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IULIA CONCORDIA (Veneto)

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Fra le Alpi e le lagune adriatiche su una collina della pianura orientale abitata dai Veneti fin dall’età del Ferro visse un insediamento a caratteri urbani, e su questo insediamento i Romani dedussero Iulia Concordia.

Cesare vi svernò ripetutamente con le sue legioni tra il 59 e il 50 a.c. e pure nel corso della guerra civile con Pompeo, ed anche Augusto, che amava tutto ciò che amava lo zio-padre, oggetto di una autentica venerazione, soggiornò spesso nella colonia insieme alla moglie Livia, che sembrava apprezzasse particolarmente il vino Pucino, per lei il miglior vino in assoluto, a cui attribuiva il dono della longevità.

L'insediamento, sviluppato tra il IX° e VIII° sec. a.c., venne occupato definitivamente dai romani tra il 40 ed il 42 a.c., che vi fondarono la colonia di Iulia Concordia, come avamposto difensivo nord orientale.

Le date della deduzione di Iulia Concordia non sono concordi tra gli studiosi, comunque dovrebbe collocarsi tra la battaglia di Filippi (del 42 a.c. fra i triumviri Ottaviano, Antonio e Lepido, da una parte, e i “repubblicani” Brutto e Cassio, dall’altra) e i patti di Brindisi tra Ottaviano e Antonio del 40 a.c.

Il nome della colonia sarebbe pertanto allusiva alla pacificazione dopo le sanguinose guerre civili dopo l’uccisione di Cesare nel 44 a.c..

L’insediamento preesistente fu naturalmente trasformato in fortezza e città, con mura larghe fino a due metri lungo tutto il perimetro della collina, munite di monumentali porte urbiche ai quattro punti cardinali.

Furono create fortificazioni, strade, percorsi fluviali e ponti, un importante teatro, templi, abitazioni e necropoli, strade dentro e fuori della città, attivando peraltro i vari percorsi fluviali e lagunari.



Di qui si dipartivano infatti ampie strade lastricate con basoli in trachite (roccia vulcanica le cui cave si trovano nei Colli Euganei, a sudovest di Padova), mentre all’interno della cinta una rete regolare di cardini (nord-sud) e decumani (est-ovest) delimitava gli isolati.

La Iulia Concordia era a cavallo tra due strade importanti: la via Postumia edificata dal console romano Postumio Albino nel 148 a.c. che congiungeva Genova con Aquileia, e la via Annia, costruita dal pretore Tito Annio Rufo, nel 137 a.c., che partiva da Adria e giungeva ad Aquileia.

Vi era stato inoltre scavato un canale artificiale con sponde attrezzate per le imbarcazioni, che nella parte meridionale dell’abitato sostituiva una delle strade con orientamento est-ovest e che, collegando i corsi d’acqua che lambivano la città, consentiva da un lato il deflusso del sistema idraulico della colonia e dall'altro lato una via d’acqua per il trasferimento di merci e persone.

Detto canale fu rinvenuto e scavato parzialmente, poi, per mancanza di fondi (come al solito), lo scavo venne non solo abbandonato ma di nuovo interrato, nonostante il canale avesse già restituito numerosi reperti romani. Una fitta rete di insediamenti rustici, taluni anche di notevole ricchezza, assicurava la produzione di grano e di vino.


Infine, Iulia Concordia disponeva di uno scalo sul mare, il portus Reatinum, localizzato nel sito dell’attuale Caorle, a cui si collegava tramite il flumen Reatinum (oggi Lemene), mantenuto navigabile con appositi interventi di manutenzione.

Le necropoli principali si distribuivano lungo le vie che uscivano dalla città ai quattro punti cardinali:

le più ricche erano quelle lungo la via Annia, sull’asse occidentale in direzione del municipio di Altinum e, ancor più, su quello orientale verso Aquileia.

COME APPARIVA
La città, coinvolta nelle guerre che contrastarono le invasioni barbariche a partire dal III sec. d.c., ebbe un ruolo attivo nell'ambito dell'impero.

A questo periodo risale la fabbrica d'armi, di sagittae dalla quale deriva il recente appellativo di Sagittaria. Nella metà del V sec. d.c. gli Unni, guidati da Attila, dopo essersi impadroniti di Aquileia, misero sotto assedio Concordia e la rasero, poi, al suolo.

Da Concordia Teodosio I emanò due leggi importantissime: la De Fide Testium e la De Apostasis, le massime espressioni dell'intransigenza cristiana, con la pena di morte per chi praticasse il paganesimo, Sempre Teodosio elesse la città a sua residenza.
ED ECCO LA POSIZIONE RISPETTO ALL'ORGANIZZAZIONE URBANA ODIERNA
La Basilica Apostolorum Maior, sotto l’attuale cattedrale, fa parte della complessa area archeologica di piazza Costantini. Essa fu eretta sopra i resti di magazzini con annessi abitativi del I sec. d.c. per accogliere e custodire reliquie di alcuni Santi cristiani.

Nell'area archeologica di via delle Terme si conservano i resti del tratto nordorientale delle mura urbiche e di una postierla di età augustea, nonché di edifici abitativi e di un complesso termale della prima età imperiale.



LE MURA

Costruite nella seconda metà del I sec. a.c., le mura sono in conglomerato cementizio rivestito in mattoni sesquipedali e poggiano su un fitto vespaio di grossi pali. Nella parte meridionale del tratto di mura si apre una delle porte minori  ad un solo vano che consentiva il passaggio di uno degli assi stradali cittadini. 

La porta era inizialmente fiancheggiata all'interno da un avancorpo in mattoni e venne in un secondo momento munita di due torrette quadrangolari cui è attribuita funzione di magazzino. Di queste ultime rimane la torretta settentrionale con alcuni gradini e la pavimentazione interna in mattoni. 

In una laterale di via Claudia si trovano i resti di un tratto della cinta muraria costruita in epoca augustea che cingeva, con profilo irregolarmente esagonale, la città. Le mura sono in robusto conglomerato cementizio rivestito di mattoni sesquipedali e poggiano su palafitte.



LE TERME

Il complesso termale conobbe più fasi di vita tra il I e il III sec. d.c. Il nucleo dell'edificio è costituito da due ambienti rettangolari absidati sul lato orientale e con ipocausto nell'area absidale, interpretati come calidarium e tepidarium.

Il calidarium, di circa 100 mq di superficie, presentava pavimentazione in mosaico prima, in lastre di marmo poi, e pareti affrescate con scene figurate.

Presso la cinta muraria, distrutta in epoca tardoantica per consentire l’ampliamento urbanistico, vi sono i resti delle terme (II-III sec. d.c.) con due sale absidate con pilastrini sotto la pavimentazione per formare l’intercapedine che garantiva il passaggio dell’aria calda. L’abside dell’ambiente maggiore mostra ancora il pilastro in mattoni che sosteneva la vasca per le abluzioni.




GLI SCAVI

La ripresa delle indagini moderne nell’area iniziò con un programma di ricerca promosso dalla Soprintendenza e dall’Università di Padova nel 1981, con una serie di prospezioni geofisiche praticate sull’intera area che venne quindi esplorata con trincee di scavo dall’anno successivo, dirette sul campo da Elena Di Filippo.

Qui vennero alla luce importanti monumenti della colonia: il ponte e il teatro, ancor oggi visibili, il foro situato all’incrocio tra cardine e decumano massimi, la presunta fabbrica di frecce.

Altri ritrovamenti importanti sono quelli in via dei pozzi romani e un grande sepolcreto sulla sinistra del Lemene, costituito di circa 260 sarcofagi d’epoca tardo-antica le cui iscrizioni, data l’impossibilità di conservarle in loco, furono segate e portate al Museo Nazionale Concordiense di Portogruaro.


Nella piazza davanti alla Chiesa ed al complesso paleocristiano sono ripresi negli ultimi anni gli scavi che hanno portato in luce un bel tratto di strada romana con basoli di trachite che recano ancor impressi i segni del passaggio dei carri, nella strada che usciva dalla porta urbica orientale è identificabile la via che raccordava Concordia alla Via Annia. Alcuni lacerti di pavimentazioni in cubetti di cotto al di sotto del presbiterio della basilica paleocristiana, che appartengono a strutture commerciali di I-II sec. d.c.

LA CATTEDRALE
A sud di essa si sviluppano i resti dei magazzini romani destinati alla città, un grande edificio articolato in corpi paralleli suddivisi in ambienti pavimentati dapprima in assi di legno, poi in cubetti di cotto. In un fossato che scorreva lungo il fianco sud occidentale dei magazzini scaricava la grande cloaca originariamente coperta a volta, che usciva dalla città passando sotto le mura di cinta.

Dirigendosi dalla piazza lungo via S. Pietro si notano sulla sinistra i resti di un ponte romano costruito in epoca augustea e restaurato in epoca giulio-claudia. Originariamente il monumento era a tre arcate (ora ne rimane solo una) di cui la centrale più ampia, ed era costituito in blocchi squadrati di trachite senza legante. Si trovava sul percorso della strada che portava all’ingresso occidentale di concordia e valicava un fiume ora scomparso.

In Via dei Pozzi romani sono visibili i resti di due abitazioni signorili. La più interessante è la Domus dei Signini per la presenza di tre pavimenti in battuto a fondo bianco con tessere sparse ed emblema centrale in mosaico a motivi geometrici risalenti all’epoca di costruzione della casa (fine I sec. d.c.).

Lungo la strada sono visibili due pozzi in mattoni semicircolari che originariamente si trovavano nel cortile di due case romane. Qui era ubicato anche il teatro cittadino, monumento di notevoli dimensioni, di cui restano ora modeste tracce a causa delle spoliazioni subite in passato.



I BRONZI DI IULIA CONCORDIA

Nel Museo Nazionale Archelogico di Portogruaro si si possono ammirare i reperti provenienti dagli scavi di Concordia Sagittaria, a cominciare dai suoi bellissimi bronzetti:

- la statuina devozionale di Diana Cacciatrice, emblema del Museo, con il classico costume spartano, a clamide al ginocchio e un seno scoperto, con il quarto lunare come diadema sulla testa divina, intenta nella sua veste di cacciatrice a scoccare l'arco, seguita da due fedeli cani cirnechi.

- il piccolo cinghiale elegantemente stilizzato ha le forme armoniose arrotondate, ben piazzato sulle zampe leggermente puntate in avanti come stesse fiutando qualcosa.

- il fantastico MULO BACCHICO del I sec d.c., vale a dire una bellissima testa di mulo probabilmente ornamento del poggiatesta di un letto a triclinio. E' un po' malridotto ma di fattura molto arcaica e pregiata.

Il piede di squisita fattura di una gigantesca statua purtroppo distrutta dalla iconoclastia che ha distrutto i nove decimi dell'arte romana. Non a caso Cicerone diceva: "A Roma vi sono più statue che persone" E di persone ce n'erano almeno un milione.



SCOPERTA UNA  “PICCOLA POMPEI” a 70 KM A NORD-OVEST DI VENEZIA
Venerdì scorso un gruppo di archeologi ha annunciato la scoperta di un antico complesso funerario a circa 70 chilometri a nordest della città di Venezia. Si tratta del più grande e meglio conservato sito archeologico scoperto in Italia dal IXX secolo.

Situato a circa 70 chilometri a nordest di Venezia, L'area in questione rappresenta il più grande sito dell’antica Roma scoperto in Italia nell’ultimo secolo e, come Pompei, è stato preservato da un disastro naturale.

Il sito si trova fuori le antiche mura della colonia romana di Iulia Concordia, oggi parte del comune di Concordia Sagittaria.

VEDUTA DEL COMPLESSO FUNERARIO
In maniera simile a Pompei, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.c., o simile a Ostia Antica, anch'essa  travolta dalle acque e dal fango, la colonia romana fu colpita da una catastrofica inondazione avvenuta nel V sec. d.c., seppellendola sotto una coltre di detriti e sedimenti che ne hanno garantito la perfetta conservazione nei secoli.

Rimasto inaccessibile per quasi 1500 anni, il complesso comprende un podio alto quasi due m e largo sei, con i resti di due eleganti sarcofagi nella parte superiore. Come riporta Ansamed, lo scavo è stato finanziato dalla Regione Veneto grazie ai fondi dell’Unione Europea, sotto la direzione della Soprintendenza veneta per i Beni Archeologici.

Il sito è parte di Iulia Concordia, l'importante centro romano fondato nel 42 a.c. che in epoca romana fece parte della Regio X Venetia et Histria. Dopo le invasioni barbariche entrò a far parte del Ducato Longobardo di Cividale; nel Medioevo fu parte integrante prima della Marca del Friuli e poi del Patriarcato di Aquileia.




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