"Dicesi comunemente Colonna Antonina, non già perchè sia stata dedicata ad Antonino Pio da M. Aurelio, e da Lucio Vero, come si suppose da molti per la semplice autorità moderna di una iscrizione che si legge sullo zoccolo. Altra fu quella colonna, la quale si trovò nel giardino qui, prossimo della pia Casa della Missione, il cui piedistallo già vedemmo nel giardino del Vaticano.
Questa di Marco Aurelio si compone di 28 rocchi di marmo bianco collocati come quei della Trajana, e scolpiti de' trionfi marcomannici con gran quantità di figure, ma non di così perfetto disegno ed esecuzione come in quella.
Non è però minore l'interesse che destano le gesta vivamente espresse, e i costumi de' popoli della Germania. Vi si osserva tra gli altri il Giove Pluvio in supposta benemerenza di quella pioggia, che gli assetati militi cristiani componenti la legione fulminatrice ottennero dal vero Dio, e i gentili ne rimeritarono Giove.
Poco questa colonna è minore in altezza della Trajana, in grossezza è alquanto maggiore. La rendono più cospicua il suo stare sul piano, mentre la Trajana si vede entro un cavo: il plinto e lo zoccolo di questa molto elevati; e di svelto disegno: i lati regolari della piazza e non occupata la visuale da facciate, e da cupole di chiese.
L'antico piedistallo però era di forma diversa, e cinto da una fascia di bassorilievi rappresentanti vittorie con serti, come si scorge effigiato per opera di alcuni antiquarii ed artisti che lo videro prima che fosso così rivestito. La scala a chiocciola composta di 190 gradini, ricavata anch'essa nella sostanza del marmo, riceve lume da 41 feritoje esposte a' quattro venti.
Sisto V facendo ristorare il monumento dai danni degl'incendi e di un fulmine, vi fece il nuovo basamento con l'opera del cav. Fontana, e vi eresse in cima la statua in bronzo di san Paolo rivolta anch'essa verso la sua basilica, come la statua di S. Pietro sulla Trajana.
Danneggiolla nuovamente un fulmine sotto Papa Innocenzo XI, e fu ristorata.
Forse la punta della spada di S. Paolo chiama i fulmini dalla regione dell'aria più che le chiavi in mani del Principe degli Apostoli; poichè non abbiamo memoria, che la colonna Trajana sia stata ancora toccata dal cielo.
Non sarebbe, come sembra, difficile il praticare tanto in questa, che sulla Trajana per maggior sicurezza, quei parafulmini, che con tanta provvidenza si veggono da parecchi anni collocati sopra i più rispettabili edifizi di Roma moderna."
(Roma in 7 giornate per il comodo de' li forestieri - 1853)
OVVERO COLONNA DI MARCO AURELIO
La Colonna Aureliana venne edificata al centro dell’omonima piazza, a Roma, tra il 180 d.c., anno della morte dell’imperatore, ed il 193 d.c., per illustrare le imprese dell'imperatore romano Marco Aurelio (161-180) contro le popolazioni germaniche dei Marcomanni e dei Sarmati (Germani) e dei Quadi, stanziate a nord del medio corso del Danubio durante le Guerre marcomanniche.
La Colonna nel passato era stata erroneamente attribuita ad Antonino Pio, errore riscontrato nel 1704, quando scavando nella zona di Montecitorio vennero rinvenuti i resti della vera colonna Antonina. La base della Colonna onoraria di granito rosso innalzata ad Antonino Pio da Marco Aurelio e Lucio Vero suoi figli adottivi, fu eretta in passato a piazza Montecitorio, ma essendo troppo danneggiata, fu tolta la base figurata, e posta nel giardino vaticano, mentre la colonna segata in più pezzi servì per restaurare altri obelischi (sig!). Pertanto la colonna antonina non esiste più.
La colonna di Marco Aurelio invece sorgeva isolata al centro della piazza, su un alto podio, probabilmente era vicina a un tempio dedicato a Commodo o a Marco Aurelio, nella zona ove oggi sorge il palazzo Wedekind, a cui
"Gregorio XVI Pontefice Massimo nell’anno 1838 fece decorare la facciata dell’edificio aggiungendovi il Portico di Veio famoso per le sue colonne ".
Non lo indica nemmeno un cartello ma diverse colonne del palazzo sono etrusche, e nessuno ci dice da dove le abbia prese il papa all'epoca, perchè di certo a Veio dovevano essere state sottratte in epoca molto antecedente, sempre che non derivino dal tempio di Marco Aurelio.
La colonna eretta in onore dell'imperatore della dinastia degli Antonini che regnò dal 161 al 180 d.c., fu ispirata alla colonna di Traiano nel foro omonimo. Venne terminata tra il 192 e il 196, e si erge su un altissimo basamento parte del quale è rimasto interrato, alla sommità era la statua dell'imperatore in bronzo.
In origine la colonna si ergeva a circa 3,86 m, una quota più bassa dell’attuale, al centro di una piazza sopraelevata di 3 m rispetto alla via Flaminia, a cui si accedeva tramite una scalinata.
Anche il basamento decorato, alto 10,50 m, è andato perduto a causa dei saccheggi avvenuti nel periodo medievale e dei restauri eseguiti successivamente, nel 1589, da Domenico Fontana su commissione di papa Sisto V.
Questi dispose, come per la Colonna Traina alla cui sommità è stata aggiunta la statua di S. Pietro, che lì si innalzasse la statua di bronzo di S. Paolo, laddove in origine era collocata la statua bronzea, oggi perduta, dell’imperatore divinizzato con sua moglie, anch'essa divinizzata.
Come la Colonna di Traiano la colonna aureliana è formata da enormi rocchi di candido marmo di Carrara. sovrapposti l'uno sull'altro nel numero di venti, e del diametro di 3,70 m ciascuno.
I rocchi scavati all'interno formano una scala a chiocciola di 203 gradini illuminati da piccole feritoie fino al "terrazzino" in cima che chiude il capitello di ordine dorico.
La colonna, che, come detto, fu fatta eseguire dal figlio di Marco Aurelio, Commodo, (180-192), venne commissionata insieme agli otto pannelli che ornano l’attico dell’Arco di Costantino ed ai tre conservati nei Musei Capitolini e che, in realtà, erano originariamente destinati a qualche monumento ufficiale, forse un arco onorario.
DESCRIZIONE
La colonna eretta in onore dell'imperatore della dinastia degli Antonini che regnò dal 161 al 180 d.c., fu ispirata alla colonna di Traiano nel foro omonimo. Venne terminata tra il 192 e il 196, e si erge su un altissimo basamento parte del quale è rimasto interrato, alla sommità era la statua dell'imperatore in bronzo.
In origine la colonna si ergeva a circa 3,86 m, una quota più bassa dell’attuale, al centro di una piazza sopraelevata di 3 m rispetto alla via Flaminia, a cui si accedeva tramite una scalinata.
Anche il basamento decorato, alto 10,50 m, è andato perduto a causa dei saccheggi avvenuti nel periodo medievale e dei restauri eseguiti successivamente, nel 1589, da Domenico Fontana su commissione di papa Sisto V.
Questi dispose, come per la Colonna Traina alla cui sommità è stata aggiunta la statua di S. Pietro, che lì si innalzasse la statua di bronzo di S. Paolo, laddove in origine era collocata la statua bronzea, oggi perduta, dell’imperatore divinizzato con sua moglie, anch'essa divinizzata.
Come la Colonna di Traiano la colonna aureliana è formata da enormi rocchi di candido marmo di Carrara. sovrapposti l'uno sull'altro nel numero di venti, e del diametro di 3,70 m ciascuno.
I rocchi scavati all'interno formano una scala a chiocciola di 203 gradini illuminati da piccole feritoie fino al "terrazzino" in cima che chiude il capitello di ordine dorico.
La colonna, che, come detto, fu fatta eseguire dal figlio di Marco Aurelio, Commodo, (180-192), venne commissionata insieme agli otto pannelli che ornano l’attico dell’Arco di Costantino ed ai tre conservati nei Musei Capitolini e che, in realtà, erano originariamente destinati a qualche monumento ufficiale, forse un arco onorario.
DESCRIZIONE
Alta 100 piedi romani, ovvero 29,78 metri, ma raggiunge i 42 m se vi si aggiunge la base, composta da 28 rocchi di marmo lunense dal diametro di 3,70m., ha, come nella colonna traiana, rilievi a spirale che la ricoprono interamente, con le gesta belliche dell'imperatore, narrate dal basso verso l'alto, con una sequenza, alta sempre un metro, che, se fosse svolta, supererebbe i 110 m di lunghezza.
Vi sono narrate le vittorie di Marco Aurelio, tra il 172 e il 175, in due campagne militari distinte, sui Surmati, i Quadi e i Marcomanni, che erano delle popolazioni germaniche e ungheresi, con effigiati 116 episodi divisi in due parti da una figura allegorica di Vittoria tra trofei, nella parte inferiore è rappresentata la guerra contro i Marcomanni, nella parte superiore contro i Sarmati. Le due campagne sono separate da una Vittoria alata.
La colonna è ancora nella sua collocazione originale davanti a Palazzo Chigi e dà il nome alla piazza nella quale sorge, piazza Colonna. Somiglia a quella di Traiano per l'altezza, perché è coclide, perchè venne anch'essa scavata col trapano e perché narra due successive campagne belliche. Invece Il rilievo è più forte le figure più grandi, più rigide, anche più crude e violente, sia verticali che orizzontali.
Come nella colonna Traiana il racconto inizia con l’attraversamento del Danubio, sopra un ponte di barche; seguono scene di marce, di costruzioni di accampamenti, di battaglie, di assedi, di discorsi alle truppe. La storia però non è continuativa, ma rappresenta gli episodi di una guerra più rappresentativi Non rispetta pertanto nemmeno un ordine cronologico, ma solo accadimenti particolari e figure salienti.
In cima alla colonna era situata la statua di bronzo di Marco Aurelio, che fu, come quella di Traiano, misteriosamente distrutta, secondo alcuni nel medioevo, secondo altri da papa Sisto. Era innalzata sopra uno zoccolo ed un basamento alti insieme più di 10 m. Lo zoccolo ed il basamento erano situati a loro volta su una piattaforma alta circa 3 m.
Vi sono narrate le vittorie di Marco Aurelio, tra il 172 e il 175, in due campagne militari distinte, sui Surmati, i Quadi e i Marcomanni, che erano delle popolazioni germaniche e ungheresi, con effigiati 116 episodi divisi in due parti da una figura allegorica di Vittoria tra trofei, nella parte inferiore è rappresentata la guerra contro i Marcomanni, nella parte superiore contro i Sarmati. Le due campagne sono separate da una Vittoria alata.
La colonna è ancora nella sua collocazione originale davanti a Palazzo Chigi e dà il nome alla piazza nella quale sorge, piazza Colonna. Somiglia a quella di Traiano per l'altezza, perché è coclide, perchè venne anch'essa scavata col trapano e perché narra due successive campagne belliche. Invece Il rilievo è più forte le figure più grandi, più rigide, anche più crude e violente, sia verticali che orizzontali.
Come nella colonna Traiana il racconto inizia con l’attraversamento del Danubio, sopra un ponte di barche; seguono scene di marce, di costruzioni di accampamenti, di battaglie, di assedi, di discorsi alle truppe. La storia però non è continuativa, ma rappresenta gli episodi di una guerra più rappresentativi Non rispetta pertanto nemmeno un ordine cronologico, ma solo accadimenti particolari e figure salienti.
In cima alla colonna era situata la statua di bronzo di Marco Aurelio, che fu, come quella di Traiano, misteriosamente distrutta, secondo alcuni nel medioevo, secondo altri da papa Sisto. Era innalzata sopra uno zoccolo ed un basamento alti insieme più di 10 m. Lo zoccolo ed il basamento erano situati a loro volta su una piattaforma alta circa 3 m.
Si tende all'esemplificazione rispetto alla cura armoniosa della scultura greca, con figure molto rilevate dal fondo che anticipano lo stile espressionistico dei secoli successivi. Come nella Colonna Traiana, le scene di battaglia sono alternate a trasferimenti delle truppe e ad altre scene. Le immagini sono modellate sommariamente, tuttavia rese vive da alcuni tratti quali una smorfia, un gesto.
I forti chiaroscuri dell'altorilievo ne permettono una buona visione anche dal basso, i rilievi della colonna sono meno raffinati di quelli della colonna Traiana ma secondo alcuni più espressivi.
La figura di Marco Aurelio è quasi sempre frontale, come una figura divinizzata e compare ben 39 volte, ma, al contrario di Traiano, milite tra i militi, non combatte e non impugna la spada.
Il fregio si avvolge per venti volte. e al contrario del modello traianeo, come nell'altra il rilievo è ottenuto col trapano, con però tratti maggiormente affondati, che traforano barbe, chiome, corazze, pieghe dei panneggi, movimento del paesaggio e pure i contorni netti dei combattenti.
Inoltre la narrazione rispetto alla precedente colonna è più schematica e ripetitiva, con incessanti scene di marcia e pochi dettagli dei paesaggi. Lo stile è decisamente plebeo ovvero popolare, che si stava cominciando ad affermare in quell'epoca, soppiantando così lo stile aulico o classico.
LA COLLOCAZIONE
La colonna originariamente sorgeva al centro di una piazza, isolata su un alto podio, vicino al tempio dedicato da Commodo, che probabilmente era grosso modo nella posizione di Palazzo Wedekind.
Questo è lo splendido palazzo che svetta oggi a Piazza Colonna, il cui il nucleo originario, sito dove in epoca romana sorgeva il Tempio di Marco Aurelio, risale alla II metà del XVII secolo.
Fu fatto completamente ricostruire da Papa Gregorio XVI nel 1838 su disegni di Pietro Camporese il Giovane, dotandolo di un porticato realizzato con sedici antichissime colonne ioniche provenienti dagli scavi archeologici della città etrusca di Veio.
Secondo i Cataloghi regionari il tempio di Marco Aurelio si trovava nella Regio IX, il Campo Marzio, posto in relazione con la colonna dedicata a Marco Aurelio, in un'area fortemente monumentalizzata da Adriano ed adibita ai funerali imperiali. Qui, infatti, furono eretti il tempio di Matidia, e, dopo la sua morte, quello di Adriano. Venne inoltre innalzata qui anche la colonna onoraria di Antonino Pio.
Il tempio di Marco Aurelio era probabilmente collocato di fronte alla colonna a lui intitolata, non molto distante dall'ustrino dove l'imperatore fu cremato nel 180, come riportano anche alcune monete d'epoca. Secondo alcuni autori proprio l'edificio incorporato nel Palazzo della Borsa, tradizionalmente ritenuto il tempio dedicato ad Adriano, sarebbe da identificare invece con il tempio del divo Marco Aurelio.
LA RISTRUTTURAZIONE
La colonna. di circa trenta m, è sostenuta da una base da 12 m, costituita da uno zoccolo ed un basamento su cui era incisa l’iscrizione onoraria oggi scomparsa. Il basamento era decorato da rilievi andati perduti nel restauro voluto da papa Sisto V che volle cancellare quanto più possibile l'aspetto
romano della colonna per dotarla di un aspetto più religioso e cristiano.
La ristrutturazione voluta da papa Sisto V (1521-1590) venne eseguita utilizzando i marmi ricavati da ciò che restava del Settizonio, la facciata monumentale di un ninfeo a più piani di colonne, fatta innalzare dall'imperatore Settimio Severo nel 203 ai piedi del colle Palatino, monumento che per l'occasione venne purtroppo totalmente distrutto. Al suo posto venne fatta collocare un'iscrizione che riporta la dedica ad Antonino Pio, per giunta sbagliata.
Il restauro venne eseguito per volontà del papa nel 1589 da Domenico Fontana. e in questa occasione, al posto dell’originaria statua bronzea di Marco Aurelio, fu collocata sulla sommità quella di S. Paolo.
Questo è lo splendido palazzo che svetta oggi a Piazza Colonna, il cui il nucleo originario, sito dove in epoca romana sorgeva il Tempio di Marco Aurelio, risale alla II metà del XVII secolo.
Fu fatto completamente ricostruire da Papa Gregorio XVI nel 1838 su disegni di Pietro Camporese il Giovane, dotandolo di un porticato realizzato con sedici antichissime colonne ioniche provenienti dagli scavi archeologici della città etrusca di Veio.
Secondo i Cataloghi regionari il tempio di Marco Aurelio si trovava nella Regio IX, il Campo Marzio, posto in relazione con la colonna dedicata a Marco Aurelio, in un'area fortemente monumentalizzata da Adriano ed adibita ai funerali imperiali. Qui, infatti, furono eretti il tempio di Matidia, e, dopo la sua morte, quello di Adriano. Venne inoltre innalzata qui anche la colonna onoraria di Antonino Pio.
Il tempio di Marco Aurelio era probabilmente collocato di fronte alla colonna a lui intitolata, non molto distante dall'ustrino dove l'imperatore fu cremato nel 180, come riportano anche alcune monete d'epoca. Secondo alcuni autori proprio l'edificio incorporato nel Palazzo della Borsa, tradizionalmente ritenuto il tempio dedicato ad Adriano, sarebbe da identificare invece con il tempio del divo Marco Aurelio.
LA RISTRUTTURAZIONE
La colonna. di circa trenta m, è sostenuta da una base da 12 m, costituita da uno zoccolo ed un basamento su cui era incisa l’iscrizione onoraria oggi scomparsa. Il basamento era decorato da rilievi andati perduti nel restauro voluto da papa Sisto V che volle cancellare quanto più possibile l'aspetto
romano della colonna per dotarla di un aspetto più religioso e cristiano.
La ristrutturazione voluta da papa Sisto V (1521-1590) venne eseguita utilizzando i marmi ricavati da ciò che restava del Settizonio, la facciata monumentale di un ninfeo a più piani di colonne, fatta innalzare dall'imperatore Settimio Severo nel 203 ai piedi del colle Palatino, monumento che per l'occasione venne purtroppo totalmente distrutto. Al suo posto venne fatta collocare un'iscrizione che riporta la dedica ad Antonino Pio, per giunta sbagliata.
Il restauro venne eseguito per volontà del papa nel 1589 da Domenico Fontana. e in questa occasione, al posto dell’originaria statua bronzea di Marco Aurelio, fu collocata sulla sommità quella di S. Paolo.
Ed ecco il testo della colonna
« SIXTVS V PONT MAX / COLVMNAM HANC / COCLIDEM IMP / ANTONINO DICATAM / MISERE LACERAM / RVINOSAMQ PRIMAE / FORMAE RESTITVIT / A. MDLXXXIX PONT IV » | « Sisto Quinto, Pontefice Massimo questa colonna coclide dedicata all'imperatore Antonino, miseramente deteriorata e rovinata, restituì alla forma originaria. A.D. 1589, nell'anno IV del suo pontificato. » |
Una curiosità: sulla colonna sono raffigurati due miracoli. In uno è rievocato l'evento del miracolo della pioggia (scena 16). Sembra che la passione di Marco Aurelio per i culti egizi fosse dovuto ad un miracolo cui l'imperatore avrebbe assistito nella lotta contro i Marcomanni. Il sacerdote egizio Harnuphis avrebbe invocato le sue divinità durante una sanguinosa battaglia tra Romani e Marcomanni (uno dei popoli germanici stanziati oltre il Danubio), e grazie ad una pioggia miracolosa, opera di Harnuphis, l’esercito romano riuscì a salvarsi da una situazione di estremo pericolo.
La pioggia miracolosa viene personificata da Giove Pliuvio, un vecchio in volo dai cui capelli, barba e braccia scende l'acqua, (nella scena n.16 della "pioggia miracolosa"), che salva l'esercito romano accerchiato dai Quadi, mentre stava per morir di sete. L'episodio è riferito anche da Cassio Dione Cocceiano e da altri autori cristiani dell'epoca come Tertulliano (Legio XII Fulminata). Nell'altro miracolo (scena 11) un fulmine abbatte una macchina da guerra nemica distruggendola nel fuoco.
LA SCALA E LA STATUA
La scala a chiocciola interna, di 190 gradini, è illuminata da 56 feritoie e conduce alla sommità, dove il Papa Sisto V fece collocare una statua in bronzo di S. Paolo. Che fine abbia fatto fare alla statua del saggio Marco Aurelio nessuno ne parla, secondo alcuni era già stata fusa in epoche precedenti. Nel medioevo la colonna era proprietà del convento di S.Silvestro in Capite che riscuoteva elemosine dai pellegrini che salivano fino in cima alla colonna.
LE DIFFERENZE DALLA COLONNA TRAIANA
Nelle scene di "adlocutio" i soldati non si radunano come nella traianea, tutti su un lato, di fronte all’imperatore seduto di profilo, ma formano un semicerchio che gira in basso intorno alla preminente figura centrale e frontale di Marco Aurelio che fa da protagonista assoluto.
Sparisce quel senso d’umanità e di pietà verso i vinti che traspariva dalla colonna traianea e il racconto diventa crudele e spietato. I corpi dei barbari si stravolgono nelle angolosità innaturali dei corpi feriti, tutto è distruzione operata dalla poderosa macchina da guerra romana, dove gli uomini spariscono e conta solo la capacità di distruggere.
Le stesse caratteristiche stilistiche si ritrovano sugli otto pannelli aureliani dell’Arco di Costantino, dove la scena di sacrificio è molto più affollata e densa di figure rispetto alle scene di sacrificio traianee, anche qui conta la scena ma non le persone.
Lo stile della Colonna di Marco Aurelio tende ormai all’arte popolare (arte plebea), sempre esistita a livello artigianale più che artistico, ma che ora entra nell’arte ufficiale come prodotto di pregio. Tuttavia i rilievi della colonna Antonina e quelli dei pannelli aureliani dell'Arco di Costantino sono ancora opera di maestri d’alto livello, poichè sotto il regno della dinastia antonina, si erano formate a Roma delle botteghe in cui operavano scultori greci immigrati.
Diminuite le maestranze greche sotto il regno di Commodo, i monumenti ufficiali vennero affidati ad artisti romani che avevano lavorato presso maestri greci. Per questo sotto Commodo compare una varietà espressiva di figurativa etrusca, latina e italica, spesso mescolate e confuse. In seguito il livello scadrà sempre più fino ad ignorare le forme che diventano sbozzate e quasi prive di espressione.