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CAMPUS BARBARICUS

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RICOSTRUZIONE

Si trova presso Roma, lungo la via del Campo Barbarico che raggiunge Tor Fiscale, una torre medievale che sorge nell'intersezione tra l'acquedotto di Claudio e l'acquedotto Marcia-Tepula-Iulia.

I due acquedotti si intersecano una seconda volta 300 m più a monte, creando così uno spazio più trapezoidale che triangolare di 22.433 mq facile da fortificare.

Questa possibilità fu notata per la prima volta nel 537 d.c., mentre i Goti stringevano Roma con uno degli assedi più drammatici subiti dalla città, la quale a sua volta era difesa dalle truppe bizantine del generale Belisario, chiuso dentro le Mura Aureliane.

Furono i Goti di Vitige a realizzare la fortificazione, murando le arcate degli acquedotti e realizzando così l’accampamento, e la zona ancora oggi porta questo nome.
Tutto il campo era attraversato da nord a sud dalla Via Latina. Nell’angolo nord, successivamente fu realizzata la Tor Fiscale proprio sopra all’incrocio degli acquedotti e della stessa via Latina.

Infatti re Vitige, calcolando fosse impossibile assediare Roma date le sue colossali dimensioni, aveva creato degli accampamenti per controllare gli accessi in città, e siccome la via Latina era uno degli accessi più importanti, in questo spazio costruì il suo principale campo trincerato, dal quale poteva controllare anche la via Appia Antica.



(Procopio di Cesarea, La Guerra Gotica, Libro II cap. III)

 "Esistono ancora due acquedotti tra la via Latina e la via Appia, molto alti e per la maggior parte su archi. Alla distanza di 50 stadi da Roma questi due acquedotti si incrociano, poi corrono per un breve tratto in senso contrario, così che quello che prima era sulla destra passa alla sinistra, poi si riuniscono ancora e riprendono il precedente percorso, rimanendo però separati. Così avviene che lo spazio tra loro, così chiuso dagli stessi acquedotti, diventa una fortezza. 

I barbari, murando con pietre e terra la parte inferiore degli archi, diedero al luogo la forma di castello, ponendovi così un accampamento di non meno di 7000 uomini perché impedissero che ai nemici venissero portate in città vettovaglie. Allora i Romani persero ogni speranza e non avevano che prospettive sinistre."

Adiacente agli acquedotti romani, come ricorda Procopio, passava la via Latina che, prima dell’Appia antica, collegava Roma con la Campania felix. 

Trattavasi pertanto di un punto di grande transito di merci e comunicazione circondato da grandi ville rustiche.

I Goti per giunta troncarono i canali dell'acqua, assetando così la città per mettere in difficoltà Belisario; per i Romani il disastro prodotto dalla guerra gotica fu tale che la popolazione si trasferì in massa nelle campagne, lasciando all'interno delle Mura meno di 50.000 persone.

La decadenza della città provocò non solo l'abbandono delle abitazioni ma anche della manutenzione degli acquedotti.

Unica eccezione i casi in cui essi servivano importanti luoghi di culto cristiano; l'acquedotto di Claudio, che serviva il complesso del Laterano, fu infatti più volte restaurato, e, pur con portata ridotta, rimase funzionante fino all'anno Mille. Di Roma si cancellava il ricordo, sostituito dalle rovine e dalle costruzioni delle nuove basiliche cristiane che dilagavano sempre più su piazze e vie.

Per riconoscere oggi il perimetro fortificato, occorre osservare che uno dei due acquedotti, il Marcio, è stato distrutto per far posto all'acquedotto Felice, mentre l'acquedotto di Claudio è stato quasi completamente smantellato per cavarne materiale da costruzione.

Se quindi è ormai difficile rendersi conto dell'importanza strategica del luogo a partire dai ruderi rimasti, restano però sia il nome di Campo Barbarico, che da allora accompagna questa località, sia soprattutto la presenza imponente della torre medievale.




MAUSOLEO DEL CAMPO BARBARICO

All’incrocio tra via del Campo Barbarico e via Monte d’Onorio è visibile un sepolcro in laterizio su due piani, del tipo “a tempietto”, risalente al II sec. d.c.. 

MAUSOLEO
La facciata è completamente rifatta, mentre gli altri lati sono originali. 

Al piano superiore, dove si svolgevano le cerimonie funebri, si conservano nicchie con incorniciature architettoniche in laterizio e un’abside con avanzi di stucco. 

Come altri analoghi monumenti funerari del suburbio, anche questa tomba, demolita la volta tra il piano terra e il primo piano, venne utilizzata in epoca moderna come fienile.

Dopo gli eventi summenzionati nella zona cade l’oblio, scompare il tempio della Fortuna Muliebre che qui era locato, crollano gli acquedotti, fino a quando sono realizzati l’acquedotto Felice ed il casale di Roma Vecchia, prelevando i materiali dall’unica cava disponibile, “gli acquedotti crollati” e in particolar modo il Claudio, poi ancora silenzio.

Resti della villa romana di Via Lemonia, una villa in parte rustica e in parte residenziale. Insomma la casa della villeggiatura, appena fuori Roma, nel silenzio dell'agro romano, con terme e marmi vari.

VILLA ROMANA


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