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10 DICEMBRE - SEPTIMONTIUM

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SEPTIMONTIUM
« Dove adesso si trova Roma c'era un tempo il Septimontium così chiamato per il numero di montes che in seguito la città incluse all'interno delle sue mura.» (Varrone - De lingua latina, V, 41.) Il Septimontium ( o Septimonzium) era la festa romana dei sette colli di Roma. In realtà era la festa dei "sette monti" che non corrispondono ai tradizionali "sette colli" perché si riferiscono a una fase più antica dell'abitato. Veniva celebrata anticamente a settembre, in seguito venne celebrato dal 10 al 12 dicembre in memoria della inclusione dei sette colli nella cinta muraria.

La lista più antica dei montes riguardava infatti:
  1. Il Palatino (ove avvenne la fondazione della città),
  2. il Germalo (una propaggine dello stesso Palatino verso il Tevere), 
  3. la Velia (posta tra il colle Oppio, una delle propaggini del colle Esquilino, e il Palatino), 
  4. il Fagutale, (parte occidentale dell'Esquilino)
  5. l'Oppio (parte meridionale dell'Esquilino)
  6. il Cispio (parte settentrionale dell'Esquilino) 
  7. la Suburra (in direzione del Quirinale).
I sette colli invece, come riportati da Cicerone e Plutarco in epoca più tarda furono:
  1. Aventino ( inserito nella città ai tempi di Anco Marzio)
  2. Capitolino (secondo Tacito, Campidoglio e Foro Romano, furono aggiunti alla Roma quadrata da Tito Tazio)
  3. Celio (inserito da Anco Marzio
  4. Esquilino (sobborgo del Palatino)
  5. Palatino (formato da Palatium e Germalus)
  6. Quirinale (formato dal Collis Latiaris,, il Mucialis e il Salutaris)
  7. Viminale ( tra l'Esquilino e il Quirinale)


    LE ORIGINI

    Il primo centro "proto urbano" di Roma sorse dall'unione di villaggi pre-urbani attorno alla prima metà del IX sec. a.c.. e secondo Theodor Mommsen, l'attestazione in epoca storica di una festa religiosa, sarebbe la prova di questo centro proto-urbano, successivo alla Roma quadrata.

    Il fatto che la festa fosse originariamente riservata alle sole genti di stirpe latina che abitavano quei luoghi, conferma l'antichità della festa, forse anche precedente all'epoca di Numa Pompilio, corrispondente alla prima espansione del centro urbano dal Palatino ai colli circostanti.

    Sembra che la prima festività sia stata istituita dal re Numa Pompilio e che consistesse in una processione lungo tutti i "sette monti" (da cui il nome di Septimontium) con relativi sacrifici da celebrare presso i siti dei 27 sepolcri degli Argei (che si trovavano appunto su quelle alture). Questi erano dei principi greci che, giunti nel Lazio al seguito di Ercole, conquistarono il territorio strappandolo alle popolazioni sicule e liguri che già vi si erano stanziate.

    Solo con il re Servio Tullio sembra che la celebrazione sia stata estesa anche alle genti di origine  sabina abitanti il Quirinale. Sesto Pompeo Festo riporta una festa del Sptimonium che si celebrava l'11 gennaio.

    Venivano organizzate processioni e rituali con sacerdoti e preghiere, i fedeli non avevano l'obbligo di visitare tutti i sepolcri degli Argei, ma dovevano visitarne almeno sette, in cui i sacerdoti sacrificavano sette animali per sette volte in sette luoghi diversi all'interno delle mura della città, cioè sui sette colli.



    IL CULTO SUCCESSIVO

    Il comune romano identificato dal Septimontium, inizialmente ristretto ai soli montes, fu allargato in seguito anche ai colles Quirinale e Viminale (Latiaris, Mucialis, Salutaris, Quirinalis e Viminalis), secondo i nomi di queste alture a quel'epoca.

    In epoca imperiale si perse dunque il significato primitivo della festa, che venne allargata a tutta la città. E' comprensibile che ormai i romani non volevano festeggiare tanto il primo nucleo urbano quanto l'intera città, divenuta ormai prospera e potente.

    Durante il Septimontium nel periodo repubblicano, i Romani evitavano di usare carrozze trainate da cavalli, perchè in quei giorni erano ammesse solo nei giochi. Infatti venivano offerte ai romani che affollavano i circhi gare di corse di cavalli e corse di carri. In epoca imperiale poi gli imperatori erano molto liberali col popolo e facevano distribuire grano, denaro, vino e focacce, soprattutto vino diluito e focacce, caratteristici dei banchetti religiosi dell'epoca più arcaica.



    IL GIORNO DEI SEPOLCRI E IL GIRO DELLE SETTE CHIESE

    La tradizione cattolica vuole che siano sette le chiese visitate durante la serata del giovedì santo e si chiama "la visita dei sepolcri", e i tabernacoli avevano la forma di sepolcri.. Non si sa quando si iniziò a chiamare " Sepolcri " questi altari ritenendoli impropriamente la tomba di Cristo. Con la denominazione di giovedì santo si indica il giovedì precedente la Domenica di Pasqua.

    Tale giovedì è detto in latino Feria Quinta in Cena Domini (Quinto giorno della settimana della Cena del Signore) e coincide con il primo giorno del triduo sacro. Era il quinto giorno perchè il I giorno era quello del Sole, trasformato poi nel giorno del Dominus, il signore, da cui domenica, e il triduo iniziava il venerdì, poi sabato e poi domenica, cioè morte e resurrezione, perchè in epoca romana il giorno iniziava al tramonto del giorno precedente, pertanto il venerdì iniziava la sera del giovedì.

    SACRARIO DEGLI ARGEI

    I SEPOLCRI ARGEI

    La versione più concreta è che gli Argei, che in epoca antichissima conquistarono Roma, ovvero gli abitanti della futura Roma, furono cacciati in seguito dagli stessi Romani e i loro capi gettati nel Tevere, usanza riservata ai tiranni dell'Urbe, tanto è vero che i Romani in epoca monarchica, non potendo gettare a Tevere Taquinio, ci gettarono dei covoni di grano dei suoi campi. I romani erano tosti, facili alla ribellione, facili ad aggregarsi e organizzarsi tra loro per cacciare qualsiasi tiranno. Prova ne sia che gli Argei se ne andarono e non tornarono più.

    Il 16 e il  17 marzo, gli Argei erano 27 edicole sacre create dai Numina (potenti e antichi dei senza forma nè faccia) nelle diverse regioni di Roma. Nella celebrazione, 30 fantocci argei, fatti di vimini a fattezze umane, venivano lanciate nel fiume. Alcuni documenti storici indicano che gli argei erano i marinai e pirati che si unirono ad Ercole, giunsero a Roma e poi occuparono il colle capitolino. I romani dell'epoca non apprezzarono e in seguito li combatterono, li cacciarono e i prigionieri li gettarono nel Tevere. Questa è la tesi più attendibile, perchè i romani gettavano nel Tevere i nemici più odiati, imperatori compresi.

    Invece il 9, l'11 e il 13 maggio, si eseguiva la festa (di scongiuro) dei Lemuri ("lemures", spiriti della notte), che erano gli spiriti dei morti diventati vampiri, ossia anime che non riescono a trovare riposo a causa della loro morte violenta. Secondo il mito tornavano sulla terra a tormentare i vivi, perseguitando le persone fino a portarle alla pazzia. Gli Argea, prima venerati, erano poi deceduti per morte violenta, in quanto i romani li avevano legati come salami e gettati nel Tevere. Da qui le Lemuria per impedire che potessero tornare dai vivi e vendicarsi.



    I SEPOLCRI CATTOLICI

    Nel 1998, la chiesa ha stabilito che il tabernacolo in cui viene custodito il " Corpo di Cristo " non deve avere la forma di sepolcro, così come deve essere evitato l'uso di chiamarlo in tal modo. In un'altra parte del documento viene spiegato che la "cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il venerdì della passione di Gesù ".

    Alla fine della messa " in Coena Domini " si esponeva il tabernacolo sull' Altare della Reposizione, dove viene riposta e conservata l'Eucaristia al termine della messa vespertina del Giovedì santo, la Messa nella Cena del Signore (in Cena Domini). Esso viene addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all'Eucaristia, che viene conservata in un'urna, detta repositorio, per la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì santo, ai fedeli che partecipano all'Azione liturgica della Passione del Signore. La reposizione dell'Eucaristia si compie per invitare i fedeli all'adorazione nella sera del Giovedì santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì santo.

    Anche se per secoli si sono adorati nelle chiese i sepolcri, tanto che il tabernacolo aveva la forma di una bara, coperta con una stoffa viola con una croce sopra, hanno fatto bene a proibire i sepolcri, effettivamente richiamavano ben altri sepolcri: quelli degli Argei, in cui si faceva il giro dei sette sepolcri, e quello di Adone con riti piuttosto simili.

    RICIOSTRUZIONE DEI GIARDII DI ADONE - GLI ADONEI

    LE ADONIE

    Ma c'è un particolare: a Roma subito dopo l'equinozio primaverile si svolgevano in aprile le Adonie, le feste della resurrezione di Adone. Il mito narra che Afrodite avesse nascosto in una cassa un bimbo bellissimo, Adone, figlio di Mirra, affidandolo a Persefone, regina degli inferi, la quale non voleva più restituirglielo. Allora Zeus decretò che Adone abitasse con Persefone per la metà fredda dell'anno e per l'altra metà con Afrodite. Ma un giorno un orso o un cinghiale uccise Adone mentre era a caccia. La Dea si disperò per l'immenso dolore e tutte le donne con lei.

    Nella celebrazione del lutto le donne seminavano grano, orzo, lattuga, finocchi e fiori vari su tele di cotone che innaffiavano ogni giorno. La primavera li faceva rapidamente germogliare ma, non avendo radici, appassivano rapidamente e dopo otto giorni venivano gettate, con le statuette di Adone morto, nel mare o nelle sorgenti affinché aiutassero il rinnovamento della natura. Il culto del Figlio della Dea che muore e risorge all'equinozio di primavera è antichissimo e risale al figlio-vegetazione della Grande Madre Natura che ogni anno muore e risorge.

    In Sicilia si seminano ancora in primavera come d’estate dei giardini di Adone; da ciò possiamo forse arguire che la Sicilia e la Sardegna celebrassero un tempo una festa primaverile del dio morto e risuscitato. All’avvicinarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano del grano, delle lenticchie e dei grani leggeri in piatti, che tengono al buio e innaffiano ogni due giorni. Le piante crescono rapidamente, se ne legano insieme i germogli con dei nastri rossi e si mettono i piatti che li contengono sui sepolcri che si fanno con le immagini del Cristo morto, il venerdì santo, nelle chiese cattoliche e greche, proprio come i giardini di Adone venivano posti sulla tomba del dio morto. L’intero costume – i sepolcri e i piatti con i germogli di grano – può essere la continuazione, sotto un nome diverso, del culto di Adone.
    (Frazer - Il ramo d'oro)

    La Chiesa Cattolica ha rieditato molti culti pagani, ma ogni tanto se ne accorge e le modifica.


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