DEA FURRINA |
25 LUGLIO - FURRINALIA
Alla data del 25 Luglio cadevano le Feste dette Furrinalia, sacre alla Dea Furrina, indagatrice e persecutrice del crimine, protettrice dell’ordine sociale, delle acque in movimento e delle primavere, un'accozzaglia di attributi che stridono tra loro. Vediamo perchè.
GLI STUDIOSI
- Georges Dumézil cercò di dimostrare l'originaria natura di Furrina: confrontando l'ordine cronologico delle feste della seconda metà di luglio e i lavori agricoli che si svolgevano in quell'epoca. Per questo si basa soprattutto sull'agronomo romano Rutilio Tauro Emiliano Palladio, autore di "Opus agriculturae".
Dumézil osservò che già Georg Wissowa aveva rilevato come le festività separate fra loro da un intervallo di tre giorni fossero legate da una stessa funzione. In questo caso specifico, il gruppo costituito dalle due festività dei Lucaria (19 e 21 luglio), dai Neptunalia del 23 e dai Furrinalia del 25 si riferisce ai boschi e alle acque correnti.
Pertanto giunse alla conclusione che la Dea sarebbe stata la patrona delle acque sotterranee e dei pozzi utilizzati per il loro sfruttamento.
La Dea sarebbe poi caduta nell'oblìo a causa del potenziamento della figura divina di Nettuno, divenuto in età storica il patrono di tutte le acque, sia quelle di superficie che di quelle profonde.
- Il tutto sarebbe confermato dall'etimologia che deriverebbe da una radice bhr-u-n- che avrebbe dato in gotico brunna ("sorgente") e in antico irlandese tipra ("sorgente", probabilmente da to-aith-bre-want-), confrontabile con il sanscrito bhurván ("movimento delle acque").
Il fatto che uno dei quindici flamini di Roma (sommi sacerdoti del culto ufficiale), il flamine furrinale, (Flamen Furinalis) le fosse preposto, indica la sua importanza non solo in epoca arcaica, ma pure in epoca imperiale.
La Dea sarebbe poi caduta nell'oblìo a causa del potenziamento della figura divina di Nettuno, divenuto in età storica il patrono di tutte le acque, sia quelle di superficie che di quelle profonde.
- Il tutto sarebbe confermato dall'etimologia che deriverebbe da una radice bhr-u-n- che avrebbe dato in gotico brunna ("sorgente") e in antico irlandese tipra ("sorgente", probabilmente da to-aith-bre-want-), confrontabile con il sanscrito bhurván ("movimento delle acque").
Tracce di questa radice si troverebbero anche nel greco phréar ("pozzo") e nell'armeno albiwr ("sorgente"; da blewar- bre-w-r).
La radice sarebbe presente anche in latino, nei termini ferueere ("bollire, gorgogliare") e defruutum ("vino cotto") e si sarebbe evoluta in fruur- che per metatesi sarebbe divenuta furr- ma non si sarebbe conservata come sostantivo indicante il pozzo (forse per omofonia con la parola fur, "ladro"), rimanendo però come reliquia nel nome della Dea patrona dei pozzi.
DEA DELLE ACQUE SOTTERRANEELa radice sarebbe presente anche in latino, nei termini ferueere ("bollire, gorgogliare") e defruutum ("vino cotto") e si sarebbe evoluta in fruur- che per metatesi sarebbe divenuta furr- ma non si sarebbe conservata come sostantivo indicante il pozzo (forse per omofonia con la parola fur, "ladro"), rimanendo però come reliquia nel nome della Dea patrona dei pozzi.
Il fatto che uno dei quindici flamini di Roma (sommi sacerdoti del culto ufficiale), il flamine furrinale, (Flamen Furinalis) le fosse preposto, indica la sua importanza non solo in epoca arcaica, ma pure in epoca imperiale.
Inoltre le era dedicato un boschetto sacro, il Lucus Furrinae, posto ai piedi del Gianicolo, presso il Pons Suplicius, dove si dovevano tenere i culti. Oggi vi sorge sull'area il giardino di Villa Sciarra, dove si trovava anche una fonte a lei dedicata. In questo bosco Gaio Gracco si fece uccidere dal suo schiavo Filocrate nel 121 a.c., quando capì che neppure il luogo sacro, dove chiunque vi si rifugiasse era intoccabile, sarebbe stato rispettato. Stando a un lettera di Cicerone al fratello Quinto, Furrina aveva un santuario anche presso Arpino.
Dal momento che Furrina era associata con l'acqua e che i Furrinalia seguivano i Lucaria (festa dei boschi), tenuti dal 19 al 21 luglio ed i Neptunalia del 23 luglio, gli studiosi hanno ipotizzato che le festività servissero a scongiurare la siccità.
Ma non ha molto senso, perchè Furrina o Furina non era Dea della pioggia nè dei fiumi nè dei torrenti, ma bensì delle acque sotterranee e dei pozzi.
(Cicerone - De natura deorum, Libro III, XLVI)
Dal momento che Furrina era associata con l'acqua e che i Furrinalia seguivano i Lucaria (festa dei boschi), tenuti dal 19 al 21 luglio ed i Neptunalia del 23 luglio, gli studiosi hanno ipotizzato che le festività servissero a scongiurare la siccità.
Ma non ha molto senso, perchè Furrina o Furina non era Dea della pioggia nè dei fiumi nè dei torrenti, ma bensì delle acque sotterranee e dei pozzi.
46. « Se consideri Latona una Dea come puoi non fare altrettanto per Ecate che è figlia di Asteria, una sorella di Latona? È dunque una Dea anche costei? Si direbbe di sì, dal momento che in Grecia abbiamo visto altari e templi a lei consacrati. E se costei è una Dea, perché non dovrebbero esserlo anche le Eumenidi? E se lo sono le Eumenidi, che in Atene hanno un tempio ad esse consacrato e qui da noi - per quanto io penso di poter ritenere - il bosco di Furina, sono Dee anche le Furie, osservatrici e punitrici dei delitti e delle scelleratezze. »
«....Quae si deae sunt, quarum et Athenis fanumst et apud nos, ut ego interpretor, lucus Furinae, Furiae deae sunt, speculatrices, credo, et vindices facinorum et sceleris. »
(Cicerone - De natura deorum, Libro III, XLVI)
Virgilio Varrone, che visse nella prima metà del I sec. a.c., riferisce che al suo tempo pochi ne conoscessero anche solo il nome. L'esatta natura della Dea si era già persa in epoca imperiale, tanto che cominciò a essere associata alle Furie sulla base della semplice assonanza del nome. Ma nello stesso periodo, documenti epigrafici attestano che la Dea cominciò ad essere nominata al plurale come Furrinae o nymphae Forrinae. Il che la attesta come Dea delle acque perchè le ninfe erano da sempre collegate soprattutto alle acque e alla vegetazione.
Furina infine, solo grazie ad un'assonanza del nome, venne assimilata ad Aleto, una delle Erinni, tuttavia, essendo già divinità patrona delle acque sotterranee e dei pozzi utilizzati per il loro sfruttamento, la sua festa è da collegarsi alle Lucarie, festa dei boschi ed alle Neptunalia, festa anche delle acque di irrigazione.
FURINA COME FURIA
Furina era dunque una Dea misteriosa corrispondente ad una delle tre Erinni, Aletto, indagatrice e persecutrice del crimine, protettrice dell’ordine sociale, delle acque in movimento e delle primavere. Non è un po' troppa roba?
Le Erinni (in greco: Ερινύες) sono, nella religione e nella mitologia greca, le personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti.
Al fine di placarle, vennero chiamate anche Eumenidi, le benevole, ma pure con altri epiteti, come Semnai o Potnie ("venerabili"), Manie ("folli") e Ablabie ("senza colpa"). Venivano rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata, nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti, invece di capelli, recanti in mano torce o fruste o carboni e tizzoni ardenti. Il loro aspetto era quindi di tre donne alate con capelli di serpenti che recavano tra le mani delle armi che usavano per torturare il malcapitato.
Dunque le Furrine erano una "festa publica", ma sia la celebrazione della dea avevano dei punti oscuri anche ai Romani dell'epoca. Nel suo bosco sacro, inoltre, cominciarono ad apparire altri culti, di origine siriaca, e quindi misterica, che finirono per inglobare quello di Furrina; i culti sono attestati da un'iscrizione in onore di Zeus Keraunios, una a Giove Eliopolitano e un rilievo di Atargatis con due leoni.
Furina infine, solo grazie ad un'assonanza del nome, venne assimilata ad Aleto, una delle Erinni, tuttavia, essendo già divinità patrona delle acque sotterranee e dei pozzi utilizzati per il loro sfruttamento, la sua festa è da collegarsi alle Lucarie, festa dei boschi ed alle Neptunalia, festa anche delle acque di irrigazione.
FURINA COME FURIA
Furina era dunque una Dea misteriosa corrispondente ad una delle tre Erinni, Aletto, indagatrice e persecutrice del crimine, protettrice dell’ordine sociale, delle acque in movimento e delle primavere. Non è un po' troppa roba?
Le Erinni (in greco: Ερινύες) sono, nella religione e nella mitologia greca, le personificazioni femminili della vendetta (Furie nella mitologia romana) soprattutto nei confronti di chi colpisce la propria famiglia e i parenti.
Al fine di placarle, vennero chiamate anche Eumenidi, le benevole, ma pure con altri epiteti, come Semnai o Potnie ("venerabili"), Manie ("folli") e Ablabie ("senza colpa"). Venivano rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata, nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti, invece di capelli, recanti in mano torce o fruste o carboni e tizzoni ardenti. Il loro aspetto era quindi di tre donne alate con capelli di serpenti che recavano tra le mani delle armi che usavano per torturare il malcapitato.
Dunque le Furrine erano una "festa publica", ma sia la celebrazione della dea avevano dei punti oscuri anche ai Romani dell'epoca. Nel suo bosco sacro, inoltre, cominciarono ad apparire altri culti, di origine siriaca, e quindi misterica, che finirono per inglobare quello di Furrina; i culti sono attestati da un'iscrizione in onore di Zeus Keraunios, una a Giove Eliopolitano e un rilievo di Atargatis con due leoni.
LA DEA DEI SACRI MISTERI
Sembra evidente che la Dea spaventasse un pochino gli animi dei razionalissimi romani. un culto di acque ctonie doveva riferirsi a una Dea Ctonia, lo ripetiamo, Furrina era Dea delle acque sotterranee non di quelle sopra il suolo.
I romani avevano un sacro timore dei culti ctonii, tanto è vero che quando si apriva il tempio del Mundus, quando cioè si scopriva il suo altare dedicato agli Dei inferi, Roma si paralizzava: niente feste, niente matrimoni, niente cause in tribunale, niente mercati.
Una Dea del profondo, che anticamente alludeva ai Sacri Misteri della profondità dell'anima umana, destava timore e sospetti, non è un caso dunque che venisse scambiata per una divinità persecutrice.
Ciò non toglie che ella conservò il suo valore, tanto che in base a ciò che fu, le venne conservato il flamine, onore concesso a pochi Dei del pantheon romano.
I romani erano ostili al fanatismo e al settarismo, per questo colpirono spesso il culto di Iside, ma non erano ostili ai Sacri Misteri, per la semplice ragione che questi se ne stavano per i fatti loro, non cercavano proseliti e non divulgavano nulla.
I romani erano per il "Vivi e lascia vivere", tutto andava bene, tutto era accolto o almeno tollerato se non turbava la quiete pubblica e l'assetto dello stato.
I romani erano per il "Vivi e lascia vivere", tutto andava bene, tutto era accolto o almeno tollerato se non turbava la quiete pubblica e l'assetto dello stato.
A nostro avviso il nome Furina derivava molto semplicemente dal verbo "furere" che non significava tanto arrabbiarsi quanto "inebriarsi e impazzire". La follia della Dea, come quella delle Baccanti, significava entrare in una specie di estasi in cui veniva cancellato ogni schema mentale. Uno stato non irrazionale ma super-razionale. Un classico dei sacri Misteri.