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GRADI DELLA LEGIONE

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All'inizio della storia di Roma la legione designava l'intero esercito romano, tenuto ad arruolarsi quando la patria era in pericolo, al solo segnale del console che, alla notizia dell'avanzamento nemico, correva al Campidoglio e vi piazzava due bandiere dichiarando che la patria era in pericolo.

Immediatamente da città e campagne accorrevano sotto una bandiera i fanti e sotto l'altra i cavalieri. (la bandiera azzurra peri fanti, la rossa per i cavalieri). Il tempo di raccogliere animali, zaini e provviste e l'esercito si poneva in marcia contro il nemico.
Le cose cambiarono nel I sec. a.c. perchè il legionario divenne un soldato di professione, stipendiato e armato dallo Stato, pronto ad accorrere ovunque ce ne fosse stato bisogno.

In quanto agli stipendi, Cesare, di sua iniziativa, nel 51-50 a.c. raddoppiò la paga dei legionari passandola da 5 a 10 assi al giorno (pari a 225 denarii annui), tanto che la paga del legionario rimase invariata fino al periodo dell'imperatore Domiziano (81-96).

Egli, contrariamente ai suoi predecessori che fornivano alle truppe donativi occasionali, istituì per il congedo un premio in terre, secondo l'uso che fino ad allora era stato a totale discrezione del comandante. Con il legionario di professione aumentò l'organizzazione, precisandosi i ruoli e i gradi che si svolsero in questo modo:



.::: AUXILIARIES :::.

Stipendio cohors peditata:
Sotto Augusto - 75 denari annui
Sotto Domiziano - 100 denari annui
Sotto Settimio S. - 150 denari annui
Sotto Caracalla - 225 denari annui
Sotto Massimino T. - 450 denari annui
Stipendio cohors equitata:
Sotto Augusto - 150 denari annui
Sotto Domiziano - 200 denari annui
Sotto Settimio S. - 300 denari annui
Sotto Caracalla - 450 denari annui
Sotto Massimino T. - 900 denari annui
Mansioni
arcieri, frombolieri, cavalieri (alae)
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Gli AUSILIARI sono un corpo dell'esercito romano reclutato fra le popolazioni sottomesse di peregrini (liberi ma stranieri), per cui non sono cittadini romani.

All'inizio si tratta di cavalieri di popolazioni alleate durante la conquista della Gallia. E' Cesare il primo ad usarli, soprattutto Galli e Germani, inquadrandoli sotto i decurioni (comandanti di una decuria di cavalleria) con grado pari a quello dei centurioni legionari e nominando un praefectus equitum.

Gli ausiliari del tardo periodo Repubblicano vengono arruolati per la durata delle campagne, direttamente nei territori sottomessi, oppure sono forniti dai capi delle tribù alleate. che provvedono esse stesse a retribuirli. Da Roma ricevono solo le vettovaglie.

Il valore degli ausiliari (arcieri e frombolieri) è ben lungi da quello dei legionari, però, con le loro frecce e i proiettili di fionde, proteggono le avanzate della fanteria "pesante" legionaria o la "carica" della cavalleria. In Britannia riescono a coprire lo sbarco dei legionari di Cesare, e ad Uxellodunum (oppido gallico francese nel 51 a.c.) impedirono ai Galli assediati di rifornirsi d'acqua. 

Gli ausiliari sono usati soprattutto per la guerriglia, o nel folto dei boschi poco adatto al peso delle armature romane, o per operazioni di pattuglia, o in missioni di vettovagliamento, di saccheggio, o di rappresaglia. In certi schieramenti rinforzano gli effettivi delle legioni.

Gli ausiliari erano obbligati a servire 25 anni, il loro soldo è di molto inferiore a quello dei legionari: durante la Repubblica i reggimenti o i singoli vengono spesso premiati con la cittadinanza romana, e pure sotto l'Impero; infatti parecchie unità ausiliarie aggiungono al nome la designazione di c(ivium) r(omanorum) per indicare che l'hanno ottenuta.

Il soldato ottiene poi al congedo, se già non la possiede, la cittadinanza romana per sé, figli e discendenti già nati, e il diritto di contrarre legittimo matrimonio, purché una sola volta, anche con donne straniere, oppure il matrimonio già contratto è riconosciuto valido.

Sin dall'inizio dell'età imperiale vengono impiegati guerrieri tribali in caso di guerra o per la difesa dei confini. Ma la diversità dell'organizzazione, del vestito e delle armi, la scarsa conoscenza della lingua latina, l'impiego per un tempo limitato, li separavano nettamente dalla milizia ausiliaria. Queste soldatesche barbare mantengono il loro carattere nazionale e si completano con reclute della tribù dalla quale provengono, e non adottano l'uniforme nè le armi romane. Da Costantino in poi costituiranno gli auxilia, ma saranno molto meno validi di quelli.



.::: LEGIONARIUS :::.

Stipendio:
Sotto Augusto - 225 denari annui
Sotto Domiziano - 300 denari annui
Sotto Settimio S. - 450 denari annui
Sotto Caracalla - 675 denari annui
Sotto Massimino T. - 1350 denari annui
Mansioni: combattimento con gladio, giavellotto e scudo
Obbligo di servizio: 20 anni
Liquidazione: 12000 sesterzi


I LEGIONARI sono la gloriosa fanteria dell'esercito romano.

Se in epoca monarchica e repubblicana, erano civili inquadrati nei ranghi dell'esercito, infatti all'inizio il termine legione indicava l'intero esercito, tenuto ad arruolarsi in difesa della propria comunità, successivamente, durante il periodo imperiale, il legionario diventa un soldato professionista, stipendiato dallo Stato e rifornito dell'equipaggiamento necessario. Non mancò mai tuttavia il ricorso a massicce operazioni di richiamo forzato dei provinciali, poi sempre più frequenti fino alla caduta dell'impero.

Prima della riforma augustea il compenso del soldato era legato all'esito della campagna e al suo rischioso bottino, una specie di terno all'otto; dopo la riforma augustea il soldato deve attendere la fine della carriera per conquistare una solida posizione economica, che verrà infine elargita attraverso la donazione delle terre.

Il soldato doveva avere una forte e sana costituzione, la statura media del legionario era di m 1,60, ma per la prima coorte si sceglievano uomini alti almeno m 1,65 m, il discorso cambiava per le varie regioni di reclutamento, tenendo conto dell'altezza media della popolazione locale. Infatti le unità barbare erano più alte delle reclute italiche o mediterranee.

Gli antichi romani erano piuttosto bassi, non solo in rapporto ad oggi ma anche rispetto ai barbari, eppure dominarono il mondo.  Mentre per la coscrizione generale l'età andava dai 17 ai 46 anni, per l'arruolamento legionario l'età andava dai 17 ai 23 anni.

I legionari, dopo l'allenamento da ragazzini nelle palestre, erano sottoposti ad allenamenti ancora più severi, e non si limitavano a combattere, dovendo anche lavorare in tempo di pace come manodopera. I soldati costruirono i loro i castra, le strade e i ponti, diciamo che costituirono l'avanguardia della civilizzazione (si pensi a città come Nimega, Colonia, Vienna, Magonza, Budapest, Belgrado), a partire dai villaggi legionari posti a ridosso degli accampamenti.

La superiorità romana nelle imprese belliche era dovuta a vari fattori: la perfetta organizzazione, il continuo addestramento, il cambiamento innovativo dei mezzi e delle armi (o perchè osservati nel nemico in guerra, o perchè inventati exnovo), la diversità dei luoghi o del nemico che li portavano ad apprendere o inventare strategie sempre nuove. Il tutto condotto con estrema consapevolezza, razionalità e creatività, e nessun popolo era lontanamente simile a questo.

Vegezio: “Per la fanteria si costruivano dei capannoni nei quali, quando il clima era turbato da venti e tempeste, l’esercito era addestrato nell’arte delle armi stando al coperto”. Il che permetteva di allenarsi con qualsiasi tempo, perchè l'addestramento continuo, pesante e costante, preciso e puntiglioso fu il segreto di questo poderoso esercito romano, mai uguagliato in nessuna parte del mondo.

Per questo ai militi venivano caricati pesi sulle spalle, mentre si allenavano nel combattimento, per abituarsi alle armature pesanti, e nei capannoni si creavano cumuli di roccia e terra per abituarli ai terreni dissestati. In inverno dunque si allestivano capannoni per esercitarsi al coperto, ma a volte dovevano uscirne fuori per abituarsi a marciare e a combattere sotto la pioggia o la neve.

Vegezio - Epitoma rei militaris:
"Cavalli di legno erano predisposti in inverno al coperto, d'estate nel castrum. I giovani dovevano montare inizialmente senza nessuna armatura, fino a quando non avevano sufficiente esperienza, in seguito armati. Ed è così grande la cura che ci mettono che questi non solo imparavano a salire e scendere da destra ma anche da sinistra, tenendo in mano persino le spade sguainate e le lance. Si dedicavano a questo esercizio in modo assiduo, poiché nel tumulto della battaglia potevano montare a cavallo senza indugio, visto che si erano esercitati tanto bene nei momenti di tregua."

I legionari imparavano anche a mettere su in un lampo la cucina da campo, l'ara, le latrine, a cucinare, a riempire e a svuotare i carri rapidamente, a smontare l'accampamento a tempo record, a marciare in fretta o di corsa coi pesi addosso, a costruire strade, ponti, restaurare costruzioni, costruire mura per il castrum fisso, o valli per difendersi dal nemico, o deviare fiumi, tagliare boschi e lavorare il legno, bonificare terre scavando ruscelli, o costruendo opere pubbliche, dai bagni alle terme, perchè molti castra divennero città.

Solo chi aveva combattuto con onore poteva contare in patria sui voti dell'elettorato, sulla stima degli amici, sui prestiti dei creditori, sul favore delle donne e su un'assunzione da parte dello stato o del municipio per intraprendere una carriera politica.


L'Armamento

I legionari sono tutti cittadini romani e provengono dalla trasformazione alto-repubblicana dal modello falangitico a quello manipolare, la nuova unità tattica della legione romana nel IV sec. a.c. L'esercito romano passa così dall'impiego del clipeus e dell'hasta all'utilizzo dello scutum, del pilum e del gladius.

Indossano una tunica di lana a maniche corte che arriva al ginocchio, sopra cui mettono una corazza a strisce e scaglie metalliche (lorica segmentata) che protegge la parte superiore del corpo.
In testa hanno l’elmo (cassis) e ai piedi i sandali di cuoio fatti di parecchi strati di suola e guarniti di borchie (caligae). 

Sono armati di :
- pilum o giavellotto (punta temperata in ferro su un gambo in ferro non temperato inserito in un manico di legno.
- gladius, spada corta usata di punta e portata sul fianco destro,
- pungium: un corto pugnale.
- scutum rettangolare e convesso (semi-cilindrico), in legno, con bordi rinforzati in ferro, per la protezione del corpo.
- cingulum è la cintura di cuoio con borchie di bronzo e fibbia di chiusura, da cui pendono cinte di cuoio borchiate, dette pteruges.

Il legionario, marciando in zona di guerra, porta il pilum in mano, il gladio al fianco, la corazza sul corpo, l’elmo agganciato all’armatura o al lungo palo a croce portato a spalla (fardello). Lo scudo, avvolto in una fodera che lo protegge dall’umidità viene portato sulla schiena.

Gli effetti personali del soldato, abiti ed altro stanno nella sacca appesa al palo da trasporto, insieme ad attrezzi da lavoro e da cucina, picchetti, gavetta e fiasca. Il suo fardello pesa dai 30 ai 40 chili.



.::: SAGITTARIUS :::.

Stipendio:
Sotto Augusto - 75 denari annui
Sotto Domiziano - 100 denari annui
Sotto Settimio S. - 150 denari annui
Sotto Caracalla - 225 denari annui
Sotto Massimino T. - 450 denari annui
Mansioni
arcieri, frombolieri, cavalieri (alae)
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


I sagittarii erano militi romani usati sia come reparti di cavalleria che come reparti di fanteria. In seguito alla riforma augustea, vennero addestrati dei reparti ausiliari, create ex novo oppure incrementandone gli armati da una preesistente unità quingenaria in tutte le loro tipologie: dalle cohortes peditatae (solo fanti), a quelle equitatae (fanti e cavalieri) fino alle alae di cavalleria (solo cavalieri, considerata l'élite dell'esercito romano).

Si trattava di componenti dell'esercito molto utili e aggressivi, poichè gli archi da loro usati erano archi compositi, ricurvi, sofisticati, compatti e molto potenti e i tiratori erano eccezionalmente provetti, si da lanciare pure da cavallo.

Nel II sec. c'erano almeno 32 unità ausiliarie di arcieri, dette sagittariorum o sagittarii (da sagitta = freccia). Quattro di queste erano milliarie (cioè ali di cavalleria quingenarie trasformate in milliarie, cioè da 500 a 1000 armati). In tutto senbra contenessero 17.600 arcieri. 

Dal 218 a.c., gli arcieri dell'esercito repubblicano erano in genere mercenari, provenienti da Creta, che aveva una lunga tradizione. Nel corso della tarda Repubblica (88-30 a.c.) e poi in età augustea, gli arcieri cretesi vennero sostituiti da corpi di arcieri di altre province, perchè erano anche più bravi, ma soprattutto costavano meno. Dei 32 reparti di Sagittarii della metà del II sec, 13 provenivano dalla Siria, 7 dalla Tracia, 5 dall'Anatolia e solo 1 da Creta, altri 6 di origini incerte.

Conosciamo, inoltre, tre differenti tipo di arcieri, rappresentati sulla Colonna di Traiano:
(a) con corazza scalare, elmo conico in metallo e mantello (da Siria e Anatolia);
(b) senza armatura, con un copricapo conico ed una lunga tunica;
(c) equipaggiati allo stesso modo dei fanti ausiliari, muniti di archi al posto di giavellotti (dalla Tracia).



.::: FUNDITOR :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 75 denari annui
Sotto Domiziano - 100 denari annui
Sotto Settimio S. - 150 denari annui
Sotto Caracalla - 225 denari annui
Sotto Massimino T. - 450 denari annui
Mansioni
frombolieri
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il fromboliere era il fante leggero che usava una fionda chiamata frombola, frombolo o funda, che scagliava proiettili anche a 400 metri di distanza. Nell'antichità grandi frombolieri furono i Rodii (dell'isola di Rodi), ma soprattutto gli abitanti delle Isole Baleari, i quali vennero ampiamente utilizzati come mercenari dai siracusani, dai cartaginesi e dai romani, che arrivarono a costituire intere coorti di frombolieri

Questi combattevano con tre tipi di frombola, attorcigliati intorno alla testa, per il lungo, il medio e il corto raggio. L'addestramento avveniva in famiglia: il padre obbligava il figlioletto a colpire un pezzo di pane posto ad una certa distanza. Il ragazzino non poteva mangiarlo fino a quando non fosse riuscito a colpire il bersaglio.

Erano dotati di una borsa a tracolla con proiettili di pietra, argilla o palline di piombo a forma di prugna del peso di 20-50 grammi, la cui forza d'urto poteva anche sfondare un elmo, arrecando ferite letali agli avversari. Spesso i proiettili venivano decorati con una dedica particolare, a protezione o per scaramanzia. La fionda aveva laccetto perchè non sfuggisse di mano nel lancio.
Il fromboliere indossava un cappello a larga falda, una tunica di lana o lino senza maniche; dei calzari e il pelta, uno scudo di vimini intrecciati a forma di crescente lunare.

La frombola era diffusa sia tra gli ausiliari che tra i legionari romani, spesso infatti sono stati rinvenuti "ghiande-missili" di frombole romane in bronzo, talvolta con iscrizioni (nel caso dei conflitti civili di carattere propagandistico, a dimostrazione dell'alfabetismo, anche in ambito militare).

Spesso i legionari romani utilizzavano le frombole durante gli assedi, o nella difesa di fortezze. Per esempio, attorno al Vallo di Adriano i romani usavano anche proiettili con un buco e uno spazio contenente una più piccola biglia, in modo che il proiettile fischiasse durante il volo, terrorizzando così i nemici. I funditores vennero utilizzati fino al medioevo.



IMMUNES

Gli immunes erano legionari, o ausiliari, o classiarii (flotta), con un grado superiore al soldato semplice, in quanto possedevano capacità specializzate, che permettevano loro di svolgere compiti atipici per gli altri soldati. Tali capacità li esentava dai compiti più noiosi e pericolosi, quali lo scavo di un fossato o il pattugliamento dei bastioni.

I milites dovevano restare in servizio per molti anni prima di avere la possibilità di diventare immunes e lo status di immune si otteneva o tramite selezione o tramite promozione. 
Se non si possedevano le qualità che permettevano ad un soldato di venire scelto come immune, il legionario poteva sottoporsi ad un periodo di addestramento speciale durante il quale veniva chiamato discens, che riceveva la stessa paga base dei soldati non specializzati fino al raggiungimento dello status di immune.


Stipendio: Gli immunes ricevevano identica paga rispetto alle truppe regolari ma erano immunes.

In genere gli immunes erano:

- Ingegneri, 
- artiglieri, 
- istruttori di armi, 
- polizia militare (frumentarii), 
- falegnami, 
- cacciatori, 
- custodi delle armi (custos armorum) 
- responsabili amministrativi: curator, e librarius,  (non il curnicularius o il beneficiarius che erano principales).



.::: LIBRARIUS LEGIONIS :::.

Stipendio
lo stesso a seconda fosse legionario o ausiliario
Mansioni
lettura, scrittura e calcolo matematico
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il LIBRARIUS LEGIONIS era un legionario addetto a speciali incarichi amministrativi all'interno della legione. Esistevano anche un librarius cohortis ed un librarius alae all'interno delle unità ausiliarie. Faceva parte di quella cerchia di soldati chiamati, immunes, esentati dai più noiosi e pericolosi compiti che gli altri dovevano svolgere, quali lo scavo di un fossato o il pattugliamento dei bastioni.

Erano dotati di una certa istruzione, abili nella scrittura e con buone capacità di calcolo. Poteva occuparsi della registrazione di tutte le entrate e le uscite riguardanti gli approvvigionamenti (librarius horreorum), oppure era addetto alla registrazione di tutti i risparmi depositati dai soldati presso i principia dell'accampamento militare (librarius depositorum), o anche alla registrazione dei morti durante il servizio militare (librarius caducorum).



.::: CRATOR LEGIONIS :::.

Stipendio
lo stesso a seconda fosse legionario o ausiliario
Mansioni 
calcolare i fabbisogni dei legionari soprattutto di frumento e trasmetterlo a Roma affinchè venisse spedito alla base operativa.
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero.

Era il Curator annonae (o anche curator rei frumentariae), responsabile degli approvvigionamenti della legione romana, a riguardo a ciò che veniva spedito da Roma, soprattutto il grano. Il curator doveva stabilire e ordinare il frumento in sacchi di semi di grano (che si manteneva più a lungo della farina) per distribuirlo nel campo. Faceva parte degli immunes.



I PRINCIPALES

I principales erano gli ufficiali di grado inferiore o i sottufficiali della legione romana e degli ausiliari. Erano a un gradino superiore rispetto ai miles immuni da particolari lavori di routine della vita militare (immunes).

In una legione vi erano circa 480 principales, tutti posti sotto il centurione, che erano esentati da compiti o servizi di normale routine (munera), all'interno di ogni coorte o centuria. Essi ricevevano una paga di una volta e mezzo o due rispetto al semplice legionario romano. Era la carica da cui si poteva accedere al rango di centurione.

I principales erano:
- Aquilifer: il portatore dell'insegna legionaria dell'Aquila, di rango inferiore solo al centurione, e che ricopriva quindi il gradino più elevato tra i principales;
- Campidoctor: di solito un veterano decorato o un evocatus, l'istruttore nelle esercitazioni la truppa;
- Cornicularius: a capo dell'ufficio amministrativo e degli archivi legionari a seconda del grado che ricopriva;
- Signifer o vexillifer: portatore di insegna (signa),
- Optio: il vice-centurione, uno per centuria, che chiudeva lo schieramento di questa unità;
- Medicus, anche quello imbarcato, poteva essere un duplicarius;
- Beneficiarius: il segretario del legatus legionis o del tribunus militum, con compiti di polizia;
- Tesserarius: che aveva il compito di distribuire una tavoletta di legno con sopra scritta la parola d'ordine per entrare nel forte.

E poiché questa categoria di soldati aveva paga doppia o pari ad una volta e mezzo, rispetto al semplice miles, erano anche denominati duplicarius o sesquiplicarius.

Tra i sesquiplicarii (paga una volta e mezza) c'erano:
- il cornicen,
- il bucinator,
- il tubicen,
- il tesserarius
- il beneficiarius;
tra i duplicarii (paga doppia) c'erano:
- l'optio,
- l'aquilifer,
- il signifer,
- l'imaginifer,
- il vexillarius equitum,
- il cornicularius
- il campidoctor
- il medicus



.::: EVOCATUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 675 denari annui
Sotto Domiziano - 900 denari annui
Sotto Settimio S. - 1350 denari annui
Sotto Caracalla - 2025 denari annui
Sotto Massimino T. - 4050 denari annui
Mansioni
plurime, dalle esercitazioni all'amministrazione e alla polizia
Obbligo di servizio
potevano essere richiamati o trattenuti oltre la ferma, specie in casi di eccezionali pericoli


L'EVOCATUS era un militare tenuto in servizio o richiamato oltre la durata legale, come nel caso di un certo Marco Vibennio (a cui un commilitone dedicò una stele funeraria), il quale servì per 21 anni nelle file dell'esercito, superando la normale ferma militare di 16-20 anni. Il termine poteva essere applicato anche ad un ufficiale, ma in genere erano soldati con un'alta qualificazione nell'amministrazione, nella polizia, nei vigili di Roma, nei lavori di delimitazione e di architettura, o nei settori dell'approvvigionamento e soprattutto delle esercitazioni.

Essi provenivano per lo più dal pretorio o dagli Equites singulares (in questo caso si chiamavano euocati Augusti), a volte da una legione, come nel caso di un certo Quinto Erennio o di altri miles ancora. In alcuni casi si trattava di veterani richiamati in servizio attivo, per gravi crisi, come nel caso delle guerre marcomanniche della fine del II sec., al tempo di Marco Aurelio.

Avendo una grande esperienza sul campo di battaglia potevano organizzare in modo rapido e preciso sia l'amministrazione degli armamenti, degli approvvigionamenti o delle difese da un punto di vista architettonico militare, sia organizzare plotoni di distaccamento nei punti di osservazione o di importanza strategica, sia nell'esercitazione delle truppe, soprattutto delle truppe speciali.

"Erat C. Crastinus evocatus in exercitu Caesaris, qui superiore anno apud eum primum pilum in legione X duxerat, vir singulari virtute. Hic signo dato, "sequimini me," inquit, "manipulares mei qui fuistis, et vestro imperatori quam constituistis operam date. Unum hoc proelium superest; quo confecto et ille suam dignitatem et nos nostram libertatem recuperabimus." Simul respiciens Caesarem, "faciam," inquit, "hodie, imperator, ut aut vivo mihi aut mortuo gratias agas." Haec cum dixisset, primus ex dextro cornu procucurrit, atque eum electi milites circiter CXX voluntarii eiusdem cohortis sunt prosecuti."
"Nell'esercito di Cesare vi era un veterano evocato (richiamato), Crastino, che nell'anno precedente sotto di lui aveva guidato la prima centuria della decima legione, uomo di singolare valore. Costui, dato il segnale, disse: "Seguitemi voi che foste del mio manipolo e servite il vostro comandante, come avete promesso. Rimane questa sola battaglia; al suo termine Cesare riavrà la sua dignità e noi la nostra libertà". Contemporaneamente, volgendo lo sguardo a Cesare, disse: "Oggi, o comandante, farò in modo che tu abbia a ringraziare me, o vivo o morto". Dopo avere detto queste parole, per primo corse all'attacco dall'ala destra e circa centoventi soldati volontari scelti della medesima centuria lo seguirono."


SPECIALIZZAZIONI DEI PRINCIPALES:

SEXTIPLICARII (paga una volta e mezza)



.::: CORNICEN :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 337 denari annui
Sotto Domiziano - 450 denari annui
Sotto Settimio S. - 675 denari annui
Sotto Caracalla - 1012 denari annui
Sotto Massimino T. - 2025 denari annui
Mansioni 
Suonatore di corno
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il CORNICEN (pl. cornicines) era un soldato che trasformava gli ordini impartiti dal signifer in segnali acustici per tutta la legione. Era alle dipendenze di un centurione e suonava lo strumento a fiato del corno (cornu). Il suo compito era simile a quello degli altri suonatori dell'esercito romano: impartire gli ordini degli ufficiali attraverso il suono. Faceva parte dei principales e degli immunes, insieme ai tubicines ed ai bucinatores, ovvero di quei sotto-ufficiali appartenenti al gruppo dei sesquiplicariui.

Era di fondamentale importanza per le manovre militari sia nelle fasi di avvio della marcia dell'esercito, sia in fase di schieramento di fronte al nemico. Infatti i Cornicines marciavano sempre alla testa della loro centuria, a fianco del tesserarius e del signifer. Fungevano spesso anche da assistente del centurione, quando l'optio era già occupato. Avevano una paga di una volta e mezzo (sesquiplicarius) rispetto ai normali legionari.

Erano presenti:
- nelle legioni romane,
- nelle unità ausiliarie



.::: BUCINATOR :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 337 denari annui
Sotto Domiziano - 450 denari annui
Sotto Settimio S. - 675 denari annui
Sotto Caracalla - 1012 denari annui
Sotto Massimino T. - 2025 denari annui
Mansioni
Suonatore di buccina
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il BUCINATOR era un trombettiere dell'esercito romano, ed aveva il compito di segnalare alla truppa gli ordini degli ufficiali. Il suo compito era simile a quello degli altri suonatori dell'esercito romano: impartire gli ordini degli ufficiali attraverso il suono. 

Erano presenti:
- nelle legioni, 
- nelle unità ausiliarie, 
- nelle coorti dei vigili, 
- nella guardia pretoriana 
- negli equites singulares

Faceva parte dei sottoufficiali principales (e pure degli immunes), insieme ai tubicines ed ai cornicines, ovvero di quei miles esentati dai più noiosi e pericolosi compiti che gli altri dovevano svolgere, quali lo scavo di un fossato o il pattugliamento dei bastioni.

Il termine deriva dallo strumento utilizzato, la buccina, costituito da un corno intagliato e lavorato in modo da produrre il suono desiderato. Misurava normalmente 11-12 piedi in lunghezza il piccolo cilindro ricurvo, che terminava con un bocchino; la buccina poi curvava sopra la testa o le spalle.



.::: TUBICEN :::.

Stipendio:
Sotto Augusto - 337 denari annui
Sotto Domiziano - 450 denari annui
Sotto Settimio S. - 675 denari annui
Sotto Caracalla - 1012 denari annui
Sotto Massimino T. - 2025 denari annui
Mansioni
Suonatore di tubicio
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il TUBICEN (pl. tubicines) era un miles che si occupava di suonare lo strumento a fiato della tuba (simile ad una tromba moderna). Il suo compito era come quello degli altri suonatori dell'esercito: impartire gli ordini degli ufficiali attraverso il suono. Faceva parte della categoria dei principales, insieme a cornicines e bucinatores, ovvero di quei sotto-ufficiali appartenenti al gruppo dei sesquiplicariui, cioè con la paga pari ad 1,5 volte quella del legionario comune, come il Cornicen, il Tesserarius e il Beneficiarius.

Lo strumento aveva origini etrusche, come testimonia Virgilio, ma vi era uno strumento simile anche nell'antica Grecia, chiamato salpinx.

Il tubicen era un tubo sottile, solitamente di bronzo lungo oltre un m, con una parte finale che si apriva ad imbuto come una tromba. Il suono era terribile, ma non altissimo, perchè nel pieno della battaglia poteva non essere udibile, come accadde a Cesare nella battaglia di Gergovia contro Vercingetorige nel 52 a.c.

Flavio Vegezio Renato sostiene che la tuba fosse usata soprattutto in caso di avanzata o di ritirata. E se il corno era usato per i signiferi, la tuba lo era per tutti i soldati. Flavio Giuseppe narra che vi fossero tre segnali specifici quando si smontava l'accampamento e l'esercito si metteva in marcia.

Secondo Gaio Sallustio Crispo i suonatori di tuba erano probabilmente uno per coorte, ma anche, da quel che sappiamo in alcuni casi, uno per manipolo, quindi 3 per coorte. A capo di questi suonatori voi era un tubicen princeps. Avevano una paga di una volta e mezzo (sesquiplicarius) rispetto ai normali miles-legionari.

Erano presenti:
- nelle legioni romane,
- nelle unità ausiliarie,
- nella guardia pretoriana
- negli equites singulares.



.::: TESSERARIUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 337 denari annui
Sotto Domiziano - 450 denari annui
Sotto Settimio S. - 675 denari annui
Sotto Caracalla - 1012 denari annui
Sotto Massimino T. - 2025 denari annui
Mansioni
Curatore della parola d'ordine
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


I TESSERARII sono dei sottufficiali che nel castrum sono addetti alla distribuzione di una tavoletta di legno (tessera) con su scritta la parola d'ordine per entrare nel forte.

Le parole sono semplici, poichè alcuni soldati stranieri sono analfabeti. Se il soldato non riporta ai centurioni la tessera, viene aperta un'inchiesta. I tesserari fanno parte dei sotto-ufficiali chiamati principales.

Secondo quanto narra Polibio, si sceglie dal X manipolo di ciascuna classe di fanteria (hastati, principes e triarii) e di cavalleria, quello che si trovava alloggiato alla fine delle diverse viae, e viene esentato dal servizio di guardia.

Il tesserario ogni giorno al tramonto, va nella tenda del tribuno per ricevere la parola d'ordine, scritta sulla tessera.

Tornato al suo manipolo, consegna la tessera, alla presenza di testimoni, al comandante del manipolo successivo, il quale la consegna a quello del manipolo seguente e così via.

I manipoli accampati vicino alle tende dei tribuni riportano prima che sia notte la tessera ai tribuni, che a loro volta controllano che tutte le tavolette siano state consegnate e quindi che la parola d'ordine sia stata data a tutti, di manipolo in manipolo. E' la massima garanzia da spie e infiltrati.



.::: BENEFICIARIUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 337 denari annui
Sotto Domiziano - 450 denari annui
Sotto Settimio S. - 675 denari annui
Sotto Caracalla - 1012 denari annui
Sotto Massimino T. - 2025 denari annui
Mansioni
amministrativa-logistica-militare. Era controllore e spia, un tuttofare pieno di risorse
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Era un soldato scelto che in età tardo-repubblicana e imperiale aveva incarichi speciali, non solo nell'unità combattente, ma anche amministrativa, logistica o di polizia militare.

Era uno dei Principales esentati da servizi gravosi come le ronde notturne e sottoposti direttamente ad un comandante superiore: 
- un governatore provinciale,
- un legato di legione,
- un prefetto d'ala o di coorte


Erano pertanto denominati:

- beneficiario del comandante della guardia pretoriana
- beneficiario del comandante di unità ausiliarie
- beneficiario consularis, alle dipendenze dei governatori provinciali (legatus Augusti pro praetore);
- beneficiarii legati legionis, alle dipendente del legatus legionis;
- beneficiarii praefecti praetorio, a quelle del prefetto del pretorio;
- beneficiarii praefecti cohortis, 
- beneficiario del prefetto di una coorte equitata o peditata;
- beneficiario praefecti alae;
- beneficiario centurionis classiarii, 
- beneficiario del centurione di una nave della marina militare;
- beneficiario del del praefectus Urbis;
- beneficiarius procuratoris, 
- beneficiario del procurator Augusti nelle province procuratorie;
tribuni legionis, a quelle di un tribunus militum legionario.

Le funzioni dei beneficiarii spesso potevano cambiare, venendo destinati di volta in volta a nuove mansioni dall'alto ufficiale o magistrato alle cui dipendenze si trovavano. Potevano sorvegliare vie di comunicazione, venendo dislocati in particolari nodi stradali (stationes).



.::: PRAETORIAN :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 750 denari annui
Sotto Domiziano - 1000 denari annui
Sotto Settimio S. - 1500 denari annui
Sotto Caracalla - 2250 denari annui
Sotto Massimino T. - 4500 denari annui
Mansioni
La difesa del corpo dell'imperatore
Obbligo di servizio
solo sedici anni, invece dei 20-25 anni dei legionari, il che ne faceva un corpo privilegiato e ambito. Il congedo avveniva ogni due anni il 7 gennaio.


La Guardia pretoriana, un reparto militare posto a guardia del corpo dell'imperatore, fu ampliata e utilizzata soprattutto da Augusto, per la guardia dell'imperatore, i servizi segreti, i compiti amministrativi e di polizia fino anche all'aiuto dei vigiles nello spegnere gli incendi.

In origine erano soldati scelti provenienti dalle legioni, ma divennero un mezzo per affermare nuovi imperatori o mantenere i vecchi al potere. Vennero istituiti nel III secolo a.c. per proteggere pretori, consoli e generali. Giulio Cesare considerò l'intera Legio X come la sua fidata, convertita poi da Ottaviano nella Guardia Pretoriana tra il 29 e il 20 a.c.

Furono create nove coorti (non dieci, perché avrebbero significato una legione intera, proibito stanziarsi in città e in Italia) che per motivi di sicurezza erano stanziate tre a Roma e le rimanenti sei in altre città della penisola, fino a quando Tiberio le radunò tutte nei Castra Praetoria. Queste coorti erano agli ordini del prefetto del pretorio, membro di ceto equestre con il titolo di praefectus praetorio. Inizialmente la carica era collegiale, poi fu affidata anche ad un solo prefetto e la carica divenne in età Giulio-Claudia l'apice della carriera equestre. Ogni coorte era capeggiata da un tribuno militare e fino a sei centurioni, tra cui il trecenarius.

Sotto Tiberio, i pretoriani presenti a Roma furono riuniti in un unico grande accampamento sul Viminale, il Castra Praetoria, per cui i pretoriani assunsero come simbolo lo scorpione, segno zodiacale di Tiberio, ma i Castra Praetoria si trovavano non sul confine, esposti agli attacchi dei barbari, bensì a Roma, dove i pretoriani potevano usufruire delle terme e dei giochi dell'anfiteatro.

I pretoriani intervennero per eleggere e deporre imperatori:

- nel 41 con l'uccisione di Caligola e l'acclamazione di Claudio
- nel 69 uccisero Galba ed acclamarono imperatore Otone
- nel 192 uccisero Commodo
- nel 193 consegnarono il trono a Didio Giuliano
- nel 217 uccisero Caracalla
- nel 222 uccisero Eliogabalo e proclamarono imperatore Alessandro Severo
- nel 238 in accordo con il Senato elessero Gordiano III imperatore
- nel 249 dopo la sconfitta di Filippo i pretoriani eliminarono il figlio del vecchio imperatore, Severo Filippo, che era stato nominato cesare.
- nel 276 il prefetto del pretorio Floriano, si autoproclamò Augusto, ma venne ucciso dai suoi pretoriani per acclamare imperatore Marco Aurelio Probo.
- nel 312 i pretoriani di Massenzio, combatterono per lui nella Battaglia di Ponte Milvio per cui il vincitore Costantino I sciolse definitivamente la Guardia e fece smantellare "l'accampamento del Viminale"

I pretoriani furono 1.000 fin dall'inizio, e un "castra" legionario, ospitava 5.000 uomini.
Assumendo 500 uomini per ciascuna coorte, si ebbe un corpo di 4.500 uomini sotto Augusto, di 16.000 sotto Vitellio, di 5.000 con Domiziano e infine di 10.000 con Settimio Severo.
Durante il servizio il pretoriano era addetto a compiti civili, con un abbigliamento discreto: una tunica bianca (candida), un sagum o una paenula (grossi mantelli con o senza cappuccio) che bastavano per nascondere un'arma. L'elmo era usato poche volte per lo più in caso di dimostrazioni o parate. Usavano scudi rettangolari, ovali e rotondi, con elmi di fogge diverse e con ogni genere di armatura come tra i legionari e con il classico gladius, si distinguevano per l'utilizzo del simbolo dello scorpione, che poteva essere raffigurato sul proprio equipaggiamento o sulle insegne.


DUPLICARI (paga doppia)



.::: L'OPTIO :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
controllava la centuria e assisteva o sostituiva il centurione.
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


L'OPTIO era l'assistente del centurione, che ne aveva due per manipolo. Ma faceva anche da assistente (o comandante della retroguardia) a ogni decurione (comandante di una decuria) di cavalleria. Era uno dei sottufficiali principales, per cui era tra gli immunes (esonerato da altri servizi pesanti)

Egli doveva sostituire il centurione nel caso in cui fosse stato ucciso, ferito o comunque impossibilitato nel comando. L'optio badava a mantenere compatta la sua centuria, soprattutto nelle retrovie, dove era di norma posizionato, per evitare arretramenti improvvisi o lo sbandamento della formazione.

Se diventava vacante il posto del centurione, di solito si nominava a succedergli l'optio, anche sul campo stesso, con la formula immediata del "optio ad spem ordinis" di cui però ignoriamo il testo.
Si sa che il centurione lo adoperava in svariatissimi compiti assegnati a lui stesso, che andavano dal tenere sempre aggiornati gli incarichi e i servizi quotidiani al controllare l’effettiva disponibilità della forza-uomini.

L’optio era inoltre responsabile delle consegne quotidiane per cui portava al cinturone unta piccola tasca dove teneva le tavolette di cera con segnate le parole d’ordine, gli incarichi , i servizi, l’ordine del giorno.

Questi veniva scelto personalmente dal centurione che poteva designarlo a successore. Tuttavia, l'optio non può essere considerato un vero "secondo" del centurione, mentre lo erano il Tesserarius o il signifer o il bucinator., ma era più che altro un suo tuttofare.

L'optio viene raffigurato con un lungo bastone e un pomo in cima, con due grosse penne ai lati dell'elmo, con o senza cresta longitudinale. Essendo facilmente identificabili dal nemico in battaglia morivano in percentuale maggiore.

L’accoppiata centurione/optio era presente anche tra i reparti della guardia pretoriana. Potevano esserci un optio centuriae (vice comandante di una centuria), un optio equitem (vice di una truma di cavalleria), e un optio speculatorum (vice di un reparto di cavalleria della guardia).

Con lo stesso termine di optio si identificava anche nell'ambito del Genio militare, l'assistente del magister, a cui era affidato il compito di dirigere i laboratori/fabricae dove erano prodotte le armi o i mattoni delle legioni (tegulae), per la costruzione delle fortezze legionarie.



:::. L'AQUILIFER .:::

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
portatore dell'aquila romana
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


L'AQUILIFERè in effetti un signifer, perchè è "colui che porta l'aquila", il bene più grande delle legioni romane, quella che tutti i soldati dovevano proteggere anche a costo della vita.

L'aquila era infatti quanto di più prezioso aveva la legione e la sua perdita era considerata un'onta e una terribile disgrazia che andava pagata col sangue. L'Aquilifer era uno dei sotto-ufficiali chiamati principales e come tale aveva l'immunitas da molti servizi.

Difficilmente i romani perdevano le aquile, però accadde a Carre, dove trovò la morte il triumviro Marco Licinio Crasso e pure nella disfatta di Teutoburgo, quando vennero annientate tre legioni. Augusto nel primo caso e Germanico nel secondo si occuparono di far tornare in patria le aquile perdute, in entrambi i casi con grande pubblicità.

Gli aquiliferi venivano scelti tra i più forti e coraggiosi, per cui spesso si lanciavano avanti nelle battaglie, seguiti dai legionari terrorizzati all'idea di perdere l'aquila romana.

Se fosse accaduto tutta la legione sarebbe stata infamata per sempre ed i suoi soldati disprezzati ed esecrati da tutti i romani. Pe cui sovente gli aquiliferi, gettandosi contro il nemico portando l'insegna, trascinavano i compagni, capovolgendo una situazione critica.

Classico il primo sbarco di Cesare in Britannia, quando le sue truppe, intimorite dall'aspetto gigantesco dei nemici, si decisero a sbarcare a terra per proteggere l'aquilifero che da solo era sceso a terra correndo contro i nemici.



.::: SIGNIFER :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
portatore dell'insegna della legione
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il SIGNIFERè colui che porta le insegne (signa), costituite, in genere, da oggetti metallici con simboli magici, religiosi, o onorifici, montati su aste alzate e tenute in mano dai portatori di insegna in modo che siano ben visibili. Il signifer fa parte dei sotto-ufficiali chiamati principales.

Questi ha un ruolo molto importante nelle battaglie, perchè è il punto di riferimento visibile ai soldati, per restare uniti e condurre l'attacco, però, per la stessa ragione, è però un bersaglio molto ambito dai nemici, tanto che al termine delle battaglie si contano i signa sottratti alle armate romane. Farsi sottrarre le insegne è un disonore.

Cesare sceglie infatti come signiferi i migliori nel combattimento, nel carisma e nella forza fisica, e sceglie anche gli "antesignani", truppe leggere d'elite nell'avanguardia di una legione, addestrati per combattere al di fuori della formazione da battaglia della fanteria pesante. Antesignani (ante-signa) sono "quelli prima dello stendardo", e infatti difendono i signiferi ponendosi di fronte al nemico a protezione delle insegne. 

Polibio scrive che al tempo della II guerra punica vi sono due signiferi per ciascun manipolo, tra i più forti e valorosi, scelti dal centurio prior. Essi sono immunes, cioè esenti da altri servizi, ma hanno, a partire da Augusto. una funzione amministrativa per il controllo dell'aerarium militare nei forti ausiliari permanenti (castra stativa).

Per l'importanza che l'insegna aveva all'interno dell'unità militare, tanto che la perdita dell'aquila era un gravissimo disonore che poteva portare allo scioglimento di una legione, il signifer era un soldato di particolare valore e coraggio, schierato nelle prime file con il compito di "resistere" a tutti i costi alla posizione assegnata.

Le insegne potevano essere di molti tipi e la più comune era quella che identificava la coorte, il manipolo o la centuria. Il tipo di insegna più preziosa e più famosa è l'aquila, di solito una per legione. Il signifer, e colui che la portava, l'Aquilifer, era insignito di un grande onore e di una grande responsabilità.

Il signifer era munito di parma o parmula, un piccolo scudo rotondo, e una pelle di animale che gli copriva il capo e le spalle, con o senza elmo.

Non si sa se ci siano regole sull'animale da usare; nelle raffigurazioni compaiono leoni, leopardi, orsi e lupi, dei luoghi adiacenti. Faceva parte dell'onore del signifer indossare la pelle dell'animale da lui stesso cacciato. Numerose le raffigurazioni di signifer pretoriani coperti con pelli di leoni, mentre per i legionari le pellicce sono di lupi ed orsi, forse a scelta.



.::: VEXILLIFER :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
portatore dell'insegna di una o più vexillationes
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il VEXILLIFER era un portatore di insegne, come il Signifer, che portava un drappo rosso chiamato vexillum con su cucite il nome della legione, il simbolo e il numero.

Ogni legione ne aveva uno. Era caratterizzato, come per gli altri porta insegne, da una pelle di animale sul suo elmo ed uno scudo tondo detto parmula.

Tuttavia il vexillifer identificava anche una vexillatio legionaria, ovvero un distaccamento legionario quando, per non lasciare sguarnita la fortezza legionaria lungo il limes romano, solo una parte della legione romana partecipava ad una campagna militare.

Si suppone che fosse presente anche all'interno delle unità ausiliarie, ma non ce ne sono le prove.

Essere un vessillifero era un grande onore e richiedeva un grande coraggio, perchè i nemici di Roma ormai sapevano che la caduta del vessillo comportava una grossa caduta di coraggio da parte dei legionari.

Le insegne per i romani erano sacre, un po' perchè erano superstiziosi, un po' perchè nell'addestramento gli avevano inculcato l'importanza delle insegne da difendere a costo della vita.

Un po' pure perchè il popolo romano aveva grande rispetto per i legionari e un vessillifero ne raccoglieva ancora di più.
Ma un vessillifero che si faceva rubare le insegne era al contrario un uomo che aveva perduto l'onore, e i suoi concittadini glielo facevano capire chiaramente.



.::: L'IMAGINIFER :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
portatore dell'insegna di una o più vexillationes
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


L'IMAGINIFER era colui che portava l'imago (immagine) dell'imperatore. Questa carica venne aggiunta ai ranghi delle legioni quando il culto imperiale fu deciso durante il regno di Augusto.

L'imago era un ritratto tridimensionale fatto in metallo battuto. In genere l'immagine era dorata.
Era presente solo all'interno della principale coorte.

Perdere in battaglia l'immagine dell'imperatore era un'onta grave, verso l'imperatore e verso la legione, che peraltro difendeva strenuamente l'imaginifer e il suo prezioso fardello.

Tra l'altro, essendo l'imperatore divinizzato, si supponeva che il suo genio proteggesse le sue legioni, per cui perdere l'insegna era come perdere una parte importante della protezione divina.

Poichè gli uomini stavano sempre accanto ai portatori di insegne per difendere quest'ultime, era importante che l'imaginifer, come gli altri portatori di insegne, fosse un uomo coraggioso e valoroso, altrimenti si sarebbe tenuto lontano dalle prime file.

Invece un imaginifer coraggioso si lanciava nelle prime file dove impazzava la battaglia e i legionari
erano costretti a seguirlo, loro volta con un atto di coraggio.

Per questo l'imaginifer, come gli altri portatori di insegne, veniva scelto tra gli uomini più valorosi e beneficiava di uno stipendio migliore rispetto ai comuni legionari.



.::: CORNICULARIS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
amministrazione e archivi
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il CORNICULARIUS (pl.cornicularii) era un soldato posto a capo dell'ufficio amministrativo, che si occupava dell'amministrazione e dell'archiviazione dei documenti legionari, ausiliari, della guardia pretoriana o della marina militare. Era uno dei principales duplicarii. Il nome deriverebbe da due piccole corna che aveva poste sull'elmo.

Sappiamo di cinque posizioni che occupava all'interno degli uffici amministrativi con cinque differenti livelli:
- Cornicularius centuriae o cornicularius centurionis principis: curava l'amministrazione di una centuria sia all'interno di una legione romana sia delle truppe ausiliarie;
- Cornicularius tribuni: a capo dell'ufficio di una singola coorte legionaria o ausiliaria;
- Cornicularius praefecti: agli ordini del prefetto del pretorio, di quello dei vigili, di quelli della flotta di Miseno e Ravenna, di una coorte ausiliaria o di un'intera legione;
- Cornicularius praesidis o cornicularius procuratori Augusti: agli ordini di un procurator Augusti provinciale;
- Cornicularius legati legionis: agli ordini di un legatus legionis;
- Cornicularius legati pro praetore legionis o cornicularius consularis: agli ordini del legatus Augusti pro praetore, e quindi a capo di almeno una legione.
- Sembra venisse utilizzato anche come commissario di bordo o tesoriere.

Il cornicularius, in qualità di sottufficiale, poteva accedere al grado superiore di ufficiale dell'esercito, come decurione di un'Ala di cavalleria/coorte equitata o come centurione legionario. Un'iscrizione riporta che un cornicularius era stato in precedenza beneficiarius sesquiplicarius, poi promosso al grado di optio.



.::: CAMPIDOCTOR :::.


Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansioni
addestratore delle truppe al combattimento
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il CAMPIDOCTOR detto anche Magister Campi ed a volte chiamato Exercitator, era un milite dell'esercito altamente specializzato. Si trattava di colui che doveva addestrare le truppe, in genere si trattava di un centurione, spesso di una coorte pretoriana degli equites singulares.

Dalle epigrafie si è rilevato che è presente un campidoctor anche in numerose truppe ausiliarie.

Questa sua specifica funzione che lo classificava tra i principales e pure tra gli immunes, richiedeva una grande forza e resistenza fisica per mostrare ai soldati quel che dovevano fare, per combattere con loro per la dimostrazione e per resistere a lungo per poter addestrare più soldati possibile.

Inoltre doveva conoscere tutte le accortezze e i segreti del buon combattimento, sia nell'attacco che nella difesa. Questa figura militare esisteva ancora al tempo di Ammiano Marcellino (metà del IV sec.)



.::: MEDICUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 450 denari annui
Sotto Domiziano - 600 denari annui
Sotto Settimio S. - 900 denari annui
Sotto Caracalla - 1350 denari annui
Sotto Massimino T. - 2700 denari annui
Mansione
medico e chirurgo
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Tito Livio narra che i feriti nelle battaglie venivano portati nei villaggi nei pressi della zone di guerra per essere curati. Era fondamentale intervenire per tempo a curare le infezioni provocate nello scontro con mezzi e cure adeguate, per evitare le perdite di vite umane.

Con Giulio Cesare comparvero i primi medici sul campo e con la riforma dell'esercito di Augusto vennero introdotti i medici militari che avevano ricevuto, al contrario di quelli civili, una specifica formazione. Era, inoltre, di importanza basilare per avere una buona condizione generale dei soldati, che gli accampamenti permanenti (castra stativa) fossero posti nei pressi di corsi d'acqua, lontani però da zone malsane, come le paludi malariche o in regioni aride, non ombreggiate da alberi, o con difficoltà negli approvvigionamenti. 

All'interno di ciascun castrum legionario o ausiliario venivano pertanto edificati gli ospedali militari (valetudinarium).

L'esercito romano teneva alla salute dei propri uomini, sia perchè erano soprattutto romani, sia perchè il loro addestramento era costato e la loro esperienza era un valore. Pertanto avevano un sofisticato servizio medico, basato sulle migliori conoscenze mediche del mondo antico. L'esercito romano aveva, pertanto, medici altamente qualificati, in possesso di un enorme esperienza pratica.

Anche se la loro conoscenza era del tutto empirica, non analitica, le loro pratiche erano rigorosamente controllate e testate sui campi di battaglia e quindi più efficaci di quelle disponibili per la maggior parte degli eserciti fino a prima del XIX sec..

Sul campo di battaglia, medici e inservienti stavano dietro le prime linee, per curare i soldati feriti sul posto. Utilizzando una vasta gamma di sofisticati strumenti chirurgici, i medici dovevano rimuovere con grande tempismo, frecce, lance e dardi, pulire e disinfettare le ferite con acqua pulita, e medicare applicando punti di sutura, anche distribuendo vino o birra. Gli inservienti, infine, dovevano bendare le ferite. Era importante la velocità nella pulizia, chiusura e bendaggio della ferita, onde prevenire un'infezione che potesse degenerare in cancrena.



.::: EQUITES :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 262 denari annui
Sotto Domiziano - 350 denari annui
Sotto Settimio S. - 525 denari annui
Sotto Caracalla - 787 denari annui
Sotto Massimino T. - 1575 denari annui
Mansioni
combattenti a cavallo
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Gli EQUITES (eques, pl. equites; "cavalieri") erano un ordine sociale e militare basato sul censo.

- Durante l'età regia e nella I repubblica romana, gli equites erano soldati a cavallo la cui creazione era attribuita a Romolo, il quale fece eleggere dalla curia 300 cavalieri, divisi in tre centuriae, una centuria per ognuna delle Gentes originarie, e cioè Ramnes, Tities e Luceres.

- Tullo Ostilio, III re di Roma, aggiunse a questi dieci turmae di Albani, raggiungendo i 600 cavalieri. Tuttavia, il numero delle centurie non era aumentato, così che ogni centuria era composta da 200 uomini.

- Tarquinio Prisco raddoppiò invece il numero di equites, creando nuove centurie.

- Servio Tullio, con i Comitia centuriata, riorganizzò l'esercito gli equites, formando dodici nuove centurie ex primoribus civitatis, composte dai cittadini più ricchi, e in più altre sei centurie dalle tre originarie create da Romolo, di origine patrizia, per un totale di diciotto centurie e cioè 3600 equites.

Cicerone sostiene che l'organizzazione degli equites non fosse cambiata dai tempi di Tarquinio Prisco ai suoi. Gli equites ricevevano dallo stato un cavallo, "equus publicus", oppure l'"Aes equestre", di 1.000 assi, per acquistarne uno, più l'Aes hordearium, cioèi 200 assi per il suo mantenimento.

Livio riferisce che nell'assedio di Veio, alcuni cittadini benestanti ma non equites, si arruolarono volontari con un cavallo preso a loro spese e lo stato li ripagò con una somma per aver servito con i propri cavalli. Così gli equites si distinsero in equites equo publico, ed equites Romani. (volontari).

I soldati di fanteria avevano iniziato a ricevere una paga da pochi anni; la paga dei nuovi equites venne stabilita nel triplo.


Periodo repubblicano

Era compito dei censori organizzare una Equitum Recognitio, nel Foro, in cui gli equites si schieravano in ordine, e ognuno, chiamato per nome, doveva sfilare a piedi davanti ai censori, i quali potevano giudicare l'equipaggiamento incompleto, o il cavaliere indegno, e sequestrargli il cavallo, obbligandolo a rifondere le spese del mantenimento allo stato. Oppure potevano retrogradarlo ad aerarius, cioè un soldato stipendiato di fanteria, o potevano assegnare l'equus publicus a un cavaliere che aveva finora servito con un cavallo a sue spese e si era dimostrato valoroso.

In questa rivista, gli equites che volevano ritirarsi dal servizio, o avevano passato i limiti di età facevano davanti ai censori un resoconto delle campagne cui avevano partecipato e delle azioni compiute, ed erano congedati con onore o disonore.

Nel periodo repubblicano gli equites furono un corpo militare ma pure una classe di censo dei cittadini. Vi erano altre occasioni ufficiali in cui gli equites si mostravano al pubblico in tempo di pace. Livio narra che nel 304 a.c. i censori Quinto Fabio Massimo Rulliano e Publio Decio Mure, veterani ed eroi delle guerre sannitiche istituirono l'Equitum Transvectio, che si teneva alle Idi di Quintilis.

Tutti gli equites, coronati con rami di ulivo, indossando la trabea e i riconoscimenti in battaglia, componevano una processione dal tempio di Marte, nel Campo Marzio fuori le mura, entrando in città, passando per il Foro, fermandosi davanti al Tempio dei Dioscuri, tra le acclamazioni del popolo.

- Nel 123 a.c. la Lex Sempronia, di Gaio Sempronio Gracco, introduceva l'Ordo Equestris, stabilendo che i giudici dovessero essere scelti tra i cittadini di censo equestre, tra i trenta e i sessant'anni, essere o essere stato un eques, o comunque avere il denaro per acquistare e mantenere un cavallo, e non essere un senatore.

- Con le riforme di Gaio Mario, la presenza di nullatenenti nell'esercito minò un pochino l'identificazione degli equitesi. Inoltre vennero arruolate le truppe di cavalleria ausiliarie italiche.

- Con Silla, nell'80 a.c., agli equites venne proibito di divenire giudici attraverso la Lex Aurelia. Gli equites divennero pubblicani, cioè esattori delle imposte. Durante il consolato di Cicerone, gli equites ebbero parte attiva nel sopprimere la congiura di Catilina, acquistando un maggior potere. Da allora divennero il terzo corpo dello stato, insieme a patrizi e plebei, al punto che dopo il Senatus PopolusQue Romanus aggiunsero et Equestris Ordo.

Nel 63 a.c., con la Lex Roscia Othonis, il tribuno della plebe Lucio Roscio ottenne per gli appartenenti all'ordo equestris il privilegio di sedere nei primi quattordici posti davanti all'orchestra. Altre leggi restituirono all'ordo equestris le prerogative che Silla aveva loro tolto; venne dato loro il diritto di vestire il Clavus Angustus o angusticlavio, e il privilegio di indossare un anello d'oro, prima ristretto ai soli equites equo publico.


Riforma augustea e impero romano

In quest'epoca il numero di equites ammessi nell'ordo equestris aumentò, mantenendo come criterio soltanto il censo, poiché i censori non indagarono più sulle radici familiari, che dovevano essere illustri, per decretare l'ammissione all'ordo. I cavalieri si sentirono degradati.

Augusto nel 29 a.c. assunse la praefectura morum, ripristinò la tradizione dell'equitum recognitio e dell'equitum transvectio, per un ritorno alla tradizione. Quindi  formò una nuova classe di equites che dovevano avere il censo di un senatore, e nascita da libero almeno fino al nonno; venne permesso loro di indossare il latus clavius e l'importante possibilità di eleggere tra le sue fila sia i tribuni della plebe che i senatori.

Augusto restituì prestigio all'ordo equestris ed ebbe un ottimo rapporto con i cavalieri, tanto che gli stessi spontaneamente e di comune accordo, celebrarono ogni anno la data della sua nascita, per due giorni consecutivi.

Questa nuova classe di equites venne distinta dalla precedente con il titolo di Illustres equiti Romani. il che fece diminuire la già scarsa considerazione per gli equites che non erano anche viri illustres. Al termine della loro magistratura in senato, veniva proposto se rimanere nella classe senatoria o ritornare in quella equestre.

Claudio poi stabilì:
Per le carriere militari: 
  1. prefetto di coorte, 
  2. tribuno angusticlavio di legione, 
  3. triplo tribunato a Roma (vigili, coorti urbane, coorti pretorie) 
  4. prefetto d'ala.
Procuratele: 
  1. di carattere palatino (uffici di Roma) e di diversa natura, 
  2. cancelleresco o tributario (es. a studiis, ab epistulis, XX hereditatium), 
  3. finanziario provinciale (di maggior rango in province con più di una legione) 
  4. presidiale (di maggior rango in province con più auxilia);
Prefetture: 
  1. di flotta, 
  2. dei vigili, 
  3. dell'annona, 
  4. d'Egitto, del pretorio; 
  5. tali prefetture costituivano il cosiddetto Fastigium equestre, cioè l'apice della carriera di un cavaliere;
Sacerdozi:
La carriera equestre, successiva alle milizie, giungeva alle procuratele. Esse erano divise secondo il compenso annuo, derivante dall'importanza della carica, in: 
LX (sexagenariae), che corrispondevano allo stipendio annuo percepito: 60.000,
C (centenariae), 
CC (ducenariae), 
CCC (tricenariae),  100.000, 200.000 o 300.000 sesterzi.

- Sotto Tiberio, si inasprirono le regole per l'appartenenza agli illustres, proibendo di indossare un anello d'oro che indicasse lo status di equites. Queste limitazioni caddero col tempo, allo stesso modo in cui decadde l'importanza degli equites.
A partire circa dal II secolo d.c. si stabilì una gerarchia delle cariche equestri, introducendo i titoli di: - vir eminentissimus, 
- vir perfectissimus, 
- vir egregius, 
- vir splendidus.


Tardo Impero

Dopo Diocleziano, gli equites ebbero solo il ruolo di guardia cittadina, sotto il comando del Praefectus Vigilum; ma mantennero, fino al tempo di Valente e Valentiniano il secondo grado in città e l'esenzione dalle pene corporali.



.::: CENTURION :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 3375 denari annui
Sotto Domiziano - 4500 denari annui
Sotto Settimio S. - 6750 denari annui
Sotto Caracalla - 10125 denari annui
Sotto Massimino T. - 20250 denari annui
Mansioni
comandante della centuria
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il CENTURIONE (centurio) era il comandante di una centuria.

« ...i centurioni devono essere, non tanto uomini audaci e sprezzanti del pericolo, quanto invece in grado di comandare, tenaci e calmi, che inoltre, non muovano all'attacco quando la situazione è incerta, né si gettino nel pieno della battaglia, ma al contrario sappiano resistere anche se incalzati e vinti, e siano pronti a morire sul campo di battaglia.»
(Polibio, VI, 24.9.)

Ogni centurione comandava una centuria, che era l'unità di base della legione, che raccoglieva dagli 80 a 100 e fino a 160 uomini. Le centurie erano associate a due a due per formare i manipoli, in ognuno dei quali i due centurioni erano detti prior e posterior. Secondo Polibio sulla base dello schieramento di fronte al nemico (prima o seconda fila). C'era una gerarchia tra i due, però il centurione posterior poteva sostituire il prior in caso di necessità:

« ..non si può sapere come si comporti un comandante o cosa possa succedergli, e comunque, le necessità della guerra non ammettono scuse, essi hanno come obbiettivo che il manipolo non rimanga mai senza un comandante. »

Quando erano presenti entrambi i centurioni, quello che era stato eletto per primo comandava la parte destra del manipolo, mentre il secondo comandava la parte sinistra. Se invece non erano presenti entrambi, il solo rimasto era a capo dell'intero manipolo.


Il Grado

Il grado più elevato fra i centurioni di una legione era quello del centurione del primo manipolo della prima coorte, detto primus pilus, l'unico dei centurioni ad accedere al gabinetto di guerra di una legione. Secondo Polibio, al tempo della II guerra punica, il centurione che era stato scelto per primo, per ciascuna delle prime tre classi, entrava a far parte del consiglio militare.

Con la riforma augustea dell'esercito romano, a partire dal grado più alto si aveva:


Cohors I, primi ordinesPrimus pilus priorPrimus princeps priorPrimus hastatus prior(non c'era)Primus princeps posteriorPrimus hastatus posterior
Cohors II, secundi ordinesSecundus pilus priorSecundus princeps priorSecundus hastatus priorSecundus pilus posteriorSecundus princeps posteriorSecundus hastatus posterior
Cohors III, tertii ordinesTertius pilus priorTertius princeps priorTertius hastatus priorTertius pilus posteriorTertius princeps posteriorTertius hastatus posterior
Cohors IIII, quarti ordinesQuartus pilus priorQuartus princeps priorQuartus hastatus priorQuartus pilus posteriorQuartus princeps posteriorQuartus hastatus posterior
Cohors V, quinti ordinesQuintus pilus priorQuintus princeps priorQuintus hastatus priorQuintus pilus posteriorQuintus princeps posteriorQuintus hastatus posterior
Cohors VI, sexti ordinesSextus pilus priorSextus princeps priorSextus hastatus priorSextus pilus posteriorSextus princeps posteriorSextus hastatus posterior
Cohors VII, septimi ordinesSeptimus pilus priorSeptimus princeps priorSeptimus hastatus priorSeptimus pilus posteriorSeptimus princeps posteriorSeptimus hastatus posterior
Cohors VIII, octavi ordinesOctavus pilus priorOctavus princeps priorOctavus hastatus priorOctavus pilus posteriorOctavus princeps posteriorOctavus hastatus posterior
Cohors VIIII, noni ordinesNonus pilus priorNonus princeps priorNonus hastatus priorNonus pilus posteriorNonus princeps posteriorNonus hastatus posterior
Cohors X, decimi ordinesDecimus pilus priorDecimus princeps priorDecimus hastatus priorDecimus pilus posteriorDecimus princeps posteriorDecimus hastatus posterior

Molto spesso il centurione non proveniva dagli ordini inferiori, in quanto i giovani aristocratici venivano messi a capo di centurie senza alcuna esperienza bellica. L'efficienza dell'organizzazione militare romana, garantita da una scuola militare di altissimo livello, era in grado di dare strumenti teorici sufficienti per servire in una legione addirittura come tribuno senza alcuna esperienza.


Altri tipi di centurione furono:

- il trecenario, correlato alla guardia pretoriana,
- il decurione equivalente al centurione, ma al comando di unità di cavalleria
- il centurio classiarius istituito dalla riforma augustea
- il comandante di una nave della marina militare con cento miles classiarii (dopo il 70), equiparabile ad un centurione "di terra" anche in funzione del cursus honorum, e poteva comandare una trireme.

I centurioni romani erano sempre  in prima linea, per dare dimostrazione del proprio coraggio ed impeto ai propri soldati, ai fini del buon esito della battaglia, almeno dai tempi delle guerre puniche. I centurioni, infatti, erano posizionati sulla destra dello schieramento manipolare, più tardi coortale. Posizione molto rischiosa, tanto che dopo le più dure battaglie, numerosi erano i centurioni caduti.


Cesare nel De bello Gallico:

« C'erano in quella legione due centurioni, uomini di grandissimo valore, ormai prossimi al grado più elevato, Tito Pullo e Lucio Voreno. Entrambi erano continuamente in gara per chi avrebbe primeggiato rispetto all'altro, ed ogni anno gareggiavano attraverso combattimenti per la carriera.
Pullo, nel momento in cui il combattimento lungo le fortificazioni si stava dimostrando più duro, disse: "Che aspetti Voreno? Quale promozione credi di ricevere per il tuo valore? Questo giorno deciderà le nostre contese".

Detto ciò uscì fuori dalla linea fortificata e caricò il nemico in quella parte dello schieramento che sembrava più fitta. Allora anche Voreno non si trattenne al riparo delle fortificazioni e temendo il giudizio dei suoi soldati, lo segue. A breve distanza dal nemico Pullo lancia il suo pilum e trafigge un Gallo, che si era staccato dal grosso dello schieramento e correva in avanti. I nemici, mentre proteggevano con gli scudi il compagno, colpito a morte e caduto a terra, tutti insieme gettano i loro giavellotti contro il centurione, impedendogli di arretrare. Lo scudo di Pullo è trapassato e nel balteus si configge un'asta. Questo colpo sposta il fodero del gladio e Pullo, mentre con la mano destra cerca di sfoderare il gladio, viene impedito, tanto che i nemici lo circondano. Corre in suo aiuto, l'avversario Voreno e lo aiuta nella difficoltà. Tutti i nemici allora si scagliano prontamente contro Voreno, lasciando perdere Pullo, credendolo colpito dal giavellotto (pilum).

Voreno combatte un corpo a corpo con il gladio, ne uccide uno e fa arretrare gli altri. Mentre li incalza con ardore, cade scivolando su una buca. A sua volta è Voreno che viene circondato e tocca a Pullo prestargli aiuto. Poi tutti e due incolumi, dopo aver ucciso numerosi nemici, si ritirano verso le fortificazioni con grande gloria. Così la fortuna trattò entrambi nella contesa e nel combattimento, i quali, seppure avversari, si soccorsero l'un l'altro e si salvarono. E non fu possibile scegliere quale dei due fosse superiore all'altro per valore.
»

(Cesare, De bello Gallico V.44.)


Come si apprende dalle sculture, spesso il centurione portava il gladio a sinistra invece che a destra come gli altri legionari, il che indica che di norma non avessero scudo. Il centurione si distingueva per la cresta sull'elmo era disposta trasversalmente (Crista Transversa), contrariamente ai soldati  che la portavano in senso longitudinale, affinché i suoi legionari lo potessero individuare. In genere indossavano: schinieri, lorica squamata o musculata, calcei e pterugi.

Molti dei centurioni, sebbene la normale ferma militare (honesta missio) durasse non più di 20 anni fin dai tempi di Augusto, rimasero in servizio fino a 30-35 anni ed in un caso particolare, raccontato da un'epigrafe, si tramanda che un centurione di nome Lucius Maximius Gaetulicus, percepì fino a 57 annualità.

Il trattamento economico era poi particolarmente favorevole rispetto ai suoi sottoposti, oltre a beneficiare di un proprio alloggio, ed essere esentato dal tributo della vacatio munerum, imposto ai legionari che volevano essere esentati da servizi particolarmente pesanti. Il centurione, all'apice della carriera, raggiunto il grado di primus pilus, poteva infine aspirare ad avere uno stipendium tra le venti e le trenta volte (in rari casi fino a sessanta volte) superiore a quello di un normale legionario.

Il segno di comando del centurione, è il Vitis, ovvero il Bacillum Viteum, simbolo dell'autorità e strumento punitivo, costituito da un bastone di legno di vite, elastico e nodoso per infliggere più sofferenza.


Tardo impero

Con la riforma di Costantino e dei suoi successori la legione si trasformò progressivamente in una unità tattica più piccola e sembra che non fosse più articolata in coorti. 

Con le coorti scomparve il grado di centurione, sostituito dal centenarius degli eserciti tardo-imperiali. La riforma costantiniana non toccò però tutte le unità; almeno alcune legioni limitanee sembra abbiano mantenuto una organizzazione simile a quella classica e si hanno accenni a figure di centurioni addirittura nelle legioni limitanee dell'Egitto bizantino dell'inizio del VII sec.



.::: PRIMUS PILUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 13500 denari annui
Sotto Domiziano - 18000 denari annui
Sotto Settimio S. - 27000 denari annui
Sotto Caracalla - 40500 denari annui
Sotto Massimino T. - 81000 denari annui
Mansioni
capo di tutti i centurioni
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Primus Pilus, o Primipilus) era il titolo del primo Centurione della legione, ovvero il capo di tutti i centurioni.

Spesso il termine primus pilus è stato tradotto come prima lancia, ma il termine pilus non riguarda il temine pilum (lancia) bensì la posizione all'interno degli schieramenti in battaglia.

Il primus pilus era l'unico tra tutti i gradi interni alla legione che potesse essere equiparato al grado attuale di ufficiale, ed era a capo della prima centuria della prima coorte.

In genere adiva al grado
un ufficiale anziano che aveva acquisito molti meriti sul campo. In casi o in epoche eccezionali però la carica poteva essere concessa d'autorità, ovvero senza meriti, ma come carriera politica prima ancora che militare.

Non si conoscono gli esatti ruoli del primus pilus, né i suoi effettivi poteri all'interno alla legione. Per la maggior parte degli studiosi il primus pilus era l'ultimo tra gli ufficiali (legati, prefetti e tribuni), e il suo ruolo diventava effettivo solamente in battaglia, comandando la prima centuria.

Va tuttavia ricordato il ruolo che la prima coorte aveva in seno alla legione rappresentando la coorte fidata del comandante e quindi una sorta di guardia speciale.

Chi era stato primipilo veniva chiamato primipilare e veniva iscritto dopo il congedo all'ordine equestre e poteva aspirare alla pretura.



.::: PRAEFECTUS CASTRORUM :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 15000 denari annui
Sotto Domiziano - 20000 denari annui
Sotto Settimio S. - 30000 denari annui
Sotto Caracalla - 45000 denari annui
Sotto Massimino T. - 90000 denari annui
Mansioni
sovraintendente al castro
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il castro era l'accampamento fortificato dove risiedeva una legione dell'esercito romano. La sua struttura interna è identica a quella delle città: strade perpendicolari tra loro che formano uno reticolato di quadrilateri.

Tra le strade, se ne distinguono due per importanza: il "cardo massimo" (cardo maximus) e il "decumano massimo" (decumanus maximus), che si incrociano in corrispondenza del praetorium (l'alloggio del comandante) e che conducono alle quattro porte dell'accampamento.

Il Prefetto del castro è il soprintendente del campo, ma in assenza del Legatus e del primo tribuno diventava comandante della legione.

La carica fu istituita nel 2 a.c., per volere di Augusto, come comandante della Guardia pretoriana, e poteva essere ricoperta solo da membri dell’ ordine equestre.

In età giulio-claudia, la prefettura del pretorio divenne, grazie alla vicinanza con la persona dell’ imperatore, il massimo incarico per un membro del ceto equestre. Già con Tiberio, il prefetto del pretorio era in primis un comandante militare delle 9 coorti pretorie stanziate nell’ Urbe.

Oltre alla protezione dell’ imperatore, che seguiva sempre anche fuori da Roma, il prefetto del pretorio fu più volte a capo delle proprie forze anche in battaglie campali.

Il prefetto del pretorio, ciononostante, ebbe già a partire dall’ età giulio-claudia una delega di funzioni civili e soprattutto giudiziarie. In sostanza, il prefetto del pretorio divenne con il tempo il capo della cancelleria palatina.



.::: PRAEFECTUS COHORTIS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 3375 denari annui
Sotto Domiziano - 4500 denari annui
Sotto Settimio S. - 6750 denari annui
Sotto Caracalla - 10125 denari annui
Sotto Massimino T. - 20250 denari annui
Mansioni
comando di un corte ausiliaria
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il Prefetto di corte era il comandante di una coorte ausiliaria dell'esercito romano di 500 uomini (quingenaria). Esso poteva distinguersi in praefectus cohortis peditatae (fanti) al comando di una coorte peditata o in praefectus cohortis equitatae al comando di una coorte equitata (cavalieri) ed in entrambi i casi era posto sotto il comando del più vicino legatus legionis.

Di solito il grado di prefetto veniva assegnato ai primus pilus provenienti dalle legioni, ma non di grado senatorio, perchè vi si accedeva infatti in un percorso di carriera dell'ordine equestre (cursus honorum).

La carriera di un equestre partiva dal prefetto di coorte e poteva accedere a tres militiae e talvolta anche quattro. Il livello successivo era il tribunus cohortis di unità ausiliarie peditatae o equitatae di 1.000 uomini (milliariae) (chiamato anche praefectus cohortis milliariae) oppure quello di tribuno angusticlavio di legione di rango equestre.

Fino all'abolizione della legazione di legione sotto Gallieno (218-268), non si poteva giungere al comando della legione nè divenire tribuno laticlavio. Al massimo si diventava praefectus alae, prima quingenaria poi milliaria.

Alcuni studiosi propendono per attribuire alla carica di praefectus fabrum un ulteriore quarto grado nella carriera equestre, anche se essa deve considerarsi, in realtà, il grado iniziale (propedeutico alla carriera militare vera e propria), ricoperto da giovani magistrati municipali o centurioni in fieri.

Elenco delle cohorti:

- Cohors alaria - unità di alleati o ausiliari.
- Cohors classica - unità ausiliaria di marinai e navigatori.
- Cohors equitata, quingenaria o milliaria - mista di fanteria e cavalleri, con 500 o 1000 soldati.
- Cohors Germanorum - guardia del corpo imperiale reclutata in Germania.
- Cohors palatina - unità alleati a cavallo per guardia pretoria durante la tetrarchia.
- Cohors peditata, quingenaria o milliaria - appiedata, quindi di soli fanti, di 500 o 1000 soldati.
- Cohors praetoria - guardia del corpo dell'imperatore, servizi segreti.
- Cohors speculatorum - unità di Marco Antonio con esploratori.
- Cohors togata - pretoriani in veste civile che pattugliavano il ponerium (armi proibite)
- Cohors torquata - unità di soldati decorati con torques per valore militare.
- Cohors tumultuaria - unità ausiliaria irregolare.
- Cohors urbana - polizia militare che pattugiava le vie dell'urbe.
- Cohors vigilum - polizia urbana per spegnere incendi o sedare tumulti.
- Cohors sagittaria - che univa fanteria e arcieri.



.::: PRAEFECTUS FABRUM :::.

Stipendio: - ?
Mansione
Coordinatore dei lavoratori
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero



Il Praefectus fabrum fu, almeno fino al II secolo a.c., uno dei responsabili tra gli ufficiali di campo , operante nelle legioni ma non nelle truppe ausiliarie, che doveva comandare e coordinare il genio militare. Sembra che l'incarico durò fino all'Imperatore Claudio.

Questi coordinava tutti i fabri, i tignarii, gli structores, i carpentarii ferrari, i costruttori di edifici e macchine d'assedio, i gromatici ("geometri" per la pendenza del campo da costruire), metatores (coloro che precedevano l'esercito e ne tracciavano i confini dell'accampamento), era a supporto degli alti ufficiali (dal legatus legionis, al tribunus laticlavius ed al praefectus castrorum) nel superamento di ostacoli materiali per raggiungere gli obiettivi militari prefissati.

L'ingegneria militare dell'antica Roma faceva parte della cultura militare del legionario, munito di gladio, un paio di giavellotti ed una pala da lavoro per costruire il campo di marcia a fine giornata, oltre a ponti, strade, armi da assedio, ed altro.

Un praefectus fabrum poteva poi ricoprire o aver ricoperto altri ruoli militari come: 
- centurione 
- primus pilus di legione, 
- tribunus militum sempre di legione, 
- praefectus castrorum, praefectus alae

fino ad accedere al tribunus militum della guardia pretoriana. Esso avviava alla carriera militare equestre (tres militiae), con le tre branche di praefectus cohortis, tribunus militum angusticlavium (uno dei cinque) e praefectus alae.



.::: PRAEFECTUS ALAE :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 11250 denari annui
Sotto Domiziano - 15000 denari annui
Sotto Settimio S. - 22500 denari annui
Sotto Caracalla - 33750 denari annui
Sotto Massimino T. - 67500 denari annui
Mansione
dirigeva una delle due ali di cavalleria
Obbligo di servizio
poteva restare in carica anche solo 3 o 4 anni


Il prefetto era un ufficiale sia della Repubblica romana che della Roma imperiale, e il prefetto d'ala era uno dei prefetti che in età imperiale dirigeva ciascuna delle due alae di cavalleria dell'esercito romano, grado istituito da Augusto. Le Ale, formate da combattenti a cavallo, rappresentavano i fianchi di uno schieramento militare (ala dextra e ala sinixtra), prima della battaglia.

Svetonio narra che Augusto concesse ai figli dei senatori, per avvezzarli agli affari della Res publica, di vestire con il laticlavio, poco dopo aver indossato la toga virile e di assistere alle sedute del Senato. 
Il lacticlavio era una striscia di porpora che veniva portata sulla spalla, fissata su una tunica bianca, e che cadeva avanti e dietro in senso verticale per la lunghezza della tunica stessa, essa costituiva un simbolo di inviolabilità. Ai cavalieri invece era riservato l'angusticlavio, una striscia di porpora uguale ma più stretta, anch'essa fissata su una tunica bianca, e che cadeva come l'altra avanti e dietro in senso verticale per la lunghezza della tunica.
La tunica laticlavia si portava discinta; durante lutti pubblici era deposta o sostituita con una tunica angusticlavia.

Ai figli dei senatori che, in seguito, avessero affrontato la carriera militare diede a possibilità di entrare sia nella legione con il grado di tribunus laticlavius, sia nelle truppe ausiliarie con il grado di praefectus alae. E poiché ritenne necessario che ciascun figlio maschio di senatore (non ancora entrato in Senato ed appartenente all'ordine equestre) dovesse affrontare la vita dell'accampamento militare, mise normalmente due ufficiali con il laticlavio al comando di ciascuna ala di cavalleria.

L'ala di cavalleria era composta inizialmente da :

- 500 armati (ala quingenaria),
- suddivisa in 16 turmae, di 32 uomini ciascuna
- comandate ciascuna da 16 decurioni (comandanti di una decuria cioè 10 cavalieri)
- per un totale di 512 cavalieri.

Fornivano alle legioni truppe di ricognizione e di inseguimento, oltre a costituire elemento d'urto sui fianchi dello schieramento nemico. Con la dinastia dei Flavi, le ali vennero trasformate in alcuni casi in milliariae composte da:

- 1.000 armati
- suddivisi in 24 turmae, di 32 uomini ciascuna
- per un totale di 768 cavalieri.

Il comandante di un'ala, che in origini era un principe nativo appartenente alla tribù dell'unità ausiliaria, fu sostituito con un praefectus alae (denominato anche praefectus equitum) dell'ordine senatorio e/o equestre, che poteva restare in carica per un periodo di 3 o 4 anni, al termine del quale poteva accedere all'ordine senatoriale.



.::: 5 TRIBUNI ANGUSTICLAVII :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 18750 denari annui
Sotto Domiziano - 25000 denari annui
Sotto Settimio S. - 37500 denari annui
Sotto Caracalla - 56250 denari annui
Sotto Massimino T. - 112500 denari annui
Mansioni
compiti amministrativi e militari
Obbligo di servizio
20 anni durante la repubblica, 25 anni durante l'impero


Il tribuno angusticlavio faceva parte del gruppo di comando dei cinque tribuni della legione. L'appellativo angusticlavio derivava dalla fascia di porpora cucita sulla toga che ne rivelava l'appartenenza al gruppo equestre. L'angusticlavio è un segno di inviolabilità ma denuncia un ordine inferiore a quello senatorio che porta il lacticlavio, cioè tunica bianca con fascia di porpora più larga. Spesso questo tipo di alto ufficiale era già stato comandante di una cohors ausiliaria prima di passare alla legione.

Si tratterebbe di un militare del rango equestre, ma con poca autorità, ha il diritto di partecipare al consiglio di guerra dello stato maggiore, ma non ha potere in battaglia. In genere vengono affidati al legatus legionis (comandante di legione), mentre pochi altri vanno al seguito di un governatore provinciale, un magistrato insediato a capo dell'amministrazione di una provincia romana. Secondo Tacito i tribuni angusticlavi non si comportano in modo da onorare la loro carica, al contrario di suo suocero Agricola che non « approfittò della carica di tribuno e della scusante dell'inesperienza per godersi congedi e spassi».

Secondo altri studiosi invece, il tribuno angusticlavio, a differenza tribuno laticlavio, che si occupa della gestione amministrativa, ha un effettivo ruolo militare.
Infatti:

- durante il combattimento e la marcia guida due coorti per un totale di 1000 uomini
- ispeziona le sentinelle
- addestra le reclute
- assiste e controlla gli addestramenti
- partecipa al consiglio di guerra ed al tribunale legionario
- stila inoltre le liste dei soldati,
- conferisce permessi e licenze,
- sorveglia gli approvvigionamenti
- controlla l'ospedale da campo.
 
Marziale riporta che il colore preferito dai cavalieri fosse il rosso e mantello bianco bordato. Durante le parate ufficiali o trionfali i tribuni, come molti ufficiali indossano una lorica in lino molto raffinata ed elaborata. 
Nel suo armamento normale però indossa:

- una lorica anatomica in bronzo o cuoio duro bollito, fissata da ganci di bronzo su entrambi i lati, 
- con pterugi sia vicino alle spalle che al di sotto del bacino.
- sotto la lorica pone una tunica in lino "orlata" di porpora lunga fin quasi a coprire il ginocchio. 
- ai piedi calza corti stivali con risvolto, talvolta con orlatura di pelliccia di cucciolo di leone, 
- la daga, impreziosita da un importante "balteus" si appoggia sul fianco sinistro.
- una fascia sagomata purpurea sempre visibile sotto al suo petto ne indica la carica. 
- l'elmo, imponente e di gran scena, era spesso sormontato da una cresta colorata. Aveva le caratteristiche di un cimiero di tipo attico con visiera e paragnatidi spesso con vittorie alate o aquile con corona d'alloro sul becco. 
- al braccio di solito indossa un bracciale di ferro ornato d'oro o d'argento. 
- sul petto una spilla o una fibula, finemente lavorata,  fissava il mantello porporato.

Come molti ufficiali il tribuno angusticlavio deve mostrare al nemico la potente dotazione e la ricchezza del militare romano, comparata in genere alle poche possibilità dei guerrieri barbari, disordinati e disadorni. Faceva parte della tattica scenica che da un lato spiazzava i nemici, ma dall'altro dava un senso di superiorità e sicurezza a chi l'indossava.



.::: TRIBUNUS LATICLAVIUS :::.

Stipendio
Sotto Augusto - 30000 denari annui
Sotto Domiziano - 40000 denari annui
Sotto Settimio S. - 60000 denari annui
Sotto Caracalla - 90000 denari annui
Sotto Massimino T. - 180000 denari annui
Mansioni
imparare l'arte della guerra
Obbligo di servizio
2 o 3 anni


Il laticlàvio era una striscia di porpora che veniva portata sulla spalla, fissata su una tunica bianca, e che cadeva avanti e dietro in senso verticale per la lunghezza della tunica stessa. Ora il laticlavio (la striscia più larga) era riservata inizialmente ai senatori, mentre i cavalieri indossavano una tunica con una striscia di porpora più stretta, cioè l'angusticlavio.

Pertanto il tribuno laticlavio, carica di ordine senatoriale, era uno dei sei tribuni militari che prestavano servizio tanto nel periodo repubblicano che durante l'impero in ogni legione dell'esercito romano. La banda di porpora più larga evocava pertanto quella dei senatori e la loro inviolabilità.
La tunica laticlavia si portava discinta; durante lutti pubblici era deposta o sostituita con una tunica angusticlavia.

Questa carica costituiva il primo gradino del cursus honorum per le famiglie senatoriali. Svetonio narra che Augusto concesse ai figli dei senatori, per educarli agli affari di stato, di vestire con il laticlavio, poco dopo aver indossato la toga virile, e con quella di poter assistere alle sedute del Senato. 


L'adlectio

Questa procedura di conferire il lacticlavio era detta adlectio, e comportò non solo il conferimento del seggio in senato, ma anche l'attribuzione di una classe più elevata, grazie alla finzione che il personaggio nominato avesse rivestito una delle cariche che adivano a queste classi più elevate. L'adlectio nell'ordine senatorio consisteva quindi nella concessione del laticlavio, fatta dall'imperatore a chi per età o per condizione non avrebbe potuto entrare nel senato.

A coloro che poi avessero affrontato la carriera militare concesse di entrare sia nella legione con il grado di tribunus laticlavius, sia nelle truppe ausiliarie con il grado di praefectus alae. 

Ritenendo necessario che ciascun figlio di senatore dovesse affrontare la vita dell'accampamento militare, Augusto fece porre due ufficiali con il laticlavio al comando di ciascuna ala di cavalleria. Dato la riforma mariana dell'esercito romano, il tribuno lacticlavio si trovava come secondo in grado rispetto al "legatus legionis" (comandante di legione), e superiore degli altri cinque tribuni angusticlavi (dell'ordine equestre) e più tardi anche del praefectus castrorum.

Il tribuno laticlavio era  un giovane di circa vent'anni  appartenente alle più ricche famiglie romane, subordinato solo al legatus legionis. Dopo due o tre anni di questo incarico militare, normalmente il giovane tornava a Roma con la carica annuale di questore. 
Svetonio narra inoltre che Augusto:

« ..e anche durante le elezioni dei tribuni, nel caso non ci fosse un numero sufficiente di candidati tra i senatori, li prese tra i cavalieri romani, tanto poi da permettere loro, una volta scaduto il mandato, di rimanere nell'ordine che volessero.»
(Svetonio, Augustus, 40.)

La carica venne abolita in modo definitivo durante la crisi del III sec. Con Gallieno, i militari dell'ordine senatorio passarono in secondo grado rispetto all'ordine equestre, procedimento iniziato sotto Settimio Severo e che portò all'abolizione della figura del legatus Augusti pro praetore di rango pretorio. Con un editto infatti l'imperatore abrogò l'accesso dei senatori alla legazione di legione.



.::: LEGATUS LEGIONIS :::.

Stipendio: - ?
Mansioni
era sottoposto al comando supremo del legatus Augusti pro praetore
Obbligo di servizio:
dipendeva dalla nomina dell'imperatore


Il Legatus legionis era il comandante di una legione.
Fin dall'età Repubblicana, si designava con il termine legatus il comandante delegato da un console o un proconsole al comando di una legione di sua competenza. Cesare ne fece ampio uso durante tutta la campagna della Gallia.

A partire da Augusto, il titolo di legatus legionis venne concesso ai comandanti senatorii (ex pretori) di una legione in una provincia con uno stanziamento militare composto da più di una legione, tranne che in Egitto e in Mesopotamia dove le legioni erano comandate da un praefectus legionis di rango equestre. 

Il legatus legionis, che aveva un'età compresa tra i 25 ed i 35 anni ed aveva ricoperto in precedenza la carica di questore, edile o tribuno della plebe, era sottoposto al comando supremo del legatus Augusti pro praetore, di rango senatorio.

Qualora la provincia fosse difesa da una sola legione, il legatus Augusti pro praetore aveva anche il comando diretto della legione.

Il legatus legionis di rango senatorio scomparve a partire da Gallieno, il quale preferì affidare i comandi delle unità legionarie a dei duces scelti nell'ordine equestre al cui rango erano pertanto giunti dopo una lunga carriera militare.



.::: LEGATUS AUGUSTI PRO PRAETORE :::.

Stipendio: - ?
Mansioni
Governatore di una provincia imperiale
Obbligo di servizio

nessun limite


Il legatus Augusti pro praetore era il governatore di una provincia imperiale, era di rango senatorio ed aveva l'imperium (comando a cui non era lecito sottrarsi) delegato appunto da Augusto.  La carica venne istituita da Augusto nel 27 a.c., per assicurarsi il controllo sull'esercito, e Augusto pretese il mantenimento dell'imperium sulle provincie di frontiera, e di nuova acquisizione, nelle quali erano stanziate le legioni.

Col principato si insediarono due tipi di governatori provinciali: quelli che amministravano le province senatorie (il cui governatore veniva nominato esclusivamente dal senato) e quelli che amministravano province imperiali (il cui governatore era nominato unicamente dall'imperatore, in genere province di confine).  

Solo i proconsoli e i propretori erano classificabili come promagistrati (persone che agivano con l'autorità e la capacità di un magistrato, senza una funzione di magistero, eletti in seguito ad un senatus consultum)


I suoi compiti:

- Amministrava le finanze,
- era giudice supremo della provincia, avendo anche il diritto esclusivo di condannare a morte, tanto che questo genere di casi normalmente venivano portati al suo cospetto. Per appellarsi contro di lui era necessario recarsi a Roma e presentare il caso davanti al praetor urbanus, o all'imperatore, ed affrontare un costoso, ma anche raro, processo con scarse possibilità di successo.
- viaggiava in tutta la sua provincia ed amministrare la giustizia nelle città principali dove era richiesto il suo intervento.
- poteva comandare una forza militare, avendo a disposizione una o più legioni, o solo alcune unità di auxilia.
- poteva utilizzare le sue legioni contro organizzazioni criminali o ribelli, senza chiedere l'assenso dell'imperatore o del Senato.

Come il "procurator Augusti" ed il "praefectus Alexandreae et Aegypti", anche il "legatus Augusti pro praetore" era direttamente scelto dall'imperatore e non aveva limiti temporali al suo mandato.
Il praefectus Alexandreae et Aegypti era il titolo assegnato al governatore della provincia romana d'Egitto a partire dal 29 a.c., quando Augusto scelse per tale carica Gaio Cornelio Gallo.

Il prefetto, scelto direttamente dall'imperatore, a cui solo rendeva conto. agiva con l'autorità e la capacità di un magistrato, senza tuttavia averne la funzione. La promagistratura venne creata per avere sufficienti governatori nei territori d'oltremare, senza dover eleggere altri magistrati ogni anno. I promagistrati erano eletti in seguito ad un senatus consultum. 

La ricchezza e l'estensione dell'Egitto ne faceva una delle province più importanti e anche più pericolose dell'impero, tanto da affidarsi a un funzionario di stretta fiducia del Principe, ed esterno al ceto aristocratico senatorio. Questi aveva piena autorità in ambito civile, militare e giudiziario, ma non controllava le finanze provinciali, né si occupava del pagamento dell'esercito a cui provvedeva il procurator Augusti.
Secondo Cassio Dione (LIII, 13, 5-6), questa carica era fortemente militare, tanto che i legati, durante il mandato, erano tenuti a portare l'abbigliamento militare e la spada.



.::: PRAEFECTUS ALEXANDREAE ET AEGYTPI :::.

Stipendio: - ?
Mansioni
Sostituto dell'imperatore in taluni regioni
Obbligo di servizio
senza limiti


Il suo mandato conferiva, eccezionalmente nella categoria dei governatori equestri, (sino alla creazione della provincia di Mesopotamia sotto Settimio Severo), l'imperium militiae, ovvero il comando sulle legioni (all'inizio tre, poi dall'età di Adriano una). Augusto volle, appena rientrato a Roma dopo la vittoria su Marco Antonio nel 30/29 a.c., una legge con l'imperium di Ottaviano sulla provincia, da cui derivava l'imperium del prefetto con i poteri simili a quelli del proconsole repubblicano. Questi non era pertanto un magistrato, ma un sostituto dell'imperatore.

Il prefetto non aveva imperium proprio (come nel caso dei consoli, dei proconsoli, dei pretori, dei propretori), ma un imperium concesso dall'imperatore. Il prefetto d'Egitto perciò non fu mai un agente privato dei Cesari in Egitto, come l'Egitto non fu mai una proprietà privata di Augusto, come erroneamente si scrisse.

Il prefetto risiedeva in Alessandria d'Egitto, antica capitale dei re della Dinastia tolemaica, dove era locata la cancelleria e tutti gli uffici del comando centrale romano. Il prefetto restava in carica sino all'arrivo del successore.

La prefettura d'Egitto era inizialmente considerata la massima carica riservata per un cavaliere, ma in età Giulio-Claudia, venne superata dal prefetto del pretorio, molto vicino alla persona dell'imperatore e quindi al centro del potere, per cui divenne la carica del maggior prestigio. La prefettura rimase la carica concernente il governo d'Egitto, ma con incarichi solo civili, anche dopo la riforma di Diocleziano; il suo mandato tuttavia si limitò al Basso-Egitto e al Fayum; il resto del paese fu affidato al Praeses, il governatore del tardo impero romano.



LUOGHI DI PROVENIENZA DELLE MILIZIE SPECIALIZZATE
CHE COMPONEVANO L'ESERCITO ROMANO


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