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VIA CLAUDIA NOVA

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SANT'EUSANIO STRADA DERIVATA DALLA CLAUDIA
La via Claudia Nova è un'antica strada romana, costruita nel 47 d.c. dall'imperatore Claudio (10 a.c. - 54 d.c.), nell’ambito di un vasto programma di ristrutturazione della rete viaria nelle aree Sabine e Vestine, per congiungere la via Cecilia (via romana che staccandosi dalla Via Salaria al XXXV miglio da Roma raggiungeva la costa adriatica) e la via Claudia Valeria (via consolare Tiburtina Valeriache congiungeva Roma a Tibur, Tivoli, e che prendeva nome dal console che ne dispose la pavimentazione in pietra, e che si innestava alla confluenza dei fiumi Aterno e Tirino.

Questa via veniva così ad assumere una notevole importanza strategica ed economica, sia per il collegamento fra queste due arterie, ma sopratutto per l’agevole attraversamento dei centri Sabini e Vestini.

Le informazioni sul suo percorso sono però talvolta discordanti; alcune fonti la fanno partire dalla sabina Amiternum, altre la fanno partire da Civitatomassa, frazione di Scoppito costruita sui ruderi del pago romano di Foruli. Il punto di arrivo è la via Claudia Valeria (o Tiburtina Valeria) nei pressi di Popoli, alla confluenza dei fiumi Tirino e Aterno.

PERCORSO DELLA CLAUDIA NOVA (Immagine ingrandibile)
Il suo percorso, nell'attraversamento della Piana di Navelli, riguarda i primi insediamenti dei Vestini nel VI sec. a.c., col sottostante vicus Incerulae; di cui si ha un'iscrizione in vestino del III sec. a.c., conservata nel Museo Archeologico di Napoli, che cita un tempio italico dedicato a Hercules Iovius nel sito dell'attuale Chiesa di Santa Maria in Cerulis. 

Su tale percorso si sovrapponeva il tratturo L'Aquila-Foggia, e poi il Tratturo Centurelle-Montesecco fino a Collepietro.
Tra i centri attraversati, c'era Peltuinum, antica città italica dei Vestini, antichissimo popolo italico di lingua osco-umbra, il cui sito archeologico si trova nel comune di Prata d'Ansidonia, il cui borgo primitivo risale appunto alla città romana di Peltuinum. 

Dopo la guerra sociale (I sec. a.c.), Peltuinum divenne municipio romano e grande centro economico per la transumanza che si svolgeva sulla via Claudia Nova.in provincia dell'Aquila. 

Peltinum, i cui resti risultano ancora visibili nei pressi di Prata d'Ansidonia, il cui borgo primitivo risale appunto alla città romana di Peltuinum, governata dai Vestini, è stato dichiarato dichiarato monumento nazionale nel 1902. 

Il borgo romano, di cui rimangono importanti resti: come il teatro, e un tempio (forse di Apollo) provvisto di colonnato, e la porta cittadina sulla via Claudia Nova, utilizzò la via anche come dogana per la conta ed il pedaggio delle pecore da avviare alla transumanza.

PELTINUM SULLA CLAUDIA NOVA
Altri resti della Via Claudia Nova sono conservati a Ocriticum, villaggio sviluppatosi soprattutto in epoca romana luogo di sosta per i viandanti poichè, in corrispondenza della via romana sorse e si sviluppò un'area templare nota al tempo come Iovis Larene che fu segnata, tanto era importante, sulla Tavola Peutingeriana. I resti di Ocriticum sono tuttora visitabili nei pressi di Cansano, noto per la scoperta archeologica del villaggio romano di Ocriticum, ora parco archeologico.

Collocato appena fuori da Cansano, in zona Tavuto - Pantano, il parco è stato inaugurato assieme all'omonimo centro di documentazione, che si trova in paese, il 10 gennaio 2004. I primi scavi, effettuati nel 1992, hanno portato alla luce i resti di un antico centro romano, abbastanza importante soprattutto in ambito religioso.

L'area archeologica comprende due templi, uno romano consacrato a Giove e uno italico consacrato ad Ercole, ed un sacello delle divinità femminili Cerere e Venere. Inoltre, nell'area sono presenti anche le rimanenze di un centro abitato e di un impianto per la produzione della calce. Si è risaliti al nome Ocriticum mediante una stele funeraria ritrovata nei pressi della zona templare, su cui leggiamo SEX(TO) PACCIO ARGYNNO CULTORES IOVIS OCRITICANI P(OSUERUNT) (i sacerdoti ocriticani di Giove posero a Sesto Paccio Arginno).

Numerosi gli ex voto rinvenuti, conservati presso il Museo Archeologico di Chieti e presso il Centro di documentazione Ocriticum, appartenenti all'area sacra. Gli ex voto sono fittili e anatomici, maschere votive, ampolle e balsamari, ma pure statuine rappresentanti divinità: fra le più interessanti, una raffinata Venere e una statuetta raffigurante due dee intente a salutarsi con un bacio, identificate con Cerere e Proserpina al momento del loro congedo o dell'incontro; dal deposito votivo, pure fibbie in bronzo e uno strigile particolarmente raffinato.

ARA DELL'ANTICA PELTINUM

RINVENUTO TRATTO DELLA VIA CLAUDIA NOVA

Fossa, 15 giugno 2017 - Grandi basoli calcarei accostati gli uni agli altri con tecnica accurata e raffinata, nei quali si vedono ancora chiaramente le profonde incisioni dovute all'intenso traffico dei carri (a dimostrazione della sua rilevanza nel territorio e nella rete degli scambi): è la strada monumentale - riconducibile all'antica via Claudia Nova, di cui non si avevano finora tracce certe nella conca aquilana - scoperta nell'ambito dei lavori di ricostruzione post sisma. 

Un tratto integro della lunghezza di circa 30 m e della larghezza stimata di 4-5 m (la via Appia antica è larga poco più di 4 m) affiancato da un marciapiede porticato largo oltre 2 m e dalle adiacenti costruzioni monumentali andate distrutte.

E' così che doveva mostrarsi nel I sec. a.c. il cardo maximus della perduta città di Aveia, punto di cerniera e contatto tra la "città alta" (di cui sopravvivono resti nel cosiddetto "torrione" del borgo medioevale) e la "città bassa" (delimitata dalle mura oggi ancora visibili nelle campagne di Osteria), tratto urbano di quell'asse stradale di rilevanza territoriale, voluto dall'Imperatore Claudio per dotare di adeguate infrastrutture l'area delle conche amiternina e forconese, già interessate da imponenti e monumentali presenze insediative, da Foruli ad Amiternum, da Forcona a Peltuinum e oltre.

Della perduta città di Aveia scompare ogni traccia dal VII-VIII sec. d.c., probabilmente per i danni dovuti a catastrofi naturali (allagamenti, frane della montagna o terremoti). Nulla resta di visibile fuori terra oltre alle porzioni di mura urbiche nelle campagne e ai pochi resti sulle pendici del colle e inglobati nel borgo. 

IL BASOLATO E IL CIGLIO DELLA CLAUDIA NOVA
La scoperta della monumentale strada, effettuata nei primi mesi dello scorso anno in via S. Eusanio - a seguito delle indagini archeologiche svolte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere (USRC), offre nuove e inedite certezze alle ipotesi di ricostruzione storica dell'importante centro romano.

E’ stata dunque attivata, fin dal primo momento, una forte sensibilizzazione ai fini della valorizzazione dei resti monumentali che muterebbero, d’improvviso, immagine e vocazione del centro di Fossa e della sua area, dalle risorse ambientali e culturali davvero straordinarie, forse uniche. 

Risorse così straordinarie che obbligano gli enti, le amministrazioni, le associazioni culturali e i cittadini tutti, ad un forte impegno affinché tesori d’arte e della cultura possano assurgere a ben altri livelli di fruizione. Il Parco archeologico della Necropoli Vestina, benché aperto al pubblico saltuariamente, a solo qualche anno dalla scoperta era già conosciuto con ammirazione e stupore in ogni parte del mondo, e continue sono le richieste di informazioni e di visita.

Aveia è ubicata, nella vallata del medio Aterno, alle pendici nord-orientali di Monte Circolo e del borgo fortificato di Fossa, a soli 10 km dall’Aquila. La città romana era strutturata su terrazze urbane degradanti sul versante montano e caratterizzata da una città alta, probabilmente monumentale, e da una città bassa che lambiva il corso del fiume Aterno, legata alle attività commerciali e di servizio del tratturo. 

Il percorso della Mura è ancora leggibile, con il tratto monumentale meridionale che risale il versante fino al cosiddetto “Torrione” del borgo medievale. Una città romana che sembrava quasi completamente perduta, che viveva nella memoria di pochi, torna così a rivivere. 

Dal 1773, allorquando l’Abate archeologo e filosofo Vito Maria Giovenazzi ebbe l’intuizione e il merito di riconoscere e identificare i monumenti di Fossa come quelli di Aveia, mai erano tornate alla luce resti monumentali così importanti.

Nuovo incontro, questa mattina, tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Aquila e cratere, l'Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere USRC, il Comune di Fossa e la Provincia dell'Aquila per verificare congiuntamente le concrete possibilità di rivedere le progettazioni pregresse (interventi edilizi, rete stradale locale e rete provinciale) adeguandone le previsioni al mutato quadro della situazione e i possibili scenari di recupero e valorizzazione.

"Siamo da mesi impegnati in una attenta valutazione condivisa della situazione, con l'obiettivo di individuare gli strumenti e le procedure più idonee a garantire la salvaguardia e la valorizzazione di un contesto archeologico di straordinaria importanza per il territorio e il corretto svolgimento del processo di ricostruzione pubblica e privata. All'impegno congiunto profuso nella prima fase di conoscenza e indagine archeologica si è aggiunto da diversi mesi il lavoro sui tavoli tecnici interistituzionali, in cooperazione con tutti gli enti e i soggetti coinvolti. Confidiamo nella collaborazione di tutti per una celere definizione dei programmi futuri."



VIA FRUSTENIA - CERFENNIA

EPIGRAFE DELLA CLAUDIA NOVA
Dati oggettivi ci consentono di ipotizzare un antico collegamento, che potrebbe essere considerato un ramo secondario della via Claudia Nova, fra l’area di Aveia (Fossa), Marruvium (l’attuale S.Benedetto dei Marsi nel Fucino) e Alba Fucens attraverso l’altopiano delle Rocche (La Tabula Peutingeriana pone Aveia a poche miglia da Frustenias e da qui, dopo altre 18 miglia, Alba Fucens; non sappiamo collocare Frustenias, che potrebbe anche essere stato il nome dell’insediamento romano che in epoca medioevale prese il nome di Forcona (Civita di Bagno, dove sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici - Complesso monumentale e archeologico di Forcona).

La strada di collegamento doveva partire da Frustenias e seguendo l’andamento dell’attuale SS 5 bis doveva salire a S.Martino D’Ocre, poi passare a valle di Rocca di Cambio, quindi per Rocca di Mezzo, Rovere, e lambire le falde del Monte Magnola in prossimità delle Sterpare, nel cuore dell’attuale Parco Naturale Velino-Sirente. La strada proseguiva, come l’attuale, per Ovindoli e S.Potito, poi superava il bivio per S. Iona e lambendo le falde della Serra di Celano raggiungeva, nei pressi di Collarmele (Cerfennia), la via Valeria-Claudia.


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