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VILLA DEI VOLUSII (Fiano Romano)

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La Villa dei Volusii si trovava non lontano l'importante città di Capena e presso il famosissimo Lucus Feroniae.



LUCUS FERONIAE

Fu un antico lucus dedicato alla Dea sabina Feronia, protettrice delle liberte e delle matrone romane.
Il santuario venne inglobato in una famosa città che riportò lo stesso nome, sita nella pianura lungo il fiume Tevere, abitata già dalla seconda metà del III secolo a.c. 

Il santuario era frequentato sia dai Latini sia dai Sabini anche al tempo di Tullo Ostilio. Venne saccheggiato da Annibale nel 211 a.c.. In età imperiale divenne una comunità indipendente con lo status di colonia in cui si insediarono veterani di Ottaviano (Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae)


Secondo la leggenda tramandata da Servio, Capena fu fondata da coloni veienti guidati dal re Properzio, durante una primavera sacra, e si stabilirono sull’altura di Civitucola tra l’VIII e il VII secolo, collegato sia attraverso la via Capenate che dal Capenas stesso, affluente del Tevere, con scalo presso Lucus Ferionae, luogo sacro per i Capenati. Poi a partire dal VII sec. venne colonizzata dagli Etruschi,
La cultura dei Capenati era un coacervo di quella Etrusca, Latina e Sabina. Nel IV secolo venne conquistata da Roma e ascritta alla tribù Stellatina,  divenne municipium e e pian piano si romanizzò. Nel periodo imperiale aumentarono i latifondi e quindi le Ville rustiche, come la Villa dei Volusii. 
IL LARARIO

LA FAMILIA DEI VOLUSII
I Volusii Saturnini furono una potente e gloriosa gens i cui membri svolsero, per oltre un secolo, ruoli importanti nella vita politica e nell'organizzazione delle terre e dei prodotti agricoli, soprattutto nella parte adiacente al Tevere per il rifornimento di grano a Roma durante la carestia che colpi la città tra il 6 e l'8 d.c. Importante anche la presenza presso la villa di servi horrearii e di un negotator. 


I MEMBRI
- Il primo personaggio che si conosce è il pretore Quinto Volusio che edificò la Villa nel 50 a.c..

- Questa venne poi ampliata dal figlio Lucio Volusio Saturninotra la metà dell'età augustea e l'inizio dell'età tiberiana (10 a.c - 20 d.c.). 
Di lui si sa che fu console nel 12 a.c., che fu grande amico dell'imperatore e patrono della città di Capena. Inoltre si sa che teneva le funzioni censoriali per la selezione dei i cavalieri, come membro giudicante. Mori intorno al 20 d.c. 
- Lucio Volusio ebbe una figlia, Volusia Saturninache sposò Marco Lollio Paolino, anch'esso di famiglia senatoria. 
- Questi ebbero a loro volta due figlie: la prima Lollia Paolina divenne la moglie dell'imperatore Caligola nel 38 d.c., ed una delle candidate a sposare l'imperatore Claudio; la seconda di nome Lollia Saturnina andò in sposa ad un certo Valerio Asiatico (console suffetto nel 35 d.c.). 
- Lucio Volusio Saturnino, divenne console nel 3 d.c. Egli sposò Cornelia, figlia di Lucio Cornelio Lentulo (console nel 3 a.c. e forte uomo politico dell'Impero romano). 
- Segue nella genealogia Quinto Volusio Saturninoconsole nel 56 d.c. e frequentatore della cerchia di Nerone, e Volusio Saturnino, console nell' 87 d.c. Forte è il legame di quest'ultimo con I'imperatore Domiziano tant'è che diventerà governatone della Germania superiore. 
Si è a anche della presenza nel 92 d.c. di un altro console chiamato Volusiosempre sotto I'imperatore Domiziano, dopodiché nessuna altra notizia. 



LA VILLA DEI VOLUSII SATURNINI

La Villa dei VoIusii Saturnini venne scoperta nel 1961 durante i lavori per la autostrada del Sole, nei pressi di Fiano Romano (Roma Nord). Tali lavori non solo distrussero parte del complesso, ma lo tagliarono in due con la rampa di accesso all'autostrada.

La villa, edificata intorno alla prima metà del I sec. a.c., si pensò dapprima che appartenesse alla famiglia degli Egnatii, coinvolti nelle guerre civili del sec. a.c. e proscritti da Augusto; poi si comprese l'appartenenza ai Volusii.

Il tipo di villa d 'otium su cui è impostato l'impianto della Villa dei Volusii è quello
tradizionale, consistente nel modello della domus urbana, con terrazze e criptoportici a
giardino; di li a poco sarebbe invalso il nuovo modello a padiglioni e nuclei sparsi in un ambiente naturale, che avrebbe avuto la completa affermazione soprattutto in età neroniana.




GLI SCAVI

Dal 1962 al 1971 la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale, con la collaborazione della Società Autostrade (che non era di certo affidabile), procedette allo scavo integrale della parte centrale del vasto complesso, poi al restauro delle Strutture c dei pavimenti a mosaico, e all'allestimento di un piccolo antiquarium (attualmente chiuso). Nel 1998, sono State realizzate idonee di per la protezione degli ambienti mosaicati.

Gli scavi hanno rivelato imponenti strutture architettoniche, affreschi, mosaici, sculture, ceramiche, iscrizioni, monete. Inoltre, l'area archeologica si situa a 500 mt da un altro sito di interesse storico-culturale, il Lucus Feroniae, ed è raggiungibile da qui attraverso i campi, oppure dall'area di servizio Feronia dell'Autostrada.

La villa sorge sulla sommità di una piccola collina ed è ancora in fase di studio: attualmente risulta esplorata per poco più di un terzo a la maggior parte dei suoi tesori non è stata ancora pubblicata.

IL PERISTILIO
- Primo proprietario fu Quinto Volusio, personaggio noto a Cicerone, poi la villa passò al figlio, Lucio Volusio Saturnino, console nel 12 a.c., tra la media età augustea e la prima età tiberiana (10 - 20 d.c.).

Secondo proprietario fu suo figlio omonimo (console del 3 d.c.) cui si dovettero le nuove decorazioni a mosaico e soprattutto I'ampliamento del settore padronale con la costruzione del gigantesco peristilio, al cui interno fu edificato un bellissimo lararium con le Statue degli antenati.

- Gli ultimi esponenti della famiglia dei Volusii furono due fratelli, consoli nell'87 e nel 92 d.c. La famiglia probabilmente declinò a causa delle persecuzioni antisenatorie di Domiziano.

Il complesso ebbe nuova vita fase in età traianea e restauri nel 111-IV d.c e fino al V d.c.. quando sulla parte residenziale si impiantò un piccolo cimitero, per quella mania tutta cristiana di cancellare ogni traccia dell'Impero Romano, reo di essere pagano.

Venne infatti nell'alto medioevo spogliato di pietre, colonne e ornamenti per edificarvi un edificio religioso, poi un piccolo centro fortificato di torri, ed infine un casale rustico.



DESCRIZIONE

Nella sua fase di maggiore espansione, la villa occupò una superficie di circa 205 x 120 metri.
Il nucleo più antico risale all'epoca repubblicana, (l secolo a.c.), in un periodo pieno di quei rivolgimenti politici che porteranno prima al potere di Cesare e poi all'Impero di Augusto.

TESTA DI AGRIPPINA MINORE RINVENUTA NELLA VILLA
La prima costruzione è caratterizzata da strutture in opus incertum, tecnica edilizia in cui le pareti sono costruite con piccole pietre di misura diseguale con le facce combacianti tra loro. Ha un effetto un po' rozzo ma richiede un lavoro abbastanza sbrigativo. 

All'inizio la villa ebbe l'aspetto di una lussuosa abitazione di campagna, in seguito prese l'aspetto di un vasto complesso rurale con numerosi schiavi che lavoravano la terra, unico esempio del genere arrivatoci così ben conservato.

La villa era connessa a un fondo agricolo ampiamente dotato di impianti produttivi, come un frantoio per il vino, che era adiacente alla parte residenziale. All'epoca la produzione vinifera era molto remunerativa e i vini del suolo italico (Enotria, cioè terra dei vini) erano molto apprezzati anche all'estero.

La zona padronale era disposta attorno ad un peristilio, cioè un giardino porticato con 6 colonne tuscaniche in calcare su ciascuno dei lati lunghi e 4 colonne su ciascuno dei lati corti. Qui si sviluppava un giardino con vari cespugli e l'hortus o viridarium (giardino per essenze aromatiche), che si sviluppava al margine nord orientale del complesso.

LE STATUE DELLA VILLA
I romani usavano sicuramente più di noi le spezie e le erbe aromatiche che avevano importato e trapiantato da ogni parte del mondo, anche per questo la cucina romana era così raffinata e di conseguenza lo è oggi la cucina italiana che da essa deriva. Seguiva poi un ambulacro (corridoio), pavimentato con marmi colorati inseriti su un fondo nero.

Sul peristilio si aprivano numerosi ambienti: un vasto tablinio (sala da pranzo) a triplice ingresso che ha un vano di passaggio a Sud e una sala a Nord; un oecus (sala di soggiorno), pavimentata in opus sectile (con marmi intarsiati); un'esedra divisa in due parti. Sempre sul peristilio si aprono anche cubicoli (stanze da letto) e ripostigli vari.

Il peristilio nella parte meridionale presentava un lungo criptoportico, una galleria sorretta da archi e coperta da volta a botte. Resti di strutture murarie del fronte della villa, che domina la valle tiberina, rivelano che questa si elevava su più piani. Da qui ci si può arguire la grandezza della parte edificata.

Ai margini occidentali del complesso si trovava, infine, un'imponente riserva d'acqua, una grande e stupenda cisterna a tre navate, probabilmente collegata a un sistema di approvvigionamento idrico.

Sono di età Repubblicana i vani riguardanti i lati sudorientale e nordorientale del peristilio minore, a quest'epoca pavimentato con semplice cocciopesto.


Tali strutture restarono in uso anche nel secolo successivo c mantennero le originarie funzioni di rappresentanza.

Tra la fine del I secolo a.c. e l'inizio del successivo in Età Augustea, la villa fu interessata da diversi lavori di ampliamento e assunse l'aspetto planimetrico attuale.
Predominò in questa fase l'uso dell'opus reticolatum, tecnica edilizia in cui le pareli sono costruite con blocchi di pietra a base quadrata disposti in modo tale da creare un reticolo sempre in diagonale.

L'opera di questo rinnovamento fu dovuta a Lucio Volusio Saturnino (console del 12 a.c.) e a suo figlio omonimo (console del 3 d.c.). Dal punto di vista architettonico vennero creati degli spazi per le esigenze dell'Otium, inteso come svago rispetto agli impegni della vita pubblica e del fasto residenziale.

Fu innalzato un grandioso peristilio destinato alla manodopera servile e dotato di strutture di servizio come vani per il deposito dei prodotti. II punto focale della villa fu costituito da un raffinato larariurm (parte della casa riservata al culto dei Lari, divinità protettrici del focolare domestico), deputato a celebrare i fasti dei nobili proprietari.

LARARIO CON TAVOLINO (COPIA)
Al centro del lato più lungo e in asse con l'ingresso alla casa signorile, questo "larario" della casa, era costituito da una grande sala. Sul pavimento vi venne posto mosaico molto bello, di forma circolare, a motivo radiante in bianco e nero, con al centro il simbolo policromo della vita.
Restò immutata la destinazione della zona padronale, che venne ampliata, e furono realizzati nuovi mosaici pavimentali. Le costruzioni di prima fase, eseguite in "opus incertum" accolsero comunque una pavimentazione a mosaico policromo.

L'opus reticulatum" invece, più raffinato ed elegante, caratterizza le strutture della seconda fase e i mosaici sono in bianco e nero. Cosa curiosa: il mosaico policromo si sviluppò in epoca tarda e prese piede soprattutto nelle lontane province romane soprattutto orientali.

Sembra che i sofisticati romani apprezzassero più il mosaico in bianco e nero, magari impreziosito da tessere di pasta vitrea. Non era raro che al centro di un mosaico più semplice venisse posto un mosaico con tessere molto più piccole a comporre un'opera dettagliata e di gran valore, detta "emblemata".
Nell'hortus, invece, fu costruita una grande "esedra" con tre nicchie dove vennero accolte tre sculture di marmo, poi ritrovate: un Eracle di stile scopadeo e le copie di due celebri ritratti, un Menandro e un Euripide.


In questo ambiente è evidente l'intenzione di ricreare l'atmosfera da 'Gymnasium", dove all'esercizio fisico si univa quello intellettuale di passeggiare parlando di filosofia, sintesi assai gradita all'aristocrazia romana della tarda repubblica e dell'inizio dell'impero.

La villa rimase di proprietà dei Volusii fino all'età Traianea. Dagli studi risulta però che intorno alla metà del I secolo d.c. la villa venne meno alla sua qualità di dimora residenziale e divenne una grande fattoria.
Furono apportate, quindi, diverse modifiche. Il grande complesso "servile" si sviluppava a Nord e a Est della villa signorile e vi si accedeva da una strada lastricata proveniente dalla campagna. Il vastissimo peristilio di questa zona aveva delle colonne su tre lati c mezzo.

Lungo i portici si aprivano una ventina di stanze col pavimento a nuda roccia: quasi certamente si tratta delle cellette degli schiavi del latifondo (forse alcune centinaia). Gli ambienti identificati come appartenenti ad un frantoio per il vino vennero collocati dietro ai vani del lato Nord-Est del peristilio.
Un passaggio univa la zona signorile con il peristilio del complesso servile (ergastulum). Gli ambienti del lato meridionale del nucleo padronale, appartengono per la maggior parte al periodo repubblicano.

All'estremità orientale si trovava una latrina con il pavimento in "opus spicatum" (mattoni di cotto messi a spina di pesce). Dagli scavi risulta inoltre che vennero costruite sul sito nuove strutture impiegando materiali della villa augustea.
Alcuni frammenti architettonici databili al IX secolo invece, fanno ipotizzare l'esistenza di un edificio religioso. L'angolo sudorientale dell'impianto repubblicano venne invece trasformato in un piccolo centro fortificato. Nei secoli successivi il complesso di villa dei Volusii fu trasformato in casale rustico.

EMBLEMATA COL SIMBOLO DELLA VITA

LA VILLA MODIFICATA

Ora il grande complesso "servile" si sviluppava a Nord e a Est della villa signorile, e vi si accedeva da una strada lastricata proveniente dalla campagna. Il vastissimo peristilio di questa zona aveva delle colonne su tre lati e mezzo.

Lungo i portici si aprivano una ventina di stanze col pavimento a nuda roccia: quasi certamente si tratta delle cellette degli schiavi del latifondo (forse alcune centinaia).
All'estremità orientale si trova una latrina con il pavimento in "opus spicatum" (mattoni di cotto messi a spina di pesce).

Al centro della sala è situato l'altare di marmo con i simboli del sacerdozio della famiglia: l'albero sacro degli Arvali e il lituo dell'Augure.
Su di un lato vi è una tavola rotonda e una sella (sedia) - copie degli originali, ospitati nel museo del Lucus Feroniae, con bei piedi di leone, di stile neo-attico.

Su di un bancone, nel fondo della sala, venivano poste le statue degli avi e le iscrizioni in loro onore.
Ad ovest della villa, ad alcune decine di metri dalla zona signorile, è visibile una parte del basamento dell'antico "hortus" (giardino) con un "criptoportico", in parte tagliato dall'autostrada, rialzato notevolmente rispetto alla Valle del Tevere.

Il nucleo della villa era a sua volta leggermente più in alto dell'" hortus".
Da tutto il complesso della villa si può dedurre il passaggio tra la produzione dell'olio, del vino e dell'allevamento di animali pregiati e lo sfruttamento intensivo di colture, per lo più di cereali, che richiedevano un gran numero di schiavi; la creazione cioè del grande latifondo che dette origine alle servitù coatte dei contadini del tardo impero e del Medioevo.




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