LE MUSE DI FILISCO - RODI |
23 settembre - Templum Apollinis in Campo Martio
- Dedicatio del tempio di Apollo in Campo Marzio dedicato nel 431 a.c. dal console Cneus Iulius, votato nel 433 a.c. a seguito di una epidemia a Roma. Era anche chiamato Apollo Medicus.
APOLLO
Euripide inneggia a Febo, epiteto di Apollo, per aver ucciso il serpente della Grande Madre. Lo screziato drago, dalle squame corrusche, immane mostro della terra, custodiva l’oracolo:
"Eri ancora un bambino, giocavi ancora in grembo alla madre, Febo, ma uccidesti il drago, e l’oracolo fu tuo: dal tripode d’oro, sul trono che non mente, adesso pronunzi presagi per i mortali: dentro il sacrario, sei vicino alla fonte Castalia, possiedi il centro del mondo."
Divinità di importazione greca ed etrusca, a cui nel 431 a.c. venne intitolato il primo tempio romano, chiamato Apollinar, in occasione di una pestilenza che afflisse la città.
- Venne poi restaurato restaurato nel 353 a.c. dai Consoli Gaio Sulpicio Petico IV e Marco Valerio Publicola II (entrambi patrizi, in violazione delle leggi licinie-sestie. Nonostante le proteste dei plebei e dei tribuni della plebe, i due consoli riuscirono a far sì che anche per l'anno successivo la carica fosse appannaggio di due patrizi).
- L'Apollinar venne ancora restaurato nel 179 a.c., ad opera del censore Marco Emilio Lepido (.. - 152 a.c.), contemporaneamente ad un vicino teatro. Plinio riferisce che il tempio fosse adornato dalle splendide statue di Apollo, di Latona e di Artemide insieme alle nove Muse, attribuite a Filisco di Rodi (II metà II sec. a.c.). L'iconografia delle Muse venne talmente apprezzata da essere riprodotta in numerose repliche che adornavano le case romane; le opere derivate dal gruppo di Filisco si caratterizzano per il panneggio del mantello trasparente che sottolinea le forme della veste sottostante, secondo il verismo virtuosistico tipicamente rodio.
Ludi Apollinares
Durante la II guerra punica vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore di Apollo, che iniziavano dopo la festa della dedicatio del tempio. Da Giulio Cesare venne dedicato anche alla Dea Diana, sorella di Apollo, in seguito alla distruzione del suo vicino tempio nei lavori per l'edificazione del teatro di Marcello.
Augusto
Il culto apollinare venne incentivato poi dall'imperatore Augusto, che se ne attribuì la discendenza da parte di madre, per cui Apollo divenne uno degli Dei romani più influenti.
Il tempio vanne ricostruito da Gaio Sosio (66 a.c. - ...), già seguace di Cesare, poco dopo un suo trionfo nel 34 a.c. ma i lavori si interruppero per il conflitto tra Ottaviano e Antonio, dove Sosio, passato dalla parte di Antonio, attaccò violentemente Augusto in senato. Dopo la battaglia di Azio, Sosio, ormai sconfitto, fuggì ma venne scoperto in un nascondiglio e portato davanti a Ottaviano che, per intercessione di Lucio Arrunzio, console del 22 a.c., lo perdonò.
- L'Apollinar venne ancora restaurato nel 179 a.c., ad opera del censore Marco Emilio Lepido (.. - 152 a.c.), contemporaneamente ad un vicino teatro. Plinio riferisce che il tempio fosse adornato dalle splendide statue di Apollo, di Latona e di Artemide insieme alle nove Muse, attribuite a Filisco di Rodi (II metà II sec. a.c.). L'iconografia delle Muse venne talmente apprezzata da essere riprodotta in numerose repliche che adornavano le case romane; le opere derivate dal gruppo di Filisco si caratterizzano per il panneggio del mantello trasparente che sottolinea le forme della veste sottostante, secondo il verismo virtuosistico tipicamente rodio.
Ludi Apollinares
Durante la II guerra punica vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore di Apollo, che iniziavano dopo la festa della dedicatio del tempio. Da Giulio Cesare venne dedicato anche alla Dea Diana, sorella di Apollo, in seguito alla distruzione del suo vicino tempio nei lavori per l'edificazione del teatro di Marcello.
Augusto
Il culto apollinare venne incentivato poi dall'imperatore Augusto, che se ne attribuì la discendenza da parte di madre, per cui Apollo divenne uno degli Dei romani più influenti.
Il tempio vanne ricostruito da Gaio Sosio (66 a.c. - ...), già seguace di Cesare, poco dopo un suo trionfo nel 34 a.c. ma i lavori si interruppero per il conflitto tra Ottaviano e Antonio, dove Sosio, passato dalla parte di Antonio, attaccò violentemente Augusto in senato. Dopo la battaglia di Azio, Sosio, ormai sconfitto, fuggì ma venne scoperto in un nascondiglio e portato davanti a Ottaviano che, per intercessione di Lucio Arrunzio, console del 22 a.c., lo perdonò.
Però Ottaviano impose a Sosio di completare e di dedicare il tempio a nome di Augusto finanziandone il completamento, obbligandolo inoltre ad ingrandirlo e abbellirlo in modo grandioso e dispendioso.
Il tempio prese il nome di Apollo Sosiano, appunto da Sosio, che inoltre a sue spese istituì giochi quinquennali in onore del Dio. Il tempio venne poi detto di Apollo Palatino in quanto eretto sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio, e per compiacere l'imperatore, il poeta romano Orazio compose il celebre Carmen Saeculare.
Dedicatio Apollinaris
La festa della Dedicatio dell'Apollinar cadde nel 23 settembre, data in cui l'edificio venne ultimato ad opera di Sosio, ma per conto dell'imperatore Augusto. Tale festeggiamento non venne a caso perchè nello stesso giorno si festeggiava il Natalis Augusti, anche perchè, come già detto, Augusto si riteneva, o voleva si ritenesse, che fosse discendente del Dio Apollo che avrebbe ingravidato sua madre Azia.
La festa pertanto prevedeva il sacrificio al tempio con relativi rituali, la cerimonia per l'imperatore con le preghiere di rito, il banchetto sacro, la processione, l'inizio dei Ludi Apollinaris presieduti dallo stesso Augusto, nonchè danze e musiche per la città in festa. Il tempio era colmo di ghirlande e di doni da parte dei romani.
In città venivano stesi i labari con le immagini del Dio o dei suoi attributi, ovunque c'erano festoni, ghirlande, bancarelle di cibo e di statuette o medaglioni del Dio e dell'Imperatore, nonchè i soliti souvenir per gli immancabili stranieri di transito, attratti dalla fama della città eterna, la più grande e la più bella del mondo.