L'antica città di Fregellae, le cui vestigia sono visibili su un altopiano posto nel territorio del comune di Arce e, in parte, in quello limitrofo di Ceprano, fu molto probabilmente fondata dagli Osci, e venne poi occupata e popolata dai Volsci.
La vicina Fabrateria Vetus (oggi Ceccano, fondata anch'essa dai Volsci) chiamò in aiuto Roma contro le minacce dell'espansione sannitica finché nel 328 a.c. i romani vi stanziarono una colonia di diritto latino nei pressi del Liri, fondando così la Fregellae romana.
Però lo stanziamento violava un accordo con i Sanniti per cui il territorio ad est del fiume sarebbe rimasto libero dalla colonizzazione romana.
Pertanto i Sanniti occuparono la città nel 320 a.c., combattendo fino a quando la colonia latina fu ricostituita.
Venne infatti rifondata nel 313 a.c., riconquistandola rabbiosamente ai sanniti, dopo l'umiliante sconfitta subita dai romani nelle Forche Caudine (316 a.c.).
Venne infatti rifondata nel 313 a.c., riconquistandola rabbiosamente ai sanniti, dopo l'umiliante sconfitta subita dai romani nelle Forche Caudine (316 a.c.).
Col passare degli anni divenne la città più importante e popolosa del Lazio meridionale (Latium adiectum). Non a caso l'episodio dei duecento nobili ostaggi cartaginesi i quali, all'indomani della battaglia di Zama (202 a.c.), chiesero e ottennero dal senato romano di abitare a Fregellae.
La città godeva anche del fatto di essere efficacemente collegata con Roma dalla via Latina. Questa collegava in un primo momento Roma con il santuario di Iuppiter Latiaris sui Colli Albani e in occasione della rifondazione della colonia fu prolungata sino a Capua.
Fregellae rappresentò uno dei più importanti centri del mondo romano in epoca repubblicana, costituendo una delle principali colonie latine. Era un centro molto fiorente del Lazio meridionale, circondata da fertili valli e con risorse idriche abbondanti.
AREA ARCHEOLOGICA DI FREGELLAE IN MASSIMA PARTE COPERTA |
- il ruolo di portavoce delle colonie presso il Senato di Roma
- uno squadrone scelto di cavalleria (turma fregellana), formato da quaranta aristocratici fregellani con funzione di guardia del corpo dei consoli, distintosi per valore in almeno due importanti episodi bellici.
Fregellae fu fedele a Roma fronteggiando l'avanzata di Annibale nel 212 a.c., per fermare il quale distrusse il ponte sul Liri. Nel 125 a.c.a seguito delle proposte politiche di Marco Fulvio Flacco (alleato dei gracchi ... - 121 a.c.) che voleva estendere i diritti politici romani a tutti gli italici la città fu a capo di una rivolta presto sedata.
- fu oggetto di grande immigrazione, date le sue grandi potenzialità di lavoro; nel solo anno 177 a.c. ben quattromila famiglie di Sanniti e di Peligni si trasferirono a Fregellae.
Fregellae fu fedele a Roma fronteggiando l'avanzata di Annibale nel 212 a.c., per fermare il quale distrusse il ponte sul Liri. Nel 125 a.c.a seguito delle proposte politiche di Marco Fulvio Flacco (alleato dei gracchi ... - 121 a.c.) che voleva estendere i diritti politici romani a tutti gli italici la città fu a capo di una rivolta presto sedata.
LA DEVOTIO
Però la rappresaglia fu feroce: la città fu distrutta e i cittadini più importanti vennero deportati a Roma dove furono anche processati per tradimento e messi a morte.
In quanto alla città essa venne consacrata alla "Devotio". Questo tipo di rito, detto Devotio Hostium, aveva luogo dopo la conquista di una città nemica. solitamente dopo che la divinità tutelare ne era stata evocata.
TELAMONE |
Stando a Macrobio (Saturnali, 3, 9, 9-13) venne praticata nei confronti di città importanti quali Veio, Cartagine e Corinto e naturalmente anche della povera Fragellae.
Il rito prevede il sacrificio della città che non dovrà sopravvivere, per cui si demolivano gli edifici, si tagliavano le condutture dell'acqua e sulla cui terra coltivabile verrà gettato il sale simbolo di desertificazione.
Il sacrificio della città nemica riguardava anche i vincitori perchè non avrebbero più potuto trarre reddito, commercio e soprattutto soldati dal territorio vinto. Era una vittoria senza arricchimento, se non per il bottino che se ne poteva trarre prima della distruzione.
Quelli invece che erano rimasti fedeli al senato romano furono inviati come coloni a Fabrateria Nova sull'altra sponda del Liri, nei pressi della confluenza del fiume con il Sacco dove oggi è situata Isoletta frazione di Arce, circondata dal lago di San Giovanni Incarico.
Una bella e ridente zona, affinchè tutti sapessero che Roma sapeva punire ferocemente chi la tradiva ma ringraziare generosamente chi la sosteneva.
Fregellae antica è un esempio quasi unico di città così antiche poichè, dopo la sua distruzione nel 125 a.c., nulla fu costruito nel sito della città, fatto che ha permesso la conservazione di strutture appartenenti ad un’epoca così poco conosciuta, ma databile.
La stazione di posta (Mansio)
Il nome di Fregellae sopravvisse nella stazione di posta Fregellanum, lungo la via Latina. Strabone racconta che al tempo di Augusto-Tiberio era poco più di un villaggio, dove gli abitanti facevano mercato e alcune cerimonie sacre..
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il Parco Archeologico di Fregellae copre un’area di circa 28.500 mq, di cui 3.178 coperti. Realizzato per conto della XV Comunità Montana “Valle del Liri”, è stato inaugurato nel 1995 ed è tuttora in ampliamento.
E' stata finora però reso visitabile solo una piccola parte di quanto scavato dagli archeologi, presentando una porzione significativa della colonia: quella di un quartiere abitativo aristocratico, uno dei più ricchi ed importanti di questa città.
Il reticolo viario della zona centrale della città ha rivelato un asse stradale principale nord-sud, da identificarsi con un tratto urbano della via Latina, sul quale s'innestano altre tre vie parallele tra loro, con un interasse di 67 m, pari a 230 piedi romani.
Le vie delimitano isolati e diverse domus, le residenze aristocratiche della città. Queste erano costruite con le facciate rivolte in direzione opposta l'una all'altra, quindi in contatto per i rispettivi giardini.
Al disotto del ramo urbano della via Latina è stato rinvenuto un monumentale acquedotto formato da grandi lastre di calcare sul fondo, da pareti in blocchi di tufo e da una copertura con altre lastre di calcare disposte "alla cappuccina".
Il tempio meglio studiato di Fregellae è quello dedicato al Dio della medicina, Esculapio, situato fuori città e costruito su un sito occupato precedentemente dal santuario dedicato al culto medico della Salus, di tradizione locale, risalente agli anni di fondazione della colonia.
Il santuario di Esculapio, nelle forme monumentali note dagli scavi archeologici, fu realizzato probabilmente subito dopo il 190 a.c., edificato su un complesso a terrazze come spesso usava nei grandi templi arcaici, come il tempio della Fortuna Primigenia a Preneste.
Il tempio era circondato da un porticato a tre bracci di stile dorico, al cui centro si ergeva il tempio su un podio in opera cementizia, con le pareti in legno e fango, e completamente ricoperto di terrecotte architettoniche (alla stregua dei templi etruschi).
Nel rito si invocavano paura e terrore contro la città, i campi limitrofi, l'esercito e i civili nemici, peraltro invece si invocava la salvezza per il generale e l'esercito romani.
L'officiante è sempre il magistrato con imperium. Quanto agli Dei, preponderante era la presenza di divinità ctonie quali Dite, Veiove, i Mani e la Terra. La devotio, personale o su altri, era sempre sotto l'autorità degli Dei Mani.
FABRATERIA
ANFITEATRO DI FABRATERIA |
Una bella e ridente zona, affinchè tutti sapessero che Roma sapeva punire ferocemente chi la tradiva ma ringraziare generosamente chi la sosteneva.
Fregellae antica è un esempio quasi unico di città così antiche poichè, dopo la sua distruzione nel 125 a.c., nulla fu costruito nel sito della città, fatto che ha permesso la conservazione di strutture appartenenti ad un’epoca così poco conosciuta, ma databile.
La stazione di posta (Mansio)
Il nome di Fregellae sopravvisse nella stazione di posta Fregellanum, lungo la via Latina. Strabone racconta che al tempo di Augusto-Tiberio era poco più di un villaggio, dove gli abitanti facevano mercato e alcune cerimonie sacre..
DOMUS FREGELLAE |
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il Parco Archeologico di Fregellae copre un’area di circa 28.500 mq, di cui 3.178 coperti. Realizzato per conto della XV Comunità Montana “Valle del Liri”, è stato inaugurato nel 1995 ed è tuttora in ampliamento.
E' stata finora però reso visitabile solo una piccola parte di quanto scavato dagli archeologi, presentando una porzione significativa della colonia: quella di un quartiere abitativo aristocratico, uno dei più ricchi ed importanti di questa città.
Il reticolo viario della zona centrale della città ha rivelato un asse stradale principale nord-sud, da identificarsi con un tratto urbano della via Latina, sul quale s'innestano altre tre vie parallele tra loro, con un interasse di 67 m, pari a 230 piedi romani.
Le vie delimitano isolati e diverse domus, le residenze aristocratiche della città. Queste erano costruite con le facciate rivolte in direzione opposta l'una all'altra, quindi in contatto per i rispettivi giardini.
Al disotto del ramo urbano della via Latina è stato rinvenuto un monumentale acquedotto formato da grandi lastre di calcare sul fondo, da pareti in blocchi di tufo e da una copertura con altre lastre di calcare disposte "alla cappuccina".
All'incrocio tra la via Latina e il primo asse trasversale è posto il Foro, una grande piazza di m 144 x 55. Qui si sono scoperti due file di pozzetti doppi allineati lungo i lati corti del Foro, da mettere in relazione con la realizzazione di corsie provvisorie (saepta) all'interno delle quali sfilavano ordinatamente gli elettori fregellani in occasione dei comitia indetti per l'elezione dei magistrati locali.
Le dieci corsie ricostruibili a Fregellae lasciano intendere che le unità elettorali dovessero essere in numero di cinque, poiché ognuna di esse era divisa nelle ulteriori due categorie di iuniores e seniores. Tale sistema, basato sull'utilizzazione dei saepta, sembra caratteristico degli anni centrali della vita della colonia, poiché alcuni pozzetti mostrano segni di abbandono databili ad anni precedenti alla distruzione della città.
LE DOMUS
Lungo questa via si aprono quattro padiglioni che coprono le strutture visitabili: le domus e l’impianto termale della città. Le domus, visitabili lungo il lato Sud della strada, corrispondono al tipo della “casa ad atrio”, mentre, sul lato opposto, il padiglione più grande copre le strutture del grande edificio termale, che si estendeva quasi per l’intera lunghezza dell’isolato antico.
Lungo questa via si aprono quattro padiglioni che coprono le strutture visitabili: le domus e l’impianto termale della città. Le domus, visitabili lungo il lato Sud della strada, corrispondono al tipo della “casa ad atrio”, mentre, sul lato opposto, il padiglione più grande copre le strutture del grande edificio termale, che si estendeva quasi per l’intera lunghezza dell’isolato antico.
Con la copertura delle case visibili si è voluto, fra l’altro, suggerire l’idea dello sviluppo dei volumi originali, non più conservati. Le domus scavate all’interno dell’area del Parco, ma ora ricoperte, sono ricordate attraverso le siepi del giardino che ne disegnano la pianta. Tuttavia la fruibilità dei quattro padiglioni è agevolata da pannelli, materiali didattici e supporti informatici.
LE TERME
Nella stessa area il Parco comprende anche un edificio di grandi dimensioni, a poca distanza dal Foro, posto lungo il primo asse viario identificabile come Terme pubbliche, fra le più antiche del mondo romano. Tale quartiere si apre sul decumano massimo, asse viario di primaria importanza, che conduceva al Foro, poco distante dall’area compresa nel Parco.
L'edificio termale si estendeva tra due assi paralleli, su tre terrazze poste su livelli differenti e tutto il complesso appare diviso in due settori simmetrici, probabilmente uno femminile e l'altro maschile.
Al centro è riconoscibile un forno che assicurava il riscaldamento dell'acqua e dell'aria ai due settori. Infatti, una sopraelevazione del pavimento, ottenuta mediante un sistema di pilastrini in laterizio (suspensurae), assicurava al disotto del pavimento di alcuni locali lo spazio necessario al passaggio dell'aria calda.
Dietro le pareti, una serie di tubuli cilindrici in terracotta permetteva all'aria, proveniente dai pavimenti, di riscaldare anche queste zone.
Nella stessa area il Parco comprende anche un edificio di grandi dimensioni, a poca distanza dal Foro, posto lungo il primo asse viario identificabile come Terme pubbliche, fra le più antiche del mondo romano. Tale quartiere si apre sul decumano massimo, asse viario di primaria importanza, che conduceva al Foro, poco distante dall’area compresa nel Parco.
L'edificio termale si estendeva tra due assi paralleli, su tre terrazze poste su livelli differenti e tutto il complesso appare diviso in due settori simmetrici, probabilmente uno femminile e l'altro maschile.
Al centro è riconoscibile un forno che assicurava il riscaldamento dell'acqua e dell'aria ai due settori. Infatti, una sopraelevazione del pavimento, ottenuta mediante un sistema di pilastrini in laterizio (suspensurae), assicurava al disotto del pavimento di alcuni locali lo spazio necessario al passaggio dell'aria calda.
Dietro le pareti, una serie di tubuli cilindrici in terracotta permetteva all'aria, proveniente dai pavimenti, di riscaldare anche queste zone.
Lo spazio aperto posto tra le terme e la seconda terrazza è da identificarsi con una palestra, mentre la terza terrazza, in una prima fase collegata con le terme, fu destinata ad un uso diverso negli anni finali della vita della città.
Di grande interesse risulta il sistema di copertura a volta di uno degli ambienti termali. Fu realizzato con costolature curve in terracotta, sulle quali si posizionavano le tegole. Le basi di appoggio delle costolature erano probabilmente sostenute da più telamoni in terracotta, molti dei quali sono conservati nel Museo Archeologico di Ceprano.
La datazione delle terme, da porre nei primi anni del II sec. a.c., fa di esse il più antico complesso del genere, romano, sinora scavato. Tuttavia una precedente fase dello stesso edificio, ancora in fase di studio, ma che ha già rivelato notevoli motivi di interesse, è attestata ad un livello più basso, quindi più antico.
IL TEMPIO DI ESCULAPIO
EX VOTO DEL TEMPIO DI ESCULAPIO |
Il tempio era circondato da un porticato a tre bracci di stile dorico, al cui centro si ergeva il tempio su un podio in opera cementizia, con le pareti in legno e fango, e completamente ricoperto di terrecotte architettoniche (alla stregua dei templi etruschi).
La centralità del tempio rispetto al santuario, la sua elevazione su un podio e la visione frontale che in questo modo veniva enfatizzata, denotano la persistenza di modelli architettonici di tradizione locale.
Sul lato destro della scalinata che conduceva al pronao era interrato il thesaurus, cioè un contenitore lapideo destinato alla raccolta delle offerte in denaro, chiuso superiormente da una copertura emisferica attraverso cui si introducevano le monete.
Si pensa che davanti al santuario sia stata ricavata una cavea teatrale, sull'esempio dei coevi santuari laziali di Giunone a Gabii e di Ercole Vincitore a Tivoli. ma un po' di tutti gli antichi templi laziali.
LA LOCAZIONE
L'ubicazione di Fregellae se la sono contesa Pontecorvo, Ceprano ed Arce. Gli storici più antichi (Volterrano e Sigonio) indicarono Pontecorvo (che da prima del 1400 pone nel proprio stemma cittadino l'acronimo S.P.Q.F., ossia Senatus Popolusque Fregellanus) quale città nata dalle rovine dell'antica Fregellae, opinione tratta dagli scritti degli storici coevi Livio e Strabone.
In due epistole, una al fratello Quinto, l'altra all'amico Tito Pomponio Attico, Cicerone parla del territorio "Arcanum" e di una Villa Arcana presso Fregellae, descritta e magnificata. I reperti più significativi degli scavi sono esposti nel "Museo Archeologico di Fregellae", Recentemente a Ceprano è stato allestito un museo tematico con la raccolta dei rinvenimenti più recenti, in particolare con pregevoli mosaici.
Gli scavi del 1978, con la direzione scientifica del prof. Filippo Coarelli-Università di Perugia in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio, hanno permesso di individuare i nuclei principali della città antica, portando alla luce reperti di età repubblicana difficili da reperire:
- il Foro, con il complesso Curia-Comizio;
- un quartiere di case aristocratiche, che include anche le Terme pubbliche della colonia;
- il santuario di Esculapio, Dio della medicina,
- un altro tempio fuori dalle mura della città, dedicato ad una divinità femminile.
Il quartiere aristocratico e le Terme sono visitabili grazie al "Parco Archeologico di Fregellae", presso Isoletta d'Arce e nel vicino centro di Ceprano, che si sviluppò contemporaneamente alla colonia latina di Fregellae (328-125 a.c.), poiché vi sorgeva un abitato (Fregellanum) nel punto in cui la via Latina, proveniente da Roma, attraversava il fiume Liri tramite un ponte.
Le abitazioni visitabili dimostrano diversi esempi di “case ad atrio”, caratterizzate cioè da un grande spazio centrale (atrium), intorno al quale si sviluppano vari ambienti, e dotato di un’apertura nel tetto (compluvium) cui corrisponde al suolo una vasca di raccolta dell’acqua piovana (impluvium).
I materiali riportati alla luce sono esposti nelle sale dell'Antiquarium di Ceprano (ospitato nel Palazzo Comunale), dove si può rivivere la storia di questa antica città, e si possono ammirare talamoni, terrecotte ex voto, frammenti architettonici del santuario di Esculapio, pavimenti a mosaico, che costituiscono solo una parte dell'eccezionale quantità di materiale rinvenuto e in corso di restauro
La seconda tappa coincide col padiglione della domus 11, dove si presentano i caratteri stilistici e la decorazione architettonica delle case fregellane.
In particolare si approfondisce la conoscenza dello spazio più significativo di queste domus: l’atrio con il suo sistema di copertura, il compluvium, che è qui ricostruito nelle linee essenziali, in terracotta e legno. Gli elementi in terracotta sono realizzati su calchi degli originali, rinvenuti durante lo scavo.
LA LOCAZIONE
EX VOTO DEL TEMPIO DI ESCULAPIO |
Lo storico Antonius Lebrisensis, nel suo Dizionario del 1492 definisce "Fregellae vetus Italiae urbs olim florentissima. Vulgo Ponte Corvo". Anche le bolle papali e i documenti ufficiali dello Stato Pontificio indicano costantemente Pontecorvo quale antica Fregellae, nata dalle sue rovine.
Dopo gli scavi archeologici del 1978, che hanno portato alla luce alcuni reperti di epoca romana tra il comune di Arce e il comune di Ceprano per un'area di qualche centinaia di mq, si è pensato non si trattasse di Fregellae, che era estesa per 90 ettari.
Si trattava magari dell'antico Diversorium Fregellanum descritto dal Cluverio, un tempo nei pressi di Ceprano, un modesto vico dei fregellani scampati alla definitiva distruzione di Fregellae per mano di Roma, mentre altra parte si rifugiò a Fabrateria Nova.
EX VOTO |
- un quartiere di case aristocratiche, che include anche le Terme pubbliche della colonia;
- il santuario di Esculapio, Dio della medicina,
- un altro tempio fuori dalle mura della città, dedicato ad una divinità femminile.
Di notevole interesse sono i pavimenti: i più attestati sono quelli in cocciopesto (frammenti di terracotta, compattati con leganti), spesso decorati con tessere di calcare, a formare motivi geometrici. Altri pavimenti tipici a Fregellae sono quelli realizzati con piccole mattonelle in terracotta, di diverse forme. Lo scavo delle domus ha restituito notevoli materiali, esposti al Museo Archeologico di Fregellae, testimoniando anche la partecipazione dei fregellani alla guerra combattuta da Roma in Oriente contro Antioco III di Siria, tra il 191 e 189 a.c.
I materiali riportati alla luce sono esposti nelle sale dell'Antiquarium di Ceprano (ospitato nel Palazzo Comunale), dove si può rivivere la storia di questa antica città, e si possono ammirare talamoni, terrecotte ex voto, frammenti architettonici del santuario di Esculapio, pavimenti a mosaico, che costituiscono solo una parte dell'eccezionale quantità di materiale rinvenuto e in corso di restauro
Prima tappa, dove i pannelli sono dedicati all’introduzione e presentazione generale del quadro storico-geografico della colonia, e del suo impianto urbanistico. L’interno mostra due abitazioni contigue appartenenti alla tipologia più semplice delle case fregellane, con ambienti disposti sul fronte e sul retro della struttura, intorno al grande atrio centrale, dove è perfettamente conservato un raffinato esempio di impluvium (domus 17).
Sul fondo è riproposta l’illustrazione di alcune fra le principali tecniche costruttive usate a Fregellae, con modello al vero di un muro di terra cruda (pisè) e pavimento in cocciopesto. Oltre la fine della domus, la copertura si prolunga con uno spazio dedicato alla sosta e ad eventuali proiezioni.
II PADIGLIONE - Domus 11
TELAMONE |
In particolare si approfondisce la conoscenza dello spazio più significativo di queste domus: l’atrio con il suo sistema di copertura, il compluvium, che è qui ricostruito nelle linee essenziali, in terracotta e legno. Gli elementi in terracotta sono realizzati su calchi degli originali, rinvenuti durante lo scavo.
III PADIGLIONE - Domus 7
Nel terzo padiglione si affronta il tema delle fasi edilizie: questa domus è la più grande e la più complessa fra quelle conosciute a Fregellae, e presenta due principali fasi, corrispondenti a due case sovrapposte.
La pannellistica e la sistemazione museale privilegiano qui la messa in evidenza della sequenza cronologica e delle principali fasi portate alla luce durante lo scavo, con il quale si è “sacrificata” parte della seconda fase per mostrare la prima casa: quest’ultima è visibile anche da una pedana in rete metallica, che ripropone la forma e la quota di quanto asportato della casa superiore.
La pannellistica e la sistemazione museale privilegiano qui la messa in evidenza della sequenza cronologica e delle principali fasi portate alla luce durante lo scavo, con il quale si è “sacrificata” parte della seconda fase per mostrare la prima casa: quest’ultima è visibile anche da una pedana in rete metallica, che ripropone la forma e la quota di quanto asportato della casa superiore.
LE TERME
L’ultimo padiglione presenta un grande edificio pubblico: le terme cittadine. Si tratta di un ritrovamento di estremo interesse essendo sicuramente uno dei più antichi complessi termali rinvenuti in Italia, con ipocausto.
L’edificio presenta anch’esso due grandi fasi edilizie. Tuttavia la musealizzazione interessa, al momento, la parte frontale dell’edificio, dove è conservata la fase più antica. I lavori del Parco, tuttora in corso, prevedono comunque la presentazione dell’intero edificio, con la sistemazione della restante parte, dove è stata scavata invece la fase più recente: questa occupava probabilmente l’intera lunghezza dell’isolato antico, ed era divisa in un settore maschile ed uno femminile.
Fra i materiali provenienti dallo scavo sono da segnalare i telamoni (figure maschili in terracotta), che decoravano alcuni ambienti delle terme, esposti al Museo Archeologico di Fregellae.