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I SERVIZI POSTALI ROMANI

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CURSORES

PERSIANI E ROMANI

La Via Reale di Persia era un'antica strada fatta costruire dal Re dei Re persiano Dario I nel V sec. a.c., per consentire rapide comunicazioni attraverso il vasto impero. Lo storico greco Erodoto scrisse: "Non c'è nulla al mondo che viaggi più veloce di questi corrieri persiani.. Né la neve né la pioggia, il caldo o il buio della notte impediscono loro di portare a termine il loro compito con la massima velocità".

Però fu Ciro II di Persia che organizzò un vero e proprio servizio di posta pubblica, come narra Senofonte, basato sull'ipotesi di percorrenza di un cavallo nell'arco di 24 ore ed in base a cui vennero costruite le scuderie di sosta. Lungo tutto il percorso viario si contavano 111 stazioni ed i messaggeri riuscivano a coprire tutta la distanza in 9 giorni.

RESTI DELLA STRADA REALE PERSIANA
Augusto ne rimase colpito e si occupò personalmente della riorganizzazione  del servizio di posta che divenne così: “Cursus publicus” ovvero “posta statale”.
I messaggeri erano chiamati “tabellari” e custodivano i messaggi scritti su tavolette d'osso o di metallo spalmate di cera. Ma presto, per rendere il trasporto più agevole, le tavolette vennero sostituite con rotoli di papiro scritte con un inchiostro vegetale detto “Atramentum”. 

Il percorso tra una città e l'altra era su carri ed organizzato in stazioni di cambio dei cavalli chiamate “Statio Posita” da cui derivò il nome “stazione di posta”. Per riconoscere gli originali proprietari, i carri erano provvisti di vere e proprie targhe composte da “bulla” ovvero borchie circolari di metallo. Secondo la ricostruzione ad opera della Tavola Peutingeriana (XII - XIII sec.) la rete postale e viaria romana era formata da 200.000 km di strade che consentivano un inoltro rapidissimo di tutte le informazioni. Per consegnare una missiva i “cursores” ossia i “corrieri” potevano percorrere 270 km in 24 ore.



LE STRADE

Plinio il Vecchio:
I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell'aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache"

L'immenso complesso di strade realizzate dai Romani rappresentano un'opera di straordinaria ingegneria che, con complessivi 200.000 Km di lastricato, hanno contribuito allo sviluppo della civiltà romana in tutto il mondo allora conosciuto.

A Roma si ebbero circa 100.000 km di strade lastricate e sicure ed altri 150.000 chilometri di strade in terra battuta, ma sufficientemente larghe e adatte per i carri. La larghezza di ogni strada era di circa 5 m, in modo che potessero affiancarsi due carri.

Gli antichi romani erano anche in grado di misurare le strade con una specie di contachilometri Si trattava dell'Odometro.

Descritto da Vitruvio e da Erone Alessandrino, era un piccolo strumento che si applicava a uno degli assi di un carro. Regolato in base alla circonferenza della ruota, che secondo Vitruvio doveva compiere 400 giri per percorrere un miglio, lo strumento era costituito da un congegno di ingranaggi dentati.. Ad ogni giro della ruota i denti azionavano un dispositivo che lasciava cadere un sassolino in un recipiente per ogni miglio percorso. Alla fine del viaggio, contando i sassolini, si poteva sapere quante miglia era lungo il tragitto, come un contachilometri.

Esistevano presso i Romani vari tipi di strade: di tronchi, scavate nel tufo come fecero gli etruschi, in acciottolato (galeratum), o in basolato romano, le più resistenti in assoluto. Con il nome di  Viae, venivano indicate le strade extraurbane che partivano da Roma, mentre le strade, Strata, (cioè fatte a strati) erano quelle all'interno di un centro abitato.



LE PIETRE MILIARI

La pietra miliare, o miliarum, era una colonna circolare su una base rettangolare, detta cippus, infissa nel terreno, alta 1,50 m, con 50 cm di diametro e del peso di oltre 2 tonnellate. 

PIETRA MILIARE
Alla base recava scritto il numero di miglio della strada e più in alto la distanza dal Foro di Roma nonchè gli ufficiali che avevano costruito o riparato la strada, o le caratteristiche (se era lastricata o solo in ghiaia e in terriccio).

Fu Augusto, divenuto Commissario permanente alle strade del 20 a.c., che pose il Miliarum Aureum (la pietra miliare aurea) nel Foro di Roma, una colonna di bronzo dorato e tutte le strade iniziavano idealmente da questo monumento.

Su di esso erano riportata la lista delle maggiori città dell'Impero, e le loro distanze da Roma. Tutte le distanze erano pertanto calcolate dalla colonna aurea al limite estremo di ogni strada.

Ovviamente quando un cursore postale si poneva in viaggio, per calcolare il tempo occorrente doveva tener conto della composizione della strada. Una strada in basolato andava bene per i carri ma rovinava gli zoccoli dei cavalli che vennero ferrati solo più tardi, anche se si annota il ritrovamento all'interno dei resti di una villa romana vicino a Neupotz, in Germania, datati all'anno 294. Comunque mentre per le missioni ufficiali si seguivano le vie principali con cambio sovente di cavalli, per i servizi segreti si preferivano vie alternative, spesso non lastricate.



GLI ITINERARI

Giulio Cesaree fu il primo, nel 44 a.c., a commissionarono la compilazione di un itinerario maestro, che comprendesse tutte le strade dell'impero. Vennero ingaggiati tre geografi greci, Zenodoxus, Teodoto e Policlito, per supervisionare il lavoro e compilare l'itinerario. Il lavoro richiese 25 anni, e produsse un itinerario scolpito nella pietra che venne collocato vicino al Pantheon, da cui i viaggiatori e i venditori di itinerari potevano liberamente copiare le parti che li interessavano.



LA DIFESA MILITARE

Costruire una strada era una responsabilità militare, quindi ricadeva sotto la giurisdizione di un console, viam munire, come se la strada fosse una sorta di difesa militare e lo era, perchè attraverso queste le legioni potevano spostarsi velocemente o i postali portare messaggi, o passavano i carri per i vettovagliamenti.

Spesso le strade erano il mezzo per conquistare un popolo. Lo sapeva bene Giulio Cesare, che si portava appresso soldati esperti ed esperti ingegneri. L'esercito si accampava e i costruttori facevano un tratto di strada. Quando era pronto vi transitavano i carri con le scorte di cibo e le armi d'assedio.

Così in caso di ritirata questa si eseguiva velocemente, o si poteva inviare un veloce messaggero. L'alternativa era trainare i carri faticosamente su territori impervi, col rischio di spezzare assi o ruote, o falciando erba e arbusti, e di procedere quindi con lentezza consumando tempo, cibo e dando al nemico il modo di prepararsi.



GLI OSTELLI
  • Una legione in marcia non aveva bisogno di un punto di sosta, perché portava con sé un intero convoglio di bagagli e costruiva il proprio campo ogni sera accanto a una strada. Ma dignitari e i viaggiatori comuni ne avevano bisogno, perciò il governo manteneva delle stazioni di sosta, le mansiones, per usi ufficiali e con documenti ufficiali. Le mansiones si trovavano a 15-18 miglia l'una dall'altra ed erano di lusso, trattandosi di alti gradi militari, o ambasciatori, o uomini politici. Spesso attorno alle mansiones sorsero campi militari permanenti o addirittura città.
  • I viaggiatori privati invece avevano lei cauponae, spesso vicine alle mansiones, ma più umili e mal frequentate.
  • Se però i viaggiatori erano patrizi c'erano le le tabernae, più lussuose delle caupones ma meno delle mansiones. Uno degli ostelli migliori era la Tabernae Caediciae a Sinuessa, sulla via Appia, con un grande magazzino fornito di otri di vino, formaggio e prosciutti.
  • Un sistema di "stazioni di servizio" funzionava per veicoli e animali: le mutationes, praticamente stazioni di cambio a intervalli di 12-18 miglia. Qui si trovavano carrettieri, maniscalchi e di equarii medici (veterinari x cavalli). 
  • Usando queste stazioni per una staffetta di carri, l'imperatore Tiberio riuscì a coprire 500 miglia in sole 24 ore, per accorrere al capezzale del fratello Drusus Germanicus morente.


I POSTALI

Al fondatore dell'impero romano, Ottaviano Augusto (63 a.c. - 14 d.c.) non sfuggì l'importanza strategica della "via Regia" persiana, ma soprattutto, grande fan di Cesare si basò sul modello da questi creato e sperimentato in Gallia, per lanciare il nuovo "cursus publico" romano. Dal termine Cursus proviene il nome Corso per le vie più importanti delle città a tutt'oggi.

Si trattava del primo sistema di posta pubblica lungo la rete stradale romana. Circa 200.000 km di rete che si irradiava dal "miliario aureo" del Foro Romano fino alla Scozia e all'Etiopia, dalle sponde dell'Atlantico fino all'Arabia e al Golfo Persico.



CURSUS PUBLICUS

Il cursus publicus era organizzato, a spese dello stato, in stazioni di sosta e di cambio di cavalli, riservato a chi viaggiava per ragioni di stato, soprattutto per le operazioni militari. I corrieri a cavallo, detti Cursores percorrevano circa 270 km in 24 ore. I messaggi venivano incisi su tavolette di legno, o di osso, o di metallo spalmate di cera. In seguito, grazie all'Egitto, su fogli di papiro scritti con inchiostri vegetali.

I rapporti continui tra il governo centrale e le periferie dell'impero si svolgevano attraverso un servizio statale che per via terrestre e anche via mare. Il Cursus si suddivideva in:
  1. Cursus Celer o Velox, per trasmettere le informazioni e la posta, che utilizzava vetture leggere redhae 
  2. Cursus Tardus o Clabularis, per il trasporto di persone e beni d'interesse pubblico che utilizzava carri pesanti destinati a trasportare le merci. 
Il servizio si svolgeva utilizzando una organizzazione estesa su tutto il territorio dell'impero imperniata su:
- Palatia
- Praetoria 
- Mansiones 
- Mutationes 
- Episcopia
per fornire un'assistenza capillare lungo i percorsi.

Augusto approfondì il geniale progetto di Cesare già nei primi anni del suo regno. Cesare aveva organizzato un sistema di soldati a cavallo, detti "Dispositi Equites", che, stanziati ad una certa distanza l'uno dall'altro, facevano pervenire in tempi rapidi. Forse un sistema di corriere già esisteva ma con Cesare prima e soprattutto con Augusto poi, i Cursores (corrieri a cavallo) divennero più numerosi.
Con Augusto si chiamarono Iuvenes, in contrasto con quelli di Cesare che a guerre finite erano spesso militari a cavallo in pensione. Gli Iuvenes avevano, più che il semplice recapito della corrispondenza, il compito di informare il principe di quanto accadeva nelle province. Le vie principali vennero attrezzate attraverso la creazione di stationes, luoghi di sosta e di ricambio di cavallo e di animali da tiro, il cui costo ricadeva però sulle popolazioni locali. 
Ovvero gli alti personaggi, generali, ambasciatori, legati, senatori ecc. dimoravano gratuitamente in stationes di lusso a spese dello stato che provvedeva anche alla costruzione delle stationes meno ricche, gestite però da privati.
Secondo l'editto di Sesto Sotidio ad utilizzare il servizio erano viaggiatori per ragioni di stato in possesso di un apposito permesso, detto "Diploma", una autorizzazione scritta munita del sigillo imperiale.



GLI 007
 
Sempre sull'esempio di Cesare, Augusto aveva organizzato tramite i postali, un servizio segreto di agenti particolarmente giovani, intelligenti, bravi a correre, a combattere, a rischiare e conoscitori delle lingue altrui: insomma degli antichi 007
A questi personaggi, elencati in ordine gerarchico nell'editto, le città ed i villaggi avevano l'obbligo di fornire fino ad un massimo di dieci carri ed altrettanti muli (raddoppiabili nel caso fossero stati invece forniti asini). 

Ma anche i servizi segreti usufruivano di alloggi e cavalli o carri gratuiti, naturalmente non presso le zone da sorvegliare per non destare sospetti. Spesso infatti questi 007 si travestivano da persone del luogo, in territorio nemico, usandone le vesti, i costumi e la lingua. Il tutto per carpire informazioni o per diffonderne di false ad un determinato scopo.

Gli utenti dovevano pagare la prestazione per una tratta definita (che nell'editto non superava comunque i 40 stadi) nella misura di dieci assi per ogni carro e quattro per ogni mulo (o nel caso per due asini). Nessuno poteva usufruire di veicoli gratuiti. 

Ai privati, specie se mercanti che trasportavano merci per uso privato non doveva essere fornito alcunché. I membri del comitatus, coloro che prestavano servizio nelle province, insieme ai liberti, ai servi dell'imperatore ed agli animali, potevano usufruire dell'alloggio gratuito nella mansio.



ETA' IMPERIALE

In età imperiale la concessione di questi permessi, detti Evectiones, venne ampliata ai militari ed a mogli e figli, provocando anche un allargarsi degli abusi e soprusi ai danni delle comunità locali che avevano gravosi obblighi nella conduzione del servizio, tanto che imperatori come Traiano, dovettero intervenire pesantemente. 

- All'inizio la direzione fu assunta da Augusto (63 a.c. - 14 d.c.) che delegò due prefetti del pretorio incaricando anche dei liberti di funzioni ispettive e di controllo.
- Con Nerva (30 - 98 d.c.) le spese per il funzionamento furono assunte dal fisco imperiale. 
- Anche il futuro imperatore Pertinace (126 - 193 d.c) quando era ancora comandante di una corte, fu costretto a continuare il suo viaggio a piedi essendo stato scoperto sprovvisto di permesso. 
- Con Adriano il cursus publicus divenne una situazione diffusa in tutto l'impero. Qui appare la figura del praefectus vehiculorum che vigila sull'andamento complessivo del servizio, le condizioni delle strade e quelle delle stationes. 
- Con Costantino (274 - 337), i clerici dell'ecclesia cattolica, parificati a funzionari statali, iniziarono, in un quadro di crescenti privilegi ed esenzioni, ad utilizzare il cursus publicus per i concili, i sinodi, le consacrazioni e tutte le manifestazioni ufficiali. Anche qui l'ottenimento di evectiones e tractoriae, il vitto durante il viaggio, degenerarono in abusi. 
- A caterve, nota Ammiano Marcellino (330 - 397 d.c.), i clerici viaggiano con la scusa dei concili a spese dello stato da una parte all'altra dell'impero. 

LE STAZIONI POSTALI

Le stazioni postali, mutationes e mansiones, erano essenziali per l'efficienza del servizio. Esse si articolavano in locali destinati all'alloggio, in stalle e in magazzini. Molto spesso erano presenti anche degli impianti termali. La loro gestione era affidata nel periodo tardo repubblicano e durante il principato ai titolari di imprese di trasporto vincitori di aste.. 
Risultati immagini per mansiones romaneNei primi tre secoli dell'impero a gestire le stationes erano appaltatori mentre dall'età costantiniana il compito è ricoperto da un manceps o praepositus mansionum, in genere un curiale (addetto alle curie), particolarmente ricco e per questo tenuto ad adempiere obblighi verso la città e lo stato. 
Tra i compiti del praepositus: il reperimento degli animali, la loro custodia e cura e la ricerca in caso di sottrazione, l'obbligo di fornirli ai viaggiatori autorizzati, l'ordine di non farne uscire giornalmente dalla mansio più di cinque, ovvero l'ottava parte della dotazione di ciascuna statio. 
A recapitare le missive custodite in borse di cuoio erano i tabellarii, cui si affiancavano cursores, speculatores, veredarii, corrieri che a cavallo recavano i dispacci più urgenti. Mansioni analoghe disimpegnavano in questo settore dell'amministrazione imperiale i frumentarii e, con Costantino, gli agentes, che trasmettevano gli autografi imperiali, e i principes agentium, che svolgevano attività ispettiva e di controllo. 


IL PERSONALE

- Mancipes o Curiales erano i responsabili delle stationes
- Unitamente ai Preposti Mansionis che si avvalevano di stationarii.
- La cura degli animali da trasporto era demandata agli Stratores ed ai Muliones.
- Ad accompagnare i viaggiatori da una statio all'altra ed a riportare indietro i veicoli erano poi gli Hippocomi (tra i soggetti più vessati).
- Accanto ad essi i Carpentari conducenti di carri.
- Erano detti Bastagarii gli addetti alla cura ed al trasporto dei bagagli,
- Per i compiti più gravosi c'erano i Catabolenses.
- Apposite scorte difendevano i viaggiatori dai latrones e grassatores che insidiavano le strade.

I privati utilizzavano invece propri corrieri, tabellari e cursores o ricorrevano ai flussi commerciali per inoltrare merci e corrispondenza.


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