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LE VILLE TUSCOLANE (Lazio)

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NINFEO DI VILLA ALDOBRANDINI

Le Ville Tuscolane sono delle magnifiche ville rinascimentali, quasi tutte ben conservate, edificate dal ricco clero per i loro otii (ozi), tra il XVI e il XVII sec., nella zona dell'antico Tusculum.  Esse vennero costruite negli stessi luoghi in cui un tempo sorgevano le antiche ville romane e spesso sopra di esse, copiandone le forme sia degli edifici che dei giardini, per cui da esse si può capire quanto splendide e monumentali fossero le ville degli antichi romani.

La vicinanza di Frascati a Roma faceva sì che a distanza di secoli si ripetesse lo stesso uso fattone in età romana, quando il colle del Tuscolo era stato prescelto come sede preferita di ville e giardini da parte dei più potenti ed illustri cittadini romani, tra i quali Catone, Lucullo e Cicerone.
Le ville si trovano nel territorio di Frascati, Monte Porzio Catone e Grottaferrata, ai lati del Colle del Tuscolo, quasi tutte di impronta romana. Frascati si trova sui Colli Albani, al di sotto del monte Tuscolo, sede degli scavi archeologici di Tusculum, antica città pre-romana, romana e medioevale, attraversato dalla Via Tuscolana, in posizione dominante rispetto Roma, e parte del suo territorio è compreso all'interno dei confini del Parco regionale dei Castelli Romani.

Monteporzio, anch'esso facente parte dei Colli Albani, si trova tra tra Frascati a ovest e Montecompatri ad est. Esso sorge su una zona collinare, formatasi da un piccolo cono laterale del Vulcano Laziale che ha formato tutti i Castelli Romani. Il suo territorio degrada da un lato verso la pianura e dall'altro risale verso il Tuscolo, per divenire poi montagna con boschi di castagni impiantati nel XVIII sec., sostituendo tutti gli antichi boschi di quercia.

Grottaferrata, in massima parte composta di materiale vulcanico, con minerali caratteristici come il peperino, la pietra sperone del Tuscolo ed il tufo. Vi si allocarono alcune ville suburbane di ricchi cittadini romani come Marco Tullio Cicerone e la famiglia degli Scriboni-Libones a Castel de' Paolis, ai confini con Marino

I ritrovamenti archeologici più significativi risalgono all'epoca romana e appartengono alla villa patrizia di Lucullo (117 - 57 a.c.) e poi alla dinastia imperiale dei Flavi (69 - 96 d.c.). Nel quartiere di Cocciano si sono ritrovati da poco alcuni reperti archeologici, ed è stato costituito un Parco Archeologico.

Le dodici Ville Tuscolane, che ricadono nel territorio comunale di Frascati e nei territori dei confinanti Monte Porzio Catone e Grottaferrata, sono:

Villa Aldobrandini
Villa Falconieri
Villa Torlonia
Villa Parisi
Villa Lancellotti
Villa Tuscolana (o Rufinella)
Villa Sora
Villa Sciarra
Villa Mondragone
Villa Grazioli
Villa Muti
Villa Vecchia

"La riedificazione di Frascati incominciata da Paolo III nel 1538, fu compiuta nel 1546 sotto la direzione del factotum Iacopo Meleghino, e dell'architetto Bartolomeo Baronino. Questa opera importante comprese la fabbrica della rocca o castello, residenza ordinaria del " governatore della città di Tusculano " e straordinaria dei pontefici nelle loro gite campestri; quella delle nuove mura castellane, l'apertura di due piazze, e il gettito delle « case che occupano le strade per dirizzarle ».

Se si richiama alla mente il fatto che l' intera città giace sopra le rovine di una sola antica villa imperiale, come ho descritto minutamente nel Bull. com. tomo XII, a. 1884, pp. 141, appare certo che gli architetti preposti al lavoro devono avere raccolto, per conto di casa Farnese, larga messe di antichità.

Ulisse Aldovrandi ricorda tra i marmi farnesiani:
-  una spoglia o trofeo bellissimo con una Medusa
- grifoni e teste di arpie e di leoni con un panno avvolto in spalla
- un trofeo spoglia armata all'antica di porfido
- un candeliere triangolare con vittorie alate ed una donna trionfante a lato, e arpie giù ai piedi.
opere tutte ritrovate a Frascati.

La villa dove oggi è fondata la città di Frascati non dubito che fosse la più ampia e spaziosa del territorio Tusculano, e se ne vedono sino ad ora le vestigie sotto la porta Romana, e si stendeva sino al giardino e palazzo dei sigg. Cherubini che poi comprò il colonnello Guaina, e questo signore, nel cavare che fece, vi trovò alcune statue di molta consideratione che trasferì in Roma nel suo palazzo. Sotto il Castello o Rocca vi è il duomo vecchio, ed in questo luogo vi era, prima che lo fabbricassero, un altro vivaro".



I REPERTI

I ritrovamenti archeologici più significativi risalgono all'epoca romana e appartengono alla villa patrizia di Lucullo (117 a.c. - 57 a.c.) e poi alla dinastia imperiale dei Flavi (69 d.c. - 96 d.c.). Piccolo centro agricolo sorto sulle rovine di una grande villa romana, San Sebastiano, eretta sui resti di una villa romana imperiale. Frascati sorge sulle pendici settentrionali del monte di Tuscolo, a 320 slm

L'attuale centro storico della Città, incentrato su piazza del Mercato, via dell'Olmo, piazza Paolo III e piazza San Rocco, sorge verosimilmente sui resti della villa romana di Caio Passieno Crispo (secondo marito di Agrippina, la madre di Nerone).

Tale risultanza, unitamente ai rinvenimenti archeologici di manufatti che attesterebbero anche la presenza della grande villa suburbana di Lucullo, in prossimità di quella di Passieno, fa arrivare alla conclusione che già in quell'epoca il sito fosse abitato, se non proprio come centro urbano, ma certamente con case rurali di servitù alle ville romane di cui era disseminato tutto il colle tuscolano e che i maggiori rappresentanti delle classi abbienti romane si fecero edificare nella zona a partire dal I sec. a.c.



CADUTA DELL' IMPERO ROMANO

Alla caduta dell'Impero Romano le ville romane vennero progressivamente abbandonate e subirono il saccheggio delle orde barbariche che si riversarono su Roma. A tali devastazioni non sfuggì la villa dei Passieni ed è da ritenere che i coloni che vi lavoravano, scampato il pericolo e dopo un primo momento di dispersione, sia tornati nei pressi di quelle rovine ed abbiamo cominciato ad adattarle per un sicuro riparo dalle intemperie. Man mano si ingrossò il numero dei rifugiati, sicchè cominciò a delinearsi un primitivo centro abitato.

Oggi sede della Diocesi Tuscolana, la massiccia costruzione a pianta quadrangolare che conserva l'aspetto di un castello medioevale, occupa il lato Sud di piazza Paolo III e si compone una torre centrale e di altre due torri quadrate sul versante della piazza, mentre un'altra a pianta rotonda s'innalza nell'angolo nord- ovest.

Diversi reperti archeologici di età romana e medievale, sono conservati all'interno del cortile porticato tra questi, il sarcofago che per anni è stato la vasca della Fontana delle Tre Cannelle in via Senni, il Sarcofago delle Stagioni, statue togate sempre di epoca romana e alcuni stemmi scolpiti in pietra di età medioevale.

La storia di Frascati è ricca di stupende ville romane e di saccheggi, a cominciare dall'importante villa attribuita un tempo a Lucullo, che, in età imperiale passò alla famiglia degli imperatori Flavi. Nel luogo in cui sorgeva la villa si erge attualmente la chiesa di Santa Maria in Vivario edificata nella zona corrispondente al Vivarium (cisterna).

Marco Porcio Catone, detto il Censore, nel suo De Agricultura da viticultore tuscolano, uomo sapiente, abile politico e oratore, capitano valoroso, governatore di province, narra che gradiva egli stesso porsi al lavoro delle sue terre assieme ai propri dipendenti, dividendone poi il cibo semplice ed il vino genuino.

Varrone ricorda le feste tuscolane "Vinalia" per il vino nuovo del Tuscolo ed alcuni provvedimenti relativi alla sua esportazione in Roma. Con questo buon vino, al dire di Macrobio, Ortensio innaffiava i celebri platani che aveva piantato sulle liete pendici tuscolane perché crescessero più rigogliosi.

Inoltre Marco Tullio Cicerone vi possedeva la prediletta tra le sue ville dove amava rifugiarsi e da dove intitolò la sua più celebrata opera filosofica, le "Tusculanae disputationes"

Anche Lucullo, il celebre generale romano, passato alla storia più per la predilezione della buona tavola che per quella di armi e di studi, possedeva una splendida villa alle falde del Tuscolo dove si dilettava ad invitare amici, quali Cicerone e Catone l'Uticense - pronipote del grande Marco Porzio - ospiti non solo della sua fornitissima biblioteca ma anche dei famosissimi banchetti, annaffiati di vino tuscolano.

"Un' altra cisterna, scavata per intero nella roccia vulcanica, fu scoperta e di- strutta in gran parte, costruendosi la ferrovia di Frascati fra le stazioni di Ciampino e di Grottaferrata (tunnel). Se ne veggono le gallerie tronche diagonalmente sull'una e l'altra scarpata della trincea a m. 52 prima dell'imbocco occidentale del tunnel. Forse fu alimentata da acque sorgive locali. Altra, assai più vasta, è all'istesso modo troncata dalla ferrovia al di là del tunnel, dalla parte di Frascati, nel luogo chiamato Le Grotte"

Non lontano da Frascati, le rovine dell'antica Tuscolo. Nonostante il nome etrusco, si tratta di una città di origine latina, un centro residenziale per ricchi romani. Posta a 610 metri d'altezza, regala un magnifico panorama sulla capitale, particolarmente suggestivo per la presenza dei resti dell'acropoli, del teatro, del foro, di una rete viaria e di una cisterna.



GLI SCAVI

La comunità di Frascati intraprese vasti scavi e perforazioni di monti nel 1562 per condurre dalla tenuta della Molara in città la sorgente detta della Canalecchia, valendosi della somma di scudi mille presa a censo dal banco Orazio Ruccellai (not. Quintilii prot. 8920, e. 67). Altro prestito di scudi 500 fu contratto nel 1572 in occasione della fabbrica di un altro braccio dell'acquedotto, detto Forma e Formetta (not. Reydet, prot. 6218, e. 767).
Nell'anno 1620 Matteo Greuter pubblicò uno splendido panorama della città e delle ville circostanti, lungo m. 1,46, ricco di particolari d'interesse artistico, istorico ed archeologico. Il panorama fu usurpato piìi tardi da Atanasio Kircher, il quale ne formò tre tavole per il suo Latium, intitolandole 
« schematismus villarum tusculanarum» e notando in esso i cambiamenti di proprietà avvenuti dal 1620 in poi. Di questi è necessario tenere stretto conto per riconoscere l'origine e il luogo di ritrovamento di molte iscrizioni tusculane, e per restituire il nome a molti ruderi di ville, di piscine e di sepolcri.

Sotto il pontificato di Giulio HI. una licenza accordata dalla Camera apostolica il 23 maggio 15,53 .. d. Job. Bapt; "Cole Vannetti layco auagnino perquirendi thesauros et ellbdiendi iu civitatibu. Anagnine et Tuscu1ane, ac terra Gabiniani provincie Campanie, eoruni tenitnriis et subterraaeisa patto che gli oggetti ritrovati in suolo pubblico fossero divisi a metà tra la Camera e l'inventore, quelli trovati in suolo privato lo fossero in tre.

Quello che, mercè le indagini del Gondi, sappiamo essere avvenuto  su La villa dei Quintini e la villa di Mondragone  Roma 1901  in fatto di scavi, di scoperte di fabbricati, di sculture marmoree figurate, di iscrizioni  isteriche ecc., deve essersi ripetuto per tutte le altre ville erette nel territorio circostante nella seconda metà del secolo, le quali tutte occupano siti antichi, e hanno le fondamenta adagiate sopra pareti antiche.



LE VILLE


VILLA FALCONIERI GIA' RUFINA

VILLA RUFINA

La sua fondazione è attribuita da taluni a Filippo Rufini vescovo di Sarno, che morì nel pontificato di Paolo III l'anno 1548; dal Galletti e da altri ad Alessandro vescovo di Melfi. La fabbrica coi suoi giardini, con le terrazze e conserve di acqua, fu piantata sugli avanzi di una villa romana, "i quali si continuano a discoprire anche di presente per cura del chiaro ing. Ferdinando Gerardi ". Vedi Jln//. l'ova. tomo XII, a. 1884, e. 141 e seg. Fu chiamata anche villa della Maddalfiia da una cappella dedicata a quella santa, che venne distrutta nel 1-")4S da m...

La villa Rufina ha preceduto tutte le altre moderne del territorio tusculano e tale priorità (1540-50) era celebrata da un epigramma, ora perduto, che incominciava col distico 
"Adspice : quot villae circumstant mole superbae 
 Telegoni colles, bis prior ipsa fuit.

L'INGRESSO
Si può vedere il suo aspetto schematico, prima della ricostruzione Falconieri, nel rovescio di una medaglia di Paolo III con l'epigrafe "tvscvlo rest nel retto" (vedi Ardi. S. R. St. patr., tomo XVI. a. 189;}, e. 517). e "rufina" nel rovescio. La fabbrica coi suoi giardini, con le terrazze e conserve di acqua, fu piantata sugli avanzi di una villa romana, con poco rispetto della medesima.

I Ricci di Montepulciano vendettero la villa Rufina al card. Ranuccio Farnese pel prezzo di scudi 3454 » (G. Gondi, 1. e. p. 4). Morto Ranuccio, gli eredi Farnese, Geronima madre, Alessandro e Ottavio fratelli venderono la villa al cad. Marco Sitico d' Altemps ai 14 di aprile del 1567, il quale ne cambiò il nome da Angelina in Tusculana:

« finché sorta nei suoi stessi confini la villa di Mondragone, prese sotto Paolo V, ed ha tuttora, il nome di Villa Vecchia. Il casino architettato dal Vignola è piantato sugli avanzi di una fabbrica romana, la più vasta del territorio, conosciuta oggi sotto il nome di Barco. Un antico ambulacro fu mutato in istalla capace di contenere cento cavalli, e altre stanze furono adattate per uso di alloggio di fittavoli. Presso il ca.sino di Villa Vecchia, sul lato destro del viale che ad esso discende da villa Taverna, si trovano gli avanzi ben conservati dell'antica piscina »

VILLA FALCONIERI RUFINA CON GIARDINI ALLA ROMANA

E’ la più antica delle Ville Tuscolane. Denominata inizialmente come “la Rufina”, e dopo un breve periodo chiamata “la Maddalena”, assume la definitiva denominazione di Villa Falconieri quando, nel 1628, fu acquistata da Orazio Falconieri che ne commissionò il restauro a un nome celebre: Francesco Borromini.

Al progetto lavorarono sia il Borromini che l'altro celebre architetto Antonio da Sangallo il Giovane. Per affrescare la villa vennero chiamati i pittori Pier Leone Ghezzi, grande caricaturista ma pure amante di reperti romani, Giacinto Calandrucci, Ciro Ferri, Nicolò Berrettoni ed altri pittori settecenteschi.

Nel maggio del 1907 fu acquistata da un banchiere tedesco. Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43 l’aviazione americana tentò di colpire il comando tedesco che vi si era insediato. Frascati subì un bombardamento che causò centinaia di vittime fra la popolazione civile e fra i militari tedeschi.

Molti edifici furono distrutti e Villa Falconieri fu gravemente danneggiata. Un lavoro di restauro compiuto nel 1959 ha ripristinato buona parte dell’edificio.

Fu chiamata anche villa della Maddalena una cappella dedicata a quella santa, che venne distrutta, presso la quale, negli ultimi lustri del secolo XV era stata rinvenuta, recante il nome della casa de' Quintilii.

È certo poi che i Rufini debbano aver trovate opere d'arte insigni, trattandosi di scavo vergine, e ne fa fede Ulisse Aldovrandi, p. 181 dell'ediz. principe:

"In casa di messer Alessandro Rufini sulla piazza di s. Luigi presso Agona, nella loggia vi è la sepoltura di una donna chiamata Rufina ... Vi è pure una testa di donna col collo, con un certo ornamento in capo ritrovata a Frascati".

(ROBERTO LANCIANI)

VILLA RUFINELLA

VILLA RUFINELLA

La storia della villa Rufinella è stata scritta in in stile barbarico, ma con molta copia di dati, dal Canina nel volume sul « Tusculo » pubblicato nel 1841. Fu in origine parte e dipendenza della Rufina, e possedimento della stessa famiglia, e ne fu distaccata l'anno 1578 a favore del cardinal di Vercelli Guido Ferrerò, acquirente il figliuolo di Maddalena Borromeo, nipote di san Carlo, nato nel 1537, morto in Roma nel 1585 dopo una breve malattia di sei ore, e sepolto in s. M. Maggiore.

I topografi ne apprezzano la memoria, per essere egli stato possessore e buon custode delle terme di Costantino, nel sito dei presenti palazzi Consulta -Mazarino - Rospigliosi. (Vedi du Perac, tav. 32 e Ihill. com. tomo XXIII, a. 1895, e. 103).

"Nel 1585 Mons. Guido Ferrerò Cardinal di Vercelli asserisce haver inter vivos donato a un collegio di scolari fondato per S. S. 111. in Torino la sua villa Ferreria di Frascati con ordine che dopo la vita di SS. 111 la detta villa si debba vendere et il qual prezzo resti in perpetuo a beneficio di detto collegio. 
Nel 1585 la Riifinella era venuta in possesso del card. Francesco Sforza, il quale la vendette al proprio nipote Mario conte di Santatiora, per il prezzo di 4 mila scudi. Somma invero modesta se si consideri che la li tenuta detta "la Rufinella" occupava larghissimo spazio di territorio, benché il venditore ne avesse già distaccata una parte non dispregevole a favore dei pp. Cappuccini che ancora vi risiedono."

VILLA RUFINELLA
Il convento dei Cappuccini testé nominato occupa, come tutte le altre fabbriche del cinquecento, il sito di una villa antica. Vedi Cod. Tusc. cit. e. 147 seg.

« Dentro il recinto dei pp. Cappuccini. . . si vede un'altra antica fabbrica, vicino alla quale era la strada silicata, che conduceva in Tusculo scoperta da me nell'anno 1656, nell'orto delle conserve antiche, dove si riduce l'acqua dell'orto per beneficio di detto convento

Dietro a queste conserve vi è un piano, e dirimpetto si rimira la fabbrica dove era il palazzo, e nel frontespizio di questo vi sono sette nicchie, e quella di mezzo più grande delle altre sei, quattro quadre e tre ovate : et io, come curioso delle antichità, nel detto anno 1656 prima del contagio, con un altro religioso cappuccino cavammo vicino a dette nicchio ricoperte di terra, e scoprendo dette nicchie trovassimo attaccate al muro le conchiglie marine col tartaro, come si usa ora di accomodare le fontane. ... e nel piedistallo dette nicchie erano lavorate di finissimo e bellissimo mosaico che il cardinal Sacchetti volse vendere. 

Più sotto scavando vi trovai un canale scoperto dove credo scorresse l'acqua, lavorato di pietre e calce dipinto di color rosso, che pareva che allora appunto li mastri l'avessero fatto. Non m'inoltrai più sotto per la scarsezza del tempo che nel detto convento dimorai. Dopo però gli altri religiosi hanno scoperti ampli fondamenti e sotterranei aquedotti di detta fabbrica ... Da chi fabbricata o di chi fosse, non ho possuto si do ad ora averne notizia. Ho inteso dire che nel ristretto di detto Convento vi sia un tesoro. anzi due. uno di statue, e l'altro di argento e d'oro. ... 

In detto anno 1656. . . il sig. Cardinale Antonio Barberini, vescovo di Frascati, essendo allora ritornato di Francia, dove ebbe notizia di questi tesori, mandò uomini a cavare nel piano del convento, per ordine della Camera, ma non trovarono cosa alcuna -. 


VILLA VECCHIA

VILLA VECCHIA (già Angelina e Tuscolana)

La Villa si trova nella strada che va tra Frascati e Monte Porzio Catone, oggi del comune di Monte Porzio, ed è una delle 12 Ville Tuscolane realizzate dalla nobiltà papale nel XVI sec. in agro di Frascati.

Alessandro Ruffino dona a Giulio e Giovanni Ricci di Montepulciano la derivazione di un'acqua sorgente vicino alla propria villa sita in territorio di Tusculo, presso la tenuta della Molara ed i beni della Comunità di Frascati, per portarla in certi fondi dai dd. Ricci comperati, allo scopo di costruirvi una villa di riposo ma pure un fondo produttivo per i vini pregiati della zona, nei pressi della villa Rufina di Frascati del Papa Paolo III.
L'atto porta la data del 1561, nel quale Mgr. Giovanni aveva già radunato materiali per la costruzione del casino, aperti viali, costruite fontane : ma . . . costretto ad allontanarsi di nuovo da Roma. . . vendette agli 8 di giugno del 1562 le terra comperata al card. Ranuccio Farnese che aveva già acquistato dieci rubbia di terreno in contrada Molara, e parte delle Grotte alte di santa Croce in Gerusalemme. 

"Nel 1561 Prospero e altri Annibaldi della Molara donarono al cardinale un capo d'acqua sorgente nella loro tenuta, chiamato "formello da lode", allo scopo di provvederne la nuova villa" [Reydet prot. 6187 e. 7].

Nel 1561 il Cardinale Ricci deve allontanarsi da Roma per importanti incarichi così vendette la villa ed i terreni l'8 giugno del 1562 al Cardinale Ranuccio Farnese che porta a compimento la costruzione iniziata dal Cardinale Ricci e denominandola Villa Angelina, dal suo titolo cardinalizio di Sant'Angelo.

"E sarà forse in conseguenza di tale donazione che Ranuccio Farnese volle togliere in affitto dagli Annibaldi tutta la loro immensa proprietà [id. prot. 6192 e. 21], la quale comprendeva, oltre tutta la valle dell'Algido attraversata dalla via Latina col « castrum dirutum de Molarla », anche la tenuta di Monteporco, che gli Annibaldi possedevano a metà coi Gambara [id. prot. 6153 e. 889], e quella della Colonna" [id. prot. 6155 e. 353].

Morto Ranuccio, gli eredi Farnese venderono la villa al card. Marco Sitico d' Altemps ai 14 di aprile del 1567, il quale ne cambiò il nome da Angelina in Tusculana. ingaggiandone famosi pittori, finché sorta nei suoi stessi confini la villa di Mondragone, prese sotto Paolo V, ed ha tuttora, il nome di Villa Vecchia.

Nel 1568 iniziano i lavori di ristrutturazione della villa con l'intervento degli architetti Giacomo Barozzi da Vignola e Martino Longhi il vecchio, ed il Cardinale Altemps ribattezza la villa come Villa Tuscolana. 

Nel 1571 il Cardinale Marco Sitico Altemps fa costruire anche delle abitazioni per gli addetti ai lavori agricoli su dei ruderi di una villa romana, alcune sostruzioni di questa villa oggi sono denominate Barco Borghese. Nel giardino della villa vengono alla luce tratti di strada romana basolata.

Nel XX secolo la denominazione della villa diviene Villa Vecchia e i proprietari Padri Gesuiti che provvedono anche alla ricostruzione dell'edificio.

Il casino architettato dal Vignola è piantato sugli avanzi di una fabbrica romana, la più vasta del territorio, conosciuta oggi sotto il nome di Barco. Un antico ambulacro fu mutato in istalla capace di contenere cento cavalli, e altre stanze furono adattate per uso di alloggio di fittavoli. Presso il ca.sino di Villa Vecchia, sul lato destro del viale che ad esso discende da villa Taverna, si trovano gli avanzi ben conservati dell'antica piscina » (vedi Bull. com. tomo XII, a. 1884, p. 185).

Dopo la distruzione della Seconda Guerra Mondiale la villa verrà ricordata come Villa Vecchia e passa nelle mani dei Padri Gesuiti che la riadattano per le loro esigenze per poi cederla ad un istituto di suore che, dopo averla ulteriormente modificata, vendono la villa ad un proprietario privato che trasforma l'edificio in un albergo.

VILLA MONDRAGONE

VILLA MONDRAGONE

L'origine di questa « regina villarum » si fa risalire alla visita fatta da Gregorio XIII al card. Altemps il 21-23 ottobre del 1572, e al desiderio da lui manifestato di veder sorgere un casino di delizia sui ruderi di quello già appartenuto ai fratelli Quintilii, Condiano e Massimo, che domina tutto l'orizzonte romano da un ciglione di monte alto 416 m. sul mare. Dalla storia del sito, ricostruita dal p. G. Gondi, con l'aiuto di documenti inediti tratti dagli archivii Altempsiani e borghesiani, ricavo queste brevi notizie archeologiche.

I conti e le stime dell'architetto Martino Longhi, e dei capi maestri Fontana e da Coltre, parlano costantemente di muri antichi o distrutti o conglobati nella nuova fabbrica: di un castello o conserva d'acqua coperta a volta: di grotte o criptoportici. " Della sua magnificenza ci sono testimoni, sebbene tardi, i muratori (che lavorarono al nuovo palazzo). . .  ci attestano che vi furono ritrovate colonne 
statue ed alabastri. 

E le statue dovettero essere di si gran pregio, che trovo in questi tempi uno scultore in permanenza alla fabbrica di Mondragone per restaurarle, forse, nelle parti rotte o perdute. 

E queste medesime statue così racconciate furono messe ad ornamento del nuovo palazzo (nelle nicchie del portico inferiore verso mezzogiorno, e in quelle che erano nella scala a lumaca), ed una, forse quella di maggior pregio, venne poi nel maggio 1594 trasportata in Roma, come nel febbraio 1589 v'era stata portata una colonna. Un'altra invece veniva da Roma trasportata a Mondragone"1. e. pp. 35-36.
ANTINOO DI MONDRAGONE
Secondo l'affermazione del Mattei — Mem. istor. Tusc. p. 77,  il piedistallo di statua eretta in onore di Caracalla ai 15 di agosto del 210 {CIL. tomo XIV. n. 2596) da Emilio Macro Faustiniano sarebbe stato
« trovato nell'occasione che si fabbricava la villa di Mondragone».

Ma è più probabile che sia stato rinvenuto nelli scavi di Corcolle, descritti nel tomo precedente p. 109.

Gli epigrafisti-topograti infatti, sono oramai d'accordo nel negare ogni valore locale ad alcuna iscrizione delle ville di Frascati, che non porti un certificato di origine.

Il Gondi ha trovato nell'archivio Borghese pagamenti per iscrizioni antiche portate a Mondragone.
Altri scavi furono eseguiti nel 1573 per la perduzione dell'acqua dalla sorgente delle Formelle, nome che attesta l'esistenza in quel luogo di un antico acquedotto.

Nel territorio annesso alla villa, e formato con parte di quello già appartenente alla villa Angelina, con le vigne di Sante Gregorio Pallotta, e di Giambattista Romano acquistata ai 22 gennaio 1573, con quella di Miarto Taddei acquistata ai 9 dicembre dello stesso anno, con il territorio di Montecompatri acquistato da Marcantonio Colonna nel 1573 per 37 m. scudi, e con quello di Monteporzio acquistato nel 1582 da Cesare Annibaldi della Iolara per 9550 scudi — vero principato con 12 poderi e 12 miglia di campagna da seminare — si contano almeno ventuno ettari di interesse archeologico. Manca, però, ogni ricordo di scavi e di scoperte fattivi dalla casa Altemps.

VISTA DELLA VILLA MONDRAGONE
La villa di Moadragone e la Angelina -Tusciilana furono donate dal card. Marco l'anno 1575 al figliuolo Roberto, natogli nel 1565 da donna, il cui nome è rimasto ignoto, creato duca di Gallese da Sisto V nel 1585. Roberto morì ventenne nel 1586 lasciando un unico figliuolo, Gian Angelo, al quale furono dati come tutori due proprietarii di ville vicine, cioè Pietro Aldobrandini di Belvedere e Ferdinando Taverna di Mondragoncino.

Il duca nel 29 novembre 1613 vendette al card. Scipione Borghese "villam Tusculanam cum villa palatio, seu palatiis Montis Draconis. .. (cum omnibus statuis tam aflfìxis quam non affìsis) ... castrum Montis Compatrum tenutam et castrum diritura Molariae . . . cum tenuta s. crucis nuncupata di Grollalle et Trippone item castrum et tenutam Montis Portii"  pel prezzo di scudi 300,000 dei quali 280,000 in moneta, e 20,000 rappresentanti il valore della villa Acquaviva, scambiata con Mondragone.

Le Guide del secolo XVIII ricordano ancora esistenti nel palazzo e sue dipendenze  i busti dei primi dodici Cesari, e nell'atrio le quattro statue colossali di Antinoo, di Faustina rinvenuta nella villa di Adriano a Tivoli, di Giulio Cesare e di Flavia. Vi era anche una piccola raccolta d'iscrizioni.

Nel 1567 iniziarono i lavori di costruzione che compresero l'ampliamento della preesistente Villa Vecchia per volere del cardinale Marco Sittico Altemps, che commissionò il progetto a Martino Longhi il vecchio, su delle strutture di una antica villa romana appartenuta ai consoli Quintili, come al solito devastandone le vestigia ma prendendone spunto e resti romani. 

I lavori termineranno nel 1573, subito dopo si insedierà il cardinale Ugo Boncompagni che, divenuto papa Gregorio XIII, usò l'edificio come residenza e avendo come stemma araldico un drago, dette il nome alla villa.

Villa Mondragone fiorì soprattutto durante l'epoca della famiglia Borghese, con il cardinale Scipione Borghese e papa Paolo V. Nel 1626 papa Urbano VIII decise di lasciare Villa Mondragone in favore della residenza papale di Castel Gandolfo. All'inizio del 1700 Villa Mondragone si conserva nelle migliori condizioni, dopodiché ne inizia il declino e alla fine del XVIII secolo la villa-palazzo risulta disabitata in quanto i Borghese preferiscono ritirarsi nella più piccola Villa Taverna.

Purtroppo il terremoto del 1806, l'occupazione dei soldati austriaci nel 1821 e infine il disinteresse di Camillo Borghese provocano la totale decadenza del complesso al punto che gli stessi cittadini di Frascati chiedono a papa Leone XII di salvare la villa. Ma salvo parziali restauri compiuti dall'architetto Canina nel 1832 su incarico di Marcantonio Borghese, non se ne fa nulla per i costi elevati. 

Nel 1865 la villa venne donata ai Gesuiti dal principe Marcantonio V Borghese, divenendo la sede estera del collegio Ghislieri e successivamente vi si impiantò il Collegio di Mondragone, un convitto per i figli delle classi sociali più elevate. I successivi restauri del 1929 vengono eseguiti ad opera dell'architetto Clemente Busiri Vici.

Durante la II guerra mondiale il collegio fu trasformato in rifugio per sfollati e nel 1953 il Collegio dei Gesuiti fu chiuso. Nel 1981 la Villa fu venduta dai Gesuiti alla Università degli studi di Roma "Tor Vergata" che ne ha fatto un centro congressi.

VILLA TORLONIA

VILLA CARAVILLA (TORLONIA)

Nel 1563 Annibal Caro, un poeta che tradusse l'Eneide di Virgilio in italiano e che diede consigli al cardinale Alessandro Farnese per la decorazione del suo palazzo a Caprarola, ospite e commensale continuo del card. Ranuccio, per accondiscendere ai desideri di lui e per fuggire quanto più di frequente gli tornasse possibile le infinite molestie della corte di Roma, comperossi nel 1563 una villetta, cui dipoi, dal suo nome insieme, e dall'affetto che le portava chiamò Caravilla. La piccola proprietà si estendeva vicino a Frascati e apparteneva all'Abbazia di Grottaferrata.

E in questo ameno recesso, egli potè condurre sino al decimo libro la traduzione dell'Eneide. « Ma ne il Farnese della sua Angelina, ne il Caro della sua Caravilla godettero a lungo, che 1' uno si spense ai 28 ottobre del 1565 in Parma, l'altro ai 21 novembre del 1566 in Roma ». (G. Gondi, 1. e, p. 6).

Dato che si pensava che tal luogo fosse la villa di Lucullo è evidente che vi furono rinvenuti almeno diversi ruderi romani di cui oggi peraltro non v'è traccia visibile. Infatti dell’originario complesso oggi si può ammirare solo il parco, il Teatro d’acqua, le fontane e le scalinate.

Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il palazzo fu quasi completamente distrutto e ricostruito in forme moderne. Nel 1579 la villa venne acquistata dal cardinale Tolomeo Galli, segretario di stato di papa Gregorio XIII Boncompagni, che ampliò la proprietà e costruì il primo nucleo di quella che sarà la grande villa degli anni successivi.

INTERNI VILLA TORLONIA
Alla fine nel 1607 la proprietà fu acquistata dal cardinale Scipione Borghese che commissionò a Carlo Maderno, Flaminio Ponzio e Giovanni Fontana la costruzione di una nuova grande villa.

La caratteristica più spettacolare della nuova villa era il suo Teatro delle Acque, che era di una larghezza senza precedenti. 

Nel 1613 tuttavia il cardinale Borghese cambiò idea e acquisì Villa Mondragone dagli Altemps a cui cedette la villa che stava per completare. Pochi anni dopo l'Altemps vendette la villa al cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Papa Gregorio XV che completò la sua costruzione e abbellì i giardini con statue antiche (il cardinale fece lo stesso nella sua villa romana ).

Da un rogito del notaro Campana del 1571 intitolato, "venditio ville Piscine in territorio Tuscolano prò mag.'' d. Beatrice arias de Cinciis, uxore iur. utr. doctoris Evangeliste Recchie a fratribus de Caris de Civitate Nova « apparisce che i fratelli di Annibale avevano ereditato da lui altri beni nella contrada di Frascati, dove restavano in piedi avanzi di antichi ricettacoli d'acqua.

TEATRO DELLE ACQUE DI CARLO MADERNO

Annibal ebbe altri possedimenti sulla via da Roma a Frascati
"Fuori della porta di s. Giovanni " dice il Vacca, Mem. 48 " nella vigna del sig. Annibal Caro, essendovi un grosso massiccio dagli antichi fabbricato, e dando Jioja alla vigna, il detto sig. Aonibale si risolse spianarlo. Vi trovò dentro murati molti v. latina ritratti d' imperatori, oltre tutti i dodici, ed un pilo di marmo, nel quale erano scolpite tutte le forze di Ercole, e molti altri frammenti di statue di maniera greca. Delle suddette teste non mi ricordo che ne fosse fatto: ma del pilo ne fu segatala faccia d'avanti e mandata a Nuvolara da monsignor Visconti ". 

Alcuni hanno creduto il prelato in questione essere stato 1'Ercole Visconti, proprietario della villa Belpoggio-Pallavicini, e Nuvolara corruzione di Muralara, nome, forse, attribuito
dal volgo alla villa stessa. Ma i Visconti possedettero la villa tusculana un buon secolo dopo i fatti narrati dal Vacca, e Nuvolara è luogo ben noto sulla sponda sinistra del fiume Po. Vedi Fea, Misceli, tomo I, p. Ixxv.

Devo anche ricordare un incidente relativo alle statue di marmo "valde pulcherrimae " offerte in vendita da un Ottavio Caro al S. P. Q. R. nel mese di febbraio del 1570. Dato che sia corsa relazione di parentela tra Ottavio e il fondatore di Caravilla, Annibale, ciò che ritengo sommamente probabile, si potrebbe supporre le statue esser state trovate sulla pendice di Tusculo, tra gli avanzi della villa sui quali il poeta aveva piantata la sua casetta. Egli stesso parla di scavi e scoperte nella lettera del 14 settembre 1585:
« la cretineria mia è di fuggir Roma quando posso, e starmi in una villetta che mi sto facendo nel Tusculano, nel loco proprio di Lucullo, che così mi hanno chiarito li vestigi degli grandi monumenti, e di alcune lettere che vi ho trovato ».

Il Caro allude alla scoperta dei tubi di piombo, recanti il cognome del fondatore della villa, che fu di casa Licinia, intorno ai quali vedi Laudani. coìnm. di Frontino, p. 288, n. 580.

VILLA TORLONIA
Per mezzo di tali documenti topografici, rimane accertato che l' immenso gruppo dei ruderi sui quali è piantata la presente villa Torlonia ( in extremo Ludovisiorum hortorum proxime... Frascati est series fornicum ortorum.. olim Aviarium Luculli Montfaucon) formasse parte del Tusculano eretto tra gli anni 66-56 a.c. dal vincitore di Mitridate, Licinio Lucullo

Ciò ammesso si dovrà ricercare nuovamente il nome del costruttore e proprietario dell'altra villa colossale, sulla quale è fabbricata la città di Frascati, villa che si crede indemaniata da Domiziano: [Bull. com. tomo XII, a. 1884, p. 185], essendo evidente che i due gruppi, frascatano e Ludovisiano, non potessero appartenere ad un solo proprietario, essendo divisi dalla antica via Tusculana, la più importante del territorio, fiancheggiata da case e sepolcri, le vestigia della quale si possono tuttora seguire dalla villa Sora sino all'altipiano dei Cappuccini.

La Casina di Annibal Caro, col modesto terreno che le apparteneva, vennero col tempo a formar parte della grande villa del cardinal Tolomeo Galli Gallio, detto il cardinale comense. il quale, dopo avere passati i primi anni della brillante carriera in varie sedi vescovili dell' Italia meridionale, s'era ridotto in Roma al tempo di Pio IV, dal quale ottenne la porpora nel concistoro dell '1marzo 1505.
Sotto Gregorio XIII. nel 1580. fu trasferito alla sede di Albano, poi in Sabina, a Ostia e a Velletri.

A anni ottantadue, dopo quarantadue di cardinalato, le immense rendite ecclesiastiche a lui concesse lo posero in grado non solo di arricchire la propria famiglia col ducato di Treplebi nel milanese, ma di legare il suo nome a monumenti e fondazioni di cui non è ancora perita la memoria. A queste si dovrà ora aggiungerne una, appena registrata dai suoi biografi : la fondazione cioè di una villa Tusculana in territorio canonato a favore del commendatario di Grottaferrata. Il documento spiega il processo di formazione della villa mediante l'acquisto delle vigne di Francesco Cenci, già Caro, in vocabolo Spagna, dell'illustre capitan Battista Cremona da Varese, in vocabolo « Costa di Zompo », di Evangelista Orecchia, e di cinque altri vignaioli frascatani.

Parte del latifondo così costituito ebbe la denominazione di Fontana vecchia, come risulta da un'atto del notare Campana [prot. 437, e. 1] col quale Tranquillo Marianeschi vende al cardinale un terreno olivato in detta contrada nel 1579.

Le vicende successive del sito sono note. Gli eredi Galli lo vendettero alla casa Borghese il 28 marzo 1607. Paolo V e i suoi fratelli e nipoti l'adornarono e l'arricchirono, mediante scavi e perforazioni ingenti, di gran tesoro di acqua, che anche oggi contribuisce a renderlo dilettoso oltre ogni dire. Lo speco che doveva raccogliere le quattro oncie donate dal card. Pietro Aldobrandino e le diciotto donate dal duca Giannangelo Altemps, è opera degli architetti Fontana. Maderuo e Ponzio, per la quale il pontefice aveva sottratta alla Camera Apostolica la somma di 19913 scudi. 

Altri 500 scudi furono stornati dallo stesso cespite per lavori di abbellimento e per l'acquisto della villa Acquaviva (Montalto-Grazioli). Somme invero sciupate, perchè in capo a pochi anni il cardinale Scipione si era già annoiato del sito, che volle scambiare nel 1613 con Mondragone. La casa d'Altemps non lo ritenne a lungo. Nel 1621 Pietro, primogenito del defunto Giannangelo, la vendette al cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di Gregorio XV. Divenne in seguito, come è noto, proprietà di casa Poli-Conti. Sforza Cesarini e oggi Torlonia.

VILLA TAVERNA

VILLA TAVERNA-MONDRAGONCINO

Villa Parisi, è una villa tuscolana privata, del comune di Monte Porcio Catone (o Monteporzio) e non accessibile al pubblico; appartenne ai Borghese dal 1614 al 1896, e ancora prima alla famiglia Taverna dal 1605. Essa confina con Villa Mondragone e Villa Vecchia.

Sorta sulle rovine della villa romana dei Quintili,come la limitrofa Villa Mondragone, la costruzione primaria fu voluta dal Cardinale Taverna intorno al 1605, dando luogo, sul terreno appartenuto in precedenza agli Altemps, al primo nucleo dell’edificio che fu poi trasformato man mano nel tempo.

Allora Governatore di Roma sotto il pontificato di Clemente VIII, il cardinale Ferdinando Taverna nel 1614 decise di vendere la villa al Cardinale Scipione Borghese (nipote di Paolo V, pontefice dal 1605) ottenendone inoltre in cambio la Villa Acquaviva, poi Grazioli. All’interno, la villa risultò molto simile a villa Mondragone: un salone ampio a doppia altezza intorno al quale si collocavano delle stanze laterali. Nuovi lavori di abbellimento decorativo iniziarono con Camillo Borghese che nel 1729, alla morte del padre Marcantonio, ne eredita i beni e sposa Agnese Colonna.

In particolare un importante ciclo pittorico caratterizzò la terza fase dei lavori che interessarono l’edificio (terzo decennio del 1700). Nel salone centrale detto “delle feste”, un tempo adorno di arredi e suppellettili, i fratelli realizzarono gli splendidi affreschi raffiguranti figure femminili allegoriche indicanti le “Arti” (Pittura, Musica, Poesia e Scultura); sopra il camino, “Romolo e Remo con la lupa ed una regale dea Roma, con ai suoi piedi oggetti di guerra”; sui lati brevi invece furono dipinti quattro Atlanti o “Telamoni”, che reggono strutture architettoniche, ed ancora busti di Imperatori romani, armi e decorazioni in stile neoclassico.

PORTALE E LATO DELLA VILLA TAVERNA
Nel 1741 in occasione della visita di papa Benedetto XIV, nella villa si eseguirono nuovi lavori di abbellimento che interessarono alcune sale dell’edificio, tra cui quella detta delle “cacce”, insieme con quella della “musica”, quella delle “stagioni”, e la sala occupata dalla Cappella di famiglia, abbellita dagli arazzi realizzati da monsignor Sergardi. Tra il 1768 ed il 1832 i Borghese ereditarono i beni degli Aldobrandini e operarono interventi nei piani superiori della villa, utilizzando motivi decorativi ispirati all’antica Roma.

Sulle pareti del salone centrale e della loggia, vi sono le opere a tempera su muro dei fratelli Valeriani realizzate nel 1735/1736, mentre nella Galleria delle Statue, nella Stanza dell'Eremitorio e nella Galleria con Pergolato si trovano affreschi di Ignazio Heldmann il Bavarese e nella Stanza delle Colonne alcune decorazioni di Taddeo Kuntze, che decorò la neoclassica sala detta delle “colonne”, i cui dipinti si ispirarono alla pittura romana. Famose le “nozze aldobrandine”, copia di un originale alessandrino, rinvenuto nel 1600 sull’Esquilino e rimasto a lungo di proprietà degli Aldobrandini prima di passare ai Borghese. Nel 1896 la villa venne venduta dai Borghese a Saverio Parisi. Negli anni successivi, i Parisi avviarono ed ultimarono i lavori di adattamento interno e tutti i restauri pittorici.”

(Irvit: Istituto Regionale delle Ville Tuscolane)

La villa fu costruita nella sua prima parte centrale, tra il 1604 ed il 1605, da Mons. Ferdinando Taverna, nobile milanese, governatore e magistrato di Roma sotto il pontefice Papa Clemente VIII. Fu membro della Congregazione del Sant'Uffizio e feroce soppressore di Onofrio Santacroce, figlio di Giorgio Santacroce, marchese di Oriolo e Aurelia Savelli dei signori di Rignano. Nel 1599, Costanza Santacroce, moglie di Giorgio Santacroce, viene uccisa per motivi d'interesse dal figlio Paolo, che riesce a fuggire nel regno di Napoli. Al suo posto Mons. Taverna fa arrestare il fratello Onofrio, che fu decapitato il 31 gennaio 1604 a Castel Sant' Angelo, per ragioni di interessi sulle sue terre.

Per questo delitto venne creato cardinale nel 1604. I lavori di costruzione durarono fino al 1605. In un istrumento del 20 maggio 1614 è tuttora chiamata "Villa Ulnii et mi de Fenantis Tabernae card. s. Eusebi sita in territorio Tusculano iuxta villani Mentis Draconis Illmi card. Burghesii".

Il Taverna vendette la villa nel 1614 al cardinale Scipione Borghese nipote del Papa Paolo V, che l'acquistava a 28 m. scudi, e la sua famiglia ne ha serbato il possesso sino alla catastrofe nel 1888. Il Mattei, 1. e, p. 30, parlando della selva d'Algido che si estendeva sino alle scaturigini dell'acqua Felice, come osservasi delineata in una carta topografica della campagna di Roma impressa l'anno MDXIII nel pontificato di Leone X così la pone in relazione col card. Scipione:

« spettava parte di questa selva alla Camera apostolica, et il popolo di Frascati vi aveva il jus pascendì. .. dal Fosso della Formica sotto l'Eremo de' Camaldoli a questa valle che è tra Frascati e Monte Porzio, fino al Fosso antico che confinava con la via della Colonna, fuori del casale di san Marco. Ma avendola poi comprata il cardinale Scipione Borghese nell'anno mdcxiv, poco dopo la fece tagliare, e concesse in enfiteusi a molti particolari di Frascati il terreno che ritiene ancora oggidì il vocabolo della Selva  » . 

Il cardinale Borghese affidò all'architetto Girolamo Rainaldi la ristrutturazione della villa, cui vennero aggiunti le parti laterali ed il ninfeo, nonché il portale delle armi. Nel 1729 Camillo Borghese fece aggiungere decorazioni interne e arcate sulla facciata, a cu8i Marcantonio Borghese aggiunse nuove decorazioni pittoriche. Nel 1896 la Villa fu venduta a Saverio Parisi, la cui famiglia ne è ancora proprietaria.

VILLA ACQUAVIVA-GRAZIOLI

VILLA ACQUAVIVA-MONTALTO (GRAZIOLI)

La villa sorse in agro di Frascati, attualmente a Grottaferrata, edificata nel 1580 dal cardinal Antonio Carafa su un terreno di proprietà dei PP. Maroniti. Gregorio XIII, legato da stima e grande affetto per il cardinale, lascia scritto che: "Il nostro diletto figlio Antonio Carafa.... per riprendersi dalle fatiche che assiduamente sostiene per la Chiesa, si è costruito una villa nell'agro del Tuscolo avendo in animo non tanto di abbandonarsi agli agi e allo svago, quanto piuttosto di attingere, nella tranquillità, ai celesti nutrimenti dello spirito".

Alla morte del Carafa, avvenuta nel 1591, la sua villa passa in proprietà di Ottavio Acquaviva d'Aragona, marchese di Atri, suo parente, a cui si devono la decorazione di gran parte dei soffitti e delle volte al piano nobile. Da un documento dell'epoca risulta che nel 1606 il cardinale Acquaviva partiva come arcivescovo per la diocesi di Napoli, lasciando la "bella villa" in prestito ai fratelli del nuovo pontefice, eletto nel 1605, Paolo V Borghese e ai suoi parenti.

Gli stretti rapporti che legavano il cardinale alla famiglia del neoeletto pontefice, sono dimostrati dall'accostamento dello stemma dei Borghese a quello degli Acquaviva in uno degli affreschi al piano nobile della villa.

Infatti nell'ottobre del 1606 vi furono ospitati i fratelli del nuovo papa Borghese, lusingandosi il cardinale di ottenere con ciò remissione di un debito che verso di loro aveva. Fu infatti acquistata dal card. Scipione Borghese nel 1610 per unirla a quella già Galli: ma nel 1613 la cedeva al cardinal Taverna come parte del prezzo (scudi 20 m.) per l'acquisto di Mondragone a Frascati.

Il Taverna a sua volta la vendette al principe Michele Peretti di Montalto, nipote di papa Sisto V, nel 1614, , e con lui alla famiglia Peretti. La villa passa dunque ai Savelli, i quali nel 1683 la cedono al duca Livio Odescalchi, che cura il consolidamento della struttura tra il 1696 e il 1698, sotto la direzione dell'architetto Giovanni Battista Fontana.

Nel 1833 la proprietà passa al Collegio di Propaganda Fide che la vende nel 1870 al duca Pio Grazioli, che fa compiere grandi restauri anche nel parco. Buona parte delle stanze della villa e della galleria al secondo piano, vantano affreschi seicenteschi e settecenteschi di Agostino Ciampelli, Giovanni Paolo Pannini e Antonio Carracci.

Il Mattei, Mem. dell' ant. Tuscolo, p. 18 descrive un « pezzo residuale di strada antica lastricata di grosse e larghe selci, chiamata oggi comunemente delle pietre liscie, sopra il giardino o villa odescalca, oltre i confini della giurisdizione di Frascati, per la strada che conduce a Marino. ... la medesima di nuovo si lascia rivedere in un luogo detto la Pediea, poco sopra alla villa de' signori Cavalletti, nella strada che volta a Rocca Priora, e oltre passando poco più disopra alla Latina si prolonga dove è il fosso de' Ladroni, et altrove si stende per la via che conduce a Rocca di Papa » . 

INTERNO VILLA GRAZIOLI
Gli Odescalchi venderono la villa al Collegio Urbano di Propaganda nel secolo scorso, dal quale passò al presente possessore, il duca Mario Grazioli. È probabile che il nome di Pietre Liscie fosse attribuito ne' tempi andati a tutti a molti tratti di selciati antichi. Negli ultimi anni di Paolo IH « fu acquistata in Frascati, sulla via Romana, in luogo detto prete 1isei e una vigna dal novello ordine de' Gesuiti, per villeggiatura dei suoi giovani studenti » (G. Gondi, 1. e, p. 4, n. 2).

"E che si tratti appunto di rimasugli di strada lo dice il Mattei. Non conosco questo prezioso documento topografico, non ho potuto trovarne esemplare in tanti Gabinetti di stampe da me visitati."  Questo passaggio serve a spiegare l'errore commesso dal Kircher scrivendo « Villa Montaltina a Sisto V pont. max. fundata, liodie principi familiae Sabellorum subest  » .n. 55 1. c, p. 20 : « osservò il Fabretti due strade diramarsi dalla sinistra della Latina. . . v. latina la seconda vicino al centrone donde proseguiva a Frascati... e di essa sono re- state presentemente le vestigia che si vedono vicino la vigna de' Padri Gesuiti, e sotto le mura di Frascati presso il palazzo de' signori Accoramboni ».

VILLA ALDOBRANDINI

VILLA BELVEDERE-ALDOBRANDINI 

Fu costruita per il cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII su di un edificio preesistente del 1550 appartenuto a monsignor Alessandro Rufini. In effetti, fin dal 1592, dopo la prima villeggiatura a Frascati, Clemente VIII « pensò a farvi alcune fabbriche a sua comodità » dove potesse starsene a suo agio senza mendicare, come i predecessori, l'ospitalità di Mondragone. E rivolse gli ocelli alla bella pendice del Tuscolo che sovrasta a Frascati dalla parte di mezzogiorno, e che portava ab antico il nome di Belvedere.

Essendo venuto a morte il Capranica e i suoi beni devoluti alla Camera, il papa Clemente VIII prese per sé la villetta cui diede il nome di Belvedere, e ne fece dono al nipote cardinale Pietro Aldobrandini, il quale, dopo la conquista di Ferrara, ne fece una dimora signorile dove suo zio poteva trascorrere alcuni giorni di riposo come aveva fatto Gregorio XIII a Villa Mondragone.

I lavori di costruzione della villa richiesero quattro anni, dal 1598 al 1602, e furono diretti dall'architetto Giacomo della Porta, che ne concepì anche il progetto, ma alla cui morte nel 1602 venne sostituito nel suo lavoro dagli architetti Carlo Maderno e Giovanni Fontana. Prima dei lavori si procedette alla rimozione di tutti gli ostacoli che potessero impedire agli ospiti del cardinale di godersi la vista su Roma.
NINFEO ALDOBRANDINI
Benché il vasto parco e i terreni annessi contengano molti e nobilissimi avanzi di antiche ville, pure il casino Aldobrandini, architettato da Giacomo della Porta, non pare sia stato fondato sopra ruderi preesistenti. 

Il casino, incominciato nel 1602. fu abitato la prima volta da Clemente VIII nel settembre del 1604.

L'opera di scavo più notevole nel corso di tutti questi lavori fu senza dubbio quella per la condottura dell'acqua della Molara, donata al card. Pietro da Giovannangelo Altemps, con la riserva di quattro once a favore della villa di Mondragone, che furono poi aumentate a otto e mezzo.

L'acquedotto Aldobrandino lungo più chilometri, raccoglie le antiche sorgenti della Crabra sotto il monte Fiore, scende alla via Latina e ne segue il margine settentrionale, dai Muracci della Molara sino sotto il monte del Tusculo. il cui estremo sperone verso occidente traversa per mozzo di galleria lunga circa m. 1870. In questo percorso l'acquedotto taglia il sito di cinque ville romane. La residenza è tale e quale nella sua condizione presente.


IL GIARDINO ALDOBRANDINI

Il giardino



Dettagli del giardino dietro il casinò: (a sinistra) fontana di Polifemo che suona il flauto di pan; un meccanismo ad acqua produceva un suono, simile a quello che accadeva in molte fontane a Villa d'Este ; (centro) ingresso a una caverna sotterranea che porta alla fine del giardino posteriore; è simile alle finestre e alle porte di Palazzo Zuccari e ad uno dei mostri di Bomarzo ; (a destra) una maschera nascosta in rocce false.


"Prendemmo l'autobus e andammo a quindici miglia dalla città a Frascati, in precedenza Tusculum, una villa del cardinale Aldobrandini, costruita per una casa di campagna; ma superando, a mio parere, i posti più deliziosi che abbia mai visto per la sua situazione, l'eleganza, l'acqua abbondante, i boschetti, le ascensioni e le prospettive. 

Proprio dietro il palazzo (che è di eccellente architettura) al centro del recinto, sorge un'alta collina, o montagna, tutta rivestita di legno alto, e così formata dalla natura, come se fosse stata tagliata dall'arte, da la sommità di cui cade una cascata, sembra piuttosto un grande fiume di una corrente che precipita in un grande teatro d'acqua, che rappresenta un arcobaleno esatto e perfetto, quando il sole splende. 

LA VILLA ALDOBRANDINI

Sotto questo, viene fatta una grotta artificiale, in cui sono rocce curiose, organi idraulici e tutti i tipi di uccelli che cantano, muovendo e cinguettando con la forza dell'acqua, con diversi altri cortei e invenzioni sorprendenti, con molti altri dispositivi per bagnare gli spettatori incauti, in modo che uno possa difficilmente calpestare senza bagnare la pelle. 


Il giardino ha eccellenti passeggiate e boschetti ombrosi, abbondanza di frutta rare, arance, limoni, ecc., E la prospettiva divina di Roma, soprattutto la descrizione, così come non mi meraviglio che Cicerone e altri hanno celebrato questo posto con tali encomi."

(John Evelyn nel suo Diario del 1645).



VILLA PALLOTTA

 Benché le più antiche notizie di una villa Pallotta rimontino solo alla prima metà del seicento, pure credo  appartenga al secolo precedente. Una vigna di un Sante Gregorio Pallotta è ricordata tra quelle acquistate dal card. d'Altemps, per arrotondare il suo possesso di Mondragone. La fondazione della villa è attribuita dal cod. tusc. cit., e. 150' e seg. a Giambattista, secondo cardinale della serie. 

"Fra Monte Porzio e la Colonna nel territorio tusculano fu scoperta un'altra villa e celebre palazzo antico dal card. Giovanni Battista Pallotta (creato legato nel 1631) nell'anno 1640, in mezzo della selva ch'era di Frascati e fu data al principe Borghese. Ora avendo il detto cardinal Pallotta  preso questo palazzo per fabbricarvi una villa, vi scopri alcune conserve antiche (ancora esistenti) e sopra di esse fabbricò un palazzo (oggi in rovina), e poi, mentre scassava un'ampia vigna, ritrovò nell'istesso ristretto poco lungi molte antichità, come bagni, molini di oglio, colonne, statue, camere lavorate di mosaico et un piedistallo di fino marmo con questa iscrizione fatta in lettere grandi... (cursus honorum di e. ivlivs cornvtvs ter.tvllvs cos. suff. a. 100, CIL. tomo XIV, n. 2925). 

Il palazzo di questa villa era fondato sopra un monticello ameno, conforme testificano molti vasti fondamenti ivi ritrovati, dove io viddi, mentre scoprivano, alcuni bellissimi marmi della porta maggiore del Palazzo".

VILLA MUTI

VILLA ARRIGONI-MUTI

La sua prima fondazione è attribuita a Ludovico Cerasoli, canonico tusculano. Da lui acquistolla, sulla fine del secolo decimosesto. Pompeo Arrigoni nato in Roma nel 1541 da illustre famiglia milanese o comasca. Avvocato concistoriale sotto Gregorio XIII e uditore di Rota sotto Gregorio XIV, fu da Clemente VIII creato cardinale diacono dal titolo di s. m. in Aquiro ai 5 di giugno 1596. Egli trasformò l'umile casino del Cerasoli in magnifico palazzo, circondato da parco e giardino, sopra suolo ricchissimo di antiche rovine, conforme ho dimostrato in Bull. com. tomo XII, a. 1884, p. 300 seg.

«Non molto lungi (dalla villa Cavalletti) verso Roma vi era un'altra grandissima villa et era dove ora sta la villa dei sig Rocci e sig Varesi, nella quale altro non è restato in piedi che alcune grotte sotterranee, le quali avendo io con ogni diligenza misurato, ritrovai che la fabbrica fu quadra, di cento sessanta passi geometrici, circondata di muro, dentro la quale si vede un'altro ordine o loggia da passeggiare di longhezza quasi da seicento piedi et ha il lume estrinseco per alcuni archi.

Nel mezzo di questa fabbrica seguono sette ordini di camere segrete, et ogni camera è di longhezza cento ottantanove palmi (m. 42.14) e per larghezza trentadue palmi (m. 7.18) e per una si entra nell'altra per le porte, senza però lume alcuno o finestra... Sopra delle quali era fondato il palazzo, come mostrano sino ad oggi le rovine delle fabbriche... Vi erano anche nel medesimo luogo alcuni bagni, che dimostrano li canali per dove correva l'acqua. 

Lontano da questa fabbrica quasi quattrocento piedi vi è un luogo per la strada incavato in forma di anfiteatro, quasi di grandezza di quanto è il Pantheon . . . di novantasei piedi geometrici di diametro, dal quale spazioso argine o orlo si cala per alcuni scalini... Oggi altro non si vede se non li muri antichi. E questa piscina oggi è commutata in orto». 
La villa Arrigoni passò più tardi ai Ilocci-Varesi, ai Cesarini, ai Muti, il quale ultimo nome ancora conserva.

VILLA LANCELLOTTI

VILLA  LANCELLOTTI

La Villa ha avuto un'origine diversa dalle altre residenze storiche della zona, perchè fu edificata dai Padri Oratoriani per farne accoglienza dei confratelli malati, all'incirca nel 1582.
Venne poi affittata al Cardinale Alfonso Visconti, e nel 1609 al Duca Mari Mattei; per essere poi acquistata del banchiere Roberto Primo della famiglia Borghese. Dopo una serie di successioni, tra cui la famiglia Piccolomini, giunse nel 1866 ad Elisabetta Borghese Aldobrandini, moglie del Principe Filippo Massimo Lancellotti, della cui casata è ancora proprietà.

Inizialmente di dimensioni ridotte, grazie all'annessioni di terreni limitrofi, la residenza divenne circondata da vigne, tanto che nel 1591 venne definita magna domus. L'ampliamento simmetrico delle ali rispettò il modello romano, e nel 1617-19 venne costruito il ninfeo secondo il modello del Teatro delle Acque di Villa Mondragone, cioè secondo l'uso antico.
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La facciata venne ristrutturata nel 1764 con l'aggiunta di una scala a due rampe e io Lancellotti l'arricchirono di pitture  e di una terrazza panoramica affacciata verso Roma.
All'interno la volta del salone al piano terra è decorato con affreschi del 1873 di Angelini e Forti, celebrativi della famiglia Lancellotti, in altre sale vi sono le opere di Cherubino Alberti come Elia rapito in cielo sul carro di fuoco e Abacuc trasportato in volo da un angelo. Nella volta del Camerino settecentesco, c'è l'affresco Diana con Edimione dormiente tra quattro piccoli paesaggi.

I bombardamenti del grande conflitto hanno danneggiato la struttura, che è stata sottoposta a restauro di recente. Una parte del giardino è oggi divenuto giardino comunale, il cosiddetto Parco dell'Ombrellino. Il Palazzo, di proprietà privata, non è aperto al pubblico.

VILLA SORA

VILLA SORA

La villa, ubicata a Frascati in via Tuscolana, sorge su una superficie che un tempo faceva parte del “Tusculano” di Licio Licinio Lucullo (117-57 a.c.) e, in epoca successiva, della villa di Saverio Sulpicio Galba (Imperatore di Roma dal 68 al 69 d.c.).

Sopra a queste vestigia venne costruita la villa come casale di campagna nella seconda metà del Cinquecento dalla famiglia Moroni, che ospitarono papa Gregorio XIII ed il cardinale Carlo Borromeo nel novembre del 1582. La villa, conosciuta con il nome di “Torricella”, nel 1600 venne venduta al Marchese di Sora Giacomo Boncompagni (figlio naturale di Gregorio XIII). 

I Boncompagni rimasero proprietari della villa per quasi trecento anni, alternando periodi di splendore a fasi di decadenza, finchè nel 1893 Rodolfo Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino, cedette la villa con tutti gli arredi al grande incisore di cammei Tommaso Saulini che la tenne fino al 1900, per poi cederla ai Salesiani, attuali proprietari.  

Fu originariamente un palazzo quadrato a tre piani con cortile centrale e torre belvedere, come si osserva dalle riproduzioni del 1620 di Matteo Greuter. Esso era dotato di due torrette: una con vista su Roma, l’altra, più piccola, prospiciente la facciata principale.

VILLA SORA
Passato il portale d’accesso, si accedeva nel cotile e, per mezzo di una scala, ai piani superiori. Nel salone, al piano nobile del palazzo, sulle quattro pareti vi sono affreschi con scene allegoriche che riproducono le nove muse, intervallate dalla rappresentazione di uomini illustri e da scene di paesaggio. Per lungo tempo la decorazione di questa sala, detta sala Zuccari, è stata attribuita ai cinquecenteschi  fratelli Zuccari, in realtà affrescata da Cesare Rossetti, della bottega del Cavalier d’Arpino.
 
A causa dei bombardamenti del 1944, il Palazzo venne devastato: si sono salvate solo la facciata ed alcune parti interne accuratamente restaurate. Con l’avvento dei salesiani, si costruì un nuovo corpo di fabbrica nel 1912 per ospitare delle scuole, congiunte alla villa nel 1926 attraverso un lungo corridoio. Attualmente il palazzo ospita degli istituti scolastici privati gestiti dai Padri Salesiani, che sono esentasse, che sono sostenuti da sovvenzioni statali, e che non permettono di visitare la villa.


VILLA SCIARRA

Venne edificata a Frascati da Mons. Ottaviano Vestri da Barbiano, nel 1570 con la denominazione Villa Bel Poggio. Passò poi al Duca di Ceri, e successivamente ai principi Pallavicini, nel 1919 fu ceduta a Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, VIII principe di Carbognano, il quale nel 1929 la cedette a Leone Weinstein. 

Nel 1932 la villa venne acquistata alle Suore dell'Opera Pia Casa della Provvidenza che vi istituirono un orfanotrofio fino alla sua completa distruzione durante gli eventi della II guerra mondiale.
Notevole il portale d'ingresso attribuito all'arch. Nicola Salvi, l'architetto della Fontana di Trevi.

Ne resta il parco - giardino con ruderi classici di età romana e la terrazza panoramica. Attualmente la Villa ricostruita ed il Parco sono adibiti a scuola pubblica.


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