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SCHOLA CASSII

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SANTA MARIA IN COSMEDIN

SCHOLA CASSII

"L'edificio antico di cui restano alcune colonne al loro luogo entro la basilica di S. Maria in Cosmedin, viene ora detto da molti la Scuola di Cassio, e si crede esser stato un edificio preceduto ad un portico eretto da un personaggio di tal nome, da uso di scuola pubblica. Alcuni vollero che gli avvanzi appartenessero al tempio della Pudicizia Patrizia, altri a quello della Fortuna o di Matuta, ed altri finalmente a quello di Cerere e di Proserpina. 

Tutte queste opinioni però sono dubbie poichè non si ha certezza del vero nome e destinazione del monumento. Soltanto può dirsi che la configurazione di quegli avvanzi li fa credere appartenuti piuttosto ad un portico che ad un tempio, e siccome ivi fu poi una scuola di lettere greche dove vuolsi che S. Agostino insegnasse rettorica, qual luogo fece dire il nome di S. Maria in Scuola Graeca alla chiesa attuale, così può congetturarsi che ivi rimanesse sempre una scuola, la quale cambiasse soltanto di denominazione.


Restano ancora eli avvanzi di parte della costruzione, fabbricata a grandi massi di travertini, ed otto colonne del peristilio, cinque delle quali sono nella parte inferiore della chiesa all'intorno, due a sinistra entrando, e due altre nella sagristia. Sono esse di marmo bianco scanalate d'ordine composito, con capitelli di finissimo intaglio, ed hanno 7 piedi di circonferenza. Il buon gusto di questi marmi e le belle proporzioni fanno decidere a credere l'edificio dell'epoca imperiale."



SANTA MARIA IN COSMEDIN

L'area della chiesa è vicina al Tevere, al Foro Boario e al Circo Massimo, e qui era collocata l'Ara Massima di Ercole, santuario "internazionale" deputato a garantire i commerci e i mercanti che in quella zona trafficavano e vivevano. Insomma era una zona di porto sul Tevere e in nome di Ercole si trattava e si giurava.

I RESTI DELLA SCHOLA
Ancora nel I sec. a.c., Vitruvio cita un tempio a pianta rettangolare posto all'ingresso del Circo Massimo e dedicato ad Ercole Invitto o Pompeiano, che dovrebbe senz'altro rispondere all'edificio.
Secondo alcuni venne edificata su un tempio di Cerere, e infatti nelle mura della chiesa restano incastrate alcune delle colonne corintie che appartenevano al peristilio del tempio.  Secondo altri sorgeva sopra il tempio della Fortuna.

Nei suoi giardini vi è sotterrato l'AEDES HERCVLIS INVICTI  "Post muros aedificìorum scolae Grecae statini non longe fuit templum Herculis", scavati e risotterrati, quindi non nello stesso posto ma accanto, e un'ara di Ercole è posta nella cripta.

Vittore registra una SCHOLA CASSII nell'VIII regione, in Aventino che in seguito, ospitò una colonia di monaci greci. In epoca imperiale però la struttura debitamente ampliata divenne la Statio Annonae, dedicato alla Dea Annona, poi assimilata a Giunone, il cui servizio pubblico gestiva l'approvvigionamento e la distribuzione di cibo, soprattutto di grano, al popolo romano.

Il fatto che fosse stata chiusa la schola publica non deve meravigliare. il cristianesimo chiuse tutte le scuole, sia pubbliche che private. Per questo la gente non sapeva più leggere nè scrivere. Si dimenticò il latino e si praticarono un'infinità di dialetti.

I RESTI DEL TEMPIO DI ERCOLE NELLA CRIPTA
La lingua italiana nacque così, da una elaborata distorsione della lingua latina, esaltata da Dante nella Divina Commedia che terrorizzava non poco i credenti con la minaccia delle pene eterne. Piacque tanto alla chiesa che fece dichiarare il dialetto in cui era scritta, il dialetto toscano, lingua nazionale.

Verso la fine del VI sec. l'edificio venne trasformato in diaconia, un centro assistenziale che dal IV sec. operava come ente morale, entrando in possesso di beni immobili, ricevendo contributi, con operazioni commerciali, ospedali, centri di accoglienza e formazione. La prima vera e propria chiesa, anche se di piccole dimensioni, fu fatta costruire da papa Gregorio I, la cui famiglia aveva grandi possedimenti nella zona, attorno all'inizio del VII sec..

Papa Adriano I la fece ricostruire ampliandola come una basilica alla fine dell'VIII secolo, conservandone la struttura dell'antica sede dell'Annona, di cui la chiesa incorporò la struttura e il colonnato, dividendola in tre navate e abbellendola di pregiate decorazioni.

La chiesa e i suoi beni furono affidati ad una colonia di monaci greci che si erano rifugiati a Roma per sottrarsi alle persecuzioni degli iconoclasti e si erano stabiliti su questa riva del Tevere, dove era già insediata la comunità greca ed era perciò nota come Ripa Greca.

LA SCHOLA NEI SOTTERRANEI
Da questi la chiesa prese il nome di Santa Maria in Schola Greca, e divenne poi nota come Santa Maria in Cosmedin, dalla parola greca kosmidion (ornamento).

La diaconia di Santa Maria in Cosmedin fu eretta, secondo alcuni, da papa Stefano II nella chiesa fatta costruire intorno al 600 da papa Gregorio I sul Tempio della Fortuna.

Ma in tempi più antichi era conosciuta anche con il nome di Santa Maria in Schola Græca. In realtà lo spazio era occupato soprattutto dalla Scuola Greca. All'inizio era solo una piccola chiesa nella loggia dei mercanti, ma, in seguito, papa Adriano I la trasformò in una vera basilica.

- 1516. Girolamo Graziano de' Pierleoni, caporione di s. Angelo, apre una cava di pietra presso s. Maria in Cosmedin. Not. de Messis prot. 1121, e. 15, A. S. Indovinare da dove volesse cavare le pietre non è difficile.

Diversamente dalla gran parte delle chiese romane del periodo, questa non era sorta sulla tomba di un martire. Tuttavia ebbe anch'essa la sua cripta, scavata nel podio della stessa Ara Massima.

COLONNE IN GRANITO ROSSO DI EPOCA IMPERIALE


DESCRIZIONE

La facciata a forma di capanna della chiesa presenta un portico con sette arcate, cui si sovrappongono sette finestre; in posizione decentrata, sulla destra dell'osservatore, si erge il bel campanile romanico risalente al XII secolo che si eleva dal tetto per sette piani, con bifore e trifore, e decorato da maioliche colorate.

Sotto il portico, il monumento di Alfano che curò per conto del papa Callisto II i restauri della chiesa. Nel muro sotto il portico, oltre alla famosa Bocca della Verità (un chiusino di età romana, posto qui nel 1632), sono murate alcune iscrizioni con atti di donazione:

IL PAVIMENTO IN OPUS SECTILE ROMANO
1) un’epigrafe del X secolo con l’elenco dei doni fatti da un certo Teubaldo (case, orti, vigne, oggetti liturgici) alla chiesa di S. Valentino sulla Via Flaminia;
2) un’iscrizione dell’VIII secolo da cui risulta la donazione da parte di un certo Eustazio e di suo fratello (Giorgio o Gregorio) di alcuni vigneti …qui sunt in Testacio;
3) una scultura con un’epigrafe mutila letta completamente nel XV secolo: Honoris Dei et Sancte Dei Genitricis Marie, pontificatus Domini Adriani pape, ego Gregorius notarius.
4) la tomba di Alfano, con l’iscrizione:
Vir probus Alfanus cernens quia cuncta perirent /
hoc sibi sarcofagum statuit ne totus obiret / 
fabrica delectat pollet quia penitus extra /
sed monet interius quia post haec tristia restant

L'iscrizione è in latino perchè gli unici che studiavano erano gli ecclesiastici che la usavano tra loro, perchè il popolo ascoltava ma non capiva più la lingua dimenticata.

L'interno della chiesa è a tre navate, separate da pilastri e da diciotto colonne di recupero. Il soffitto è ligneo, costituito da capriate, mentre il pavimento è arricchito dagli smalti e dagli ori dei mosaici cosmateschi, oltre che dalle rotonde superfici marmoree antiche prelevate dai resti romani, levigate dal corso del tempo.

L'altare di granito rosso posto sul fondo dell'abside è dichiarato risalente al 1123, ed è esatto perchè in tale data  Callisto II collocò una vasca di granito orientale in s. M. in Cosmedin. Il Marangoni, descritta la conca porfiretica, già nel battistero lateranense, aggiunge:

"questa più non si vede a cagione delle desolazioni patite da Roma. Bensì nel medesimo battistero fu ed è collocata una bellissima urna di basalto che rassembra metallo, una di quelle che adoperavansi da' gentili nelle loro terme".




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