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CULTO DI DISCIPLINA

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ATENA CHE INSEGNA LE DISCIPLINE

Nel panteon romano, la Dea Disciplina era una divinità minore, personificazione della disciplina.
Il termine disciplina proviene da discipulis, cioè discepolo, allievo, dunque l'insieme delle regole e dei principi che devono rispettare quelli che si trovano in veste di discepoli.

D'altronde i discepoli erano coloro che imparavano a discere, cioè a distinguere e quindi a capire. Da cui il detto: Discere docendo, cioè si impara insegnando.



DISCIPLINA ETRUSCA

Le Scritture etrusche erano un insieme di testi che veniva chiamato Etrusca Disciplina. Questo nome appare in Valerio Massimo e in Marco Tullio Cicerone.

Questi testi erano i Libri Fatales, i Libri Ostentaria, i  Libri Tagetici, che includevano i Libri Haruspicini e i Libri Acherontici, e poi quelli della profetessa Vegoiam, i Libri Vegoici, che includevano i Libri Fulgurales e parte dei Libri Rituales.

La disciplina iniziò dunque per stabilire regole nella religione, e nel modo di interpretare la volontà degli Dei, per passare poi a Roma alle regole del diritto e dell'educazione dei fanciulli.

Ma la disciplina più importante era quella militare che prevedeva varie qualità e valori morali. Alla Dea Disciplina erano preposte infatti l'istruzione, la formazione, l'autocontrollo, la determinazione e la conoscenza in un campo di studio, ma era anche e soprattutto un modo ideale di vivere.

In questo senso e soprattutto era la Dea della disciplina militare, verso Roma, l'imperatore e i superiori dell'esercito. Senza disciplina non c'era onore nè virtù (Honos et Virtus)

Fin dall'addestramento i centuriones e i loro vice, gli optiones, tormentarono le reclute con il vitignum, la canna di vite per punire qualsiasi mancanza.

Nel 340 a.c. il console Manlio Torquato ordina che nessuno inizi il combattimento se non dietro suo ordine preciso, suo figlio però accetta la provocazione di un dignitario latino che lo sfida a duello. Lui combatte e vince. Ma il console lo mette a morte in nome della Dea Disciplina.

Ma essere un buon generale significava pure ottenere la stima del proprio esercito. Ne seppe qualcosa Scipione l'Africano, che per questo ottenne molto plauso ma pure tante invidie.

Per mantenere la disciplina gli imperatori donavano premi e denaro ai valorosi, Giulio Cesare, come egli stesso narra, si faceva invece prestare denaro dagli ufficiali per compensare i soldati meritevoli.

In tal modo legava a sè i soldati per la gratitudine e gli ufficiali per riscuotere il credito. Pochi generali furono amati come Cesare nonostante li obbligasse a una pesante disciplina.

La Dea Disciplina fu venerata dai soldati romani soprattutto in età imperiale, in particolare da quelli che vivevano lungo i confini e che pertanto erano più esposti alle battaglie. Altari a lei dedicati sono stati trovati in Inghilterra e in Nord Africa.

Il forte di Cilurnum, lungo il Vallo di Adriano, era consacrato alla Dea Disciplina, come testimonia un'iscrizione di un altare di pietra trovata nel 1978.
Sembra che alla Dea si facesse un sacrificio cruento, in genere di un ovino femmina, e che vi fossero apposite preghiere e libagioni di vino ma pure di acqua per la Dea. 

Le sue virtù principali erano Frugalitas, Severitas e fidelis: frugalità, severità e fedeltà. Diventare seguaci della Dea voleva dire cercare gli stessi ideali nella vita di ogni giorno. Nell'adorare Disciplina un soldato diventava frugale nel denaro, nel consumare energie e nelle azioni. La virtù della Severitas veniva dimostrata nella sua concentrazione, determinazione e nel comportamento deciso.

Era fedele alla sua unità, al suo esercito, agli ufficiali e al popolo romano. Il che voleva dire che era fedele a Roma.


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