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SCOPERTE SOTTO VILLA ADRIANA

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Sotto la Roma che conosciamo c'è un altro mondo, molto più denso e sconosciuto, quello dei servi e degli schiavi. insomma il mondo di servizio, per genti e merci.

Ne sanno qualcosa gli archeologi che stanno scavando sotto al Circo Massimo, dove hanno ritrovato stanze per abitazioni degli schiavi o servi, o per i magazzini dei teli per l'arena, o per gli asciugamani, o per lavare i sedili, o per i montacarichi da sopra a sotto e viceversa, o per la sabbia, o per e biade per i muli che dovevano transitare da sotto a fuori, o per i meccanismi utili per l'arena.

Ne hanno saputo qualcosa anche gli archeologi che hanno iniziato a scavare sotto le Terme di Caracalla, anche lì una serie interminabile di celle e di cunicoli, di cui è stato sistemato solo un breve tratto, perchè il percorso sotterraneo rivelato per ora dalle sonde è di ben un chilometro e mezzo.

Ma si sa, l'Italia è ricchissima di reperti ma povera di politici che li apprezzino per cui si scava quando non se ne può fare a meno e talvolta anche la manutenzione va a farsi benedire, come si è tristemente visto nella Doumus Aurea e a Pompei dove si sono verificati i vergognosi crolli del nostro patrimonio unico al mondo.

Ma se tutta Roma, periferia compresa, è tutta sotterranea, con a sua volta i sotterranei dell'epoca, nelle altre città romane la cosa doveva ripetersi, così come si è ripetuta in un altro famoso sito archeologico.

Esiste infatti poco lontano da Tivoli una villa imperiale che è una città, e sotto di essa alberga una città sotterranea.

I ricercatori hanno scoperto sotto la Villa dell'imperatore Adriano un sistema di tunnel e cunicoli impressionante. 

In parte era già conosciuto, ma molto in parte. 

Infatti si era scoperta una via carrabile che percorreva il sottosuolo, destinata all'uso dei carichi per i carichi, le vettovaglie e quanto altro, dalla legna ai materiali per l'edificazione e ai manufatti, che dal sottosuolo portava alla superficie per raggiungere infine Roma.

Ma ora le cose sono cambiate, non si tratta di una strada ma di chilometri di cunicoli che percorrono tutto il sottosuolo del vastissimo complesso della villa imperiale di Adriano.

Evidentemente, come al suo solito, Adriano si divertiva a eseguire personalmente il progetto delle sue stupende edificazioni, spesso con invenzioni architetturali inedite.

Naturalmente molti passaggi sono occlusi dalla terra di due millenni che occorre ogni volta svuotare e portare in superficie. 

In parte sono state già svuotate in parte sono da svuotare con un lavoro piuttosto faticoso perchè non circola molta aria, soprattutto proprio perchè i tunnel sono per lo più bloccati. 

Spesso questi passaggi evitavano il transito della servitù in superficie, una specie di entrata di servizio, solo che qui anzichè un'entrata era un mondo sotterraneo.

A volte oltre ai passaggi c'erano feritoie per eventuali allagamenti come quello qua sotto dove si sta
infiltrando l'archeologo:

Anche questo er stato previsto, perchè ogni ambiente doveva avere più di un passaggio, un pò per l'aria, affinchè non ristagnasse  e un po' per eventuali allagamenti dovuti alle piogge.

In caso di eventuali infiltrazioni al suolo infatti l'acqua si sarebbe sparsa nei cunicoli disperdendosi parecchio. ma soprattutto per l'aria, creando dei riscontri che favorivano l'ossigenazione del luogo.

A volte i passaggi erano così ampi da consentire il passaggio di asini e muli col carretto, e sotto la Villa Adriana di Tivoli ce n'erano diversi.

Come si può vedere alcuni di questi passaggi erano fatti di mattoni stuccati, con volte sempre a mattone, oppure scavate nella roccia sempre con i soffitti a volta.




IL MESSAGGERO 8 settembre 2013

LA CITTA' SOTTO VILLA ADRIANA: SPUNTA A TIVOLI UN IPOGEO SCONOSCIUTO

C’erano passati milioni di volte. Fino a che un indizio non ha cambiato le sorti dell’esplorazione. 

Una fessura nel terreno, coperta da rovi. Con le mani hanno pulito via le erbacce fino a schiudere un piccolo varco. L’archeologia ha fatto il resto, regalando lo scorcio di un grande ambiente che s’infilava nel sottosuolo.

«L’impressione immediata era di una ampia galleria, perché aveva la forma di una volta a botte. Un dettaglio che ci ha fatto subito pensare ad una strada carrabile», racconta l’archeologa Vittoria Fresi.

Un’emozione comprensibile, perché quello che avevano sotto i loro piedi era un nuovo ipogeo del tutto sconosciuto di Villa Adriana a Tivoli. 

La sconfinata, geniale «città» dell’imperatore Publio Elio Adriano (76-138 d.c.) che, oltre agli scenari mozzafiato in superficie, nasconde ancora meraviglie sotterranee: il sistema viario della «strada carrabile». 

«Tutta la maestosità della villa si riflette nel sottosuolo - spiega la Fresi - Una autentica villa che sfila parallela al di sotto, ideata da Adriano, che serviva per rendere i suoi monumenti ancora più spettacolari». 

L’eccezionalità della Villa di Adriano si comprende se si conoscono i sotterranei. 
I giochi d’acqua erano alimentati da una rete idraulica capillare, e i palazzi serviti dal «traffico» sotterraneo.




IL PROGETTO

Non altro che un paradiso per gli speleologi. 

È qui infatti che il Centro ricerche archeo speleologiche Sotterranei di Roma, presieduto da Marco Placidi, sta portando avanti un nuovo progetto di studio e documentazione della «strada carrabile» in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio, guidata da Elena Calandra, sotto la supervisione scientifica della direttrice di Villa Adriana, Benedetta Adembri. 

Un innovativo lavoro che sarà coronato dal traguardo dell’apertura dei sotterranei. 

«La cosa più divertente è che il mondo sotterraneo aiuta a capire le strutture in superficie», sottolinea Vittoria Fresi coordinatrice dell’attività di ricerca.

È dal 2008 che il Centro sta studiando i sotterranei, impresa non da poco visto che Villa Adriana custodisce tutte le tipologie di ipogei del mondo romano. 

Condotti idraulici, cisterne, tunnel pedonali e per i carri. 

« Un mondo che restituisce oggi un’immagine fotografica della villa all’epoca di Adriano perché rimasto quasi intatto rispetto ad altre realtà urbane», evidenzia la Fresi. 

La Villa verrà infatti abbandonata subito dopo la caduta dell’impero, scivolando in un lento disuso. 

Punto di partenza per le nuove indagini è stata la documentazione storica degli archivi della Soprintendenza. Un sistema che attraversa per oltre un chilometro tutta la villa partendo dalla terrazza della Venere di Cnido. 

«Abbiamo capito che esisteva una strada intervallata ogni 15 metri da pozzi che nei secoli l’hanno occlusa da accumuli di detriti - avverte la Fresi - Noi ci siamo addentrati e abbiamo aperto un varco. Le mappe antiche dicevamo che la strada terminava nel cosiddetto grande trapezio, un ipogeo formato da 4 tunnel alti e larghi 5 metri, che era lo svincolo per i carri».



LA NUOVA STRADA

Quasi una meta leggendaria, il grande trapezio: si conosceva e se ne aveva traccia, ma solo ora si è riusciti a setacciarlo in tutta la sua complessità. 

Ed è stato durante l’ispezione di un pozzo che l’équipe di speleologi s’è ritrovata nel grande trapezio. 

«Eravamo nell’ultimo pozzo della strada che ci ha immesso in questo enorme tunnel scavato nel tufo», ricorda la Fresi. 

Ma ad emozionare ancora di più le indagini è la scoperta di quella che sembra un nuova strada carrabile, sull’estremità della terrazza di Tempe. 

«Dalle prime ispezioni appare più ampia di quella nota, con oltre 3 metri di larghezza. Abbiamo rintracciato l’ingresso colmo di terra fino alla volta, ma col robottino filoguidato abbiamo verificato che prosegue per metri in modo rettilineo». 

Il nuovo accesso cambierebbe l’organizzazione sotterranea della villa. 

«Si pensava che un’unica strada partisse dalla terrazza della Venere di Cnido fino al trapezio. Questo nuovo ingresso potrebbe svelare un altro percorso alternativo».

Ed è qui che si stanno concentrando le ricerche. 
Ma le esplorazioni hanno regalato anche curiosità.
Come l’impronta di bambino su una lastra di rivestimento di un canale. 
O la conchiglia del Mar Rosso rinvenuta nei canali sotto il Serapeo. 

Probabilmente decorava i piatti serviti all’imperatore. E ci racconta quanto era facile per Adriano avere souvenir dai luoghi più esotici.


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