Nome originale: Marcus Aemilius Lepidus
Nascita: 90 a.c. circa
Morte: 13 a.c.
Posizione: politico romano
“In quei giorni Lepido chiese al Senato di restaurare e adornare a proprie spese la basilica di Paolo, il maggior monumento della famiglia degli Aemili. Era ancora in uso a quei tempi la pratica della munificenza pubblica da parte dei cittadini privati, seguendo tale esempio Lepido fece rivivere lo splendore degli avi, sebbene la sua fortuna fosse modesta”. (Tacito, Annali).
Uscendo dalla curia Iulia, a poche decine di metri ci sono i resti dell’imponente Basilica Emilia. un monumento di stato, e il ricordo della storia di famiglia e dei propri antenati della gens Aemilia.
LE ORIGINI
Membro della gens patrizia degli Emilii, Marco Emilio Lepido nacque in epoca tardo repubblicana, nel 30 a.c., da Cornelia Scipione, a sua volta figlia di un precedente matrimonio di Scribonia, la prima moglie di Augusto, e da Paolo Emilio Lepido, anche lui di nobile rango tanto che fu console nel 34 a.c. Suo fratello, Lucio Emilio Paolo, fu inoltre console nell'1 d.c..
Pertanto era imparentato con la potente dinastia giulio-claudia, e sposò una donna di alto rango, Vipsania Marcella, figlia di Agrippa e della sua seconda moglie Claudia Marcella maggiore, e ne ebbe due figli: Emilia Lepida e Marco Emilio Lepido.
Vipsania andò in sposa a Druso Cesare, secondogenito di Germanico, l’influenza del padre su Tiberio la protesse finché egli fu in vita, ma nel 36 d.c. fu accusata di adulterio con uno schiavo e si suicidò. Il figlio Marco Emilio Lepido, amico e coetaneo dell'imperatore Caligola, cadde poi in disgrazia poiché coinvolto in una congiura di palazzo e anche lui si suicidò nel 39 d.c.
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Si risposò in seconde nozze attorno al 4, con moglie e altri figli non identificati. È descritto da Tacito (Annales, III, 11 e 72), come un uomo estremamente equilibrato: né servile, né in sfida con il potere imperiale.
LA RIVOLTA DALMATO PANNONICA
MARCO EMILIO LEPIDO |
I anno di guerra
L’insurrezione ebbe inizio nella zona sudorientale fra i dalmati Desiziati, comandati da Batone, estesa poi ai pannoni Breuci, sotto il comando di Pinnes e di un secondo Batone. I comandanti avevano servito nell’esercito romano come ufficiali di truppe alleate, e quindi ottimi conoscitori di metodi e disciplina romani.
Tiberio dovette impiegare tre anni di guerra, e numerosi ed esperti generali (come Marco Valerio Messalla Messallino sostituito in seguito da Marco Emilio Lepido, Aulo Cecina Severo, Marco Plauzio Silvano o Gaio Vibio Postumo).
II anno di guerra
Tiberio concentrò ben 10 legioni a Siscia per dividere i Pannoni dai Dalmati, arruolando nuove coorti di voluntariorum, mentre si aggiungevano due nuove legioni macedoni e tre di Cecina Severo. Così Tiberio avanzò verso occidente, sotto il comando congiunto di Cecina Severo e Plauzio Silvano. Il nemico però attendeva l’esercito romano per bloccargli la strada, prima che si ricongiungesse a Tiberio.
Mentre l’avanguardia dell’esercito romano cercava di accamparsi e la restante parte era ancora in marcia, il nemico gli piombò addosso all'improvviso e per poco non riuscì a schiacciarlo. Comunque i Romani ebbero la meglio e Cecina e Silvano poterono unirsi a Tiberio.
Nella seconda parte dell’anno Tiberio dispose diverse colonne militari, che attaccassero simultaneamente in più punti il nemico.
III anno di guerra
La carestia e la paziente strategia di Tiberio avevano logorato i nemici Batone il Pannone tradì Pinnes e lo consegnò ai Romani. L’altro Batone, il Dalmata, venuto a conoscenza del tradimento, lo catturò e lo uccise, persuadendo i Pannoni a riprendemre le armi. Ancora una volta erano sconfitti da Plauzio Silvano, sopraggiunto da Sirmio.
Batone si ritirò tra i monti mentre Silvano, più a nord, riusciva a sottomettere definitivamente i Breuci.
Il piano del bellum dalmaticum fu preparato meticolosamente da Tiberio nel corso dell'inverno, lasciando a Siscia, Marco Emilio Lepido, Silvano a Sirmo, Germanico a sud delle Alpi Dinariche e Cecina ancora in Mesia, mentre egli stesso faceva ritorno a Roma per l’inverno.
IV anno di guerra
Marco Plauzio Silvano e Marco Emilio Lepido si erano distinti in battaglia, sottomettendo l'importante città fortificata di Seretium e numerose altre località, ma non tutte le popolazioni dimostravano di sottomettersi, per cui Augusto decise di inviare nuovamente Tiberio che divise l'esercito in tre colonne:
- la prima, affidata a Marco Plauzio Silvano, doveva dirigersi verso l'interno della Dalmazia, coprendo il lato sinistro dello schieramento romano;
- la seconda, affidata al nuovo legato dell'Illirico Marco Emilio Lepido, doveva coprire il lato destro dello schieramento;
- la terza, sotto il suo diretto comando, insieme a Germanico, doveva probabilmente percorrere il fiume Urbas, al centro dello schieramento, in direzione Andretium (nelle vicinanze di Salona), dove Batone il Dalmata si nascondeva.
- Un quarto esercito, sotto il comando del governatore di Dalmazia, Gaio Vibio Postumo, ripuliva le coste adriatiche dei rivoltosi.
Tiberio giunse ad Andretium, prendendola d'assedio. Qui si ricongiunse con Lepido, che era un ottimo comandante, e dopo una lunga e sanguinosa battaglia sotto le sue mura, Batone si arrese. Augusto e Tiberio ricevettero l'ennesima acclamazione ad Imperator, mentre Germanico, Vibio Postumo, Marco Emilio Lepido, Plauzio Silvano e Cecina Severo ricettero gli ornamenta triumphalia.
GLI ONORI
Al termine della rivolta a Marco Emilio fu affidato l'incarico di governare la nuova provincia di Pannonia fino al 10 e, poco dopo, a sostituire Gneo Calpurnio Pisone, nella Spagna Tarraconensis presidiata dopo il 9 da ben tre legioni, dove ancora lo troviamo nel 14, ma il cui mandato potrebbe essere durato dal 12 al 19, sembra condotto con notevole successo.
Ritroviamo poi Marco nel processo a Gneo Calpurnio Pisone del 20, per la morte di Germanico, uno dei tre consolari che accettarono il difficile compito di difenderlo.
Nel 21 si ritirò dal ballottaggio per la carica di governatore dell'Africa proconsolaris, poiché l'altro candidato era Quinto Giunio Bleso, zio di Elio Seiano.
Fece restaurare a proprie spese la Basilica Emilia del Foro romano, costruita dai suoi antenati, in onore alla gens emilia.. Nel 24 si adoperò per mitigare la pena inflitta da Elio Seiano ad alcuni elementi della famiglia di Germanico, tra cui Sosia Galla, moglie di Gaio Silio Aulo Cecina Largo, morto suicida quello stesso anno.
Fu nominato proconsole d'Asia dove rimase fino almeno al 28, ma il suo governo non ebbe qui molto successo. Morì cinque anni più tardi nel 33 d.c.
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