri erano coperti con lastre marmoree per lo sgocciolamento; presso questo luogo fu crocifisso il santo apostolo Pietro".
"Presso la Naumachia è il sepolcro di Romolo, che è chiamato Meta, il quale era rivestito di belle lastre marmoree, con le quali furono costruiti il pavimento e le scale di San Pietro. Aveva intorno a sé uno spiazzo di 20 piedi, fatto di travertino, con un canale di scarico e i suoi propri fiori.
Accanto ad esso sorgeva il tiburtino di Nerone, alto tanto quanto il Castello Adriano,rivestito di belle lastre marmoree, con le quali furono costruite le scale e il paradiso (San Pietro). Tale edificio rotondo aveva due gironi come il castello, i cui labbri erano coperti con lastre marmoree per lo sgocciolamento; presso questo luogo fu crocifisso il santo apostolo Pietro".
(Testo anonimo XII - XIII sec.)
A Roma l'Egitto andava di moda, soprattutto dopo la sua conquista ad opera di Giulio Cesare prima e di Augusto dopo (I secolo ac.), ma soprattutto da quando venne a Roma la bellissima Cleopatra portando in dono obelischi, sfingi e statue, senza contare tutto quello che fece costruire.
META REMI VEDI
Un'idea della Meta Romuli ce la può dare la Meta Remi, ovvero la Piramide di Caio Cestio (Cestia), che si trova lungo l'antica e attuale via Ostiense, alta m 36,40 ed completamente rivestita con blocchi di marmo di Carrara. Non è stata distrutta dai saccheggiatori di marmi perché, fortunatamente, l'imperatore Aureliano l'aveva fatta inserire nelle mura difensive, come torrione fortificato (270-275).
È la tomba di un ricco uomo politico del I sec. a.c., sostenitore di Augusto e seguace della moda egizia diffusa a Roma dalla bella Cleopatra. Era anche un esigente, o un burlone, secondo i punti di vista, perchè lasciò nel suo testamento che gli eredi avrebbero ereditato solo se avessero fatto costruire un sepolcro a forma di piramide entro 330 giorni dalla sua morte. Così fu, cosa vuoi che sia una piramide in un anno, il Colosseo fu costruito in cinque anni!
Ma non era l'unica piramide di Roma, c'erano almeno altre due e forse anche tre, di grandi tombe monumentali di questa forma. Le piramidi costruite a Roma avevano un angolo più acuto (cioè erano più strette) di quelle egiziane, ma la ragione è evidente: le piramidi egizie avevano il deserto a disposizione che non costava nulla, a Roma il terreno era carissimo per cui ci si doveva contentare. Oggi sono soprattutto gli obelischi a testimoniare la presenza egizia nell'antica Roma, e un monumento molto particolare, la Piramide di Caio Cestio. Ma c'era molto di più.
L'Egitto a Roma
Una piramide si trovava sul lato destro della Via Flaminia (via del Corso) nell'area ora occupata dalla chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Piazza del Popolo. Essa segnava insieme a un'altra tomba (forse un'altra piramide) l'inizio di tre strade: il famoso Tridente moderno (via del Corso al centro, via del Babuino e via di Ripetta) già esisteva in epoca romana.
L'altra piramide in questione era in area vaticana all'inizio della Via Trionfale (oggi Via della Conciliazione). Doveva somigliare molto alla Piramide Cestia, anche nelle dimensioni: questo spiega perché nel Medioevo erano considerate le tombe di Romolo e Remo.
A Roma esistevano almeno 17 obelischi, almeno 3 piramidi e almeno 9, se non di più, tra templi e sacelli dedicati alle divinità egizie, soprattutto a Iside (iseo) e Serapide (serapeo). Erano l'Iseo e il Serapeo campense (Campo Marzio), l'Iseo e il Serapeo della Regio III, sul Colle Oppio (così importante da dare il nome alla regio, cioè al quartiere: Isis et Serapis), l'Iseo Capitolino (Campidoglio), l'Iseo vicino la chiesa di Santa Sabina sull'Aventino, il Serapeo del Quirinale (uno dei templi più grandi della città), il Tempio di Iside presso le Terme di Caracalla, il sacello isiaco conosciuto come "Larario di via Giovanni Lanza", il sacello dei Castra Praetoria, il sacello degli Horti Sallustiani. Di tutto questo non rimane quasi niente. Gli edifici sono scomparsi e le sculture che li decoravano sono andate distrutte, o disperse. I grandi Papi del Rinascimento fecero creare molte opere d'arte immortali, ma ne fecero distruggere tante altre molto più antiche.
Da pagano a cristiano
Si narrava che il luogo del martirio di San Pietro fosse posto nel punto di mezzo tra le due piramidi, due monumenti di grande effetto, e di conseguenza la piramide apparve per secoli nelle immagini religiose del martirio. La Meta Romuli appare infatti in molte opere d'arte, ad esempio sulla porta in bronzo eseguita dal Filarete per la Basilica di San Pietro (1443-1445). Appare anche sull'affresco della "L'apparizione della Croce" di Giulio Romano nella Sala di Costantino dei Palazzi Vaticani (1520-24), rappresentata sullo sfondo accanto alla Mole Adriana e al Ponte Elio, oggi Castel Sant'Angelo e Ponte degli Angeli. Ma appare anche nel Polittico Stefaneschi di Giotto, nella pala di sinistra, e negli affreschi della volta della basilica di San Francesco ad Assisi di Cimabue.
A Roma l'Egitto andava di moda, soprattutto dopo la sua conquista ad opera di Giulio Cesare prima e di Augusto dopo (I secolo ac.), ma soprattutto da quando venne a Roma la bellissima Cleopatra portando in dono obelischi, sfingi e statue, senza contare tutto quello che fece costruire.
META REMI VEDI
META REMI |
È la tomba di un ricco uomo politico del I sec. a.c., sostenitore di Augusto e seguace della moda egizia diffusa a Roma dalla bella Cleopatra. Era anche un esigente, o un burlone, secondo i punti di vista, perchè lasciò nel suo testamento che gli eredi avrebbero ereditato solo se avessero fatto costruire un sepolcro a forma di piramide entro 330 giorni dalla sua morte. Così fu, cosa vuoi che sia una piramide in un anno, il Colosseo fu costruito in cinque anni!
Ma non era l'unica piramide di Roma, c'erano almeno altre due e forse anche tre, di grandi tombe monumentali di questa forma. Le piramidi costruite a Roma avevano un angolo più acuto (cioè erano più strette) di quelle egiziane, ma la ragione è evidente: le piramidi egizie avevano il deserto a disposizione che non costava nulla, a Roma il terreno era carissimo per cui ci si doveva contentare. Oggi sono soprattutto gli obelischi a testimoniare la presenza egizia nell'antica Roma, e un monumento molto particolare, la Piramide di Caio Cestio. Ma c'era molto di più.
L'Egitto a Roma
Una piramide si trovava sul lato destro della Via Flaminia (via del Corso) nell'area ora occupata dalla chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Piazza del Popolo. Essa segnava insieme a un'altra tomba (forse un'altra piramide) l'inizio di tre strade: il famoso Tridente moderno (via del Corso al centro, via del Babuino e via di Ripetta) già esisteva in epoca romana.
L'altra piramide in questione era in area vaticana all'inizio della Via Trionfale (oggi Via della Conciliazione). Doveva somigliare molto alla Piramide Cestia, anche nelle dimensioni: questo spiega perché nel Medioevo erano considerate le tombe di Romolo e Remo.
A Roma esistevano almeno 17 obelischi, almeno 3 piramidi e almeno 9, se non di più, tra templi e sacelli dedicati alle divinità egizie, soprattutto a Iside (iseo) e Serapide (serapeo). Erano l'Iseo e il Serapeo campense (Campo Marzio), l'Iseo e il Serapeo della Regio III, sul Colle Oppio (così importante da dare il nome alla regio, cioè al quartiere: Isis et Serapis), l'Iseo Capitolino (Campidoglio), l'Iseo vicino la chiesa di Santa Sabina sull'Aventino, il Serapeo del Quirinale (uno dei templi più grandi della città), il Tempio di Iside presso le Terme di Caracalla, il sacello isiaco conosciuto come "Larario di via Giovanni Lanza", il sacello dei Castra Praetoria, il sacello degli Horti Sallustiani. Di tutto questo non rimane quasi niente. Gli edifici sono scomparsi e le sculture che li decoravano sono andate distrutte, o disperse. I grandi Papi del Rinascimento fecero creare molte opere d'arte immortali, ma ne fecero distruggere tante altre molto più antiche.
META ROMULI SULLO SFONDO |
Da pagano a cristiano
Ma c'era un'altra leggenda:
da Tractatus de rebus antiquis et situ urbis Romae
(trattato delle antichità e del sito della città di Roma),
di Anonimo Magliabechiano, XV sec.
(trattato delle antichità e del sito della città di Roma),
di Anonimo Magliabechiano, XV sec.
Nell'Almachia (Naumachia), cioè presso Santa Maria in Traspontina, si trova la meta che, si dice, fosse il sepolcro di Remolo, ucciso sul Giano (Gianicolo) per ordine di Romolo; e riguardo a tale meta ho il dubbio che non fosse stata eretta da Romolo per Remolo, perché a quei tempi Romolo e i suoi non erano così tanto potenti. Non trovo altra origine di cui possa fidarmi: ma in ogni modo fu di grande bellezza, rivestita com'era di lastre di marmo, con le quali lastre l'imperatore Costantino fece ornare e costruire il pavimento di San Pietro. L'anzidetta meta aveva attorno a sé un giro di venti gradini, alto dieci piedi, con una platea di travertino, una cloaca e uno scarico. Di fronte ad essa sorgeva il Terabinto di Nerone, che fu eretto sopra le vestigia di un tempio di Giove: da esso proviene la conca della piazza, in cui i sacerdoti parassiti predicavano al tempo in cui il Terabinto esisteva. Dopo la sua distruzione, fu costruito un tempio di Diana e la mole Adriana col ponte, che oggi è chiamato Castel Sant'Angelo, come verrà detto in seguito, secondo quanto si legge nelle iscrizioni, fino all'imperatore Crescenzio, che mutò l'anzidetto nome in Castello di Crescenzio; e tale nome Castel Sant'Angelo, così scelto dal santo papa Gregorio, è stato tramandato sino ai nostri giorni.
E poi:
Un altro personaggio storico a cui la Meta veniva ancora riferita, in particolare durante il Rinascimento, era Publio Cornelio Scipione Africano (235–183 ac), il mitico generale romano che sconfisse Annibale. Di certo all'epoca di Annibale a nessun romano sarebbe venuto in mente di erigere una piramide, tra l'altro al popolo totalmente sconosciuta.
"Il Palazzo di Scipione sorgeva in località "cavallo", sulla via Cornelia, come si vede tutt'ora."
Il "cavallo"è la semplificazione dell'antico toponimo coxa caballi (coscia di cavallo), più tardi mutato in Scossacavalli, riferito al centro di Borgo; fino al 1930 la principale piazza del rione portava questo nome finché scomparve con le demolizioni, e una strada adiacente si chiama ancora oggi via Scossacavalli.
Del resto anche in un'incisione della pianta di Roma antica, da " I vestigi delle antichità di Roma" (1575) di Etienne Duperac la piramide è riferita a Scipione.
Il pittore e incisore Pirro Ligorio nel 1561 pubblicò una pianta dell'antica Roma, Antiquae Urbis Imago, e in una pianta la piramide viene indicata in modo totalmente diverso, e cioè Monumentum Sempronii (Monumento di Sempronio).
Solo poche fonti visuali del monumento risalgono ad un periodo precedente la sua distruzione; una di esse è rappresentata dal portale bronzeo della basilica di San Pietro, realizzato nel 1445 dal famoso scultore Filarete; nel riquadro che mostra il martirio di San Pietro, la Meta è chiaramente riconoscibile in primo piano nell'angolo in basso a sinistra. Ma nell'angolo opposto dello stesso pannello una struttura analoga a forma di piramide è senz'altro il misterioso Terebinto di cui fanno menzione le fonti medievali.
Il depredamento
Con gli splendidi marmi che ornavano la tomba venne infatti eseguito ahimè nel X sec. il pavimento del cosiddetto Paradiso, cioè il cortile di S. Pietro nonchè i gradini della basilica. Era situata sull'intersezione tra Via Cornelia e il lato est di Via Triumphalis, circondata da una pavimentazione con lastroni di travertino riutilizzati nel VII sec. per i gradoni della primitiva basilica di san Pietro.
Venne rimossa nella parte sud da papa Alessandro VI perchè gli copriva parte della visuale del Borgo Nuovo che stava facendo costruire nel 1499, cioè il cosiddetto Borgo Alessandrino, il che fa pensare a quanto poco fosse valutata l'arte romana da tanti papi, pur essendo in pieno Rinascimento.
Il resto della costruzione fu definitivamente cancellata nel 1518 da papa Leone X, ma secondo altri nel 1564 da papa Pio IV, quando la vicina chiesa di Santa Maria in Traspontina fu demolita per essere ricostruita in loco non molto distante ma in sintonia col nuovo piano regolatore, dove si trova tutt'oggi. Un altro pezzo importante di Roma che sparì in nome della modernità, come purtroppo accade tutt'oggi.
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