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LAVINIUM - LAVINIO (Lazio)

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ENEA E LAVINIO

L'antica Lavinium, il luogo dove la leggenda vuole che Enea giunse insieme al figlio Ascanio, non coincide con l'attuale Lavinio, ma si trova invece presso la foce del fosso di Pratica di Mare, frazione di Pomezia, circa 20 km più a nord lungo la costa. Gli scavi archeologici condotti dal 1957 in poi dall'Università di Roma, hanno stabilito che nel Borgo di Pratica di Mare, sarebbe sorta l'acropoli dell'antica città latina.



LE ORIGINI

L'antica Lavinium era una città a sud di Roma che faceva parte del Latium vetus, la parte centrale dell'attuale Lazio, posta a sud del Tevere e a nord del monte Circeo, Questa zona sarebbe il luogo dove Enea avrebbe fondato la sua prima città in Italia, insieme ai suoi profughi da Troia. La teoria trova conforto in ciò che si è rilevato nei frammenti di intonaco rinvenuti nel 1969 a Taormina e appartenenti al ginnasio dell'antica Tauromenion (Taormina).

Nel VII libro dell’Eneide Virgilio descrive l’arrivo di Enea sulla costa di Roma: “Già sotto i raggi il mare arrossava quando i venti si posarono e all’improvviso ogni alito cadde… E qui Enea grande, dal mare, un bosco divino avvista. Nel mezzo, il Tevere con l’amena corrente, a mulinelli rapidi, biondo di mota arena, prorompe in mare. E sopra e all’intorno, variopinti, gli uccelli avvezzi alle rive e al greto dei fiumi con canto accarezzavano l’aria e per il bosco volavano. Quando col primo raggio le terre imbiancava, sorgendo, il giorno nuovo, città, lidi e terre del popolo esplorano per vie diverse: questi gli stagni del fonte Numico, e questo fiume è il Tevere, i forti Latini qui vivono”

Lo sbarco sarebbe avvenuto in una laguna interna, separata dal mare dalla duna costiera, grazie a un’apertura che avrebbe permesso l’attracco. Lì sarebbero apparse le due sorgenti che dissetarono Enea e i compagni. Nella laguna sfociava il fiume Numicus: risalendone il corso era facile trovare acqua e viveri nella Silva Laurentina. Lì sarebbe stata fondata Lavinium.

Il luogo della fondazione, secondo la leggenda, fu quello dove si svolse una contesa tra tre animali: un lupo, un'aquila e una volpe, oppure un picchio, interpretata da Enea come auspicio divino della futura grandezza di Lanuvio, e le cui immagini vennero riprodotte nel forum cittadino.

Il lupo e l'aquila erano simboli di Roma, il picchio di Marte e la volpe doveva corrispondere a qualche divinità locale. Un'altra versione invece, che si rifà al filone greco-argivo, è narrata da Appiano, e sostiene che la fondazione di Lanuvio fu dovuta invece a Diomede figlio di Tideo, signore di Argo.

MUSEO DI LAVINIO
Secondo il racconto di Livio, Lavinio era una città ricca e fiorente, tanto da avere popolazione in eccesso. Per questo motivo Ascanio, 30 anni dopo la sua fondazione, abbandonò Lavinio per fondare la nuova città di Alba Longa. In questi trent'anni, nessuno tra i vicini osò attaccare Lavinio.

A Lavinio nel 745 a.c. fu ucciso Tito Tazio, re di Roma insieme a Romolo. Questo accade perché i parenti di Tito avevano maltrattato degli ambasciatori di Lavinio a Roma e Tazio non aveva rimediato a questa ingiustizia. Giunto a Lavinio per un sacrificio solenne, fu assassinato in un moto di piazza.

Lucio Tarquinio Collatino, primo console della Repubblica romana con Lucio Giunio Bruto, si ritirò a Lavinio, con tutte le sue proprietà, costretto a ritirarsi dalla suprema magistratura, perché inviso al popolo per essere parente di Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma.



LA TOMBA DI ENEA

Qui la tradizione colloca la tomba di Enea e Dionigi, storico greco vissuto nell’ epoca di Augusto, così la testimonia ancora esistente a Lavinio : «Si tratta di un piccolo tumulo, intorno al quale sono stati posti file regolari di alberi, che vale la pena di vedere» .

Dionigi di Alicarnasso (Antichità romane, Libro I, Tomo 64) scrive che dopo la battaglia tra Latini e Rutuli presso il fiume Numico che scorreva a fianco di Lavinio, non trovando il corpo di Enea, ne dedussero che fosse stato trasportato tra gli Dei, altri che fosse perito nel fiume, per cui i Latini gli costruiscono un Heroon fregiato di questa iscrizione : “del Dio padre Indigete che guida la corrente del fiume Numico”.

TOMBA DI ENEA
Ancora Dionigi : “C'è però chi afferma che fu costruito da Enea in onore del padre Anchise , deceduto l' anno prima di questa guerra. Consiste in un tumulo non grande ed intorno ad esso alberi allineati degni di essere visti” .

L' ipotesi che il tumulo sia il monumento descritto da Dionigi, che la critica moderna ammette possibile. Inoltre sotto il territorio di Lavinio è stato reperito un Medaglione di Antonino Pio con al dritto Enea che sbarca sulla costa laziale con sulla destra una nave offrendo un sacrificio, al rovescio l'immagine di Lavinio, una scrofa, Enea con il padre Anchise, le tredici Are e l' Heroon di Enea.

Il viaggio che portò Enea da Troia al Lazio durò ben sette anni. Enea va in Tracia, poi nell’isola di Delo a consultare l’oracolo del dio Apollo, poi a Creta, dove scoppia una pestilenza; poi nell’Epiro (Albania), dove incontra Andromaca, moglie di Ettore, ora schiava di Pirro, figlio di Achille. Va poi in Sicilia, dove muore Anchise e poi in Africa, a Cartagine. Di nuovo in Sicilia per onorare la memoria di Anchise, a Cuma per consultare la Sibilla e infine sulle coste del Lazio,
dove fonda una nuova città, Lavinium, dove custodisce gli Dei portati da Troia e la memoria dei nobili antenati da cui discendono la stirpe albana e la stessa Roma.



IL PALLADIO

Nell’area di Lavinium, oggi Pratica di Mare, c'è un tempio dedicato a Minerva, dove venne ritrovata, a poca distanza dal museo che la conserva, una statuina copia di un originale in legno, alta 96 cm equivalenti a tre piedi romani, l’altezza standard per le sculture dell’epoca.

PALLADIO
La figura è priva di braccia che certamente sostenevano lancia e scudo, il vestito è ornato di serpenti, il richiamo ai Lari, le statuine con serpentelli che rappresentavano le anime degli antenati custoditi nel larario in ogni casa romana. 
Enea, fuggendo da Troia, oltre a figlio e padre si porta dietro proprio la statuetta del Palladio.
Ma l’abito della statuetta trovata a Lavinium è lunga fino ai piedi, cosa molto inusuale per l'epoca.
Procopio, che sta scrivendo un resoconto degli eventi della “La Guerra Gotica”, descrive, passeggiando lungo il Tevere, una “nave antica” custodita in un hangar della riva sinistra, la nave di Enea, 
Secondo Procopio il Palladio se l’era portato sì via Diomede e se lo teneva a casa sua nel Gargano; però si era ammalato e una profezia gli aveva detto che solo restituendo il Palladio sarebbe guarito Così Diomede incontrò Enea a Benevento e glielo restituì.

L'autore, in questo frangente, descrive Minerva col braccio che “vibrava la lancia” e “vestita fino ai piedi”, dando così pieno riconoscimento al Palladio (per la veste lunga) e alla di esso copia.



SANTUARIO DEI XIII ALTARI

Nella zona sud esterna alle mura di Lavinium, sono localizzati due importanti monumenti: il c.d. Heroon di Enea ed il Santuario dei Tredici Altari.  Negli anni '60 del secolo scorso, alla foce del Numico furono rinvenuti i resti di un santuario, era il luogo dove la leggenda poneva lo sbarco. In seguito il fiume fu interrato ma nelle successive campagne di scavi vennero alla luce numerosi reperti. Un dato certo è che l?area era ritenuta sacra per via dei grandi santuari dedicati a Minerva e dei tredici altari.

Infatti nel 1968 è stato scavato un tumulo che ha restituito due strutture, di cui la più antica è una tomba a cassone con ricco corredo funerario databile al II quarto del VII secolo a.c. Il tumulo è stato ristrutturato alla fine del IV secolo a.c. inserendo la seconda struttura, dotata di una facciata monumentale e identificato con l’Heroon di Enea descritto da Dionigi di Alicarnasso.

SANTUARIO DEI TREDICI ALTARI
Il vicino Santuario dei Tredici Altari è formato da una serie di altari di tufo orientati ad est, sorti in un arco di tempo che inizia dalla metà del VI secolo e si conclude nel III secolo a.c. Notevole la quantità ed il tipo di offerte deposte che danno indicazioni significative sul rituale praticato nel santuario e sui contatti con le colonie greche dell’Italia meridionale.

Il Museo comprende 4 sale, nella prima detta Tritonia Virgo per la straordinaria statua di Minerva, dove sono esposte interessanti terrecotte votive, databili tra il V e III sec. a.c. che testimoniano la particolarità del culto praticato a Lavinium, e riproducono figure umane a grandezza naturale ritratte nelle varie fasi della vita, dalla fanciullezza all?età adulta.

La seconda è denominata "Mundus muliebris" dove sono esposte varie teste votive, con acconciature dei capelli, gioielli ed abiti che testimoniano i vari ceti sociali.

La terza sala "Hic domus Aenae", è la sala di Enea, dove è esposta la ricostruzione in scala di una nave della fine dell'età del bronzo, e vi è una mappa dell'area e degli scavi compiuti.

La quarta sala c'è il corredo miniaturizzato in lamina bronzea di un armamento completo del X sec. a.c. appartenente ad un capo religioso e militare. In questa sala è stato predisposto un teatro ottico, una realtà virtuale che ci introduce nell'atmosfera del culto e dei riti praticati nel santuario e nelle 13 are, che consente di udire direttamente attraverso le parole di un sacerdote la descrizione del celebre santuario.



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