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MARCO PETREIO

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Nome: Marcus Petreius
Nascita: 110 a.c.
Morte: 46 a.c.
Professione: militare



LE ORIGINI

Marco Petreio, ovvero  Marcus Petreius nacque nel 110 a.c. e morì nell'aprile del 46 a.c.. Fu un valoroso militare romano, vissuto ai tempi di Cesare, figlio di Gneo Petreio. Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis historia) Marco era figlio di quel centurione, tal Gneo Petreio, che nel 102 a.c. salvò una legione dalla distruzione.

Durante una spedizione contro i Cimbri nelle foreste svizzere Petreius aveva avvertito il comandante della sua legione che stavano andando verso un'imboscata nemica, ma il comandante non gli diede credito. Allora Petreio, certo della sua intuizione, uccise il comandante e prese il comando della legione, riuscendo appena in tempo a farla schierare e a tenerla pronta per l'attacco dei Cimbri che arrivò poco dopo. 

Grazie alla sua prontezza e al suo coraggio la legione sconfisse i nemici e Petreio, anzichè essere punito con la morte per le sue azioni, venne decorato con la corona di gramigna, il massimo simbolo di valore militare che spettava al comandante che avesse salvato un esercito assediato o a chi avesse, salvato un esercito dalla sicura distruzione.

La cosa notevole è che mentre suo padre fu valoroso e fedele cesariano, suo figlio fu accanito avversario del dittatore.



IL CURSUS HONORUM

Petreio, figlio di cotanto padre, si gettò a capofitto nella carriera militare per dimostrare il suo coraggio e le sue capacità, e nel 90 a.c. cominciò la sua carriera militare diventando in poco tempo prima tribuno militare, (eletto dalle assemblee del popolo, detto tribunus militum a populo) poi prefetto (ufficiale di ambito sia militare che civile).

CATILINA
Divenne poi legato del proconsole Antonio Ibrida, il che dimostra che aveva già ottenuto la carica di senatore, perchè il legato doveva avere obbligatoriamente già assunto tale carica. Marco fu il primo senatore della sua gens.

Nel 62 a.c. condusse come legato (comandante in seconda dopo il console) del proconsole Gaio Antonio Ibrida l'armata senatoriale. Antonio fu accusato di partecipazione alla congiura di Catilina, ma tuttavia, è noto che i catilinarii festeggiarono tale condanna, poiché Antonio li avrebbe traditi, assumendo il comando dell'esercito nella battaglia di Pistoia.

Petreio sconfisse il rivoluzionario Lucio Sergio Catilina presso Pistoia, mentre lo stesso Ibrida rimase lontano dalla battaglia, forse per non affrontare i suoi ex complici. Sallustio ci dà una descrizione della la battaglia in cui perse la vita Catilina (Gaio Sallustio Crispo, Bellum Catilinae) in cui definisce Petreio:

"Homo militaris, quod amplius annos triginta tribunus aut praefectus aut legatus aut praetor cum magna gloria in exercitu fuerat"

Uomo che svolse con somma gloria per trenta anni le mansioni di tribuno, di prefetto e di pretore.
Incalzando i congiurati costretti a ritirarsi, Petreio, aiutato dal questore Publio Sestio, riuscì a costringerli in un passaggio angusto tra due montagne che conduceva ad una rupe, intrappolandoli insieme a Catilina.

POMPEO MAGNO
Tuttavia le forze catilinarie resistettero disperatamente all'impeto dei legionari, per cui Petreio fu costretto a raggiungere le prime file assieme ad una cohors praetoria (coorte a protezione del condottiero). 

Al suo arrivo la battaglia finì in poche ore. La vittoria di Petreio fu schiacciante, le perdite romane di un centinaio di uomini, mentre per i congiurati non ci fu nessun superstite: compresi Catilina e Manlio, braccio destro del cospiratore..

Dopo questa grande vittoria, Petreio si alleò con Porcio Catone l'Uticense, che contrastava il primo triumvirato, composto da PompeoCrasso e Cesare del 59 a.c. Nel 55 a.c. venne nominato amministratore in Spagna insieme a Lucio Afranio, mentre il governatore ufficiale, Pompeo, rimase a Roma.

Nel 49 a.c. era divampata la guerra civile e Cesare, dopo aver preso il controllo di Roma si diresse verso la Spagna prima di scontrarsi in Grecia con Pompeo. Afranio e Petreio si erano schierati con Pompeo e la Repubblica, pertanto contro Cesare. 

La Campagna di Lerida del giugno - agosto del 49 a.c., fu svolta dalle legioni di Giulio Cesare contro l'armata spagnola di Pompeo, guidata dai suoi legati Lucio Afranio e Marco Petreio. Si trattò di una campagna di guerra, con assedi, inseguimenti e scaramucce, piuttosto che di una battaglia campale.

CESARE
Dopo una serie di piccoli scontri furono circondati e su decisione di Afranio si arresero il 2 agosto del 49 a.c. presso Lerida. 

Petreio chiese di essere ucciso, per la vergogna della sconfitta, ma Cesare, che a volte era più che clemente, decise di risparmiarli entrambi ben sapendo che li avrebbe avuti di nuovo nemici. Ci si chiede perchè lo fece: secondo alcuni per divulgare la sua fama di dictator clemente e pietoso affinchè le città da conquistare si arrendessero più facilmente a lui, secondo altri perchè si identificava nei buoni e capaci combattenti. Forse per entrambe le ragioni.

Come previsto i legati si diressero in Grecia per unirsi alle forze pompeiane. Dopo la battaglia di Farsalo nell'agosto del 48 a.c., Petreio e il suo amico e alleato Catone si rifugiarono prima in Peloponneso e poi in Nord Africa, dove riorganizzarono la resistenza contro Cesare. Dopo la morte di Pompeo fu tra i migliori generali che organizzarono la difesa in Africa e vinse, al comando della cavalleria numida, la battaglia di Ruspina sull'esercito cesariano (gennaio 46 a. c.)

Petreio e Tito Labieno (già ex generale di Giulio Cesare, passato poi dalla parte di Pompeo) riuscirono a vincere varie volte contro l'esercito di Cesare, essendo entrambi abilissimi generali,. Ma nella grande battaglia di Tapso, l'inarrestabile Giulio Cesare sconfisse l'esercito pompeiano guidato da Metello Scipione e Petreio fuggì insieme al re numida Giuba I.

In una situazione disperata nei pressi di Zama, i due vollero suicidarsi, ma prima decisero di cercare la morte in un duello. Nello scontro concordato Petreio uccise il re numida con una certa facilità, e poi si suicidò con l'aiuto di uno schiavo. Si concluse così amaramente la vita di un uomo coraggioso, intelligente e generoso, grande stratega e grande ingegnere.

PONTE PETRINO
Non ebbe mai paura di combattere o di morire, e morì solo per aver scelto la parte sbagliata. Cesare lo apprezzò e lo graziò, come fece per tanti uomini valorosi suoi avversari, ma questo non bastò a fargli apprezzare il dittatore, e fu un peccato, perchè era uomo di grandi principi e fedeltà, ai suoi capi e alle sue idee.


Curiosità:

L’antico ponte Petrino sul Bisenzio, affluente di destra dell' Arno, in Toscana, è attribuito a Marco Petreio, detto "Petrino" (fine del II sec. a.c. - 46 a.c.). 

Petrino fu un grande generale romano, nonchè geniere e costruttore di ponti. 

L’opera venne restaurata nel Medioevo, poi semidistrutta da crolli e piene del fiume, e non è stata ancora restaurata.



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