Un sistema di scrittura è un insieme di grafemi e/o di ideogrammi che si combinano insieme mediante determinate regole per poter dar luogo a una scrittura comprensibile e ripetibile. Mentre il primo tipo di comunicazione avviene oralmente, perchè tanto basta nell'ambito di una tribù, successivamente, quando di tratta di un clan, e soprattutto quando si ha bisogno di effettuare un commercio, o comunque un contratto, la comunicazione deve essere scritta, sia per evitare errori, sia per diventare prova di se stessa e dei suoi contenuti.
Mentre infatti la tradizione orale viene trasmessa bocca-orecchio, la tradizione scritta viene impressa incidendola su materiali trasportabili, quindi di piccolo formato e di poco peso, come una tavoletta di legno, che divenne successivamente e comodamente di papiro e di carta.
La scrittura compare con l'inizio dell'Età del bronzo nel tardo Neolitico. Vengono ritenute le più antiche la scrittura cuneiforme del sumerico e i geroglifici egizi, sviluppatisi intorno al 3400-3200 a.c. La scrittura cinese è invece più tarda, perchè si è sviluppata intorno al 1200 a.c.
La scrittura abjad comparve come alfabeto consonantico prima del 2000 a.c. nella penisola del Sinai, presso le popolazioni semitiche. Tutte le scritture più antiche sono consonantiche, cioè prive di vocali, data la modalità della trasmissione orale che ne stabiliva i suoni e ne provocava la ritenuta mentale per mezzo della memoria. Ancora oggi ignoriamo i suoni di molte antiche lingue, ad esempio della lingua egizia.
La scrittura abjad comparve come alfabeto consonantico prima del 2000 a.c. nella penisola del Sinai, presso le popolazioni semitiche. Tutte le scritture più antiche sono consonantiche, cioè prive di vocali, data la modalità della trasmissione orale che ne stabiliva i suoni e ne provocava la ritenuta mentale per mezzo della memoria. Ancora oggi ignoriamo i suoni di molte antiche lingue, ad esempio della lingua egizia.
Le prime scritture furono soprattutto ideogrammi a cui poi si associarono le lettere dell'alfabeto, spesso dando luogo a due scritture contemporanee (come in Cina), seguite nel tempo dalla scomparsa degli ideogrammi a favore delle lettere. In qualche caso la lingua ideogrammatica viene conservata per scritti o documenti di alto valore ufficiale, riguardanti lo stato o la religione.
Il passaggio dall'ideogramma all'alfabeto corrisponde nel tempo alla preminenza dell'uso dell'emisfero destro del nostro cervello, seguita dalla preminenza dell'uso dell'emisfero sinistro. La scienza russa ebbe grandi risultati nella ricerca delle aree cerebrali e del loro funzionamento, in particolare riguardo ai due emisferi, osservando soprattutto le vittime della guerra che soffrivano di lesioni cerebrali.
Il passaggio dall'ideogramma all'alfabeto corrisponde nel tempo alla preminenza dell'uso dell'emisfero destro del nostro cervello, seguita dalla preminenza dell'uso dell'emisfero sinistro. La scienza russa ebbe grandi risultati nella ricerca delle aree cerebrali e del loro funzionamento, in particolare riguardo ai due emisferi, osservando soprattutto le vittime della guerra che soffrivano di lesioni cerebrali.
Ciò è dato dal fatto che l'emisfero destro è maggiormente deputato alle qualità visuo-spaziali ed emotive, cioè del disegno e dell'emotività che comporta sia il comporre che il guardare un disegno o un'immagine, mentre l'emisfero sinistro è più portato alla componente razionale e analitica, meno emotiva, per cui si serve di segni variamente composti.
Il passaggio dalla mano sinistra alla destra corrisponde ad un nuovo modo di comunicazione oltre
SCRITTURA CUNEIFORME ED IDEOGRAMMI EGIZI |
che di azione. Iside era la "Dea della Mano Sinistra" considerata la mano del comando. Presso gli egizi era infausto alzarsi dal letto poggiando per primo il piede destro, per i romani poggiare per primo il piede destro era azione fausta.
La scrittura con l'alfabeto è iniziata procedendo da sinistra verso destra (sinistrorsa, alcune lingue orientali ancora la usano come l'ebraica, l'araba e la siriaca), poi si trasformò in "bustrofedica" cioè tutta di fila, da sinistra poi da destra poi da sinistra, scrivendo nella riga sottostante in modo speculare, cioè con le lettere ribaltate, di modo che la mano non dovesse mai staccarsi dal foglio, non andasse mai a capo. Successivamente la scrittura divenne destrorsa, da destra a sinistra, come facciamo noi oggi, andando "a capo" ad ogni fine di riga.
La scrittura con l'alfabeto è iniziata procedendo da sinistra verso destra (sinistrorsa, alcune lingue orientali ancora la usano come l'ebraica, l'araba e la siriaca), poi si trasformò in "bustrofedica" cioè tutta di fila, da sinistra poi da destra poi da sinistra, scrivendo nella riga sottostante in modo speculare, cioè con le lettere ribaltate, di modo che la mano non dovesse mai staccarsi dal foglio, non andasse mai a capo. Successivamente la scrittura divenne destrorsa, da destra a sinistra, come facciamo noi oggi, andando "a capo" ad ogni fine di riga.
E' lo stesso meccanismo per cui un'immagine di pittura figurativa dà più emozioni di una immagine astratta che può colpire visivamente ma poco emotivamente. La scrittura con ideogrammi è la rievocazione di un'immagine che rappresenti l'oggetto o la situazione, la lettera dell'alfabeto è un segno che non ha valore di per sè ma a seconda dei segni con cui è combinato.
ALFABETO NURAGICO |
Infatti l'uomo antico privilegiava l'uso della mano e della gamba sinistra, un uso che la chiesa cattolica reputò diabolica, in quanto mano del diavolo. Molti mancini furono penalizzati nelle scuole per l'uso della scrittura con la mano sinistra. In realtà è stato dimostrato che gli studenti della facoltà di ingegneria e affini sono in gran numero mancini.
La specializzazione della mano destra è pertanto legata alla prevalenza della razionalità e del linguaggio. Gli antichi greci svilupparono pertanto la logica e l'analisi da cui trassero le varie sintesi dando luogo alla filosofia, ma pure alla matematica e alla fisica.
Il primo vero alfabeto è dunque quello greco che permise l'introduzione delle vocali a partire dall'800 a.c. L'uso delle vocali significa poter parlare quella lingua straniera, conoscerne la pronuncia a patto di impararne ovviamente le regole. L'alfabeto latino, suo discendente, è ad oggi la scrittura più diffusa.
IL LATINO ARCAICO
Il latino arcaico è la lingua latina che veniva parlata nel Lazio almeno dagli inizi del I millennio a.c., e che precede il latino classico, ovvero la lingua latina parlata precedentemente al 75 a.c.
Il latino arcaico faceva parte delle lingue latino-falische, una serie di lingue indoeuropee attestate in Italia dal primo millennio a.c., che comprendevano, oltre al latino, anche la lingua falisca, che va dal VII al II secolo a.c. con alfabeto, ora destrorso ora sinistrorso, molto simile all'alfabeto latino.
IMMAGINE INGRANDIBILE |
Comunque sul latino, l'influenza maggiore la ebbe la lingua greca, a partire dall'alfabeto, derivato dalle popolazioni della Magna Grecia, in particolare da Cuma, come: oliva, macina, amphora, e pure molti termini marinareschi: prora, ballaena, delphinus e gubernare, che originariamente significava "reggere il timone" e che poi passò al moderno significato politico-istituzionale.
Gli antichi Romani infatti usavano solo 23 grafi, non conoscendo la W, di origine anglosassone, mentre le lettere fecero la loro comparsa nel Rinascimento. Vista l'insufficienza di caratteri per rappresentarne tutti i fonemi, molte lingue hanno poi affiancato a questi caratteri altri caratteri aggiuntivi.
IL LATINO CLASSICO
L’alfabeto latino classico conta 23 segni, ogni segno è chiamato littera.
A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z
Mancano quindi w, j e u.
I Romani non conoscevano il suono consonantico “v”, il segno V corrispondeva al suono “u”, ad es: VOLO si leggeva UOLO. Solo più tardi i due segni vennero differenziati.
Nelle edizioni moderne dei testi latini viene riportata questa distinzione. Il segno K è molto raro, i segni Y e Z vengono introdotti più tardi.
Per leggere il latino, oggi si utilizza la pronuncia ecclesiastica o scolastica, cioè la pronuncia tramandata dalla chiesa nel corso dei secoli.
Principali regole di pronuncia:
- i dittonghi ae e oe si pronunciano e (caelum, poena), ma se sulla seconda vocale è posta la dieresi, non forma più dittongo e vengono pronunciate le due vocali separate (poëta).
- La y si legge i (tyrannus)
- La h è muta (hic)
- Il gruppo ph si legge f (philosophus)
- Il gruppo gl si pronuncia sempre dura come nell’italiano “glicine” e non dolce come nell'italiano "gli".
- Il gruppo "ti" + vocale si pronuncia "zi", ma resta "ti" se preceduto da s,t,x (sapientia, bestia).
LA CAPITALE ROMANA QUADRATA
La Capitale romana quadrata, nota anche come Capitale elegante o carattere Lapidario romano, è una scrittura maiuscola dell’antichità romana, all'origine della storia delle maiuscole moderne dell’alfabeto latino. E' l'alfabeto del latino classico.
Nasce ispirata dai modelli greci ed etruschi intorno al VI Secolo a.c. nell'area del Foro romano; raggiunge la sua forma classica fra la seconda metà del I secolo e il III secolo d.c., periodo degli imperatori Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Marco Aurelio; ancora oggi è una delle scritture più eleganti, importanti, raffinate e maestose che l’Occidente abbia creato.
Gli esempi delle maiuscole quadrate usate per le iscrizioni possono ammirarsi sul frontone del Pantheon, nell’Arco di Tito e soprattutto nella Colonna Traiana (sulle sue incisioni è stato modellato il font Trajan), tutti monumenti situati a Roma.
Con l’espansione dell’Impero romano e l’esigenza di avere una scrittura ufficiale, importante anche a livello privato e commerciale, si crea il carattere Lapidario romano, con cui si compongono le epigrafi col chiaroscuro tipico delle incisioni a sezione triangolare; il Lapidario viene usato anche nei manoscritti: si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante.
Le forme geometriche delle capitali romane, nella prima versione latina, sono basate sui canoni classici greci, con uniformità dei tratti e rigorosa geometria delle forme, modellate sul quadrato – e della sua suddivisione in metà, quarti e ottavi -, del triangolo e del cerchio. Scrittura maiuscola calligrafica, ha un angolo di scrittura che varia continuamente e, con esso, gli effetti chiaroscurali delle singole lettere.
L’inizio e la fine delle aste, come eredità lasciata dallo scalpello, hanno un leggero allargamento delle spatole: le Grazie; questa la nascita e l’origine dei caratteri graziati. Le lettere Y e Z sono state aggiunte in età repubblicana, W, J (medievali) e U (rinascimentale) non esistevano.
Il lapidario romano veniva usato per le epigrafi; per imitazione venne usato anche nei manoscritti: si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante. Nell'uso quotidiano i latini usavano invece un corsivo conosciuto come capitale corsiva.
LA LINGUA ROMANA
La lingua romana, cioè lo script latino, a differenza degli idiomi che ne trarranno spunto, è una lingua che si svolge sul SOV (soggetto-oggetto-verbo), ciò che consente una compiutezza e una vigilanza particolare del pensiero. E' la stessa differenza che passa dalla musica cromatica a quella dodecafonica.
Inoltre nel latino il concetto d'aspetto (la dimensione temporale attribuita dal parlante all'azione espressa dal verbo) non aveva grande importanza: sia l'aoristo (azione in corso di svolgimento) e quello perfettivo (azione che deve essere compiuta). che il perfetto indoeuropei si fusero in un unico tempo, chiamato dai grammatici latini perfectum (azione già compiuta).
Gli antichi Romani infatti usavano solo 23 grafi, non conoscendo la W, di origine anglosassone, mentre le lettere fecero la loro comparsa nel Rinascimento. Vista l'insufficienza di caratteri per rappresentarne tutti i fonemi, molte lingue hanno poi affiancato a questi caratteri altri caratteri aggiuntivi.
IL LATINO CLASSICO
L’alfabeto latino classico conta 23 segni, ogni segno è chiamato littera.
A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z
Mancano quindi w, j e u.
I Romani non conoscevano il suono consonantico “v”, il segno V corrispondeva al suono “u”, ad es: VOLO si leggeva UOLO. Solo più tardi i due segni vennero differenziati.
Nelle edizioni moderne dei testi latini viene riportata questa distinzione. Il segno K è molto raro, i segni Y e Z vengono introdotti più tardi.
Per leggere il latino, oggi si utilizza la pronuncia ecclesiastica o scolastica, cioè la pronuncia tramandata dalla chiesa nel corso dei secoli.
Principali regole di pronuncia:
- i dittonghi ae e oe si pronunciano e (caelum, poena), ma se sulla seconda vocale è posta la dieresi, non forma più dittongo e vengono pronunciate le due vocali separate (poëta).
- La y si legge i (tyrannus)
- La h è muta (hic)
- Il gruppo ph si legge f (philosophus)
- Il gruppo gl si pronuncia sempre dura come nell’italiano “glicine” e non dolce come nell'italiano "gli".
- Il gruppo "ti" + vocale si pronuncia "zi", ma resta "ti" se preceduto da s,t,x (sapientia, bestia).
LA CAPITALE ROMANA QUADRATA
La Capitale romana quadrata, nota anche come Capitale elegante o carattere Lapidario romano, è una scrittura maiuscola dell’antichità romana, all'origine della storia delle maiuscole moderne dell’alfabeto latino. E' l'alfabeto del latino classico.
Nasce ispirata dai modelli greci ed etruschi intorno al VI Secolo a.c. nell'area del Foro romano; raggiunge la sua forma classica fra la seconda metà del I secolo e il III secolo d.c., periodo degli imperatori Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Marco Aurelio; ancora oggi è una delle scritture più eleganti, importanti, raffinate e maestose che l’Occidente abbia creato.
Gli esempi delle maiuscole quadrate usate per le iscrizioni possono ammirarsi sul frontone del Pantheon, nell’Arco di Tito e soprattutto nella Colonna Traiana (sulle sue incisioni è stato modellato il font Trajan), tutti monumenti situati a Roma.
Con l’espansione dell’Impero romano e l’esigenza di avere una scrittura ufficiale, importante anche a livello privato e commerciale, si crea il carattere Lapidario romano, con cui si compongono le epigrafi col chiaroscuro tipico delle incisioni a sezione triangolare; il Lapidario viene usato anche nei manoscritti: si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante.
Le forme geometriche delle capitali romane, nella prima versione latina, sono basate sui canoni classici greci, con uniformità dei tratti e rigorosa geometria delle forme, modellate sul quadrato – e della sua suddivisione in metà, quarti e ottavi -, del triangolo e del cerchio. Scrittura maiuscola calligrafica, ha un angolo di scrittura che varia continuamente e, con esso, gli effetti chiaroscurali delle singole lettere.
L’inizio e la fine delle aste, come eredità lasciata dallo scalpello, hanno un leggero allargamento delle spatole: le Grazie; questa la nascita e l’origine dei caratteri graziati. Le lettere Y e Z sono state aggiunte in età repubblicana, W, J (medievali) e U (rinascimentale) non esistevano.
Il lapidario romano veniva usato per le epigrafi; per imitazione venne usato anche nei manoscritti: si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante. Nell'uso quotidiano i latini usavano invece un corsivo conosciuto come capitale corsiva.
LA LINGUA ROMANA
La lingua romana, cioè lo script latino, a differenza degli idiomi che ne trarranno spunto, è una lingua che si svolge sul SOV (soggetto-oggetto-verbo), ciò che consente una compiutezza e una vigilanza particolare del pensiero. E' la stessa differenza che passa dalla musica cromatica a quella dodecafonica.
La cromatica ha grosso modo una partenza, un'acme e una ricaduta, il che permette di esprimere emozioni anche molto forti, ciò che non troviamo nella musica dodecafonica, nelle musiche indiane o giapponesi, o nei canti gregoriani.
Quest'ultima musica e questi canti sono percepiti come molto rilassanti, per il semplice fatto che si percepisce un'armonia ma senza emozioni. Pertanto il SOV della lingua latina consente lucidità ed emozioni insieme.
La lingua latina ha cinque declinazioni e quattro coniugazioni verbali. La declinazione dei nomi ha sei casi:
- tre diretti: nominativo (il soggetto), accusativo (l'oggetto), vocativo (l'invocativo).
- tre obliqui: genitivo (complemento di specificazione, di), dativo (complemento di termine, a), ablativo (complementi di moto da luogo, allontanamento, origine, da).
Rispetto all'indoeuropeo ha perso:
- il locativo (complemento di stato in luogo, assorbito dall'ablativo)
- lo strumentale (complemento di mezzo, assorbito dall'ablativo).
Quest'ultima musica e questi canti sono percepiti come molto rilassanti, per il semplice fatto che si percepisce un'armonia ma senza emozioni. Pertanto il SOV della lingua latina consente lucidità ed emozioni insieme.
La lingua latina ha cinque declinazioni e quattro coniugazioni verbali. La declinazione dei nomi ha sei casi:
- tre diretti: nominativo (il soggetto), accusativo (l'oggetto), vocativo (l'invocativo).
- tre obliqui: genitivo (complemento di specificazione, di), dativo (complemento di termine, a), ablativo (complementi di moto da luogo, allontanamento, origine, da).
Rispetto all'indoeuropeo ha perso:
- il locativo (complemento di stato in luogo, assorbito dall'ablativo)
- lo strumentale (complemento di mezzo, assorbito dall'ablativo).
- il modo verbale optativo (il modo del desiderio e della potenzialità), nelle lingue che lo possiedono, si oppone all'indicativo (il modo dell'azione reale) e al congiuntivo (un modo con valore di azione prospettiva ed esortativa).assorbito dal congiuntivo.
- la diatesi media, fra le diatesi attiva e passiva (la diatesi indica una certa partecipazione del soggetto nell'azione)
- e il duale, per indicare soprattutto parti doppie del corpo, per esempio le mani, le narici, le gambe.
- e il duale, per indicare soprattutto parti doppie del corpo, per esempio le mani, le narici, le gambe.
Invece venne conservato l'originario sistema di tre generi: maschile, femminile e neutro.