EGITTO
Khonsu era in Egitto una divinità lunare che faceva parte della “triade tebana”, in qualità di figlio di Amon e di Mut; ma talvolta era anche venerato quale figlio di Hathor, la Dea celeste in aspetto bovino legata al pianeta Venere, e di Sobek, il “Dio coccodrillo”, oppure di Bastet, la Dea gatta, che aveva un culto speciale soprattutto nella città di Per-Bast, che in forma ellenizzata diventava la Dea Bubastis, anch'essa Dea Lunare che sul suolo italico divenne Baubo, la divinità legata al sesso e alla dissacrazione, con un segreto legame con la Dea Demetra.
Nelle raffigurazioni il Khonsu egizio compare di solito con aspetto infantile, con una treccia ricadente sul lato sinistro della testa, che nell’antico Egitto era tipica dei bambini, che trovò un corrispettivo greco e romano in Arpocrate, anch'esso con valenze infantili e lunari,
Khonsu tiene tra le mani il pastorale e il flagello, emblemi della regalità, associati all’autorità dei faraoni, (che a Roma corrispondettero ai fasci littori), la croce ansata (“ankh”), simbolo della vita e della divinità, e uno scettro a forma di “zed” (o “djied”), il mistico pilastro osiriaco, corrispondente al cono imbiancato della Grande Madre Mediterranea, in pratica l'Albero della Vita.
ROMA
Tertulliano (Spect., 5) :
"et nunc ara Conso illi in circo demersa est ad primas metas sub terra cum inscriptione eiusmodi:
CONSVS CONSILIO MARS DVELLO LARES + COILLO + POTENTES.
Sacrificant apud eam nonis Iuliis sacerdotes publici,
XII Kalend. Septembres flamen Quirinalis et virgines".
Una AEDES CONSI SUBTERRANEA è annoverata da Publio Vittore nei Cataloghi Regionari, ascritta alla XI Regio augustana.
Conso (Consus) è un'arcaica divinità della religione romana, derivata da un precedente culto italico. Come accadeva per la maggioranza delle divinità legate alla terra e alla fertilità, la figura di Conso era vista in stretto rapporto con il mondo sotterraneo. Probabilmente si trattava della divinità del seme del grano e dei depositi per la sua conservazione, che tra i romani venivano posti sottoterra, dentro olle o giare affinchè stessero al fresco e non fossero invasi dai topi.
1) germoglierebbero insieme soffocandosi a vicenda.
2) li mangerebbero i topi che sono bravissimi a sentire gli odori e scavare tunnel sotto terra.
3) se fossero poi conservati in casse di legno, questo si imbeverebbe con le piogge e marcirebbe, provocando ancora il germogliare dei semi che, lontani dalla superficie, marcirebbero anch'essi.
4) conservarli in casse di pietra avrebbe un senso solo se posti in superficie, perchè la malta con l'acqua non terrebbe a lungo, ma soprattutto i semi hanno bisogno, per mantenersi, di luoghi asciutti e ventilati, come i silos.
Conso era dunque una divinità ctonia, visto a lui era dedicato un altare ipogeo al centro del circo Massimo, l'ara Consi, retaggio di un culto molto antico legato all'agricoltura ma con significato misterico, cioè legato ai Sacri Misteri.
L'ara era sotterranea, o coperta di terra, e veniva scoperta unicamente durante le feste a lui dedicate, i Consualia, che erano festeggiate il 21 agosto ed il 15 dicembre. Per questa divinità ctonia officiavano i suoi riti i Flamini Quirinali e le Vestali. A lui era dedicato anche un tempio sull'Aventino, dedicato il 272 a.c.
Secondo Tito Livio « predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.»
Per questa ragione hanno ipotizzato che gli antichi depositassero i semi sottoterra per proteggere i semi ma i contadini non commetterebbero mai tale errore, perchè è vero che non verrebbero mangiati dagli uccelli ma:
Per questa ragione hanno ipotizzato che gli antichi depositassero i semi sottoterra per proteggere i semi ma i contadini non commetterebbero mai tale errore, perchè è vero che non verrebbero mangiati dagli uccelli ma:
1) germoglierebbero insieme soffocandosi a vicenda.
2) li mangerebbero i topi che sono bravissimi a sentire gli odori e scavare tunnel sotto terra.
3) se fossero poi conservati in casse di legno, questo si imbeverebbe con le piogge e marcirebbe, provocando ancora il germogliare dei semi che, lontani dalla superficie, marcirebbero anch'essi.
4) conservarli in casse di pietra avrebbe un senso solo se posti in superficie, perchè la malta con l'acqua non terrebbe a lungo, ma soprattutto i semi hanno bisogno, per mantenersi, di luoghi asciutti e ventilati, come i silos.
5) posti invece in olle e giare non cambierebbe la conclusione, perchè l'argilla è porosa e assorbe l'acqua, e se poi fosse impermeabilizzata con la pece i semi ammuffirebbero per mancanza di ventilazione.
Conso era dunque una divinità ctonia, visto a lui era dedicato un altare ipogeo al centro del circo Massimo, l'ara Consi, retaggio di un culto molto antico legato all'agricoltura ma con significato misterico, cioè legato ai Sacri Misteri.
Per diversi studiosi l'antico Dio italico del grano corrispondeva alla greca Persefone (Proserpina), simbolo della forza generatrice insita nel chicco di frumento. Ora nè Proserpina, nè Persefone, nè Core erano simbolo della forza generatrice del chicco di frumento.
Cosa poteva avere a che fare allora Consus con queste Dee figlie delle Dee delle messi? Il fatto che fosse sparito nell'Ade e poi riemerso, come dire morto e resuscitato. Trattasi dunque del figlio-vegetazione della Dea Grande Madre, cioè della Dea Natura, che ogni anno muore in autunno per resuscitare in primavera.
Cosa poteva avere a che fare allora Consus con queste Dee figlie delle Dee delle messi? Il fatto che fosse sparito nell'Ade e poi riemerso, come dire morto e resuscitato. Trattasi dunque del figlio-vegetazione della Dea Grande Madre, cioè della Dea Natura, che ogni anno muore in autunno per resuscitare in primavera.
A Conso era dedicato un altare ipogeo al centro del circo Massimo, l'ara Consi, un'ara molto antica appartenente a un culto sotterraneo preromano. I romani avevano molto rispetto per le antiche religioni e anche se non le praticavano molto le mantenevano quanto necessario perchè non fossero dimenticate. Dimenticare gli Dei era pericoloso perchè questi potevano vendicarsi.
Etimo
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che l'etimologia del nome Consus è incerta possa derivare dal verbo latino conserere, "seminare", tant'è che la Dea Ops era nota anche come Consivia o Consiva. Georges Dumézil e G. Capdeville considerano invece il verbo condere, fare provvista, come la migliori ipotesi per l'etimologia del termine: Consus sarebbe un sostantivo verbale arcaico che denota l'azione del deposito di grano.
L'ARA
Questi riti si svolgevano davanti a un altare sotterraneo del Circo Massimo, secondo alcuni portato in superficie in occasione della festa, per essere di nuovo sotterrato. Questo particolare potrebbe riportare al mondo agricolo, come il seme che, resta nascosto nella terra fino al tempo della germinazione. Nella festa si organizzavano corse di muli, mentre cavalli e asini restavano a riposare incoronati da ghirlande.
Anche questo non sembra corretto, le corse sembrerebbero riguardare tanto muli, quanto asini e cavalli. Il giorno di riposo probabilmente significa che dopo essere stati trasportati si lasciavano riposare con fiocchi e ghirlande, fino al momento delle corse. Ma secondo altri invece, si facevano correre solo cavalli da corsa, ma gli animali da tiro, fossero essi cavalli, asini o muli, erano dispensati dal lavoro e venivano incoronati di fiori.
Per un'altra interpretazione Consus si identificava con il Neptunus Equestris, ovvero Nettuno protettore dei cavalli, per questo le corse di muli e cavalli erano l'evento principale durante le sue feste. Ma Conso era un Dio antico e preromano quando i cavalli erano scarsi e comunque non usati in guerra. Nettuno come Dio dei cavalli è una derivazione greca mentre qui il culto è italico.
Comunque a Conso, oltre all'altare sotterraneo nel Circo Massimo, era dedicato un tempio sull’Aventino (dal 272 a.c.). Inoltre il solco primigenio, secondo Tacito, sarebbe passato accanto all'ara di Consus come tema augurale.
Rispetto all'epoca, il ratto delle Sabine andrebbe ricondotto alle Consualia di agosto, secondo la testimonianza di Varrone che dice: "si facevano allora pubbliche feste e i sacerdoti nel Circo, presso l'ara del dio, celebravano quei giochi nei quali furono rapite le donne Sabine".
Servio invece colloca il ricordo del ratto durante le Consuali di marzo. Insomma i diversi autori collocano le Consualia in diversi mesi dell'anno: a febbraio, a marzo, ad agosto, a settembre e dicembre, probabilmente feste grandi e piccole che scandivano le fasi dell'agricoltura.
Ops, anche detta Opi, Openconsiva o Consiva, era la divinità romana associata nel culto a Saturno e a Conso, quest'ultimo prima figlio vegetazione che muore e risorge e che si accoppia poi con la Dea, da cui il nome Consiva.
Il Dio Conso, protettore di cereali e dei silos sotterranei, era pertanto rappresentato da un seme di mais.
Dunque Opi, Dea primigenia Romana della terra, era colei che proteggeva le colture, la mietitura, la semina e conservava il grano nei granai. Aveva due feste: gli Opiconsivia di agosto e gli Opalia di dicembre. Veniva connessa, nel culto, con il dio Conso (che pare avesse sposato), da cui traeva l'epiteto di Consiva, e con il dio Saturno. Quando questi venne identificato con il dio greco Crono (il più giovane dei Titani, figli di Urano e Gaia), Opi, a sua volta, fu identificata con Rhea, la sposa di Crono.
La tradizione romana le attribuisce origini sabine, in quanto culto introdotto a Roma da Tito Tazio, il re sabino che secondo la leggenda avrebbe regnato su Roma con Romolo.
Per Cornelio Labeone, III sec. d.c., Opi, come Bona Dea, furono soprannomi di Maya, ma è più facile pensare a una delle tante Grandi Madri locali trasposta anche a Roma.
Conso, piccolo dio rustico, finì un po’ male. Quando con l’acquisizione della cultura greca tutti gli dei romani vennero trasformati nelle divinità greche corrispettive, Conso venne trasformato in Poseidone Ippio, solo perché le feste dedicate a questo dio greco erano piene di cavalli come quelle di Conso.
Poseidone Ippio era un Dio scomposto che fecondava e possedeva dee e donne mortali senza ritegno. Tutte le dee cercavano di evitarlo al punto che la Dea delle biade, Demetra, la più tartassata, non esitò a trasformarsi in cavalla pur di nascondersi e sfuggirgli. Poseidone se ne accorse e non perse tempo, si trasformò pure lui in cavallo e la fece sua.
ROBERTO LANCIANI
"Le memorie di Conso appaiono limitate a Roma, anzi alla valle del Circo Massimo, Vallis Murcia; più precisamente all'altura dell'Aventino dove L. Papirio Cursore, dopo l'espugnazione di Taranto, gli dedicò nel 272 a. C. un tempio; e al sacrario principale, alle radici del Palatino (Ara di Conso). A mezzo il sec. III, Conso è identificato con Posidone Ippio (Neptunus Equester), e con la graduale decadenza dell'agricoltura presso i Romani, il culto tributatogli si raccomanda alla celebrazione dei giuochi circensi.
Non sembra accettabile l'opinione che l'ara di Conso stesse accanto alle prime o alle seconde mete, cioè all'una o all'altra estremità della spina del Circo Massimo. D'altronde il vetusto sacello tornò in luce nel 1526, dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi) e Bartolomeo Marliani ce ne ha lasciato una suggestiva descrizione (in Antiq. Romae Topographia, ediz. del 1534). Esso è con ogni probabilità da riconoscersi in una concamerazione in opera quadrata posta nei sotterranei della basilica di S. Anastasia a tergo dell'abside basilicale."
Ma un motto rinvenuto nel Circo Massimo conclama:
L'ara, che si dice fosse di legno, era sotterranea, e alcune fonti indicano fosse coperta di terra, e che venisse scoperta e portata in superficie unicamente durante le feste a lui dedicate, i Consualia.
Ora viene da chiedersi se era coperta di terra oltre che giacere sotto terra, e se era di pietra o di legno.
Un'ara di legno posta sotto terra, considerato poi un'ara molto antica, sicuramente si sarebbe logorata. Se fosse stata coperta di terra sarebbe stato ancora peggio perchè la terra sarebbe stata umida. Si può pensare che fosse un tempio sotterraneo lastricato da tufo, perchè il tufo fu la pietra usata dagli antichi romani, ma anche lì l'umidità avrebbe corroso il legno. Se però l'altare fosse stato di pietra sarebbe stato difficile portarlo in superficie, per il peso smisurato. Quale potrebbe essere allora la verità?
L'altare era di pietra, era collocato in una cella sotterranea sopra la quale sicuramente era stato edificato un piccolo tempio. La cella era ermeticamente chiusa tutto l'anno come chiuso era il tempietto da cui vi si accedeva, e solo durante le feste la cella veniva aperta e l'ara restava di sotto, sicuramente aspersa di acqua lustrale e cosparsa delle primizie offerte.
Sicuramente l'ara non era coperta di terra ma era tumulata sotto terra, non si esclude che anticamente giacesse in una fossa che venisse riempita di terra e poi in parte scavata per farne affiorare la superficie. Di certo i romani, gente pratica e razionale non avrebbe mai fatto l'inutile lavoro di coprire di terra l'ara nel suo sepolcro per poi faticosamente svuotarlo nella festa.
LA FESTA
Le Consualia si festeggiavano il 7 luglio, il 21 agosto e il 15 dicenbre. La festa di metà dicembre solennizzava la fine dei lavori dei campi, quando si riponeva il raccolto. Sulla scorta degli antichi calendari si può ipotizzare che le Calende di dicembre durassero quattro giorni. Questa importante festività si svolgeva il 21 agosto (Consualia) e il 15 dicembre (grandi Consualia) di ogni anno, cioè al termine della raccolta e della semina.
Le Consualia di metà dicembre solennizzano la fine dei lavori dei campi, quando si ripone il raccolto. Secondo gli antichi calendari sembra che le Consualia di dicembre durassero quattro giorni, e fossero le più solenni, anticamente qualificate secondo Servio come Magni circenses (giochi solenni).
Le Consualia di metà dicembre solennizzano la fine dei lavori dei campi, quando si ripone il raccolto. Secondo gli antichi calendari sembra che le Consualia di dicembre durassero quattro giorni, e fossero le più solenni, anticamente qualificate secondo Servio come Magni circenses (giochi solenni).
Sembra vi fosse un festeggiamento anche il 7 luglio in onore di Conso, come Dio della vegetazione annuale, e forse anche in marzo, in corrispondenza delle Equirria, perché il Dio era associato ai vari momenti della vita agricola.
Essendo la sua ara sotterranea trattavasi della festa di una divinità ctonia, cioè degli inferi, come dire dell'aldilà. I Flamini Qurinali e le Vestali erano preposti all'ufficio dei suoi riti. Il sacrificio consisteva, secondo la stagione, nel bruciare incensi e primizie e nell'organizzazione di corse di cavalli, sciolti e/o congiunti ai carri.
I Flamini Quirinali, Flamines Quirinalis, erano preposti al culto di Quirino e celebravano le festività dei Quirinalia, dei Consualia, dei Robigalia e dei Larentalia.
La celebrazione dei Consualia al 21 di agosto è riportata da Tertulliano il quale riferisce del sacrificio sull'altare sotterraneo di Conso, nel Circo Massimo, celebrato dal flamine Quirinale e dalle Vestali. Le Consuali più solenni sono quelle di dicembre, che secondo Servio sarebbero qualificate anticamente come Magni circenses (giochi solenni).
La celebrazione dei Consualia al 21 di agosto è riportata da Tertulliano il quale riferisce del sacrificio sull'altare sotterraneo di Conso, nel Circo Massimo, celebrato dal flamine Quirinale e dalle Vestali. Le Consuali più solenni sono quelle di dicembre, che secondo Servio sarebbero qualificate anticamente come Magni circenses (giochi solenni).
Questi riti si svolgevano davanti a un altare sotterraneo del Circo Massimo, secondo alcuni portato in superficie in occasione della festa, per essere di nuovo sotterrato. Questo particolare potrebbe riportare al mondo agricolo, come il seme che, resta nascosto nella terra fino al tempo della germinazione. Nella festa si organizzavano corse di muli, mentre cavalli e asini restavano a riposare incoronati da ghirlande.
Anche questo non sembra corretto, le corse sembrerebbero riguardare tanto muli, quanto asini e cavalli. Il giorno di riposo probabilmente significa che dopo essere stati trasportati si lasciavano riposare con fiocchi e ghirlande, fino al momento delle corse. Ma secondo altri invece, si facevano correre solo cavalli da corsa, ma gli animali da tiro, fossero essi cavalli, asini o muli, erano dispensati dal lavoro e venivano incoronati di fiori.
IL RATTO DELLE SABINE
Spesso Conso è associato al ratto delle Sabine: Romolo, nell'istituire i giochi, che sarebbero serviti di pretesto al fatto, avrebbe creato un nuovo dio e un nuovo culto, dicendo di averne trovato l'altare sotto terra.
Quanto al ratto delle Sabine, forse va ricondotto soprattutto alle Consualia di agosto, secondo la testimonianza di Varrone che dice:
" ..si facevano allora pubbliche feste e i sacerdoti nel Circo, presso l'ara del dio, celebravano quei giochi nei quali furono rapite le donne Sabine".
Invece Servio colloca il ricordo del ratto durante le Consuali di marzo. I Giochi Consuali o Consualia, sono celebrazioni istituite da Romolo in onore di Conso che si svolgevano il 7 luglio, il 21 agosto e il 15 dicembre.
Romolo « ...ludos ex industria parat Neptuno equestri sollemnes; Consualia vocat. Multi mortali convenere, studio etiam videndae novae urbis, maxime proximi quique, Caeninenses, Crustumini, Antemnates; iam Sabinorum omnis moltitudo cum liberis ac coniugibus venit.»
« predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumesi, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.» (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9, Newton & Compton, Roma, 1975, trad.: G.D. Mazzocato)
Questo altare ritrovato fu comunque il pretesto per l'organizzazione dei giochi durante i quali avvenne il Ratto delle Sabine. Infatti Tito Livio narra che i Consualia furono istituiti dallo stesso Romolo quando con i giovani romani organizzò il rapimento delle fanciulle.
Conso venne associato, a dire di Dionigi di Alicrnasso, con Consigli segreti, e quindi il suo nome fu associato al consilium, consiglio o assemblea. Secondo Servio Mario Onorato (IV sec:) riporta che Consus era il Dio dei Concili, infatti avrebbe dato a Romolo il consiglio di istituire feste in suo onore ( Consualia) al fine di rapire le donne dei Sabini.
Quanto al ratto delle Sabine, forse va ricondotto soprattutto alle Consualia di agosto, secondo la testimonianza di Varrone che dice:
" ..si facevano allora pubbliche feste e i sacerdoti nel Circo, presso l'ara del dio, celebravano quei giochi nei quali furono rapite le donne Sabine".
Invece Servio colloca il ricordo del ratto durante le Consuali di marzo. I Giochi Consuali o Consualia, sono celebrazioni istituite da Romolo in onore di Conso che si svolgevano il 7 luglio, il 21 agosto e il 15 dicembre.
Romolo « ...ludos ex industria parat Neptuno equestri sollemnes; Consualia vocat. Multi mortali convenere, studio etiam videndae novae urbis, maxime proximi quique, Caeninenses, Crustumini, Antemnates; iam Sabinorum omnis moltitudo cum liberis ac coniugibus venit.»
« predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumesi, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.» (Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9, Newton & Compton, Roma, 1975, trad.: G.D. Mazzocato)
Questo altare ritrovato fu comunque il pretesto per l'organizzazione dei giochi durante i quali avvenne il Ratto delle Sabine. Infatti Tito Livio narra che i Consualia furono istituiti dallo stesso Romolo quando con i giovani romani organizzò il rapimento delle fanciulle.
Conso venne associato, a dire di Dionigi di Alicrnasso, con Consigli segreti, e quindi il suo nome fu associato al consilium, consiglio o assemblea. Secondo Servio Mario Onorato (IV sec:) riporta che Consus era il Dio dei Concili, infatti avrebbe dato a Romolo il consiglio di istituire feste in suo onore ( Consualia) al fine di rapire le donne dei Sabini.
Il testo è questo:
Romolo: « ...ludos ex industria parat Neptuno equestri sollemnes; Consualia vocat. Multi mortali convenere, studio etiam videndae novae urbis, maxime proximi quique, Caeninenses, Crustumini, Antemnates; iam Sabinorum omnis moltitudo cum liberis ac coniugibus venit. »
Così tradotto: « predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini.»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9, Newton & Compton, Roma, 1975, trad.: G.D. Mazzocato)
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9, Newton & Compton, Roma, 1975, trad.: G.D. Mazzocato)
Noi preferiamo questa traduzione: (Romolo) « prepara ad arte solenni giochi equestri in onore di Nettuno, che chiama Consuali. Accorrono molte persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e soprattutto i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E viene anche una moltitudine di Sabini, sia liberi che coniugati»
La dicitura cum liberis ac coniugibus fa capire il perchè i romani si erano fissati con le sabine.
Gli altri popoli non permettevano alle donne di girare per proprio conto.
Le ragazze in età da marito se ne stavano a casa, mentre le sabine, di costumi molto liberi, potevano partecipare ai giochi con la stessa libertà dei maschi.
I romani non tolsero le donne ai mariti, perchè questo sarebbe stato esecrato da ogni popolo e si sarebbero macchiati per sempre agli occhi di tutti.
Con le sabine potevano inoltre azzardare perchè potevano trovarle adulte e non coniugate, al contrario degli altri popoli che praticavano (d'altronde come i romani dopo) una specie di pedofilia, sposando le donne dai 12 ai 14 anni per trovarle vergini. Tra i sabini l'obbligo della verginità non esisteva.
Secondo il mito sarebbe stato Conso a consigliare Romolo dell’istituzione di feste in suo onore al fine di rapire le donne dei Sabini. Ma per alcuni Romolo, nell'istituire i giochi, che sarebbero serviti di pretesto al fatto, avrebbe creato un nuovo Dio e un nuovo culto, dicendo di averne trovato l'altare
sotto terra.
Il CONCILIUM
Conso venne poi associato con i Consigli segreti, e quindi il suo nome fu associato al consilium, consiglio, o concilio, o assemblea. Secondo Servio Mario Onorato, grammatico e commentatore romano, Consus era infatti il Dio dei Concili, o delle deliberazioni segrete.
sotto terra.
Il CONCILIUM
Conso venne poi associato con i Consigli segreti, e quindi il suo nome fu associato al consilium, consiglio, o concilio, o assemblea. Secondo Servio Mario Onorato, grammatico e commentatore romano, Consus era infatti il Dio dei Concili, o delle deliberazioni segrete.
Per un'altra interpretazione Consus si identificava con il Neptunus Equestris, ovvero Nettuno protettore dei cavalli, per questo le corse di muli e cavalli erano l'evento principale durante le sue feste. Ma Conso era un Dio antico e preromano quando i cavalli erano scarsi e comunque non usati in guerra. Nettuno come Dio dei cavalli è una derivazione greca mentre qui il culto è italico.
Comunque a Conso, oltre all'altare sotterraneo nel Circo Massimo, era dedicato un tempio sull’Aventino (dal 272 a.c.). Inoltre il solco primigenio, secondo Tacito, sarebbe passato accanto all'ara di Consus come tema augurale.
Si pensa che il nome Consus venisse da Condere (condo-condis-condidi-conditum-condere, che significa sotterrare, o fondare: ab urbe condita), ma aveva rapporti con Ops Consiva, la Dea dei campi coltivati. Sembra tuttavia che Ops avesse la virtù di ispirare saggi Consilii, cioè ispirava la soluzione dei problemi e per questo si ascoltavano i suoi responsi. Queste qualità naturalmente passarono al figlio che divenne la divinità in primo piano. E' legittimo pertanto pensare che Consus venga da Consilium, e che Consus fosse in origine il figlio di Opi Consiva.
Dionigi riporta pure che per alcuni Conso era assimilato a Nettuno Seisichthon, che scuote la Terra, per atri Consus si identificava con il Neptunus Equestris, ovvero Nettuno protettore dei cavalli. In effetti corse di muli e cavalli erano l'evento principale durante le sue feste; a, cui era concesso un giorno di riposo e venivano adornati di fiori.
Tutto ciò derivò dall'invasione indoeuropea, i cosiddetti iperborei, portatori del cavallo da guerra sacro a Nettuno, n quanto venuti da terre aldilà del mare, prima in Grecia e poi in Italia.
OPS CONSIVA
Rispetto all'epoca, il ratto delle Sabine andrebbe ricondotto alle Consualia di agosto, secondo la testimonianza di Varrone che dice: "si facevano allora pubbliche feste e i sacerdoti nel Circo, presso l'ara del dio, celebravano quei giochi nei quali furono rapite le donne Sabine".
DEA OPS |
Il che fa pensare alle feste di Ops Consivia festeggiata più volte con suo figlio Consus che moriva e rinasceva ogni anno in qualità di vegetazione annuale.
Ops, anche detta Opi, Openconsiva o Consiva, era la divinità romana associata nel culto a Saturno e a Conso, quest'ultimo prima figlio vegetazione che muore e risorge e che si accoppia poi con la Dea, da cui il nome Consiva.
Il Dio Conso, protettore di cereali e dei silos sotterranei, era pertanto rappresentato da un seme di mais.
Dunque Opi, Dea primigenia Romana della terra, era colei che proteggeva le colture, la mietitura, la semina e conservava il grano nei granai. Aveva due feste: gli Opiconsivia di agosto e gli Opalia di dicembre. Veniva connessa, nel culto, con il dio Conso (che pare avesse sposato), da cui traeva l'epiteto di Consiva, e con il dio Saturno. Quando questi venne identificato con il dio greco Crono (il più giovane dei Titani, figli di Urano e Gaia), Opi, a sua volta, fu identificata con Rhea, la sposa di Crono.
La tradizione romana le attribuisce origini sabine, in quanto culto introdotto a Roma da Tito Tazio, il re sabino che secondo la leggenda avrebbe regnato su Roma con Romolo.
Per Cornelio Labeone, III sec. d.c., Opi, come Bona Dea, furono soprannomi di Maya, ma è più facile pensare a una delle tante Grandi Madri locali trasposta anche a Roma.
Conso, piccolo dio rustico, finì un po’ male. Quando con l’acquisizione della cultura greca tutti gli dei romani vennero trasformati nelle divinità greche corrispettive, Conso venne trasformato in Poseidone Ippio, solo perché le feste dedicate a questo dio greco erano piene di cavalli come quelle di Conso.
Poseidone Ippio era un Dio scomposto che fecondava e possedeva dee e donne mortali senza ritegno. Tutte le dee cercavano di evitarlo al punto che la Dea delle biade, Demetra, la più tartassata, non esitò a trasformarsi in cavalla pur di nascondersi e sfuggirgli. Poseidone se ne accorse e non perse tempo, si trasformò pure lui in cavallo e la fece sua.
ROBERTO LANCIANI
"Le memorie di Conso appaiono limitate a Roma, anzi alla valle del Circo Massimo, Vallis Murcia; più precisamente all'altura dell'Aventino dove L. Papirio Cursore, dopo l'espugnazione di Taranto, gli dedicò nel 272 a. C. un tempio; e al sacrario principale, alle radici del Palatino (Ara di Conso). A mezzo il sec. III, Conso è identificato con Posidone Ippio (Neptunus Equester), e con la graduale decadenza dell'agricoltura presso i Romani, il culto tributatogli si raccomanda alla celebrazione dei giuochi circensi.
Non sembra accettabile l'opinione che l'ara di Conso stesse accanto alle prime o alle seconde mete, cioè all'una o all'altra estremità della spina del Circo Massimo. D'altronde il vetusto sacello tornò in luce nel 1526, dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi) e Bartolomeo Marliani ce ne ha lasciato una suggestiva descrizione (in Antiq. Romae Topographia, ediz. del 1534). Esso è con ogni probabilità da riconoscersi in una concamerazione in opera quadrata posta nei sotterranei della basilica di S. Anastasia a tergo dell'abside basilicale."
Ma un motto rinvenuto nel Circo Massimo conclama:
CONSUS PER IL CONSIGLIO, MARTE PER LA GUERRA, I LARI PERCHE' LE CANTINE SIANO POTENTI.
Il che fa pensare che l'ara fosse effettivamente locata nel circo.
Il che fa pensare che l'ara fosse effettivamente locata nel circo.