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ARCO DI CAMIGLIANO

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Una scoperta di un certo interesse è quella dell'arco d'ingresso orientale all'Iseo del Campo Marzio, noto nel Rinascimento come "Arco di Camigliano", nel corso di lavori di una casa all'angolo tra via Piè di Marmo e piazza del Collegio romano. Sappiamo pure che Piazza del Collegio Romano nel Medioevo era chiamata Piazza di Camigliano.

Piazza del Collegio Romano infatti prese questo nome soltanto nel 1584, quando fu inaugurato il palazzo omonimo, ma anticamente era chiamata "Campo Camilliano", poi  Piazza di Camigliano. da un arco che sorgeva all'imbocco di via di Pie' di Marmo ed appunto chiamato "Arco di Camigliano".

Secondo alcuni l'arco era pure detto di Campigliano, ma non si deve dare molto credito a certe copiature di scrivani poco attenti.

Esso, probabilmente corrispondente al più antico "Arco di Iside" dell'Iseo Campense, si riteneva scomparso ma recenti lavori di restauro nella casa posta ad angolo con via di S.Ignazio ne hanno riportato alla luce parte del pilone sinistro in travertino.

In basso, disegno del rilievo con cinque edifici dalla tomba degli Haterii (da Christian Hülsen, The Roman Forum: Its History and Its Monuments, tradotto da J.B. Carter (seconda edizione), 1909.

BASSORILIEVI DELLA TOMBA HATERII

Il primo di questi rilievi è ritenuto essere l'Arcus ad Isis ("arco presso il tempio di Iside"), interpretato generalmente come uno degli archi di ingresso dell'Iseo Campense (arco di Camigliano, i cui resti erano visibili fino al XVI secolo a piazza del Collegio Romano). Tuttavia alcuni sostengono che al tempio di Iside si accedesse attraverso una gigantesca arcata e se ne uscisse attraverso un arco più piccolo, detto Arco di Camigliano.

Ora la prima famiglia “Camillo” di cui si ha notizia è quella di Marco Furio Camillo ( 403 a .c.), una gens molto gloriosa e camigliano potrebbe derivare da camilliano, cioè da un rappresentante della gens camilla. Altri hanno ipotizzato dal nome degli aiutanti dei sacerdoti, detti appunto Camilli, ma dubitiamo che figure così poco importanti potessero determinare il nome dell'arco.

Dunque l'arco romano tutto ricoperto di marmo fu, come narra il Martinelli, fatto gettare a terra dal cardinale Anton Maria Salviati, nel 1595, che lo richiese in dono dal Papa Clemente VIII, che gliel'accordò, per adornare con quelle pietre il suo palazzo. Palazzo che però ebbe breve vita in quanto demolito a favore della famiglia Pamphili. Insomma fu l'ignoranza di cardinali e papi a decretare la distruzione dei monumenti romani e non, come da tanti anni si mente sui libri di storia, il vandalismo dei barbari.

TOMBA HATERII
Uscendo oggi da via S. Stefano del Cacco ci troveremmo esattamente in corrispondenza dell’arco di Camigliano, ora scomparso, che F. Castagnoli (Bcom 1941, 59) ha identificato con l’Arcus ad Isis del rilievo degli Haterii.
La sua pianta a tre fornici è riscontrabile sia nella forma urbis sia da cartine di Roma del XVI sec., del Tempesta e del Du Perac Lafrery.

L’arco fu mutilato a più riprese, fino alla totale demolizione proprio negli ultimi anni del XVI sec., ma resti di alcuni blocchi in travertino del fornice settentrionale sono stati riscoperti nel 1969 e nel 1980-81 all’altezza del civico 24 di via del Piè di Marmo.
Le vicissitudini della sua sopravvivenza sono rintracciabili grazie all’archivio della Compagnia della Ss. Annunziata, allora proprietaria dello stabile. In una pianta del 1563, conservata nel codice n° 920, si menziona il “massiccio anticho”, cioè il pilastro settentrionale, all’interno dell’ambiente “B”.

L’Arco di Iside esisteva ancora quando via del Piè di Marmo viene chiamata “strada sotto l’arco di Camigliano, strada dinanzi che va alla piazza innanzi al Collegio de Gesuiti

Antonio da Sangallo il giovane fu il primo a riconoscere l’arco di Camigliano come quello che dava accesso all’Iseo Campense sul fronte occidentale.



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