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DOMUS DI SANTA CECILIA

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LA SANTA

Cecilia, nata da famiglia patrizia a Roma, sposò il patrizio Valeriano, ma il giorno delle nozze cantava: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da qui è diventata patrona dei musicisti.

Confidò allo sposo il suo voto, e quello che non aspettava altro si convertì al Cristianesimo e si fece battezzare quella notte stessa dal Pontefice Urbano I.

Non contento Valeriano pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu.
Ora il giudice Almachio aveva proibito di seppellire i cadaveri dei Cristiani, ma i due fratelli convertiti giravano per seppellire tutti i corpi gettati per strada. 

La cosa non è verosimile, perchè Urbano I fu pontefice sotto Alessandro Severo (146 - 211) che fu favorevole a tutte le religioni compreso il Cristianesimo, per cui non vi furono persecuzioni.

Inoltre i Romani erano così igienisti che i cadaveri nemmeno li seppellivano ma li bruciavano nelle pire, e se si era poveri c'era l'ustrinum pubblico che valeva anche per gli schiavi ed era gratuito.

I fratelli vennero così arrestati ma convertirono l’ufficiale Massimo nel tempo che occorse per condurli in carcere, dove furono torturati e decapitati. 

Cecilia invece fu condannata a morte per soffocamento nel bagno di casa sua (ai vapori del calidarium, ma allora tutti i romani che ci andavano ogni giorno?..) ma si narra che "la Santa invece di morire cantava lodi al Signore". 

Convertita la pena per asfissia in morte per decapitazione, Papa Urbano I, sua guida spirituale, le rese degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto.
La Legenda Aurea narra che papa Urbano I «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto -

BASILICA DI SANTA CECILIA IN TRASTEVERE

LA DOMUS

Sotto la chiesa di S. Cecilia c'è in effetti un importante complesso di edifici romani, parti del primo edificio di culto e un battistero. La domus più antica risale al II secolo a.c., accanto alla via Campana-Portuense, con pareti in opera quadrata e in reticolato.

Vi si individua un atrio delimitato da colonne di tufo e altri ambienti con pavimenti a mosaico geometrico e a cocciopesto, ancora in gran parte conservati nei sotterranei della chiesa.

Annesso alla casa, ma successivamente costruito, c'è un magazzino con otto grandi vasche cilindriche inserite nel pavimento, con un rivestimento interno a cortina e fondo in opera spicata.

Evidentemente per derrate alimentari.

Nel II secolo d.c., nell’area occupata dalla domus, fu costruita un'insula che utilizzò in parte le strutture dell’edificio precedente.
Ne restano una scala che conduceva ai piani superiori, parte del cortile centrale e una sala absidata pavimentata a mosaico. Il locale della foto qua sopra richiamerebbe invece una cucina romana.


All’interno del cortile dell’insula vi è un larario con bassorilievo della Dea Minerva, che un po' contraddice la fede dei due sposi cristiani.

LARARIO
Fra il III e il IV sec. d.c., sul lato nord dell’edificio furono costruite le terme, su cui si impiantò la leggenda per cui s. Cecilia fosse stata condannata a morire soffocata dai vapori di un calidario, un tipo di condanna piuttosto fantasiosa perchè di vapori dell'acqua non si muore.

Senza contare che Cecilia visse nel II sec. d.c. per cui le terme all'epoca non esistevano.

Nel corso del V sec., il complesso divenne sede della comunità cristiana del posto (titulus Caeciliae), che costruì un battistero, utilizzando una vasca delle terme, i cui resti sono stati rinvenuti all’interno dell’aula a nord del cortile.

L’ambiente era servito da una conduttura di piombo, conservata per m 2,80, su cui è un’iscrizione con i titoli di S. Cecilia e S. Crisogono, evidentemente collegati amministrativamente.

Nell'area visitabile sono visibili pezzetti di mosaici, le colonne, gli ambienti destinati alla vita quotidiana, e i sarcofagi contenenti il corpo della santa e di altri cristiani martirizzati. 

Non lasciatevi ingannare dalla bella cripta bizantina perfettamente conservata... è del 1900.




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