CUNICOLO MAGGIORE |
Il Fucino era un sistema lacustre carsico, il cui unico vero immissario è il fiume Giovenco, che entra nella piana da Nord Est, costeggiando l’abitato di Pescina. Il lago inoltre raccoglieva acque dal massiccio del Velino-Sirente a Nord e dai Monti Simbruini a Sud. Il regime idrico del bacino era regolato dall’attività degli sfiatatoi carsici, localizzati a meridione, ai piedi delle montagne. Il non avere emissari importanti ha determinato da tempo immemore un’alta variabilità del livello del lago.
COME DOVEVA APPARIRE IL LAGO FUCINO |
Così, nonostante i Romani avessero scelto il Fucino come luogo di villeggiatura per il suo particolare microclima, fu proprio al loro tempo che si iniziò a parlare di bonificare il lago per farne il granaio di Roma.
Ma pochi sanno che sotto il monte Salviano i romani 2000 anni fa hanno scavato dei cunicoli per creare una Galleria sotterranea che va dal Borgo Incile a Capistrello, dove far convogliare le acque del Fucino nel fiume Liri.
EMISSARIO DI BORGO INCILE |
IL PROSCIUGAMENTO DEL FUCINO
Il primo a tentare il prosciugamento fu Giulio Cesare, l'eclettico generale il cui progetto, stroncato anzitempo dal suo assassinio delle Idi di Marzo, evento funesto per tutta l'umanità, prevedeva la bonifica del Fucino e la creazione di una via d’acqua che traversasse l’Italia centrale per giungere fino al futuro porto di Ostia.
Il progetto di Cesare, che stranamente non venne ripreso da Augusto, fu invece ripreso più tardi dall’imperatore Claudio che lo portò a termine nel 52 d.c., tale opera avrebbe regolato gli incostanti livelli lacustri con un limitato prosciugamento del Fucino.
Per questa imponente opera di ingegneria romana vennero utilizzati 30.000 lavoratori tra schiavi gratuiti ed operai pagati, come ci informa Svetonio, e la realizzazione dell’emissario si protrasse per 11 anni di incessanti lavori, durante i quali vennero realizzati cunicoli collaterali preparatori connessi tra loro per il tramite di numerose "discenderie" che servirono a preparare lo scavo principale.
Terminati i lavori dopo oltre una decade si ottenne un canale di 5.6 km che attraversava il Monte Salviano da Borgo Incile a Capistrello, per drenare il Lago Fucino nel Fiume Liri. L’esito però non fu quello sperato, date le numerose frane del monte già durante la costruzione e, soprattutto nei periodi successivi, per le quali non era sufficiente la semplice manutenzione ordinaria.
Per questa imponente opera di ingegneria romana vennero utilizzati 30.000 lavoratori tra schiavi gratuiti ed operai pagati, come ci informa Svetonio, e la realizzazione dell’emissario si protrasse per 11 anni di incessanti lavori, durante i quali vennero realizzati cunicoli collaterali preparatori connessi tra loro per il tramite di numerose "discenderie" che servirono a preparare lo scavo principale.
LE CHIUSE DEL FUCINO |
Terminati i lavori Claudio volle celebrare l’opera con una naumachia, una battaglia navale sul lago, molto gradita al popolo romano. Ma quando venne aperta la diga, l’acqua non scolò a causa di una piccola frana avvenuta poco prima.
Spurgato il canale e riaperte le chiuse, un’ulteriore frana causò una grossa ondata di ritorno che si abbatté sul palco dove la famiglia imperiale banchettava. Comunque la naumachia si fece.
Spurgato il canale e riaperte le chiuse, un’ulteriore frana causò una grossa ondata di ritorno che si abbatté sul palco dove la famiglia imperiale banchettava. Comunque la naumachia si fece.
Di questi accadimenti vennero incolpati i liberti Narciso e Pallante, nonostante non fossero architetti, ma solo prefetti dei lavori.
Finchè Roma fu la capitale dell'Impero si ebbero lavori di manutenzione dell'opera, quando Roma decadde venne meno il controllo e ciò produsse man mano il ricolmarsi del canale di scolo e l'ostruzione dello stesso probabilmente anche a causa di un terremoto avvenuto nel 508 d.c.
Finchè Roma fu la capitale dell'Impero si ebbero lavori di manutenzione dell'opera, quando Roma decadde venne meno il controllo e ciò produsse man mano il ricolmarsi del canale di scolo e l'ostruzione dello stesso probabilmente anche a causa di un terremoto avvenuto nel 508 d.c.
I CUNICOLI DI CLAUDIO
Infatti attraverso i cunicoli le acque del lago defluirono attraverso il ventre del monte Salviano dal territorio di Avezzano lungo la galleria sotterranea di quasi sei chilometri fino a confluire nel fiume Liri sul versante opposto della montagna, sotto il borgo antico di Capistrello.
Il canale sotterraneo rappresenta la più lunga galleria realizzata dai tempi antichi fino all'inaugurazione del traforo ferroviario del Frejus avvenuta nel 1871. Nel 1902 l'opera idraulica è stata inclusa tra i monumenti nazionali italiani, nell'"Elenco degli edifizi monumentali in Italia", su archive.org, Ministero della pubblica istruzione, 1902, p. 382.
Nel giugno del 1977 col fine di tutelare e valorizzare l'opera è stato istituito il parco archeologico di Claudio incluso tra gli imbocchi dei cunicoli e l'Incile del Fucino. L'opera è stata inserita fra i "Luoghi del Cuore" del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
TESTO DI EZIO BURRI
La storia delle opere di ingegneria idraulica attuate nei secoli per svuotare il Fucino è ricca di sorprese e curiosità. (Fonte)
Il congiungimento era inizialmente ottenuto mediante esigui cunicoli esplorativi, non più larghi di 80 cm, infine allargati sino alle desiderate dimensioni del condotto finale. All’imboccatura del pozzo un’armatura lignea, dividendo in quattro la sezione, consentiva ad entrambe le squadre all’opera il movimento contemporaneo ed inverso di una coppia di secchi.
Poiché nella Società figurava il banchiere romano Alessandro Torlonia (col suo ingegnere svizzero, e l’agente francese Léon de Rotrou), il re Ferdinando II fu accusato di aver concesso il prosciugamento ad “alcuni stranieri per rimeritare segreti e sinistri servigi alla propria causa”.
La Compagnia era invece composta anche dal principe di Camporeale, dal marchese Cicerale, amministratori delegati della Società di cui Torlonia era fondatore assieme ai signori Degas padre e figlio, banchieri di Napoli.
TRA FUCINO E LIRI
Nel collegamento tra il Fucino ed il Liri possiamo distinguere tre parti principali: un tratto a cielo aperto, il canale collettore; un tratto in galleria, l’emissario; un complesso di regolazione interposto tra i primi due, l’incile. I cunicoli ai piedi della montagna sono discese per il trasporto dei materiali di scavo e canali di aerazione.
- Il Cunicolo Maggiore situato sul versante orientale della montagna, il monumentale complesso strutturale è formato da tre grandi arcate esterne sovrapposte e rientranti una più sopra dell’altra;
- Il Cunicolo del Ferraro sul versante orientale della montagna, permette di conoscere da vicino il sistema delle gallerie e dei numerosi pozzi. Un primo tratto è stato pavimentato e dotato d'illuminazione. Il bypass lo mette in comunicazione con il cunicolo maggiore;
- Il Cunicolo Imperiale situato più in basso rispetto al precedente, ad esso collegato tramite il pozzo 23.
- I Cunicoli del Calderaro, della Macchina e della Lucerna sul versante occidentale della montagna.
Molto interessante anche l'Incile 2 km a valle dove c'è l'imbocco dell'emissario e l'imponente e grandiosa opera idraulica che permette lo svuotamento del lago.
"Dalle descrizioni di quanti si sono occupati, nei secoli successivi, del restauro dell’originale opera idraulica sino alla sua totale ristrutturazione e dalle scarse porzioni ancora conservate, è stato possibile ricostruire la conformazione morfologica della galleria sotterranea e della sua esecuzione.
In fase di progettazione, apparve chiaro che il drenaggio si sarebbe potuto effettuare riversando le acque lacustri nel fiume Liri, posto circa 20 m più in basso di quanto ipotizzato come livello medio del fondo del lago. Il percorso più breve sarebbe passato sotto il monte Salviano ed il settore più meridionale dei limitrofi Campi Palentini, attraverso terreni eterogenei per litologia e consistenza.
Frammenti di una decorazione, che ornavano la parte monumentale dell’incile (il punto ove le acque venivano condotte nella galleria sotterranea) ci illuminano sulla tecnica dello scavo: in coincidenza dei capisaldi determinati in precedenza sul terreno, vennero scavati circa 40 pozzi a sezione quadrata; questi raggiungevano la profondità determinata in fase di progetto, da un minimo di 18 m ad un massimo di 122 m, coincidente con il piano quotato del fondo della galleria e, successivamente, dalla base del pozzo lo scavo era diretto verso le opposte direzioni sino a saldare le varie sezioni.
SBOCCO DELL'EMISSARIO DI CLAUDIO |
La funzione dei pozzi era anche di agevolare l’areazione del sito ed il trasporto del materiale; oltre a questi pozzi, nelle pendici ove era troppo elevato il dislivello tra superficie esterna e il progettato percorso della galleria, oppure come supporto ad alcuni pozzi, o lungo il tracciato che attraversava i Piani Palentini, vennero create molte gallerie inclinate, denominate “discenderie”.
Attualmente si ha la conoscenza topografica e strutturale di dodici gallerie, ma non si esclude un numero maggiore. La lunghezza della galleria risultò essere di circa 5.650 m, ai quali deve essere successivamente sommata una deviazione, tra i pozzi n. 19 e n. 20, resasi necessaria per aggirare una frana avvenuta al contatto fra le argille sabbiose ed i calcari, già in avanzato stato di realizzazione.
Il percorso non era rettilineo, ma con deviazioni dovute ad errori nella esecuzione dei tratti di galleria e variazioni di pendenza. La sezione della galleria era varia, a tratti foderata in mattoni, malta o priva di rivestimento; quella tipica aveva una superficie di 5,02 m2, per una portata di 9,09 m3/sec; la pendenza media era di 0,15% con una differenza di quota di 8,44 m, tra l’imbocco dell’incile e lo sbocco nel fiume Liri.
Lungo il tracciato sono state rinvenute tabelle marmoree con indicazione delle distanze nell’ordine delle centinaia di piedi. Non essendo correlazione con l’ingresso dei pozzi e cunicoli, posti a distanza irregolare, è ipotizzabile una indicazione topografica interna per agevolare operazioni di controllo e manutenzione.
L’incile vero e proprio era costituito da un bacino trapezoidale, seguito da un altro esagonale, con una differenza di livello di m 5,48. All’esterno dell’antibacino aveva inizio il grande collettore esterno, lungo circa 4,5 km, con una pendenza dello 0,1% ed una sezione di 91,6 m2 circa; questo tracciato, per i primi 300 m, era foderato con armature in legno. "
IL PRINCIPE TORLONIA
IL PRINCIPE TORLONIA
Nel 1835 Francesco di Borbone riuscì a riaprire parzialmente l’emissario, attraverso la restaurazione dell’emissario di Claudio e dello scolo del Fucino, ma occorreva di più per cui il 26 aprile 1852, con Regio Decreto borbonico, fu accordata la concessione dello spurgo e della restaurazione del canale claudiano a una Società Anonima napoletana. Come compenso all'immane lavoro si accordavano tra l'altro le stesse terre bonificate.
CUNICOLO CLAUDIANO |
I lavori di sondaggio e progettistica durarono dal 1852 fino al 1855.
I laveri e propri per il prosciugamento iniziarono nel 1855 e terminarono nel 1876.
Ai vecchi cunicoli fu aggiunta una fitta rete di canali e sfiatatoi per una lunghezza complessiva di 285 km, 238 ponti, 3 ponti-canali e 4 chiuse.
L’impegno, le risorse economiche e i 4.000 operai al giorno utilizzati per 24 anni è nota la frase del Principe “o Torlonia prosciuga il Fucino o il Fucino prosciuga Torlonia”, spinsero re Vittorio Emanuele a conferire a Torlonia il titolo di principe e una medaglia d’oro.
In conclusione:
dove oggi c’è la piana più fertile d’Abruzzo, quel Fucino che fornisce patate a tutta la nazione, in passato c’era il terzo lago d’Italia, causa di inondazioni improvvise perché privo di un vero e proprio emissario, a parte alcuni inghiottitoi sotterranei che drenavano, però molto lentamente, le acque in eccesso.
Ridurre il lago fu una seria necessità e una grande virtù architettonica. Ma a nessuno sarebbe sfiorata l'idea del prosciugamento se i romani non avessero compiuto tutta la prima parte dei lavori.
TRA FUCINO E LIRI
Nel collegamento tra il Fucino ed il Liri possiamo distinguere tre parti principali: un tratto a cielo aperto, il canale collettore; un tratto in galleria, l’emissario; un complesso di regolazione interposto tra i primi due, l’incile. I cunicoli ai piedi della montagna sono discese per il trasporto dei materiali di scavo e canali di aerazione.
- Il Cunicolo Maggiore situato sul versante orientale della montagna, il monumentale complesso strutturale è formato da tre grandi arcate esterne sovrapposte e rientranti una più sopra dell’altra;
- Il Cunicolo del Ferraro sul versante orientale della montagna, permette di conoscere da vicino il sistema delle gallerie e dei numerosi pozzi. Un primo tratto è stato pavimentato e dotato d'illuminazione. Il bypass lo mette in comunicazione con il cunicolo maggiore;
- Il Cunicolo Imperiale situato più in basso rispetto al precedente, ad esso collegato tramite il pozzo 23.
- I Cunicoli del Calderaro, della Macchina e della Lucerna sul versante occidentale della montagna.
Molto interessante anche l'Incile 2 km a valle dove c'è l'imbocco dell'emissario e l'imponente e grandiosa opera idraulica che permette lo svuotamento del lago.