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LECTISTERNIO

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VENERE E MARTE SUL TRICLINIO (Pompei)
Il Lectisternio era un convito sacro a cui venivano invitate le divinità sotto forma di statue che venivano fatte poggiare su dei "pulvinar" , con il braccio sinistro appoggiato su un cuscino (pulvinus), da cui il nome del letto: "pulvinar", una sorta di triclini.

Era dunque detto "pulvinar" il letto su cui si ponevano le immagini degli Dei nelle cerimonie religiose perché partecipassero ai banchetti e ai giochi sacri, ma, per estensione, il nome fu dato al letto imperiale e soprattutto al palco da dove l’imperatore assisteva agli spettacoli nei circhi e negli anfiteatri.



LE STATUE

Le statue del lettisternio ovviamente non erano in marmo ma in materiale molto più leggero, secondo la maggior parte degli autori era in legno, secondo altri in giunco rivestito di fango, secondo altri ancora fatti di paglia con forma vagamente umana.

Non si può onestamente pensare che i romani, che pitturavano il prezioso marmo per rendere verosimili gli Dei, e che li vestivano con vesti preziose, in una ricorrenza così importante e vitale usassero dei meri fantocci.

Le statue erano sicuramente di legno leggero, ricoperto a calce e dipinto con maestria si che sembrassero vivi. Completavano l'opera le vesti di ogni divinità, in questo caso non seminude ma vestite con stoffe pregiate e intessute d'oro e d'argento, con tanto di nastri, ghirlande e soprattutto gioielli, il tutto accuratamente profumato coi vari incensi.

Poichè la posizione era allungata e coricata su un fianco, e si poggiavano tutti sul fianco sinistro, viene da chiedersi se le statue fossero state scolpite proprio in quella posizione, o fossero fornite di braccia e mani, e magari anche di gambe snodabili. Sicuramente anche le statue delle processioni dovevano essere di legno, ma sarebbe stato difficile usare le stesse immagini che avrebbero potuto reggere male durante le scosse del carro o delle spalle delle persone da cui venivano portate.

I romani, ovvero lo stato romano, non badava a spese e sicuramente le statue erano diverse. Non sappiamo però se le icone del lettisternio fossero snodabili o meno, ma supponiamo che per una maggiore resistenza delle statue non lo fossero e che quindi dette immagini, tenute nelle celle dei templi, fossero riservate solo ai lettisternii.

Stava ai sacerdoti e ai loro assistenti prendersi cura delle immagini e tutto ciò che le concerneva per conservarle totalmente integre. Spesso le statue venivano ornate con le elargizioni preziose dei cittadini che volevano cooperare alla buona riuscita del lettisternio.
 La postura della divinità era indicata dal verbo "accubare" (coricare): dinnanzi alla divinità "accubans" si poneva una tavola con sopra delle vivande precedentemente consacrate dai sacerdoti mediante formule cerimoniali e aspersioni (tipo quelle che usano oggi i preti nella benedizione delle case a Pasqua). Il cibo basilare era la carne, che però nei lettisternii sembra venisse accompagnata da altri cibi, come verdure e frutta insieme al vino.

Il tutto, precedentemente consacrato. L'aspersione si effettuava con acqua di mare o in mancanza con acqua salata che veniva contenuta in un secchio d'argento.




ASPERSIONE

L'aspersione avveniva anticamente tramite un rametto di alloro o olivo, detto appunto aspergillum, immerso nell'acqua consacrata e spruzzato sia sui letti che sul cibo. Di solito la purificazione si effettuava prima di un sacrificio agli Dei inferi, ma poi si estese un po' a tutti o quasi tutti i riti che comportassero un pasto sacro, almeno nelle campagne.

In realtà l'aspersione si faceva a Roma con una palla traforata, aspergillum, tenuta da un manico e un secchio d'argento che conteneva l'acqua lustrale. Sembra che il secchio d'argento fosse quello della antica Dea Veritas che garantiva l'esclusione degli inganni, e la palla d'argento fosse la Terra, evidentemente con riferimento alla Dea Tellus.

Sull'origine dei lectisterni, secondo alcuni sono greche e vennero introdotte a Roma con il culto delle divinità greche, secondo altri vennero introdotti dai libri sibillini. In effetti il primo lettisternio di cui si ha notizia ebbe luogo nell'anno 399 a. c. per ordine dei libri sibillini. Ci sarebbe però da chiedersi chi abbia introdotto i triclinii a Roma, perchè di triclinii si tratta.

I letti triclinari sono un uso prettamente orientale, adottato in pieno dagli etruschi che tutto sommato sono più orientali che occidentali, soprattutto nei lineamenti. Non è da escludere che questa ritualità non sia derivata dagli etruschi.

Livio ed altre fonti spiegano che venivano allestiti tre letti in ciascuno dei quali prendeva posto una coppia di divinità, e cioè Apollo con Latona, Eracle con Artemis, Ermes con Poseidone, divinità più greche che romane.



399 a.c. - 
Lo scopo del primo lettisternio sarebbe stato di placare l'ira degli Dei che avevano inviato ai romani un inverno rigidissimo, cui era seguita nell'estate una pestilenza. Il lettisternio fu celebrato dai "duumviri sacris faciundis ed ebbe la durata di otto giorni". Ai santuari con i letti delle divinità sfilarono in venerazione i senatori e patrizi con rispettivi mogli e i figli, poi tutte le tribù e gli ordini con alla testa il pontefice massimo, e poi in fondo i giovani non sposati.

Durante il lettisternio, come da prescrizione e per fede religiosa. cessarono le liti e le private competizioni, e vennero liberati molti prigionieri.


217 a.c. -
Il 24 giugno: Annibale distrugge l'esercito Romano comandato dal console C. Flaminio nella Battaglia del Lago Trasimeno. Inoltre l'etruria è scossa da un forte terremoto. La paura è tanta e viene indetto un secondo lettisternio ancora più sontuoso celebrato stavolta in onore dei dodici Dei consenti, divisi in sei coppie. Agli Dei già onorati nel primo lettisternio furono associati, oltre Giove e Giunone, Mercurio e Cerere, Venere e Marte.

A questo lettisternio parteciparono anche i servi che poterono prendere parte al banchetto insieme alle alte classi sociali, agl'ingenui (nati liberi) e ai liberti (liberati). I lettisterni che seguirono furono celebrati in onore di divinità secondarie, ma in essi non dovevano mai mancare le divinità della triade capitolina, Giove, Giunone e Minerva.


215 a.c. -
un lettisternio, sempre per indicazione dei libri sibillini, fu celebrato in onore di Iuventas; non dimentichiamo che incombe la II guerra punica, anche se i romani sconfiggono infine presso Decimomannu in Sardegna i cartaginesi e gli alleati nuragici.


204 a.c. - 
un lettisternio ebbe luogo nel 204 a.c. in onore della Mater Magna. Gli oracoli della Sibilla a Delfi avevano predetto che Annibale poteva essere sconfitto solo se la Madre degli Dei (Cibele) fosse trasportata da Pessinunte a Roma. Il suo simulacro era un grande meteorite di ferro, quindi aniconico e nero, di oltre 16 m di altezza e pesante diverse centinaia di tonnellate.

Un'ambasciata composta da cinque senatori romani, con M. Valerio Levino a capo della delegazione, fu inviato a Pessinunte, dal sovrano Attalo I, re di Pergamo, alleato di Roma. Attalo inizialmente rifiutò la richiesta ma un terremoto che si verificò durante i negoziati fu recepito quale presagio di Cibele per essere trasferita a Roma.
Arrivata a Roma venne accolta da un numeroso gruppo di sacerdoti in festa e fu trasferita su decisione del senato romano sul colle Palatino. Quindi fu indetto il lettisternio.


167 d.c. -
In seguito a una pestilenza l'imperatore Marco Aurelio indice un lettisternio.


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