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SPURIO LARCIO - SPURIUS LARCIUS

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ORAZIO COCLITE, SPURIO LARCIO e TITO ERMINIO SU PONTE SUBLICIO

Nome: Spurius Larcius
Fratello: Tito Larcio
Professione: politico e militare romano
Gens: Larcia
Carica: Console repubblicano
Gens: Larcia
Console: 506 a.c.


Di lui si sa poco; probabilmente arrivò a Roma dopo la cacciata dei Tarquini e la fondazione della repubblica, con una colonia di etruschi e pertanto anch'egli etrusco. Era fratello di Tito Larcio, membro di una famiglia etrusca (cfr. Lars Tolumnius, Lars Porsena) insediata a Roma da molto tempo. 

- 509 a.c. - 
Nel 509 a.c. i re etruschi di Roma furono cacciati dall'antico Latium vetus e da Roma, i cui possedimenti non si estendevano oltre le 15 miglia dalla città, che si dette un assetto repubblicano. Il re deposto, Tarquinio il Superbo, ottenne il sostegno delle città di Veio e Tarquinia, ma i due consoli romani, Publio Valerio Publicola e Lucio Giunio Bruto si opposero agli etruschi nella sanguinosa battaglia della Selva Arsia. 

Lo scontro fu interrotto da una violenta tempesta, con infiniti morti sul campo di battaglia, per cui la vittoria era incerta, ma si sentì nella notte una voce annunciante che i Romani avevano vinto, poiché gli Etruschi avevano perso un uomo in più.

« Numeratisi poscia i cadaveri, trovati furono undicimila e trecento quelli dei nemici, ed altrettanti, meno uno, quei dei Romani»
(Plutarco, La vita di Publicola)

Impauriti dalla voce molti tra gli Etruschi fuggirono, lasciando i compagni prigionieri nelle mani dei romani e Valerio poté così rientrare a Roma in trionfo, il primo trionfo celebrato da un condottiero romano (1º marzo del 509 a.c.).



PONTE SUBLICIO

- 508 a.c. -
Nel 508 a.c.  inoltre combatté, insieme a Tito Erminio Aquilino, e a fianco di Orazio Coclite nella difesa del pons Sublicius contro i soldati di Porsenna, accorso in aiuto dell'ex re Tarquinio:

«Vadit inde in primum aditum pontis, insignisque inter conspecta cedentium pugna terga obuersis comminus ad ineundum proelium armis, ipso miraculo audaciae obstupefecit hostes. Duos tamen cum eo pudor tenuit, Sp. Larcium ac T. Herminium, ambos claros genere factisque. Cum his primam periculi procellam et quod tumultuosissimum pugnae erat parumper sustinuit; deinde eos quoque ipsos exigua parte pontis relicta reuocantibus qui rescindebant cedere in tutum coegit.»

« Quindi (Orazio Coclite) avanza a grandi passi verso l'ingresso del ponte, facendosi notare in mezzo alle schiere dei compagni che rinunciavano a scontrarsi e sbalordendo gli Etruschi con l'incredibile coraggio che dimostrava nell'affrontarli armi alla mano. Trattenuti dal senso dell'onore due restarono con lui: si trattava di Spurio Larcio e Tito Erminio, entrambi nobili per la nascita e per le imprese compiute. 
Fu con loro che egli sostenne per qualche tempo la prima pericolosissima ondata di Etruschi e le fasi più accese dello scontro. Poi, quando rimase in piedi solo un pezzo di ponte e quelli che lo stavano demolendo gli urlavano di ripiegare, costrinse anche loro a mettersi in salvo.»

(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro II, 10)

- 501 a.c Spurio Larcio fu console otto anni dopo la cacciata dei Tarquinii, nel 501 a.c. e nello stesso anno fu nominato dittatore suo fratello Titus, un grande onore per la gens e una grande responsabilità, il primo romano a ricoprire questa carica. Il Dictator era infatti un magistrato straordinario eletto dal senato in stato d'emergenza e posto al comando assoluto di Roma, la cui carica non poteva superare i sei mesi, insomma un monarca semestrale.  

- Nel 506 a.c. Larcio fu eletto console, collega dello stesso Tito Erminio con cui aveva difeso il ponte. 

- Nel 505 a.c. fu comandante della cavalleria romana, agli ordini del console Publio Postumio Tuberto, eletto due volte console, durante la battaglia combattuta sulle rive dell'Aniene contro i Sabini. 

- Nel 490 a.c. infatti fu eletto nuovamente console, con il collega Quinto Sulpicio Camerino Cornuto, quando Coriolano si trovava in esilio presso i Volsci.

- Nel 488 a.c. Spurio Larcio fu uno dei cinque inviati al campo dei Volsci durante l'assedio di Coriolano; l'anno successivo, mentre i consoli Tito Sicinio e Gaio Aquillio venivano inviati dal senato a combattere rispettivamente contro i Volsci e gli Ernici, rimase a presidio del territorio adiacente alla città.

- Fu nominato interrex dal Senato romano, rappresentato da Aulo Sempronio Atratino per tenere i comitia centuriata del 482 a.c., anno in cui consigliò di dichiarare guerra a Veio; scaduto il termine nominò Spurio Larcio come interrex successivo.



PORSENNA RE DI ROMA ?

Lo storico tedesco Barthold Georg Niebuhr suggerì che il consolato di Tito Erminio Aquilino e Spurio Larcio del 506 a.c., per il quale gli annali non registrano alcun avvenimento significativo, fosse stato inserito a posteriori, per coprire il periodo di dominazione degli etruschi di Porsenna su Roma.
Certamente non bastarono gli atti di valore: il Senato romano, venuto a sapere che l'esercito di Porsenna si stava avvicinando, temette che il popolo di Roma potesse, per la paura, accogliere di nuovo il re Tarquinio in città, per cui prese dei provvedimenti che convincessero la plebe a resistere all'imminente assedio: 
- Si provvide pertanto ad avere cura, prima di tutto, dell'annona, inviando emissari tanto ai Volsci quanto a Cuma con l'obiettivo di procurare frumento; 
- il commercio del sale, il cui prezzo era ormai aumentato alle stelle, fu sottratto ai privati e divenne monopolio di stato; 
- la plebe venne esentata da dazi e tributi, mentre le classi abbienti dovettero pagare le tasse dei plebei nella misura in cui erano in grado di farlo. 
Queste misure ebbero successo, e la popolazione di Roma prese le armi pronta a combattere.

Plutarco e Tacito testimoniano invece la resa di Roma agli Etruschi: occupato il Gianicolo ed eretta una
statua di rame di Porsenna nei pressi del Senato, pare che Roma abbia dovuto pagare ai Tirreni decime per molti anni. 

Plinio il Vecchio scrive del divieto di Porsenna ai Romani sull’uso del ferro se non in campo agricolo. Cacciati i re, nel patto, che Porsenna accordò al popolo romano troviamo espressamente dichiarato, che non si usi il ferro se non nella coltivazione del campo. 
 (Plinio il Vecchio – Naturalis Historia – XXXV, 139) 

Ma sembra un trattato di pace in cui si mantiene la cacciata dei re ma si chiede di non entrare in guerra (col ferro). Può darsi che Porsenna abbia governato Roma ma che poi simsia dissuaso per le continue rivolte del popolo.

E' strano infatti che dopo aver sconfitto i Romani, Porsenna abbia fatto avanzare il suo esercito al Sud Italia, per espandere il dominio etrusco. 

- Così nel 504 a.c. ci fu lo scontro con la città di Ariccia ma il contingente etrusco, guidato da Arrunte figlio di Porsenna, dovette ripiegare nella ritirata vedendo morire il suo capo. 

Viene da pensare che avesse già perduto Roma altrimenti in città avrebbe dovuto lasciare un così vasto presidio da richiedergli quasi un esercito. Pertanto non avrebbe avuto disponibilità per un esercito ulteriore.


 BIBLIO

- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - Libri V, VII e VIII -
- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia -
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri - Libro II -
- Diego Balestri - Porsenna - Kimerik - 2001 -
- William Smith - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - vol. II - Boston, Little, Brown, and Company - 1867 -
- Barthold Georg Niebuhr - Storia di Roma - vol. I -

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