Secondo alcuni storici la sua fondazione è dovuta ai Fenici che, giunti nel territorio dove oggi sorge Teramo, e che chiamarono "Petrut" cioè "luogo elevato circondato dalle acque", fondarono un emporio commerciale che con il tempo divenne la capitale del Pretutium con il nome di Interamnia Praetutiorum ( per distinguerla da Interamnia Nahars - l'attuale Terni - e da Interamnia Lirinas).
Interamnia, la moderna Teramo, il cui nome romano, "posta tra i fiumi", è dovuto alla posizione della città, sorse dunque su un promontorio attorno a cui scorrevano tre corsi d'acqua, fatto che da un lato ne facilitava il commercio via fiume, dall'altra la rendeva più difendibile e per ultimo godeva di un territorio agricolo molto fertile per l'abbondanza di acque.
Il territorio dei Pretuzi entrò nell'influenza dell'Urbe dalla guerra contro i Sabini del 290 a.c., e nel 241 a.c. venne incluso nella tribù Velina. Godette di una relativa indipendenza dai Romani fino al III sec. a.c.. quando fu assoggettata da Silla e successivamente trasformata da municipio in colonia.
Ma il periodo più florido Interamnia lo ebbe dopo la conquista dei Romani nel 268 a.c.
L'imperatore Cesare Augusto la inserì nella V regione romana e sotto l'imperatore Adriano la città, che già aveva prosperato sotto Roma grazie al commercio facilitato dalle strade consolari, conobbe un periodo di grande splendore che portò alla realizzazione di templi, teatro e anfiteatro.
In seguito a ciò la data di edificazione di teatro e anfiteatro sono alquanto dibattute, chi le attribuisce al 30 a.c. (sotto Augusto) e chi al II sec. d.c. (sotto Adriano).
In seguito a ciò la data di edificazione di teatro e anfiteatro sono alquanto dibattute, chi le attribuisce al 30 a.c. (sotto Augusto) e chi al II sec. d.c. (sotto Adriano).
L'area dell'antico cento urbano, non ancora ben chiaro, può essere delimitata dalla Porta Reale ad est, dalle vie del Baluardo e di Torre Bruciata a nord, da via della Banca ad ovest e da via Stazio a sud. Tratterebbesi di una zona rettangolare di circa m 440 × 240, in cui si riconoscono due nuclei divisi dall'allineamento di via S. Antonio e di Largo Melatini.
Ambedue i settori mantengono oggi le tracce di una sistemazione ortogonale del reticolato stradale, la cui antichità viene documentata dall'orientamento del teatro e dell'anfiteatro nella parte occidentale, e dal rinvenimento di un basolato sotto il Corso De Michetti nella parte orientale.
Parte del materiale lapideo del duomo di Teramo fu prelevato dagli adiacenti teatro romano ed anfiteatro romano, di quest'ultimo fu addirittura demolita la parte nord-occidentale per far posto alla cattedrale.
Parte del materiale lapideo del duomo di Teramo fu prelevato dagli adiacenti teatro romano ed anfiteatro romano, di quest'ultimo fu addirittura demolita la parte nord-occidentale per far posto alla cattedrale.
Le pareti del Duomo mostrano i fregi dorici del I sec. d.c., riutilizzati per la costruzione della chiesa e provenienti dal vicino anfiteatro. Le pietre lavorate sono inserite e attualmente visibili nelle mura esterne del Duomo in Piazza Martiri della Libertà, a destra e a sinistra.
PIETRA ROMANA INSERITA NEL DUOMO |
NECROPOLI (ETA' DEL FERRO E ROMANA)
Dell'abitato preromano non c'è quasi nulla di visibile, ma molto è interrato, a parte i resti di una necropoli dell'età del ferro. Il materiale delle tombe, tutte a inumazione, è conservato nel Deposito del Museo Archeologico e nella Biblioteca Melchiorre Delfico.
La necropoli di Ponte Messato-La Cona era la più importante ed estesa tra le necropoli disposte nell'anello più esterno intorno all'antica città di Teramo (Intermamna Praetuttiorum).
Questa venne usata e ampliata nel periodo romano, ai lati dell'antica strada lastricata della Via Cecilia, una via romana contornata di monumenti, che staccandosi dalla Salaria al 35º miglio da Roma raggiungeva la costa adriatica, presso Castrum Novum (Giulianova).
Detta anche "la via sacra d'Interamnia" una Via Appia antica in piccolo, venne scoperta per caso nel 1961, durante i lavori per la costruzione di un garage per pullmans e, secondo alcune testimonianze, gli operai "rompevano le enormi urne cinerarie nella speranza di trovarvi monete d'oro..." (sig!)
Numerosi sepolcri sono stati scoperti in varie epoche lungo le strade che uscivano dalla città. La più importante è avvenuta casualmente nel 1961, quando, in località Ponte Messato, apparvero numerosi basamenti di sepolcri monumentali, con nucleo in cementizio e rivestimento in blocchi di travertino.
Tra il 1982 e il 1985, vennero alla luce un altro tratto di strada romana glareata (battuto di ciottoli e ghiaia) di età romana e una necropoli romana con tombe monumentali a pianta quadrata e circolare con urne cinerarie all'interno.
Iniziata contemporaneamente allo sviluppo della città, intorno alla seconda metà del I sec. d.c. ed utilizzata fino al IV sec, la necropoli di Interamnia costituisce in provincia un esempio unico. I monumenti sepolcrali sono ispirati all’architettura ellenistica e romana con diverse tipologie.
Gli edifici sono allineati lungo la strade e si alternano per diverso ceto sociale, individuabile dal corredo funerario più o meno ricco. Accanto alle tombe ad inumazione si trovano spesso olle cinerarie disposte in buche scavate nel terreno e prive di recinzioni.
In alcune tombe sono stati rinvenuti appliques figurate d'osso, parti di letti funerari bruciati nel rogo assieme al cadavere. La necropoli era iniziata in età tardorepubblicana, dopo la fondazione della colonia, e proseguita per gran parte del I sec. d.c.. Tra le tombe più grandi e più antiche, la più notevole è quella di Sextus Histimennius, di cui è stata recuperata anche la statua marmorea, purtroppo acefala, e poi rubata, insieme ad altro materiale archeologico, da un magazzino del Comune.
A ovest del teatro sorgeva l'anfiteatro, i cui resti in laterizio si possono vedere lungo via San Berardo, sulla fiancata sinistra della cattedrale e incorporati nelle mura del cortile dell'attuale liceo artistico.
Per fortuna intervenne Adriano La Regina, allora Funzionario Archeologico per la Soprintendenza alle Antichità per l'Abruzzo e il Molise, che reperì sedici mausolei fine del I sec. a.c. e l'inizio del I sec. d.c. Per una estensione di 1000 m², furono rinvenute sepolture dall'età del Ferro all'età imperiale romana.
NECROPOLI DELLA CONA |
Tra il 1982 e il 1985, vennero alla luce un altro tratto di strada romana glareata (battuto di ciottoli e ghiaia) di età romana e una necropoli romana con tombe monumentali a pianta quadrata e circolare con urne cinerarie all'interno.
Iniziata contemporaneamente allo sviluppo della città, intorno alla seconda metà del I sec. d.c. ed utilizzata fino al IV sec, la necropoli di Interamnia costituisce in provincia un esempio unico. I monumenti sepolcrali sono ispirati all’architettura ellenistica e romana con diverse tipologie.
Gli edifici sono allineati lungo la strade e si alternano per diverso ceto sociale, individuabile dal corredo funerario più o meno ricco. Accanto alle tombe ad inumazione si trovano spesso olle cinerarie disposte in buche scavate nel terreno e prive di recinzioni.
In alcune tombe sono stati rinvenuti appliques figurate d'osso, parti di letti funerari bruciati nel rogo assieme al cadavere. La necropoli era iniziata in età tardorepubblicana, dopo la fondazione della colonia, e proseguita per gran parte del I sec. d.c.. Tra le tombe più grandi e più antiche, la più notevole è quella di Sextus Histimennius, di cui è stata recuperata anche la statua marmorea, purtroppo acefala, e poi rubata, insieme ad altro materiale archeologico, da un magazzino del Comune.
Dal 1997 al 2014 gli scavi portano alla realizzazione del Parco della necropoli monumentale di età giulio-claudia sulla "Via Sacra" e la scoperta di un grande tempio romano-repubblicano, sul modello etrusco-laziale, della grandezza di m 21,0 per 31,0. La strada romana, l'Interamnium Vorsus, una diramazione della Via Cecilia che conduceva nella Sabina raccordandosi con la Via Salaria, fino a Roma.
Nel 2000 venne alla luce anche un tempio di età ellenistico-romana e una ulteriore parte della necropoli dell'età del Ferro. La zona doveva essere stata terrazzata per seppellirvi i defunti tra il X sec. e il VI sec. a.c..
Sgattoni, ispettore onorario ai monumenti e le antichità, inviò una lettera al giornale "Il Messaggero", edizione Abruzzo, 10 settembre 1969, per protestare contro le "ragioni superiori" che avevano sacrificato le bellezze del Teramano alle esigenze della "società dei consumi", impedito di riordinare il museo civico, di aprire un museo d'arte sacra e rovinato il Teatro romano.
La lettera era intitolata: " I monumenti scompaiono", lettera poi ripubblicata in Fare cultura in Provincia. Testimonianza di Pasquale Limoncelli, Teramo, Casa della Cultura Carlo Levi, 1980.
Il teatro si trova a circa tre metri sotto il livello stradale ed ha una cavea del diametro di ben 78 m, e poteva ospitare sulle gradinate circa tremila spettatori.
L'alzato dei palcoscenico è decorato con nicchie alternate semicircolari e rettangolari, e la muratura interna era realizzata in tufo e mattoni, il perimetro era costituito da 20 arcate, due delle quali ancora visibili.
Sono anche visibili ben 24 pilastri della praecinctio a due ordini di arcate, 20 dei 22 muri radiali di sostegno e un vomitorio con resti di scale collegate al secondo ordine di gradinate che davano l’accesso al teatro.
Inoltre sono visibili 14 gradini che facevano parte di una delle gradinate dirette all'uscita degli spettatori. Il pulpitum, l'alzato del palcoscenico, è decorato con nicchie di pianta rettangolare e semicircolare, ma una sola è visibile. Si vedono infine, tratti della pavimentazione di uno degli ingressi laterali per gli spettatori.
Il frontescena con due grandi nicchie rettangolari aveva due porte che consentivano agli attori di entrare in scena. Statue decorative dovevano collocarsi nelle nicchie.
Le parti del frontescena furono rinvenuti nel 1918 grazie agli scavi voluti dallo storico e archeologo Francesco Savini. Questi fu Fu presidente della Commissione provinciale per la tutela dei monumenti fin dal 1908, si interessò di tutti gli scavi nella Provincia di Teramo tra la fine dell’800 e la fine degli anni Trenta.
Studiò soprattutto il Teatro e l’Anfiteatro romani che identificò correttamente visto che in precedenza, erano stati scambiati l’uno per l’altro.
Studiò la “Domus” romana rinvenuta proprio sotto il suo palazzo e riportò alla luce il “Mosaico del leone” una delle immagini più rappresentative dell’Abruzzo e di Teramo in particolare.
L'impianto della cavea, invece, era costruito in travertino e poggiava su venti arcate, due delle quali ben conservate, alle quali corrispondevano altrettanti fornici radiali destinati a sostenere le gradinate. La ricchezza delle decorazioni e il tipo di costruzione datano il complesso intorno al 30 a.c.
ANFITEATRO
BEDUTA AEREA DI TEATRO ED ANFITEATRO |
LA CITTA' ROMANA
La sovrapposizione della città medievale e moderna a quella antica, e la scarsità dei reperti, rendono difficile la ricostruzione dell'antico impianto urbano, che doveva essere costituito da una parte orientale più antica, si dice che i più antichi abitanti fossero fenici, corrispondente al sito del municipio, e una occidentale corrispondente alla colonia sillana che qui fu dedotta dopo la prima guerra civile.
Proprio nella zona occidentale si trovano i principali edifici pubblici conservati: il teatro e l'anfiteatro.
Nel 410 d.c.. (anno del sacco di Roma) i Visigoti invasero la zona del Picenum e Interamnia fu praticamente rasa al suolo.
IL TEATRO
Il teatro romano di Teramo si trova nel centro della città e, caso eccezionale, a pochi metri dall'Anfiteatro romano. Scavi realizzati all'inizio del secolo e ripresi di recente hanno liberato gran parte delle strutture del teatro, il monumento meglio conservato della Teramo romana.
Fino ad oggi è stato possibile riportare alla luce solo il tratto orientale del palcoscenico in quanto la zona circostante è edificata. Dal 2007 sono in corso i lavori per la demolizione di Palazzo Adamoli sito sopra l'area del teatro che porteranno alla luce un'ulteriore porzione del monumento simbolo della città di Teramo.
Proprio nella zona occidentale si trovano i principali edifici pubblici conservati: il teatro e l'anfiteatro.
Nel 410 d.c.. (anno del sacco di Roma) i Visigoti invasero la zona del Picenum e Interamnia fu praticamente rasa al suolo.
IL TEATRO
Il teatro romano di Teramo si trova nel centro della città e, caso eccezionale, a pochi metri dall'Anfiteatro romano. Scavi realizzati all'inizio del secolo e ripresi di recente hanno liberato gran parte delle strutture del teatro, il monumento meglio conservato della Teramo romana.
Fino ad oggi è stato possibile riportare alla luce solo il tratto orientale del palcoscenico in quanto la zona circostante è edificata. Dal 2007 sono in corso i lavori per la demolizione di Palazzo Adamoli sito sopra l'area del teatro che porteranno alla luce un'ulteriore porzione del monumento simbolo della città di Teramo.
Il teatro può essere considerato il più conservato degli altri teatri del Piceno anche se nel periodo medioevale fu utilizzato, come si soleva fare in quell'epoca di degrado culturale, come cava di materiale lapideo per la costruzione di edifici vicini, in particolare il Duomo di Teramo.
La lettera era intitolata: " I monumenti scompaiono", lettera poi ripubblicata in Fare cultura in Provincia. Testimonianza di Pasquale Limoncelli, Teramo, Casa della Cultura Carlo Levi, 1980.
VENERE INTERAMNIA |
L'alzato dei palcoscenico è decorato con nicchie alternate semicircolari e rettangolari, e la muratura interna era realizzata in tufo e mattoni, il perimetro era costituito da 20 arcate, due delle quali ancora visibili.
Sono anche visibili ben 24 pilastri della praecinctio a due ordini di arcate, 20 dei 22 muri radiali di sostegno e un vomitorio con resti di scale collegate al secondo ordine di gradinate che davano l’accesso al teatro.
Inoltre sono visibili 14 gradini che facevano parte di una delle gradinate dirette all'uscita degli spettatori. Il pulpitum, l'alzato del palcoscenico, è decorato con nicchie di pianta rettangolare e semicircolare, ma una sola è visibile. Si vedono infine, tratti della pavimentazione di uno degli ingressi laterali per gli spettatori.
Il frontescena con due grandi nicchie rettangolari aveva due porte che consentivano agli attori di entrare in scena. Statue decorative dovevano collocarsi nelle nicchie.
Le parti del frontescena furono rinvenuti nel 1918 grazie agli scavi voluti dallo storico e archeologo Francesco Savini. Questi fu Fu presidente della Commissione provinciale per la tutela dei monumenti fin dal 1908, si interessò di tutti gli scavi nella Provincia di Teramo tra la fine dell’800 e la fine degli anni Trenta.
TEATRO |
Studiò la “Domus” romana rinvenuta proprio sotto il suo palazzo e riportò alla luce il “Mosaico del leone” una delle immagini più rappresentative dell’Abruzzo e di Teramo in particolare.
L'impianto della cavea, invece, era costruito in travertino e poggiava su venti arcate, due delle quali ben conservate, alle quali corrispondevano altrettanti fornici radiali destinati a sostenere le gradinate. La ricchezza delle decorazioni e il tipo di costruzione datano il complesso intorno al 30 a.c.
ANFITEATRO |
ANFITEATRO
La pianta aveva forma ellittica con un perimetro di 208 m, con l'asse maggiore di 74 m e l'asse minore di 56 m., in verità dimensioni un po' scarse per cui si pensa che l'anfiteatro utilizzasse in parte le pendici di una vicina collina. Il piano antico è situato a 6 m di profondità rispetto all'attuale manto stradale.
Nel perimetro murario si aprivano diversi accessi come quello ad arco sull'asse minore, e quello con tre archi affiancati lungo l'asse maggiore. Una serie di passaggi secondari conducevano alle gradinate destinate al pubblico, della cui struttura non rimane nulla. La parte più visibile dei restanti muri perimetrali in laterizio sono riconoscibili in via San Berardo e nell'area a sinistra della Cattedrale.
L'elegante decorazione della scena, gli accorgimenti edilizi e architettonici, hanno fatto datare la costruzione ai primi decenni dell'età augustea (30-20 a.c.), quando la romanizzazione delle città riguardava anche e soprattutto lo stile snello e insieme monumentale degli edifici romani. Tutto l'impero brillava di pietre e di marmi.
Della scena e dell'orchestra è stato scavato purtroppo solo il tratto orientale. Il pulpitum (cioè l'alzato del palcoscenico) è decorato con nicchie alternativamente di pianta rettangolare e semicircolare (una sola delle quali è visibile). Questa caratteristica lo ricollega molto all'epoca augustea che l'adottò in grande stile.
" 8 giugno 1583 - Dal verbale della visita pastorale di mons. Giulio Ricci, vescovo e principe di Teramo, alla Cattedrale di Teramo si legge che il Vescovo (intuendo il valore del monumento sottostante) ordinò di rimuovere la terra dal fianco del muro inumidito che emergeva negli orti nei pressi della Cattedrale.
Nel corso di quella ricognizione furono esaminati e descritti:
- la curva ellittica del muro esterno, (tornato alla luce per quasi la quarta parte);
- l'ingresso originario, rappresentato da un muro radiale al fianco sinistro del Duomo, prolungato verso l'interno dell'Anfiteatro per circa 10 m;
- un altro tratto di muro radiale riferibile alle strutture, interne all'edificio, di sostegno alle gradinate, con continuazione verso il centro dell'arena;
- l'altezza di me 12, della cortina muraria, considerata dal livello;
- tre archi laterizi, riferibili all'ingresso meridionale;
- i resti della praecintio esterna con paramento laterizio;
- vari diaframmi radiali in coordinazione con il muraglione ellittico del giro esterno dell'edificio;
- una sostruzione per le gradinate disposte tutt'intorno alla cavità del grande monumento;
- frammenti romani grezzi;
- una mano femminile destra di marmo greco che stringe qualcosa di indefinibile. "
- Nel medioevo l'anfiteatro e il teatro vennero utilizzati come cava di materiale per la costruzione di vari edifici come il Duomo edificato nel XII sec. sull'area nord-occidentale dell'anfiteatro stesso. Nella parete destra esterna del Duomo e in alcune parti interne, si possono osservare le pietre scolpite asportate dall'anfiteatro.
- Fino al 1926 i resti dell'anfiteatro furono confusi con quelli dell'adiacente teatro romano perché su entrambi erano state edificate varie costruzioni.
- Nel 1937 furono eseguiti scavi per meglio identificarne i resti che divennero ancor più visibili e chiari nel loro impianto nord-sud con il successivo abbattimento degli edifici addossati lungo la muratura perimetrale del monumento.
Nel corso di quella ricognizione furono esaminati e descritti:
- la curva ellittica del muro esterno, (tornato alla luce per quasi la quarta parte);
- l'ingresso originario, rappresentato da un muro radiale al fianco sinistro del Duomo, prolungato verso l'interno dell'Anfiteatro per circa 10 m;
- un altro tratto di muro radiale riferibile alle strutture, interne all'edificio, di sostegno alle gradinate, con continuazione verso il centro dell'arena;
- l'altezza di me 12, della cortina muraria, considerata dal livello;
- tre archi laterizi, riferibili all'ingresso meridionale;
- i resti della praecintio esterna con paramento laterizio;
- vari diaframmi radiali in coordinazione con il muraglione ellittico del giro esterno dell'edificio;
- una sostruzione per le gradinate disposte tutt'intorno alla cavità del grande monumento;
- frammenti romani grezzi;
- una mano femminile destra di marmo greco che stringe qualcosa di indefinibile. "
- Nel medioevo l'anfiteatro e il teatro vennero utilizzati come cava di materiale per la costruzione di vari edifici come il Duomo edificato nel XII sec. sull'area nord-occidentale dell'anfiteatro stesso. Nella parete destra esterna del Duomo e in alcune parti interne, si possono osservare le pietre scolpite asportate dall'anfiteatro.
- Fino al 1926 i resti dell'anfiteatro furono confusi con quelli dell'adiacente teatro romano perché su entrambi erano state edificate varie costruzioni.
ISCRIZIONE DANNUNZIANA DEL TEATRO |
- Nel 1939 il ministro dell'Educazione Nazionale (della Cultura) Giuseppe Bottai si recò a Teramo per un sopralluogo al Teatro e alle prime emergenze dell'Anfiteatro, prendendo la decisione di finanziare il recupero di entrambi i reperti romani.
- Nel 1942 su rinviene nel teatro un bella statua femminile acefala, che dovrebbe rappresentare Venere.
- La demolizione fu interrotta a causa della II Guerra Mondiale e i finanziamenti andarono perduti.
- Nel 1944 il podestà Giovanni Lucangeli avviò la demolizione degli edifici sorti su parte del Teatro romano. Nel corso dei lavori si arrivò a distinguere il Teatro romano dal limitrofo Anfiteatro di cui parlavano il vescovo Ricci e Friedelander.
- Nel 1979, l'anello esterno, unica parte conservata, è stato liberato dai resti degli edifici moderni che lo coprivano. E' emerso così un muro in laterizi, ad anelli via più stretti verso l'alto, sull'ultimo dei quali aggettano delle lesene.
Attualmente sopra l'anfiteatro è sito il grosso edificio dell'ex Seminario, la cui costruzione nel XVIII sec. causò l'irreparabile perdita delle strutture interne.
DOMUS DEL LEONE
I resti della Domus del leone, abitazione di età repubblicana arricchita da pavimenti a mosaico apparvero nel 1891, durante i lavori di ristrutturazione della casa Savini in Corso Cerulli.
Dall'ingresso si accedeva ad un grande atrio rettangolare (9,90 x 6,85 m.) con impluvio tetrastilo (a 4 colonne), pavimentato con mattoncini posti a spina di pesce. L'atrio ha un pavimento a mosaico, con lastrine di pietre colorate disposte irregolarmente.
Dall'atrio si accedeva al tablino, attraverso una soglia costituita da un mosaico policromo con la rappresentazione di un meandro prospettico. Il tablino è pavimentato con un ricco mosaico a cassettoni, decorati internamente da vari motivi.
Il centro del pavimento è occupato da uno splendido quadretto (emblema) con un leone in lotta contro un serpente e tutt'intorno un motivo con quattro ghirlande. il leone é universalmente riconosciuto come uno degli esempi più alti dell'arte del mosaico.
DOMUS DEL LEONE |
DOMUS DEL LEONE
I resti della Domus del leone, abitazione di età repubblicana arricchita da pavimenti a mosaico apparvero nel 1891, durante i lavori di ristrutturazione della casa Savini in Corso Cerulli.
Dall'ingresso si accedeva ad un grande atrio rettangolare (9,90 x 6,85 m.) con impluvio tetrastilo (a 4 colonne), pavimentato con mattoncini posti a spina di pesce. L'atrio ha un pavimento a mosaico, con lastrine di pietre colorate disposte irregolarmente.
Dall'atrio si accedeva al tablino, attraverso una soglia costituita da un mosaico policromo con la rappresentazione di un meandro prospettico. Il tablino è pavimentato con un ricco mosaico a cassettoni, decorati internamente da vari motivi.
MOSAICO DEL LEONE |
Lo stile e la tecnica dei mosaici datano la domus intorno alla metà del I sec. d.c..Il lavoro del leone, di gusto ellenistico, è stato probabilmente realizzato in bottega e poi incastonato nel pavimento della villa.
Un cortile con porticato (peristilio) era accessibile al centro della domus, probabilmente ornato da statue, piante, oscillum e decorazioni architettoniche
Di questa importante dimora sono stati 'ricostruiti' l'atrio con il pavimento in mosaico, il tablino, che è l'ambiente più importante di una casa romana, e l'ingresso, che però è stato ricoperto
Le dimensioni eccezionali dell'atrio, la bellezza delle decorazioni e la posizione della casa vicina al foro lasciano pensare alla dimora di un membro dell'aristocrazia locale, forse uno dei primi magistrati della colonia sillana.
SANT'ANNA
Sulla piazza attigua a via dell'Antica cattedrale si affaccia la chiesa di Sant'Anna (un tempo Sancta Maria Interamniensis, poi S. Getulio), Sorta in età bizantina su un tempio romano, fu ricostruita nel sec.XII e poi bruciata dai Normanni nel 1155.
Restano della chiesa arcate romaniche in mattoni ed il presbiterio ricco di resti romani; sempre dell’età romana si conservano tratti di pavimentazione musiva di epoca repubblicana e materiali architettonici come colonne con capitello corinzio.del VI sec. d.c. che sorge su di una residenza (domus) privata romana, i cui ruderi si vedono ancora sotto lastre di vetro.
Dallo scavo archeologico più recente, condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo, si evidenziano le vestigia di una chiesa paleocristiana i cui lati sud ed ovest poggiavano su fondamenta di epoca romana. L'intero edificio risulta alloggiato nell'impianto di una precedente insula romana, dove insisteva anche la domus.
Dall'analisi della muratura si evidenzia il copioso utilizzo di mattoni che recano nel bollo la lettera "S", laterizi uguali ad altri posti in opera in strutture romane della seconda metà del I sec. d.c..
TORRE BRUCIATA
Accanto all'antica cattedrale si erge un bastione romano, in opera quadrata, del II sec. a.c. denominato appunto "Torre Bruciata".
Il corpo della costruzione si sviluppa da una base quadrata ed è alto circa 10 m, con mura spesse 1,30 m e larghe 8 m.
Questa possente torre venne eretta nel II secolo a.c. utilizzando grandi blocchi di travertino ben squadrati.
TERME
In Largo Madonna delle Grazie vi sono i resti di una struttura termale, che sembrano appartenere alla fase di espansione del municipio romano in questa zona della città.
I MUSEI
Il materiale archeologico è conservato in parte al Museo Archeologico di Chieti, in parte presso il Museo Archeologico Comunale. Nel Deposito archeologico comunale sono riuniti i reperti provenienti dalle tombe dell'età del Ferro, gli elementi architettonici del teatro, vari ritratti e un gruppo di lastre architettoniche di terracotta con rappresentazioni di scene di commedia. Il materiale epigrafico è in gran parte raccolto nell'atrio del Palazzo Comunale.
Nel Museo Civico è conservata una piccola ma pregevole raccolta di oggetti antichi; tra questi una serie di ritratti, un gruppo di lastre fittili con rappresentazione di scene teatrali, il cippo di S. Omero con iscrizione sudpicena; nel Municipio una collezione di iscrizioni latine. Proviene inoltre da Teramo un busto fittile di personaggio virile del I sec. a.c., conservato a Roma nel Museo Nazionale Romano.
Di questa importante dimora sono stati 'ricostruiti' l'atrio con il pavimento in mosaico, il tablino, che è l'ambiente più importante di una casa romana, e l'ingresso, che però è stato ricoperto
Le dimensioni eccezionali dell'atrio, la bellezza delle decorazioni e la posizione della casa vicina al foro lasciano pensare alla dimora di un membro dell'aristocrazia locale, forse uno dei primi magistrati della colonia sillana.
SANT'ANNA
Sulla piazza attigua a via dell'Antica cattedrale si affaccia la chiesa di Sant'Anna (un tempo Sancta Maria Interamniensis, poi S. Getulio), Sorta in età bizantina su un tempio romano, fu ricostruita nel sec.XII e poi bruciata dai Normanni nel 1155.
Restano della chiesa arcate romaniche in mattoni ed il presbiterio ricco di resti romani; sempre dell’età romana si conservano tratti di pavimentazione musiva di epoca repubblicana e materiali architettonici come colonne con capitello corinzio.del VI sec. d.c. che sorge su di una residenza (domus) privata romana, i cui ruderi si vedono ancora sotto lastre di vetro.
Dallo scavo archeologico più recente, condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo, si evidenziano le vestigia di una chiesa paleocristiana i cui lati sud ed ovest poggiavano su fondamenta di epoca romana. L'intero edificio risulta alloggiato nell'impianto di una precedente insula romana, dove insisteva anche la domus.
Dall'analisi della muratura si evidenzia il copioso utilizzo di mattoni che recano nel bollo la lettera "S", laterizi uguali ad altri posti in opera in strutture romane della seconda metà del I sec. d.c..
TORRE BRUCIATA
TORRE BRUCIATA |
Il corpo della costruzione si sviluppa da una base quadrata ed è alto circa 10 m, con mura spesse 1,30 m e larghe 8 m.
Questa possente torre venne eretta nel II secolo a.c. utilizzando grandi blocchi di travertino ben squadrati.
TERME
In Largo Madonna delle Grazie vi sono i resti di una struttura termale, che sembrano appartenere alla fase di espansione del municipio romano in questa zona della città.
I MUSEI
Il materiale archeologico è conservato in parte al Museo Archeologico di Chieti, in parte presso il Museo Archeologico Comunale. Nel Deposito archeologico comunale sono riuniti i reperti provenienti dalle tombe dell'età del Ferro, gli elementi architettonici del teatro, vari ritratti e un gruppo di lastre architettoniche di terracotta con rappresentazioni di scene di commedia. Il materiale epigrafico è in gran parte raccolto nell'atrio del Palazzo Comunale.
Nel Museo Civico è conservata una piccola ma pregevole raccolta di oggetti antichi; tra questi una serie di ritratti, un gruppo di lastre fittili con rappresentazione di scene teatrali, il cippo di S. Omero con iscrizione sudpicena; nel Municipio una collezione di iscrizioni latine. Proviene inoltre da Teramo un busto fittile di personaggio virile del I sec. a.c., conservato a Roma nel Museo Nazionale Romano.