MARISA DE SPAGNOLIS
Archeologia Viva n. 86 – marzo/aprile 2001
pp. 78-87
L’immagine di questo antico mestiere artigiano oggi in disuso e quasi dimenticato ci viene riproposta dalla scena dipinta nella tomba di un “sutor” insolitamente ricco vissuto a Nuceria e sepolto nella grande necropoli monumentale della sua città.
A Nocera Superiore (Sa), l’antica Nuceria Alfaterna, circa un chilometro dalla cinta orientale delle mura, sulla prosecuzione della strada romana che attraversava la monumentale distesa di sepolcri della necropoli di Pizzone (vedi AV n. 79), chi scrive ha diretto lo scavo archeologico di un edificio funerario realizzato subito dopo l’eruzione vesuviana del 79 d.C.
Archeologia Viva n. 86 – marzo/aprile 2001
pp. 78-87
L’immagine di questo antico mestiere artigiano oggi in disuso e quasi dimenticato ci viene riproposta dalla scena dipinta nella tomba di un “sutor” insolitamente ricco vissuto a Nuceria e sepolto nella grande necropoli monumentale della sua città.
A Nocera Superiore (Sa), l’antica Nuceria Alfaterna, circa un chilometro dalla cinta orientale delle mura, sulla prosecuzione della strada romana che attraversava la monumentale distesa di sepolcri della necropoli di Pizzone (vedi AV n. 79), chi scrive ha diretto lo scavo archeologico di un edificio funerario realizzato subito dopo l’eruzione vesuviana del 79 d.C.
La tomba era di un artigiano, un calzolaio, un sutor, come dimostra inequivocabilmente l’affresco che lo raffigura al lavoro. L’area esplorata era sottoposta a vincolo, essendo interessata dalla vicina necropoli dove erano già stati riportati in luce e resi visitabili molti monumenti funerari realizzati fra il I sec. a.C. e il IV sec. d.C.
LA TOMBA DI CAIO GIULIO ELIO
Il monumento funerario detto "Tomba del calzolaio" fu rinvenuto in località Pizzone e la sua denominazione deriva dalla raffigurazione dell'attività del proprietario nella taberna sutrina.
A circa 800 m dal perimetro dell’antica città di Nuceria Alfaterna troviamo infatti una zona archeologica venuta alla luce tra il 1994 e il 1997: la necropoli di Pizzone, situata lungo la via consolare Popilia che congiungeva Nocera con Salerno.
I cinque dei sette grandi mausolei venuti alla luce appartennero senz'altro a famiglie piuttosto abbienti. Tra questi infatti c'era il sepolcro di Caio Giulio Elio.
Trattasi infatti dell’altare funerario di un personaggio identificabile grazie all'iscrizione dedicatoria riportata sulla base del cippo, con il calzolaio Caius Iulius Helius.
Il calzolaio, ancora in vita, eresse l’altare per sé, per la figlia, per il liberto Onesimo, per le liberte e per i loro discendenti.
Viene da chiedersi cosa ci facesse la stele funeraria nella necropoli di Pizzone. Evidentemente il calzolaio proveniva da questo paese o da questa zona e al momento di preparare il suo monumento funebre volle tornare, sentendo la nostalgia delle sue origini, al suo paese natale.
E non si creda che il mestiere di calzolaio fosse così umile. I calzolai formarono a Roma una potente società fin dal tempo dei re e formarono una loro corporazione chiamata il Sutorium Atrium, che avevano una loro sede e partecipavano alla cerimonia religiosa chiamata Tubilustrium, che aveva luogo ogni anno il 23 marzo.
Si dice anche che i membri della corporazione fossero piuttosto irritabili e violenti. Ulpiano parla di
un ricorso per risarcimento danni dinanzi al magistrato da un ragazzo i cui genitori lo aveva messo in un negozio per imparare il mestiere, e che, dopo aver frainteso le indicazioni del suo padrone, venne colpito da lui così pesantemente su la testa con una forma di legno, che perse la vista da un occhio.
un ricorso per risarcimento danni dinanzi al magistrato da un ragazzo i cui genitori lo aveva messo in un negozio per imparare il mestiere, e che, dopo aver frainteso le indicazioni del suo padrone, venne colpito da lui così pesantemente su la testa con una forma di legno, che perse la vista da un occhio.
Naturalmente un caso non fa una categoria, ma di certo i ragazzini all'epoca non erano grandemente rispettati, specie se di umile famiglia.
LA NECROPOLI |
Nella parte superiore dell’edicola sono rappresentate due forme per scarpe, evidentemente Helius doveva essere specializzato nella realizzazione di sandali annodati con lacci, un tipo di scarpa indossato soprattutto dai soldati: le famose caligae che dettero il nome all'imperatore Caligola. Però le calzavano anche le donne, ma come calzature non troppo raffinate.
I tratti del personaggio sono molto veritieri, cosa inusuale nella ritrattistica delle tombe, mentre era la norma nei busti e nelle statue ritrattistiche romane. Evidentemente il calzolaio per il suo sepolcro non aveva badato a spese e aveva fatto ricorso a un costoso ritrattista.
Si ritiene che il colombario romano di via Taranto (in realtà sito in via Pescara) con copertura a botte ed ingresso su uno dei lati lunghi sia l'antecedente di questo tipo sepolcrale che avrà larga diffusione in epoca successiva. La massima diffusione di questa tipologia si ha, infatti, agli inizi del Il secolo d.c. in particolar modo nella necropoli di Porto SO ove alloggiano tombe quasi tutte con volta a botte, raro il tetto a doppio spiovente e con facciata di laterizio.
I tratti del personaggio sono molto veritieri, cosa inusuale nella ritrattistica delle tombe, mentre era la norma nei busti e nelle statue ritrattistiche romane. Evidentemente il calzolaio per il suo sepolcro non aveva badato a spese e aveva fatto ricorso a un costoso ritrattista.
Il suo volto infatti è realistico, e sembrerebbe anche impietoso, vi è evidenziata pure una verruca ricoperta di peletti al di sotto dell’angolo sinistro della bocca, potrebbe avere un aspetto sgradevole, se non fosse per il piglio energico e orgoglioso dell'uomo ritratto nel pieno delle sue forze vitali.
LE CALIGAE |
Il monumento è una tomba a camera, tipo «sepolcro di famiglia» con un unico ambiente quasi quadrangolare, con alcuni sepolcri, recintato sulla facciata per aumentarne l'effetto monumentale.
Il sepolcro a camera appartiene ad una tipologia di camera quadrangolare totalmente fuori terra con copertura estradossata preceduta da un recinto, modello di ispirazione ellenistica, ma attestata in occidente a partire dall'età tiberio-claudia.
Il sepolcro a camera appartiene ad una tipologia di camera quadrangolare totalmente fuori terra con copertura estradossata preceduta da un recinto, modello di ispirazione ellenistica, ma attestata in occidente a partire dall'età tiberio-claudia.
L’altare risale alla prima metà del II secolo d.c., secondo l'uso dell'epoca, per il formato del busto, tagliato all’altezza dei pettorali. Fu scoperto nel 1887 a via Leone IV, corrispondente con l’antica via Triumphalis, nel luogo dove sorgeva la tomba del calzolaio. Oggi l'edicola funebre è conservata nella Sala Caldaie nel museo della Centrale Montemartini. Ci chiediamo come mai il comune di Pizzone non abbia richiesto la copia, magari in resina, dell'edicola e non l'abbia collocata nella camera sepolcrale apposita.
E' stata scavata e ripulita la camera a colombario del calzolaio? Perchè non ci danno foto e notizie? L'archeologia è fonte di forestieri, di cultura di lavoro e di commercio. Qualunque comune dovrebbe darsi da fare per recintare e creare organizzazioni ed eventi. E non si dica che una necropoli non si presti, perchè in esse si organizzavano Ludi Gladiatori, banchetti, musiche, danzatori e sceneggiate a favore dei defunti.
E' stata scavata e ripulita la camera a colombario del calzolaio? Perchè non ci danno foto e notizie? L'archeologia è fonte di forestieri, di cultura di lavoro e di commercio. Qualunque comune dovrebbe darsi da fare per recintare e creare organizzazioni ed eventi. E non si dica che una necropoli non si presti, perchè in esse si organizzavano Ludi Gladiatori, banchetti, musiche, danzatori e sceneggiate a favore dei defunti.
IL COLOMBARIO DI VIA TARANTO
Si ritiene che il colombario romano di via Taranto (in realtà sito in via Pescara) con copertura a botte ed ingresso su uno dei lati lunghi sia l'antecedente di questo tipo sepolcrale che avrà larga diffusione in epoca successiva. La massima diffusione di questa tipologia si ha, infatti, agli inizi del Il secolo d.c. in particolar modo nella necropoli di Porto SO ove alloggiano tombe quasi tutte con volta a botte, raro il tetto a doppio spiovente e con facciata di laterizio.
Le tombe della necropoli di Porto sono infatti tutte ad una sola cella a pianta quasi quadrangolare con un'altezza dai m 3,60 ai 4,00 con cornice di mattoni in cui si inserisce l'iscrizione sopra la porta e ai suoi lati, con rilievi in laterizio raffiguranti il mestiere del defunto. Il complesso delle tombe di Porto si data dall'inizio del Il alla metà del III sec. d.c.