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PLANCIA MAGNA

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PLANCIA MAGNA

Nome: Plancia Magna
Nascita: Inizi II sec. d.c.
Morte: -


LE ORIGINI

Plancia Magna fu un membro della "familia" dei Plancii, (ovviamente la familia di suo marito) una gens che era emigrata dal Lazio, nel suolo italico, durante la tarda repubblica acquisendo un prestigioso rango senatoriale a Perge, nell'odierna Turchia. 


Ella era nata e cresciuta a Perge, un tempo chiamata Perga, la capitale della provincia romana della Panfilia. corrispondente all'attuale provincia di Antalia sulla costa mediterranea sud-occidentale della Turchia.

Oggi vi si trova un grande sito di antiche rovine a 15 km a est di Antalia lungo la pianura costiera.

Magna insieme a suo fratello e cugini materni sono stati gli ultimi discendenti noti della dinastia erodiana.

Infatti i suoi antenati materni furono il re Archelao di Cappadocia, il re della Giudea Erode il Grande e sua moglie Marianna. 

I suoi nonni materni furono il re Tigrane VI di Armenia e sua moglie Opgalli. 
Suo zio materno fu il principe Gaio Giulio Alessandro. 
Suo padre fu Marcus Plancius Varus, senatore romano, proconsole e governatore della Bitinia, una provincia dell'Asia Minore nella zona di nord-ovest, durante il regno di Vespasiano.

Sua madre fu principessa Erodiana Julia, che era stata una sacerdotessa e aveva servito nell'antico tempio greco della Dea Artemide a Perga, la più venerata in quella città.

Il fratello di Magna era un senatore romano, Consul Gaius Plancius Varo.



LA VITA

Magna sposò naturalmente un uomo di una certa importanza, di rango senatoriale, chiamato Gaio Giulio Cornuto Tertullo, che era figlio di un console e proconsole suffetto. 

Suo marito era un cittadino locale di Perga e la sua famiglia aveva avuto origine da Panfilia. Magna da Tertullo ebbe un unico figlio, Gaio Giulio Plancius Varo Cornuto.
Dalle iscrizioni dedicate a lei e la sua famiglia, si evince che Magna, suo padre e suo fratello erano cittadini molto ricchi e influenti in Perga. 

Ma proprio grazie alla bontà e generosità di Magna, suo padre e suo fratello, vennero accettati come secondi fondatori di Perga. Ognuno di essi ricevette pertanto il titolo onorifico di '' Ktistes '' o '' Fondatore ''.



LA PERSONALITA'


Magna era una matrona di mentalità molto aperta, con grande senso civico e pure una donna caritatevole. Sembra sia stata un'apostata (chi rinnega la propria religione) al giudaismo nè mai tentò di esercitare un'influenza sulla politica della Giudea.
VIBIA SABINA
Plancia era pagana, cioè aveva adottato la religione romana di cui era diventata attiva sacerdotessa.

Ciò le provocò grandi onori in vita e grande ignominia con l'avvento del cristianesimo che ebbe a prendersela con la sua statua staccandole la testa e prendendone a martellate il bel volto.
Da notare le due immagini statuarie poste appositamente da Plancia Magna a decorazione o come numi tutelari della città di Perge.

Le due statue, quella di Plancia (sopra) e quella di Vibia Sabina (al lato), la moglie di Adriano, mostrano un'identica posizione e sono della medesima grandezza.

L'identificazione con l'imperatrice, che sicuramente aveva conosciuto, non si può ignorare, forse per tratti del carattere simili, e magari anche per vicende familiari simili.

Plancia Magna fu una delle donne di maggior successo in Anatolia, capace di grande influenza sulla politica dell'epoca ma anche capace di guadagnarsi da tutti un grande rispetto, per il suo dignitoso comportamento, per la sua saggezza e per la sua generosità.

Quando Magna ereditò il latifondo familiare del defunto padre in Galazia, divenne a tutti gli effetti il capo della sua famiglia e non cedette a nessuno questo compito, intelligente e indipendente come era.



LA STATUA

Questa statua, alta circa 2 m, fu donata da uno dei suoi liberti, che l'aveva posta fuori la porta della città che ella aveva beneficato. 
L'iscrizione greca sulla statua le conferisce diversi titoli. come "Figlia della città"," gran sacerdotessa della divinità Artemis Pergaia, e "Sacerdotessa del culto imperiale", infatti sul suo diadema erano scolpiti dei piccoli busti di imperatori


Tra le varie iscrizioni a lei dedicate, ce ne sono pervenute due epigrafi superstiti collocate a nord della porta ellenistica.
Questa iscrizioni erano probabilmente supportate da una statua donata da Magna, ma di questa non v'è traccia.

Eccome il primo testo. con le prime due righe redatte in latino e le ultime in greco:

CORONA CON I 7 BUSTI IMPERIALI
GENIO CIVITATIS
PLANCIA M. F. MAGNA
TUKE TES POLEOS
PLANKIA MAGNA

tradotto da alcuni:

IL GENIO DELLA CITTA'
PLANCIA MAGNA
FIGLIA DI MARCO
PER LA FORTUNA DELLA CITTA'
PLANCIA MAGNA

ma sa altri:

AL GENIO DELLA CITTA'
PLANCIA MAGNA
FIGLIA DI MARCO
AL GENIO DELLA CITTA'
PLANCIA MAGNA

Questa ultima sembra la traduzione più fedele che indica come Magna fosse vista e venerata come genio tutelare della città, quel che si direbbe oggi una Patrona.

Un'altra iscrizione si trova alla base della statua, regalata dalla comunità di Perge per renderle onore e divulgare il suo prestigio;                                                                                                                                        
PLANCIA MAGNA
FIGLIA DI MARCO PLANCIO VARO
E FIGLIA DELLA CITTA'
SACERDOTESSA DI ARTEMIDE
E CONTEMPORANEAMENTE 
PRIMA ED UNICA SACERDOTESSA PUBBLICA 
PER TUTTA LA DURATA DELLA SUA VITA 
PIA E PATRIOTTICA.



L'EVERGETISMO

L'evergetismo era l'usanza romana di regalare opere pubbliche alla propria città per averne in cambio voti per una carica elettorale, o in generale per dare lustro a sè e alla propria gens. 



Due erano infatti i modi principali per farsi plaudire dai romani. 
Si poteva guidare un esercito in battaglia riportando la vittoria. 

Oppure si regalavano opere pubbliche che potevano riguardare tanto nuovi edifici quanto la ristrutturazione o la riedificazione dei vecchi, ma pure aggiungendo abbellimenti come statue e decori agli edifici già esistenti. 

Tuttavia Plancia non aveva bisogno nè di fasi eleggere (le donne non potevano nè votare nè essere elette) nè di dare lustro alla sua famiglia, visto che era addirittura di sangue reale. 


Purtuttavia ella donò meravigliosi monumenti alla sua città. 
Le sue ricchezze glielo consentirono e la sua generosità glielo suggerì. 
Viene ricordata come un grande benefattrice e mecenate di Perga. 

E' da considerare che nonostante la donna nel mondo ellenico romano avesse una presenza subordinata al marito e di poco rilievo sociale, l'Anatolia godeva di un passato distinto dal matriarcato che vi aveva lasciato un certo retaggio, si che nel I sec. d.c. alcune matrone del ceto nobile decise di esporsi maggiormente in campo pubblico, attraverso il potere economico di cui disponevano.

Il matrimonio permetteva alla donna di restare padrona dei propri beni, anche se il marito ne aveva diritto d’uso. Forse l'avvio era stato dato dalle mogli dei senatori che, rimaste in patria, potevano rappresentare il marito presso la comunità, con atti evergetici.

Inoltre c'erano le donne della famiglia imperiale (vedi Vibia con cui Magna aveva fatto un parallelo nella rappresentazione statuaria) che sicuramente costituirono un modello di comportamento evergetico ripreso dalle donne delle classi elevate di Roma e delle province.



Così Magna dedicò la sua vita e la sua ricchezza per l'abbellimento e lo sviluppo di Perga, contribuendo non poco alla prosperità della città e di questo le furono tutti estremamente grati.

Fu lei a presiedere come gran sacerdotessa il culto degli imperatori romani divinizzati. Nel 120, Magna, che sapeva come tenere buoni rapporti diplomatici con Roma, eresse infatti una serie di statue raffiguranti i vari membri della famiglia imperiale a Perga rendendo loro grandi onori.

Plancia fu infatti gran sacerdotessa a vita di Artemis, considerata a Perge la Madre degli Dei.

CULTO IMPERIALE
Qui a lato è riprodotto il simbolo della carica di sacerdotessa addetta al Culto degli imperatori romani, che ella unica e sola incarnò per tutta la vita. Trattavasi di una corona con sette busti imperiali, come si trova riprodotta in una corona di Eliogabalo.

Durante il regno dell'imperatore romano Adriano (117-138), intraprese grandi progetti per la ristrutturazione di Perga, tanto che venne addirittura elevata al rango di divinità tutelare della città.

Magna venne onorata dal Boule, dal Demos e dalla Gerousia di Perga con il titolo onorifico di '' Demiurgo ''. 

La persona che deteneva questo titolo ogni anno, dava il suo nome allo stesso anno che veniva così identificato, similmente a Roma attraverso il nome dei consoli.

La carica di Demiurgo era la posizione più alta funzionario nel governo di Perga. Questo titolo è stato solitamente riservato agli uomini e attraverso questo titolo venivano sponsorizzati i giochi locali tenutesi in Perge.



IL TEATRO

A Magna è stata anche attribuita la costruzione del teatro per il fatto si aver rinvenuto la sua statua nel diazoma, cioè nel corridoio anulare predisposto al deflusso degli spettatori, cosa che si faceva in genere per i benefattori.. La costruzione dell’edificio è datata nel periodo compreso tra il regno di Adriano e di Antonino Pio; datazione stabilita in base allo stile architettonico, ma soprattutto grazie al rinvenimento di alcuni bolli di età adrianea.

Alla sua morte Plancia Magna venne tumulata in una tomba locata in una tomba posta a destra della porta ellenistica.

RICOSTRUZIONE DELLA PORTA ELLENISTICA


LA PORTA ELLENISTICA

Fra i tanti regali che fece alla propria città si ricorda in particolare quello della porta di Perge, una elaborata costruzione a due piani con un cortile ovale dove varie nicchie accoglievano diverse statue, e poi un arco monumentale con statue della famiglia imperiale adrianea. 

Quest'opera fu ordinata e progettata da lei tra il 120-122, abbellendo con magnifici decori la porta ellenistica di Perga, la più più bella e monumentale struttura della città, che costituiva l'ingresso alla città stessa.

Anzitutto riparò e rinnovò le grandi torri rotonde che già si trovavano ai lati della porta principale della città, detta ellenistica in quanto risaliva originariamente al periodo ellenistico. Poi all'interno di questa porta fece creare un cortile ovale con l'aggiunta di pareti che seguivano le stesse curve su un piano sopraelevato, portando l'edificio a due piani.

Fece rivestire completamente di marmo la facciata dell'edificio e vi fece ricavare le nicchie per le statue (14 per lato); di fronte a cui fece erigere due livelli di colonne corinzie, dando l'impressione di un fondale da palcoscenico di un teatro romano.

Infatti tutte le nicchie inferiori contenevano grandi statue do divinità, mentre al piano superiore fece porre piccole statue di figure mitologiche insieme ad alcuni uomini storici.

Ogni statua aveva iscritta sulla base una dedica a Plancia Magna come donatore selle opere e per individuare i personaggi delle statue.
Nel registro superiore erano raffigurati tra gli altri i kistes denominati ("fondatori di città"), e tra questi fece porre Marcus Plancius Varo e suo figlio Gaio Plancius Varo, chiamato sia "padre della Plancia Magna" che "fratello di Plancia Manga."

Così Plancia riunì in un unico edificio le divinità dell'Olimpo, i fondatori mitologici della sua città, e i membri della sua famiglia, che sono stati identificati con riferimento a lei. Tuttavia nè il marito nè il figlio furono rappresentati nel cortile.

RESTI DELLA PORTA ELLENISTICA
In fondo all'imponente cortile c'era un enorme arco a tre fornici che conduceva in cittàcon le imponenti statue della famiglia imperiale romana, tra cui il divinizzato Nerva, Traiano divinizzato, la superstite moglie Plotina, la sorella deificata di Traiano Marciana, il nipote di Traiano divinizzato, Matidia (madre di Sabina), il regnante imperatore Adriano, e sua moglie Sabina; c'erano anche statue di Artemide Pergaia, Diana Pergensis per i romani, e lo spirito guardiano (Tyche) della città.

Grandi lettere in bronzo nella parte superiore dell'arco proclamavano che Plancia Magna dedicato questo arco, stavolta non all'imperatore ma alla sua città.

Nell'arco le figure femminili erano molto più numerosi i maschi, e la statua ben conservata dell'imperatrice Sabina sembra la copia, stilisticamente parlando, di quella di Plancia. come se si rivedesse un pochino nell'imperatrice, ovvero come avesse costituito per lei un modello di donna.

In parte lo dimostra un'iscrizione sopravvissuta:

SABINAE AUGUSTAE
PLANCIA M. F. MAGNA
SABEINE SEBASTE
PLANKIA MAGNA

L'iscrizione ripete in latino e in greco quasi la stessa frase rivolta a Vibia Sabina moglie di Adriano:

A SABINA AUGUSTA
PLANCIA MAGNA FIGLIA DI MARCO
A SABINA AUGUSTA
PLANCIA MAGNA

Comunque tutto nel magnifico complesso evidenziava il grande legame tra Perge e Roma imperiale, nell'architettura, nella religione, nella fedeltà all'imperatore e nella valorizzazione della grande civiltà romana.


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