La prima veniva celebrata il 21 agosto, durante il periodo del raccolto, e la seconda il 15 dicembre. Questa ultima era la festività più importante, detta infatti "Grandi Consualia". Tutti i riti si svolgevano davanti a un altare sotterraneo del Circo Massimo, portato in superficie in occasione della festa.
Secondo Dionigi, il Dio Conso, da molti identificato nel Neptunus Equestris, ovvero nel Dio Nettuno protettore degli equini, veniva celebrato con corse di asini, cavalli o muli, cui assistevano anche gli equini non concorrenti, agghindati con ornamenti floreali e per quel giorno esentati da ogni lavoro.
Secondo Dionigi, il Dio Conso, da molti identificato nel Neptunus Equestris, ovvero nel Dio Nettuno protettore degli equini, veniva celebrato con corse di asini, cavalli o muli, cui assistevano anche gli equini non concorrenti, agghindati con ornamenti floreali e per quel giorno esentati da ogni lavoro.
Mentre nella festa di Luglio erano previsti dei Ludi Circensi, con le corse dei muli, mentre cavalli e asini restavano a riposare incoronati da ghirlande, nella festa di dicembre partecipavano muli, cavalli e asini, con gare continue che prendevano l'intera giornata.
La dedica a Nettuno equestre fu determinata da Romolo:
« Predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
« Predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
Evidentemente era stato importato dalla Grecia il culto di Nettuno come Dio dei cavalli da guerra, che si dice di derivazione iperborea. Quando ad Atene i cittadini dovettero scegliere se dedicare il partenone ad Atena o a Nettuno, i due Dei furono invitati a portare un dono alla città e il miglior dono avrebbe determinato il vincitore. Atena portò l'olivo simbolo i pace e Nettuno il cavallo da guerra. Gli ateniesi scelsero la pace e Romolo, a cui la guerra piaceva molto, decise di dedicare la festa più a Nettuno che a Conso, ma comunque sia Conus che sua moglie Ops vennero sempre inclusi nella festa.
Era la festa in onore di Conso, "il sotterrato", con evidente allusione all'ara sepolta nel Circo Massimo. L’etimologia sembra di derivazione sabina o etrusca, da condere (seppellire, piantare, nascondere). Secondo un’altra interpretazione, Conso sarebbe il Dio delle riunioni segrete, facendone derivare il nome da consilium (luogo dove ci si riunisce insieme).
Alcuni studiosi hanno dedotto che il termine Conso derivasse sia dal Sotterramento che dal Consiglio dei coltivatori. Essi partono dal fatto che anticamente vi fosse una specie di consiglio degli agricoltori per cui una parte del raccolto non veniva consumato ma posto cumulativamente da tutti i contadini in una cassa che veniva poi sotterrata e custodita nel tempio. Al momento della semina veniva dissotterata e distribuita, e ciò serviva ad evitare le carestie a seguito di un raccolto molto scarso.
Il culto più antico riguardava la Dea Ops Consiva (Dea Opi), così chiamata perchè il suo altare era appunto sepolto sotto la terra, a indicare il suo culto misterico. La Dea Vergine (cioè senza marito) dette alla luce il Dio Conso, che divenne il suo paredro e inseminò la Dea Consiva in qualità di Madre Terra. In questo mito il Dio rappresenta il seme figlio della pianta che sotterrato torna a nuova vita. Il rito prevedeva processioni e sacrifici ad ambedue gli Dei, nonchè banchetti e giochi solenni nel Circo Massimo con ampie scommesse.
Vi partecipava in massa la classe degli equites che considerava questa festa come propria essendo questi combattenti a cavallo (alae). Per l'occasione indossavano le armature e le vesti migliori, nonchè gli anelli d'ordinanza e le onorificenze acquisite. Il loro ingresso ne circo era una specie di parata militare a cui i romani dedicavano grandi applausi ed acclamazioni.
Col tempo il culto di Ops si affievolì e invece si rafforzò il culto di Conso che prese tutti gli attributi della Dea, a cominciare dall'ara, che da interrata divenne sotterranea, anche perchè era più semplice). Sembra infatti che nei tempi dell'impero l'ara venisse fatta scivolare su una specie di zattera su quattro ruote che la facesse risalire all'aperto, il che permise di sostituire l'ara di legno con un'ara di marmo.
Nel 1526 B. Marliani riporta un ritrovamento nell'area dell'attuale edificio di culto "...repertum est sacellumin ipso circo, post divae Anastasiae templum.." alludendo al rinvenimento di un'ara di Conso con il suo sacello, giusto dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi). Poichè detta Chiesa giace accanto al Circo Massimo è possibile che fosse lì sotterrata l'antica ara, che anzi venendo spostata in età imperiale in un sotterraneo, è facile che fosse spostata dal circo ad una zona ad esso adiacente.
Pertanto la festa, nata come contadina, divenne soprattutto festa dell'esercito, fanti compresi, perchè tutti i legionari dovevano saper andare a cavallo. Tuttavia, essendo dicembre un mese che segnava l'inizio del riposo della terra e pertanto anche dei contadini, questi facilmente giungevano a Roma per assistere alla festa e soprattutto alle corse degli equini.
Vi partecipava in massa la classe degli equites che considerava questa festa come propria essendo questi combattenti a cavallo (alae). Per l'occasione indossavano le armature e le vesti migliori, nonchè gli anelli d'ordinanza e le onorificenze acquisite. Il loro ingresso ne circo era una specie di parata militare a cui i romani dedicavano grandi applausi ed acclamazioni.
Col tempo il culto di Ops si affievolì e invece si rafforzò il culto di Conso che prese tutti gli attributi della Dea, a cominciare dall'ara, che da interrata divenne sotterranea, anche perchè era più semplice). Sembra infatti che nei tempi dell'impero l'ara venisse fatta scivolare su una specie di zattera su quattro ruote che la facesse risalire all'aperto, il che permise di sostituire l'ara di legno con un'ara di marmo.
Nel 1526 B. Marliani riporta un ritrovamento nell'area dell'attuale edificio di culto "...repertum est sacellumin ipso circo, post divae Anastasiae templum.." alludendo al rinvenimento di un'ara di Conso con il suo sacello, giusto dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi). Poichè detta Chiesa giace accanto al Circo Massimo è possibile che fosse lì sotterrata l'antica ara, che anzi venendo spostata in età imperiale in un sotterraneo, è facile che fosse spostata dal circo ad una zona ad esso adiacente.
Pertanto la festa, nata come contadina, divenne soprattutto festa dell'esercito, fanti compresi, perchè tutti i legionari dovevano saper andare a cavallo. Tuttavia, essendo dicembre un mese che segnava l'inizio del riposo della terra e pertanto anche dei contadini, questi facilmente giungevano a Roma per assistere alla festa e soprattutto alle corse degli equini.