PUNTA CAPO DI SORRIENTO, RICOSTRUZIONE DELLA VILLA |
Sulla magnifica costa da Massa Lubrense che va verso Sorrento, si possono ritrovare i resti una maestosa villa marittima di età romana del I sec. a.c. appartenuta, si dice, a Pollio Felice, illustre esponente di una nobile famiglia di Pozzuoli. La ricostruzione di questo complesso, situato sul promontorio del Capo di Sorrento, è stata ricavata dalle informazioni contenute in due carmi che il poeta Stazio descrive nella sua opera "Silvae".
Sembra che l’edificio fosse dotato di uno splendido portico, costituito da colonne monolitiche in marmo e si articolasse su due piani, con camere orientate sia verso terra, sia verso il mare.
Si può ammirare un plastico in cui sono state ricostruite le forme della villa, nella seconda sala del museo archeologico Georges Vallet. Oggi è possibile visitare soltanto i ruderi, che possono essere interpretati anche grazie alle notizie forniteci dalle fonti antiche.
PLASTICO DELLA VILLA |
La villa di Capo di Sorrento, conosciuta meglio come “I bagni della Regina Giovanna”, si estendeva per circa due ettari su un piccolo promontorio allungato sul mare sorrentino. La proprietà era suddivisa in due zone: la villa a mare e una domus più a monte con funzione agricola.
I due nuclei erano collegati fra loro da cunicoli e gallerie, mentre in superficie vi erano molteplici terrazze artificiali. La villa era raggiungibile sia da terra che da mare, infatti le attività produttive della villa erano legate sia al mare che forniva pesci, crostacei e molluschi; sia alla campagna producendo olio, limoni e il pregiato vino di Sorrento citato in numerose opere di Strabone, Plinio ed Orazio.
L’architettura è ottimamente armonizzata con le bellezze di un paesaggio mozzafiato. Gli ambienti sono orientati al massimo godimento del panorama grazie alle ampie finestre e alla passeggiata attorno al porticciolo.
Ma la bellezza più sconcertante è il bacino naturale interno che i proprietari usavano come attracco e piscina insieme abbellendolo con raffinato stile ed opere d'arte. I due isolotti ad ovest mostrano delle strutture murarie che probabilmente li collegavano tra loro con un ponticello.
L’architettura è ottimamente armonizzata con le bellezze di un paesaggio mozzafiato. Gli ambienti sono orientati al massimo godimento del panorama grazie alle ampie finestre e alla passeggiata attorno al porticciolo.
Ma la bellezza più sconcertante è il bacino naturale interno che i proprietari usavano come attracco e piscina insieme abbellendolo con raffinato stile ed opere d'arte. I due isolotti ad ovest mostrano delle strutture murarie che probabilmente li collegavano tra loro con un ponticello.
Dalla piazzetta del Capo di Sorrento, un piccolo abitato situato a circa 96 m., una stradina che scende verso il mare conduce ai ruderi di una villa marittima del I secolo d.c. e ai cosiddetti «Bagni della regina Giovanna».
Ma ora il colpo di scena: recenti studi hanno dimostrato che questa villa non appartenne, come vuole la tradizione, al patrizio Pollio Felice, amico del poeta latino Publio Papinio Stazio.
La dimora del patrizio, originario di Pozzuoli, che ospitò il famoso autore delle «Silvae», doveva trovarsi nella baia di Puolo, al confine tra i comuni di Sorrento e Massa Lubrense; tuttavia sia della domus che della parte marittima rimane ben poco.
La dimora del patrizio, originario di Pozzuoli, che ospitò il famoso autore delle «Silvae», doveva trovarsi nella baia di Puolo, al confine tra i comuni di Sorrento e Massa Lubrense; tuttavia sia della domus che della parte marittima rimane ben poco.
Della villa romana del Capo di Sorrento, invece, sono facilmente riconoscibili i resti delle cisterne, della domus, dei magazzini e degli approdi naturali con il ninfeo.
La parte residenziale della villa (la domus), con ogni probabilità, si componeva di numerosi fabbricati dislocati su terrazze digradanti, collegati ad ampie cisterne per il rifornimento idrico.
La cisterna meglio conservata si trova a monte della domus ed è costituita da dieci concamerazioni coperte con volte a botte.
Negli anni ottanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica di Pompei, nei lavori di consolidamento delle strutture, ha riportato alla luce il piano più alto della parte marittima del complesso.
La parte residenziale della villa (la domus), con ogni probabilità, si componeva di numerosi fabbricati dislocati su terrazze digradanti, collegati ad ampie cisterne per il rifornimento idrico.
La cisterna meglio conservata si trova a monte della domus ed è costituita da dieci concamerazioni coperte con volte a botte.
Negli anni ottanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica di Pompei, nei lavori di consolidamento delle strutture, ha riportato alla luce il piano più alto della parte marittima del complesso.
Dalla campagna di scavo è emerso che questo piano accoglieva vari ambienti disposti lungo un giardino, racchiuso in un quadriportico rettangolare.
La presenza di una porzione di matrice in malta di una pavimentazione in opus sectile documenta la funzione di rappresentanza di questi ambienti.
La ricostruzione grafica dell’ordito del pavimento, che alternava marmi di forma quadrata e triangolare, ha evidenziato la sua vicinanza tipologica con quello di epoca romana reimpiegato nella cappella in fondo alla navata destra della parrocchiale di Sant’Agnello.
La ricostruzione grafica dell’ordito del pavimento, che alternava marmi di forma quadrata e triangolare, ha evidenziato la sua vicinanza tipologica con quello di epoca romana reimpiegato nella cappella in fondo alla navata destra della parrocchiale di Sant’Agnello.
Tra il XV e il XVII secolo in quest’area sorse una torre di avvistamento e una cappella intitolata a Santa Fortunata; della prima è ancora visibile la parte basamentale, della seconda le strutture perimetrali.
I settori residenziali nord ed est presentano, all’interno dei vani voltati a botte, tracce di muratura in opus reticulatum, di pavimenti in mosaico a piccole tessere bianche e fascia nera, di intonaco dipinto di rosso e di decorazioni in stucco a rilievo.
Pollio Felice era un dotto storico, oratore e poeta che ha fondato una biblioteca a Roma ed era il protettore di Virgilio e Orazio. Un uomo tanto ricco da potersi permettere una simile casa per le vacanze, e diversi studiosi sostengono che questa sia la sua villa.
Una leggenda racconta che nella prima metà del XV secolo questi antichi ruderi, suonata la mezzanotte, si animavano di figure spettrali: un cavaliere nero su un cavallo alato inseguiva una fanciulla vestita di bianco che cercava riparo tra le mura della villa di «Pollio Felice».
In quanto al Bagni della Regina Giovanna, esso sarebbe la piscina della villa e si pensa vi fossero anche splendidi giardini e un vigneto.
Un'altra scuola di pensiero asserisce che la villa descritta da Orazio e Stazio si trovi in realtà nella vicina Marina di Puolo, una piccola spiaggia lungo la costa, e che la villa di cui sopra fino a Punta del Capo appartenesse a qualche altro patrizio romano.
L'INFAME REGINA GIOVANNA
La bella piscina naturale può avere acquisito il suo nome da una Regina XIV secolo di Napoli di nome Giovanna, che frequentava il posto con le sue dame di compagnia per pendere i bagni.
Pollio Felice era un dotto storico, oratore e poeta che ha fondato una biblioteca a Roma ed era il protettore di Virgilio e Orazio. Un uomo tanto ricco da potersi permettere una simile casa per le vacanze, e diversi studiosi sostengono che questa sia la sua villa.
Una leggenda racconta che nella prima metà del XV secolo questi antichi ruderi, suonata la mezzanotte, si animavano di figure spettrali: un cavaliere nero su un cavallo alato inseguiva una fanciulla vestita di bianco che cercava riparo tra le mura della villa di «Pollio Felice».
In quanto al Bagni della Regina Giovanna, esso sarebbe la piscina della villa e si pensa vi fossero anche splendidi giardini e un vigneto.
Un'altra scuola di pensiero asserisce che la villa descritta da Orazio e Stazio si trovi in realtà nella vicina Marina di Puolo, una piccola spiaggia lungo la costa, e che la villa di cui sopra fino a Punta del Capo appartenesse a qualche altro patrizio romano.
L'INFAME REGINA GIOVANNA
La bella piscina naturale può avere acquisito il suo nome da una Regina XIV secolo di Napoli di nome Giovanna, che frequentava il posto con le sue dame di compagnia per pendere i bagni.
Giovanna era famosa tanto la sua bellezza quanto per la sua crudeltà verso i suoi sudditi e si crede che lei qui abbia avuto una fine violenta, strangolata da suo nipote.
Tra il XV e il XVII secolo in quest’area sorse una torre di avvistamento e una cappella intitolata a Santa Fortunata.
Della torre è ancora visibile la parte basamentale, della cappella le strutture perimetrali.
I settori residenziali nord ed est presentano, all’interno dei vani voltati a botte, tracce di muratura in opus reticulatum, di pavimenti in mosaico a piccole tessere bianche e fascia nera, di intonaco dipinto di rosso e di decorazioni in stucco a rilievo.
La presenza di Santa Fortunata, una santa che sembra inesistente visto che si ritiene nata in Sicilia ma si ritrova in ogni dove, lascia presupporre che, come in altri luoghi, qui nei pressi sorgesse un'edicola o un tempietto alla Dea Fortuna che la gente andava a venerare, e che sia stata sostituita con la santa.
Tra il XV e il XVII secolo in quest’area sorse una torre di avvistamento e una cappella intitolata a Santa Fortunata.
Della torre è ancora visibile la parte basamentale, della cappella le strutture perimetrali.
I settori residenziali nord ed est presentano, all’interno dei vani voltati a botte, tracce di muratura in opus reticulatum, di pavimenti in mosaico a piccole tessere bianche e fascia nera, di intonaco dipinto di rosso e di decorazioni in stucco a rilievo.
La presenza di Santa Fortunata, una santa che sembra inesistente visto che si ritiene nata in Sicilia ma si ritrova in ogni dove, lascia presupporre che, come in altri luoghi, qui nei pressi sorgesse un'edicola o un tempietto alla Dea Fortuna che la gente andava a venerare, e che sia stata sostituita con la santa.