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LUCIO MUNAZIO PLANCO - L. MUNATIUS PLANCUS

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MUNATIUS PLANCTUS


Nome: Lucius Munatius Plancus
Nascita: 90 a.c., Tivoli o Atina
Morte: 1 a.c., Gaeta
Consolato: 42 a.C.

Lucius Munatius Plancus; Tivoli o Atina, 90 a.c. – Gaeta, 1 d.c. Nell'immagine scultorea compare come un uomo di mezza età con sintomi di emiplegia sulle pieghe nasolabiali.

«Lucio Munazio Planco, figlio di Lucio, nipote di Lucio, pronipote di Lucio, console, censore, comandante militare vittorioso per due volte, uno dei Septemviri epulones, trionfatore dei Reti, costruì col suo bottino il Tempio di Saturno, divise i campi in Italia a Benevento, fondò in Gallia le colonie di Lugdunum e Raurica»
(testo scritto sulla lapide dedicatoria posta sulla porta del suo Mausoleo in Gaeta)

Lucius nacque da una famiglia di cavalieri presso Tivoli od Atina (una delle 5 leggendarie città saturnie, fondate cioè dal Dio Saturno: Alatri, Anagni, Arpino, Atina e Ferentino, detta Antino). Divenne console nel 42 a.c., assieme al triumviro Marco Emilio Lepido, e censore nel 22 a.c. con Lucio Emilio Lepido, che era stato Console suffetto nel 34 a.c.
Ottenne l'imperium per due volte, fu dux, prefetto dell'Urbe, legatus pro praetore e fondò due colonie romane: le attuali città di Lione in Francia e di Augst (Augusta Raurica) presso Basilea in Svizzera. Alcuni pensano che Planco nella sua vita politica cercò solo di sopravvivere, cambiando bandiera come girava il vento. In realtà Planco fu sempre fedele a Roma, scegliendo ogni volta la fazione che riteneva potesse fare meglio gli interessi della Repubblica o Impero che fosse.



IL CESARIANO

Fu legatus al seguito di Gaio Giulio Cesare durante le campagne militari per la conquista delle Gallie e lo seguì pure durante la guerra civile, attraversando al suo fianco il fiume Rubicone. Ma fu tanto valido discepolo di Cesare divenendo un valente comandante, quanto un valido discepolo di Marco Tullio Cicerone diventando un valido oratore.
Giulio Cesare lo inviò in Spagna nel 49 a.c. insieme a Gaio Fabio, per poi raggiungerli poco dopo ed intraprendere insieme una vittoriosa campagna militare. Nel 46 a.c. Cesare, dopo essere stato nominato dittatore decennale l'anno precedente, lo nomina praefectus urbi. L'evento è ricordato da una moneta, un aureo: al diritto è rappresentata la vittoria con la scritta 
C CAES DIC TER 
ed al rovescio una brocca con la scritta 
L. PLANC PRAEF. VRB.



IL REPUBBLICANO

Nel 45 a.c. Cesare gli conferisce il governo della Gallia. L'anno successivo Cesare muore assassinato e Cicerone gli fa giurare fedeltà alla Repubblica. La Repubblica c'è sempre stata, Cesare era solo un dictator, esattamente come Silla, ma di quest'ultimo nessuno si lamentava. La repubblica cadrà con Augusto, ma Cesare non ebbe mai l'imperior.

Planco rimane fedele a Cesare, e pure Lepido, governatore della Gallia Narbonense. Il Senato chiede loro di combattere Marco Antonio in Italia, ma dopo che il luogotenente di Lepido, Silano, si è unito alle legioni di Marco Antonio, questi cambia idea ed impone a Lepido e Planco di rimanere in Gallia e di fondare una città per i profughi cacciati da Vienne dagli Allobrogi. I profughi romani si erano accampati al confluente del Rodano e dell'Arar e così Planco fonda sul colle lì vicino la colonia di Lugudunum.

Così nel 43 a.c. il Senato Romano, su proposta di Cicerone, gli affidò l'incarico di fondare una colonia nella Gallia, che prese il nome di Lugdunum, e lui ne tracciò personalmente i confini con un aratro, evento commemorato da apposita moneta. Poi fondò un'altra colonia romana, Augusta Raurica, che prenderà poi il nome di Augst presso Basilea. Nel giugno dello stesso anno, una lettera di Lucio Munazio Planco a Cicerone testimonia da allora l'esistenza del villaggio romano-gallico di Cularo, in seguito ribattezzato Gratianopolis. nelle Alpi francesi (odierna Grenoble).



FEDELE AL I TRIUNVIRATO

Intanto a Roma il triunvirato di Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido si era attivato per dividersi un potere informale, e Munazio Planco, che rivedeva in questo il triunvirato di Cesare, si schierò dalla loro parte. Essere fedeli al triunvirato era come essere ancora fedeli a Cesare. I triumviri decisero di disfarsi dei loro nemici e crearono le liste di proscrizione, tra cui Cicerone, che venne ucciso dai sicari di Marco Antonio presso Formia, Gaio Plozio Planco, fratello di Lucio Munazio Planco, e Paolo Lepido, fratello di Emilio Lepido.

Dopo la vittoria di Filippi il triunvirato, pago della fedeltà e del valore di Planco, gli affidò il delicato e ingrato compito di espropriare le terre di Benevento per darle in premio ai veterani. Espropriare le terre ai nobili significava farsi molti nemici, oppure farsi corrompere facendo molto denaro, ma Munazio si comportò correttamente come al solito. Anzi nell'operazione rischiò la vita, ma un certo Calpurnio, vessillifer della I legione in Germania all'adesione di Tiberio nel 14 d.c., che impedì ai soldati di Germanico di uccidere Munazio Plancus, inviato del senato.

ANTONIO E OTTAVIANO X IL II TRIUNVIRATO

FEDELE AL II TRIUNVIRATO 

Munazio Planco fu fedele al II Tiunvirato come lo fu al I, perchè in realtà parteggiava per Ottaviano, l'erede del tanto ammirato Cesare. Intanto Quinto Labieno, figlio di Tito Labieno e fedele ai cesaricidi, si schierò con la Partia contro il Secondo triumvirato nel 40 a.c.; l'anno successivo invase la Siria insieme a Pacoro I.
Il triumviro Marco Antonio non fu in grado di condurre la difesa romana contro la Partia perchè molte delle sue forze erano state inviate in Italia per scontrarsi con il rivale Ottaviano, con cui invece condusse negoziazioni a Brindisi. Lucio Munazio comatteva per Antonio come componente del II Triunvirato, valente generale molto stimato da Cesare che ricordava compagno di battaglie.

Nel 36 a.c. Munazio si trovò dunque al fianco di Marco Antonio nella campagna militare contro i Parti, che ebbe però un esito disastroso per i Romani, e si ritirò ad Alessandria d'Egitto, ma qualche mese dopo venne richiamato e gli venne affidato l'incarico di governatore della Siria. Lucio Munazio Planco aveva un'ottima amicizia con Marco Antonio, che era stato d'altronde un valente generale e seguace di Cesare, ma le continue richieste di Cleopatra la misero in dubbio fino ad incrinarla, e Lucio Munazio Planco iniziò a credere che Marco Antonio non stesse più facendo gli interessi di Roma ma quelli di Cleopatra. 
Da fedele generale romano partì con i suoi alla volta di Roma e qui giunto riferì a Ottaviano che Marco Antonio era diventato succube di Cleopatra intestandole il suo testamento. Ottaviano, desideroso di sbarazzarsi del potente rivale, capì che con quel testamento in mano avrebbe vinto le ultime perplessità del Senato Romano per portare una guerra in terra d'Egitto contro Marco Antonio, e, sapendo che era custodito presso le Vestali, chiese loro di consegnarglielo.
MAUDOLEO DI LUCIO MUNAZIO PLANCO
SUL MONTE ORLANDO A GAETA
Era una cosa che le Vestali non erano tenute a fare, ma come all'epoca avevano avuto un debole per Cesare, ora lo avevano per il suo figlio adottivo e glielo consegnarono. Così Ottaviano potè leggerlo in Senato e convincere i senatori che le accuse che muoveva verso Antonio non erano infondate.

Lucio Munazio Planco amò tanto Gaeta da possedere nel suo territorio una splendida villa di cui restano solo dei ruderi e da volervi essere sepolto in un grande mausoleo, posto in cima al Monte Orlando e molto ben conservato. 
Al suo interno è presente una copia della statua del cosiddetto "generale di Tivoli", perché trovata nel santuario tiburtino di Ercole Vincitore, che sicuramente raffigura Munazio Planco. Lo conferma la fedeltà all'originale della ritrattistica romana. Nel testamento che Marco Antonio ingenuamente aveva lasciato a Roma, disponeva che alcune terre dei domini romani fossero assegnati ai figli di Cleopatra e che le sue spoglie fossero consegnate alla regina egizia per provvedere alla sua sepoltura in Alessandria d'Egitto.

Che Antonio si divagasse con le regine straniere o quali fossero non contava ma che ciò venisse prima dell'attaccamento alla patria romana era un delitto imperdonabile. A questo punto il tradimento era evidente e il Senato autorizzò Ottaviano a muovere guerra contro Marco Antonio, e Lucio combattè con lui.

La guerra terminò con la vittoria di Ottaviano ad Azio nel 31 a.c. e il senato era tutto dalla sua parte. nel 27 a.c., durante una discussione in Senato a proposito di quale appellativo dare ad Ottaviano per onorarlo, fu Lucio Munazio Planco a proporre il titolo di Augustus, in seguito assunto da tutti i successori di Ottaviano.
Gli scultori nei ritratti non facevano sconti a nessuno, neppure agli imperatori e ritreavano ciascuno con le sue imperfezioni. Nel viso del personaggio compaiono i segni di una evidente emiplegia, un deficit motorio (una paralisi) di metà del corpo, dovuto a un danno cerebrale controlaterale. 
La causa è un danno cerebrale che comporta vari malesseri, come irrigidimento e rattrappimento degli arti, piaghe da decubito, grande debolezza muscolare, difficoltà a parlare ecc. Quel che sappiamo è che l'ottimo generale, afflitto da mali e stanco di sopportarli, si suicidò.
Nelle città di Gaeta, Frosinone, Tivoli e Benevento vi è a tutt'oggi una via è a lui dedicata, mentre ad Atina è il corso ad essere intitolato a lui.


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