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LEGIO II ITALICA

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LA FONDAZIONE

Questa legione venne fondata tra il 165 e il 166 dall'imperatore Marcus Aurelius (121 - 180) che necessitava di un nuovo contingente di legionari per affrontare i Germani Marcomanni (Cassius Dio, Roman Histories, 55.24.4), dato che suo fratello d'adozione e co-imperatore Lucius Verus stava già impegnando le legioni contro la guerra contro i Parti.

Proprio a indicare che le legioni appartenevano a entrambi i fratelli, come emblema venne scelto la lupa che allattava i gemelli. Nonostante Lucio Vero fosse il fratello minore e nonostante fosse un condottiero che lasciasse molto a desiderare, Marco Aurelio era molto protettivo nei suoi confronti, cosa non usuale nelle famiglie imperiali. Ma Marco Aurelio dimostrò sempre grande pazienza e generosità con tutti.



IL RECLUTAMENTO

La legione venne reclutata nell'Italia e nel Noricum, una delle province sul Danubio minacciate dai Marcomanni. Così Marco Aurelio volle prevenire eventuali nuovi attacchi da parte delle genti germaniche suebe dei Marcomanni e dei Quadi.

IL VESSILLO DELLA LEGIONE
Alle dipendenze del nuovo comando sembra fosse posta anche la legio II Italica, posta a guardia dei passi alpini a Locica nei pressi della latina Celeia (Celje), poco distante da Aemona.

Durante le guerre marcomanniche, la legione soggiornò in diversi luoghi presso al Danubio che faceva da confine, e sicuramente a Locica, non molto distante dalla latina civitas Celeia, dove sorgeva un forte e dove la II Italica soggiornò per alcuni anni, nella "Praetentura Italiae et Alpium" di nuova costruzione, a protezione del fronte settentrionale-orientale dell'Italia romana. Proprio a causa della legione Celeia divenne presto una delle più fiorenti colonie romane, e possedeva numerosi grandi edifici, tra i quali il tempio di Marte era famoso in tutto l'impero.

Nel 171 è certa la presenza della II Italica nel Norico. È probabile che la legione facesse parte, insieme a I Adiutrix e III Italica, di un'armata comandata da Publius Helvius Pertinax, il futuro imperatore, con il compito di mettere in sicurezza le province di Raetia e Norico. Contemporaneamente, i soldati del II e III Italica stavano costruendo le mura della città di Salona (Spalato).

TORRE ROMANA DI COMMAGENA
Venne trasferita nel Norico lungo il Danubio, attorno al 173, a guardia del vicino popolo germanico dei Naristi, sotto l'autorità di un procurator Augusti, con sede a Virunum, quindi una provincia procuratoria e il suo esercito era costituito da sole truppe ausiliarie. Vennero edificati forti, fortini e torri di avvistamento militari lungo l'intera forntiera: a Boiodurum, Stanacum, Lentia, Locus Felicis, Arelape, Faviana, Astura e Commagena.

STELE FUNERARIA RECANTE LE DECORAZIONI
DI UN CENTURIONE DELLA II ITALICA
Nel 175 d.c. la II Italica venne stanziata a Lauriacum (l'attuale Enns), divenuta ora nuova capitale della provincia. Il comando del distretto fu affidato a Q. Antistius Adventus, militare di carriera di origine africana, consul suffectus nel 166-167, che ricoprì la carica di" legatus Augusti ad praetenturam Italiae et Alpium expeditione Germanica".

Il primo quartier generale fu stabilito ad Albing; durante il regno di Commodo (attorno al 190), fu trasferita nella vicina Lauriacum, la moderna Enns.

Coasì nel 180 la II Italica trovò una base permanente a Lauriacum (Lorch) alla confluenza dell'Enns e del Danubio. Lauriaco, conquistata dall'Impero romano sotto Claudio (10 a.c. - 54 d.c.), divenne un importante forte di milizie ausiliare a guardia del confine danubiano, di fronte alle tribù germaniche di Naristi e Marcomanni. 

Nel 205, questa base, sicuramente in legno, venne ricostruita in pietra, e sarebbe rimasta in uso fino alla fine della presenza romana a Norico.

LAURICUM

SETTIMIO SEVERO

Il I gennaio 193, Pertinax divenne imperatore, ma fu ucciso dopo un brevissimo regno e divenne imperatore un ricco senatore, Didius Julianus. Immediatamente, il governatore della Pannonia Superiore, Lucio Settimio Severo, marciò su Roma, dove fu riconosciuto imperatore. La II Italica era tra le sue truppe sostenitrici, e potrebbe aver avuto un ruolo nell'assicurare il Norico. 

Infatti la legione fu premiata con il titolo di Fidelis ("fedele"). In seguito, le sottounità della legione furono impiegate durante le campagne di Severo contro i suoi rivali Pescenio Niger e Clodio Albino, e forse durante le sue Guerre Partiche.

THIBLIS

GALLIENO

Nel III secolo la II Italica partecipò alle guerre di Massimino in Dacia e ad almeno una campagna contro i Visigoti. Durante il conflitto tra l'imperatore Gallieno e il suo rivale Postumus, la legione sostenne il primo citato, per il quale fu premiata con cognomi come Pia V Fidelis V ("cinque volte fedele e leale"), Pia VI Fidelis VI, e infine Pia VII Fidelis VII.

Nel frattempo, la II legione Italica e la I Noricorum facevano ancora la guardia al Danubio a Lorch. La II Italica Pia Fidelis è ancora attestata all'inizio del V secolo; la legione era ancora a Lorch nel Norico all'epoca dell'imperatore Diocleziano, che creò il I Noricorum appunto per assistere la II Italica. 

Una generazione dopo, una sottounità fu trasferita a Divitia (Deutz), un castello sul basso Reno vicino a Colonia. Questa sottounità divenne una legione indipendente, la II Italica Divitensium, e svolse un ruolo molto importante durante la marcia su Roma di Costantino I il Grande e nella famosa battaglia presso il ponte Milvio (312). Nel IV secolo, questa duplice legione di II Italica apparteneva all'esercito mobile da campo.

BIBLIO
Vegezio - Epitoma Rei militaris -
Giovanni Brizzi - Studi militari romani - Bologna - CLUEB - 1983 -
- B. Lorincz, "Legio II Italica" - Yann Le Bohec, Les légions de Rome sous le Haut-Empire - 2000 -Lyon -
- G. Cascarino - L’esercito Romano - Vol. II E.N. -
- D. B. Campbell - Roman legionary fortresses - 27 BC 378 AD - Oxford - 2006 -
- Edward N. Luttwak - La grande strategia dell’Impero romano -

LE NAVI ROMANE RITROVATE

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NAVI ROMANE DA GUERRA
Ecco una panoramica non esaustiva delle navi romane reperite in Italia nelle varie epoche. Non esaustiva sia perchè alcuni ritrovamenti sono ancora al lavoro sia perchè la maggior parte delle navi romane giace ancora sul fondo, dato il traffico enorme nei secoli dei secoli dell'impero romano.

Il Mare Nostrum, a cui è stato mutato il nome, piuttosto banale, in Mediterraneo, cioè che sta in mezzo alle terre, è ancora tutto da scoprire, anche presso le coste. Il Mare Nostrum invece era il nostro mare, il mare dell'impero romano, che era tale in tutte le coste del Mediterraneo, sentirlo "nostrum" avrebbe dato un senso di maggiore unità ai suoi popoli, ma pure un senso di appartenenza alla più gloriosa civiltà che sia mai apparso sul globo terrestre.

LE NAVI DI NEMI

LE NAVI ROMANE DI NEMI

Le Navi di Nemi sono due navi imperiali romane attribuibili all'imperatore Caligola, affondate sul fondo del lago di Nemi, recuperate in una impresa archeologica condotta dal 1928 al 1932. Il recupero fornì uno dei contributi più importanti alla conoscenza della tecnica navale romana.

Il lago di Nemi, detto "Lo specchio di Diana", si trova a circa 30 chilometri a sud di Roma, sui Colli Albani, abitata fin dalla preistoria. Qui in epoca romana qui sorgeva il Tempio di Diana Aricina, grande centro religioso. La leggenda dell'esistenza di due grandi navi sommerse sul fondo del lago, forse custodi di favolosi tesori, veniva tramandata dagli abitanti del luogo e supportata dai recuperi casuali dei pescatori.

OPERAZIONI DI RECUPERO DI UNA NAVE ROMANA
È noto quanto Caligola, il terzo imperatore di Roma, morto assassinato a 29 anni per mano dei suoi stessi pretoriani, e di cui nel 2012 è stato celebrato il bimillenario della nascita (12 a.c.), fosse legato al Santuario di Diana a Nemi, uno dei più importanti luoghi di culto dell'antichità.

«Caligola ebbe un rapporto preferenziale con il Santuario - riflette la Ghini - le due famose navi ancorate nel lago, lunghe oltre settanta metri e larghe venti, avevano una doppia funzione: la prima era una nave palazzo, con cui dalla sua villa sul lago l'imperatore poteva raggiungere il Santuario, la seconda una nave cerimoniale, a bordo della quale sono stati rinvenuti oggetti di culto».

Nel XV secolo, il Cardinale Prospero Colonna fece recuperare alcune fistole di piombo con iscritto il nome di Caligola che permisero la datazione delle navi.

Nel 1535, il bolognese Francesco De Marchi fece un tentativo avvalendosi di una specie di campana. Fu riportato in superficie "tanto legname da caricarne due muli".

ANCORA ROMANA
Nel 1827, a opera del Cavalier Annesio Fusconi, si riprende l'esplorazione del fondo del lago con una campana di Halley.

 Vengono recuperate pezzi di pavimento in porfido e serpentino, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, chiodi, laterizi e tubi di terracotta.

Nel 1895 un provetto palombaro per conto dei principi Orsini individua una delle navi e recupera una bellissima testa di leone in bronzo.

Su indicazione dei pescatori, viene localizzata anche la seconda nave che fornisce altro abbondante materiale.

La presenza dei reperti testimonia dell'adibizione del lago a sede di riti sacri, anche se sulle navi rinvenute si è congetturato un uso orgiastico, oggi si pensa fossero invece cultuali per le celebrazioni di Diana.

Il recupero delle navi, attuato dal governo fascista, fu un'opera mastodontica che richiese, in un tempo di quasi 5 anni 1928 - 1932, l'abbassamento del livello del lago per mezzo di idrovore.

A partire dal Rinascimento si prova a riportare alla luce le imbarcazioni con conseguenze drammatiche sugli scafi, perchè ne devastano le strutture, asportando reperti e legname. Le navi sono troppo grandi e pesanti per essere ripescate, ma di questo ci si renderà conto solo alla fine dell'Ottocento.

TESTA DI LEONE IN BRONZO DELLA NAVE DI NEMI
Il primo tentativo conosciuto risale al 1446, quando il cardinale Prospero Colonna, signore di Nemi, incarica del recupero l'architetto Leon Battista Alberti. 

Il resoconto dell'impresa è narrato da Flavio Biondo nella sua Italia illustrata: grazie ad alcuni esperti nuotatori genovesi, si esplora la nave più vicina a riva, determinandone distanza e profondità; poi se ne tenta vanamente il recupero con una piattaforma galleggiante munita di corde e uncini.

ANCORA IN LEGNO CON CEPPO DI PIOMBO
Nel 1535, il bolognese Francesco De Marchi compie una serie di immersioni, di cui dà conto nella sua opera Della Architettura Militare. 

Utilizzando una speciale campana di legno munita di oblò in vetro, che protegge la parte superiore del corpo lasciando libere gambe e braccia e permettendo la respirazione, De Marchi determina le dimensioni dello scafo più vicino a riva e il suo stato di conservazione.

Passano tre secoli. Il 10 settembre 1827 il cavaliere Annesio Fusconi al cospetto di un folto pubblico, utilizzando una campana di Halley dotata di una pompa d'aria, raggiunge i relitti e asporta marmi, smalti, mosaici, frammenti di colonne metalliche, laterizi, chiodi. Il legname recuperato viene poi utilizzato per realizzare souvenir (sigh!). 

Il maltempo interrompe i lavori, il materiale recuperato viene depredato e il Fusconi abbandona l'impresa. Pubblica i risultati del suo lavoro in un volume dal curioso titolo Memoria archeologico-idraulica sulla nave dell'imperatore Tiberio, pubblicato a Roma nel 1839.

L'ultima operazione prima dell'intervento dello Stato è quella condotta da Eliseo Borghi nel 1895, intervento condotto su incarico della famiglia Orsini e autorizzato dal Ministero della pubblica istruzione. Grazie al lavoro di un palombaro viene riportata alla luce la bellissima ghiera in bronzo di un timone, lavorata a rilievo con una testa di leone. 

Vengono riportati alla luce anche attrezzi e oggetti, pilastrini in bronzo, protome ferine, tegole in rame dorato, mosaici, lastre in porfido, laterizi ma anche rulli sferici e cilindrici, testimonianza delle conoscenze tecniche romane, che fanno ipotizzare la presenza sulle navi di piattaforme girevoli. 

RICOSTRUZIONE NAVE A
La maggior parte del materiale recuperato viene acquistato dal Museo Nazionale Romano, ma molti altri reperti prendono la strada del mercato antiquario. Resosi conto dello scempio, il Ministero della pubblica Istruzione fa cessare i tentativi di recupero, che stavano demolendo gli scafi e, con la collaborazione del Ministero della Marina, inizia le ricerche scientifiche necessarie. 

L'incarico viene assegnato all'ingegnere Vittorio Malfatti, tenente colonnello del Genio Navale, che nel corso dell'anno 1895-96 identifica  posizione e stato delle due navi, esegue il rilievo generale del lago ed esplora la parte accessibile dell'emissario. 

L'ANCORA A CEPPO
Scarta intelligentemente il sollevamento diretto degli scafi, optando invece per un abbassamento del livello delle acque del lago, dato il canale di epoca romana già esistente all'uopo. La relazione ottiene consensi ma non se ne fa nulla. 

Nel 1926 viene istituita una nuova commissione incaricata dello studio del recupero: ne fanno parte periti, archeologi e ingegneri, sotto la guida dell'archeologo e senatore Corrado Ricci. 

La commissione approva l'opera di Malfatti e concorda sullo svuotamento parziale del lago fino a 22 metri di profondità per mezzo dell'emissario.

Dovranno seguire poi le indagini archeologiche sulle navi emerse, l'esplorazione del fondo del lago alla ricerca di reperti, il sollevamento degli scafi e il loro ricovero in un museo da realizzarsi appositamente. 

Il 9 aprile 1927, in un discorso alla Reale Società Romana di Storia Patria, il Capo del Governo Benito Mussolini annuncia il piano di recupero delle navi sommerse.

TIMONE ROMANO
Il direttore generale della società ingegnere Guido Ucelli, Costruzioni Meccaniche Riva di Milano, specializzata nella produzione di pompe e turbine idrauliche, offre al governo mezzi e opera per il compimento dell'impresa.

Così le società Costruzioni Meccaniche Riva, Elettricità e Gas di Roma, Laziale di Elettricità si riuniscono per costituire il Comitato Industriale per lo scoprimento delle Navi Nemorensi.

Si impegnano con il governo per lo svuotamento del lago a mezzo di un impianto idrovoro che scarichi le acque attraverso l'emissario già utilizzato dagli antichi romani per regolare il livello delle acque, evitando così si sommergere il santuario di Diana.

Si parte dallo scavo della vasca di scarico per le pompe e di un nuovo canale in Valle Ariccia per il deflusso delle acque al mare; il canale dell'emissario però è franato in più punti e ostruito dai materiali. 

Vengono impiantati due cantieri: il primo all'imbocco dell'emissario, il secondo in Valle Ariccia. 

In quattro mesi, da giugno a ottobre 1928, grazie all'impiego di 70 operai organizzati su tre turni di otto ore ciascuno, si asportano i detriti, si allarga la galleria, se ne rettifica il percorso, si livella la pavimentazione. 

Il 20 ottobre 1928 Mussolini avvia lo svuotamento del lago, mettendo in funzione l'impianto idrovoro. Sulla sponda del lago dove si trovano le tubazioni aspiranti ci sono degli spostamenti del terreno che richiedono il consolidamento della sponda mediante palafitte.



LA LEGGENDA

La leggenda delle due navi favolose in fondo al lago che custodivano tesori, venne accreditata ogni tanto dal ritrovamento di strani reperti da parte dei pescatori del lago. Le navi, fatte costruire dall'imperatore Caligola, vennero poi distrutte alla sua morte nel 41 d.c., per ordine del Senato di Roma che aveva avversato l'imperatore.


LE NAVI ROMANE

Sulla riva del lago, costruito negli anni ‘30 per proteggere gli antichi scafi, è il primo museo al mondo creato in funzione del contenuto.

Il museo delle navi di Nemi è un doppio hangar di calcestruzzo delle dimensioni esatte per le due navi lunghe circa 70 metri. Il progetto fu realizzato dall'ottimo arch. L. Morpurgo, lo stesso che costruì la vecchia teca dell'Ara Pacis.

Dopo il malaugurato incendio del ’44 rimase chiuso a lungo. Recentemente è stato ristrutturato in tutta la sua bellezza dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, ed ospita un tratto dell’antica Via Sacra, i modelli in scala 1:5 delle navi sulla base dei disegni, il materiale scampato all'incendio, reperti del Tempio di Diana e, davanti all’entrata, il profilo di una delle navi, recentemente ricostruita dai maestri d’ascia dei cantieri navali di Torre del Greco.

Il 28 marzo 1929 affiorarono le strutture più alte della prima nave, ed emergono armi, monete, decorazioni, attrezzi, ami da pesca, chiavi. 

Ormai abbassato il livello delle acque di 22 metri, la prima nave è completamente emersa e a fine gennaio 1930 affiora la seconda. che viene recuperata alla fine del 1932. Successivamente viene costruito il Museo delle Navi romane, un capolavoro progettato dal grande architetto Vittorio Ballio Morpurgo. Nel 1935 viene ricoverata la prima nave e nel 1936 la seconda. Il museo viene inaugurato nella festa nazionale del Natale di Roma, il 21 aprile 1940.

SCULTURA ROMANA CHE RIPRODUCE UNA NAVE ROMANA

LA DESCRIZIONE

Datate all'epoca dell'imperatore Caligola (37 - 41 d.c.), la bellezza delle imbarcazioni, delle loro decorazioni e degli arredi, e soprattutto la collocazione in un lago, le denotano come navi cerimoniali, per le feste religiose relative al sacro luogo di Nemi.

 Le navi erano realizzate legno di pino, di abete e di quercia. La carena all'esterno (la parte dello scafo che può essere immersa) era rivestita da un tessuto in lana imbevuto di pece e altro, poi ricoperta da fogli in piombo tenuti da una fitta chiodatura.

Il primo scafo misurava 71 m in lunghezza e 20 in larghezza; il secondo 75 m in lunghezza e 29 in larghezza, caratterizzati dalla presenza di lunghi bagli (travi che uniscono le opposte murate di una nave) posti a distanze regolari, forse atti a portare fuori bordo le scalmiere (alloggi incavati dei remi).

Sono state ritrovate due grandi ancore: una in legno con ceppo in piombo della lunghezza di 5 m e una del tipo detto ammiragliato, cioè a ceppo, fino a quel momento si credeva ideata dal capitano inglese Rodger nel 1851.

ORNAMENTI DELLE NAVI DI NEMI

LA DISTRUZIONE

Un incendio scoppiato la notte dal 31 maggio e durato fino al 1 giugno del 1944 distrusse le due navi e gran parte dei reperti che erano custoditi con esse. L'incendio di origine quasi certamente dolosa fu ad opera, si disse subito, dei tedeschi che avevano piazzato una batteria di cannoni a 150 metri circa dal museo che conteneva le navi.

Ma siccome il museo non fu preso a cannonate e siccome i tedeschi sottraevano quanti più beni potevano ma non distruggevano opere d'arte, la versione non convince.

NAVE ROMANA RITROVATA NEL LAGO DI NEMI

La commissione d'inchiesta concluse che fosse opera dei tedeschi, si disse pure che fosse un'azione determinata al recupero del bronzo, ma neppure questa è verosimile perchè il bronzo poteva venir recuperato solo dopo giorni di raffreddamento e di pulitura delle macerie.

La versione più probabile è che si era alla fine della guerra e dell'era fascista, e la gente cominciava a cancellare le vestigia di un periodo che aveva portato guerra e morte.

Le navi, come la passione dell'antico mondo romano, erano l'orgoglio del fascismo e come tali furono abbattute. Purtroppo in ogni epoca è avvenuta la distruzione di opere d'arte per cancellare un regime.

Lo fecero anche i Romani quando volevano cancellare la memoria di un imperatore sgradito. L'arte e l'antichità, come oggi asserisce L'UNESCO, sono patrimoni dell'umanità che andrebbero conservati aldilà delle vicende storiche. Nella notte fra il 31 maggio e il 1º giugno 1944, un violento incendio devasta il museo, distruggendo le navi: si salva solo quanto già portato a Roma.

Viene istituita una Commissione per accertare le cause del rogo. I custodi riferiscono che nei giorni precedenti una batteria tedesca di artiglieria di 4 cannoni si era posizionata nei pressi dell'edificio; i soldati si erano sistemati all'interno del museo, allontanando i custodi e le loro famiglie

Nei giorni seguenti, l'aviazione anglo-americana aveva bombardato la zona, provocando qualche danno alle strutture ma nessun incendio. I bombardamenti si erano ripetuti anche la mattina del 31 maggio ed in serata si era svolto un furioso cannoneggiamento della zona, terminato alle ore 20.15 circa.

LE MANI DELLA DEA
Un'ora più tardi il custode notava un lume vagare all'interno dell'edificio. Alle ventidue, quasi due ore dopo il termine del bombardamento, era divampato l'incendio, che divenne in breve devastante. Andarono distrutti gli scafi, le ancore, un timone e alcune imbarcazioni più piccole; si salvano i reperti artistici e tutto il materiale trasportabile, già portato al sicuro a Roma.

I nazisti abbandonarono la loro postazione il 2 giugno, gli americani arrivarono due giorni dopo, tutto è già compiuto. Le due navi sono state riprodotte in scala 1/5, e questi modellini sono a tutt'oggi esposti in un'ala del museo.

La Commissione esclude che l'incendio sia stato provocato da bombe di aviazione e da proiettili d'artiglieria e conclude per l'origine dolosa, considerati anche i danneggiamenti volontari inflitti dai soldati tedeschi al patrimonio archeologico del museo e il mancato utilizzo dei sistemi di spegnimento in dotazione. La civiltà finisce dove finisce, oltre al rispetto degli uomini, il rispetto della cultura.

RICOSTRUZIONE DELLA NAVE IMPERIALE DI CALIGOLA

I RITI

In età imperiale, Caligola fece costruire sul lago, per trascorrervi i suoi otia o per celebrarvi riti e feste in onore di Diana, due gigantesche navi ricche di sovrastrutture murarie, di bronzi, mosaici, marmi ed altri materiali pregiati.

Le due navi, a chiglia piatta, interamente conservate, misuravano una m 73 di lunghezza x 24 di larghezza e l'altra m 71 x 20, ambedue in robusto fasciame di pino, rivestite esternamente di lana catramata e di lamiere di piombo, fissate al fasciame con chiodini di rame.

ALTRA RICOSTRUZIONE DELLA NAVE IMPERIALE DI CALIGOLA
Le grandi tubazioni in piombo recuperate appartenevano ad un impianto idraulico che solo persone ricche e potenti si potevano permettere.

Questi tubi erano ricavati da lastre rettangolari di piombo saldato longitudinalmente, su cui si stampigliava il nome del proprietario, spesso il nome del "liberto idraulico" e a volte il numero progressivo.

Sulle navi Caligola fece erigere costruzioni analoghe alle ville patrizie, con terme e templi galleggianti coperti da tegole in terracotta o in rame dorato, ma pure colonne lavorate, pavimenti in mosaico, statue in marmo e in bronzo, protomi leonine, ghiere per timoni, erme bifronti sulla balaustra.

Nel 1895, Orsini promosse una campagna di ricerche in cui emersero la ghiera di un timone, le famose "protomi ferine" dalla forma di teste di felino, che stringevano tra i  denti un anello.

E poi cerniere, pilastrini in bronzo, tubi di piombo, tegole di rame dorato, laterizi di varie forme e dimensioni, frammenti di mosaici decorati con pasta di vetro, lamine di rame ed altro.

Fu poi individuata la seconda nave, dalla quale si recuperò altro materiale, fra cui una mano a decorazione del sostegno di uno dei quattro timoni, la testa di una Medusa, e una quantità enorme di legname, bellissime travi, in ottimo stato di conservazione.

Per fortuna la maggior parte del materiale fu acquistato dal governo ma non si evitò il saccheggio di alcune delle parti più preziose delle navi, tra cui le tegole di rame dorato, frammenti di mosaico, lastre di marmo, tubature di piombo.

Ciò nonostante, il Museo delle Navi Romane è ancora di estremo interesse per i numerosi pezzi archeologici che conserva.
Delle navi sono esposti due fedeli modelli in scala 1:5 e molti elementi salvati dall'incendio: tra questi, i notissimi bronzi di rivestimento delle travi, con teste di leone, di lupo, di pantera, di gorgoni e con mani apotropaiche che dovevano tenere lontani gli spiriti maligni; molte ermette bifronti, una transenna bronzea, terrecotte ornamentali, un'ancora di ferro a ceppo mobile che porta inciso il peso (di 417 kg), un grande rubinetto di bronzo, pompe, piattaforme girevoli, ruote dentate, un timone, ecc.
Il museo comprende anche una sezione documentaria sulla tecnica navale romana e sulle organizzazioni marinare.

LE NAVI DI CALIGOLA

IL SITO FANTASMA

Pensare che accanto a un tempio di importanza laziale dove convergevano pellegrini da ogni dove non si formi un paesetto con botteghe, cibo, locande e souvenir, è come pensare che non esista un centro accanto a Lourdes. Tanto più che in zona c'era una villa imperiale e almeno un'altra ancora seppellita, e chissà quante ancora sconosciute.

L'afflusso di devoti da Roma al tempio era tale che si costruì la via Virbia in diramazione dall'Appia, in parte ancora visibile lungo i bordi dell'attuale via di Diana che scende da Genzano e anche all'interno del Museo delle Navi.

Il paese che ospita il castello Ruspoli a picco sul lago, presenta alcune caratteristiche: anzitutto il castello, in abbandono e non visitabile, si sa che accogliesse statue e frammenti architettonici romani.

Sul giardino comunale che un tempo scendeva quasi fino al lago, ricavato sul costone prospicente il castello, c'erano tracce di tessere romane e altri frammenti. Tutto lascia pensare fosse la via delle processioni dal colle al lago dove, non dimentichiamolo, si celebravano i Lupercali, riti più misteriosi di quanto si pensino, dove le sacerdotesse si prostituivano facendo il verso del lupo e vestendo pelli di lupo, per poi tornare vergini immergendosi nello Specchio di Diana, cioè nel lago di Nemi.

LA MEDUSA DI NEMI
Tutto lascia presupporre che il castello sia sorto su qualche vestigia antica, forse romana, anche perchè la Diana del giardino sottostante al castello ha tutta l'aria di essere una copia della Diana Nemorense, visto che reca la cornucopia vuota.

La cornucopia vuota era il simbolo della luna nera, e Diana era appunto Dea della luna, il che sta ad indicare la presenza di culti ctonii, riservati alle donne e assolutamente segreti.

Sicuramente un sito abitato, sia pure piccolo, esisteva, si tratta di rintracciarlo. Ma se nemmeno si scava sul tempio di Diana che è citato all'inizio del Ramo d'oro di Frazer, il libro di antropologia più famoso al mondo, c'è qualche perplessità a sperare su altri scavi.

LA DEA DELLE NAVI DI NEMI

TROVATA LA TOMBA DI CALIGOLA?
(Fonte)

La tomba perduta di Caligola è stata trovata, secondo la polizia italiana, dopo l'arresto di un uomo che cercava di contrabbandare all'estero una statua dell'imperatore romano famigerato recuperata dal sito.
Con molti dei monumenti di Caligola distrutti dopo essere stato ucciso dai suoi pretoriani a 28 anni, gli archeologi sono desiderosi di scavare alla ricerca dei suoi resti.

I funzionari della squadra archeologica italiana di polizia fiscale la scorsa settimana hanno arrestato un uomo vicino al lago di Nemi, a sud di Roma, mentre aveva caricato su un camion parte di una statua alta 2, 5 metri.

L'imperatore aveva una villa su quel lago, come pure un tempio galleggiante e un palazzo galleggiante, alcuni dei loro manufatti erano stati recuperati al tempo di Mussolini, ma distrutti successivamente nella guerra.

La polizia ha detto che la statua aveva un paio di "caligae", gli stivali militari favoriti dall'imperatore.

La statua è stimata a un valore di 1 milione di euro. Il suo raro marmo greco, il trono di Dio e vesti ha convinto la polizia che potesse provenire dalla tomba dell'imperatore. 
Sotto interrogatorio, il tombarolo, di cui non è stata fornite le generalità, li ha condotti sul luogo, dove inizieranno gli scavi oggi.

Nemi è il comune più piccolo dell'area dei Castelli Romani, sopra al Lago di Nemi, dove nel 1927-1932 furono rinvenute nel lago due navi celebrative romane dell'imperatore Caligola, conservate nel Museo delle Navi Romane fino alla loro distruzione nel 1944.

Il territorio apparteneva in età antica alla città latina di Aricia, dove sorgeva il tempio di Diana Aricina o Nemorense, divinità tutelare dei boschi e della fertilità del suoli, degli animali e delle donne, il cui santuario giace ancora sulla sponda nord del lago.

Il tempio era un appuntamento fisso tutti gli anni, il 13 di agosto, le cosiddette Idus nemorenses da cui derivano le feriae augustae d'epoca romana e quindi il nostro Ferragosto, festa che si protrarrà a Roma in epoca imperiale.

LA NAVE DI VENTOTENE

LE NAVI ROMANE DI VENTOTENE

Marzo 2017 - Nel mare di Ventotene sono state ritrovate ben cinque imbarcazioni romane, risalenti ad un periodo compreso tra il I ed il IV secolo d.c., insieme al loro enorme carico di vasellame ed anfore, contenenti olio, vino e garum. I restanti carichi portavano altro vasellame, oggetti di vetro, cilindri probabilmente in piombo non ancora identificati e altri oggetti. Gli archeologi del ministero hanno stabilito che le navi romane stavano facendo rotta verso la Spagna e il Nord Africa.

Il ritrovamento è avvenuto nella campagna di archeologia subacquea della soprintendenza per i beni archeologici del Lazio con la fondazione americana Aurora Trust. L'archeologa Annalisa Zarattini, che opera presso il Nucleo operativo di archeologia subacquea, ha affermato che si tratta di un ritrovamento eccezionale, che dimostra l'importanza dell'isola come crocevia di antiche rotte. Inoltre, la dottoressa Zarattini ha rivelato che nelle acque che circondano l'isola è arenato un notevole patrimonio subacqueo che attende di essere valorizzato.

Le imbarcazioni di Ventotene sono state individuate con la parte lignea dello scafo intatta, ad una profondità di cento metri. Sono stati riportati alla luce, per meglio studiare la tipologia del carico e delle navi, alcuni reperti: un'anfora e quattro ciotole per rimescolare il cibo.

L'imbarcazione più antica, che gli studiosi fanno risalire al I secolo a.c., è lunga 18 metri e trasportava anfore italiche. Il relitto più carico invece, risalente al I secolo d.c., misurava 15 metri x 5 e trasportava anfore spagnole della Betica (Andalusia) ancora nella stiva e persino integre. Le altre tre navi misuravano 13, 20 e 25 metri e trasportavano, rispettivamente, anfore e mortuaria la prima, cilindri di piombo, anfore e frammenti di vetro la seconda e anfore africane la terza.

NAVI ROMANE DI FIUMICINO

LE NAVI ROMANE A FIUMICINO

Le navi Romane reperite a Fiumicino erano di due tipi: le grosse navi da carico (naves onerariae), normalmente utilizzate per i traffici e in caso di guerra per i trasporti di uomini e materiali; e le più lunghe navi da battaglia (naves longae).

L’eccezionale collezione di imbarcazioni conservate nel museo di Fiumicino (perennemente chiuso per lavori di ristrutturazione forse aprirà quest'anno), a partire dall'età imperiale, permette di ammirare il sistema di costruzione utilizzato dagli antichi mastri d’ascia. 
Avevano a poppa una cabina riservata al comandante e ai suoi aiutanti, dietro la quale si levava una costruzione molto più alta della prua e cinta da una robusta ringhiera in legno.


A differenza delle navi da guerra, quelle da carico andavano quasi sempre a vela, usando i remi solo in caso di bonaccia o di particolari manovre. 

Al contrario le navi da guerra andavano solo a remi, per raggiungere maggiore velocità e rapidità di manovra.

Le torri di legno e le altre strutture da combattimento venivano installate solo prima della battaglia, mentre gli alberi e le vele venivano lasciati nella più vicina base navale o sulla spiaggia dell’accampamento.
Le torri e le piattaforme erano generalmente di struttura più leggera, ed indicavano con i loro colori a quale flotta o reparto apparteneva la nave. 

Dei manicotti di cuoio proteggevano le scalmiere, ossia i fori di uscita dei remi, dalle ondate più alte. Le vele delle navi da guerra erano bianche, color lino o in alcuni casi di un color grigio-celeste per esigenze di mimetismo. La nave ammiraglia aveva invece le vele color porpora.

Le navi da guerra erano: la Bireme, la Triremi, la Quadriremi, la Quinquiremi, la Esareme, la Deceris, l'Actuaria, la Liburna, la Caudicaria. C'erano poi le navi ausiliarie: adibite alla logistica (onerarie), al trasporto celere di truppe (attuarie) e di cavalli (ippagoghe), ai collegamenti (celoci), alle esplorazioni (speculatorie).



LA NAVE ROMANA AD OSTIA

La parte superiore del fianco di una nave romana (lunga 11 metri) databile alla prima età imperiale è stata rinvenuta nell'area degli scavi di Ostia. La scoperta è avvenuta durante il rifacimento del ponte che collega Ostia a Fiumicino, e rivela che la linea di costa all'epoca dei romani era arretrata di 3-4 km rispetto a quella attuale. 

E' una nave più lunga di 11 metri, databile della prima eta' imperiale, per l'assenza di elementi di congiunzione tra le singole parti, la fiancata si trovava 4 metri sotto terra ed è sorprendente che il legno si sia conservato per tutto questo tempo. Altre navi di epoca romana sono state scoperte in passato nell'area, ma si trattava di imbarcazioni di dimensioni inferiori.

Ha detto il ministro Galan "Per i lavori del Ponte che collega Ostia a Fiumicino si tratterà di aspettare e vedere cosa c'è. Ci mancherebbe altro che non ci si fermasse davanti al ritrovamento di una nave che ha quasi 2.000 anni. Non posso inoltre immaginare per quanto si protrarranno i lavori archeologici. Bisogna vedere se è l'unica nave, quanto è lunga e cosa c'è intorno. Quando ci sono cose importanti i soldi ci sono, il problema è tecnico, data la delicatezza estrema del legno".

LA NAVE ROMANA DI PISA

LE NAVI ROMANE A PISA

Nel 1998, poco fuori l’antica cerchia delle mura di Pisa, verso il mare, le Ferrovie iniziarono lavori di scavo a fianco della stazione di Pisa San Rossore facendo emergere dei legni lavorati, a circa tre metri di profondità emerse un’impressionante serie di relitti di navi. Si aprì allora un grande cantiere di scavo, concluso nel 2016, che ha restituito circa trenta imbarcazioni di epoca romana e migliaia di frammenti ceramici, vetri, metalli, elementi in materiale organico.

L’eccezionale stato di conservazione dei reperti ha spinto alla protezione dei reperti con pannelli in vetroresina, procedendo per piccole fasce di 50 centimetri/1 metro, rilevate tridimensionalmente, e quindi nuovamente protette con un tessuto in grado di trattenere l’umidità erogata mediante un impianto di nebulizzazione.


IL RESTAURO

Gli scafi quasi integri sono stati scavati progressivamente, e ogni porzione portata alla luce è stata chiusa in un guscio di vetroresina, forato, per potere inserire le soluzioni per la conservazione temporanea del legno. La vetroresina consente di proteggere gli scafi durante il loro trasferimento nei laboratori, dopo lo scavo.

Lo scavo archeologico ha permesso di ritrovare una grande quantità di oggetti di legno, conservati perché completamente imbevuti d’acqua. Le operazioni di restauro hanno previsto l’eliminazione dell’acqua, avendo cura che il legno non si ritiri, si fessuri o si distorca. L’acqua è stata sostituita con sostanze che, riempiendo le microcavità, hanno consentito al legno di stabilizzarsi durante l’essiccazione, in ambienti controllati o con liofilizzatore. 

La finitura è a cera, microcristallina, sia per finalità estetiche che per stabilizzare il legno rispetto alle variazioni di umidità dell’ambiente esterno. Ora sono esposti negli Arsenali Medicei.

LE NAVI ROMANE DI NAPOLI

LE NAVI ROMANE A NAPOLI

Gli scavi per i lavori alla stazione Municipio, presso l’antica linea di costa hanno fatto riemergere cinque navi d’epoca imperiale ( I-III secolo d.c.) nella zona dell’area portuale dell’antica Neapolis, insieme a migliaia di reperti collegati all’attività commerciale, alle persone che vi lavoravano, e alle strutture portuali.
Le navi erano destinate in parte al trasporto di merci tra il porto e le grandi navi onorarie ancorate in rada, in parte a navigare lungo la costa anche fino porto di Ostia. Erano lunghe circa 15 metri, costruite in legno di abete con continui e sapienti restauri che ne testimoniano il notevole livello di ebanisteria navale.

Alcune sono caratterizzate da una estremità tagliata in verticale. Le imbarcazioni vennero sommerse da un'alluvione che interrò parte del porto di Neapolis tra il III ed il V secolo d.c., che le ha sigillate in una coltre di tredici metri consentendone l’ottima conservazione.

I materiali reperiti: anfore, bottiglie di vetro, monete, gioielli, corde, calzari e ceramiche varie, opportunamente restaurati sono stati esposti nella stessa stazione metropolitana insieme ai reperti emersi dalla costruzione della linea “1” della linea metropolitana durati oltre un decennio (!).



LA NAVE ROMANA A MARAUSA 

NAVE ROMANA DI MARAUSA
MARSALA - E' stata inaugurata l'esposizione della Nave romana di Marausa. La «Nave oneraria tardo-romana» fu rinvenuta nel 1999 di fronte il lido di Marausa, al confine tra i Comuni di Marsala e Trapani, a circa due metri di profondità e a 150 metri di distanza dalla costa, ma è stata recuperata solo nel 2008 insieme le numerose anfore africane cilindriche che aveva a bordo.

Si tratta di un’imbarcazione larga circa 8 metri e lunga 16 metri realizzata con la tecnica di costruzione a guscio portante.

Assieme alla Nave punica, oggi c'è anche la Nave romana. Il mare della Sicilia è un altro museo, purtroppo non visitabile per tutti, per cui occorre recuperare quanti più relitti è possibile. Occorre anche che ci si doti di un laboratorio per restaurare e lavorare il legno bagnato, piuttosto che mandarlo altrove, come si è dovuto fare con la Nave Romana.

LA NAVE ROMANA DI COMACCHIO

LA NAVE ROMANA DI COMACCHIO

La nave romana di Comacchio è stata rinvenuta alla periferia della città, nel tratto iniziale del Canale Collettore, nel bacino di Valle Ponti. Nel 1980, nel corso di lavori di dragaggio del canale, vennero portati in superficie i frammenti di legno di un’imbarcazione. Nell'estate del 1981, gli scavi portarono alla luce tutta la parte superiore del relitto e fu recuperato il carico. Successivamente, il relitto fu sommerso dall'acqua di falda per preservare le parti lignee.

Il recupero avvenne nell'inverno 1988-89: lo scafo, sostenuto da una centina lignea che si adattava alle deformazioni della struttura e ingabbiato con un telaio metallico, fu sollevato e trasportato a Comacchio all’interno del complesso di Palazzo Bellini. L’imbarcazione fu posizionata all’interno di una vasca e sottoposta a ripetuti lavaggi in acqua dolce. Recentemente, sullo scafo è stato modellato un guscio di vetroresina che permetterà di ridurre  notevolmente costi e tempi.

L’imbarcazione, spinta dal vento e dalle correnti, probabilmente durante una mareggiata, si arenò vicino alla battigia. Le sovrastrutture vennero distrutte dalle onde che, scalzando alla base la nave, determinarono il suo sprofondamento nella sabbia, favorito anche dal notevole peso del carico. In breve tempo, l’imbarcazione venne ricoperta dai sedimenti litorali.

Lo scafo è conservato per poco più di 20 m di lunghezza e risale alla fine del I sec. a.c. Il carico era costituito da 102 massae plumbee di provenienza spagnola, anfore per derrate alimentari e tronchi di bosso. I lingotti sono contrassegnati da una serie di marchi tra i quali ricorre con regolarità il nome di Agrippa. A bordo era stato caricato anche vasellame in sigillata nord italica e sei tempietti in lamina di piombo. 

Tra i materiali eterogenei, appartenenti alla dotazione di bordo, ricordiamo una stadera in bronzo per la vendita al dettaglio della merce, numerosi indumenti, contenitori e calzature di cuoio appartenenti all'equipaggio e ai viaggiatori nonché una serie di attrezzi per la manutenzione (mazzuoli, un’accetta, una pialla) e per il governo (bozzelli, una sassola, un’ancora in ferro) della nave.

LA NAVE ROMANA DI ALBENGA
La nave di epoca romana rinvenuta ad Albenga, era una nave oneraria, lunga 40 m e larga 12 m, che trasportava intorno alle 11.000/13.000 anfore vinarie e vari tipi di ceramica, soprattutto campana, destinati alla Francia meridionale e alla Spagna.
Nel 1948 Giovanni Quaglia presidente ella SO.RI.MA, propose una prima campagna di indagini ed il Ministero della Pubblica Istruzione approvò. Fu stipulato un accordo fra il Comune di Albenga e la SO.RI.MA che doveva fornire una nave di appoggio per condurre le ricerche mentre i reperti recuperati verrebbero custoditi nel Museo Civico di Albenga. 

Nel 1950 il professore Giovanni Lamboglia tentò il primo recupero dei reperti con l’aiuto della nave Artiglio "anfore a centinaia, sparse in ogni direzione, su una linea di circa 30 metri di lunghezza e circa 10 di larghezza, formante una massa affusolata alta circa due metri sul fondale melmoso"
RICOSTRUZIONE DELLA NAVE
Il relitto era in posizione quasi orizzontale sul fondo ed era protetto da una coltre di fango alluvionale, che salvò le parti basse della nave dalla distruzione. Il rilievo totale del relitto fu eseguito nel 1961 tra luglio e ottobre. Nell'estate del 1962 fu eseguito il primo scavo.

La nave trasportava per la maggior parte anfore, alcune integre, altre solo in frammenti di fondi e colli, circa 13.000 pezzi contenenti vino, ma pure con residui di noccioline. Le anfore erano chiuse con tappi di sughero, sigillati con la malta, alcune di esse presentavano sotto il tappo una pigna incastrata nel collo, con lo scopo di mantenere l’aroma del vino.

Tra i vari resti sono stati trovati anche due elmi in frammenti; un corno di ariete; una ruota di manovra; tubi; un mortaio; lamine; un tubetto in piombo e piccoli strumenti difficili da identificare. Per il tipo di anfore rinvenute la nave di Albenga è stata datata primo decennio del I a.c.
NAVI ROMANE DELLA GALLURA

NAVI ROMANE DELLA GALLURA
Relitto di una nave romana rinvenuto nelle acque galluresi. All'interno dell'imbarcazione, lunga 18 metri, è stato rinvenuto un intero carico di laterizi ancora intatti. La scoperta è stata fatta dal nucleo di sommozzatori della polizia di Sassari in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Sardegna.

Il nucleo dei sommozzatori della polizia di Sassari, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Sardegna ha rinvenuto il relitto di una nave romana nelle acque della Gallura. La nave è stata rinvenuta “a meno cinquanta metri di profondità” e costituisce un reperto unico nel suo genere sia per il suo posizionamento che per il carico rinvenuto al suo interno.

Il notevole carico di laterizi si è conservato in perfette condizioni nonostante dall'affondamento dell’imbarcazione siano passati almeno 1700 anni; il carico, inoltre, era ancora stivato come al momento della partenza. Gli archeologi ritengono che fosse diretta in Spagna o alla costa occidentale della Sardegna. La nave è lunga 18 metri e larga 7 metri e per tutti questi secoli ha custodito intatto il suo carico di tegole e mattoni d’età romana imperiale.
La Gallura, però, non è nuova a questi ritrovamenti. Solo presso il museo archeologico di Olbia sono ben 24 le imbarcazioni romane – o ciò che oggi ne rimane – esposte al pubblico, fatto tutt'altro che sorprendente se si pensa che, all’epoca, Olbia era un importantissimo porto commerciale da cui partivano e in cui arrivavano ogni giorno moltissime navi cariche di ogni tipo di merce.




LE NAVI DI PONZA

I relitti di 6 navi romane sono stati ritrovati nelle acque di Ponza da Annalisa Annalisa Zarattini, direttrice del nucleo di archeologia subacquea della Soprintendenza del Lazio. La scoperta risale allo scorso luglio ma è stata resa nota solo ora nell’ambito del progetto Archeomar 2, presentato dalla direzione generale per le antichità del Ministero per i Beni Culturali che realizzerà nei fondali marini di Lazio e Toscana un complesso intervento di indagine, censimento, mappatura e catalogazione del patrimonio archeologico subacqueo.

Due in particolare sono state le zone dove sono stati effettuati ritrovamenti importanti: le Isole Pontine e le acque al largo di Civitavecchia, dove nel maggio scorso è stato ritrovato un altro relitto romano. Già nel 2008 le ricerche aveva portato alla luce 5 relitti nella acque di Ventotene ai quali si vanno ora ad aggiungere i relitti scoperti nello scorso luglio.

A Ponza sono stati scoperti sei relitti romani, lunghi tra i 18 e i 20 metri, con un grande carico di anfore. Sono relitti di epoche e provenienze diversa, databili dal I al IV secolo d.c. e originari dagli estremi opposti del Mediterraneo, due dalla Spagna e quattro dall'Africa; erano navi da trasporto e le anfore contenevano olio, vino, conserve di frutta. Nelle acque al largo di Civitavecchia, invece, a circa seicento metri di profondità è stato individuato a maggio del 2010 un relitto romano d'età augustea.

LA NAVE DI ALASSIO

LA NAVE ROMANA DI ALASSIO

L'hanno ritrovata i Carabinieri del Nucleo Subacqueo di Genova nelle scorse settimane nel corso dell'operazione "Nemo". Ma risale a questa mattina il rinvenimento di una delle anfore che componevano il carico dell’imbarcazione.

La nave romana si trova ad una profondità di circa 200 metri e per questo è stato necessario l’intervento anche degli esperti in archeologia subacquea della soprintendenza per i beni archeologici della Liguria. Vista l'elevata profondità non raggiungibile da nessun sommozzatore, l'anfora è stata ripescata da un robot meccanizzato comandato a distanza. L’anfora attualmente è stata trasportata alla Marina di Loano, in seguito il reperto sarà trasportato a Genova per essere analizzato.

CASINUM - CASSINO (Lazio)

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ANFITEATRO
Casinum sorge nel Sud Est del Lazio, non lontano dal confine con il Molise e la Campania. sulle prime pendici meridionali del Monte Cassino e le sue imponenti rovine si trovano presso i primi tornanti della strada per il celebre Monastero, non lontano quindi dalla moderna città di Cassino. I resti dell'antica città romana sono interamente compresi nel Parco Archeologico Casinum.

Varrone ci tramanda che all'origine Casinum si chiamava Cascum, (Casnar in lingua osca), che significa "vecchio, antico", cioè "antico luogo di mercato".

Casinum derivava da un abitato protostorico che era sul Monte, i cui abitanti (forse di origine osco-sannita) cercarono di spostarsi più a valle, dove la pianura era fertile e ben irrigata. Ma i Volsci provenienti dall'Abruzzo occuparono la zona, ottima sia per la transumanza sia per le miniere di ferro del Monte Meta.

A loro volta però i Volsci vennero sopraffatti dai Sanniti, ma anche loro non le godettero a lungo a causa delle guerre di Roma contro Pirro (280-275 a.c.) che portarono in quella zona il dominio romano.

Da notare che in quest'area passava la Via Latina, unica strada che portava da Roma alla Campania con un percorso interno alla Valle del Sacco-Liri; ciò portò alla grande fioritura di Casinum fino alla prima età imperiale, epoca in cui raggiunse la massima prosperità. Per collegare direttamente Casinum con la Via Latina si costruì una apposita strada, di cui oggi si ammira un bel tratto basolato.

L'ENTRATA DELL'ANFITEATRO

LE DIVINITA'

Apollo era la divinità più venerata, il cui tempio era posto su Montecassino, l'acropoli della città. Tale splendido complesso venne distrutto per edificarvi l'abbazia, distrutta poi dall'ultimo conflitto mondiale. 

L'acropoli aveva anche funzione militare: era difeso da una doppia cinta muraria che oggi possiamo ancora ammirare in parte, costruita con pesanti pietre sagomate e tenute a secco che si congiungeva poi alle fortificazioni cittadine. Tra le altre divinità venerate v'era Deluentinus, Dio locale delle acque, e poi Venere, Cerere, Giove, Concordìa, Marte, Ercole e Silvano.

LOCAZIONE DEI MONUMENTI (INGRANDIBILE)
La città raggiunse dunque il periodo di massimo splendore nel I e II secolo d.c., soprattutto grazie ad Ummidia Quadratilla, una ricca matrona romana, che fece costruire, a proprie spese, l'anfiteatro ed un tempio.

Quest'ultimo sarebbe poi stato adattato a tomba (quella che oggi attribuiamo ad Ummidia), anche se la questione è controversa. Casinum, nell'epoca imperiale, era frequentata ed abitata da ricchi cittadini di Roma, tra i quali membri delle famiglie Ummidia, Tutia, Paccia, Luccia.

Nell'VIII secolo, Scauniperga, moglie di Gisulfo II, duca di Benevento, fece trasformare la tomba di Ummidia (ma il Chronicon casinense riporta templum) in chiesa, che dedicò a S. Pietro, con poco rispetto della defunta che l'aveva edificata. Nel 1693 la chiesa venne dedicata a Nostro Signore Crocifisso, con poco rispetto della dedica di Scauniperga a San Pietro.

Casinum possedeva all'epoca anche un teatro, edificato sotto Augusto, delle terme (presso l'attuale stazione ferroviaria), un acquedotto lungo 22 km, una rete stradale che la collegava a Roma e a Capua (la Via Latina) ed altre strade che portavano in Abruzzo e sulla costa tirrenica, oltre, ovviamente, a vie di collegamento di minore importanza. In epoca romana l'abitato era collocato presso l'attuale frazione Crocefisso.

Dopo tre guerre contro i Sanniti, i Romani occuparono definitivamente la regione nel 272 a.c.
e Tito Livio ci ricorda che:
- nel 211 a.c. Annibale attraversò il territorio percorrendo la Via Latina, ma non causò, sembra, molti danni, in quanto il suo scopo era quello di raggiungere ed occupare Roma;
- nel 42 a.c. una colonia di ex soldati s'installò a Casinum.

Casinum ottenne il titolo di civitas sine suffragio alla fine del III secolo a.c., ma non si sa quando divenne municipium, colonia e praefectura. Sappiamo per certo comunque che la città ebbe i duoviri, i quattuorviri, i praefecti e le corporationes.




LE MURA

Furono sicuramente  queste popolazioni più antiche a edificare, intorno al VI - V secolo a.c., ancora nell'età del ferro, una potente cinta muraria costituita da grossi massi sovrapposti senza calce, che racchiudeva la cima di Montecassino (le "mura ciclopiche") e l'insediamento urbano che sorgeva nella vallata sottostante.

L’accesso alla città avveniva attraverso la Porta Romana, andata distrutta. L’uscita avveniva, invece, avveniva attraverso la Porta Campana, precedente al 57 d.c., come rivela un’epigrafe che colloca in quell'anno proprio il suo primo restauro.



IL FORO

Il foro, secondo il Carettoni, era collocato esternamente alle mura perché vi si effettuava il mercato dei bovini. Recenti studi propendono, invece, per identificare l'area forense all'interno delle mura urbiche nelle vicinanze del teatro e della cosiddetta porta Campana.

Sulle rive del Gari vi erano le terme e la Villa di Marco Terenzio Varrone che fece erigere accanto ad esse, e per questo oggi note come Terme Varroniane, purtroppo oramai molto danneggiate, sia la villa che le terme.


L'ANFITEATRO

L'ANFITEATRO

L’anfiteatro, che trova a ridosso della mura, probabilmente perché questa zona si trovava nella proprietà della nobile matrona che si crede lo abbia finanziato: Ummidia Quadratilla. Questo dato risulta però incerto, poiché sarebbe più veritiera una collocazione ascrivibile all’età giulio-claudia, o più precisamente in età augustea. 

Venne comunque edificato sfruttando il declivio naturale della collina, all'uso greco ma con sopraelevazioni all'uso romano. Cinque fornici immettevano all’interno e tutta la costruzione si presenta di semplice e sobria ma elegante fattura.

La struttura aveva una capienza di oltre quattromila spettatori, che sedevano in una cavea elevata su dodici gradinate. Di piante ellittica, si estende per 85 metri in lunghezza e 69 in larghezza ed è alto diciotto metri nel punto massimo. Per realizzarlo i costruttori hanno usato molto la tecnica dell’opus reticulatum.

L’architettura dell’Anfiteatro e la presenza di grosse sorgenti d’acqua nel territorio di Cassino, fanno supporre che fosse utilizzata anche per battaglie navali, attraverso un sistema che permetteva di riempire d’acqua parte della struttura.

Naturalmente gli spettacoli preminenti del bell'anfiteatro furono quelli dei gladiatori e delle belve contro i gladiatori o in lotta tra loro. Lo testimoniano la fossa sotterranea e i vomitatoi per le fiere. Sembra fosse attrezzato per il velarium onde riparare gli spettatori dal caldo o dalla pioggia sottile, come del resto usava all'epoca.

IL TEATRO

IL TEATRO

La datazione del teatro è collocabile in età augustea, con una cavea divisa in due settori. La scena aveva pianta rettangolare, con tre ingressi sul retro, che permettevano l’entrata e l’uscita degli attori. La storia del suo recupero non è stata semplice, a causa dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale. 

A scavare il teatro romano fu Gianfilippo Carettoni nel XVIII secolo. Nel 1956 si avviò la prima operazione di restauro, consistente in vere e proprie ricostruzioni in stile di alcune zone della struttura.  Altri interventi, maggiormente conservativi, si attuarono grazie al lavoro dell’architetto Silvano Tanzilli nel 2000 e nel 2001.
Il teatro, ben restaurato, è utilizzato ancora oggi per spettacoli teatrali e concerti.

MAUSOLEO DI UMMIDIA QUADRATA

TOMBA DI UMMIDIA QUADRATILLA

Fu inizialmente fatta costruire da Ummidia Quadratilla con funzione di tempio. Quest'ultimo sarebbe poi stato adattato a tomba (quella che oggi attribuiamo ad Ummidia), anche se la questione è piuttosto controversa.

Infatti si sa che l’Anfiteatro Romano di Cassino fu costruito nel I secolo d.c. per volontà di Ummidia Quadratilla, come ricorda una lapide rinvenuta nel 1757 dalla quale si evince che la stessa matrona fece costruire a sue spese anche un tempio del quale non è rimasta traccia. 

Secondo alcuni studiosi però il tempio sarebbe stato costruito e poi trasformato in tomba per la tumulazione della ricca e generosa Ummidia. La struttura dell'edificio è a croce greca con bracci simmetrici e con una volta perfettamente circolare.

MAUSOLEO DI UMMIDIA QUADRATA - INTERNO
Comunque nell'VIII secolo, Scauniperga, moglie di Gisulfo II, duca di Benevento, fece trasformare la tomba (ma il Chronicon casinense riporta templum) in chiesa, che dedicò a S. Pietro. Nel 1693 questa chiesa fu dedicata a Nostro Signore Crocifisso.

Ummidia Quadrata, figlia del console Ummidio Durmio Quadrato, apparteneva ad una delle famiglie più importanti della città, e; viene descritta da Plinio il Giovane come una donna ricchissima dal carattere mascolino e di fisico massiccio.

Ummidio apparteneva alla gens Ummidia, una famiglia originaria di Casinum, nel Latium, da poco entrata a far parte del patriziato romano. Fu governatore della Siria dal 51 al 60, sotto i regni di Claudio e Nerone, il che gli procurò ingenti ricchezze.



LA NECROPOLI

La necropoli di Casinum si estendeva lungo i due lati della Via Latina e delle altre strade, fuori delle mura urbane, secondo la tradizione romana. Sono ancora ben conservate tre tombe a camera, oltre a quelle di cui resta soltanto l'epigrafe incisa su pietra.

Accanto a codesti reperti si osservano resti di cisterne, di un ninfeo e di abitazioni.
Esiste anche un tratto selciato di via ben conservato tra l'anfiteatro e la città, basolato nel 57 d.c..

Presso la stazione ferroviaria, laddove esisteva un pagus, è ancora ben visibile una tomba a tholos con dromos. Ed è lì che Varrone aveva una sua villa molto lussuosa.

NINFEO PONARI

IL NINFEO PONARI

L’ultima struttura risalente all'età romana riscontrabile nell’area archeologica di Casinum è il Ninfeo Ponari, costruito nel I secolo a.c. 

Di pianta rettangolare, è coperto da una volta a botte a sesto ribassato ed è chiuso su tre lati. 

NINFEO PONARI
Le decorazioni del ninfeo possono essere divise in due fasi. 

La prima, a mosaico rustico, mentre la seconda, risalente al II secolo d.c., consiste in affreschi su intonaco dipinto. 

La raffinatezza delle decorazioni testimoniano la presenza di maestranze di buon livello, regalando ai posteri un gioiello ancora oggi tutto da ammirare.

Nel ninfeo si possono notare un ambiente a tre lati con tetto a volta, tre nicchioni rettangolari sul fondo e tre per ciascuno delle pareti laterali.

Al di fuori si osserva una fontana rettangolare con bordi rialzati in marmo, come in marmo bianco con bordature in marmo grigio è piastrellato tutto il ninfeo.

VIA LATINA A CASINUM

LA VIA LATINA

Cassino ha un passato che risale alla preistoria con un abitato preistorico risalente a circa 80.000 anni or sono (periodo musteriano). Il territorio su cui sorgeva il centro che i Romani chiamarono Casinum si trovò ristretto tra i Volsci a nord e gli Osci a sud. La città si trovava lungo la via Latina ed ancora oggi un tratto della strada è pavimentata in basoli di calcare.



IL MUSEO

Il Museo si apre, sulla parete di fondo dell’atrio, con il calco della statua nota come Eroe di Cassino, forse lo stesso Marco Terenzio Varrone, che possedeva una lussuosa villa “sub oppido Casino”; rinvenuta negli scavi del Teatro. 

Sulla destra si apre la sala Ottagona, che illustra il periodo volsco e sannita, con alcuni reperti dalle necropoli volsche di Satricum (Le Ferriere, comune di Latina), nonché un arredo sacro con dedica a Iuno Pupluna dalla vicina, fiorente città di Aquinum e materiali della necropoli arcaica di Cassino, posta presso l’Anfiteatro, con oggetti in metallo e vasi dei secoli VII-VI a.c. Una vetrina è destinata ai materiali di sepolture databili tra la tarda età repubblicana e i primi due secoli dell’Impero.

Sulla sinistra dell’ingresso numerose sale espongono iscrizioni e sculture recuperati nel teatro di età augustea, nonché cippi, statuaria ed elementi architettonici, nonchè una scelta di terrecotte architettoniche, vasellame, vetri, metalli, pavimenti ed intonaci, sistemata in tre ampi espositori a muro. Al piano inferiore è possibile visitare il Lapidario, ricavato nelle concamerazioni voltate delle sostruzioni di un edificio monumentale di età romana.

IL PONTE ROMANO

IL PONTE ROMANO

Presso la vecchia strada statale Cassino-Atina presso il bivio per Sant’Elia, sulla via romana che si dirigeva a Casinum, valicando il Vinius, si ergeva e si erge tutt'oggi un ponte ad una sola arcata,
un magnifico ponte romano, edificato a pietre di travertino squadrate, una vera opera d’arte ingegneristica ed architettonica.

Il candido ponte risale al I secolo a.c., e svolse il suo ruolo in modo inappuntabile per quasi dieci secoli, perchè venne privato del corso del suo fiume già dal X secolo d.c., per bonificare e mettere a coltura la campagna paludosa a valle di SantElia. 

Oggi resta come guardiano rispettabile di un mondo ricco non solo di risorse ma di arte e ingegneria mai più eguagliate in alcuna parte del mondo.

PUBLIO TULLIO VARRONE - P. TULLIUS VARRO

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Nome: Publius Tullius Varro
Nascita: II secolo
Morte: II secolo
Professione: Politico e generale



Publio Tullio Varrone Varrone,  generale e senatore durante il regno di Adriano (76 - 138), era nativo di Tarquinia in Etruria, e fu un importante membro della gens tarquiniese dei Varroni, diretto discendente di un personaggio che fu questore di Creta e Cirenaria nonché proconsole della Macedonia sotto Domiziano (81-96 d.c.).

Lo storico britannico Anthony Birley ha scritto su Publio Varrone che: 
"ha avuto ottimi collegamenti in alti luoghi per il suo fratello maggiore che era stato adottato, sembrerebbe, dall'influente spagnolo Dasumius, prendendo i nomi P. Dasumius rusticus "
indicando che il suo fratello era console ordinario nel 119 come il collega dell'imperatore Adriano. 

Tuttavia, sembra che la convinzione di Birley sia basata su un fraintendimento per un'iscrizione conosciuta come la volontà di Dasumius, che aveva portato gli esperti a concludere che Tullio Varrone era l'amico del suo testatore, di cui avrebbe adottato il figlio Lucius Dasumius Tullius Tusco. Una volta però chiarito che il testatore di questa iscrizione non era "Dasumius", questa ricostruzione decade.

Publio Tullio fu titolare di almeno tre appezzamenti terrieri: il fondo Antoniano Maggiore, quello Antoniano Minore e quello Petroniano, sempre che non ne avesse altri. Ma li vendette a Valerio Vegeto, un ricco aristocratico che in una epigrafe annuncia di aver fatto edificare per se stesso e a sue spese nientemeno che un acquedotto, l'Aqua Vegetiana:

MUMMIO NIGRO VALERIO VEGETO, DI RANGO CONSOLARE, HA CONDOTTO LA SUA ACQUA VEGEZIANA DALLA FONTE, CHE NASCE NEL FONDO ANTONIANO MAGGIORE  DI PUBLIO TULLIO VARRONE, AVENDOLA ACQUISTATA IN PIENA LIBERTÀ INSIEME  CON IL LUOGO DA CUI SCATURISCE, PER 5950 PASSI VERSO LA SUA VILLA CALVISIANA, CHE SI TROVA PRESSO LE SUE ACQUE PASSERIANE,... DOPO AVER ACQUISTATO E AFFRANCATO I LUOGHI E I PERCORSI DI QUELL’ACQUA DAI POSSESSORI DI CIASCUN FONDO ... ATTRAVERSO I  FONDI ANTONIANO MAGGIORE E ANTONIANO MINORE DI PUBLIO TULLIO VARRONE... IL FONDO PETRONIANO DI  PUBLIO TULLIO VARRONE...  AVENDONE OTTENUTO IL PERMESSO IN BASE AD UN DECRETO SENATORIALE.

Ma ecco che ritroviamo il personaggio in:

- Giornale Arcadico Di Scienze, Lettere Ed Arti, Volume 349 - Roma - 1848 -
dove è riportata la seguente epigrafe:

MAIORE P. TVLLI VARRONIS CVM EO LOCO

"Scriveva io prima P Iulii Varronis ora trovo che veramente qui si parla del P Tullio Varrone di famiglia oggi notissima per iscrizioni anche relative ad Etruria e a quel che si può indovinare assai ricca. 

Infatti nei genitivi l'epigrafe mostra mai non raddoppia la i finale e già un Publio Tullio Varrone figliuol di Varrone ci fu indicato da un sasso delle terme Tarquiniensi ed è detto Console, Augure, Proconsole della provincia d'Affrica, legato d Augusto Propretore della Mesia superiore, Pretore dell'Etruria, Quinquennale di Tarquinia, etc etc. 

Un secondo sasso ivi ci fa conoscere il figlio. Un terzo sasso in Grutero 1, o ediz. CCCCLXXVI (476), un altro P. Tullio Varrone ci mette sott'occhio figliuolo a padre non meno onorato di cospicue cariche etc. Mi suggerisce infine la memoria d'aver già veduto in Viterbo quando giovane vi dimorava un quarto gran marmo nell'episcopio il quale al nostro medesimo Publio dovette riferirsi quantunque di fresco io ne abbia inutilmente fatto ricerca. 

Per fermo eran gente costoro i quali nel territorio nostro molte terre avevano e da essi forse trasse non meno la denominazione il Casale Veronianum (il Varronianum) che il n 202 del Regestum Farfense in un contratto di vendita dell'anno 802 poné nel territorio della vicina Toscanella".

La carriera di Publio Tullio Varrone ci è nota nel dettaglio grazie ad una lapide ritrovata a Tarquinia e a lui dedicata da un certo Publio Tullio Callisto, probabilmente un liberto. Il suo cursus honorum è strabiliante, Publio Varrone ebbe le cariche più disparate, tanto civili che militari, ed eccelse in entrambe, tanto che fu apprezzato da ogni imperatore con cui entrò in contatto. 

La particolarità di questo personaggio è che fu molto intelligente, molto capace di apprendere qualsiasi nuovo campo, e anche capace di farsi obbedire e rispettare, ma pure di buon carattere perchè del suo lavoro rimasero soddisfatti capi e subalterni.

Ed ecco come  ebbe inizio il suo lavoro:



LA CARRIERA

1) - Publio Varrone, ancora adolescente, è stato membro del tresviri monetalis, considerato dagli studiosi moderni la più favorita delle magistrature che componevano il vigintiviri. Nella Repubblica, il Vigintisexvirate serviva da trampolino di lancio per i figli di senatori per iniziare la carriera pubblica nel cursus honorum. Lo stesso Giulio Cesare aveva servito come "curatore viarum".

Nel 13 d.c., tuttavia, il Senato approvò una consultum (senatoconsulto) per limitare la Vigintivirate agli Equestrians (cavalieri). Poi Augusto abolì la "duoviri viis purgandis Urbem" aggiuntivi e le quattro "praefecti Capuam Cuma", cambiando così la vigintisexviri nella vigintiviri (da 26 a 20 uomini).

La funzione di questa magistratura fu dapprima esercitata avanti la questura; con Augusto divenne una delle cariche del vigintivirato, all'inizio della carriera senatoria, quindi da esercitarsi prima della questura. La carica di tresvir monetalis è considerata dagli studiosi moderni la più favorita delle magistrature che componevano il vigintiviri. 

Di solito era coperta da patrizi o giovani uomini favoriti dall'Imperatore, ma pure i plebei che ottennero l'ufficio di solito ebbero una carriera di successo. I triumviri monetales erano eletti per due anni. Presupponendo sia stato eletto a 17 anni, Publio dovrebbe aver terminato la carica a 19 anni.

2) -  Publio Varrone viene quindi nominato quinquennale nella città d’origine, i quinquennali erano solo due ma privi di imperium. Venivano eletti direttamente dai comizi centuriati. All'inizio la durata in carica era di cinque anni. Ammesso dunque che fosse stato nominato a 19 anni, ne sarebbe uscito ancora giovanissimo, a 24 anni.

3) - Se le date ipotizzate sono pressoché giuste, Publio divenne pretore ed ottenne l'Etruria come regione da controllare a 25 anni. Il pretore era un magistrato dotato di imperium (dare ordini che non potevano essere rifiutati) e iurisdictio (potere di impostare una controversia in termini giuridici), per cui poteva consentire ad un cittadino romano che chiedeva tutela, con una lex (legge) che la prevedesse, di portare la situazione dinanzi al magistrato, insomma poteva concedere o meno i processi. Tutto ciò però solo relativo alla regione dell'Etruria, e inoltre la carica durava solo un anno.

4) - Pertanto a 26 anni circa venne poi nominato decenviro, nel collegio di 10 membri, distinti secondo le loro particolari funzioni: 
  • - decemviri stilitibus iudicandis, giudici; 
  • - decemviri agris dandis adsignandis e coloniae deducendae, per assegnare le terre pubbliche ai privati, 
  • - decemviri sacris faciundis, custodi degli oracoli sibillini; 
  • - decemviri legibus scribundis et rei publicae constituendae, magistratura straordinaria per preparare le 10 tavole di leggi;
sembra che Publius appartenesse alla "judicandis stlitibus decemvir", un'antica corte civile che si occupava principalmente di cause riguardanti la condizione degli individui. Con la legge imperiale, il decemvirato ebbe giurisdizione nei casi capitali. Di solito queste cariche duravano un anno. Siamo così a 27 anni.

5) - Qui, all'età di circa 27, forse 28 anni, vi fu una svolta decisiva, perchè Varrone passò dalla sede civile a quella militare. Si sa che Traiano (98-117) fu un profondo conoscitore di uomini e di soldati. Evidentemente notò la stoffa particolare dell'uomo e lo chiamò a coprire la carica di tribuno militare ed esattamente laticlavius tribunus della Legio XVI Flavia Firma, in Medioriente, che era di stanza presso Satala al momento.

Egli serviva sotto il legionis Legatus, comandante della legione, e sopra gli altri cinque angusticlavii tribuni. Oltre al legato, il comando della legione comprendeva sei tribuni e un praefectus castrorum, che insieme al centurione primipilo costituivano una sorta di “consiglio di comando”. I tribuni però provenivano dalla vita civile.

PRETORE ROMANO
6) - poi fu quindi questore urbano la carica attribuiva automaticamente lo status di senatore ed era una vera magistratura con giurisdizione in materia penale, in particolare l’inquisizione per i crimini contro la persona (quaestores parricidii) e la gestione del tesoro pubblico (aerarium populi romani) quindi la custodia del tempio di Saturno con le chiavi del tesoro.
A partire dall'epoca di Augusto l'età per accedere a questa magistratura era ridotta a 25 anni. Il tesoro (aerarium) non fu più amministrato dai questori urbani, ma da pretori anziani o ancora in carica.

7) - poi venne eletto edile ceriale carica creata nel 44 a.c. da Cesare che nominò altri due edili plebei, detti "edili ceriali" (aediles ceriales), specificamente addetti a sorveglianti dell'Annona ( i magazzini pubblici per il frumento e che poi designò il nome dei magazzini) e responsabili anche dell'approvvigionamento del grano per la città di Roma.con la sovraintendenza e del suo andamento nel mercato;

8) - Venne quindi nominato pretore, un magistrato dotato di imperium (dare ordini che non potevano essere rifiutati) e iurisdictio (potere di impostare una controversia in termini giuridici), per cui poteva consentire ad un cittadino romano che chiedeva tutela, con una lex (legge) che la prevedesse, di portare la situazione dinanzi al magistrato. Stavolta però l'incarico era a Roma.

9) - tribuno militare in Legio IV Flavia Felix con sede a Singidunum (oggi Belgrado - Serbia)

10) - con l’avvento di Adriano, fu legato (comandante di legione) della Legio XII Fulminatae che era di stanza nella provincia di confine di Cappadocia;

11) - e poi legato, cioè ancora come comandante di legione, della Legio VI Victricis durante il suo trasferimento dal Vetera (romana castrum o campo Vetera) in Germania Inferiore a York nella Britannia romana nel 122 d.c.

12) - nell’aprile 127 divenne finalmente console;

13) - dopo venne la carica di proconsole ed ottenne per sorteggio la Hispania Betica, infatti doveva tenere un comando militare o un'amministrazione provinciale di diritto, per essere stato console l'anno precedente; carica che ha ricoperto per un anno.
L'archeologo E. Birley ipotizza però che potrebbe essere stato, mentre era proconsole che venne a conoscenza degli ordini di Adriano, che gli assegnòo il lavoro "delicato" di sradicamento della Legio VI Victrix dalla sua casa stanziale, spostandola in Gran Bretagna.

14) - quindi fu prefetto del Tesoro di Saturno (praefectus Aerarium Saturni), cioè dell'erario pubblico;

15) - Venne nominato console suffetto nel 127 con Junius Peto come collega.

16) - venne poi nominato, "curatore operum publicorum" in qualità di "curatore degli argini del Tevere e delle cloache urbiche".

17) - L'iscrizione da Tarquinia attesta, inoltre, che è stato membro dei sodales Hadrianales e sodales Antoniniani, Sacerdoti addetti al culto imperiale dell'imperatore morto e divinizzato.

18) - Venne poi cooptato per il collegio degli Auguri, quindi nella prestigiosa carica sacrale di augure;

19) - nell'anno 135 divenne legato imperiale nella Mesia Superiore;

20) - sotto Antonino Pio venne nominato questore dall'imperatore. 

21) - concluse poi la sua attività politica come legatusproconsole d’Africa sotto Antonino Pio (142-143).
Non sappiamo quale fu la sua fine, se morì in Africa o tornò in patria, sappiamo che non coprì altre cariche dopo il suo ventunesimo compito assolto brillantemente.


BIBLIO

- A. Bouché-Leclercq - Manuel des institutions romaines - Paris - 1886 -
- Renato Del Ponte - La religione dei Romani - Milano - Rusconi - 1992 -
- Svetonio - Vite dei Cesari - ed. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) - Milano - 1982 -
- Stephen Dando-Collins -  Legions of Rome: The Definitive History of Every Imperial Roman Legion - Quercus - London - 2010 -
- Eugenio La Rocca - Hispania romana. Da terra di conquista a provincia dell'impero - Mondadori Electa - Milano 1997 -
- Anthony Birley - The Fasti of Roman Britain - Oxford: - Clarendon Press - 1981 -

AQUAELICIUM - RITO DELLA PIOGGIA ROMANO

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MIRACOLO DELLA PIOGGIA - COLONNA TRAIANA
Nella disciplina augurale degli Etruschi, che i Romani seguirono in gran parte, vi era un rito consistente nel far ruzzolare (verrere) una o più pietre (petrae manales), in tempo di siccità, per ottenere la pioggia.
Questa pratica venne copiata dai romani che del resto attinsero molto dalla religione etrusca, dapprima come rituale privato, infine come rito pubblico fatto officiare dallo stato. Dunque si trattava del "Rito della pioggia", ovvero un rito per ottenere la pioggia, celebrato nell'antica Roma dai pontefici e dai magistrati in tenuta dimessa (espiatoria) con i littori a fasci rovesciati.



LA TOGA

Tito Livio e Floro raccontano che la toga pretesta (in latino toga praetexta) fu importata a Roma come usanza dei vicini Etruschi al tempo di Tarquinio Prisco. Era una toga bordata di rosso che veniva indossata da tutti i più alti magistrati.

«A me non dispiace la teoria di quelli che sostengono che [l'uso dei dodici littori siano stati] importati dalla vicina Etruria (da dove furono introdotte la sella curule e la toga pretesta) tanto questa tipologia di subalterni, quanto il loro stesso numero. Essi credono che ciò fosse così per gli Etruschi poiché, una volta eletto il re dall'insieme dei dodici popoli, ciascuno di essi forniva un littore.»

La tenuta dimessa consisteva nel togliere la toga, oppure secondo altri, di indossare una toga senza porpora, e inoltre non potevano indossare anelli o altro di prezioso. Noi siamo propensi a pensare che proprio si togliessero la toga, poichè di per sè questo indumento era dei cittadini romani maschi e liberi, in quanto nè le donne nè gli stranieri nè gli schiavi potevano indossarla. L'uso era di far ruzzolare, in processione, una pietra cilindrica (detta lapis manalis) dal tempio di Marte fuori Porta Capena fino al Campidoglio.

Il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, si apriva il mundus ("mundus patet", ovvero il mondo è aperto), mettendo così in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti. L'apertura del "mundus" stabiliva una comunicazione fra i tre mondi (celeste, terreno ed infero), nel luogo stesso dove questi si congiungevano.

Sul comitium sorgeva e sorge ancora a Roma l'Umbelicus Mundi, un edificio di forma un po' conica realizzato in mattoni e all'epoca ricoperto di marmi, al cui interno giaceva una fossa tonda, chiamata Mundus Cereris, che veniva chiusa da una pietra, detta Lapis Manalis (da alcuni Petra Manalis).

La pietra che chiudeva l'accesso al mondo sotterraneo dei morti, regno di Plutone e Proserpina, era detta "lapis manalis" perché da lì passavano i Mani, ovvero le anime dei morti che proteggevano i vivi. Festo chiamò "Ostium Orci" la porta per l 'Ade, ma in realtà era chiamata da tutti "lapis Manalis".

Ma Festo sostiene che la pietra manalis che si usa per il rito della pioggia è un'altra pietra: la prima si chiamerebbe manalis perchè in rapporto con gli Dei Manes, memtre la seconda sarebbe derivata dal verbo Manare, cioè "fluire", ma in questo caso, viene da osservare, si sarebbe chiamata manaris e non manalis.

PORTA DI PIETRA NELL'ANTICA TURCHIA
Ora ambedue le pietre avevano lo stesso nome, e ambedue erano tonde. Infatti la porta del mundus essendo di pietra doveva essere a forma circolare come nell'uso antichissimo di certe abitazioni arcaiche, scavate nella roccia, che si facevano scivolare dall'esterno o dall'interno dell'abitazione. In genere tale pietra era a forma di cerchio con un buco al centro dove si inseriva un perno che facilitava il suo spostamento.

Questa pietra circolare veniva sorretta al centro da un bastone tenuto dai due lati da più persone che la facevano scorrere per le vie della città fino al punto desiderato, ovvero sotto al tempio, dopodiché era issata a spalla nell'interno del tempio.

Ora per il rito della pioggia la pietra si dice fosse cilindrica, in effetti anche questa porta in foto è cilindrica, anche se con un'altezza modesta rispetto al diametro, ma se fosse stata una qualsiasi pietra di peso scarso l'avrebbero trasportata e non fatta rotolare. Cioè si fa rotolare una pietra tonda che è troppo pesante da portare a mano o da trasportare, e la porta del Mundus lo era.

Questa pratica etrusca entrò nella religione dello stato, sotto forma di una processione (pompa), presieduta dai pontefici. "L'atto più importante di tale cerimonia, che si diceva aquaelicium, era il trasporto della pietra sacra, di forma cilindrica, ordinariamente deposta nel tempio di Marte, rappresentante le forze vegetative della terra. Nel giorno prefisso la pietra sacra veniva recata solennemente in città, fino al tempio di Giove Capitolino". 

In effetti sta scritto che la pietra fosse deposta nel tempio di Marte, rappresentante delle forze vegetative della Terra. Ora il Mundus era detto anche Mundus Cereris, e il mondo di Cerere era un pozzo, perchè il seme nascosto nel buio della terra sembrava morto ma era invece preludio alla vita della spiga di grano, senza dimenticare che l'antico Marte era Marvor, Dio della vegetazione dei giardini e dei campi.

Il mundus Cereris era il mondo dei morti generatore di vita, insomma il Mito dell'Eterno Ritorno. La spiga tagliata lasciava il seme che nel grembo della terra germinava a nuova vita, pertanto il Mundus era pertinente ai morti ma pure alla vita, che in questo caso era rappresentata dalla pioggia portatrice di vita. Il rito aveva pertanto una porta simile per il Mundus e per il Tempio di Marte che stava vicino alla Porta Capena.

Festo sostiene che le pietre sacre sono due e che avessero lo stesso nome, in effetti doveva essere così perchè una copriva il Mundus e una giaceva nel tempio di Marte, ma l'origine delle due pietre doveva essere identica. Una aveva coperto la fossa del Mundus nell'edificio dell'Ombelicus Mundi, era stata quindi portata al tempio di Marte e sostituita con una pietra identica, onde evitare che la fossa rimanesse scoperta e i mani circolassero per l'Urbe.

UMBELICUS URBIS
La matronae romane che prendevano parte alla cerimonia, una partecipazione del tutto volontaria a cui aderivano spesso donne aristocratiche (che in ogni caso mettevano in buona luce se stesse e la loro casata) giunte al clivo Capitolino, scioglievano le loro chiome e si denudavano i piedi, e infatti  la processione veniva chiamata: Nudipedalia, e così scalze salivano alla sommità del colle recitando preghiere a Giove, perché concedesse la pioggia. 

Si trattava di una cerimonia espiatoria in quanto si riteneva che la siccità dipendesse dalla collera degli Dei per qualche azione umana riprovevole nei loro confronti, magari solo un rituale svolto male o una mancanza di premure verso una divinità. La religione romana non toccava le colpe degli uomini tra loro ma solo le colpe degli uomini verso gli Dei, ovvero le loro mancanze.

La cerimonia prevedeva poi l'immolazione di una vittima, in genere una giovenca, dopo averla ornata di nastri e fiori. Quindi si versava acqua pura sulla pietra manalis nel senso augurale della pioggia e la pietra rimaneva esposta al tempio capitolino fino alla prima pioggia, dopodichè veniva riportata al tempio di Marte.



LA VERSIONE CATTOLICA

Il rito è ancora seguito dalla Chiesa Cattolica:
"Per oltre mille anni la Chiesa due volte all’anno, prima di Pasqua e al tempo dell’ Ascensione, ha sempre celebrato nelle campagne le Rogazioni, cioè delle liturgie che si svolgevano all’aperto, con processioni, Messe e con invocazioni a Dio e tutti i santi perché scendesse la benedizione sulla terra, perché tutti i frutti venissero salvati con l’arrivo della pioggia, al momento opportuno, e del sole, quando era necessario".

(Vittorio Messori giornalista cattolico)

A Guardia Sanframondi, nel Sannio, "Ogni 7 anni la Madonna esce dalla chiesa dinanzi alla quale centinaia e centinaia di persone aprono una pettorina e si percuotono con delle spille, con un 'cardo', un sughero nel quale sono stati conficcati o pezzetti di vetro o spilli". I battenti accompagnano con il sangue versato tutto l'itinerario della processione. Il fedele che si batte offre alla Madonna il bene più prezioso che ha, cioè la propria vita, e la vita è possibile finché pulsa il sangue nelle vene.

Analogamente nel Venerdì Santo, in occasione della processione del Cristo Morto, con i rituali di autoflagellazione in Calabria. "A Nocera Terinese, per esempio, nel Lametino, o a Verbicaro, in provincia di Cosenza le persone si percuotono a lungo le gambe e le cosce con questo 'cardo' dinanzi alla statua della Madonna per chiedere la pioggia e la protezione."

Questo dimostra come nei secoli vi sia stato un decadimento della cultura romana, perchè un rito del genere gli antichi romani l'avrebbero giudicato "barbaro" e pertanto proibito.

CATACOMBE DI S. CALLISTO

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CATACOMBE DI SAN CALLISTO
L'etimologia della parola latina "catacumba", da cui in italiano "catacomba", è incerta; oggi si predilige la sua derivazione greca di "cata""cumba", cioè presso una grotta. Le catacombe furono usate da vari popoli fenici, etruschi ed ebrei usavano seppellire i loro morti in camere sotterranee.

Ma soprattutto ne fecero uso i pagani, delle cui tombe tuttavia quasi nulla è rimasto perchè con l'avvento del cristianesimo vennero svuotate le tombe pagane per sostituirle con quelle cristiane. I cristiani, al contrario dei pagani che in parte inumavano e in parte cremavano i morti, seguirono la pratica inumativa per la fede nella resurrezione dei corpi. 

C'era infatti la credenza che sebbene in ambedue i midi di seppellimento i corpi fossero destinati a scomparire, la resurrezione dei morti potesse effettuarsi solo se il corpo non fosse stato bruciato. Ancora oggi non è previsto dalla liturgia della Chiesa un funerale alla presenza delle ceneri racchiuse in un'urna.

CRIPTA DI SAN CORNELIO ALLE CATACOMBE DI SAN CALLISTO

LE ORIGINI

Le catacombe di S. Callisto, che si estendono per circa 20 km di gallerie, distribuite su quattro livelli, ebbero il primo nucleo delle sepolture risalenti alla metà del II secolo, del tutto pagane, situate in un'area di proprietà, secondo l'archeologo G.B.De Rossi, della famiglia dei "Caecili", dopo il rinvenimento dei numerosi frammenti di sarcofagi nei quali ricorreva frequentemente il nome della famiglia. 

La familia in questione faceva parte della gens Caecilia, un'antichissima famiglia romana plebea ma importante e ricca. I membri di questa gens vennero citati nella storia fin dal V secolo a.c., ma il primo dei Caecilia ad ottenere il titolo di console fu Lucio Cecilio Metello Denter, nel 284 a.c.

Le sepolture vennero trovate frammentate per l'abitudine cristiana di demolire i cimiteri pagani onde sostituirli con quelli cristiani. Se invece si rinvenivano tombe cristiane spesso venivano aperte per traslarne i corpi (evidentemente miracolosamente intatti) per farne delle reliquie distribuendoli nelle chiese alla devozione dei fedeli. Era un addetto del Vaticano a stabilire su sua ispirazione chi mosse morto martire e chi no.

DIPINTI PAGANI DELLA CATACOMBA

G. B. DE ROSSI

Giovan Battista De Rossi, appassionato fin da giovanissimo di archeologia, venne fatto santo dalla Chiesa cattolica. Fin dal 1842 in compagnia del padre gesuita Giuseppe Marchi (notevolissimo archeologo) aveva cominciato a visitare le catacombe romane e nel 1850 riuscì a scoprire le catacombe di San Callisto, presso la via Appia Antica, insieme con Alexandre Panon de Richmont. 

Responsabile della costituzione del "Museo cristiano lateranense", oggi parte dei Musei Vaticani, nel 1854 collaborò con Wilhelm Henzen e Theodor Mommsen alla compilazione del Corpus Inscriptionum Latinarum.

Dopo l'acquisto del terreno, deciso da papa Pio IX, G.B.De Rossi iniziò gli scavi e, nel giro di pochi anni, arrivò a scoperte entusiasmanti: nel 1849 il ritrovamento di una lastra spezzata gli consentì di risalire alla tomba di papa Cornelio, che venne alla luce nel 1852, mentre nel 1854 ritrovò la "Cripta dei papi" e l'annesso "cubicolo di S.Cecilia".


SAN CALLISTO

Quasi tutte le notizie di questo santo si devono a sant'Ippolito, che qualcuno pensa troppo malevolo rispetto alla figura del santo. Strano a dirsi perchè anche colui che scrive, Ippolito, è santo, però fu antipapa per cui qualche "santa" ragione di adombrare un compagno di fede avrebbe potuto averla. 

DIPINTO CRISTIANO DELLA CATACOMBA
Inoltre per quante ne facesse il santo doveva avere un certo charme sulla gente perchè, nonostante il comportamento poco cristiano, se la cavò sempre egregiamente. Alla fine gli venne pure intestata la catacomba, pur non essendo nè martire nè cristiano esemplare. 

Comunque secondo lo scrittore San Callisto sarebbe stato schiavo di Carpoforo un cristiano della famiglia imperiale. Costui affidò grandi somme di denaro a Callisto, che creò una banca in cui orfani e vedove potevano portare i loro soldi. Callisto, però, perse tutto e scappò. . Fuggì, venne ripreso e condannato alla macina. Tuttavia venne graziato ma poco dopo provocò dei disordini in una sinagoga, finendo per essere condannato alle miniere in Sardegna nel 186-189 circa.

Venne liberato dopo il 190-192 e da liberto aprì un banco (di prestiti, ma con quali soldi?) nella III regio di Roma, popolata quasi esclusivamente da cristiani, che fallì travolta dalla crisi inflazionistica del II secolo. 

Venne nominato diacono (un servizio amministrativo e assistenziale subordinato al vescovo) da Zefirino (15º vescovo di Roma e Papa dal 199 alla sua morte, della Chiesa cattolica, che lo venera come santo), che gli affidò la direzione di un cimitero sulla via Appia (appunto le catacombe di San Callisto).

CUBICOLO DEI CINQUE SANTI
Callisto ebbe grande influenza sull'ignorante, analfabeta ed avido Zefirino, ma non si capisce come se ne potè parlare così male visto che anche lui fu fatto santo. Comunque secondo la tradizione, l'imperatore Alessandro Severo, benevolente coi cristiani, addirittura gli tributò onori divini.

Anzi l'imperatore avrebbe conservato la sua immagine in un piccolo tempio nel suo palazzo e avrebbe ordinato la costruzione di un tempio per il Dio dei cristiani, causando l'indignazione dei pagani. In assenza dell'imperatore, egli poté essere catturato, percosso con verghe e defenestrato con un sasso legato al collo, ma poichè come tutti i santi era lento a morire venne infine annegato in un pozzo.

PITTURA PAGANA

CRIPTA DI LUCINA

Da questo primo nucleo, conosciuto con il nome di "Cripta di Lucina" e costituito da un cubicolo doppio ornato di pitture, si sviluppò la grande necropoli, una delle più vaste della Roma sotterranea. All'inizio del III secolo la proprietà dell'intera area vene acquisita dalla comunità cristiana e papa Zefirino (199-217) ne affidò l'amministrazione al primo dei suoi diaconi, Callisto.

Contrariamente all'uso di denominare una necropoli cristiana dal nome del martire o da quello del donatore o dal toponimo della località, le catacombe di S. Callisto presero il nome dal suo amministratore e custode. Divenuto papa nel 217, Callisto, martire della persecuzione di Alessandro Severo, fu sepolto, avendo subìto il martirio in Trastevere, in un cimitero detto "di Calepodio" sulla "via Aurelia".

Nel V secolo le Catacombe di S.Callisto erano uno dei santuari più frequentati dai pellegrini, i quali percorrevano le buie gallerie secondo gli "itinera" obbligati creati da papa Damaso per celebrare il culto dei martiri e santi lì deposti.



In esse furono sepolti circa mezzo milioni di cristiani, tra cui decine di martiri e sedici pontefici. Prendono il nome dal diacono San Callisto che, all’inizio del III secolo, fu preposto da Papa Zeffirino all'amministrazione del cimitero.

Esse riguardano un'area di ben 30 ettari compresa tra la via Appia Antica, la via Ardeatina e la via delle Sette Chiese, a Roma, che ospita diverse aree funerarie e catacombali. Le gallerie, che ospitano più di cinquanta martiri e sedici pontefici, occupano circa quindici ettari e raggiungono una lunghezza di quasi 20 km.

I sepolcri cristiani più antichi sono le cripte di Lucina e la regione detta dei Papi e di Santa Cecilia, dove si conservano tra l'altro le cripte dei Papi e di Santa Cecilia, e i cubicoli dei Sacramenti; le altre regioni sono denominate di San Gaio e di Sant'Eusebio e risalgono alla fine del III secolo, mentre la zona catacombale Occidentale, della prima metà del IV secolo, e la Liberiana, della seconda metà del IV secolo, sono del tutto sotterranee.

RICOSTRUZ. DELLA CRIPTA DEI PAPI

CRIPTA DEI PAPI

Una scala moderna, che ha sostituito quella originale di papa Damaso I (305 - 384), conduce alla regione dei Papi con l'omonima cripta, dove furono sepolti nove pontefici e, si presume, anche otto esponenti della gerarchia ecclesiastica: lungo le pareti sono le iscrizioni originali in greco dei pontefici Ponziano (... - 235), Antero (... - 236), Fabiano (...250), Lucio I (... - 254) e Eutichiano (228 - 283). 

Nella parete di fondo fu deposto anche papa Sisto II (... - 258), ucciso durante la persecuzione di Valeriano. Valeriano emanò due editti, nel 257 e nel 258, che prevedevano la confisca dei terreni religiosi e la condanna non dei fedeli del Cristianesimo, ma della sua gerarchia ecclesiastica, anche perchè detentrice di molte ricchezze.

Tra le vittime vi furono infatti papa Stefano I (... - 257), papa Sisto II, il vescovo di Cartagine Cipriano di Cartagine (210 - 258), Dionisio di Alessandria (190 - 265, strano perchè le persecuzioni finirono con Valeriano), san Lorenzo martire (225 - 258). 

A questi l'agiografia cristiana aggiunge martirii dubbi o impossibili, come quelli di papa Lucio I (... - 254), (secondo il Liber Pontificalis questo papa fu decapitato sotto Valeriano, ma le persecuzioni di Valeriano iniziarono più tardi del marzo 254), Novaziano (tuttavia antipapa 220 - 258), Rufina e Seconda, Gervasio e Protasio, Colomba di Sens, Rustico, Mercurio di Cesarea.

Dal Martirologio Romano del venerabile Pio XII (1876 - 1958)
«14 ottobre - A Roma, sulla via Aurelia, il natale del beato Callisto primo, Papa e Martire, il quale per ordine dell'Imperatore Alessandro, dopo essere stato lungamente tormentato nel carcere colla fame, ed ogni giorno percosso con bastoni, finalmente fu precipitato da una finestra della casa in cui era custodito, e sommerso in un pozzo, e così meritò il trionfo della vittoria

Ma Alessandro Severo (222-235) non perseguitò mai i cristiani, anzi ne liberò il culto e ne fece scrivere su edifici pubblici massime morali cristiane come: “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Nè mai ci furono rivolte pagane contro i cristiani a Roma.

SANTA CECILIA

SANTA CECILIA

Nelle Catacombe di San Callisto venne rinvenuto, nel IX secolo, il corpo di santa Cecilia, avvolto in una trapunta d'oro e miracolosamente intatto, come vuole la tradizione. Oggi nella nicchia c'è la copia della famosa statua di Stefano Maderno, nella stessa posizione, si dice, in cui fu trovata la Santa.

Cecilia era di nobile famiglia romana e, scoperta cristiana, fu decapitata, tuttavia visse ancora tre giorni e, parlando ai fedeli che venivano a visitarla, fra i quali Urbano vescovo, chiese di costruire una chiesa sulla sua casa in Trastevere.

BATAVI - VELEDA (Nemici di Roma)

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Veleda o Velleda (latino Veleda-ae;) era una vǫlva (sciamana) dei Bructeri, una tribù germanica che, tra il 100 a.c. e il I secolo d.c., si erano stanziati nella Germania Magna nord-occidentale, tra i fiumi Lippe ed Ems, a sud della foresta di Teutoburgo, (oggi Renania Settentrionale-Vestfalia).

La parola Veleda sembrerebbe una traduzione latina della parola celtica Veleta, "profetessa", ma nella sua regione non si parlavano lingue celtiche. Forse il termine indicava un potere di divinazione. La Veleda storica predisse i successi dei Bataviani quando si ribellarono all'impero romano (69). Non sappiamo però se abbia solo profetizzato o incitato attivamente la ribellione.
Comunque fu Valeda che ispirò la rivolta batava, guidata contro l'impero romano da Giulio Civile, principe batavo romanizzato (69/70 d.c.), predicendogli le vittorie che poi effettivamente conseguì sui romani. È certo che Veleda avesse una grande autorità.

Ad esempio, è noto che gli abitanti della città romana di Colonia accettarono il suo arbitrato in un conflitto con i Tencteri, una tribù della Germania "libera". I talenti di Veleda non erano limitati al soprannaturale. Prese molto sul serio il ruolo di leader di un governo ribelle a fianco di Civilis, per arbitrare un conflitto tra la tribù Tencteri e l'insediamento romano di Colonia, che divenne l'attuale Colonia.

In effetti, secondo Tacito, il popolo di Colonia ha specificamente richiesto Veleda come uno dei negoziatori, insieme a Civilis. Nelle sue negoziazioni, Veleda ha contribuito a consolidare l'alleanza di Civilis con Colonia.

IN ROSSO IL TERRITORIO DEI BATAVI

IL PROBLEMA GERMANO

Il problema germano, rimandato da Giulio Cesare per poi riprenderlo nella guerra che stava preparando quando la partenza venne interrotta dal suo omicidio, aveva trovato un infausto e tragico epilogo nella battaglia di Teutoburgo. Se da un lato, il generale romano Germanico aveva vendicato l'offesa e ottenuto gloria militare sul Reno per sè e per Roma, dall'altro lato, i tedeschi avevano massacrato oltre il 10 percento dell'intero esercito romano nella battaglia della foresta di Teutoburgo.

I germani dovevano capire che Roma non dimentica, ma l'area allora conosciuta come "Germania" si era rivelata una spina nel fianco per gli imperatori giulio-claudi. Tra il 69 e il 70 scoppiò la rivolta batava nella provincia romana della Germania inferiore, guidats da Gaio Giulio Civile. I ribelli riuscirono a distruggere quattro legioni, infliggendo sconfitte umilianti all'esercito romano.

VELEDA NEL GIARDINO DEL LUSSEMBURGO
Tacito, che iniziò a raccontare la storia romana circa 30 anni dopo la rivolta dei Batavi, descrisse Veleda come "una fanciulla della tribù dei Bructeri, che possedeva un vasto dominio" e Giulio Civile le riconobbe un alto potere tenendo moltissimo al suo consenso, tanto che nel marzo dell'anno 70, quando i successi previsti da Veleda si avverarono e Julius Civilis catturò la base legionaria di Xanten, costui spedì immediatamente a Veleda il comandante della guarnigione romana, Munius Lupercus, come suo prigioniero.

Ma Munius Lupercus non divenne mai il suo schiavo perchè morì non si sa come mentre si recava a Veleda. Comunque alcuni mesi dopo, i Bataviani catturarono l'ammiraglia della marina romana, che rimorchiarono lungo il fiume Lippe per presentarlo come dono alla profetessa, che viveva in una grande torre vicino al fiume. Inviando preziosi ostaggi e doni a Veleda, Civilis mostrò quanto la valorizzava e la rispettava come alleata. 

Come divinità sulla terra, Veleda rifiutava di ricevere direttamente i suoi supplicanti. Tacito specificò che: “Per ispirarli con più rispetto, gli fu impedito di vederla. Abitava in una torre alta e uno dei suoi parenti, scelto allo scopo, trasmetteva, come il messaggero di una divinità, le domande e le risposte."

Nella "De Origine et situ Germanorum", Tacito scrive che Velleda «esercitava una vasta autorità, secondo un'antica testimonianza germanica per cui s'attribuiscono a molte donne il dono della profezia e qualità divine». 

In esse, infatti, i Germani vedevano qualcosa di sacro che le rendeva depositarie della saggezza e veritiere mediatrici del sacro. E ancora: «Abbiamo visto noi romani, al tempo del divo Vespasiano, Velleda esser considerata da molti come un dio».

Ma una grossa mano ai romani gli avevano dato antecedentemente le discordie tra le varie tribù:
Tacito racconta che Camavi (della riva settentrionale del basso Reno) ed Angrivari (della regione denominata Angria, all'incirca attuale Vestfaliain alleanza con altre popolazioni vicine, emigrarono nei territori dei Bructeri, dopo averli cacciati e totalmente annientati, per cui lo scrittore latino ringrazia gli emigranti di aver così potuto «offrire diletto allo sguardo romano», senza che Roma dovesse intervenire. Dei Bructeri caddero più di 60.000.


VELEDA CONTRO I ROMANI
«Suvvia preghiamo che rimanga e si conservi tra i popoli stranieri, se non l'amore verso di noialmeno l'odio tra loro, poiché niente risulta di più prezioso che la fortuna possa procurarci, se non la discordia dei nostri nemici tra loro
(Tacito, De origine et situ Germanorum, XXXIII, 3.) 

Tacito : "Veleda era una donna non sposata che godeva di una grande influenza sulla tribù dei Bructeri. I tedeschi tradizionalmente considerano molti del sesso femminile come profetici e, in effetti, per eccesso di superstizione, come divini. Questo è stato un caso emblematico. Il prestigio di Veleda era elevato, poiché aveva predetto i successi tedeschi e lo sterminio delle legioni."

"Credono persino" spiega ancora Tacito  "che il sesso femminile abbia una certa santità e prescienza, e non disprezzano i loro consigli, né fanno luce sulle loro risposte. Ai tempi di Vespasiano abbiamo visto Veleda, a lungo considerata da molti come una divinità. Anche in passato veneravano Aurinia e molte altre donne, ma non con lusinghe servili o con falsa deificazione."

Ma i Batavi, che erano scoppiati in rivolta quando Vespasiano non aveva ancora preso saldamente il potere e avevano vinto quattro legioni romane, dovettero poi arrendersi al generale Quinto Petillio Cereale.

Questi, a capo di un forte esercito costituito dalle legioni VIII Augusta, XI Claudia, XIII Gemina, XXI Rapax e II Adiutrix, attraversò le Alpi, approfittando della mancata guardia dei valichi del Grande e Piccolo San Bernardo e del Monginevro da parte del rivoltoso Giulio Tutore che pur avendo tradito i romani mancò ai suoi compiti verso i rivoltosi. 

Ulteriori rinforzi vennero dalla Britannia, con il distaccamento della XIIII Gemina, e dalla Hispania, con l'arrivo della I Adiutrix e della VI Victrix. Dopo la stipula della pace la situazione tornò normale, ma i Romani mantennero una legione stabilmente in zona.



I VERSIONE

Nel 70 d.c. i ribelli firmarono la pace coi Romani, ottenendo l'amnistia e l'esenzione dai tributi in cambio della fornitura di truppe alleate. Ma Velleda fu catturata e portata in trionfo da Domiziano, morendo poi in prigionia.



II VERSIONE

Dopo la soppressione della rivolta batava, i romani catturarono Veleda (o le offrirono asilo). Questo è successo nel 77. Si dice che abbia servito gli interessi romani negoziando con tedeschi ostili. Non si sa a quale episodio si riferiscano, ma si può notare che nell'83 o nell'84 i romani costrinsero i Bructeri ad accettare un nuovo re filo-romano. Forse la costruzione del forte romano di Kneblinghausen, nel paese Bructerian, ha qualcosa a che fare con esso.



III VERSIONE
Un epigramma greco trovato ad Ardea, ovvero a pochi chilometri a sud di Roma, ridicolizza i talenti profetici di Veleda. È stato detto che ciò suggerisce che Ardea fosse il suo luogo di detenzione. Ma questa è solo una supposizione.



IV VERSIONE

Nel 1926, nel Foro di Ardea (Rm), nei pressi di uno dei templi, fu rinvenuta un'epigrafe, che cita Veleda come condannata a servire nel tempio. Il reperto, studiato da Margherita Guarducci "Veleda" e "Nuove osservazioni sull'epigrafe ardeatina di Veleda" (Rend. Pont. Acc. Arch. XXI, 1945/6 e XXIV-XXVI 1949/51) e da P. Mingazzini "Un altro tentativo d'interpretazione dell'iscrizione di Veleda" (Bull. Comm. Arch. Comunale Roma, 1953/54, v.74) è stato datato alla seconda metà del I secolo d.c.
Questo epilogo non è da escludere perchè i romani avevano un forte senso del business. Se è vero che Veleda avesse delle qualità profetiche o divinatorie, perchè non impiegarle al servizio di un tempio romano i cui proventi andassero, se non a Roma, alla città di Ardea?
VELEDA

ARDEA
"L'area sacra (di Ardea) annovera ben 4 templi e due are, ma ben poche le informazioni relative alle divinità oggetto di culto, con eccezione per il sacello di Esculapio. Si presume che il tempio denominato A, il primo ad essere rinvenuto, fosse dedicato ad una divinità connessa con il cielo notturno, una delle ipotesi è Veiove, per via della stele con incisa una lettera V trovata al di sotto della cella.

Ed infine il tempio B, il più grande, sorto inglobando nella sua parte più sacra un precedente e più antico tempio, di cui ancora si conosce ben poco. Le fonti antiche parlano del grande santuario di Venere e del culto di Inuo, figlio della Dea, probabilmente i due templi principali erano proprio dedicati a queste due divinità, connesse con la fertilità, l'acqua, il sole e la luna".

Ora il tempio più grande e più antico, che ne ha inglobato un altro molto arcaico dovrebbe essere senz'altro il celebre Aphrodisiacum, il tempio di Afrodite e di suo figlio Iuno, risalente al VII secolo a.c., tanto importante da essere ancora attivo nel III secolo d.c., con un imponente afflusso di fedeli provenienti da ogni luogo.

Si può ben capire che Veleda potesse fare da oracolo ad un tempio così importante e largamente visitato, cosa che avrebbe portato grandi introiti alla classe sacerdotale e pure amministrativa. Di certo i romani non avevano bisogno di "camilli" (aiutanti sacerdoti) o di sacerdotesse che sostituissero le romane, ma di certo non era facile trovare una simile e famosa vaticinante.

Ora il tempio di Venus poteva offrire lavoro o come ierodula (sacra prostituta), che però all'epoca di Veleda era già stata messa in disuso dalle leggi, che avveniva spesso nei templi di Venere ma non dove, ed era cosa eccezionale, Venere aveva un figlio, che contrariamente a tutte le tradizioni era figlio anche di Giove.

Pertanto l'unico lavoro che Veleda poteva compiere ne tempio era quello di indovina, che bene si addiceva a una Dea delle profondità (come Dea del mare). Sperimentato dunque a proprie spese che Veleda sapeva vaticinare, non suona strano che i romani le risparmiassero la vita a patto che facesse l'indovina, ovvero la vaticinante nei loro templi, dove la prestazione era profumatamente pagata, data inoltre la fama di Veleda.

Che poi sia stata ridicolizzata in una ulteriore epigrafe si può capire, era straniera e aveva fatto uccidere, coi suoi vaticini, molti romani, illudendo i Batavi di poter vincere in eterno.

LE MONETE ROMANE

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AES SIGNATUM

L'INIZIO

All'inizio, come in diverse parti del mondo a Roma si facevano transazioni commerciali attraverso il baratto, ma pure pagando con le pecore, molto in uso tra i pastori romani (non a caso il termine "pecunia" viene da "pecus" pecora, anche se alcuni lo negano) e pure con i metalli.

Pecunia infatti è il nome più antico della moneta perchè nei tempi arcaici dell'età pastorale si usava esprimere il valore delle cose confrontandolo a quello delle pecore, che fungevano anche da mezzo di pagamento attraverso il baratto, il termine passò poi ad indicare la successiva moneta metallica.

Soldo è un nome antico ma più recente derivante da una prestigiosa moneta aurea, il Solidum, che da Costantino, nell'anno 312 fu posta alla base del sistema monetario romano; successivamente il nome si deformò prima in Solido e poi in Soldo.

Questa moneta dominò la grande economia fino alla caduta dell'impero e si protrasse nella monetazione bizantina e barbarica. Con i Soldi si pagarono i militari che perciò vennero detti assoldati e in seguito soldati.

AES RUDE

AES RUDE   

Dalla fondazione di Roma (21 aprile 753 a.c.) a tutto il periodo monarchico (753-509 a.c.) e parte del periodo repubblicano, fino al III secolo a.c., il commercio non si basava sull'uso della moneta, ma su una specie di baratto o di pseudo monetazione per cui il mezzo di scambio erano gli scarti di lavorazione di bronzo (aes rude), in base al valore del metallo e quindi del suo peso.

Questa lingotti irregolari e privi di qualsiasi segno di riconoscimento, visto il loro considerevole peso, avevano più funzione di tesaurizzazione che di un uso commerciale giornaliero. La forma più usata era il baratto, farina in cambio di uova, di legna in cambio di pellicce, oppure per le spese più consistenti un pezzo di bronzo tagliato e pesato.
AES SIGNATUM

AES SIGNATUM

 Plinio:
 "Il re Servio Tullio per primo impresse il rame (aes signum). Prima, come racconta Timeo, era in uso il rame grezzo. Il sigillo impresso rappresentava una pecora, ecco perché la moneta venne chiamata pecunia. L’argento fu coniato come moneta nell’anno 485 a. u. c. (286 a,c.) sotto il consolato di Quinto Ogulnio e Caio Fabio, cinque anni prima della I guerra punica. 
E si stabilì che:
- un Denario valesse dieci libbre di bronzo, 
- il quinario cinque, 
- il Sesterzio un dupondio e un semisse. 
Il crimine successivo fu di colui che per primo coniò moneta d’oro, anche questo crimine è rimasto occulto perché ne è incerto l’autore. Il popolo romano non si servì dell’argento monetato prima della sconfitta del Re Pirro."

 - L'Aes signatum, (segnato), era una barretta (o lingotto) di bronzo fuso  con impresso un sigillo a garanzia del peso e del materiale, usato nell'Italia centrale prima dell'aes grave e dopo l'aes rude. Venne prodotto in età regia, nel IV sec. a.c. ed ebbe la scritta Romanom e il sistema monetario fu di bronzo e talvolta in argento. Quello propriamente romano era in bronzo, quello d'argento era romano-campano, di derivazione greca.

Il peso delle barre era tra i 1,150 e i 1,850 kg: circa 5 libbre romane e pertanto di 5 assi. Non avevano un valore facciale e quindi non avevano tipi fissi, ma valevano quanto pesavano e venivano tagliati in base alle necessità.

 Il sigillo fu prima un ramo senza foglie poi animali vari: un' aquila che tiene un fulmine tra gli artigli su un lato e un Pegaso in volo dall'altro; una spada e una guaina; lato esterno e lato interno di uno scudo; elefante e maiale. La datazione è del 275 a.c.  L'aes signatum venne soppiantato dall'aes grave.

Con la riduzione del peso della moneta, le monete di bronzo, durante la Repubblica romana, non furono solo fuse, ma battute con martelli vari, una specie di stampo su un rondello, cioè la coniazione.

AES GRAVE

AES GRAVE 

 - L’Aes Grave, introdotta nei primi tempi della Repubblica, spesso veniva fuso per ricavarne il bronzo, fin quando il suo valore nominale non superò il valore del metallo. Fiorì con la nascita dei commerci per mare intorno al 335 a.c., sotto i consoli Marco Valerio Corvo IV, e Marco Atilio Regolo Caleno.

L'aes grave  andò dal IV e III secolo a.c. emessa nell'Italia centrale da diverse popolazioni, il suo standard era il peso di una libra che poteva essere di 272, 327 o 341 grammi. Il termine che serviva ad indicare l'Aes era "Æ".

Le prime monete battute emesse da Roma furono alcuni didracmi d'argento e alcune monete frazionarie collegate sia in argento che in bronzo. Queste monete vengono indicate come romano-campane, in quanto furono molto probabilmente coniate, sullo stile di quelle greche, in Campania nel III secolo a.c., allo scopo di facilitare il commercio con le colonie greche del sud Italia.
MONETA EPOCA MONARCHICA (TITO TAZIO)

 ASSE

All'Aes Grave successe la moneta garantita dallo Stato: l'Asse (in latino as, assis), una moneta di bronzo (in seguito sostituito dal rame) in uso durante la Repubblica e pure durante l'Impero Romano.
Essa venne in uso durante il IV sec. a.c. come una grande moneta fusa di bronzo. Il termine as indicava un'unità di misura di peso, cioè 327 g. La moneta ebbe le sue frazioni e i suoi multipli.

Quando si passò dalla monetazione fusa alla monetazione a martello, prodotte da un dischetto liscio di metallo (un tondello) colpito da un martello per produrre l'immagine su entrambi i lati, ebbe valore costante, e funzionò per tutta la repubblica.

MONETA REPUBBLICANA (ATILIO NOMENTANO 141 A.C.)

LE IMMAGINI SULLE MONETE

Una grossa innovazione sulle monete fu portata da Giulio Cesare ponendovi il proprio ritratto, invece di quello dei propri antenati. L'esempio fu seguito anche nel periodo imperiale, con l'immagine del capo del governo utilizzata per rafforzare l'immagine dell'imperatore dello stato e delle sue regole.

Successivamente, l'immagine dell'imperatore venne associata a quella delle divinità. Nella campagna contro Pompeo, Cesare emise monete con anche immagini di Venere ed Enea, per propagandare una sua discendenza divina. Commodo addirittura proclamò il suo stato divino emettendo nel 192 una moneta che raffigurava sul dritto il suo busto coperto da una pelle di leone, e sul rovescio un'iscrizione lo proclamava reincarnazione di Ercole. 

Dal tempo di Augusto fino alla fine dell'impero, infatti, la rappresentazione di antenati venne sostituita da quella dei familiari e degli eredi dell'imperatore, rafforzando l'immagine pubblica di quelli che si voleva venissero considerati all'altezza dell'imperatore stesso e quindi legittimi successori al trono



MONETAZIONE IMPERATORIALE

Negli ultimi anni della Repubblica romana, poco prima della nascita del principato, in un periodo dilaniato dalle guerre civili, le monete venivano emesse a nome dei generali che si combattevano tra loro in virtù del loro imperium.

Questo tipo di monetazione venne detto Imperatoriale. Dette monete vennero emesse da Pompeo, Giulio Cesare, Bruto, Cassio, Labieno, Sesto Pompeo, Lepido, Marco Antonio ed Ottaviano da soli o assieme tra loro o con altre persone. Spesso dette monete avevano alti contenuti propagandistici.

DENARIO DI AUGUSTO

RIFORMA DI AUGUSTO

Con la riforma monetaria di Augusto nel 23 a.c.,
- l'asse fu battuta su rame puro rosso
- il sesterzio (4 assi) e il dupondio (2 assi) su una lega color oro detta oricalco (lega di rame e zinco).
Sul dritto era riportato il ritratto dell'Imperatore. Mentre il diritto di coniazione delle monete in argento era riservato al Princeps, l'asse e le altre monete di bronzo venivano coniate su deliberazione del Senato indicato al rovescio con le lettere 'SC', Senatus consultum (delibera del senato).
- L'asse venne prodotta fino al III sec., la moneta di valore più basso prodotta con regolarità durante l'Impero Romano
- i semissi e i quadranti erano meno frequenti e cessarono sotto Marco Aurelio.


Il calo del peso dell'asse

Nella II metà del III sec. a.c., il peso dell'asse diminuì a mezza libbra, ma non venne più presa come unità di misura la libbra latina di 273 g., bensì la libbra romana di 327 g che divenne l'unità di misura fissa.

Pertanto un asse pesava mezza libbra romana: 163,5 g, e i sottomultipli vennero adeguati a questo peso. In questa serie le monete sono fuse tranne il sestante e l'oncia che sono coniate. Pertanto:
Asse - 12 once - 163,5 g
Semisse - 1/2 asse - 121 g
Triente - 1/3 asse - 54,5 g
Quadrante - 1/4 asse - 40,8 g
Sestante - 1/6 asse - 27,25 g
Oncia - 1/12 asse - 13,6 g

Le sue frazioni:
- bes (2/3), - dodrante (3/4) - semisse (1/2), 136,5 g - quincuncia (5/12), - triente (1/3), 91 g - quadrante (1/4), 68,25 g - sestante (1/6), 45,5 g - oncia (1/12), 22,75 g - semioncia (1/24) 11, 37

I suoi multipli:
- dupondio (2), - tresse o tripondio (3), - quadrusse (4), - quinquesse (5), - decusse (10).


DODRANTE - Il Dodrante, forse derivato da quadrans con un de privativo, venne emesso insieme al Bes, ed era una moneta pari a tre quarti dell'asse (cioè 9 once). Venne emesso durante la repubblica romana, ma solo due volte: nel 127 a.c. da Marco Cecilio Metello, e l'anno dopo da Caio Cassio che emise anche il bes, pari a due terzi dell'asse, cioè otto once.

BES - Il Bes presenta al dritto la testa del Dio italico Libero volta a destra con una corona di vite, dietro il segno del valore: S ••. Al rovescio c'è la prua di nave tipica della monetazione romana in bronzo con l'indicazione: - del magistrato monetario Caius CASSI sopra, - ROMA sotto, e la stessa indicazione del valore davanti. Oltre al bes ed al dodrante, vennero emessi anche un denario ed un quadrante. Di quest'ultima moneta è noto un solo esemplare nella collezione capitolina. 

SEMISSE - Semisse (lat. semis semisses - la metà) una piccola moneta di bronzo che valeva la metà di un asse. Durante la Repubblica era distinto da un "S" o da 6 globuli (per 6 once). Aveva l'immagine del Dio Saturno sul dritto e della prora di nave sul rovescio. Inizialmente venne fusa, come tutti i bronzi romani repubblicani; venne invece battuta poco prima della II guerra punica (218-204 a.c.). La moneta è stata emessa raramente durante l'impero romano ed è cessata sotto Adriano (117-138 d.c.).

SEMISSE ORO Il semisse viene reintrodotto da Costantino I ma come moneta d'oro, del valore di mezzo solido (quindi 2,27 grammi).

TRAIANO

MONETE IN FUSIONE

Tutte le monete legate come unità di peso alla libbra vennero eseguite per fusione, colando il metallo fuso in matrici refrattarie (argilla cotta) coll'immagine al negativo, cioè scavata. La matrice era unica ma aveva incavi per varie monete con un canaletto comunicante molto sottile per cui il metallo scorreva in tutti gli incavi producendo più monete in una colata.

A prodotto freddato si staccavano le barrette sottili che univano le monete tra loro. Successivamente solo le monete maggiori vennero fuse, mentre le minori vennero coniate. Con la riforma di Augusto nel 23 a.c., l'Asse fu battuta su rame anziché su bronzo, mentre il Sesterzio (4 Assi) e il Dupondio (2 Assi) erano in lega di rame e zinco (oricalco).

Le principali monete divennero poi:
l'as - di rame,
il sestertius, il quinarius, il denarius, - d'argento;
l'aureus, - d'oro.

Con il passaggio alla monetazione al martello, l'asse diventò una moneta fiduciaria, il cui valore non era cioè più legato al contenuto in metallo. In origine l'as conteneva una libbra di rame, ma col tempo diminuì fino a 1/24 di libbra. L'as si divideva in 12 unciae, tanto che uncia significava in genere un dodicesimo. Il semis (mezzo asse) era la metà di questo as diviso in dodici parti.

ASSE I 272 gr.
SEMIS S 136 gr. 1/2
TRIENTE°°°° 90 gr. 1/4
QUADRANTE°°° 45 gr. 1/6
SESTANTE°° 22 gr. 1/12
ONCIA° 22 gr. 1/12
SEMIONCIA S 11 gr. 1/24

DUPONDIO II . 2 (assi)
TRESSIS III . 3
QUINCUSSIS V . 5
DECUSSIS X . 10

- Il semis era la metà dell'as diviso in dodici parti.
- Il sestertius conteneva 2 as e 1/2 ,
- il quinarius 5 as,
- il denarius 10 as.



IL DENARIO

La moneta d'argento che costituì la base dell'economia romana fu il denario, battuto per la prima volta a Roma intorno al 211 a.c., una piccola moneta d'argento del valore di 10 assi, come indicato dal segno X presente nelle prime emissioni e venne battuta durante la Seconda guerra punica. Le immagini dei primi denari consistevano di solito nel busto di Roma sul dritto e di una divinità alla guida di una biga o di una quadriga al rovescio.

I primi denari pesavano 4,55 g, 1/72 di libbra romana, e presentavano al dritto la testa di Roma elmata e al rovescio i Dioscuri a cavallo con legenda ROMA. Poi il peso fu abbassato a 3,9 g. Verso il 142 a.c. il suo valore fu posto a 16 assi e il simbolo da X divenne XVI, prima in esteso poi in monogramma.

I nuovi denari, dal peso di 3,9 g, presentano al dritto la testa di Roma, mentre al rovescio la lupa con Romolo e Remo lattanti; dietro un albero di fico, in esergo la legenda ROMA. Ad esempio i denari coniati da Marco Antonio durante la sua guerra con Ottaviano erano di diametro leggermente più piccolo e con un titolo considerevolmente inferiore: il dritto raffigurava una galea ed il nome di Antonio, mentre il rovescio presentava il nome della particolare legione per la quale la moneta era stata emessa.

Da notare che queste monete rimasero in circolazione per più di 200 anni a causa della carenza di metallo prezioso. Comunque il peso rimase pressoché invariato fino alla riforma di Nerone del 64 d.c., che lo abbassò a 3,4 g.

Sotto Marco Aurelio il peso fu portato a 2,36 g, e sotto Settimio Severo a 1,7 g. Dopo il 250 il suo peso era di 0,17 g, dopo di che Aureliano introdusse il nummo (equivalente a 5 denarii). Verso il 300 il cambio del denario con l'aureo era di 1.600 denari per un aureo, dopo di che sotto Costantino i denari non furono più coniati.



L'AUREO

La produzione di monete in oro (aureo) fu molto sporadica prima della conquista della Gallia (e delle sue miniere) da parte di Giulio Cesare. Le prime emissioni di aurei, ricalcando il sistema monetario greco per facilitare gli scambi con il sud dell'Italia e con l'Oriente, si ebbero nel 286 a.c. (con un peso per l'aureo di 6,81g) e nel 209 a.c. (con un peso di 3,41 g).

I primi aurei realmente romani vennero coniati nell'87 a.c. da parte di Silla (valore di 1/30 di libbra, 9,11 g), seguiti da emissioni nel 61 a.c. da parte di Pompeo (valore di 1/36 di libbra, 9,06 g), nel 48 a.c. da parte di Cesare (valore di 1/38 di libbra, 8,55 g) e nel 48 a.c., sempre da parte di Cesare (con un valore di 1/40 di libbra, 8,02 g).

ADRIANO

CALCOLO DEL DENARO

1) Nel calcolo del denaro l'unità era il sesterzio, detto anche nummus;

a) le unità, decine e centinaia sono scritte con sestertii ed il  numero cardinale:
quinque sestertii = 5 sesterzi;
viginti sestertii = 20 sesterzi;
ducenti sestertii = 200 sesterzi.

b) Mille sesterzi = mille sestertii, o mille sestertium.

c) Fino a 1.000.000 di sesterzi, le migliaia sono scritte:
(1) milia sestertium (gen. plur.),
(2) con sestertia: duo milia sestertium, or duo sestertia = 2,000 sesterzi;
quinque milia sestertium, o quinque sestertia = 5,000 sesterzi.

d) Per uno o più milioni di sesterzi: sestertium, col valore di 100,000 sesterzi si usa l'avverbio numerale, decies, vicies, etc.
decies sestertium = 1,000,000 (10 x 100,000) sesterzi;
vicies sestertium, 2,000,000 (20 x 100,000) sesterzi.
Per 1,000,000 di sesterzi "decies centena milia sestertium".
Le parole centena milia venivano omesse, per cui sestertium diventò un sostantivo declinabile.
2) Talvolta sestertium è omesso, e si lascia solo l'avverbio numerale: decies = 1,000,000 sesterces.
3) Il segno HS è spesso usato per sestertii, o per sestertia, o per sestertium:
decem HS = 10 sesterzi (HS = sestertii).
dena HS = l0,000 sesterzi (HS = sestertia).
decies HS = 1,000,000 sesterzi (HS = sestertium).

Il sestertius diventò la moneta più usata. Il termine deriva da semis-tertius = 2 1/2. Come aureus, denarius ecc., il nome era in origine un aggettivo che modificava la moneta.



MONETAZIONE PROVINCIALE

Nell'impero romano alcune città conservarono il diritto di emettere monete proprie. Queste monete erano servivano anzitutto ai commerci interni di una città o di un'area limitata. Di conseguenza le emissioni furono molto più limitate e meno regolari. Inoltre i tipi utilizzati riflettevano temi locali. Questa monetazione è stata preziosa avendo rivelato particolari della vita del mondo romano altrimenti poco conosciuti.



LE TRUFFE

Con la monetazione si diffusero falsari e truffe:
- monete in metallo prezioso con lega a basso titolo,
- quelle d'oro se strofinate macchiavano, segno che erano in lega;
-  monete di rame laminate d’oro o d’argento, si saggiavano coi denti per la durezza;
- le monete venivano limate per ridurne il peso, pertanto entrarono in uso monete col bordo dentellato.

MARCO AURELIO

IL VALORE DEL DENARO

- Al tempo di Augusto un uomo poteva appartenere agli equites (cavalieri) se possedeva una proprietà di almeno 400,000 sesterzi (100,000 denarii).
- Un senatore doveva possedere proprietà per 1,000,000 sesterzi (250,000 denarii).
- Un soldato semplice sotto Augusto e Tiberio (ca. 15 d.c.) guadagnava  10 assi al giorno o  900 sesterzi all'anno. Sotto Domiziano (ca. 85 d.c.) era aumentato solo a 1.200 sesterzi all'anno.
- I legionari pretoriani sotto Augusto ricevevano 2 denarii al giorno, o circa 730 all'anno.
- I centurioni ricevevano 3750 denarii all'anno sotto Augusto e 5000 sotto Domiziano.
- Un avvocato sotto Claudio (ca. 50 d.c.) poteva chiedere ai clienti sino a 10,000 sesterzi per la sua difesa.
- Giovenale (ca. 100 d.c.) si lamentava dei campioni del circo, che guadagnavano 100 volte quello che guadagnava un avvocato - da 15,000 a 60,000 sesterzi per una vittoria.
- Marziale, II metà I sec. d.c., raccontava dell'auriga Scorpus che vinse 15 borse d'oro in un'ora, e che uno schiavo, che costava 10.000 sesterzi, rideva dei padroni che potevano donare solo 100 quadrantes (6 1/4 sesterzi) al giorno ai loro clientes.
- Di un'altro auriga, sotto Adriano e Antonino Pio (140 d.c.), si narrava avesse accumulato 35,863,120 sesterzi.
- Nel I sec. d.c., l'olio d'oliva costava 2 o 3 sesterzi al l., e il vino da 1 e 4 assi per 1/2 l.
- Un ingresso alle terme costava 1 quadrans per un uomo e 2 quadrantes per una donna, mentre i bambini non pagavano.
- A Pompei un uomo pagò un denarius per una prostituta.
- Una casa in città a Roma poteva costare tra 500.000 (125.000 den.) e 2.500.000 sesterzi (625.000 den.), e uno iugerum (2.400 mq) di terra costava tra 1.000 (250 den.) e 12.000 sesterzi (3.000 den.).



VALORI DELLE MONETE ROMANE NEI TEMPI

Nel 218 a.c., prima della II guerra punica il sestertius valeva 2 assi e 1/2; 
All'inizio della II guerra, valeva 4 assi = 1 sestertius, quindi 16 assi = 1 denarius.

- All'inizio un asse romano pesava 273 grammi (una libbra latina) o 327 g (una libbra romana), 
- passò a mezza libbra romana cioè 163,5 g già nella seconda metà del III sec. a.c., 
- passò poi a 54,5 g dopo la riforma del 214 a.c., 
- nel 209 a.c. pesava 27, 25 g.

COSTANTINO

TEMPI DI AUGUSTO (27 a.c. - 14 d.c.)

Aureus - 1 - 2 - 25 - 50 - 100 - 200 - 400 - 1600
Quinarius 
Aureus - 1/2 - 1 - 12 - 25 - 50 - 100 - 200 - 800
Denarius - 1/25 - 2/25 - 12/48 - 16/64
Quinarius Argenteus - 1/50 - 1/25 - 1/2 1 - 2/4 - 8/32
Sestertius - 1/1 - 1/50 - 1/4 - 1/21 - 2/4 - 16
Dupondius - 1/200 - 1/100 - 1/8 - 1/4 - 1/2 1 - 2/8
As - 1/400 - 1/200 - 1/16 - 1/8 - 1/4 - 1/2 - 1 4
Quadrans - 1/1600 - 1/800 - 1/64 - 1/32 - 1/16 - 1/8 - 1/4 1


Augusto, per evitare gli sbalzi di valore e le truffe, nel 23 a.c. riordinò il sistema monetario ampliandone l’oro e l’argento e cercò di riportarne il valore intrinseco al valore nominale:


metallo - tipo monetario - valore - peso

Oro - Aureo - 25 Denari e 100 Sesterzi - g. 7,80
Oro - Quinario ½ Aureo - g. 3,89
Argento - Denario - g. 3,90 -  4 sesterzi
Argento - Quinario - ½ Denario - g. 1,95
Bronzo - Sesterzio - ¼ Denario = 4 Assi - g. 27,00
Bronzo - Dupondio 2 Assi - g. 13,65
Bronzo - Asse - g. 10,90
Bronzo - Quadrante - ¼ Asse - g. 3,24



RIFORMA DI NERONE

Fece coniare piccoli nominali in oricalco, e ridurre di peso le monete d'oro e d'argento.
oro  -       1 aureus (1/45 lb.)    = 25 denarii
argento - 1 denarius (1/96 lb.) = 4 sestertii


Cambiarono anche le relazioni del valore dei metalli:

oro : argento        = 1 : 12
argento : oricalco = 1 : 32
argento : rame      = 1 : 51
oricalco : rame     = 5 : 8



RIFORMA DI CARACALLA

Il denario rimase la moneta più importante del sistema monetario romano fino alla riforma monetaria di Caracalla, all'inizio del III secolo, quando fu di fatto sostituito dall'antoniniano, che aveva il valore di 2 denari. Venne introdotta per arginare la svalutazione, all'inizio era d'argento, ma gradualmente fu svalutata fino a divenire una di bronzo. 

Venne anche coniata un'altra moneta d'argento, il vittoriato con un valore pari a 3 sesterzi, di scarsa diffusione e usata quasi esclusivamente nei commerci con i Greci dell'Italia meridionale prima, e con le Gallie dopo.



TEMPI DI COSTANTINO

Solidus -   1 - 24 - 2000
Siliqua -    1/24 - 1/83 - 1/3
Denarius - 1/2000 - 3/250 - 1
Le monete in argento e in bronzo divennero sempre più piccole e leggere con valori minimi nel V sec..



TEMPI DI COSTANZO SECONDO

Solidus      - 1 - 12 - 24
Miliarense - 1/12 - 1 - 2

Siliqua       - 1/24 - 1/2 - 1


GIUSTINIANO II

IL COSTO DELLA VITA

In epoca augustea un centurione veterano percepiva circa un denario al giorno, ma erano previste elargizioni in natura e una buona pensione, con lascito e spartizione di terre per chi finiva vivo i 25 ani di militare; un insegnante guadagnava poco più della metà di un soldato, ma spesso anche lui riceveva pagamenti in natura.

Nel I sec. d.c. con un asse si potevano acquistare 542 grammi di grano, due chili di lupini, un quarto di vino comune, mezzo chilo di pane, o entrare alle terme. Per un pranzo Lucullo, uno straricco dell’epoca, poteva spendere fino a 1 milione di sesterzi.

Alla fine del III secolo d.c. per comprare 6,5 kg di grano occorrevano 240 sesterzi perchè a causa dell'inflazione il sesterzio si era svalutato di 80 volte: approssimativamente il suo valore potrebbe essere calcolato a poco più di due centesimi di €.

Crasso, uno degli uomini più ricchi di fine Repubblica, aveva un patrimonio di 192 milioni di sesterzi, ma Giulio Cesare, nei nove anni di campagna in Gallia, fece oltre un milione di prigionieri che vennero venduti come schiavi a Roma ed ai popoli vicini. Se pensiamo che a tutta la Gallia Cesare impose un tributo annuo di 40 milioni di sesterzi, che in nove anni portò a Roma 360 milioni, dovette ricavare circa 2000 milioni di sesterzi con la vendita degli schiavi.

Nel listino di una Taberna pompeiana, fissati sul muro dal calore dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. apprendiamo che un Kg di pane costava 2 assi, come un litro di vino; un piatto di legumi o verdure costava 1 asse; una prostituta nel “lupanare” costava 1 sesterzio, una tunica 12 sesterzi; uno schiavo generico, costava 625 denari, 2500 sesterzi.

La borghesia più bassa aveva circa 5.000 sesterzi di rendita annuale, mentre quella dell'ordine equestre partiva da un censo minimo di 400.000 sesterzi: un senatore almeno un milione di sesterzi.
Ma ai tempi di Traiano 20.000 sesterzi di rendita erano appena sufficienti per un piccolo borghese.

Il poeta Giovenale limita a 400.000 sesterzi il capitale di un uomo equilibrato che sappia accontentarsi di 20.000 sesterzi di rendita, al di sotto della quale regnava l'indigenza. Plinio il Giovane possedeva venti milioni di sesterzi, eppure si dichiarava costretto a vivere di vita frugale.

Nel III secolo d.c. l’economia e la politica romane precipitarono portando a svalutazione e inflazione dei prezzi, con la scomparsa delle monete di metallo pregiato. Si cercò rimedio aumentando la produzione dell’oro e imponendo il blocco dei prezzi come fece Diocleziano, ma le monete persero gran parte del valore reale conservando solo quello nominale stabilito dalla legge.

L’imperatore Costantino cercò, agli inizi del III secolo, di riorganizzare il sistema monetario dando maggiore importanza all’oro con una prestigiosa moneta: il solido, che durò a Roma fino al V secolo e si protrasse nell’oriente bizantino.

Le monete in argento e in bronzo di Costantino degenerarono invece in pezzi sempre più piccoli e leggeri arrivando infine nel V secolo a valori minimi.

LEONE III

I TRIUMVIRI MONETALI

La moneta come mezzo maneggevole, prodotta e garantita da un’entità politica internazionalmente riconosciuta, per assicurare in modo rapido l’acquisizione di beni e la fruizione di servizi all’interno del proprio territorio, fu adottata da Roma abbastanza presto.

I tresviri (o triumviri) monetales erano tre giovani magistrati incaricati di controllare e far funzionare la zecca, posta sul Campidoglio, nei pressi del tempio di Giunone Moneta. Il tempio sorgeva sul luogo da cui era partito l'allarme per l'assalto notturno dei Galli, allarme che aveva permesso di salvare la città. In memoria di questo episodio era stato elevato un tempio a Giunone detta "Moneta", cioè "colei che avverte" (da monere).

La denominazione ufficiale era "IIIviri monetales aere argento auro flando feriundo" (III VIR AAAFF), cioè triumviri monetari per fondere (flando) e battere (feriundo) bronzo (aere), argento ed oro (auro). Su un denario di Manio Aquilio, senatore nel 74 a.c., troviamo al dritto l'iscrizione "III VIR"; la stessa scritta la troviamo sul retro di diversi bronzi di Augusto.

Essi erano responsabili della fusione dei lingotti d'oro, della lega, del peso e dell'incisione delle monete battute, nonché dei conti della zecca e pertanto le monete emesse venivano da loro firmate. Ma esistono anche monete emesse da consoli, pretori, questori o dagli edili. Le emissioni straordinarie erano in qualche modo identificate, ad esempio con la sigla SC (Senatus Consultum).

Essi potevano essere:

- “monetali ordinari“, che ebbero l’incarico della zecca a Roma, o furono delegati soprattutto dal Senato a esercitare simili funzioni fuori Roma in vari centri, o in alcuni distretti, ma comunque dentro il confine dell’Italia;
- “monetali speciali“: investiti dal Senato, mediante speciali provvedimenti, dell’autorità di dar corso ad emissioni straordinarie. Le emissioni di questi “monetali speciali”si distinguono dalle emissioni ordinarie per particolari sigle (per esempio S.C., giacchè l’autorizzazione era spesso fornita da un senatus consulto) o per il titolo differente del magistrato, o per le due indicazioni combinate.
- “monetali militari“: al seguito dell’esercito soprattutto nelle province. Questi potevano essere questori, legati e prefetti agli ordini dei generali in comando.



IL POPOLO ROMANO

Sembra strano oggi, ma era il popolo riunito nei comitia a decretare tutte le caratteristiche della moneta, stabilire di quale metallo dovesse essere costituita, nonchè la tipologia e il peso. Il Senato doveva poi accertarsi che quei decreti venissero eseguiti debitamente e assegnare particolari funzionari a tal fine. Soprattutto i consoli, che, in virtù del loro imperium, esercitavano la loro autorità sull’esecuzione.

Essi avrebbero esercitato il controllo generale, il tempo di emissione, il peso, la grandezze e il valore delle monete. La loro autorità era di carattere pubblico, per cui sulle prime emissioni di bronzo si incontrano solo rappresentazioni di divinità tutelari di Roma sul D/ e la prua di nave al R/.


MATRALIA (11 Giugno)

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LA MATER MATUTA
I Matralia erano le festività dedicate alla Dea Mater Matuta, protettrice della nascita degli uomini e delle cose, che rappresentava la parte visibile della natura.

Venivano celebrate l'11 giugno, durante il più lungo periodo delle solennità dedicate a Vesta, che si svolgevano dal 9 al 15 giugno. Secondo Plutarco sarebbero stati istituiti da Furio Camillo (446 a.c. – 365 a.c.) che eletto dittatore nel 396 a.c. avrebbe fatto voto di dedicare un tempio alla Mater Matuta in caso di vittoria contro i Falisci, abitanti di Falerii.



I FALISCI

Alla conquista di Falerii è legato il racconto del maestro di scuola falisco, che tradendo il suo compito e il suo patriottismo, condotti i propri ragazzi fuori dalla città, li consegnò a Furio Camillo, perché li trattenesse come ostaggi. Furio Camillo, a detta di Eutropio, nel suo Breviarium ab Urbe condita lib. I, non solo rifiutò con sdegno l'offerta, ma rimandò il maestro indietro a Faleri, con le mani legate dietro la schiena, sospinto dalle verghe di cui aveva fornito i suoi allievi. 

Colpiti da un così nobile gesto, i Falisci decisero di arrendersi al generale romano, ma non rimasero colpiti a lungo perchè in breve provarono più volte a ribellarsi a Roma, ma sempre con un pessimo risultato. Dunque fu Furio Camillo il dedicante del tempio, tanto che la sua storia venne ripetuta ogni anno fino a giungere sino a noi.

LA GIUSTIZIA  DI CAMILLO

I VEIENTI

Furio Camillo fu nominato dittatore nel 396 a.c., dopo che i romani caddero in un'imboscata organizzata da Falisci e Capenati. Camillo non conobbe soste:
- infuse un nuovo coraggio e un nuovo entusiasmo nell'esercito romano e nella popolazione, 
- punì i disertori e i fuggiaschi delle precedenti battaglie e stabilì un giorno per la chiamata di leva, - poi corse sotto le mura di Veio a rincuorare i soldati che stavano continuando l'assedio, 
- e poi tornò a Roma a reclutare il nuovo esercito.

Non solo i romani ma pure gli alleati Latini ed Ernici si offrirono volontari. Allora il dittatore fece voto di indire grandi giochi e di restaurare il tempio della Madre Matuta quando Veio sarebbe stata conquistata. Camillo sconfisse Capenati e Falisci, ne prese gli accampamenti e un grande bottino. Arrivato sotto le mura di Veio fece costruire altri fortini ed eseguì il rito dell'Evocatio:

« Una folla immensa si riversò nell'accampamento. Allora il dittatore, dopo aver preso gli auspici, si fece avanti e, dopo aver detto ai soldati di armarsi, disse: 
"O Apollo pizio, sotto la tua guida e per tua divina inspirazione vado a distruggere la città di Veio e a te offro in voto la decima parte del bottino che ne si ricaverà. Nello stesso tempo supplico te, Giunone Regina di Veio, di seguire le nostre armi vittoriose nella nostra città di Roma, tua dimora futura, la quale ti riceverà in un tempo degno della tua grandezza" »

(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, V, 2, 21)

Poi ordinò la costruzione di una galleria che doveva arrivare fino alla rocca nemica e si pose il problema della spartizione di un bottino che si preannunciava superiore a quello di tutte le precedenti guerre assommate e chiese direttive al Senato che però lasciò al "popolo", riunito nei Comizi, la decisione

«Perciò venne annunciato che chi avesse voluto prendere parte alla spartizione del bottino di Veio avrebbe dovuto recarsi all'accampamento del dittatore.»

(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 2, 20.)

Forte di un grande esercito, Furio Camillo ordinò alle truppe di assalire le mura di Veio, come diversivo, onde nascondere le truppe scelte che passavano entro il tunnel sotterraneo, segretamente scavato.

« E si chiedevano (i veienti) con meraviglia come mai, mentre per tanti giorni non c'era stato un solo Romano che si fosse mosso dai posti di guardia, adesso, come spinti da un furore improvviso, si riversassero in massa alla cieca contro le mura »

(Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 2, 21)

I Romani irruppero nel tempio di Giunone, sulla cittadella di Veio, e attaccarono i nemici assiepati sulle mura, aprendo le porte della città. Il massacro terminò solo quando il dittatore ordinò di risparmiare i nemici che abbandonavano le armi.

La statua di Giunone Regina fu portata a Roma, dove le fu dedicato un tempio sull'Aventino, e dove Furio Camillo non restaurò il tempio di Mater Matuta ma gliene fece erigere uno nuovo, dopo che fu celebrato il trionfo, e la vittoria fu festeggiata con 4 giorni di feste.

IL TRIONFO DI FURIO CAMILLO

LA CERIMONIA

L'intero mese di giugno nel Calendario Romano era posto sotto la protezione di Giunone, da cui secondo Ovidio il mese prendeva il nome, per questo conteneva alcune festività a carattere prevalentemente e talvolta esclusivamente femminile. 

"Matuta" derivava appunto da "bontà" secondo Festo, ma in realtà la radice mat in molte lingue ha il significato della morte e della madre, infatti in spagnolo "matare" significa uccidere. Ciò riconduce alla triplice Dea che dà la nascita, il nutrimento e la morte.

Come cerimonia in sé era molto semplice e di evidente origine arcaica ed agricola, consistendo dell'offerta di una focaccia abbrustolita sul testum (pietra tonda da focolare) e posta dalle matrone sull'altare della Dea. 

Del resto l'antico Pasto Sacro, il convivio più arcaico che si conosca riguarda l'offerta del cereale impastato coll'acqua e cotto insieme a un'offerta di vino, il che rappresentava il corpo della Dea, cioè le piante nutritive della madre Terra. In seguito venne cooptato dalla religione cattolica.

La cerimonia dei Matralia era riservata esclusivamente alle donne libere e questo per alcuni spiegherebbe l'usanza narrata da Plutarco di condurre una schiava nel tempio durante la cerimonia per poi percuoterla e cacciarla fuori. 

Riteniamo che l'usanza volesse ribadire il distacco dagli schiavi, infatti spesso le matrone si affezionavano alle schiave ma questo non piaceva ai romani che desideravano le distanze, per cui se volevano adire al tempio le matrone dovevano sacrificare l'affetto alle schiave dimostrando pure una certa crudeltà.

IL PASTO SACRO RIEDITATO DAL CRISTIANESIMO CON UN ACCENNO AL MITO ARTURIANO
C'era poi l'usanza di portare in braccio al tempio non i propri figli ma quelli dei fratelli, e Ovidio lo spiega partendo dal mito greco di Ino e Semele, in cui Ino, (poi Leucotea), si prende cura del piccolo Bacco (corrispondente del Dio greco Dioniso), figlio della sorella Semele, folgorata da Zeus per volere di Giunone che voleva sbarazzarsene. 

Giunone scoprì l'esistenza di Bacco, e, per vendicarsi, infuse la follia in Atamante, marito di Ino, che uccise il suo primo figlio, Learco. Per evitare al secondo figlio, Melicerte, la stessa sorte, Ino si getta insieme a lui nel mare dove nuotando raggiunge la costa del Lazio. 

Qui viene infine soccorsa da Carmenta, madre di Evandro, che per rifocillarla le offre una focaccia, il cui ricordo si sarebbe perpetuato nel rito dei Matralia. Trasformatisi in divinità marittime, col nome di Leucotea e Palemone, i due avrebbero assunto i nomi di Mater Matuta e Portuno, divenendo divinità italiche. 

Secondo Ovidio la cerimonia dei Matralia sarebbe dedicata piuttosto alle zie e ai nipoti, in memoria di Ino-Leucotea, ritenuta una madre migliore per suo nipote che per i suoi stessi figli, ma anche questo non ha senso: primo perchè Ino non poteva prevedere la follia del marito, secondo perchè avrebbe incitato le matrone a privilegiare i nipoti ai figli.

In realtà si trattava di un antico rito femminile che ricordava alle donne il loro antico istinto materno che si estendeva ai figli di fratelli e sorelle, nel caso in cui questi ultimi fossero venuti a mancare per non lasciare i nipoti senza genitori o per aiutare il genitore superstite.


BIBLIO

- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita lib. - I -
- Plutarco - Vite parallele - Vita di Camillo - 5 -
- Vittorio Dini - Il potere delle antiche madri - Firenze - Pontecorboli - 1995 -
- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - Milano - Adelphi - 1992 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Giulio Vaccai - Le feste di Roma Antica - Roma - Mediterranee - 1986 -
- Ovidio - Fasti - V -

GORTYN - GORTINA (Creta - Grecia)

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RESTI DI GORTYN
Gortina (in greco Γόρτυνα, Gòrtyna) è un comune della Grecia situato nell'isola di Creta (unità periferica di Candia), nella zona meridionale dell'isola. Il nome gli deriva da un'importante città dell'antichità situata nel suo territorio.

Sebbene alcuni studiosi dubitino che la città fosse in fase di sviluppo durante il periodo minoico, è comunque certo che la città esisteva durante i tempi eroici, perché è citata da Omero tra le città di Creta che erano fiorenti e ben fortificate.
Ma soprattutto venne rinvenuta una villa minoica di campagna nella zona di Kannia vicino al villaggio di Mitropolis, non lontano da Gortys.

La città di Gortyn nel primo millennio a.c., superò il potere di Festo divenendo la città più significativa di Creta durante il periodo minoico. e il potere principale della Mesara, incentrato sull'acropoli fortificata con il tempio di Atena Poliouchos (protettrice della città).

La città fu ricordata per la sua bellezza da Platone e da molti altri. 
Il periodo della sua grande prosperità, tuttavia, coincise con l'era ellenistica. 
Gortyn o Gortys era la città più potente e prospera di Creta e conquistò l'isola, dominando l'intera valle da Messara a Levina. 

Più tardi nel II secolo, dopo la distruzione di Festo, Gortina estese il suo potere su Matala.
Durante la guerra di Lyttian nel 220 a.c., i Gortyniani furono divisi dal conflitto civile. 
I più anziani rimasero fedeli al loro tradizionale alleato Cnosso, mentre i più giovani favorivano i Lyttiani. 

Rinforzati da un contingente di etoli, i Cnossiani marciarono verso Gortys in favore degli anziani per occupare la cittadella. 

Decisero quindi di uccidere o espellere i loro avversari più giovani. I giovani sopravvissuti si rifugiarono nel porto di Festo e attaccarono il porto di Gortys, che occuparono per assediare i loro avversari nella cittadella. 

L'ODEION

I ROMANI

Stabilì poi ottimi rapporti con Tolomeo IV d'Egitto e conobbe un nuovo periodo di prosperità durante il periodo romano, quando venne occupata da Quinto Cecilio Metello Cretico nel 68 a.c.. Il governatore romano, dell'unica provincia romana di Creta assieme alla Cirenaica, si stabilì a Gortina che divenne la capitale cretese e beneficiò pertanto di un nuovo periodo di prosperità e la popolazione diminuita durante le guerre aumentò. 

In nome della grande tolleranza romana la religione fu influenzata ed oltre alle divinità cretesi Diktynna e Britomarti si adorarono i dodici Dei greci nonché divinità egizie ed orientali ed a Gortina in particolare vennero adorate Iside e Serapide. 

Con i romani vennero costruiti numerosi grandi anfiteatri per ospitare i combattimenti dei gladiatori o animali e ciò avvenne anche a Gortina. Così come ivi costruirono l'Odeon due teatri due Ninfei le terme i templi di Apollo Pizio e di Iside ed altri.



IL CRISTIANESIMO

Uno dei primi paesi ove si diffuse il cristianesimo fu proprio l'isola cretese poiché l'Apostolo Paolo incaricò il suo collaboratore Tito greco d'origine di occuparsi della diffusione della religione proprio a Gortina nel 58 ed egli fondò la prima chiesa. Ne fu vescovo e mori nel 105. Nel 148 sotto l'imperatore Decio iniziarono le persecuzioni contro i cristiani e 10 cristiani divennero martiri. Da qui il nome del villaggio vicino, i 10 santi ossia Haghii Deka.

Quando la capitale di Roma fu prima Bisanzio e poi, nel 330 d.c,. la fondata Constantinopoli, Creta passò sotto l'Impero Romano d'Oriente (Teodosio il Grande 395 d.c.) e venne governata da uno stratega bizantino per cui si scollegò da Roma per far parte dell'Impero Greco Bizantino d Oriente. 

La religione cristiana obbligò tutto il popolo alla conversione pena la confisca dei beni e la morte, quindi, prima soggetta al Papa, passò al Patriarcato di Costantinopoli e si ebbero molte grandi chiese tra cui 40 basiliche e le principali furono in diverse grandi città tra cui Gortina. 

Oggi è ancora visibile una delle prime cattedrale cristiane di Creta. Questa cattedrale, dedicata a San Tito, il primo vescovo di Creta, fu eretta nel VI secolo d.c.



LA DISTRUZIONE

Oggi è ancora visibile una delle prime cattedrale cristiane di Creta, dedicata a San Tito, il primo vescovo di Creta, eretta nel VI secolo d.c. 

Costruita con grandi pietre isodomiche, questa cattedrale mantiene la sua altezza prevista solo nelle aree del Santo Bema e in pastophoria. 

La struttura della chiesa è a croce con una cupola che si basa su quattro pilastri.

Nel villaggio di Santi Dieci (Agioi Deka) c'è un piccolo museo archeologico dove sono esposti reperti minori degli scavi di Gortina. 

Il suo nome le deriva da una chiesa bizantina dedicata ai 10 martiri. Nel 796 d.c. la città fu colpita da un terremoto che quasi la distrusse. 

Dopo che gli arabi andalusi che fuggivano dalla Spagna conquistarono Creta nell'828 d.c., poiché lo stato bizantino era in crisi. 

La capitale fu trasferita a Chandax, l'odierna Heraklion e Gortina con le altre vecchie città furono ridotte in rovina. 

IL SANTUARIO DI APOLLO

GLI SCAVI

Gli scavi di Gortyn furono iniziati nel 1884 dalla Scuola di Archeologia italiana ad Atene. Gli scavi hanno mostrato che Gortyn era abitata dal Neolitico. Vennero scoperte le rovine di un insediamento sulla cittadella di Gortyn  risalenti al 1050 a.c., il loro crollo risale al VII secolo a.c.

Successivamente l'area fu fortificata con delle mura. In questa zona sono stati trovati due piatti in rilievo, insieme a diverse altre sculture e dipinti. Nel tempio sono stati trovati plastica daedalica e molte altre figurine di argilla, dipinti di figure nere e rosse e molte ceramiche, in particolare il tipo chiamato kernos.

Gli scavi hanno portato alla luce importanti edifici e reperti, anche se gran parte della città romana rimane ancora inesplorata oggi. I reperti più importanti sono esposti nel Museo archeologico di Heraklion, mentre alcuni saranno ospitati nel Museo archeologico di Mesara una volta che questo sarà costruito tra qualche anno.

Essi hanno portato in luce:

- delle tombe appartenenti all'età geometrica,
- il pretorio, sede del governatore romano di Creta, edificato nel I secolo d.c., ma modificato profondamente nei successivi otto secoli,
- il tempio delle divinità egizie con le statue di culto di Iside, Serapide e Anubi,
- l'Agorà (mercato),
- il teatro del II secolo d.c.,  con due ingressi e un'orchestra semicircolare, il cui contorno è ancora visibile oggi,
- il tempio di Apollo Pizio, che si trova a 600 metri dall'Agorà,
- tra l'Agorà e il tempio di Apollo sono emerse le terme,
- un arco onorario,
- ai piedi del profeta Elia sono state rinvenute tracce di un santuario di Demetra,
- Dietro il teatro romano si trovano quella che è stata definita la "regina delle iscrizioni", che sono le leggi della città di Gortyn, scritte in dialetto dorico su grandi lastre di pietra e ancora chiaramente visibili.

LA GRANDE ISCRIZIONE DI GORTINA

LE LEGGI DI GORTYN

Tra gli archeologi, gli storici antichi e gli storici, le Leggi di Gortyn è uno dei più importanti Codici degli antichi greci. Nel 1884 la scoperta della Grande Iscrizione portò agli scavi nell'area di Gortys. Gli scavi furono intrapresi dalla Missione Archeologica Italiana in collaborazione con il Servizio Archeologico dopo che Creta divenne uno stato autonomo nel 1898 e durò fino al 1940.

Il codice delle leggi venne scolpito sulla Grande iscrizione in dodici colonne. 

Il codice di legge era originariamente fissato nella parete circolare di un edificio pubblico utilizzato come Voulefterion o Ekklesiasterion, il luogo di incontro per l'assemblea dei cittadini. 

Nel I secolo a.c. fu eretto un nuovo edificio sul sito del Bouleuterion e le leggi furono nuovamente incastonate.

IL DETTAGLIO
La grande iscrizione di Gortys non è stata trovata in un unico pezzo. Due viaggiatori francesi, G. Perrot e L. Thenon, hanno scoperto una piccola parte con le prime 15 linee dell'undicesima colonna, facente parte di un mulino ad acqua ad Agioi Deka. 

Venti anni dopo, un altro francese, B. Haussoulier, trovò un'altra parte dell'iscrizione recante le prime 15 righe del Codice di legge, incastonata nel muro di una casa nello stesso villaggio.

DEMETRA
Il principale scopritore dell'iscrizione, tuttavia, fu l'archeologo italiano Federico Halbherr nel 1884. In uno scavo sistematico dell'area scoprì le prime quattro colonne del Codice di Gortyn. Halbherr Ernst Fabricius, che trovò il resto della Grande Iscrizione. All'epoca, la Grande Iscrizione era considerata la scoperta archeologica del secolo.

La Grande Iscrizione è scritto in youtrophedon ("svolta dell'aratro di bue"), corre da destra a sinistra nella prima riga e da sinistra a destra nella successiva, e così via. Assomiglia al modo in cui un bue gira quando ara un campo, da cui il suo nome (in italiano "Bustrofedica", come la lingua etrusca). Essa è composta da 12 colonne o deltoi (da cui il suo nome greco Dodecadeltos), con un totale di 630-640 linee, di cui 605 sono conservate.

Tratta del diritto civile, con clausole di diritto penale o commerciale. Le leggi, molto progressiste, sono straordinarie per la loro liberalità. Non sono solo le leggi della città-stato di Creta, ma costituiscono la più antica legge greca e sono considerati il ​​maggior contributo della Creta classica alla cultura mondiale.

Il codice è stato scoperto sul sito di una struttura dell'imperatore romano Traiano, l'Odeon, che per la seconda volta venne incorporato prima nella fondazione di una precedente struttura ellenistica e poi nello stesso odeion. Alcune parti del codice si trovano nel Louvre a Parigi.
Una copia del codice è stata restituita ad Atene dal Museo italiano di Taranto ed è ora ospitata nel museo greco Bouli. Il curatore del Museo di Taranto ha parlato in greco e ha detto agli ospiti politici e famosi: "La Grecia non fa parte dell'Europa, è l'Europa".


LE LEGGI FAMILIARI DI GORTINA

Il contenuto dell'epigrafe riguarda soprattutto il diritto di famiglia. La struttura familiare dell'epigrafe non è più quella patriarcale precedente, dove i diritti delle donne erano inesistenti. A Gortina le donne, pur contraendo il matrimonio solo dopo la scelta del marito da parte del pater familias, godevano tuttavia di diritti patrimoniali: potevano ereditare il patrimonio familiare e in parte amministrarlo autonomamente. 
Anche se il diritto è fondamentalmente tradizionale, come nelle età precedenti, le leggi contemplano la possibilità della circolazione monetaria. Da ciò si è inferito che le leggi risalgano agli ultimi decenni del VI secolo a.c. o i primi del V secolo a.c., quando a Creta venne introdotta la moneta
Secondo molti studiosi le epigrafi costituirebbero quindi una innovazione legislativa. Le leggi di Gortina presentano numerose analogie con il diritto di numerose poleis, e pertanto sono servite per la ricostruzione del diritto civile nella Grecia del V secolo a.c., sebbene numerosi passi mostrino come la società che le abbia prodotte, per il prevalere di società primarie (la famiglia, la fratria) avesse istituzioni più arcaiche rispetto alla polis.
LA CHIESA PALEOCRISTIANA

IL MITO DI EUROPA

La mitologia classica greca dice che Gortyn fu un luogo a cui Zeus si interessò. Nel mito la principessa fenicia Europa, il cui nome è stato applicato al continente, l'Europa, venne rapita dal Libano da un toro, ed ebbe una relazione sotto un platano, un albero ancora visibile a Gortys. 
In seguito a questa vicenda nacquero bambini, Minosse, Rhadamanthys e Sarpedone, che divennero i re dei tre Palazzi Minoici di Creta. L'identificazione di Europa in questo mito fa comprendere che la civiltà del continente europeo è nata sull'isola di Creta. 
Una statua colossale di Europa seduta sul dorso di un toro fu scoperta nell'anfiteatro di Gortyn nel diciannovesimo secolo ed è ora nelle collezioni del British Museum. Sono stati trovati molti angoli con rappresentazioni di Europa sul retro, a dimostrazione del fatto che il popolo onorò Europa come una grande Dea, e non come una semplice principessa.



L'ODISSEA

Secondo il libro III dell'Odissea di Omero, Menelao e la sua flotta di navi, tornando a casa dalla guerra di Troia, furono spazzati via sulla costa di Gortyn. Omero descrive i mari in tempesta che hanno spinto le navi contro una barriera corallina, distruggendo alla fine molte delle navi ma risparmiando l'equipaggio.

MONETA RITROVATA DEL MINOTAURO E DEL LABIRINTO


L'UNIPD RITROVA IL MINOTAURO A CRETA

La città di Gortyna a Creta, dove è stato ritrovato il più importante codice di leggi del mondo greco, veniva ricordata da Platone (428 a.c. – 348 a.c.) come la più ragguardevole dell’isola. Creta è da sempre considerata il ponte ancestrale tra il Vicino Oriente e l’Occidente nella formazione delle civiltà greca e romana e conserva intatti i tesori monumentali, che dal fiorire della civiltà minoica fino alla conquista veneziana, raccontano tanta parte dello svolgersi della storia del Mar Mediterraneo e delle nostre radici.

In questo straordinario contesto storico e archeologico l’Università di Padova ha da poco concluso l’annuale campagna di scavi riportando eccezionali risultati. Gli interventi diretti dal Professor Jacopo Bonetto e coordinati da numerosi dottorandi e specializzandi dell’Ateneo patavino si sono concentrati all’interno del Tempio di Apollo della città di Gortyna, enorme insediamento urbano che ha un’estensione pari a 400 ettari.

Lo scavo nel santuario di Apollo, sede delle prime leggi scritte incise appunto sul basamento e sulle pareti dell’edificio, è stato avviato per ricostruire cronologicamente la storia del monumento posto all’origine della fondazione urbana nel VII secolo a.c..

IL SANTUARIO DI APOLLO

GORTINA DI CRETA - SCAVI E RICERCHE (1978-2000)

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Già alla fine degli anni ’70, quando divenne Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, Antonino Di Vita coinvolse allievi e docenti maceratesi nelle ricerche a Gortina, capitale della Provincia di Creta e Cyrene in età romana, ma già prima importantissima città cretese, dove nel 1884 Federico Halbherr, scoprendo la “regina” delle iscrizioni greche, la “Grande Iscrizione”, che su 12 colonne costituiva una vera summa delle leggi cittadine all’inizio del V sec. a.c., scelse questo centro come campo privilegiato di ricerche degli Italiani in Grecia.

Dopo le tante scoperte dei primi decenni del ‘900, rimaste però in gran parte inedite, Antonino Di Vita avviò le prime moderne ricerche di carattere topografico, volte alla realizzazione della carta archeologica della città (affidata all’arch. M. Ricciardi, con la collaborazione dell’arch. Chighine, e alla cui redazione hanno poi collaborato diversi allievi maceratesi, tra cui R. Perna che si è occupato dell’area dell’Acropoli), dando anche l’avvio a innovativi studi sull’urbanistica, volti a definire diacronicamente lo sviluppo della città a partire dall’VIII-VII sec. a.c. fino all’età tardo-romana e bizantina, seguendo due diverse strade di ricerca.

Da una parte sono stati effettuati scavi estensivi che hanno interessato gli insediamenti di età geometrica sulle pendici di Profitis Ilias, i quartieri ellenistici nella zona di Mitropoli - area dove sono stati poi individuati i quartieri cristiani, con ben sei basiliche, tra cui la maestosa chiesa metropolitana, tra le più grandi di Creta e dell’intera Grecia con ben 5 navate ricche di mosaici, i circuiti murari, i diversi tratti degli acquedotti, alcune delle principali arterie, quali le strade Ovest e Nord, i quartieri bizantini nell’area adiacente al Pretorio, questi ultimi oggetto delle recenti campagne di scavo dell’Università di Macerata a partire dal 2002.

Al contempo sono stati portati finalmente a compimento studi e ricerche relativi ai monumenti scavati dagli Italiani prima della guerra e lasciati inediti. Mirati saggi e nuovi rilievi hanno permesso così di ricostruire le fasi di vita di molti di essi, ad es. l’Odeion e l’agorà greca, il grande teatro romano da parte di G. Montali e il tempio delle Divinità Egizie da parte dello stesso Di Vita, il tempio di Apollo Pythios da parte di M. Ricciardi, anche se il complesso al quale è stato rivolto l’impegno maggiore è il grande isolato del Pretorio, campo di ricerca di numerosi allievi maceratesi, dove con intense campagne di scavo, a partire dalla fine degli anni’80, sono state identificate ben 12 fasi edilizie dall’età tardo-ellenistica fino all’età tardo-romana.

Sempre nell’area del Pretorio nuovi scavi, condotti da M.A. Rizzo, prima con la Scuola di Atene, poi con l’Università di Macerata, hanno permesso di portare alla luce uno straordinario monumento, l’altare al Theos Hypsistos, rimasto intatto nei suoi metri 3.50 di altezza, testimonianza di un culto ad un Dio senza nome al quale potevano rivolgersi sia pagani monoteisti che ebrei che cristiani. Studi e ricerche tuttora in corso che hanno reso Gortina uno dei centri meglio conosciuti del Mediterraneo antico.

(Maria Antonietta Rizzo)

PROPERZIO - SESTUS PROPERTIUS

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Nome: Sestus Propertius
Nascita: Assisi , 47 a.C. circa
Morte: Roma, 15 a.C. circa
Professione: Poeta romano

«Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis,
contactum nullis ante Cupidinibus

«Cinzia per prima con i cari occhi mi prese, misero,
prima nessuna passione mi aveva sfiorato.»

(Sesto Properzio, Elegiae, I 1, vv. 1-2)

Sesto Aurelio Properzio (Assisi ovvero Urvinum Hortense, 47 a.c. circa – Roma, dopo il 15 a.c.) fu un famoso poeta romano. Nacque nel 47- 49 a.c. ad Assisi, come lui stesso dichiara nell'elegia che fa da proemio al IV libro e come testimoniano recenti acquisizioni epigrafiche recanti il nome di Publius Passennus Blaesus, che Plinio il Vecchio dichiara parente di Properzio, e l'indicazione della tribù Sergia a cui Assisi era l'unico municipio umbro a esserne iscritto.
Alcuni archeologi ritengono di aver rintracciato la casa del poeta, una lussuosa villa con affreschi mitologici ed iscrizioni in greco, sotto la basilica di Santa Maria Maggiore. Si è anche ipotizzato che Properzio fosse nato presso Collemancio (Urvinum Hortense).

Dagli elementi forniti da alcuni scavi eseguiti sul posto e dalle poche iscrizioni rinvenute,  provenienti da Collemancio, si sa che presso questo comune sorgeva un municipium romano, iscritto alla tribù Stellatina che durò fino al III sec. d.c. Secondo altri si tratta invece di un antico centro italico non romanizzato. La tesi più accredita lo fa comunque nativo di Assisi.

Properzio nacque da un'agiata famiglia di rango equestre, ma tosto ebbe un'infanzia segnata da varie difficoltà, per gli sconvolgimenti dovuti alle guerre civili. In seguito alla rivolta dei proprietari italici, repressa da Augusto nel 41–40 a.c., Properzio subì lutti e confische di terre. Inoltre il padre gli morì in tenera età, il che influì molto sui suoi futuri componimenti, velandoli di grande tristezza e nostalgia per la terra natia.

Non a caso ricorrono nei suoi componimenti immagini sepolcrali, che ricordano evidentemente questo triste periodo della sua fanciullezza. Ormai in condizioni disagiate, si trasferì a Roma insieme alla madre, per mantenersi tentò subito la carriera forense e politica, ma contemporaneamente ebbe la sua prima esperienza sessuale con la schiava Licinna, presto travolta, nel 29 a.c., dalla grande passione per Cinzia, secondo alcuni una liberta, padrona di Licinna. 

Properzio ebbe un'intensa esperienza amorosa con Cinzia a cui seguì una rottura a causa di un'infedeltà del poeta. Tuttavia, dopo qualche tempo, i due ricominciarono a frequentarsi, ma l'amore di Properzio non era a sua volta corrisposto dalla fedeltà di Cinzia: dopo cinque anni di tormenti, la rottura fu definitiva.

A Roma comunque entrò in contatto con il circolo di poeti neoterici suoi coetanei, tra cui il giovane Tullo, nipote di L.V. Tullo che fu Console con Ottaviano nel 33 a.c. e con il quale entrò in stretta amicizia.

CIRCOLO DI MECENATE
Properzio: "Di te, Cinzia, sarò vivo, di te morrò!"

Il suo primo libro di elegie nel 29 a.c. e pubblicato nel 28 a.c.. Il libro ottenne un tale successo in tutta Roma che Mecenate lo fece entrare nel suo circolo poetico, accanto ad altri grandi poeti come Orazio e Virgilio.

La letteratura augustea fu un periodo della letteratura latina il cui inizio è convenzionalmente fissato nel 31 a.c., con la battaglia di Azio e la fine della Repubblica, periodo floridissimo di risorse artistiche ed economiche che terminò con la morte di Augusto, nel 14 d.c.. Faceva parte del cosiddetto periodo aureo, chiamato anche classico o di transizione, uno dei migliori periodi dell'intera storia della letteratura mondiale, grazie alla molteplicità di ingegni che fiorirono contemporaneamente.

L'avvicinamento di Properzio a Mecenate e al suo famoso circolo avvenne probabilmente dopo la pubblicazione del primo canzoniere. Il poeta fu amico di Virgilio e, soprattutto, di Ovidio. Raggiunto il successo ma privo di amore, il poeta si dedicò poi a uno studio impegnativo per cantare il passato di Roma, con i fatti e i personaggi che avevano formato lo spirito della romanità. Forse, Properzio è il seccatore a cui si accenna nella IX Satira di Orazio, che sembra lo avesse in grande antipatia.

A Roma vi era poi un altro circolo, quello "di Messalla", che ruotava attorno alla figura aristocratica di Marco Valerio Messalla Corvino, e che raccoglieva poeti di ispirazione bucolica ed elegiaca, in antitesi con gli interessi civili dei poeti di Mecenate. Di questo secondo circolo facevano parte Tibullo, Ligdamo (ma che poteva essere un altro nome di Tibullo) e la poetessa Sulpicia. 

Messalla a suo tempo era stato un valoroso generale e collaboratore di Ottaviano, che si ritirò a vita privata dopo il 27 a.c.. Questo suo circolo, in antitesi con quello di Mecenate, rinunciò all'impegno morale e civico, a favore di un'ispirazione idilliaca, agreste ed elegiaca. Fu a contatto di questo circolo che Properzio strinse amicizia con Tibullo e scrisse le Elegie, scritte in quattro libri e novantadue componimenti, tutti in distici elegiaci.

Lo stesso Augusto fu un letterato piuttosto versatile: scrisse in prosa e in versi, dalle tragedie agli epigrammi e alle opere storiche. Coltivò l'eloquenza fin dalla prima giovinezza, con grande passione e impegno non disdegnando le letture in lingua greca.

ME IUVAT IN GREMIO DOCTAE LEGISSE PUELLAE

CYNTHIA - HOSTIA

Se ella volesse concedermi talvolta di tali notti, anche un anno di vita sarà lungo.
Se poi me ne concederà molte, allora in esse diverrò immortale:
chiunque in una sola notte può trasformarsi in un Dio
”.
(Elegia XV)

Sia Apuleio (Apologia, 10) che Giovenale, identificano il personaggio di Cynthia come il nome di copertura di una certa Hostia. Forse Cynthia era il nome fittizio che rievocava l'Apollo Cinzio, nato cioè sul Monte Cinto, nell'isola di Delo.

Properzio accenna alla presenza di un antenato poeta nella famiglia della donna, che potrebbe essere un certo Hostius, autore di un poema epico-storico sul Bellum Histricum, che celebrava la vittoria del 129 a.c. ottenuta da Gaio Sempronio Tuditano contro gli Illiri. Il che confermerebbe il nome di Hostia.



LA SEPARAZIONE

Properzio compie infine “L’integrazione difficile” di cui parla il critico letterario Antonio La Penna. Trascinato dall'amore furente verso Cinzia Properzio era molto distante dalla ideologia celebrativa augustea, ma svanito l'amore, all'autore non resta alla fine che separarsi dalla dominante donna dei suoi sogni per accettare i valori tradizionali del mos maiorum e così essere integrato nella ideologia della restaurazione di Ottaviano.

Diciamo che dal circolo di Messalla Properzio passa più dalla parte del circolo di Mecenate, tra l'altro grande amico di Augusto, e cessando di essere elegiaco e bucolico, diventa epico e celebrativo della gloria dell'immortale Città Eterna. Contemporaneamente diventa notevolmente più ricco, perchè Augusto è un imperatore generoso.



IL SUCCESSO DELLE ELEGIE

La poetica di Properzio tese volutamente all'imitazione di due poeti alessandrini: Callimaco e Fileta, soprattutto Callimaco perché Properzio vuole essere il callimaco romano e di callimaco accoglie il rifiuto per le composizioni lunghe, l'argomento amoroso e quello eziologico (che esamina le causali).

Il successo della poetica di Properzio fu immediato e influenzò la poetica nei secoli successivi. Nell'oscuro medioevo fu quasi dimenticato come del resto quasi tutta la letteratura e l'arte romana. Fu invece rivalutato dalla poesia umanistica, precursore del Rinascimento, e il suo successo proseguì nei secoli successivi soprattutto nel Settecento, ma ebbe poi una sempre più grande diffusione, in particolare amatissima da Goethe.



LA MORTE

La sua vita fu breve (come quella di Catullo e di Tibullo), Non è conosciuta la data certa della sua morte, anche se, da alcuni riferimenti, si può dedurre che morì poco dopo il 15 a.c., a circa 35 anni.



LE ELEGIE


LIBRO I

Il primo libro (Monobiblos, "libro unico") rappresenta la prima raccolta di elegie pubblicata nel 28 a.c. e dedicata alla donna amata, Cynthia, alla moda dei poeti alessandrini. Costituito da ventidue elegie, è noto anche sotto il titolo di Cynthia (nei manoscritti). Vi si canta prevalentemente l'amore impossibile e travolgente per Cinzia ampiamente corredato da figure mitologiche. La donna si mostrava verso il poeta, a volte corrispondente, e, a volte indifferente (Levitas: volubile incostanza).


LIBRO II


CINZIA E PROPERZIO
Anche nel secondo libro, in trentaquattro componimenti, si tratta a lungo dell'amore per Cinzia. La passione del poeta diventa tormento e sofferenza, e la sua trattazione si avvale anche di materiale erudito. Nella Elegia numero 34 del secondo libro, annunziò, per primo, la composizione dell’Eneide di Virgilio. Il poeta pubblicò il secondo libro di elegie nel 25 a.c., dopo la morte di Cornelio Gallo, anche lui poeta elegiaco, avvenuta nel 26 a.c.


LIBRO III

Si avvale di venticinque componimenti, che trattano d'amore ma pure di argomenti politici e civili. Alla fine di questo inoltre avviene il distacco dolorosissimo ma liberatorio dalla servitù d’amore nei confronti di Cinzia. Pubblicò il terzo libro di elegie nel 22 a.c., dopo la morte del nipote di Augusto, Marcello, avvenuta l’anno prima nel 23 a.c.


LIBRO IV

Nel quarto libro, di undici componimenti, i temi civili e la propaganda augustea diventano preponderanti, in particolare nelle Elegie romane dove Properzio si ispira a Callimaco, riprendendo in particolare gli "Aitia" (Le Cause), in cui si illustravano le origini di miti e culti religiosi. Egli stesso si definisce qui il "Callimaco Romano" . Cinzia morì nel 20 a.c.; Il poeta scrive, così, l’epigrafe sopra la tomba di Cinzia:
“QUI, IN TERRA TIBURTINA, GIACE LA SPLENDIDA CINZIA;
GLORIA, O ANIENE, SI E’ AGGIUNTA ALLE TUE RIVE”.

L’ultima elegia del quarto libro è dedicata ad una nobil donna romana Cornelia, che morì nel 16 a.c, sposa di Lucio Emilio Paolo. In questa ultima elegia Properzio fa un grande elogio di Cornelia considerata una matrona romana piena di virtù e moglie fedele di suo marito. 

L’elegia termina con l’augurio di Cornelia a suo marito:
Ho finito di perorare la mia causa. Testimoni in pianto per me,
alzatevi, mentre la terra benigna mi ripaga del sacrificio della vita.
Il cielo si apre alle caste indoli: possa con i miei meriti
essere degna che le mie ossa siano portate tra gli illustri avi
”.
Properzio pubblicò il quarto ed ultimo libro di elegie nel 16 a.c.

CASA DI SESTO PROPERZIO

CYNTHIA


LIBRO I

Cinzia per prima m’irretì, sventurato, con i suoi dolci occhi,
quand'ero ancora intatto dai desideri della passione.
Allora Amore abbassò il consueto orgoglio del mio sguardo
e mi oppresse il capo sottoponendolo al dominio dei suoi passi,
finché m’insegnò crudele a odiare le fanciulle caste
e a condurre una vita priva di qualsiasi saggezza.
E ormai da un anno intero questa follia non mi abbandona
mentre sono costretto ad avere gli dèi avversi.
Milanione, o Tullo, disposto a non fuggire nessun travaglio,
infranse la crudeltà della dura figlia di Iasio.
Egli infatti errava talora, folle, per gli anfratti
del Partenio, e andava a scovare le irsute fiere;
e anche, percosso da un colpo di clava dal centauro Ileo,
giacque ferito e gemente sulle rupi d’Arcadia.
Dunque poté così domare la veloce fanciulla:
tanto in amore valgono le preghiere e i benefizi.
Per me Amore impigrito non escogita alcun espediente,
né ricorda di percorrere, come prima, le note vie.
Ma voi che traete giù dal cielo con ingannevoli arti
la luna, e compite riti propiziatorii sui magici fuochi,
orsù mutate l’animo di colei che mi signoreggia,
e fate che il suo volto divenga più pallido del mio!
Allora crederò che voi potete guidare il corso
degli astri e dei fiumi con gli incantesimi della donna di Cytaia.
E voi amici, che tardaste troppo a sollevare il caduto,
cercate aiuti per un cuore ormai infermo.
Sopporterò con saldezza le torture del ferro e del fuoco,
purché sia libero di dire ciò che l’ira mi detta.
Portatemi in mezzo a popoli e a mari remoti,
dove nessuna donna possa conoscere il mio cammino:
voi, il cui dio accondiscende con favorevole orecchio,
rimanete, e l’amore vi sia sempre sicuro e reciproco.
Quanto, a me, la mia Venere mi travaglia con amare notti,
e Amore non mi abbandona mai lasciandomi libero.
Vi ammonisco, evitate questo male: ognuno indugi
nella propria passione, né si stacchi da un sentimento consueto.
Ché se alcuno tarderà ad ascoltare i miei ammonimenti,
ahi, con quanto dolore ricorderà le mie parole!


Elegia XIX

Adorata Cinzia, non temo i tristi Mani,
né voglio ritardare i fati dovuti all’estremo rogo;
ma che una volta spirato, per caso rimanga privo del tuo amore,
ciò temo, più duro della stessa morte.
Non così lievemente il dio fanciullo s’impresse
sui miei occhi al punto che la mia polvere ne sia priva,
smemorata d’affetto. Laggiù, nei tenebrosi recessi,
l’eroe filàcide non poté dimenticare l’amata sposa,
ma desiderosa di stringere in un vano abbraccio la sua fonte di gioia,
il Tessalo, ormai ombra, raggiunse l’antica dimora.
Laggiù, comunque sarò, sia pure soltanto fantasma,
sarò detto tuo: un grande amore varca anche le rive fatali.
Laggiù vengano in coro le belle eroine,
parte del bottino dardanio agli eroi argivi,
nessuna di loro, o Cinzia, mi sarà più gradita
della tua bellezza e (ciò mi conceda la giusta Terra)
anche se ti trattenga una sorte di lunga vecchiezza,
le tue ossa saranno sempre care al mio pianto.
Possa tu, viva, sentire ciò sul rogo che mi arde.
Allora la morte non mi sarebbe amara dovunque.
Ma come temo, o Cinzia, che spregiato il sepolcro,
Amore crudele ti distolga dalle mie ceneri e t’induca
ad asciugare malvolentieri le fluenti lagrime! Una fanciulla,
per quanto fedele, si piega ad assidue minacce.
Perciò noi amanti, finché si può, godiamo:
mai nessuno tempo l’amore è lungo abbastanza.


LIBRO II

Elegia XV

Oh me felice, o notte per me splendida,
e dolce letto reso beato dalla mia delizia!
Quante parole ci siamo detti distesi accanto alla lucerna,
e quante battaglie d’amore abbiamo ingaggiato,
allontanato il lume. Infatti ella ora lottava con me
a seni nudi, ora indugiava a lungo coperta dalla tunica.
Ella con le labbra mi aprì gli occhi assonnati,
e disse: “Così, insensibile, giaci?”.
Come abbiamo intrecciato le braccia in diverse forme d’amplesso!
Quanti lunghi baci ho impresso sulle tue labbra!
Non giova guastare i piaceri di Venere con movimenti ciechi;
se non lo sai, gli occhi sono la guida dell’amore.
Si dice che lo stesso Paride si consunse vedendo nuda la Spartana,
mentre si alzava dal talamo di Menelao;
nudo anche Endimione, narrano, conquistò la sorella di Febo,
e giacque a sua volta insieme con la dea nuda.
Se invece tu con animo ostinato ti adagerai vestita,
ti strapperò la veste e proverai la forza delle mie mani;
e anzi se l’ira da te provocata mi spingerà a trascendere,
dovrai mostrare a tua madre le braccia ferite.
Non ancora dei seni cadenti ti impediscono tali giochi:
badi a queste cose colei che si vergogna di avere già partorito.
Finché i fati ce lo permettono, saziamoci gli occhi di amore:
viene per te una lunga notte, e il giorno non tornerà. 
Oh volessi che una catena ci avvincesse
così che nessun giorno ci potesse più separare.
Ti siano d’esempio le colombe congiunte in amore,
il maschio e la femmina stretti in un connubio totale.
Erra colui che cerca la fine di un folle amore:
un amore vero non conosce alcun limite né misura.
La terra ingannerà con false messi gli aratori,
e più presto il sole spingerà i cavalli neri,
e i fiumi cominceranno a far rifluire le acque alla sorgente,
e i pesci saranno asciutti nei gorghi disseccati,
che io possa rivolgere altrove i miei affanni d’amore;
di lei sarò vivo, di lei morrò!
Se ella volesse concedermi talvolta di tali notti,
anche un anno di vita sarà lungo.
Se poi me ne concederà molte, allora in esse diverrò immortale:
chiunque in una sola notte può trasformarsi in un dio.
Se tutti desiderassero trascorrere una tale vita,
e giacere con le membra oppresse da molto vino,
non vi sarebbe il crudele ferro né una nave da guerra,
e il mare di Azio non travolgerebbe le nostre ossa,
né Roma espugnata tante volte dai propri trionfi,
sarebbe stanca di sciogliere i suoi capelli.
Questo certo potranno elogiare di me i miei discendenti:
le mie coppe non hanno mai offeso alcuno degli dèi.
Tu ora, mentre il giorno splende, non lasciare i frutti della vita:
se mi darai tutti i tuoi baci, me ne darai pochi.
E come i petali si distaccano dai serti avvizziti,
e li vedi galleggiare sparsi nelle coppe,
così per noi, che ora amanti nutriamo un vasto sentimento,
forse il domani concluderà i fati.

CASA DI PROPERZIO

IL NUOVO CALLIMACO

LIBRO III

Elegia I

Spirito di Callimaco, e sacri riti del coo Filita,
vi prego, permettetemi di entrare nel vostro bosco,
per primo io, sacerdote, mi accingo a guidare dalla pura fonte
tra i misteri italici la schiera greca.
Ditemi, in quale antro entrambe modulaste i carmi?
Con quale piede entraste? Quale acqua beveste?
Ah, lontano da me chiunque trattiene Febo tra le armi!
Scorra levigato con sottile pomice il verso
per cui la sublime Gloria mi solleva da terra,
e la Musa nata da me trionfa sui cavalli inghirlandati,
e sul cocchio gli Amori fanciulli sono trasportati con me,
e una folla di scrittori fa da corteggio alle mie ruote …
Perché contendete con me inutilmente a briglia sciolta?
Non è dato correre alle Muse per un’ampia via.
Molti, o Roma, aggiungeranno agli annali la tua gloria,
e molti canteranno che Bactra sarà il confine dell’impero:
ma un’opera che tu possa leggere in tempo di pace,
la mia pagina l’ha tratta giù dal monte delle Sorelle
per una via sinora non percorsa. Date, o Pegasidi, molli corone
al vostro poeta; non si confà al mio capo un duro serto.
Ma ciò che a me vivo ha sottratto l’invida turba,
dopo la morte me lo renderà l’Onore in misura raddoppiata.
Il tempo dopo il trapasso fa divenire tutte le cose più grandi,
dopo le esequie, la rinomanza corre più vasta sulle bocche.
Infatti chi saprebbe che una rocca fu abbattuta da un cavallo di abete,
e che i fiumi contrastarono l’eroe emonio,
l’idèo Simoenta e lo Scamandro, prole di Giove?
E che Ettore insanguinò tre volte le ruote che lo trascinavano sui campi?
A stento Deifobo ed Eleno e Polidamante e Paride,
qualunque ne fosse il valore nelle armi, sarebbero noti alla loro terra.
Ora si parlerebbe appena di te, Ilio, e di te,
Troia, abbattuta due volte dalla potenza del dio etèo.
E quell’illustre Omero, cantore della tua fine,
sentì accrescersi la fama dalla sua opera tra i posteri.
Me Roma loderà fra i suoi tardi nipoti.
Io stesso prevedo quel giorno, quando sarò cenere.
A una pietra che indichi le mie ossa in un sepolcro non spregiato,
ho provveduto io, se il dio licio esaudisce i miei voti.


Elegia II

Intanto ritorniamo nel cerchio della nostra poesia;
si compiaccia la fanciulla emozionata dal consueto canto.
Tramandano che Orfeo con la sua lira tracia trattenesse le fiere
e arrestasse i fiumi resi impetuosi dalla piena.
E narrano che le rocce del Citerone mosse per virtù di magìa
si unirono spontaneamente per formare le mura di Tebe,
e anzi, o Polifemo, alle pendici del selvaggio Etna,
Galatea piegò al tuo canto i madidi cavalli:
e ci stupiremo dunque se con il favore di Bacco e di Apollo
lo stuolo delle fanciulle venera le mie parole?
Certo la mia casa non poggia su colonne di marmo tenario,
né possiede soffitti dorati fra eburnee travi,
né i miei giardini eguagliano quelli dei Feaci,
l’acquedotto marcio non irriga le mie grotte istoriate;
ma mi tengono compagnia le Muse, e i carmi cari al lettore,
e v’è Calliope, ormai sazia dei miei ritmi.
Fortunata colei chiunque sia, se la celebrano i miei versi!
I miei carmi saranno durevole testimonianza della tua bellezza.
Infatti né il fasto delle piramidi elevate fino alle stelle,
né il tempio di Giove elèo che emula il cielo,
né il tesoro sontuoso del sepolcro di Mausolo,
possono scampare alla estrema condizione della morte.
Le fiamme o le piogge cancelleranno ogni sorta di pregio,
o cadranno vinti dal peso degli anni, sotto i loro colpi.
Ma la fama conquistata con l’ingegno non sarà annullata dal tempo:
l’ingegno ha una sua gloria immune dalla morte.


Elegia XXV

Ero divenuto oggetto di riso tra i convitati nei banchetti
e chiunque poteva divertirsi a sparlare di me.
Ho potuto servirti fedelmente per cinque anni:
rimpiangerai spesso la mia fedeltà mordendoti le unghie.
Non mi lascio commuovere dalle lacrime: conosco già l’inganno della tua arte;
il tuo pianto, o Cinzia, scaturisce sempre da una insidia.
Piangerò, allontanandomi, ma l’offesa è più forte delle lacrime:
tu non vuoi che il nostro legame proceda felice, conveniente ad entrambi.
Ora addio, soglia lacrimante per le mie parole,
addio porta, malgrado tutto, non infranta dalla mia mano irata.
Ma te incalzi la tarda età, se pur celerai gli anni,
e sopraggiungano le squallide rughe della tua bellezza!
Allora possa tu desiderare di svellere dalla radice i capelli bianchi,
mentre lo specchio, ahimè, rimprovererà il tuo volto grinzoso,
e a tua volta respinta, sopportare l’altero disprezzo,
e vecchia lamentarti di subire ciò che un tempo infliggesti.
La mia pagina ti predice tale funesta sorte:
apprendi a temere il destino della tua bellezza.

CASA DI PROPERZIO

LIBRO IV

Elegia VII (Ultima parte)
(L’altezzosa Cinzia parla al poeta ubbidiente).

“Così con le lagrime della morte saniamo gli amori della vita,
ed io nascondo le molte colpe della tua perfidia.
Ma ora ti affido le mie volontà, se per caso ti lasci commuovere,
e se l’erba magica di Clori non ti possiede tutto.
La nutrice Partenie non manchi di nulla nei suoi tremuli anni:
non è mai stata avida con te, e lo avrebbe potuto.
La mia dolce Latri, che trae il nome dal suo lavoro,
non debba porgere lo specchio alla nuova padrona.
E tutti i versi che hai composto nel mio nome,
bruciali per me: cessa di tenere con te le mie lodi!
Strappa dal sepolcro l’edera che nei suoi pugnaci corimbi
si lega alle mie tenere ossa con implicate chiome.
Dove l’Aniene fecondo di frutti si distende nei campi alberati,
e mai sbiadisce l’avorio per la protezione di Ercole,
scrivi su una colonna un’epigrafe degna di me,
ma breve, che possa leggerla il viandante che proviene frettoloso dalla città:
-Qui in terra tiburtina giace la splendida Cinzia;
gloria, o Aniene, s’è aggiunta alle tue rive-.
E tu non disprezzare i sogni che giungono dalle porte dei beati:
se vengono, tali sacri sogni, devono avere un senso.
Di notte vaghiamo, la notte rende libere le ombre rinchiuse;
tolte le sbarre, anche Cerbero erra.
All’alba l’inferna legge c’impone di tornare agli stagni del Lete:
c’imbarchiamo, e il nocchiero soppesa il carico.
Ora ti possiedano altre; ben ti avrò io sola:
sarai con me, e consumerò le tue ossa con le mie ad esse mischiate”.
Dopo che finì di parlarmi con tono di dolente rimprovero,
l’ombra si dileguò nel mezzo del mio abbraccio.


Elegia XI (Ultima parte)

(Parla Cornelia rivolgendosi al marito Paolo).

Se poi egli memore si appagherà di restare fedele alla mia ombra,
e stimerà che tanto valgono le mie ceneri,
sin da ora imparate a preoccuparvi della sua futura vecchiaia,
e nulla tralasciate per lenire i suoi affanni di vedovo.
Il tempo che è stato sottratto a me, si aggiunga ai vostri anni:
così, grazie alla mia prole, Paolo si consoli di essere vecchio.
E’ bene così: io madre non ho mai vestito a lutto:
e tutta la schiera dei congiunti venne alle mie esequie.
Ho finito di perorare la mia causa. Testimoni in pianto per me,
alzatevi, mentre la terra benigna mi ripaga del sacrificio della vita.
Il cielo si apre alle caste indoli: possa con i miei meriti
essere degna che le mie ossa siano portate tra gli illustri avi.


BIBLIO

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- Properzio - Il libro di Cinzia - a cura di Paolo Fedeli, Rosalba Dimundo - Traduttore: Angelo Tonelli - Collana: Letteratura universale. Il convivio - Marsilio - 1999 -
- Antonio La Penna - Introduzione a Sesto Properzio, Elegie - Einaudi - Torino - 1970 -
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- AA.VV. - Atti dei Colloquia Propertiana - Assisi - I, 1977 - II, 1981 - III, 1983 -
- AA.VV. - Atti del convegno internazionale per il bimillenario della morte - Assisi - 1986 -
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- Laurence Richardson - Propertius - Elegies I-IV : Ed., with introd. and commentary. Norman OK - University of Oklahoma Press - 1977 -

MENSA FUNERARIA O BANCHETTO FUNEBRE

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MENSA FUNEBRE MOBILE

L'uso dei banchetti funebri, con relativi letti triclinari, non interessò solo la civiltà romana ma un po' tutte le antiche civiltà e pure quelle successive, infatti riguardò pure il culto cristiano dei primordi in modo massiccio, denominato "refrigerium cristiano".

Naturalmente il costume condizionò la struttura architettonica delle tombe, vedi le necropoli di Ostia e Porto, dove venivano posti letti triclinari in muratura sia all’esterno che all’interno dei sepolcri, per la pratica del banchetto sia all'interno, per le stagioni più fredde, che all'interno per le stagioni più miti.

La tomba più diffusa era il loculo, la sepoltura più economica chiusa sopra con tegole o mattoni, oppure a lato con lastre di marmo su cui si incideva un'epigrafe, e magari si attaccavano alla calce fresca oggetti cari al defunto, come bracciali, aghi, fibule, monete e conchiglie, come oggetti cari al defunto o come oggetti apotropaici. poi c'erano le catacombe e pure i mausolei.

MENSA FUNEBRE IN MURATURA


GLI ARREDI DELLE TOMBE

Nella necropoli ostiense della Via Laurentina, tomba dei Liberti Claudii, si conservano egregiamente i pozzi per attingere l'acqua e le strutture destinate ai cibi, molto simili ai piani di cottura delle case dei vivi, con  scamna, triclinia e mensae annessi.

Gli scramna erano i rettangoli aventi il lato lungo parallelo ai decumani mentre se erano relativi ai cardini si dicevano strigae. Da cui il nome di scanni ai sedili rettangolari paralleli al piano di lavoro. Le mensae erano i tavoli dei sacrifici a cui sedevano i sacerdoti flamini, come dire dei veri e propri tavoli.

Se ne osservano nella necropoli di Porto (Isola Sacra) dove sedili e letti in muratura stanno accanto alla porta di ingresso, con dei sostegni intonacati di rosso, che fungono da mensae, come testimoniano le tracce di cibo bruciato e il vasellame ceramico. Nella necropoli ostiense della Via Laurentina, detta dei Liberti Claudii sono conservati i pozzi e gli angoli cottura. 

Forni o pozzi sono documentati ad Isola Sacra in singole tombe o spazi inizialmente utilizzati da più famiglie, soprattutto durante il II secolo d.c., diminuendo nel secolo successivo.  Nelle necropoli di Roma, spesso mancano questi arredi per cui si è pensato anche alla possibilità di arredi mobili.

IL BANCHETTO CON IL DEFUNTO


LE FASI

Presso la tomba si eseguivano tre fasi: 

- il seppellimento:
quando ormai il moribondo era al termine dell'agonia veniva chiamato al capezzale il parente più prossimo che con un bacio sulla bocca raccoglieva con l'ultimo spirito vitale l'anima del defunto a cui poi chiudeva gli occhi, con in bocca una moneta per pagare Caronte, il traghettatore dell'al di là.
"Li cavavano intanto, con mesto rito, dalle dita l’anelli," lo attesta Svetonio nella vita di Tiberio al Cap. 73; Valerio Massimo al lib. 7, e Plinio per tutti al libro 33 con tali parole:
"Gravis somno, aut morientibus
religione quadam annuli detrahuntur."
Avveniva poi la 'conclamatio' con la quale si ripeteva il nome del defunto sino al momento della sepoltura. 

Terminata la vestizione il morto veniva posto su di un letto di fiori ed erbe odorose e coperto con la calce viva per evitare la decomposizione. Per i più abbienti erano previste anche le lamentazioni delle praeficae, donne pagate a questo scopo, che si univano a quelle delle donne della famiglia. 
Il defunto veniva poi esposto sul letto funebre dai libitinarii, gli uomini delle pompe funebri che organizzavano anche il corteo con il feretro sostenuto a spalla da 4 o 8 portatori, con l'accompagnamento dei maschi della famiglia vestiti di nero (lugubria) e il contorno di suonatori e praeficae. Se il morto era importante nel corteo c'era l'esposizione di ritratti in cera, o in legno, o in marmo degli antenati che al termine del rito venivano deposti dentro armadi collocati nell'ingresso della casa.

- il sacrificio di un maiale:
Il sacrificio serviva soprattutto a collocare il morto nella sua nuova dimensione ctonia, offrendo alla Dea Tellus il sacrificio di un maiale, animale destinato infatti ai sacrifici riguardante la terra e il suo sottosuolo, cioè gli inferi. Comunque le carni del maiale spettavano ai vivi, mentre il sangue della vittima veniva deposto sulla pira. 

- il banchetto funerario
invece era destinato ai vivi e ai morti. Si sono infatti reperiti anche dispositivi riservati al nutrimento del morto: un tubo di terracotta, due coppi uniti a formare un condotto o un’anfora tagliata, che permettevano ai liquidi delle libagioni di penetrare nella sepoltura. 
In un sepolcreto rinvenuto in territorio ostiense (Acilia, loc. Malafede) l’uso di tubuli per libagioni, sia fittili che in piombo, destinati a raggiungere direttamente le ceneri, è attestato soprattutto nelle sepolture a cremazione.
 I banchetti si tenevano varie volte all'anno, ora particolarmente per un determinato sepolcro, ora in ricorrenze comuni, come i parentalia in febbraio, le violaria a marzo, le rosalia o rosaria a maggio, e così via.
Il convito non solo non era triste, ma vi era una certa festa e allegria fra i partecipanti, un gioia e spensieratezza che finivano per rinsaldare i vincoli della solidarietå e della Concordia familiare, avendo pertanto anche una valenza sociale.

IL VESTIMENTO DEL DEFUNTO

LE RICORRENZE DEL MORTO

Ferie Denicales

Per i nove giorni delle “feriae denicales”, i parenti dovevano osservare il lutto stretto, dove non ci si sposava, non si partiva, non si facevano affari e non si frequentavano i luoghi pubblici. Poi, con la cena “novemdialis” la famiglia ormai purificata, si apriva agli amici e riallacciava i legami con il resto della società.

Parentalia

Nei “parentalia”, in onore dei defunti, che si svolgevano tra il 13 e il 21 febbraio si concludeva questo periodo il 22 febbraio, nella festa detta “carestia”, con un banchetto, nel corso del quale la famiglia accoglieva i suoi morti in immagine (larvae conviviales).

Lemuria

Nonostante i “parentalia”, i morti dispersi, di larve e lemuri, potevano apparire nelle case, per cui si eseguivano cerimonie legate all'allontanamento dei “Lemuria”. Nel mese di maggio il padre di famiglia, levandosi a mezzanotte, dopo aver compiuto gesti di carattere apotropaico, gettava dietro di sé delle fave nere per riscattare se e la sua famiglia, scongiurando i Mani di lasciare la sua casa.

Altri riti di offerta e banchetto si svolgevano in numerose occasioni, come nella ricorrenza del “dies natalis” del defunto. Presso il sepolcro del defunto si poneva un piccolo altare su cui i parenti o gli amici del morto bruciavano dei profumi, ogni giorno per una luna e in seguito negli anniversari. Qui si mangiavano le africia e se ne offriva al morto, e si beveva vino versandone sull'altarino.

C'era anche il morto in virtual che partecipava al banchetto, cioè l'iconografia del defunto banchettante, raffigurato da solo o in coppia, mentre semisdraiato sul triclinio si ciba attingendo a una mensa posta di fronte a lui, magari assistito da un personaggio in compianto, da un servente e da un animale domestico.

Nella necropoli della via Laurentina, il defunto banchettante viene assistito da una donna vestita di scuro, come si addice al lutto, circondato da molti dei mobili che possedeva in vita e di cui egli si circonda mantenendo anche qui una sua condizione sociale. 

Nelle necropoli di Ostia e di Porto invece sono stati reperiti dei dispositivi atti al nutrimento del morto: un tubo di terracotta, due coppi uniti a formare un condotto o un’anfora tagliata, che permettevano ai liquidi delle libagioni di penetrare nella sepoltura. 

In alcune tombe di Isola Sacra condotti furono infissi ai quattro angoli della cella allo scopo di nutrire simbolicamente la terra in cui erano contenute le spoglie. In un sepolcreto rinvenuto in territorio ostiense (Acilia, loc. Malafede) l’uso di tubuli per libagioni, sia fittili che in piombo, destinati a raggiungere direttamente le ceneri, è attestato soprattutto nelle sepolture a cremazione. 

IL BANCHETTO DENTRO LA CATACOMBA

LE CATACOMBE

Onde seppellire i propri defunti gli Etruschi, i Sabini, gli Ebrei e gli stessi Romani crearono strutture sotterranee, con ambienti ipogei, insomma le catacombe. Erano un intrico di gallerie e cubicoli intersecati in veri e propri labirinti che si espandevano per km sotto la campagna romana, il tutto scavato nel tufo, roccia leggera facile da spicconare. 

Si seppelliva dal basso in alto, in ordine verticale, sia nelle gallerie che nei cubicoli, e così pure negli ipogei e ciascun sepolcro poteva contenere più cadaveri. Qui gli innumerevoli frammenti di recipienti vitrei o ceramici testimoniano il famoso refrigerium in memoria del defunto. Non mancavano le lucerne, i sedili, e a volte i pozzi per l'acqua.

Nel sarcofago o loculo che fosse, venivano inseriti all'interno delle bare sia fiale profumate, sia oggetti cari al defunto. Poi si procedeva alla chiusura della tomba e si completava il funerale con un convivio funebre in onore del defunto, che virtualmente vi partecipava: questo banchetto era chiamato refrigerium.

Questi convivi, o meglio commemorazioni del defunto, avvenivano durante il periodo di lutto, il terzo, il settimo, il nono, il trentesimo e il quarantesimo giorno dopo la morte.

UNA MENSA DI PIETRA

L'ANNIVERSARIO

L’anniversario personale del morto per i pagani era quello della nascita, presso i cristiani invece era quello della morte ed era chiamato “dies natalis”, perché con la morte l’anima rinasceva e si avvicinava al Signore: il trapasso per i cristiani è un passaggio alla vera vita.



I FOSSORI

"Ad catacumbas (presso la cavità) si chiamava la depressione di fronte al circo di Massenzio sulla via Appia fra due colline dove oggi si trova il cimitero di San Sebastiano. Il toponimo si generalizzò e venne utilizzato per indicare gli ipogei sotterranei (TESTINI 1980, p. 92; FIOCCHI NICOLAI et alii 1998, p. 9). In genere erano alte m 2 e larghe cm 80-100 (TESTINI 1980, p. 97).

Il loro compito (dei Fossori) oltre a scavare gallerie, creare ambienti e diversi tipi di tombe, era anche quello di dare sepoltura ai defunti e di custodire questi luoghi. Nel IV secolo i Fossori erano inseriti nei ranghi gerarchici della chiesa e il loro potere diventò quasi incontrollabile, fattore che determinò soprusi e malversazioni, sino a giungere alla loro destituzione da questo incarico, tornando a rivestire un ruolo più modesto, per poi declinare definitivamente verso la metà del V secolo con il progressivo abbandono delle catacombe (TESTINI 1980, pp. 150-156; MARINONE 2000, pp. 51- 53;FIOCCHI
NICOLAI 2001, p. 73)."



BANCHETTO FUNEBRE COL DEFUNTO

Lo strapotere dei fossori fece si che diverse persone si riunissero per acquistare un terreno e farvi scavare un ipogeo, scavando poi varie fosse e decorandolo, all'uso di chi pagava onde avere il loculo, che veniva venduto a un prezzo che teneva conto della comodità o meno del loculo stesso  (per esempio l'altezza o l'umidità del suolo) e della parte più o meno decorata. Qui le stesse persone che avevano creato l'ipogeo stabilivano la loro sepoltura che dava soldi in vita e riposo in morte.

Sembra che i banchetti prevedessero pani, focacce, carni e pesci cotti, verdure, formaggi, olive e frutta secca, accompagnato il tutto con vino abbondante anche se annacquato. Si chiamavano africia le focacce usate per il sacrificio al morto, focacce non lievitate e profumate con rametti di rosmarino che era simbolo dell'immortalità dell'anima.

A causa degli abusi dei Fossori e della troppa allegria dei banchetti l'usanza di questi venne bandita dal clero cristiano. Divertirsi era peccato.


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- L. Quilici, S. Quilici Gigli -  "Opere di assetto territoriale ed urbano" - L'Erma di Bretschneider - 1995 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- Famiano Nardini - Roma antica - Roma - 1771 -
- William Gell - Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma secondo le osservazione di Sir W. Gell e del professore A. Nibby - Rome 1837 - 1848 -

BOSCHI SACRI 
- AA.VV. - Les bois sacrés - Actes du Colloque International, du Centre J. Bérard - Napoli - 1993 -
- Servio - Ad Aeneidem -
- Giuseppe Ragone - Dentro l'àlsos. Economia e tutela del bosco sacro nell'Antichità Classica in Il sistema uomo-ambiente tra passato e presente - Bari - 1998 -
- Julien Ries - Saggio di definizione del sacro - in Grande dizionario delle Religioni (a cura di Paul Poupard) - Assisi - Cittadella-Piemme -

CAMPIDOGLIO
- Carlo Fea - Nuova descrizione de' monumenti antichi ed oggetti d'arte contenute nel Vaticano e nel Campidoglio - 1819 -
- Barton, Ian M. 1982. "templi Capitolini in Italia e le province" - Aufstieg und der Niedergang römischen Welt (ANRW) - A cura di Hildegard Temporini - Berlino e New York: de Gruyter -
- Augusto Giuffredi, Fulvio Mercuri, Claudio Parisi Presicce, Carlo Stefano Salerno, Stefano Paoloni, Noemi Orazi - La Lupa Capitolina: indagini termografiche per lo studio delle tecniche di formatura e delle finiture del bronzo dopo la fusione -

CASTRA (Fortini)
- Eva Margareta Steinby (a cura di) - Lexicon topographicum urbis Romae - voci Castra - vol. I - Roma - 1993 -
- Sesto Giulio Frontino - Strategemata - IV -
- Peter Connolly - The Roman Fort - Oxford University Press - 1991 -
- Paolo Liverani (a cura di) - Laterano 1 - Scavi sotto la Basilica di S.Giovanni - Monumenta Sanctae Sedis - Castra nova equitum singularium - Città del Vaticano - 1998 -
- K. Baillie Reynolds - The Journal of Roman Studies - The castra peregrinorum - 1923 -
- D.B.Campbell - Roman legionary fortresses - 27 BC - AD 378 - Oxford - 2006 -
- D.B.Campbell - Roman auxiliary forts 27 BC - AD 378 - N.Y. e Oxford - 2009 -
- K. Baillie Reynolds - The Journal of Roman Studies - The castra peregrinorum - 1923 -
- Giuseppe Cascarino - Castra. Campi e fortezze dell'esercito romano - Rimini - 2010 -
- Elisa Lissi-Caronna - Il mitreo dei Castra Peregrinorum - S. Stefano Rotondo - Leiden E. J. Brill - 1986 -

CARATTERE
- Andrea Giardini - con F. Pesando - Roma caput mundi. Una città tra dominio e integrazione - Milano - Electa - 2013 -

CIRCHI E STADI
- John Humphrey - Roman Circuses: Arenas for Chariot Racing - (I circhi romani: arene per la corsa dei carri) - Berkeley - University of California Press - 1986 -
- Antonio Maria Colini - Lo stadio di Domiziano - Governatorato di Roma - Roma - 1943 -
- J.H. Humphrey - Roman Circuses - Londra - 1986 -
- Adriano La Regina - Circhi e ippodromi. Le corse dei cavalli nel mondo antico - Roma - Cosmopoli - 2007 -
- Carlo Fea - Descrizione Dei Circhi, Particolarmente Di Quello Di Caracalla E Dei Giuochi In Essi Celebrati: opera postuma del consigliere Gio. Lodovico Bianconi ordinata e pubblicata con note e Versione Francese dall'Avvocato Carlo Fea - 1789 -
- J. P. Thuillier - Le Sport dans la Rome Antique - Paris - 1997 -
- F. Coarelli - Aedes Fortis FortunaeNaumachia Augusti, Castra Ravennatium: la Via Campana Portuensis e alcuni edifici nella Pianta Marmorea Severiana - Ostraka 1, 1992 -
- A. M. Liberati- Naumachia Augusti - ed. E. Steinby - Lexicon topographicum urbis Romae - 1996-
- L. Cordischi - Note in margine di topografia romana: « Codeta, minor Codeta » e « Naumachia Caesaris » - Bullettino della Commissione Archeologica comunale di Roma - 1999 -

7 COLLI MONTI
Andrea Carandini, con E. Papi - Palatium e Sacra via - II - L'età tardo-repubblicana e la prima età imperiale (fine III secolo a.c. - 64 d.c.) - «Bollettino di Archeologia» - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Roma - 2006 -
Andrea Carandini - Palatino, Velia e Sacra via. Paesaggi urbani attraverso il tempo - «Quaderni di Workshop di Archeologia Classica» 1 - Fabrizio Serra Editore - Pisa-Roma - 2004 -
- Theodor Mommsen - Storia di Roma, Vol. I, Cap. IV - La città Palatina ed i Sette colli - Milano - Dall'Oglio - 1961 -
- Filippo Coarelli - Palatium: il Palatino dalle origini all'impero - Edizioni Quasar - Roma - 2012 -
- J. DeLaine, - The Temple -Tomb or Mausoleum - in Excavations at the Mola di Monte Gelato - eds. T. W. Potter, A. C. King - London - 1997 -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -
- Giada Fatucci - Regione II. Caelimontium - in «Atlante di Roma antica» - a cura di Andrea Carandini - vol. I - Mondadori Electa - Milano - 2012 -

COLONNE - OBELISCHI
- Filippo Coarelli - La Colonna di Marco Aurelio - The column of Marcus Aurelius - ed. Colombo - Roma - 2008 -
- Salvatore Settis, La Regina-Agosti-Farinella - La Colonna Traiana - Collana Saggi - n.716 - Torino - Einaudi - 1988 -
- Armin Wirsching - Obelisken transportieren und aufrichten in Aegypten und in Rom - Norderstedt III ed. 2013 -

COLOSSEO
- Filippo Coarelli - The Colosseum (2001).

COSTUMI
- Catharine Edwards - Unspeakable Professions Public Performance and Prostitution in Ancient Rome - Princeton University Press - 1997 -
 - Thomas A. McGinn - The Economy of Prostitution in the Roman World: A Study of Social History and the Brothel - University of Michigan Press - 2004 -
- Thomas A.J. McGinn - Prostitution, Sexuality and the Law in Ancient Rome - Oxford University Press - 1998 -
- Luciana Jacobelli, Le pitture erotiche delle Terme Suburbane di Pompei, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1995 -
- Antonio Varone - L'erotismo a Pompei - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2000 -
- Jean-Claude Fredouille - Dictionnaire de la civilisation romaine - Larousse - Parigi - 1986 -
- La vita quotidiana a Roma - Universale Laterza - Bari - 1971 -
- Jill Harries -  "Men without Women: Theodosius' consistory and the business of government" -
- Craig A. Williams - Roman Homosexuality - Oxford University Press - 1999 -
- Antonietta Dosi - Eros, l'amore in Roma antica - Vita e Costumi nel mondo romano antico - Quasar - Roma - 2008 -

DECORI
- N. Blanc - Les frises de stuc du décor intérieur en Italie romaine (TAV. V).53 -
- Eva Dubois-Pelerin - L’opus interrasile (traforo di metalli preziosi e del bronzo) aux I et II siècles: quelques exemples en Italie et en Gaule et leur correspondance avec la peinture murale - 
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore -Verona - 1975 -

DEVASTAZIONI V PAGANI
- Pier Franco Beatrice (a cura di) - L'intolleranza cristiana nei confronti dei pagani - Ricerche storiche esegetiche teologiche - Edizioni Dehoniane - Bologna - 1990 -
- Pier Franco Beatrice (a cura di) - L'intolleranza cristiana nei confronti dei pagani - Cristianesimo nella storia - Edizioni Dehoniane - Bologna - 1990 -
- E. Testa - Legislazione contro il paganesimo e cristianizzazione dei templi (sec. IV-VI) - in Liber Annuus - 1991 -
- Karlheinz Deschner - Storia criminale del cristianesimo - Tomo III: La chiesa antica - Ariele - 2002 -
- Giovanni Filoramo - La croce e il potere - I cristiani da martiri a persecutori - Roma-Bari - Laterza - 2011-
- Giovanni Filoramo - Ipotesi Dio. Il divino come idea necessaria - Il Mulino - 2016 -

DIGHE
- Miguel Arenillas e Juan C. Castillo - Dams from the Roman Era in Spain. Analysis of Design Forms (with Appendix), in 1st International Congress on Construction History [20th–24th January], Madrid, 2003.
- A. Trevor Hodge, Reservoirs and Dams, in Örjan Wikander (a cura di), Handbook of Ancient Water Technology, Technology and Change in History - Leiden  - Brill  - 2000 -
- Patrick James e Hubert Chanson, Historical Development of Arch Dams. From Roman Arch Dams to Modern Concrete Designs, in Australian Civil Engineering Transactions - 2002 -
- Norman Smith, The Roman Dams of Subiaco, in Technology and Culture, vol. 11- DOI
- Norman Smith - A History of Dams - London - Peter Davies - 1971 -

DOCUMENTI
- Theodor Mommsen - Diritto pubblico romano (1871-1888). in cinque volumi -
- Theodor Mommsen - Diritto penale romano (1899).
- Theodor Mommsen Codex Theodosianus - editore critico con Paul Meyer - 1905 -
- Storia di Roma imperiale. Dagli appunti delle lezioni del 1882/86 di Sebastian e Paul Hensel - 1992 - II ed. 2004 - a c. di Alexander e Barbara Demandt -
- Giovanni Pugliese Carratelli - Le lamine d'oro orfiche. Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci - Milano - Adelphi - 2001 -
- Giovanni Pugliese Carratelli - Tabulae Herculanenses - in "La Parola del Passato": I (1946), II (1948), III (1953), IV (1954) V (195 ) VI (1961) (IV-VI con V. Arangio Ruiz).
- Adriano La Regina - La Tabula Rapinensis - Legge del popolo marrucino per l'istituzione della prostituzione sacra nel santuario di Giove padre nell'arce Tarincra (Rapino) - in Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo -
Codex Manichaicus Coloniensis -
- Alison E.Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
Corpus Inscriptionum Latinarum - principale editore - 1861 -
Luciano Canfora - Il papiro di Artemidoro, Bari, Laterza, 2008 (Collana: «Storia e società») -
- Marcello Gigante - Catalogo dei papiri ercolanesi - 1979 -
- Cicerone - De legibus (Sulle leggi): Cicerone dimostra con una grande elevazione di pensiero e di stile l'esistenza di una legge universale, eterna, immutabile, conforme alla ragione divina, che si confonde con lei. Proprio la ragione divina, infatti, costituisce il diritto naturale, che esisteva prima di tutti gli ordinamenti. Dopo quest'avvio, Cicerone passa all'analisi delle leggi in rapporto alle varie forme di governo.
Giacomo Devoto - Le Tavole di Gubbio - Sansoni - 1977 -
- Giovanni Pugliese Carratelli - Tabulae Herculanenses, in "La Parola del Passato": I (1946), II (1948), III (1953), IV (1954) V (195) VI (1961) (IV-VI con V. Arangio Ruiz).
- Giovanni Pugliese Carratelli - Le lamine d'oro orfiche. Istruzioni per il viaggio oltremondano degli iniziati greci - Milano - Adelphi - 2001-
- Carlo Fea - Indicazione del Foro Romano e sue principali adiacenze relativa alla contemporanea tavola incisa, per lo scavo ordinato dalla S. di NS Papa Leone XII nel 1827 con tavola grande incisa in rame - 1827 -
- Digesto Giustinianeo - di Giustiniano I - 533 d.c. -

ECONOMIA
- Francesco De Martino - Storia economica di Roma antica - La Nuova Italia - Firenze - 1980 -
- Charles George Herbermann - Business Life in Ancient Rome - 1880 -
- Richard Duncan-Jones - Money and Government in the Roman Empire - 1994 -
- Peter Fibiger Bang (2008): The Roman Bazaar: A Comparative Study of Trade and Markets in a Tributary Empire, Cambridge University Press -
- Peter Fibiger Bang (2009): "The Ancient Economy and New Institutional Economics", The Journal of Roman Studies, Vol. 99 -
- Raymond W. Goldsmith - "An Estimate of the Size and Structure of the National Product of the Early Roman Empire" - Review of Income and Wealth, Vol. 30, No. 3 - 1984 -
- Keith Hopkins (1980): "Taxes and Trade in the Roman Empire (200 B.C.–A.D. 400)", The Journal of Roman Studies, Vol. 70 -
- Keith Hopkins (1995/6): "Rome, Taxes, Rents, and Trade", Kodai, Vol. 6/7 -
- M. Le Glay, J.L.Voisin & Y. Le Bohec - Storia romana - Bologna - 2002 -
- Elio Lo Cascio - Forme dell'economia imperiale - in Storia di Roma - II.2 - Einaudi - Torino - 1991-
- Roger Rémondon - La crisi dell'impero romano - da Marco Aurelio ad Anastasio - Milano - 1975 -
- Walter Scheidel & Steven Friesen -The Size of the Economy and the Distribution of Income in the Roman Empire, in The Journal of Roman Studies (Nov. 2009), Vol. 99 -
- Peter Temin - Estimating GDP in the Early Roman Empire - Elio Lo Cascio (ed.) - Innovazione tecnica e progresso economico nel mondo romano - Edipuglia - Bari - 2006 -

FASTI - LUDI
- Carlo Fea - Frammenti di Fasti Consolari e Trionfali Ultimamente Scoperti nel Foro Romano e Altrove Ora Riuniti e Presentati alla Santità di N. S. Pio Papa Settimo, 1820 -
Edward Gibbon - On the Fasti of Ovid - 1764 -
Edward Gibbon - On the Triumphs of the Romans - 1764 -
- Fasti triumphales - AE 1930 -
Edward Gibbon - On the Triumphal Shows and Ceremonies (1764) -
- P. Ovidio Nasone - Fasti e frammenti - a cura di Fabio Stock - Unione Tipografico-Editrice Torinese - Torino - 1999 -
- Cassio Dione - Geoffrey S. Sumi - Ceremony and Power: Performing Politics in Rome between Republic and Empire - University of Michigan Press - 2005 -
- Howard Hayes Scullard Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- Publio Ovidio Nasone - Fasti -
Eutropio - Breviarium ab Urbe condita, I, 6 -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I, 35.9 -
Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - VII, 71 -
- Aulo Gellio - Noctes Atticae - II, 24 -
- Sesto Pompeo Festo - Ludos Magnos - De verborum significatu -
- Decimi Magni Ausonii Ludus septem sapientum - Introd., testo, trad. e commento di Elena Cazzuffi - Hildesheim - Olms - 2014 -
- Alison Futrell - The Roman Games: A Sourcebook - Blackwell - 2006 -

FORO
- Laurence Richardson - F. E. Brown, E. H. Richardson, L. Richardson, Jr. Cosa III - The Buildings of the Forum. Colony, Municipium, and Village - Memoirs of the American Academy in Rome, 37 - Pennsylvania State University Press - 1993 -
- Eugenio La Rocca - I luoghi del consenso imperiale. Foro di Augusto. Foro di Traiano (catalogo mostra), Progetti Museali editore, Roma 1995 ( con Roberto Meneghini, Lucrezia Ungaro, Marina Milella).
- Eugenio La Rocca - I Fori Imperiali - Progetti Museali editore - Roma - 1996 -
- Christian Hülsen - The Roman Forum: Its History and Its Monuments - 1906 -
- Filippo Coarelli - Il foro romano - 2 volumi - Roma 1986 - ed. Quasar -
- Filippo Coarelli - Il Foro Romano. Periodo Arcaico - Roma - 1983 -
- Filippo Coarelli - Il foro boario: dalle origini alla fine della repubblica - Roma 1988 - ed Quasar -
- Orazio Marucchi - Le Forum romain et le Palatin d'après les dernières découvertes -1902 -
- Giacomo Boni - Foro Romano: nuovi frammenti marmorei degli Acta triumphorum e dei Fasti consulares - Roma - Notizie degli Scavi - 1904 -
- Giacomo Boni - Esplorazione nel forum ulpium - Roma - Tip. della R. Accademica dei Lincei - 1907 -
- Giacomo Boni - Stele con iscrizione latina arcaica scoperta nel Foro romano - Roma - Tipografia della R. Accademia dei lincei - 1899 -
- Giacomo Boni - Fotografie e pianta altimetrica del Foro Romano - Roma - Accademia dei lincei - 1900 -
- Giacomo Boni - Scavi al Foro Romano: esplorazione del comizio - Roma - Accademia dei lincei - 1900 -
- Giacomo Boni - La esplorazione dei rostri - Roma - tip. Accademia dei lincei - 1901 -
- Giacomo Boni - Scoperta di una tomba a cremazione nel Foro Romano - Roma - Acc. dei Lincei - 1902 -
- Alessandra Capodiferro, Patrizia Fortini (a cura di) - Gli scavi di Giacomo Boni al foro Romano -Documenti dall'Archivio Disegni della Soprintendenza Archeologica di Roma - (Planimetrie del Foro Romano, Gallerie CesareeComizioNiger LapisPozzi repubblicani e medievali) - Roma 2003 -
- Giacomo Boni - Sepolcreto del septimontium preromuleo nel foro romano - Roma - Tip. della r. Accademia dei Lincei - 1903 -
- Giacomo Boni - Les Nouvelles Dicouvertes du Palatin. Bruxelles, Weissenbruch, 1914.
- Giacomo Boni - L' Arcadia sul Palatino. Roma, E. Calzone, 1914 -
The Forum (The Roman Forum, Forum Romanum Magnum, Forum Magnum, Foro Romano, le Forum romain, le grand forum romain)
Forum Holitorium (Vegetable Market, Foro Olitorio, Marché aux Légumes)
Forum Julium (Forum Iulium, Forum Julii, Forum Iulii, Forum of Julius Caesar)
Forum of Augustus (Forum Augustum, Forum Augusti, Foro di Augusto, Forum d'Auguste)
Forum of Nerva (Forum Nervae, Forum Transitorium, Foro di Nerva, Foro Transitorio, Forum de Nerva, Forum Transitoire)
Trajan's Forum (Forum Trajani, Forum Traiani, Foro di Traiano, Foro Traiano, Trajan Forum, Forum de Trajan)

 GENTI
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -

GIOCHI
- P.J. Davis - Games - in Oxford Encyclopedia of Ancient Greece and Rome - Oxford University Press, 2010 -
- R.G. Austin, Roman board games I, in, Greece & Rome, 10, 1934 -
M. Bendala Galan, Tablas de jeugo en Itálica in Habis, 4, 1973 -
- E. Talamo - I giochi - Riflessi di Roma - Impero Romano e Barbari nel Baltico - a cura di E. Bjorklund - Roma - 1997 -
- A. Ferrua - Tavole lusorie epigrafiche, Città del Vaticano 2001.
- M. Fittà, Giochi e giocattoli nell’antichità - Firenze - Leonardo Arte - 1997 -

GUERRE
- Carcopino Si vis pacem, para bellum, in Storia romana e storia moderna. Fasi in prospettiva, a cura di Mario Pani - Bari - Edipuglia - 2005 -
- Carcopino - La guerra e la pace nell'Antichità - Torino - 1905 -
Piganiol André - Le conquiste dei romani - Milano - Il Saggiatore - 1989 -
- Gaetano De Sanctis - I - Roma dalle origini alla monarchia - Milano-Torino - 1907 -
- Gaetano De Sanctis - II - La conquista del primato in Italia - Milano-Torino - 1907 -
- Gaetano De Sanctis - III.1 - L'età delle guerre puniche - Milano-Torino - 1916 -
- Gaetano De Sanctis - III.2 - L'età delle guerre puniche - Milano-Torino - 1917 -
- Gaetano De Sanctis - IV.1 - La fondazione dell'Impero: dalla battaglia di Naraggara alla battaglia di Pidna - Milano-Torino - 1923 -
- Gaetano De Sanctis - IV.2/1 - Vita e pensiero nell'età delle grandi conquiste - Firenze - 1953 -
- Gaetano De Sanctis - IV.2/2 - Dal diritto quiritario al diritto pretorio - Firenze - 1957 -
- Gaetano De Sanctis - IV.3. Dalla battaglia di Pidna alla caduta di Numanzia - Firenze - 1965 -
- Gaetano De Sanctis - Ricerche sulla storiografia siceliota - Palermo - 1958 -
- Gaetano De Sanctis - La guerra sociale - a cura di L. Polverini - Firenze - 1976 -
- Italo Lana - L'idea della pace nell'Antichità - 1991 -
- Gaetano De Sanctis - Storia dei Romani - vol II - La conquista del primato in Italia - Ed. La Nuova Italia - Firenze - 1988 -
- Andrea Frediani - I grandi generali di Roma antica - Newton & Compton - Roma - 2003 -
- I duci dei Sanniti nelle guerre contro Roma - Studi storici per l'antichità classica - I - Pisa - 1908 -
- Storia di Roma: Le guerre civili - libro 1 e 2 - a cura di Atto Rupnik - Roma - Idee nuove - 2004 -
- J. Beloch - La conquista romana della regione sabina - in Riv. stor. ant. - IX - 1904 -
- Paolo Sommella - Antichi campi di battaglia in Italia, contributi all'identificazione topografica di alcune battaglie d'età repubblicana - Roma - De Luca - 1967 -
Peter Connolly - Greece and Rome at war - Londra - Greenhill Books - 2006 -
- André Piganiol - Le conquiste dei Romani - Milano -1989 -
A. Frediani - Le grandi battaglie di Roma antica - Roma - 2009 -
- Santo Mazzarino - Introduzione alle guerre puniche - Rizzoli - 2003 -
- Santo Mazzarino - The elephant in the Greek and Roman world - 1974 -
- Sabatino Moscati - Introduzione alle guerre puniche: origini e sviluppo dell'impero di Cartagine -SEI - Torino - 1994 -
- Flavio Giuseppe - La guerra giudaica -
- Roberto Bartoloni - Le guerre puniche: Roma contro Cartagine - Firenze - Giunti - 2006 -
- Giovanni Brizzi - Scipione e Annibale. La guerra per salvare Roma - Roma-Bari - Laterza - 2007 -
- Storia di Roma: Le guerre civili, libro 1 e 2, a cura di Atto Rupnik - Roma - Idee nuove, 2004 -
- I duci dei Sanniti nelle guerre contro Roma - Studi storici per l'antichità classica - I - Pisa - 1908 - 
- Andrea Frediani - Le grandi battaglie di Giulio Cesare - Roma - 2003 -
Procopio di Cesarea - Storia delle guerre di Giustiniano - Le guerre persiane I-II -
- Gino Sigismondi, La battaglia tra Narsete e Totila nel 552 d.c. in Procopio - BDSPU, vol. LXV -fasc.1 - Perugia - 1968 -
- Alberto Magnani - La guerra lampo del generale Narsete - in Rivista Italiana Difesa - 1999 -
- Procopio - De bello gothico - a cura di Giovanni Garuti - Collana Filologia classica - Japadre - 1991 - Pierluigi Romeo di Colloredo Mels - Roma contro Roma: L'anno dei quattro imperatori e le due battaglie di Bedriacum - Soldiershop Publishing - 2017 -
- M. A. Lucano - La guerra civile o Farsaglia, traduzione di Luca Canali, note di Fabrizio Brena, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano - 2002 -
- Giovanni Brizzi - 70 d.c. La conquista di Gerusalemme - Roma-Bari - Laterza - 2015 -
- Giulio Firpo - Le rivolte giudaiche - Editore Laterza - 1999 -
- Svetonio - De vita Caesarum libri VIII - vite di Vespasiano, Tito e Domiziano -
- Giovanni Brizzi Canne. La sconfitta che fece vincere Roma - Bologna - Il mulino - 2016 -
- Giovanni Brizzi Guerre puniche - a cura di - Milano - Corriere della Sera - 2016 -
- Giovanni Brizzi Guerre partiche - Milano - Corriere della Sera - 2016 -
- M.H. Dodgeon, G. Greatrex & S.N.C. Lieu - The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars (Part II, 363-630 AD) - New York City - 2002 - Ed. Routledge -
- Kaveh Farrokh - Shadows in the Desert: Ancient Persia at War - Osprey Publishing - 2007 -
Claudio Claudiano - De bello gothico - a cura di Giovanni Garuti - Collana Filologia classica - Japadre - 1991 -
- Claudio Claudiano - Il rapimento di Proserpina - La guerra dei Goti, a cura di Franco Serpa - Classici greci e latini - ed. Milano - BUR - 1988 -

HORREA
- Thomas Ashby - Gli horrea di Roma da Samuel Ball Platner, - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - London - 1929 -
- Geoffrey Rickman - Roman Granaries and Store Buildings - Cambridge University Press - 1971 -

HORTI
- Maddalena Cima - Gli Horti Liciniani: una residenza imperiale nella tarda antichità - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1998 -
- Antonio Nibby - Degli orti serviliani - dissertazione di Antonio Nibby - Roma - Tip. della Rev. Camera Apostolica - 1835 -
- Rodolfo Lanciani - Forma Urbis Romae - Milano - 1893-1901 -
- Giuseppe Lugli - Horti - a cura di Ettore De Ruggiero - Dizionario epigrafico di antichità romane III - 1922 -
- Danila Mancioli - Gli horti dell'antica Roma - a cura di Giuseppina Pisani Sartorio e Lorenzo Quilici - Roma Capitale - 1870-1911 - L'archeologia in Roma Capitale fra sterro e scavo - Venezia - Marsilio - 1983 -
- Maddalena Cima - Horti Lamiani - Eva Margareta Steinby (a cura di) - Lexicon Topographicum urbis Romae - Roma - Quasar - 1996 -
- Maddalena Cima e Eugenio La Rocca (a cura di), Le tranquille dimore degli dei, catalogo della mostra (Roma, maggio-settembre 1986), Venezia -
- Eugenio La Rocca e Maddalena Cima - Horti Romani - Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - Atti del convegno - Roma - 1995 -
- Eugenio La Rocca - Horti Romani - atti del convegno, Roma 1995 con Maddalena Cima - Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma - L'Erma di Bretschneider - Roma - 1998 -
- Eugenio La Rocca - Le tranquille dimore degli dei. La residenza imperiale degli horti Lamiani (catalogo mostra), Marsilio - Venezia 1986 (a cura di, con Maddalena Cima) -

IMPERATORI 
- M. Grant - Gli imperatori romani, storia e segreti - Roma - 1984 -
- Alison E.Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
- Sesto Aurelio Vittore - Epitome de Caesaribus e De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum -
- Ronald Syme - Emperors and Biography: Studies in the Historia Augusta - 1971 -
- Ronald Syme - The Historia Augusta: A Call for Clarity - 1971-
- Ronald Syme - Ammianus and the Historia Augusta - 1968 -
- P. Southern - The Roman Empire: from Severus to Constantine, Londra & New York - 2001 -
- Guido Migliorati - Cassio Dione e l'impero romano da Nerva ad Antonino Pio – alla luce dei nuovi documenti - Milano - 2003 -
- Sesto Aurelio Vittore - De Caesaribus -
- Gaio Svetonio Tranquillo - De vita Caesarum -
- Chris Scarre - Chronicle of the roman emperors - New York - 1999 -
RE
 - Plutarco - Vita di Romolo - 29, 2-11 -
-  George Dumezil Servius et la Fortune, essai sur la fonction sociale de louange et de blâme et sur les éléments indo-européens du cens romain (Mythes romains II) - Parigi - Gallimard - 1943 -
- Nadia Canu - Camillo e Servio Tullio. Due figure a confronto attraverso le fonti e le attestazioni archeologiche - in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Sassari - in corso di stampa -
TARQUINIO PRISCO
Andrea Carandini- Re Tarquinio e il divino bastardo. Storia della dinastia segreta che rifondò Roma - Rizzoli - Milano - 2010 -
IMPERATORI
- Albino Garzetti - L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960 -
- Santo Mazzarino, L'Impero romano, Roma-Bari, Laterza, 1973.
- Mario Pani - Il principato dai Flavi ad Adriano - Andrea Schiavone e Arnaldo Momigliano (a cura di), Storia di Roma, II, 2, Torino, Einaudi, 1990 -
ADRIANO
- Historia Augusta - De Vita Hadriani - AE - 1980 -
- Carandini - Adriano. Roma e Atene, Novara, UTET, 2019 -
- Anthony Richard Birley - Hadrian: The Restless Emperor - Londra - Routledge - 1997 -
- Adriano Augusto: studi e ricerche, Roma: L'Erma di Bretschneider, 1993
- Adriano: un ventennio di cambiamento, Milano: Rusconi Libri, 1994 -
- Ferdinando Gregorovius - Geschichte des römischen Kaisers Hadrian und seiner Zeit (Storia dell'imperatore romano Adriano e del suo tempo)
ALESSANDRO SEVERO
- Ridolfino Venuti Cortonese - Spiegazione de' bassorilievi che si osservano nell'urna sepolcrale detta volgarmente d'Alessandro Severo, che si conserva nel Museo di Campidoglio - Roma - Bernabò e Lazzarini - 1756 -
ANTONINO
- AA.VV. - Cambridge Ancient History - vol. VIII, cap. XX - Gli Antonini – IV La guerra in Germania - Milano - 1975 -
- M. Grant, The Antonines: the roman empire in transition, Londra, 1994 -
- Aulo Gellio - Noctes Atticae - II - (la bellezza della vita sotto Antonino Pio)
- Historia Augusta - Antoninus Pius -
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano - (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - Antoninus PiusItinerarium -
AUGUSTO
- Alison E.Cooley - Res Gestae divi Augusti - edition with introduction, translation, and commentary -Cambridge University Press - Cambridge - 2009 -
- Colin Michael Wells - The german policy of Augustus: an examination of the archaeological evidence, Oxford - Oxford University Press - 1972 -
- Giovanni Pugliese Carratelli - Imperator Caesar Augustus - Index rerum a se gestarum - con introduzione e note - Napoli - 1947 -
- Arnaldo Marcone - Augusto - Salerno - 2015 -
- C. M. Wells - The German Policy of Augustus - in Journal of Roman studies 62 - Londra - 1972 -
- Luciano Canfora - Augusto figlio di Dio - Bari - Laterza - 2015 -
- Ronald Syme - L'aristocrazia augustea. La classe dirigente del primo principato romano (The Augustan Aristocracy, 1986), traduzione di Carmen Dell'Aversano, Collana SuperBur Saggi, Milano, BUR, 1993 -
- Mario Attilio Levi - Augusto e il suo tempo - Ed. Rusconi - Milano - 1994 -
- Ronald Syme - Livy and Augustus - 1959 -
- Peter Michael Swan - The Augustan Succession: An Historical Commentary on Cassius Dio's Roman History - Books 55-56 (9 B.C.-A.D. 14) - Oxford University Press - 2004 -
AURELIANO
- Marina Silvestrini - Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano - di A. Momigliano, A. Schiavone - Storia Einaudi dei Greci e dei Romani - Torino - Giulio Einaudi Editore - 2008 -
- Caterina Parigi - Ritratto maschile, cosiddetto Aureliano - L'età dell'angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.) - Roma - 2015 -
CALIGOLA  (12 - 41)
- Stephen Dando-Collins - Caligula: The Mad Emperor of Rome - Turner Publishing - Nashville - 2019 -
CESARE
- De bello gallico
- Libro I: Descrizione geografica della Gallia; Guerra di Elvezia; Guerra contro Ariovisto e i Germani.
- Libro II: Congiura dei Belgi e rispettiva guerra; Publio Licinio Crasso respinge le città dei Galli; Riappacificazione della Gallia -
- Libro III: Guerra sulle Alpi; Guerra contro i Veneti; Guerra contro gli Unelli; Crasso in Aquitania.
- Libro IV: Guerra contro gli Usipeti e i Tencteri; Assalto contro i Germani; Prima spedizione in Britannia; Ribellione dei Morini e dei Menapi -
- Libro V: Seconda spedizione in Britannia; Guerra contro Ambiorige; Ribellione dei Treviri.
- Libro VI: Il grande spostamento delle truppe galliche; Spedizione contro gli Suebi; Descrizione dei costumi, della cultura e delle tradizioni Galliche e Germaniche; Guerra contro gli Eburoni.
- Libro VII: Vercingetorige si autoproclama capo degli Alverni; Assedio ad Avarico; Vercingetorige e gli Edui attaccano i Romani; Battaglia di Alesia -
- Libro VIII: Aulo Irzio narra degli eventi collaterali e successivi alla guerra guidata da Cesare; in particolare le ultime spedizioni per sedare gli ultimi focolai.
- Gaio Giulio Cesare - Le guerre in Gallia - Milano - Mondadori - 1987 -
- Giulio Cesare - Le guerre in Gallia, a cura di Carlo Carena - Mondadori Editore - 1991 -
- Renato Agazzi - Giulio Cesare stratega in Gallia - Pavia - Iuculano - 2006 -
- L.A.Constans, Guide Illustré des Campagnes de César en Gaule, Parigi - 1989.
- J. Carcopino - Giulio Cesare - traduzione di Anna Rosso Cattabiani - Rusconi Libri - 1981 -
- J.F. Drinkwater - Roman Gaul - The Three Gauls - 58 BC-260 AD - New York - Routledge - 1984 -
- M. Jehne - Giulio Cesare - traduzione di Alessandro Cristofori - il Mulino - 1999 -
- ed. italiana a cura di Augusto Guida E. Horst - RCS Libri, 2000 -
- Luciano Canfora - Giulio Cesare - Il dittatore democratico - Laterza - 1999 -
- Theodore Ayrault Dodge - Caesar - New York - 1989-1997 -
- Antonio La Penna - Gaio Giulio Cesare, La guerra civile, a cura di, Einaudi, Torino 1954; Marsilio, Venezia 1999; Einaudi, Torino 2004 -
- Antonio La Penna - Gaio Giulio Cesare, Cesare in Gallia: diari di guerra, civiltà dei Galli, a cura di, Loescher, Torino 1969 -
Edward Gibbon - Remarques Critiques sur les Dignités Sacerdotales de Jules César (1757) -
Edward Gibbon - Remarques sur les Ouvrages et sur le Caractère de Jules César -
- Andrea Frediani - Le grandi battaglie di Giulio Cesare - Roma - 2003 -
- Thomas Rice Holmes - Ancient Britain and the Invasions of Julius Caesar - Oxford - 1907 -
- J. Carcopino - Giulio Cesare - traduzione di Anna Rosso Cattabiani - Rusconi Libri - 1993 -
- M. Jehne - Giulio Cesare - traduzione di Alessandro Cristofori - il Mulino - 1999 -
edizione italiana a cura di A. Guida E. Horst, Cesare - Rcs Libri - 2000 -
- Cesare, Commentarii de bello Gallico, libri VII-VIII.
- Cesare, Commentarii de bello civili, libri I-III.
- Plutarco - Vite parallele - Vita di Cesare e Vita di Pompeo -
- Pseudo-CesareBellum Alexandrinum.
- Plutarco - Vite parallele - Vita di Cesare -
- Svetonio - Vite dei Cesari - Vita di Cesare -
- Renato Agazzi - Giulio Cesare stratega in Gallia - Pavia - Iuculano - 2006 -
- Luciano Canfora - Gli occhi di Cesare. La biblioteca latina di Dante, Roma, Salerno, 2015 (Collana: «Astrolabio», 12) -
COMMODUS
- Historia Augusta, Marcus, Lucius, Commodus - Géza Alföldy - Noricum - Londra - Boston  - 1974-
COSTANTINO
- Eberhard Horst - Costantino il Grande, Milano, 1987
- Carlo Carena- Arnaldo Marcone - Costantino il Grande - La Terza - 2013 -
- Timothy Barnes - Constantine and Eusebius - Cambridge - MA Harvard University Press - 1981 -
- Eberhard Horst - Costantino il Grande - Milano - 1987 -
- Stefano Zen - «La Donazione di Costantino nel Cinquecento tra filologia, apologia e censura ecclesiastica»: relazione 2011 su «L’età moderna di Romeo De Maio» per la XIII Settimana della cultura.
- Pat Southern - The Roman Empire: from Severus to Constantine - Londra & New York - 2001 -
- Timothy Barnes - The New Empire of Diocletian and Constantine - Cambridge - MA Harvard University Press - 1982 -
COSTANZO CLORO
Barnes, Constantine and Eusebius, pp. 15–16; Barnes, New Empire,
COSTANZO II
- Michael DiMaio, Robert Frakes - Constantius II (337-361 A.D.) - De Imperatoribus Romanis - 1998 -- Sonia Laconi - Costanzo II. Ritratto di un imperatore eretico - Roma - Herder - 2004 -
- Pierre Maraval - I figli di Costantino - traduzione italiana di Alice Borgna - Palermo - 2015 -
DIOCLEZIANO
- Stephen Williams - Diocleziano - Un autocrate riformatore - Genova - 1995 -
- Timothy Barnes - The New Empire of Diocletian and Constantine, Cambridge, MA Harvard University Press, 1982 -
DOMIZIANO
- Stéphane Gsell - Essai sur le règne de l'empereur Domitien - Paris - Thorin &Fils - 1894 - Rist. anastatica - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1967 -
- Pat Southern - Domitian Tragic Tyrant - London & New York - Routledge - 1997 -
- Pietro Nelli, Monete Romane Impero Domiziano, Roma, Lulu, 2011 -
- Brian W. Jones - The Emperor Domitian - London & New York - Routledge - 1992 -
FLAVI
- R.Syme - Guerre e frontiere del periodo dei Flavi -
GALLIENO
- Richard Weigel - Valerian (A.D. 253-260) and Gallienus (A.D. 253-268) - su De Imperatoribus Romanis -
GIULIANO
- Augusto Rostagni - Giuliano l'apostata - Saggio critico con le «Operette politiche e satiriche» tradotte e commentate - Torino - F.lli Bocca - 1920.
- Arnaldo Marcone - Giuliano. L'imperatore filosofo e sacerdote che tentò la restaurazione del paganesimo - Salerno - 2019 -
MARCO AURELIO
- Anthony Richard Birley - Marcus Aurelius - Londra - Eyre & Spottiswoode - 1966 -
- Anthony Richard Birley - Marco Aurelio - Milano - Rusconi - 1990 -
- Carlo Carena - Marco Aurelio - I ricordi - Torino - Einaudi - 1968 -
- Pierre Grimal - Marco Aurelio - Milano - 2004 -
- Caprino - in C.Caprino, A.M.Colini, G.Gatti, M.Pallottino, P.Romanelli - La colonna di Marco Aurelio - Roma - 1955 -
- Carcopino - Leoni sul Danubio: nuove considerazioni su un episodio delle guerre di Marco Aurelio, con Cristiano Sigurani, in Roma e le province del Danubio. Atti del I convegno internazionale - 2010 -
- Marta Sordi - Le monete di Marco Aurelio con Mercurio e la pioggia miracolosa - Scritti di Storia romana - Milano - 2002 -
NERONE  (37 - 68)
- Italo Lana - La poesia nell'età di Nerone - 1965 -
- Mario Attilio Levi - Nerone e i suoi tempi, Milano: Cisalpino-Goliardica, 1973
- Mario Attilio Levi - Nerone, Eracle, Ercole, Roma: L'Erma di Bretschneider, 1983
- Enzo Mandruzzato - Nerone. L'artista vietato - Torino - Lindau - 2020 -
- Dimitri Landeschi - Terrore e morte nella Roma di Nerone - Boopen - 2011 -
- Dimitri Landeschi - Sesso e potere nella Roma imperiale. Edizioni Saecula, 2012 -
- Dimitri Landeschi - Claudio, l'imperatore balbuziente. Edizioni Saecula, 2014 -
- Dimitri Landeschi - Nerone, il grande incendio di Roma e la congiura di Pisone. Edizioni Saecula, 2015 -
- Dimitri Landeschi - Seneca - Un filosofo al potere - Edizioni Saecula - 2015 -
- Girolamo Cardano - Elogio di Nerone: mansuetudine, acume politico e saggezza di un esecrato tiranno - Milano - Gallone Editore - 1998 -
- Eugen Cizek - La Roma di Nerone, Milano, Ed.Garzanti, 1986.
Massimo Fini - Nerone: duemila anni di calunnie - Milano - Mondadori - 1993 -
- Dezső Kosztolányi - Nerone - Roma - Castelvecchi - 2014 -
- Dimitri Landeschi - Terrore e morte nella Roma di Nerone - Boopen - 2011 -
Mario Attilio Levi, Nerone e i suoi tempi, Milano, Rizzoli, 1995 -
Carlo Palumbo, La vita di Nerone, Le Grandi Biografie, Milano, Peruzzo, 1985
Ernest Renan, L'Antéchrist, Paris, Frères, 1873; trad. it.: L'Anticristo Nerone, a cura di Angelo Treves, Milano, Edizioni Corbaccio, 1936.
Philipp Vandenberg, Nerone, Milano, Rusconi, 1984.
Brian H. Warmington, Nerone: realtà e leggenda, Roma-Bari, Laterza 1973 -
NERVA
- E. Mary Smallwood - Principates of NervaTrajan and Hadrian - Cambridge -
ONORIO
Claudiano - In VI consulatum Honorii - XXVIII - 340-350 - (sesto consolato dell'imperatore Onorio)
SETTIMIO SEVERO
- Anthony Richard Birley - Septimius Severus: The African Emperor - Londra - Eyre &Spottiswoode - 1971 -
- Anthony Richard Birley - The African emperor : Septimius Severus - Londra - Batsford - 1988 -
- Alfredo Passerini - I Severi: da Caracalla ad Alessandro Severo - Editore: Ist. Naz. di Studi Romani - Collana: Italia romana n. 14 - 1945 -
- Pat Southern - The Roman Empire: from Severus to Constantine - Londra & New York - Routledge - 2001 -
- Marina Silvestrini - Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano - di A. Momigliano, A. Schiavone - Storia Einaudi dei Greci e dei Romani - Torino - Giulio Einaudi Editore -
TIBERIO
- Lidia Storoni Mazzolani - Tiberio o la spirale del potere. La forza irresistibile del dispotismo - Collana Storica - Rizzoli - Milano - 1981 -
- Antonio Spinosa - Tiberio - L'imperatore che non amava Roma - Milano - Mondadori - 1991 -
TRAIANO
- Traiano - Storia e Archeologia - L'Erma di Bretschneider - 2010 -
- A cura di Grigore Arbore Popescu - Traiano ai confini dell'impero - Milano - 1998 -
- Julian Bennet - Trajan - Optimus Princeps - Bloomington - 2001 -
- Inscriptiones Latinae Selectae - Dessau 5035 - Il tragitto di Traiano si suppone sia stato: Roma, Ancona, Iader, probabilmente dopo una traversata, Viminacium come suggerisce Guido Migliorati (Cassio Dione e l'impero romano da Nerva ad Antonino Pio) - nuovi documenti - Milano - 2003 -
VALERIANO
- Richard Weigel - Valerian (A.D. 253-260) and Gallienus (A.D. 253-268) - su De Imperatoribus Romanis -
VESPASIANO
- Filippo Coarelli (a cura di) - Divus Vespasianus: il bimillenario dei Flavi, Milano, Electa, 2009 -
Barbara Levick - Vespasian - London New York - Routledge - 1999 -
- Pietro Nelli - L'imperatore dalle umili origini: Titus Flavius Vespasianus - Roma - Lulu - 2010 -
- Francesco Lucrezi - Leges super principem - La «Monarchia costituzionale» di Vespasiano - ed. Jovene - 1982 -
- R.Syme - Guerre e frontiere del periodo dei Flavi -
- Pierre Cosme Traina G. (cur.) - L'anno dei quattro imperatori - XXI edizione - Editore Collana - 2015 -

BIZANTINI
- Georg Ostrogorsky - Storia dell'Impero bizantino - Torino - Einaudi - 1968 -
- Gerhard Herm - I bizantini - Garzanti - Milano - 1985 -
- John Julius Norwich - Bisanzio - Milano - Arnoldo Mondadori Editore, 2000 -
- Silvia Ronchey - Lo stato bizantino - Einaudi - Torino - 2002 -
- Alexander P Kazhdan - Bisanzio e la sua civiltà - Laterza - Bari - 2004
- Giorgio Ravegnani - La storia di Bisanzio - Roma - Jouvence - 2004 -
- R. Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Alain Ducellier e Michel Kapla - Bisanzio - Milano - San Paolo - 2005 -
- Giorgio Ravegnani - Imperatori di Bisanzio - Bologna - Il Mulino - 2008 -
- Runciman, Steven  - Byzantine Civilisation. Meridian - 1956 -
ANASTASIO
- Carmelo Capizzi - L'imperatore Anastasio I (491-518) - Studio sulla sua vita, la sua opera e la sua personalità - Pont. Institutum Orientalium Studiorum - Roma - 1969 -
- Arnold Hugh Martin Jones, John Robert Martindale, John Morris - "Anastasius 4", The Prosopography of the Later Roman Empire - Cambridge University Press - 1980 -
ERACLIO (575 - 641)
- Kaegi, Walter Emil - Heraclius, Emperor of Byzantium. Cambridge University Press - 2003 -
- Carandini con L. Cracco Ruggini, A. Giardina - Storia di Roma - L'età tardoantica - I luoghi e le culture - Einaudi - Torino - 1993 -
PROBO
- James Crees - The Reign of the Emperor Probus - Londra - 2005 -
TEODOSIO II (401 - 450)
- Kelly, Christopher - Theodosius II: Rethinking the Roman Empire in Laten Antiquity - Cambridge University Press - 2013 -

ISTITUZIONI
- Mario Pani - Elisabetta Todisco - Società e istituzioni di Roma antica - Roma - 2005 -
- Antonietta Dosi - Gruppi e partiti politici di età repubblicana - Vita e Costumi dei Romani Antichi – Quasar - Roma - 2002 -
- Mario Attilio Levi - La costituzione romana dai Gracchi a Giulio Cesare - Firenze - Vallecchi - 1928 - Claude Nicolet - Strutture dell'Italia romana, (sec. 3.-1. a.c.) - Roma - Jouvence - 1984 -
- Mario Attilio Levi - Il tribunato della plebe e altri scritti su istituzioni pubbliche romane - Milano: Cisalpino-La goliardica, 1978 -
- Mario Attilio Levi - Iscrizioni relative a Collegia dell'età imperiale, Pavia: Tip. del Libro, 1963
- Mario Attilio Levi - Plebei e patrizi nella Roma arcaica, Como: New Press, 1992
- Antonietta Dosi - Così votavano i Romani - Vita e Costumi nel mondo romano antico – 2ª serie, Quasar, Roma - 2004 -
- T. Corey Brennan - The Praetorship in the Roman Republic - Oxford University Press - 2000 -
- Gabriella Poma - Le istituzioni politiche del mondo romano - Bologna - 2009 -
- Auguste Bouché-Leclercq - Manuel des Institutions Romaines - Hachette - 1886 -
- F. F. Abbott - A History and Description of Roman Political Institutions - Elibron Classics - 1901 -
- Biondo Biondi - Istituzioni di diritto romano - Ed. Giuffré - Milano - 1972 -
- Biondo Biondi - La compensazione nel diritto romano (1927)
- Biondo Biondi - Istituzioni di diritto romano (1929-30; 1965)
- Biondo Biondi - Successione testamentaria e donazioni (1943)
- Biondo Biondi - Le servitù prediali (1946)
- Biondo Biondi - Il diritto romano-cristiano (1952-54)
- Biondo Biondi - Il diritto romano (1957)
- Biondo Biondi - Le donazioni (1961)- Pietro De Francisci - Sintesi storica del diritto romano - Roma - 1968 -
- Aldo Schiavone - Ius: l'invenzione del diritto in Occidente - Torino - Einaudi - 2005 -
- A.Tighe - The Development of the Roman Constitution - D. Apple &Co. - 1886 -
- K.Von Fritz - The Theory of the Mixed Constitution in Antiquity - Columbia University Press -
Geografia
- N. Constable - Historical atlas of ancient Rome, New York, 2003.
- T. Cornell e J. Matthews - Atlante del mondo romano - Novara - 1984 -
- Lawrence Richardson - A New Topographical Dictionary of Ancient Rome - Johns Hopkins University Press - 1992 -
- Peter Heather - cartina dell'Impero d'Occidente nel 445 ca., dove le Mauritanie e le Numidie sono "aree minacciate per insediamenti esterni" di Mori -
- A. Cozza, A. Pasqui, R. Mengarelli - Carta archeologica d'Italia (1881-1897). Materiali per l'Etruria e la Sabina (Forma Italiae, II, 1) -
- Mario Torelli - The Topography and Archaeology of Republican Rome - in: A Companion to the Roman Republic - Blackwell - 2010 -
- Stephen L. Dyson - Rome: A Living Portrait of an Ancient City - Johns Hopkins University Press - 2010 -
Leggi
- Giovanni Rotondi - Leges publicae populi Romani: elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani - Hildesheim - Olms, 1962 -
Sesto Pomponio - De origine iuris -
Senato
- M. Torelli - Ascesa al Senato e rapporti con i territori di origine. Italia: Regio IV (Samnium), in - AA.VV., Epigrafia e Ordine Senatorio (Tituli, V), II, Roma 1982 -
- T. Wiseman - New Men in the Roman Senate - 139 b.C.-14 A.D. - Oxford - 1971 -

LETTERATI
- Carlo Carena - Poesia latina dell'età imperiale . Milano - Guanda - 1957 -
- Augusto Rostagni - Poeti alessandrini - Torino - F.lli Bocca - 1916 -
(movimenti e tendenze artistiche e letterarie che privilegino la cura formale e la raffinata eleganza dei metodi espressivi e stilistici, il mito non più eroico si umanizza e diventa sentimento)
- Augusto Rostagni - Anonimo - Del sublime - Testo, traduzione e note di Augusto Rostagni - Milano - Istituto editoriale italiano - 1947 -
- Emilio Gabba - Aspetti culturali dell'imperialismo romano - Firenze - Sansoni - 1993 -
Italia romana - Como - New Press - 1994 -
- Thomas Habinek - Situating Literacy at Rome - in Ancient Literacies: The Culture of Reading in Greece and Rome - Oxford University Press - 2009 -
- Benedetto Riposati - Storia della letteratura latina - Milano-Roma-Napoli-Città di Castello - Società Editrice Dante Alighieri - 1965 -
- Robert Maxwell Ogilvie - Roman literature and society - 1980 -
- Gian Franco Gianotti e Adriano Pennacini - Società e comunicazione letteraria in Roma antica - 3 voll. - Torino - Loescher - 1989 -
- Gian Franco Gianotti e Adriano Pennacini - Storia e forme della letteratura in Roma antica - Torino - Loescher - 1982 -
- Luciano Perelli - Antologia della letteratura latina - Torino - Paravia - 1973 -
- Luciano Perelli - Storia della letteratura latina - Milano - Paravia - 1969 -
- Romualdo Marandino - Storia della letteratura della Magna Grecia - Roma - LAS - 2017 -
- Luciano Canfora e Renata Roncali - Autori e testi della letteratura latina, Roma-Bari, Laterza, 1993 
- Augusto Rostagni - Storia della letteratura latina - a cura di Italo Lana, 3 voll - Torino - UTET - 1964 -
- Concetto Marchesi - Storia della letteratura latina - Milano - Principato - 1986 [1927] -
- Ettore Paratore - Storia della letteratura latina - Firenze - Sansoni - 1979 -
- Luciano Perelli - Storia della letteratura latina - Paravia - 1969 -
- Giancarlo Pontiggia, Maria Cristina Grandi - Letteratura latina. Storia e testi - Milano - Principato -1996 -
- Gian Biagio Conte & Emilio Pianezzola - Storia e testi della letteratura latina - Le Monnier - 1995 -
- W. Morel - Fragmenta poetarum latinorum epicorum et lyricorum praeter Ennium et Lucilium - Leipzig - 1927 -
- Antonio Traglia (a cura di) - Livio Andronico, Nevio, Ennio - in Poeti latini arcaici - Torino - UTET - 1986 -
ACCIO E LUCIO
- H.D. Jocelyn - Accius, Lucius - in Simon Hornblower (a cura di) - Oxford Classical Dictionary - vol. 1 - Oxford - Oxford University Press - 1996 -
AGRICOLA
- Tacito - De vita et moribus Iulii Agricolae - capitolo XIV -
AMMIANO MARCELLINO
- J. Gimazane - A. Marcellin - sa vie et son oeuvre - Bordeaux -1889 -
-  Ammianus Marcellinus - The roman history of Ammianus Marcellinus: during the reigns of the emperors Constantius, Julian, Jovianus, Valentinian, and Valens, Volume 1- H. G. Bohn - London - 1862 -
- Ammiani Marcellini Rerum gestarum libri qui supersunt - edidit W. Seyfarth - Leipzig - 1978 -(Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana) -
- Ammiano Marcellino - Rerum gestarum libri, XXXI -
-  Le storie di Ammiano Marcellino tradotte da Francesco Ambrosoli con note vol. unico - Antonio Fontana - 1829 -
ANTONIO NIBBY
- Antonio Nibby - Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia - Roma - Vincenzo Poggioli stampatore camerale -1819 - Tomo I - viaggio a VejiFideneTivoliAlba FucensSubiacoGabiiCollaziaLabico, e Preneste -Tomo II - viaggio a FrascatiTusculoAlgidoGrottaferrata, alla Valle Ferentina, al Lago Albano, ad AlbaAriciaNemiLanuvioCoraAnzioLavinioArdeaOstiaLaurento, e Porto (on-line).
- Antonio Nibby -  Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma - 3 voll - Roma - Tipografia delle Belle Arti - 1837 -
- A. Nibby - Itinerario di Roma e delle sue vicinanze compilato secondo il metodo di M. Vasi - Roma - Antonio Nibby - Tipografia Aurelj presso Luigi Nicoletti - 1830 -
- Antonio Nibby - Roma antica di Famiano Nardini - riscontrata, ed accresciuta delle ultime scoperte, con note ed osservazioni critico antiquarie - Roma - Stamperia de Romanis - 1820 -
- A. Nibby - Del tempio della Pace e della basilica di Costantino - Roma - Stamperia De Romanis - 1819 -
- Antonio Nibby - Della via Portuense e dell'antica città di Porto - Roma - per i tipi di Angelo Ajani - 1827 -
- Antonio Nibby - Descrizione della Villa Adriana - Roma - per i tipi di Angelo Ajani - 1827 -APOLLODORO
- Apollodoro - I miti greci - a cura di Paolo Scarpi - Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori - Milano - 2010 -
APPIANO DI ALESSANDRIA (95-165)
- Appiano - Guerre mitridatiche - 88 -
-  Appiano - Storia Romana - Libro 6 - Le Guerre Spagnole -
- Appiano - Illyrica  - 10 -
- Appiano - De Rebus Hispaniensibus -
- Appiani Alexandrini Historia - Editio princeps - 1551 -
- Ludwig Mendelssohn (a cura di) - Appiani Historia Romana - Lipsia - 1905 -
- C. Carsana - Commento storico al libro II delle Guerre Civili di Appiano - (parte I) - Pisa - Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia - 2007 -
- Marco Cornelio Frontone - M. Cornelii Frontonis epistulae, a cura di Michael P. J. van den Hout, Walter de Gruyter, 2011.
- Emilio Gabba - Appiano e la storia delle guerre civili - Firenze - La Nuova Italia - 1956 -
- Emilio Gabba - Appianus: la storia romana - Libri 13-17 - Le guerre civili - (con D. Magnino) - Torino - UTET - 2001 -
AULO GELLIO (125 - 180)
- Aulo Gellio - Noctes Atticae - Lugduni Batavorum - apud Cornelium Boutesteyn & Johannem Du Vivié - 1706 -
- Silvia Jannaccone - Studi Gelliani - Milano - Marzorati - 1947 -
AUSONIO (310-395)
- Decimo Magno Ausonio -  Eclogarum liber - 9 -
- Decimo Magno Ausonio - Cupido messo in croce - a cura di Alessandro Franzoi - Loffredo - 2002
- Decimo Magno Ausonio - Epigrammi - a cura di Luca Canali - Rubbettino - 2007 -
- Decimo Magno Ausonio - Mosella - Introduz., testo, traduz. commento, a cura di Maria Elvira Consoli - Congedo Editore - 1998 -
- Decimo Magno Ausonio - Opere, a cura di Agostino Pastorino - Torino - UTET - 1971 -
- Decimo Magno Ausonio - Ordo urbium nobilium - a cura di Lucia Di Salvo, Loffredo - 2000 -
- Decimi Magni Ausonii Opuscola - a cura di Sesto Prete - Leipzig - Teubner - 1978 -
CASSIODORO (485-580)
- Cassiodorus - Expositio Psalmorum - M.A. Adriaen - 1958 -
- Cassiodorus - Le Cronache - a cura di Mirko Rizzotto - Gerenzano - Runde Taarn - 2007 -
- Cassiodorus - Le Istituzioni - a cura di Mauro Donnini - Città Nuova - 2001-
- Cassiodorus - Ordo generis Cassiodororum - a cura di Lorenzo Viscido - M. D'Auria - 1992 -
- Cassiodorus - Variae - a cura di Lorenzo Viscido, Squillace - Pellegrini Editore - 2005 -
- Cassiodorus - De Orthographia - a cura di Patrizia Stoppacci - Firenze - Sismel-Edizioni del Galluzzo - (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) -
- Cassiodorus - Roma immaginaria - a cura di Danilo Laccetti - Roma - Arbor Sapientiae - 2014 -
- Cassiodorus - Confido in te Signore - Commento alle suppliche individuali - a cura di Antonio Cantisani - Milano - Jaca Book - 2016 -
CASSIUS DIO (155-235)
- Cassius Dio - Roman History - Fragments of Books XXII through XXIX -
- Cassio Dione - Storia romana - l XXII -
CATONE
- Plutarco - Catone il Giovane - Vite parallele -
- E. Badian - M. Porcius Cato and the Annexation and Early Administration of Cyprus" - Journal of Roman Studies - 1965 -
- J. Bellemore - Cato the Younger in the East in 66 BC - Historia - 1995 -
- R. Fehrle
 - Cato Uticensis - Darmstadt - 1983 -
- R. Goar - The Legend of Cato Uticensis from the First Century BC to the Fifth Century AD - Bruxelles - 1987 -
- Goodman, Rob. Soni, Jimmy - Rome's Last Citizen: The Life and Legacy of Cato, Mortal Enemy of Caesar -
- Hughes-Hallett, Lucy - Heroes: A History of Hero Worship - Alfred A. Knopf - New York -  New York - 2004 -
- P. Marin - Cato the Younger: Myth and Reality - UCD - 2005 -
- P. Marin - The Myth of Cato from Cicero to the Enlightenment  -
- Peter Nadig - Der jüngere Cato und ambitus - in: Peter Nadig, Ardet Ambitus, Untersuchungen zum -
- R. Syme - A Roman Post-Mortem - Roman Papers I - Oxford - 1979 -
- P. Marin -  Blood in the Forum: The Struggle for the Roman Republic - London: Hambledon Continuum - 2009 -
CATULLO   
- Alfonso Traina - Catullo, I canti - Introduzione e note di A. Traina - Traduzione di Enzo Mandruzzato, Milano, Rizzoli, 1982 -
- Karl Barwick  -  studi su Virgilio, Catullo e Cornelio Celso - 1948 -
CICERONE
- Luciano Perelli - Il De republica e il pensiero politico di Cicerone- Torino - Giappichelli - 1977 -
- Mario Attilio Levi - Cicerone, le tre orazioni de lege agraria: 63 a.c. - Torino - Ed. de L'Erma - 1935  -
- Luciano Perelli - Il pensiero politico di Cicerone: tra filosofia greca e ideologia aristocratica romana - Scandicci - La Nuova Italia - 1990 -
- Cicerone - Brutus (Storia degli oratori famosi) - 108 - (da The Latin Library) -
- Cicerone - Della divinazione - a cura di Sebastiano Timpanaro - Garzanti - Milano -1988-
- Cicerone - Academica priora (prima stesura dei libri sulla dottrina della conoscenza dell'accademia platonica).
- Cicerone Catulus (Dialogo), la prima parte dell'Academica priora, perduto.
- Cicerone Lucullus (Dialogo), la seconda parte dell'Academica priora, conservato.
- Cicerone - Accademici libri oppure Academica posteriora (versione tarda del trattato sulla dottrina della conoscenza dell'accademia platonica, in quattro libri).
- Cicerone - pro Balbo -
- Cicerone - Laelius de Amicitia, 2
- Cicerone - Epistulae ad Atticum - XII - 22 -
- Cicerone - de Legibus - III - 9 -
- Cicerone - Cato Maior de senectute ("Catone il censore, sull'anzianità"). Cicerone immagina Catone il Censore all'età di 84 anni ed esprime la sua nostalgia del buon tempo antico, quando a Roma l'uomo politico eminente poteva mantenere prestigio e autorevolezza fino alla più tarda età.
- Cicerone - Consolatio: una consolazione a sé stesso scritta alla morte dell'amata figlia Tullia, in cui Cicerone esorta a considerare la caducità di ogni cosa e l'importanza della filosofia. L'opera è andata perduta.
- Cicerone - De finibus bonorum et malorum ("Sui confini del bene e del male").
- Cicerone - De Fato ("Sul Fato"), non integrale. Sulla dottrina provvidenzialistica degli stoici.
- Cicerone - De natura deorum ("Sull'essenza degli dei"): Cicerone è persuaso che il culto nell'esistenza degli Dei e nella loro azione sul mondo debba esercitare una profonda influenza sulla vita, e che è, dunque, di un'importanza fondamentale per il governo di uno stato. Esso deve, perciò, essere mantenuto vivo nel popolo. Infine, si dice incline a credere che gli dei esistano e che governino il mondo: lo crede, perché è un'opinione comune a tutti i popoli; schernisce e condanna le leggende comuni a tutti i popoli.
- Cicerone - Le leggi - Economia e diritto - L'Erma di Bretschneider - 2008 -
- Cicerone - La visione - Genova - Il Melangolo - 1994 -
- Cicerone - De officiis ("Sui doveri"): che dedicò al figlio Marco, che si trovava ad Atene. L'opera, è divisa in tre libri: il primo tratta di ciò che è onesto, il secondo di ciò che utile, ed il terzo traccia una comparazione tra utile ed onesto.
- Cicerone - Hortensius: esortazione alla filosofia, è andata perduta e gli unici frammenti pervenutici provengono da citazioni che ne fa Agostino.
- Cicerone - Laelius seu de amicitia ("Lelio" o "sull'amicizia").
- Cicerone - Paradoxa Stoicorum (Teoremi di spiegazione dei paradossi etici della scuola degli stoici)
- Cicerone - Tusculanae disputationes ("Conversazioni a Tusculum"): sua figlia Tullia era appena morta, e la vita politica aveva perso ogni senso. L'oratore decise dunque di ritirarsi nella villa di Tusculum: cos'è la morte? Cos'è il dolore? C'è un modo per alleviare le afflizioni dell'animo? Cosa sono le passioni? Come si deve confrontare il saggio nei confronti di questi elementi turbatori della propria imperturbabilità? Infine: cos'è la virtù? Basta a rendere felice una vita?
- Cicerone - De re publica ("Sulla repubblica"), sul modello della Repubblica di Platone -
- Luciano Perelli - Il pensiero politico di Cicerone: antologia degli scritti politici - Torino - Petrini - 1964 -
- Marco Tullio Cicerone - Pro Milone -
- Marco Tullio Cicerone - Pro Sestio -
Emanuele Narducci - Cicerone e l'eloquenza romana: retorica e progetto culturale - Roma-Bari - Laterza - 1997 -
COCCEIANO
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana - XXXVI -
- Cassio Dione Cocceiano - Historia Romana - libri LXVI-LXVIII - De origine actibusque Getarum -
CORNELIO CELSO
- Karl Barwick  -  studi su Virgilio, Catullo e Cornelio Celso - 1948 -
Marco CORNELIO FRONTONE (100-170)
- Marco Cornelio Frontone, Epistolario -..
- The correspondence of Marcus Cornelius Fronto with Marcus Aurelius Antoninus, Lucius Verus, Anoninus Pius, and various friends - edited and translated into english by C. R. Haines - M. A., F. S. A. - London - William Heinemann - 1919 -
Marco Cornelio Frontone - Opere - a cura di Felicita Portalupi - Collana Classici latini n.29 - Torino -  UTET - 1974 -
CORNELIO NEPOTE
- Edward Gibbon - Remarques sur les Ouvrages et sur le Caractère de Cornelius Nepos -
DIODORO SICULO
- N.G.L. Hammond - Three Historians of Alexander the Great: the so-called Vulgate authors, Diodorus, Justin and Curtius (Cambridge Classical Studies), Cambridge 1983 -
- Jesus Lens Tuero - Estudios sobre Diodoro de Sicilia - Granada - Universidad de Granada - 1994 -
- Massimiliano Pavan - La teoresi storica di Diodoro Siculo - Roma - Accademia Nazionale dei Lincei - 1961 -
Mauro Corsaro - Diodoro Siculo e il problema della storia universale nel mondo antico, Pisa, ETS, 1995.
Salvatore Curti Gialdino - Diodoro di Sicilia e la sua Biblioteca storica - Palermo - Tip. D. Vena - 1913 -- Alessandra Scarpa Bonazza Buora - Libertà e tirannide in un discorso siracusano di Diodoro Siculo, Roma - L'Erma di Bretschneider, 1984.
William Smith (a cura di) - Diodorus Siculus - in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - 1870 -
Salvatore Curti Gialdino - Diodoro di Sicilia e la sua Biblioteca storica - Palermo - Tip. D. Vena - 1913 -
- Delfino Ambaglio - La Biblioteca storica di Diodoro Siculo. Problemi e metodo - Como - New Press - 1995 -
- Mito storia tradizione: Diodoro Siculo e la storiografia classica, Atti del Convegno internazionale, Catania-Agira, 7-8 dicembre 1984 - Catania - Edizioni del Prisma - 1991 -
- K.S. Sacks - Diodorus Siculus and the First Century - Princeton 1990 -
Cassio DIONE
- Cassio Dione - Storia romana - a cura di Alessandro Stroppa - 5 volumi - BUR - Milano - 1995 -
- U.Ph. Boissevain - Cassii Dionis Cocceiani Historiarum Romanarum quae supersunt - I-V - Berlino - 1955 -
- Guido Migliorati - Cassio Dione e l'Impero romano da Nerva ad Antonino Pio - alla luce dei nuovi documenti - Milano - 2003 -
- G. Urso - Cassio Dione e i magistrati - Le origini della repubblica nei frammenti della Storia Romana - Milano - 2005 -
- G. Urso - Cassio Dione e i sovversivi - La crisi della repubblica nei frammenti della Storia Romana (XXI-XXX) - LED Edizioni Universitarie - Milano - 2013 -
DIONIGI DI ALICARNASSO o Dioniso di Alicarnasso
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane -
- Adolfo Domínguez Monedero - El tema de la colonización griega en las "Antigüedades romanas" de Dionisio de Halicarnaso -
- Emilio Gabba - Dionigi e la storia di Roma arcaica - Bari - Edipuglia - 1996 -
- Fabio Mora - Il pensiero storico-religioso antico: autori greci e Roma - Volume 1 - Dionigi di Alicarnasso - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1996 -
ERODIANO
- Erodiano - Storia dell'impero dopo Marco Aurelio -
- F. Cassola - Sulla vita e sulla personalità dello storico Erodiano - Milano - Società editrice Dante Alighieri - 1957 -
- F. Cassola - Erodiano e le sue fonti - Napoli - L'arte tipografica - 1958 -
- F. Cassola - Note critiche al testo di Erodiano - Napoli - L'arte tipografica - 1964 -
- G.M. Columba, «Erodiano» - Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti - vol. XIV - Roma -Istituto G. Treccani - 1932 -
- A. Galimberti - Erodiano e Commodo - Traduzione e commento storico al primo libro della «Storia dell'Impero dopo Marco» - Gottingen - Vandenhoeck & Ruprecht - 2014 -
ERODOTO
- Erodoto - Storie - a cura di Livio Rossetti e di Graziano Ranocchia - Newton - Roma - terza edizione - 2012 [1997] -
- Carlo Carena - Erodoto - L'antico Oriente - Torino - Einaudi - 1977 -
ESCHILO
- Eschilo - Le tragedie, Collana i millenni, Torino, Einaudi, 1956 -
- Eschilo - Prometeo incatenato - Torino - Einaudi - 1995 -
ESIODO
- Esiodo - Le Opere e i Giorni - traduzione di Lodovico Magugliani - premessa al testo e note di Salvatore Rizzo - Biblioteca Universale Rizzoli - Milano - 1979 -
EUTROPIO  (Teodosio IV sec)
- Eutropio - Breviarium historiae romanae -
- C. Santini (ed.) - Eutropius - Breviarium ab urbe condita - Leipzig - 1979 -
- Eutropio - Storia di Roma - Introduzione di Fabio Gasti - Traduzione e note di Fabrizio Bordone -Santarcangelo di Romagna - Rusconi Libri - 2014 -
- Eutropii Breviarium - Historia Romana - Bien - 1821 -
FABIO PITTORE
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano - (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - Quintus Fabius Pictor - De aureo saeculo et de origine urbis Romae -
FAMIANO NARDINI
- Famiano Nardini - Roma antica - Roma - a spese di Carlo Barbiellini; nella Stamperia di Lorenzo Capponi presso il Palazzo di Firenze - 1771 -
FESTO
- Sesto Pompeo Festo - De verborum significatu -
FLAVIO GIUSEPPE
- Flavius Josèphe - La guerre des Juifs - précédé par P. Vidal-Naquet - "Du bon usage de la trahison" - Editions de Minuit - 1977 - 
- La guerra giudaica - Volume II - a cura di Giovanni Vitucci - Fondazione Lorenzo Valla - Milano -Mondadori - 1977 -
- T. M. Jonquière - "Josephus at Jotapata: Why Josephus Wrote What He Wrote" - in Flavius Josephus - Interpretation and History - Edited by J. Pastor, P. Stern and M. Mor - Leiden-Boston - Brill - 2011 -
Sextus Iulius FRONTINUS 
- Strategemata -
- De Aquis Urbis Romae -
- De Agrorum Qualitate -
- De Controversiis -
- De Limitibus -
- De Arte Mensoria -FLORO
- Floro - Epitome de Tito Livio Bellorum Omnium Annorum DCC, XXXIII.
- P. Zancan - Floro e Livio - Padova - Antenore - 1942 -
GIOVENALE
- Concetto Marchesi - Giovenale - Formiggini - Roma - 1921 -
LATTANZIO
- Robert Maxwell Ogilvie - The library of Lactantius  - 1978 -
LUCREZIO
- Gian Biagio Conte - Generi e Lettori: saggi su Lucrezio, l'elegia d'amore, l'enciclopedia di Plinio, Mondadori Milano 1991 -
- Antonio La Penna - Da Lucrezio a Persio, Sansoni, Firenze 1995 -
- Luciano Perelli - Lucrezio: letture critiche - Milano, Mursia, 1977 -
Luciano Perelli - Lucrezio, poeta dell'angoscia - Firenze - La Nuova Italia - 1969 -
- T.C. Lucrezio - La natura delle cose, a cura di Ugo Dotti, Feltrinelli, Milano, 2015.
- Luciano Canfora - Vita di Lucrezio - Palermo - Sellerio - 1993 -
MARZIALE
- Marziale tradotto da Enzo Mandruzzato - Torino - Lindau - 2017 -
- Concetto Marchesi - Valerio Marziale - Formiggini - Genova - 1914 -
NAMAZIANO
- Italo Lana - Rutilio Namaziano - 1961 -
NEVIO
- Gian Biagio Conte - Nevio - in Letteratura latina - Manuale storico dalle origini alla fine dell'impero romano - Le Monnier - 2009 [1987] -
OMERO
- Omero - Iliade - a cura di Guido Paduano - Mondadori - Milano - 2007 [1997] -
ORAZIO
- Antonio La Penna - Quinto Orazio FlaccoSatire ed Epistole, a cura di, La Nuova Italia, Firenze 1957 -
- Antonio La Penna - Orazio e la morale mondana europea, in Orazio, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 1968 -
- Antonio La Penna - Quinto Orazio Flacco, Sermo et lyra - a cura di - La Nuova Italia - Firenze - 1969 -
- Antonio La Penna - Orazio e l'ideologia del principato - Einaudi - Torino 1963 -
- Antonio La Penna, Giorgio Pasquali - Orazio lirico, a cura di, Le Monnier, Firenze 1964 -
- Antonio La Penna - "Fausto Giordano nel gran mare della fortuna di Orazio", Premessa a F. Giordano, "Percorsi testuali oraziani tra intertestualità, critica del testo ed esegesi", Pàtron editore, Bologna 2013 -
- Antonio La Penna - Dialogo di Orazio e Voltaire e altri dialoghi teatrali oraziani, Rizzoli, Milano 1995 -
- Antonio La Penna - Saggi e studi su Orazio, Sansoni, Firenze 1993 -
- Augusto Rostagni Orazio - Arte poetica, commentata da Augusto Rostagni, Torino, Chiantore, 1930.
- Edward Gibbon - A Minute Examination of Horace's Journey to Brundusium and of Cicero's Journey into Cilicia (1763) -
- Quinto Orazio Flacco - Il libro degli Epodi - a cura di Alberto Cavarzere - Marsilio - Venezia - 1992 -- Quinto Orazio Flacco - Le Satire - Roma - Poligrafico dello Stato - 1994 -
- Quinto Orazio Flacco -  Le Epistole - Roma - Poligrafico dello Stato - 1997 -
- Quinto Orazio Flacco -  Tutte le poesie - Collana I millenni - Torino - Einaudi - 2009 -
- Edward Gibbon - On Mr. Hurd's Commentary on Horace (1762) -
- Italo Lana - Orazio: dalla poesia al silenzio - 1993 -
OVIDIO
- Ronald Syme - History in Ovid - 1978 -
- Antonio La Penna - Ovidio - Ibis, a cura di - La Nuova Italia - Firenze - 1955 -
- P. N. Ovidio - Metamorfosi - a cura di Piero Bernardini Marzolla - Einaudi - Torino - 2015 -
- Antonio La Penna - Ovidio. Relativismo dei valori e innovazione delle forme, Edizioni della Normale, Pisa 2018 -
- Antonio La Penna - Relativismo e sperimentalismo di Ovidio - in Giuseppe Rosati, Narciso e Pigmalione, Sansoni, Firenze 1983 -
PERSIO
- Antonio La Penna - Da Lucrezio a Persio, Sansoni, Firenze 1995 -
Concetto Marchesi - La libertà stoica romana in un poeta satirico del I secolo. A. Persio Flacco - tip. dell'Unione coop. editrice - Roma - 1906 -
- Concetto Marchesi - La libertà stoica romana in un poeta satirico del I secolo. A. Persio Flacco, tip. dell'Unione coop. editrice, Roma 1906.
- Antonio La Penna - Persio e le vie nuove della satira latina - in Persio - Satire - Rizzoli - Milano - 1979 -
PETRONIO
- Gian Biagio Conte - L'Autore nascosto: Un'interpretazione del Satyricon di Petronio - Il Mulino -Bologna - 1997 -
- Antonio La Penna - La città moribonda. Variazioni su Petronio e altre poesie - Sansoni - Firenze - 1985 -
- Concetto Marchesi - Petronio - Formiggini - Roma - 1921 -
PLAUTO
- Tito Maccio Plauto - Aulularia - Collezione di teatro - Torino, Einaudi, 1971
- Tito Maccio Plauto - Le commedie, Collana I millenni, Torino, Einaudi, 1975
- Edward Gibbon - Remarques Critiques sur un Passage de Plaute (1757) -
PLINIO II GIOVANE
- Plinio Gaio Secondo - Storia naturale - traduzioni e note di Umberto Capitani e Ivan Garofalo - Einaudi - Torino - 1986 - volumi I-IV -
- Plinio Gaio Secondo - Epistularum Libri Decem -
- Plinio Gaio Secondo - Panegyricus -
PLINIO IL VECCHIO
- Plinio il Vecchio - La magia e i rimedi di origine animale, il libro XXX della “Naturalis historia”, introduzione - traduzione dal latino e note di Tarcisio Muratore - ed. tutti autori - Milano - 2010 -
- Plinio il Vecchio - Storia Naturale - XVI - Einaudi - 1982 -
PLOTINO

PLUTARCO
- Questioni Romane - a cura di Nino Marinone - Biblioteca Universale Rizzoli - Milano - 2008 -
- Plutarco - La vita felice (i Moralia), trad. e cura, Collana NUE, Torino, Einaudi, 2014
- Plutarco - Detti memorabili di re e generali, di spartani, di spartane - trad., introd. e curatela, Collana NUE n.19 - Torino - Einaudi - 2018 -
- Plutarco - Vita di Lucullo - Milano - Mondadori - 1983 -
- Plutarco - Le Vite di Demetrio e di Antonio - con Luigi Santi Amantini e Mario Manfredini - Scrittori latini e greci - Fondazione Lorenzo Valla - Milano - Mondadori, 1995 -
- Plutarco - Vite parallele - Collana I millenni - Torino - Einaudi - 1958 -
- Plutarco - Le Vite di Temistocle e di Camillo - Scrittori latini e greci - Fondazione L. Valla - Milano - Mondadori - 1983 -
- Plutarco - Le Vite di Cimone e Lucullo, Scrittori latini e greci - Fondazione L. Valla, con M. Manfredini e L. Piccirilli - Milano - Mondadori - 1990 -
- Plutarco - Le Vite di Nicia e di Crasso, con M. Bertinelli, M. Manfredini e L. Piccirilli, Scrittori latini e greci - Fondazione L. Valla, Milano, Mondadori, 1993 -
POLIBIO
- Le pentekontaetiai di Polibio e altri eccessi dell'intertestualità - A cura di F. Camia, L. Del Monaco, M. Nocita - con la collaborazione di L. D’Amore, P. Grandinetti, G. Vallarino - Sapienza Università Editrice - Roma - 2018 -
- Johannes Sweighaeuser - Polybii Megalopolitani Historiarum quidquid superest - Recensuit, digessit, emendatiore interpretazione - vol. VIII - Lipsia - 1794 -
- B. Gibson e T. Harrison - Polybius and his World: Essays in Memory of F.W. Walbank - Oxford -
- Franco Ferrari - Polibio e la storiografia ellenistica - Bibliothéke - 2011 -
- Luciano Canfora - il Mito della Costituzione Mista -
- Neil MacCormick - Legal Right and Social Democracy: Essays in Legal and Political Philosophy - Oxford - 1984 -
- Fergus Millar - The Crowd in Rome in the Late Republic - University of Michigan Press - 1998 -
PSEUDO-ARISTOTELE
- Pseudo-Aristotele - De mirabilibus Auscultationibus - 84 -
PROPERZIO
- S. Properzio - Elegie - traduzione di Luca Canali, commento di Riccardo Scarcia - Rizzoli - Milano - 2016 -
- Antonio La Penna - Introduzione a Sesto Properzio, Elegie, Einaudi, Torino 1970 -
- Antonio La Penna - L'integrazione difficile. Un profilo di Properzio, Einaudi, Torino 1977 -
- Antonio La Penna - Properzio - Saggio critico seguito da due ricerche filologiche - La Nuova Italia - Firenze 1951 -
- Laurence Richardson - Propertius - Elegies I-IV : Ed., with introd. and commentary. Norman OK - University of Oklahoma Press - 1977 -
PRUDENZIO 
- Italo Lana - Due capitoli prudenziani - 1962 -
QUINTILIANO
- Quintiliano - Istituzione oratoria - volume I, a cura di Simone Beta ed Elena D’Incerti Amadio, Mondadori, Milano, 2007 -
- Antonio La Penna - Quintiliano, l'impero, le istituzioni, in Intellettuali e potere nel mondo antico - Dell'Orso - Alessandria - 2003 -
RODOLFO LANCIANI
- Rodolfo Lanciani - I Commentarii di Frontino intorno le acque e gli acquedotti, silloge epigrafica aquaria - Roma - Salviucci - 1880 -
- Rodolfo Lanciani - Nuove storie dell'antica roma (New Tales of Old Rome, Boston; New York, Houghton, Mifflin and Co., 1902) - Roma - Newton Compton - 2006 -
- Rodolfo Lanciani - L'antica Roma (Ancient Rome in the Lights of Recent Discoveries, Boston; New York, Houghton, Mifflin and Co., 1888) - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Rodolfo Lanciani - Rovine e scavi di Roma antica (The Ruins and Excavations of Ancient Rome: a Companion Book for Students and Travelers, London, Macmillan, 1897), Roma, Quasar, 1985 -
- Rodolfo Lanciani - La distruzione dell'antica Roma - Roma - A. Curcio - 1986 -
- Rodolfo Lanciani -  Forma Urbis Romae: (pianta di tutti i resti conosciuti dell'epoca romana e fino al VI secolo, composta da 46 tavole in scala 1:1000)
SALLUSTIO
- Ronald Syme - Sallustio - (Sallust, 1964) - a cura di E. Pasoli - trad. S. Galli - Collana Biblioteca di studi classici - Brescia - Paideia - 1968-2000 -
- Mario Attilio Levi - Sallustio e la vita pubblica romana del suo tempo - Torino - Tip. Sociale Torinese - 1926 -
- Edward Gibbon - Remarques sur les Ouvrages et sur le Caractère de Salluste -
- Antonio La Penna - C. Sallusti Crispi Historiae, Fragmenta - Walter de Gruyter - Berlin 2015 -
- Antonio La Penna - Sallustio e la «rivoluzione romana» - Feltrinelli - Milano - 1968 (II ed. Bruno Mondadori, Milano 2018) -
- D.C. Earl - The Political Thought of Sallust - Cambridge - 1961 -
- Gaio Sallustio Crispo, Opere e frammenti, a cura di Paolo Frassinetti, L. Di Salvo, Collezione Classici Latini n.10, Torino, UTET, 1963-2002 -
- Gaio Sallustio Crispo, De Catilinae coniuratione, a cura di Ettore Malcovati, Torino, Paravia, 1971 -
- Gaio Sallustio Crispo - La congiura di Catilina -  a cura di Luca Canali - Milano - Garzanti Libri, 1982 -
- Gaio Sallustio Crispo - Luca Canali (a cura di) - La guerra giugurtina - Milano - Garzanti - Libri - 1994 -
- Gaio Sallustio Crispo, Lidia Storoni Mazzolani (a cura di), La congiura di Catilina, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli (BUR), 1997 -
- Gaio Sallustio Crispo, Marco Tullio Cicerone; H. H. Ørberg (a cura di), Catilina. Ex C. Sallustii Crispi de Catilinae coniuratione libro et M. Tullii Ciceronis orationibus in Catilinam, Accademia Vivarium Novium, 2000 -
- Gaio Sallustio Crispo, T. Pistoso (a cura di) - Bellum Catilinae - Ciranna & Ferrara, 2000 -
- Gaio Sallustio Crispo, L. Piazzi (a cura di), La congiura di Catilina. Testo latino a fronte, Barbera, 2006 -
- Gaio Sallustio Crispo - A. Crugnola (a cura di) - Antologia sallustiana - Principato -
- Gaio Sallustio Crispo - Coniuratio Catilinae - Latine loqui -
SENECA
- Pierre Grimal - Sénèque - Paris - Fayard - 1991 -
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- Alfonso Traina - Seneca. Letture critiche, a cura di A. Traina - Milano - Mursia - 1976 -
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- Svetonio - De vita Caesarum libri VIII - Cesare -
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- Tacito - Annales - IV - Frediani, Prossomariti - Nony 1988 -
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- Pierre Grimal - Tacite - Oeuvres complètes - Textes traduits, présentés et annotés par Pierre Grimal, ParisGallimard, 1990 -
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- Lidia Storoni Mazzolani - Tacito o della potestas - Passigli - 1996 -
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TERTULLIANO
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TIBULLO
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- Vincenzo Ciaffi - Lettura di Tibullo - Torino - Chiantore - 1944 -
- Tibullo - Le elegie - a cura di Francesco Della Corte - Roma - Fondazione Lorenzo Valla - Milano - Mondadori - 1980 -
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- Benedetto Riposati - Introduzione allo studio di Tibullo - II ed. - Milano - Marzorati - 1967 -
- Nino Salanitro - Tibullo - Napoli - L. Loffredo - 1938 -
TITO LIVIO
- Ab Urbe Condita Libri - Venetiis, apud Carolum Bonarrigum - 1714 -
- Florio - Epitome de Tito Livio Bellorum Omnium Annorum DCC, XXXIII.
- Edward Gibbon - Remarques sur les Ouvrages et sur le Caractère de Tite Live (1756)
- Luciano Perelli - Tito Livio - Storie - Torino - UTET - 1970-1989 (7 voll.) -
- Luciano Perelli - Tito Livio, La prima deca - Torino - UTET - 1953 -
- Robert Maxwell Ogilvie - A commentary on Livy, books 1-5 - 1965 -
- Tito Livio - Storia di Roma dalla Sua Fondazione - ed. BUR -  Trad. e Note di Michela Mariotti - 2003 -
- Giusto Monaco, Gaetano De Bernardis e Andrea Sorci - Tito Livio, in La letteratura di Roma antica. Contesto, scrittori, testi - Palermo - Palumbo - 1996 -
- Renato Del Ponte -Tito Livio Patavino, Hic manebimus optime! - Edizioni Arya - Genova - 2015 -TUCIDITE
- Tucidide - Le Storie - a cura di Guido Donini - volume II - Unione Tipografico-Editrice Torinese - Torino - 1982 -
DOMIZIO ULPIANO
- Ulpiano, Titvli ex corpore Ulpiani - libri 1-29 (opera elementare, destinata soprattutto all'insegnamento del diritto, dell'epoca Diocleziano Costantino) -
VALERIO MASSIMO
- Valerio Massimo - Factorum et dictorum memorabilium libri IX -
VARRONE
- Varrone - De lingua latina - Oxford Latin Dictionary - Clarendon Press - Oxford - 1982 -
- Francesco Della Corte - La filologia latina dalle origini a Varrone - Firenze 1981 -  Torino 1937 -
- Francesco Della Corte - Varrone il terzo gran lume romano, Firenze 1970 - Genova 1954 -
VELLEIO PATERCOLO
- Italo Lana - Velleio Patercolo o Della propaganda - 1952 -
VERRIO FLACCO
- Fastorum anni Romani a Verrio Flacco ordinatorum reliquiae - cura et studio P.F. Fogginius - Romae - 1779 -
- Verrio Flacco Grammaticae Romanae Fragmenta - ed. I. Funaioli - Lipsiae - 1907 -
VETTIO AGORIO PRETESTATO
- Mario Enzo Migliori - Roma e gli Italici - Storia antica - Vettio Agorio Pretestato in Etruria - 2017 -
VIRGILIO
- Edward Gibbon - Remarques sur quelques Endroits de Virgile - 1757 -
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- Publio Virgilio Marone - Bucolica - trad. e cura, Torino, Einaudi, 1993 (con Paul Valéry) -
- Publio Virgilio Marone - Opere, Collana Classici latini e greci, Torino, UTET, 1971 -
- Augusto Rostagni - Virgilio minore - Saggio sullo svolgimento della poesia virgiliana - Torino -Chiantore - 1933 -
- P. M. Virgilio - Eneide, a cura di Mario Scaffidi Abbate, Newton Compton ed., Roma - 2012 -
- Karl Barwick  -  studi su VirgilioCatullo e Cornelio Celso - 1948 -
- Gian Biagio Conte -  Virgilio: l'epica del sentimento, Einaudi Torino 2002 -
- Gian Biagio Conte - Virgilio: il genere e i suoi confini, Garzanti - Milano - 1984 -
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- Augusto Rostagni - Scritti minori (I: Aesthetica; II/1: Hellenica-Hellenistica; II/2: Romana), Torino, Bottega d'Erasmo, 1955-56.- Antonio La Penna - Introduzione a Virgilio, Bucoliche, Rizzoli, Milano 1983
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- Antonio La Penna - Virgilio e la crisi del mondo antico, in Virgilio, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 1967 -
- Antonio La Penna - Virgilio, Dalla bucolica all'epica, a cura di, con Cesare Grassi, La Nuova Italia, Firenze 1971 -
- Antonio La Penna - Introduzione a Virgilio - Eneide -  a cura di Riccardo Scarcia - BUR - Milano - 2002 -
- Karl Barwick - Filologo classico tedesco (Oberndorf, Palatinato, 1883 - Jena 1965); prof. all'univ. di Jena. studî sui grammatici latini (Remmio Palemone, 1922; e Carisio, 1925), sui Commentarii di Cesare  - 1939 -  studi su Virgilio, Catullo e Cornelio Celso (1948).
Vitruvio
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- P. Giovanni Guzzo - Le città scomparse della Magna Grecia, 2ª ed., Vicenza - Newton Compton - 1990 -
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- Dioscorides - De materia medica, by T.A. Osbaldeston and R.P.A. Wood, Ibidis press, Johhanesburg South Africa, 2000 -
- Dioscorides Pedanius - De materia medica - ed. M. Wellmann and Weidmann - Berlin - 1907 -
- J. Gimazane - La magia in Plinio il Vecchio e il suo confine con la cosmologia, la “religio”, la medicina e le credenze popolari - 224 -
Leonardo Magini - Sciamani a Roma antica. I romani e il mondo magico - editori Castelvecchi - 2015 -
- M. Vilena Ponsoda, A. Padilla Arroba - Precisiones en torno a la obra de Julio Obsequens -

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- Emilio Gabba - Esercito e società nella tarda repubblica romana - Firenze - La Nuova Italia, 1973 -
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- Emilio Gabba - Le rivolte militari dal IV secolo a.c. ad Augusto - Firenze - Sansoni - 1975 -
- Emilio Gabba - Storia di Roma. Vol.2. L'impero mediterraneo (a cura di G. Clemente, F. Coarelli, E. Gabba), Torino, Einaudi - 1991 -
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- Jacques Harmand - L'armee et le soldat a Rome - Paris - Picard - 1967 -
- G. Cascarino - L'esercito romano. Armamento e organizzazione - Vol. I - Da Augusto ai Severi -
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- G. Cascarino - L'esercito romano. Armamento e organizzazione - Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica - Rimini 2007 -
- Giuseppe Cascarino - L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi - Rimini - Il Cerchio - 2008 -
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- Peter Connolly - L'esercito romano - Milano - Mondadori - 1976 -
- Yann Le Bohec - Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero - Roma - Carocci - 2008 -
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- Ioan Piso - Provincia Dacia - in Traiano ai confini dell'impero - a cura di Grigore Arbore Popescu - Milano - 1998 -
- A. Mocsy - Pannonia and Upper Moesia. A History of the middle Danube Provinces of the Roman Empire - London-Boston - 1974 -
- H. Devijver - L'Armée romaine en Maurétanie césarienne - Latomus - 1984 -
- Pierre Gros - Le province orientali. Realtà e ideologia dell'urbanistica romana, in Pierre Gros, Mario Torelli - Storia dell'urbanistica. Il mondo romano - Nuova ed. - Roma-Bari - Laterza - 2007 -
- David Kennedy - L'Oriente - in Il mondo di Roma imperiale: la formazione - Bari - 1989 -
- Fergus Millar - The roman near east - 31 BC / AD 337 - Harvard - 1993 -
- Sergio Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -

MONUMENTI
- Eugenio La Rocca, con Marina Bertoletti - Rilievi storici capitolini. Il restauro dei pannelli di Adriano e di Marco Aurelio nel Palazzo dei Conservatori (catalogo mostra) - De Luca editore - Roma - 1986 -
- Lucos Cozza - Adonaea nella pianta marmorea severiana - Analecta Romana - 19 - 1990 -
- Samuel Ball Platner - The topography and monuments of ancient Rome (prima edizione 1904; seconda edizione 1911; Boston, Allyn & Bacon).
- L. Richardson - A New Topographical Dictionary of Ancient Rome - Baltimore-Londres - 1992 - 
- Carandini - La Roma di Augusto in 100 monumenti - UTET - 2014 -
- Samuel Ball Platner - con Thomas Ashby - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - London - Oxford University Press - 1929 -
- Bonaventura Overbeke - Degli avanzi delle antichità - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin - Londra - 1739 -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- Jona Lendering - Stad in marmer. Gids voor het antieke Rome aan de hand van tijdgenoten (The Marble City. Literary - Guide of Ancient Rome) - La città di marmo -

MOSAICI
- O. Elia, D. Levi - «Emblema» - G. Becatti (a cura di) - Mosaico c Mosaicisti nell'antichitå - Roma - 1967 -
- Elisa Romano - Il lessico latino dei colori - I colori nel mondo antico - a cura di S. Beta, M. M. Sassi (Atti della giornata di studio, Siena 2001) - Fiesole 2003 -
- A. Carandini - Metodo e critica nel problema dei mosaici di Sousse (Hadrumetum) - in Arch. Class. - XIV - 1962
- L. Foucher - Methode et critique; les problèmes des mosaïques de Sousse - XV - 1963 -
- L. Foucher - La maison de la procession dionysiaque à el-Jem - Parigi - 1963 -
- Dumbabin K - Mosaics Greek and Roman World - Cambridge - 1999 -

MURA
- Antonio Nibby - Le mura di Roma disegnate da sir William Gell - illustrate con testo e note da A. Nibby - Roma - Vincenzo Poggioli stampatore camerale - 1820 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - A. Mondadori Ed. - 1984 -
- Antonio Nibby - Analisi storico topografica antiquaria della carta dei dintorni di Roma - 1837 -
- J. Le Gall - La muraille servienne sous le Haut-Empire - in Rome. L’espace urbain et ses représentations - eds. F. Hinard, M. Royo - Paris - 1991 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Lucos Cozza - Fontes ad topographiam veteris urbis Romae pertinentes, vol. 1, Liber IV - Muri portaeque aureliani (a cura di) - Roma - Università di Roma - Istituto di topografia antica - 1952 -
- Lucos Cozza - EAA VI - Mura Aureliane - 1965 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Mura urbane - 1911 -
- Giacomo Boni - Mura urbane tra la Porta Collina e la Viminale. Roma, Notizie degli Scavi, 1911
- Lucos Cozza - Mura Aureliane, 1. Trastevere, il braccio settentrionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio', BCom 91 - 1986
- Lucos Cozza - Osservazioni sulle mura aureliane a Roma, AnalRom 16, pp. 25-52, 1987
Roma. Le mura Aureliane dalla Porta Flaminia al Tevere, BSR 57 - 1989
- Lucos Cozza - Trastevere. Viale Trastevere, Mura Aureliane - BA, 1-2 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Flaminia alla Pinciana, AnalRom 20 - 1992 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
- Lucos Cozza - Mura Aureliane - 1. Trastevere, il braccio settentrionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio - 1986 -
- Lucos Cozza - Le mura di Aureliano dai crolli nella Roma capitale ai restauri di un secolo dopo - L'archeologia in Roma capitale tra sterro e scavo - Venezia - Marsilio - 1983 -
- Lucos Cozza - Notizie storiche. Le mura di Roma. Porta Metronia. Da Porta Metronia a Porta Latina - Avanguardia Transavanguardia - Mura Aureliane - 1982 - Roma - Tipografia Operaia Romana - 1982 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Salaria alla Nomentana, AnalRom 22 - 1994 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Nomentana alla Tiburtina - AnalRom 25 - 1997 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Pinciana alla Salaria - AnalRom 21 - 1993 -
- Salvatore Aurigemma - Le mura "serviane", l'aggere e il fossato all'esterno delle mura, presso la nuova stazione ferroviaria di Termini in Roma - Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - 1961-1962 -
- Lucos Cozza - Mura Aureliane, 2. Trastevere, il braccio meridionale: dal Tevere a Porta Aurelia-S. Pancrazio, BCom 92 -

MUSICA
- Giampiero Tintori - La musica di Roma antica - Lucca - Akademos - 1996 -
- Frederick G. Naerebout - "Dance in the Roman Empire and Its Discontents" - In Ritual Dynamics and Religious Change in the Roman Empire - 2009 - Proceedings of the Eighth Workshop of the International Network Impact of Empire (Heidelberg, 2007) -
- Giovanni Comotti - La musica nella cultura greca e romana - Torino - Edt - 1991 -
- Boethius - Anicius Manlius Severinus - De institutione musica. (tr. ingl. Fundamentals of Music, traduzione e note di Calvin M. Bower, edita da Claude V. Palisca. New Haven: Yale University Press, 1989; De Institutione musica, testo e traduzione di Giovanni Marzi, Roma, 1990.) -
- Yhomas Habinek - The World of Roman Song - Baltimore - Johns Hopkins University Press - 2005
- J. E. Scott - 'Roman Music' in The New Oxford History of Music, vol.1 - 'Ancient and Oriental Music,' - Oxford - Oxford University Press - 1957 -

NUMISMATICA
- Attilio Stazio - Scritti di numismatica -
- Francesca Ceci - Uso extramonetale della moneta per le deposizioni funerarie. Valenze religiose e rituali di una tradizione di lunga durata -
- William Martin Leake - Numismata Hellenica  - 1854 - e un supplemento - 1859 -

PERSONAGGI
- Prosopographia Imperii Romani - PIR - progetto della Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften - BBAW - per la raccolta delle informazioni su personaggi di rango dell'Impero romano tra l'epoca di Augusto e la fine del III secolo -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma -  Newton Compton editori - 2001 -
- Sesto Aurelio Vittore - De viris illustribus Urbis Romae -
- Jasper Burns - Great Women of Imperial Rome: Mothers and Wives of the Caesars - Routledge - 2006 -
- Furio Sampoli - Le Grandi Donne di Roma Antica - Roma - Newton & Compton - 2003-
- Eva Cantarella - Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell'antica Roma - Feltrinelli - Milano - 2009 -
- Eva Cantarella - Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Milano, Feltrinelli, 1996
- Eva Cantarella - Le donne e la città. Per una storia della condizione femminile - 1985 -
- Eva Cantarella - L'ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell'antichità greca e romana - Roma - Editori Riuniti - 1981 - Feltrinelli - 2013 -
Agricola
- Tacito - De vita et moribus Iulii Agricolae - traduzione italiana del Progetto Ovidio -
Agrippina
- Carandini - Io, Agrippina - Roma-Bari - Laterza - 2018 -
Alessandro Magno
- Carlo Carena - Alessandro Magno. La conquista del mondo - Trieste - Einaudi Ragazzi Storia - 1994 -
Annibale
- Tony Bath - Hannibal's campaigns : the story of one of the greatest military commanders of all time, Barnes & Noble - 1981 -
- Giovanni Brizzi - Annibale, strategia e immagine, Perugia, Provincia di Perugia, 1984 -
- Studi di storia annibalica, Faenza, F.lli Lega, 1984.
- Carcopino - Cartagine e altri scritti - Sassari - Università degli studi - 1989 -
- Carcopino - Annibale - Come un'autobiografia - Milano - Rusconi - 1994 -
- Carcopino - Annibale, Roma, Rai-ERI, 2000.
Hannibal's Campaigns - by Tony Bath - New York - NY: Barnes & Noble Books - 1981 -
Brutus
- Edward Gibbon - On the Character of Brutus (1765-66)
Antioco III
- Michael Taylor - Antiochus the Great - Pen and Sword - 2013 -
Attila
Attila flagellum Dei? ", L'Erma di Bretschneider, 1994 -
Aurelio Simaco
- Q. Aurelio Simmaco - Marco Baistrocchi - La Vittoria e i suoi nemici. Politica Romana - 1997 -
Herbert Bloch, La rinascita pagana in Occidente alla fine del secolo IV in Arnaldo Momigliano (a cura di), Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV, Torino, Einaudi, 1975.
- Fabrizio Canfora, Simmaco e Ambrogio, o Di un'antica controversia sulla tolleranza e sull'intolleranza, Bari, Adriatica, 1970; II ed., come Simmaco - Ambrogio: L'altare della Vittoria, Palermo, Sellerio editore, 1991.
- Lellia Cracco Ruggini, Il paganesimo romano tra religione e politica (384-394 d.C.): per una reinterpretazione del 'Carmen contra paganos' in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, Memorie, Classe di Scienze morali, storiche e filosofiche, S. VIII, vol. XXIII, f. 1, 1979.
- Michele Dattoli, L'aula del Senato romano e la chiesa di S. Adriano, Roma, Maglione & Strini, 1921.
Renato Del Ponte (2007). Una questione antica e sempre attuale: 'tolleranza' e libertà religiosa da Simmaco ad oggi, la validità dell'esempio romano. Arthos, n.s. 11 (15): pp. 117–123.
Sergio Roda, Commento storico al libro IX dell'epistolario di Q. Aurelio Simmaco, Pisa, Giardini, 1981.
- Otto Seeck, De Simmachi vita in Q. Aurelii Simmachi quae supersunt, cit. supra, pp. XXXIX-LXXIII.
- J.F.P.R. Tales - En defensa del altar de la Victoria -
Clodio
- Luca Fezzi - Il tribuno Clodio - Roma- Bari - 2008 -
Cornelio Nipote
- Geiger, M. J. - Cornelius Nepos and Ancient Political Biography - Stuttgart - Steiner Verlag Wiesbaden - 1985 -
- Lord, L. E. “The Biographical Interests of Nepos.” The Classical Journal, vol. 22, no. 7, 1927, pp. 498–503 -
- Lindsay, H. “The Biography of AtticusCornelius Nepos on the Philosophical and Ethical Background of Pomponius Atticus.” Latomus, vol. 57, no. 2, 1998 -
- Malcovati, Enrica. Quae exstant (G.B. Paravia, 1944). Includes a summary of all references to Nepos' lost works ("Deperditorum librorum reliquiae", pp. 177–206).
- Marshall, P. K. - The Manuscript Tradition of Cornelius Nepos - London - Institute of Classical Studies - 1977 -
- F. Millar - Cornelius Nepos, Atticus and the Roman Revolution - Greece & Rome - vol. 35 - 1988 -
- Peck, Harry Thurston: "Nepos" (Harper's Dictionary of Classical Antiquities, 1898) -
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- Titchener, Frances - Cornelius Nepos and the Biographical Tradition - Greece & Rome - vol. 50 - no. 1 - 2003 -
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- Alfredo Passerini - Studi su Caio Mario - edito da Celuc Libri - 1971 -
Il Gladiatore
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- Richard Owen - Tomb of the real 'Gladiator' discovered in Italy - London Times - 2008 -
Galla Placidia
- Vito Antonio Sirago - Galla Placidia. La nobilissima - Milano - Jaca Book - 1996 -
- Lidia Storoni Mazzolani - Vita di Galla Placidia - Collana Gli Italiani - Rizzoli - Milano - 1975 -Collana Biografie - BUR, Milano - 1981 -
Germanico
- G.V. Sumner, Germanicus and Drusus Caesar - in Latomus - vol. 26 - nº 2 - 1967 -
Giulio Agricola
- Tacito - De vita et moribus Iulii Agricolae - capitolo XIV -
Ipazia
- S. Ronchey - Ipazia l’intellettuale - in A. Fraschetti (a cura di) - Roma al femminile - Roma - Laterza - 1994 -
- Ipazia - La vera storia - Collana Saggi italiani - Milano - Rizzoli - 2010 - Primo premio Sezione Saggistica Premio Nazionale Letterario Pisa - 2011 -
- S. Ronchey - Filosofa e martire: Ipazia tra storia della chiesa e femminismo - in R. Raffaelli (a cura di) - Vicende e figure femminili in Grecia e a Roma (Atti del Convegno di Pesaro, 28-30 aprile 1994) - Ancona - Commissione per le Pari Opportunità della Regione Marche - 1995 -
- S. Ronchey - Perché Cirillo assassinò Ipazia? - in Tolleranza religiosa in età tardoantica: IV-V secolo. - Atti delle Giornate di studio sull’età tardoantica - Roma - 2013 - a cura di A. Marcone, U. Roberto, I. Tantillo, Cassino - Ed. Università di Cassino - 2014 -
Marco Celio Rufo
- Luca Canali - Una giovinezza piena di speranze. Autobiografia di Marco Celio Rufo - Milano -Bompiani - 2001 -
M. Emilio Lepido
- William Smith (a cura di) - Marcus Aemilius Lepidus - in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870 -
L. Munazio Planco
- R. Fellmann - Das Grab des Lucius Munatius Plancus - bei Gaëta - Basel - 1957 -
Magnus Maximus 
- Anthony Richard Birley - Magnus Maximus and the persecution of heresy - Manchester - John Rylands University - Library of Manchester - 1983 -
Messalla
- Eva Cantarella - «Messalla, Ovidio e il circolo dei poeti» - Corriere della Sera -13 gennaio - 2013 -
Muzio Scevola
- Aldo Schiavone (con J.-L. Ferrary, E. Stolfi) - Quintus Mucius Scaevola - Roma l'Erma di Bretschneider - 2018 -
Orazi e Curiazi
- George Dumezil - Horace et les Curiaces (Mythes romains I) - Parigi - Gallimard - 1942 -
Orfeo
- Marina di Simone - Amore e morte in uno sguardo. Il mito di Orfeo e Euridice tra passato e presente - Firenze - Libri liberi - 2003 -
- Giulio Guidorizzi, Marxiano Melotti - Orfeo e le sue metamorfosi - Roma - Carocci - 2005 -
Pirro
- Dario Sabbatucci - Vita comica di Pirro secondo Plutarco - Edizioni dell'Altana - 2002 -
Plinio il Vecchio, Naturalis historia, VII -
Stazio 
- Publio Papinio Stazio - Opere - a cura di A. Traglia e G. Aricò - Torino - UTET - 1980 -
Tarpeia
George Dumezil Tarpeia, cinq essais de philologie comparée indo-européenne (Mythes romains III) - Parigi - Gallimard - 1947 -
Teodora
- S. Ronchey - Teodora Femme Fatale - in S. Ronchey (a cura di) - La decadenza - Palermo - Sellerio - 2002 -
Scipio
- Howard Hayes Scullard Scipio and the second Punic war - 1930 -
- Santo Mazzarino Scipio Africanus: soldier and politician - 1970 -
Silla
- Carcopino - Silla - Roma - Rai - ERI - 2004 -
Stilicone
- Santo Mazzarino - Stilicone. La crisi imperiale dopo Teodosio, Collana Studi pubblicati dal R. Istituto Italiano per la Storia Antica - Fascicolo III - Roma - Angelo Signorelli - 1942
Vettio Agorio Pretestato
- Mario Enzo Migliori - Roma e gli Italici - Storia antica - Vettio Agorio Pretestato in Etruria - 2017 -
Vibia Sabina
Andrea Carandini - Vibia Sabina. La funzione politica, l'iconografia dell'Augusta e il problema del classicismo adrianeo - Olschki - Firenze - 1969 -
Vibio Pansa
- M. C. Meulder - Vibius Pansa: un guerrier impie selon Auguste -

POPOLI - GENTES
- Tacito - De origine et situ Germanorum - traduzione italiana del Progetto Ovidio -
- Fabian S.Fischer - I Germani - ed. Garzanti - 1985 -
- Maureen Carroll - Romans, Celts Germans: the german provinces of Rome - Gloucestershire & Charleston - Tempus Pub Ltd - 2001 -
- Peter Berresford Ellis - L'impero dei Celti - Casale Monferrato - 1998 -
- Peter Berresford Ellis - L'impero dei Celti - Casale Monferrato - 1998 -
- Juliette Wood - The Celts: Life, Myth, and Art - Thorsons Publishers  - 2002 -
- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Antonio Giuliano - Etruschi e Italici prima del dominio di Roma - Milano - Rizzoli - 1976 -
Giacomo Devoto - Gli antichi Italici - Firenze - Vallecchi - 1952 -
Sabatino Moscati - Così nacque l'Italia: profili di popoli riscoperti - Società editrice internazionale - Torino - 1998 -
Giovanni Pugliese Carratelli - Italia, omnium terrarum alumna - Garzanti-Schewiller - Officine grafiche Garzanti - Milano - 1990 -
- Bernardo Carfagna - Concordanze tra fonti antiche, genetica e archeologia sull'identità dei Piceni - Cipponi editore - 2013 -
- Bernardo Carfagna - Ascoli Piceno - Cipponi Editore - 2016 -
- Alessandro Naso - I Piceni - Milano - 2000 -
- Augusto Ancillotti, Romolo Cerri - La civiltà degli Umbri - Edizioni Jama - Perugia - 1996 -
- Attilio Francesco Santellocco - Marsi: storia e leggenda - Luco dei Marsi - Touta Marsa - 2004 -
- Lucio Trojano - I Marsi - a cura di Gianmaria Polidoro - Rocca San Giovanni - BLS Banca di Lanciano e Sulmona - 2000 -
- Filippo Coarelli - Da Pergamo a Roma: i Galati nella città degli Attalidi (1995).
- Renato Del Ponte - I Liguri, Etnogenesi di un popolo - ECIG - Genova - 1999 -
- Sheppard Frere - Britannia -  Londra - 1998 -
- Glenn Markoe - Phoenicians - University of California Press - 2000 -
- Moscati, Sabatino. e Palazzo Grassi - The Phoenicians - I.B. Tauris, 2001 [1997]
- Appiano - Libyca - I -
- Sabatino Moscati - I Fenici - Bompiani - Milano - 1988 -
- F. Barreca, La civiltà fenicio punica in Sardegna, Carlo Delfino Editore, Sassari 1988: in PDF:
- G. Pesce - Sardegna punica - Fossataro - Cagliari 1960 - riedizione Ilisso Edizioni - Nuoro - 2000 -
- G. Pesce - Civiltà punica in Sardegna - Roma - 1963 -
Aeduos fratres consanguineosque saepe numero a senatu appellatos: Giulio Cesare, Bellum Gallicum, I.332; si vedano anche i passi I.36.5, 43.6, 44.9. È possibile che qui Cesare intendesse il "senato" eduo, in quanto così egli si riferisce al loro organismo politico equivalente. La rivendicazione più diretta di un'origine troiana degli Edui è riportata da Ammiano Marcellino, 15.9.5. Una rivendicazione simile fu fatta per gli Arverni da Lucano e da Sidonio Apollinare. Per una discussione completa di ciò, si veda: D.C. Braund, The Aedui, Troy, and the Apocolocyntosis, Classical Quarterly, 30 (1980).
- Raymond Bloch - Les Étrusques - Parigi - 1954 - in italiano Gli Etruschi - 1954 -
- Raymond Bloch - L'Art et la civilisation étrusques - 1955 -
- Raymond Bloch - L'Art des Étrusques - 1965 -
Jacques Heurgon - Vita quotidiana degli Etruschi - 1967 -
Gentes
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - M. P. Cato, De origine gentium et urbium Italicarum -
- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma - Newton Compton editori - 2001 -
- Teodoro Amayden - Storia delle famiglie romane - Collegio Araldico di Roma - Vol. I -
- Andrea Frediani, Sara Prossomariti - Le Grandi Famiglie di Roma Antica - Roma - Newton Compton Editori - 2014 -
- Edward Gibbon Nomina Gentesque Antiquae Italiae (1763-1764) -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -
- George Davis Chase - The Origin of Roman Praenomina - in Harvard Studies in Classical Philology - vol VIII - 1897 -
- Teodoro Ameyden - Ragguaglio delle famiglie nobili Romane antiche e moderne, e relazione del Tevere e fontane antiche e moderne di Roma - Bruxelles - 1672 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1984 -
- William Smith - Marco Minucio - Dizionario di biografia e mitologia greco-romana - 1849 -
- William Smith - A Dictionary of Greek and Roman Antiquities - 1842 -
- William Smith - Dictionary of Greek and Roman Geography - (con William George Smith e Charles Anthon) - 1858 -
- Appiano - Historia Romana -
- Aulo Gellio - Noctes Atticae -
- Sesto Aurelio Vittore - De viris illustribus Urbis Romae -
- Diodoro Siculo - Bibliotheca historica -
- Eutropio - Breviarium historiae romanae -
- Floro - Flori Epitomae Liber primus -
- Flori Epitomae Liber secundus -
- Giovanni Brizzi - Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio - Bologna - 1997 -
- Historia Naturalis - Plinio il Vecchio -

PITTURA
- Raissa Calza - I ritratti - Roma - Istituto Poligrafico dello Stato - 1978 -
- Eugenio La Rocca Affreschi romani dalle raccolte dell'Antiquarium comunale - Assessorato antichità, belle arti e problemi della cultura - Roma - 1976 -
- Alfonso De Franciscis - Ritratti romani del Museo Nazionale di Napoli Napoli, 1939 in «Memorie della Reale Accademia di archeologia, lettere ed arti». Società Reale di Napoli, N. 6, 1939, poi in:
- Alfonso De Franciscis - Ritratti romani del Muso Nazionale di Napoli, in "Memorie dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli", VI, 1942 -
- Eugenio La Rocca - La pittura di paesaggio nella cultura artistica greca e romana - Mondadori Electa - Milano 2008 -

POLITICA
- Mario Attilio Levi - La politica imperiale di Roma - prefaz. Cesare Maria De Vecchi - Torino - Paravia & c. - 1936
- Mario Attilio Levi - La politica estera di Roma antica - Milano: Istituto per gli studi di politica internazionale - 1942 -
- Mario Attilio Levi - Alfredo Passerini - Lineamenti di storia romana - Milano; Varese: Istituto editoriale Cisalpino, 1951
- Mario Attilio Levi - L'Impero romano: dalla battaglia di Azio alla morte di Teodosio - Paolo E. Arias (a cura di) - Storia e antichità - Vol II: Storia di Roma - Tomo II - 1 - Torino - S.E.I. - 1963 -
- Mario Attilio Levi - L'Italia dopo Annibale - Pavia: Amministrazione di Athenaeum - 1965 -
- Mario Attilio Levi - L'Italia nell'evo antico - Padova - Piccin - 1988 -
- Mario Attilio Levi - Storia romana dalle origini al 476 d.C., Bologna: Cisalpino, 1992 -

PONTI
- Alison E. Cooley - "History and Inscriptions, Rome" -  The Oxford History of Historical Writing - ed. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
- Degli avanzi delle antichità - Bonaventura Overbeke - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin - Londra - 1739 -
- Pier Luigi Tucci - The Pons Sublicius: a Reinvestigation - Memoirs of the American Academy in Rome 56-57 - 2011-2012 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- A. Seppilli - Sacralità dell'acqua e sacrilegio dei ponti - Sellerio Editore - Palermo -
- Sabrina Laura Nart -  Architettura dei ponti storici in muratura - In: Strade e Autostrade - n. 76 - 2009 -
- Robert S. Cortright -  Bridging the World. Bridge Ink - Wilsonville (USA) - 2003 -
- Marcel Prade - Les grands ponts du monde: Ponts remarquables d'Europe - Brissaud - Poitiers - France - 1990 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
-  Milos Drdacky, Fabio Fratini, Dita Frankeová, Zuzana Slízkova - The Roman mortars used in the construction of the Ponte di Augusto (Narni, Italy) - A comprehensive assessment - In: Construction and Building Materials - 2013 -
- Marko Serban - "Ponte di Traiano sul Danubio" - The International Journal of Nautical Archaeology  - vol. 38 - No. 2 - 2009 -
- Tudor, D. (1974): Les Ponts romains du Bas-Danubio - Bibliotheca historica Romaniae Études, vol. 51, Bucarest:. Editura Academiei Republicii Socialiste România -
Ponte romano di Palino, sul sito del FAI -

PORTE
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton Compton - Roma - 1997 -
- Laura G.Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -
- Lucos Cozza - Sulla Porta Appia, JRA 3 - 1990 -
- Lucos Cozza - La Porta Asinaria in un disegno del XVI secolo, RendPontAc 81 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Porta Capena - 1910 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -

PROVINCE
- P. Romanelli - Le Provincie e la loro amministrazione - V. Ussani, G. Arnaldi (ed.) - Guida allo studio della civiltà romana antica - I - Roma - 1959 -
- S. Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- R. Bianchi Bandinelli - Roma. La fine dell'arte antica - Milano - 1970 -
- G. I. Luzzatto, G. A. Mansuelli - Roma e le province - Istituto nazionale di studi romani. Storia di Roma - Bologna - 1985
- G. Gazzetti - Le province romane - ed. Quasar - 2013 -
- A. Frova - L'arte di Roma e del mondo romano (Storia universale dell'arte, 2) - Torino - 1961 -
- C. Vismara - Il funzionamento dell'impero - Museo della civiltà romana. Le Provincie dell'impero, 1 - Roma - 1989 -

RELIGIONE
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- Frank Sear - architettura romana - London - Batsford - 1982 -
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- Jacqueline Champeaux - La religione dei romani - A cura di N. Salomon - Editore Il Mulino - Traduzione G. Zattoni Nesi - 2002 -
- Eric Orlin - Temples, Religion, and Politics in the Roman Republic - Brill - Dea Store -
- Alison E.Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
- A. Buonopane - Manuale di epigrafia latina - Roma - Carocci - 2014 -
- Quinto Fabio Pittore - Annales -
- Georg Wissowa - Religion und Kults der Römer - 2 - Aufl. - 1912 -
- John Scheid - La religione a Roma - Roma-Bari - 1983 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica (La religion romaine archaïque, avec un'appendice sur la religion des Étrusques - Parigi - Payot - 1964) - Milano - Rizzoli - 1977 -
- Mary Beard, John North e Simon Price - Religions of Rome: A History - Cambridge University Press - 1998 -
- W. W. Fowler - Religious Experience - Londra - 1910 -
- J. Champeaux - La religione dei romani - Il Mulino - Bologna - 2002 -
- R. Del Ponte - La religione dei romani - Rusconi - Milano - 1992 -
- D. Feeney - Letteratura e religione nell'antica Roma - Salerno - Roma - 1998 -
- K. Kerényi - La religione antica nelle sue linee fondamentali - Astrolabio - Roma - 1951 -
- U. Lugli - Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico - ECIG - Genova - 1996 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -
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DEI
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- E. De Ruggiero - Dizionario epigrafico di antichità romane - I - Roma - 1886 -
- Philippe Borgeaud - Avec Doralice Fabiano - Perception et construction du divin dans l'Antiquité - Genève - Droz - 2013 -
- J. Eckhel - Doctrina numorum veterum - IV - Vienna - 1794 -
- Jorg Rupke - Communicating with the Gods - in: A Companion to the Roman Republic - Blackwell - 2010 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Michael Lipka - Roman Gods: A Conceptual Approach - Brill - 2009 -

Grande  Madre
- Vittorio Dini - Il potere delle antiche madri - Firenze - Pontecorboli - 1995 -
- Marija Gimbutas - Le dee viventi - Milano - Medusa - 2005 -
- Marija Gimbutas - Il linguaggio della dea - Roma - Venexia - 2008 -
- Marija Gimbutas - Le dee e gli dei dell'antica Europa. Miti e immagini del culto - Viterbo - Stampa Alternativa - 2016 -
- Angela Giallongo - La donna serpente - Storie di un enigma dall'antichità al XXI secolo - Bari - Dedalo - 2012 -
- Robert Graves - La Dea bianca. Grammatica storica del mito poetico - 4ª ed. - Milano - Adelphi - 2012 [1992] -
- Erich Neumann - Storia delle origini della coscienza - Roma - Astrolabio - 1978 -.
- Erich Neumann - La psicologia del femminile - Roma - Astrolabio - 1978 -
- Erich Neumann - La Grande Madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio - Roma - Astrolabio - 1981 -
- Laura Rangoni - La grande madre. Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Andrea Romanazzi - Guida alla Dea Madre in Italia. Itinerari fra culti e tradizioni popolari - Roma - Venexia - 2005 -
Sacri  Misteri
- Walter Burkert - Antichi culti misterici - Laterza - Roma-Bari - 1987- 1991 -
- Fritz Graf - I culti misterici - a cura di Salvatore Settis - I Greci: storia, cultura, arte, società - Einaudi - Torino - 1997 -
- John Bodel - Cicero's MinervaPenates, and the Mother of the Lares - An Outline of Roman Domestic Religion - in John Bodel e Saul M. Olyan (a cura di) - Household and Family Religion in Antiquity - Blackwell Publishing - 2008 -
Attis
Alfonso Traina - Attis: l'ambiguo sesso. Lettura catulliana, Padova, Imprimitur, 1997 -
Apollo  Marte Giove
- H. Hoffmann - "Elio" - Journal of the American Research Center in Egypt 2 - 1963 -
- Marcel Detienne - Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale al politeismo greco -Milano - Adelphi - 2002 -
- H.S. Versnel - Apollo and Mars - One Hundred Years after Roscher, in: Visible Religion: Annual for Religious Iconography. Approaches to Iconology, Brill, 1985–86 -
- George Dumezil - Jupiter, Mars, Quirinus (Jupiter Mars Quirinus. Parigi, Gallimard, 1941). Torino, Ed. scientifiche Einaudi, 1955.
Bellona
-  S.Platner e T.Ashby - Tempio di Bellona - in A Topographical Dictionary of Ancient Rome - 1929 -
Cibele
- Marina Silvestrini - Cibele e la dea Siria in due iscrizioni di Egnazia e Brindisi - in "Epigraphica" - LI  - 1989 -
- Giuseppe Maggiore - LA SACRA PIGNA. Gli antichi riti di Cibele e Febronia - Amedit, nº 11 -  2012 -
- Maarten Jozef Vermaseren - Cybele and Attis: the Myth and the Cult - Thames and Hudson - Londra - 1977 -
- Philippe Borgeaud - La madre degli dei: da Cibele alla Vergine Maria, Morcelliana - Brescia - 2006-
- Giulia Pedrucci - Cibele Frigia e la Sicilia: i santuari rupestri nel culto della dea, L'Erma di Bretschneider - Roma - 2009 -
- Claudio Claudiano - Il rapimento di Proserpina. La guerra dei Goti - Introduzione, traduzione e note di Franco Serpa - Collana Poesia - BUR - Milano, I ed. - 1981-1994 -
Concordia
- Giovanna Daverio Rocchi (a cura di) - Tra concordia e pace - Parole e valori della Grecia antica -Quaderni di ACME vol 92 - Cisalpino - 2007 - Milano -
Dioniso
- Emilio Gabba - Dyonisius and The History of Archaic Rome - Berkeley - University of California Press - 1991 (trad. italiana, Bari, 1996) -
Ercole
- T.P. Wiseman - The Games of Hercules, in Religion in Archaic Republican Rome and Italy: Evidence and Experience (Edinburgh University Press, 2000) -
- Luigi Piccardi, Lucia Alberti e Claudia Paterna - Eracle e le sue fatiche: L’età del Bronzo greca raccontata da uno dei suoi protagonisti, Roma (Italia) - CNR Edizioni - 2017 -
- Mario Attilio Levi - Ercole e Roma - Roma: L'Erma di Bretschneider, 1997
- Mario Attilio Levi - Commodo ed Ercole, Padova: Antenore, 1980
- Mario Attilio Levi - Ercole e Semo Sanco (Properzio, IV, 9,70 ss.) - Napoli: Macchiaroli, 1989 -
Eros  Priapo
- Antonio La Penna - Eros dai cento volti. Modelli etici ed estetici nell'età dei Flavi, Marsilio, Venezia 2000
- Antonio La Penna - Latino e greco nel plurilinguismo dell'Eros e Priapo di Carlo Emilio Gadda - in Per Carlo Muscetta - a cura di Novella Bellucci e Giulio Ferroni - Bulzoni - Roma - 2002 -
Febronia
- Giuseppe Maggiore - La Sacra Pigna. Gli antichi riti di Cibele e Febronia - Amedit, nº 11 -  2012 -
Flora 
- Giacomo Boni - Flora Palatina - Roma - Tipografia Roma - 1912 -
Fortuna
- D.Briquel, C. Février, C. Guittard - «Varietates Fortunae» religion et mythologie à Rome. - Hommage à Jacqueline Champeaux -
Giove
- John Scheid, Jesper Svenbro - The Craft of Zeus: Myths of Weaving and Fabric - Penn State Press -  1996 -
- George Dumezil - Jupiter, Mars, Quirinus (Jupiter Mars Quirinus. Parigi, Gallimard, 1941). Torino, Ed. scientifiche Einaudi, 1955.
- Carandini - Giove custode di Roma. Il Dio che difende la città, Novara, UTET, 2016 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Iovi victori. 1917 -
Giuturna
- Giacomo Boni - Il sacrario di Juturna - Roma - Tipografia della R. Accademia dei Lincei - 1901 -
Iside
- Laurent Bricault - Atlas de la diffusion des cultes isiaques - Diffusion de Boccard - 2001 -
- Ermanno Arslan (a cura di) - Iside: il mito, il mistero, la magia - Milano - Electa - 1997 -
- Laurent Bricault e Miguel John Versluys (a cura di) - Isis on the Nile: Egyptian Gods in Hellenistic and Roman Egypt - IV International Conference of Isis Studies - Liège - 2008 - Brill - 2010 -
- Laurent Bricault e Miguel John Versluys (a cura di) - Power, Politics and the Cults of Isis - V International Conference of Isis Studies - Boulogne-sur-Mer - 2011 - Brill - 2014 -
- G. Cresci Marrone, "Famiglie isiache a Industria, in Culti pagani nell'Italia settentrionale (Atti dell'incontro di studio), Trento 1992 -
- A. Bongioanni, R. Grazzi, "Osservazioni sulla planimetria dell'Iseo di Industria", in Aegyptus, 68, 1988 -
Lari
- Renato Del Ponte - I Lari nel sistema spazio-temporale romano - in Arthos - vol. 6 - nº 10 - 2002 -
Laverna
- Nadia Canu -  La diffusione del culto di Laverna: dall'area medioitalica ad Uchi Maius, in Uchi Maius 3 - a cura di C. Vismara - Sassari - 2007 -
SOL
- Luciano Albanese - Il culti solari dall‘Impero romano al Rinascimento - Deus invictus - Roma - 2007 -
- Luciano Albanese - Saturno nei misteri di Mithra - Studi e materiali di storia delle religioni - 67 - XXV - 1 - 2001
- Luciano Albanese - Il ‘Dio dai sette raggi‘ - Studi e materiali di storia delle religioni - 67 - XXV 2 - 2001 -
Mitra+
- Nino Burrascano - I misteri di Mithra - Genova - Il Basilisco - 1979 -
- George Dumezil - Mithra-Varuna, essai sur deux représentations indo-européennes de la Souveraineté - Paris - Presses Universitaires de France - 1940 -
- Ruggero Iorio - Mitra. Il mito della forza invincibile - Marsilio - Venezia - 1998 -
- George Dumezil Mithra -Varuna, essai sur deux représentations indo-européennes de la Souveraineté - Paris - Presses Universitaires de France - 1940 -
Nettuno
- Robert Schilling - "Neptune," Roman and European Mythologies - University of Chicago Press - 1992 -
Pax
- Giovanna Daverio Rocchi (a cura di) - Tra concordia e pace - Parole e valori della Grecia antica -Quaderni di ACME vol 92 - Cisalpino - 2007 - Milano -
Quirino
- George Dumezil - Jupiter, Mars, Quirinus (Jupiter Mars Quirinus - Parigi, Gallimard, 1941). Torino, Ed. scientifiche Einaudi - 1955 -
Semo Sanco
- Mario Attilio Levi - Ercole e Semo Sanco (Properzio, IV, 9,70 ss.) - Napoli: Macchiaroli, 1989 -
Trigas Dei Inferis
- Isidoro di Siviglia - Etimologie, 18.26: Trigas diis inferis, quia is per tres aetates homines ad se rapit: id est per infantiam, iuventutem atque senectam.
- Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio - De mortibus persecutorum - XXVI -
- Ferdinando Castagnoli -  Les origines et le développement du culte des Pénates à Rome - Rome  - École Française de Rome - 1989 -
Venere Ericina
- Ambrogio Balbi - Dissertazioni riguardanti il culto di Venere Ericina - Torino - 1824 -
- Agostino Pepoli - Antichi bolli figulini e graffiti delle sacerdotesse di Venere ericina rinvenuti in Monte San Giuliano - Tipografia Galletti e Cocci - Firenze - 1885 -
- Enrico Acquaro, Antonino Filippi, Stefano Medas - La devozione dei naviganti: il culto di Afrodite ericina nel Mediterraneo - Lumières Internationales - Lugano - 2010 -
- Beatrice Lietz - La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediteraneo - Edizioni della Normale - Pisa - 2012 -
Vesta
- Carandini - Il fuoco sacro di Roma. Vesta, Romolo, Enea, Roma-Bari, Laterza, 2015 -
- Giacomo Boni - Le recenti esplorazioni nel sacrario di Vesta - Roma - Accademia dei lincei - 1900 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Aedes vestae - 1900 -
Vica Pota
- Giovanni V. Sannazzari - Vica Pota - Studio preliminare sul culto della Vittoria in Roma antica - Arthos - I serie, 15 - 1986 -
Victoria
- Fears - The Theology of Victory at Rome: Approaches and Problem - in ANRW II.17.2 - 1981 -
Virtus
- Fears - The Cult of Virtues -
Vacuna
- F. Silberstein Trevisani, Cippo votivo della Dea Vacuna - in ZPE, XXXIV, 1979
- T.P. Wiseman - Remus: A Roman Myth - Cambridge University Press -  1995 -
Vulcano
- Fausto Zevi - Catone e i cavalieri grassi - Il culto di Vulcano ad Ostia: una proposta di lettura storica - Bollettino di Archeologia - 2008 -
FESTE
- Howard Hayes Scullard Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic  - Londra - 1908 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining - A Special Issue of American Journal of Philology  - University Press - 2005 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Nonno di Panopoli - Le Dionisiache - a cura di Fabrizio Gonnelli - volume II - Biblioteca Universale Rizzoli - Milano - 2003 -
- Ovidio - Fasti  - V -
- George Thaniel - Lemures and Larvae - The American Journal of Philology - 1973 -
- W. Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic: An Introduction to the Study of the Religion of the Romans - London - Macmillan and Co. -1899 -
- Macrobio - I Saturnali, a cura di Nino Marinone - Unione Tipografico-Editrice Torinese - Torino - 1967 -
- Fasti di Ovidio - Karistia - edizione Teubneriana - Stoccarda - 1952 -
DIVINAZIONE
- Margherita M. D. Bottino - La divinazione nell'antichità classica - Agorà VII, ottobre-Dicembre 2001 -
- Sergio Ribichini - Arti, segni, sogni, profezie: la divinazione nel mondo antico - Archeo 162, agosto 1998 -
- Francois Guillamont - Le De divinatione de Cicéron et les théories antiques de la divination -Bruxelles - 2006 -
- Auguste Bouché-Leclerq - Histoire de la divination dans l'antiquité, 1 - Paris - 1978 -
- Raymond Bloch - La divinazione nell'antichità - Napoli - 1995 -
- Giulio Ossequente - Il libro dei prodigi - a cura di S. Boncompagni - Roma - Edizioni Mediterranee - 1992 -
- Les prodiges de Julius Obsequens - M. Victor Verger (a cura di) - Paris - C L. F. Panckoucke, éditeur - 1842 -
- Cornelius Nepos, Quinte-Curce, Justin, Valère Maxime, Julius Obsequens - oeuvres competes - M. Nisard (a cura di) - Paris - Firmin Didot frères, fils et c.ie - 1864 -
Valerius Maximus de dictis factisque memorabilibus et Jul. Obsequens de prodigiis - cum supplementis Conradi Lycosthenis - Benedictus Hase (a cura di) - Parisiis - colligebat Nicolaus Eligius Lemaire - 1822 
SACERDOTI E VARI
- Gian Carlo Marini - Sacerdozio e potere politico: aspetti del rapporto tra religione e diritto nella esperienza romana repubblicana - Roma - 1982 -
- Vittorio Spinazzola - Gli Augures - Forlì - 2011 -
- Francois Guillamont - Philosophe et augure -  Recherches sur la théorie cicéronienne de la divination - Bruxelles - 1984 -
- Marie-Laurence Haack - Les haruspices dans le monde romain - Bordeaux - 2003 -
- Marcella Barra Bagnasco - Il culto delle acque in Magna Grecia -
- G. Fusinato - Dei feziali e del diritto feziale. Contributo alla storia del diritto pubblico esterno di Roma - in Reale Accademia dei Lincei - Memorie della Classe di scienze morali, storiche e filologiche - XIII - Roma - 1884 -
- B. Albanese - Res repetere' e ‘bellum indicere' nel rito feziale - in AUPA 46 - 2000 -
- G. Turelli - Polisemia di un gesto: l’emittere hastam dei duces e dei feziali - in RIDA 55 - 2008 -
- Ellis, Peter Berresford - Dictionary of Celtic Mythology - Oxford University Press - 1994 -
- James MacKillop - Dictionary of Celtic Mythology - Oxford: Oxford University Press - 1998 -
SACRIFICI
- Cicerone - Tuscolanae Disputationes - I.37.89 -
- Marcel Mauss, Henri Hubert - Essai sur la nature et la fonction du sacrifice - 1899 -
- Gerardus van der Leeuw - Phanomenologie der Religion - 1933 -
- René Girard - La violence et le sacré - 1972 -

RESTI
- Overbeek's - Les restes de l'ancienne Rome - Facultés Universitaires Notre-Dame de la Paix - University of Wallonie - Bruxelles -
- Mario Attilio Levi - Roma antica - Torino: UTET - 1963 -
- Alison E. Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -

ROMA

- Angelo Brelich - Tre variazioni romane sul tema delle origini - Prefazione di Enrico Montanari - 2016 -

- Luciano Perelli - La corruzione politica nell'antica Roma - Milano - BUR - 1994 -
- Famiano Nardini - Roma antica - Stamperia De Romanis - 1666 -
- Luciano Canfora - Noi e gli antichi. Perché lo studio dei greci e dei romani giova all'intelligenza dei moderni - Milano - Rizzoli 2002 -
- Luciano Canfora - Gli antichi ci riguardano, Bologna, Il Mulino, 2014 (Collana: «Voci») -

SCALE E GRADINI
Gradus Aurelii: see Tribunal Aurelium.
Gradus Gemitorii: see Scalae Gemoniae.
Gradus Heliogabali: mentioned twice in mediaeval documents (Acta S. Sebastiani AA. SS. Ian. 20,  Mirab. 10), and probably on the north-east part of the Palatine (Jord. II.382, 616; HJ 106; HCh 305, 595; see Templum Elagabali).
Gradus Monetae: steps mentioned only in Ovid (Fast. I.638), and evidently leading up to the arx from the temple of Concord. It is not certain whether these steps were independent of the scalae Gemoniae, or are to be identified with them (Gilb. I.327), or were a prolongation of them (Rodocanachi, Le Capitole 17).
Gradus S. Sabinae: steps leading down to the Tiber from the church of S. Sabina on the north-west side of the Aventine. They are mentioned only by Gregory the Great (ep. reg. ii.10 ed. Mon. Germ., ii.4, ed. Migne, Maur.: hortum Feliciani presbyteri positum in regione prima ante gradus S. Sabinae) and are marked Scalae Gemoniae  on Bufalini's map of the city (1551).
Scalae Anulariae: a flight of steps known only from one passage (Suet. Aug. 72), which states that Augustus lived in a house of Licinius Calvus (q.v.) iuxta Romanorum forum supra scalas anularias, and afterwards in Palatio. These steps, therefore, probably led up the side of the Palatine but not so far that a house above them could be called in Palatio. They were evidently named from adjacent shops of anularii, or ring makers
Scalae Caci: see separate page.
Scalae [?Ca]niniae: see Busta Gallica.
Scalae Cassii: a flight of steps in Region XIII (Not.), leading perhaps to the top of the Aventine from the bank of the river, or farther south from the horrea, and possibly to be identified with the scala usque in Aventinum of the eighth century (Eins. 9.6) near S. Sabina
Scalae Deum Penatium: see Penates Dei, Aedes.
Scalae Gemoniae: see separate page.
Scala Mediana: a flight of steps known only from one inscription (CIL VI.9683: negotiatrix frumentaria et leguminaria ab scala mediana). Whether it had any connection with the porticus Fabaria (Reg. XIII) and led up the Aventine (De Rossi, Ann. d. Inst. 1885, 224), or up the p467 Capitoline from the forum Holitorium (Pr. Reg. 204) is wholly conjectural (HJ 177).
Scalae Tarquitiae: mentioned only once (Fest. 363: Tarquitias scalas quas Tarquinius Superbus fecerit, abominandi eius nominis gratia ita appellatas esse ait (i.e. Verrius) volgo existimari) and quite unknown, although the suggestion that they were steps up to the Capitol is plausible enough (Pais, Ancient Legends, 111).

SCULTURE
- Eugénie Sellers Strong - Roman sculpture from Augustus to Constantine - Ayer Publishing - 1969 -
- Rachel M. Kousser - Hellenistic and Roman Ideal Sculpture - Cambridge University Press - 2008 -
Achille Adriani - Testimonianze e momenti di scultura alessandrina -
- Eugenio La Rocca - L'auriga dell'Esquilino, L'Erma di Bretschneider, Roma 1987 -

SEPOLCRI
- Alison E. Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr &a G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
-  J. Bodel - Death on display: looking at Roman funerals - in The art of ancient spectacle - eds. B. Bergmann, C. Kondoleon - Washington - 1999 -
- Filippo Coarelli - Il sepolcro degli Scipioni, Guide di Monumenti 1, Roma 1972 -
- Carlo Fea - Osservazioni intorno alla celebre statua detta di Pompeo: lette il 10. di settembre nell'Accademia Romana d'archeologia - 1812 -
- F. di Gennaro, J. Griesbach, ‘Le sepolture all’interno delle ville con particolare riferimento al territorio di Roma’, in Suburbium -
Pyramid of Cestius (Sepulchrum C. Cestii) -
- G. L. Gregori, ‘Horti sepulchrales e cepotaphia nelle iscrizioni urbane’, BullCom 92, 1987 -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - Gräberstraßen - 1987 -
- Salvatore Aurigemma - Scavi di Spina. volume 1: 1. La necropoli di Spina in valle Trebba.
- Rossella Rea (a cura di) - L'ipogeo di Trebio Giusto sulla via Latina: scavi e restauri, Roma, Pontificia commissione di archeologia sacra - 2004 -
- Orazio Marucchi  - Guida del cimitero di Callisto - 1902 -
- Francesco Fornari - Le recenti esplorazioni nel cimitero di S. Ciriaco al VII° miglio della via Ostiense - Mélanges d'archéologie et d'histoire - 1916 -
- Orazio Marucchi  Guida del cimitero di Domitilla -
- Boris Pahor - Necropoli - trad. Ezio Martin - Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese - San Canzian d'Isonzo - 1997 -
- Boris Pahor - Necropoli - trad. Ezio Martin - revisione di Valerio Aiolli - prefazione di Claudio Magris - Fazi Editore - Roma - 2008 -
- E. Zanda, M. C. Preacco Ancona, M. Somà - Nuclei di necropoli di Forum Fulvii e Hasta -  Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte - Torino - Soprintendenza Archeologica del Piemonte - 1994 -
catacombe
- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - 1893 -
- Giovanni Battista De Rossi - Bollettino di Archeologia cristiana - 1889 -
- Rodolfo Lanciani - Underground Christian Rome - in the Atlantic Monthly - 1891 -
- Leonella De Santis e Giuseppe Biamonte - Le catacombe di Roma - Roma - Newton Compton Editori - 2011 -
- Pasquale Testini - Archeologia Cristiana - II ed. - Bari - Edipuglia - 1980 -
- Antonio Bosio - Roma sotterranea - Roma - 1632 -
- Umberto Fasola - Les Catacombes entre la légende et l'histoire - in "Les Dossiers de l'Archéologie" - Dijon - 1976 -
- Giuseppe Ferretto - Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana - Città del Vaticano - 1942 -
- James Stevenson - La civiltà delle catacombe - Roma - Club del Libro - 1987 -
- Orazio Marucchi - Manuale di Archeologia Cristiana - Roma - 1933 - (IV ed.) -
- Orazio Marucchi - Guida del cimitero di Callisto - Desclere Lefebvre E. C. ed. - Parigi . Roma - 1902 -
- Orazio Marucchi - Guida del cimitero di Domitilla - Desclere Lefebvre E. C. ed. - Parigi . Roma - 1902 -

SERVIZI E MECCANISMI
- Carlo Fea - Jos. Benetti Romani Diss. de Cursu Publico - Compendio storico delle poste specialmente romane antiche e moderne - 1834 -
- Klaus Grewe - "tunnel e canali" -  Oleson, John Peter (ed.): Il Manuale Oxford di Ingegneria e Tecnologia nel mondo classico - Oxford University Press - 2008 -
- Cairoli Fulvio Giuliani -  L'edilizia nell'antichità - ed. Carocci - Roma -
- T.E. Rihll - Greek and Roman Science and Technology: Engineering - Swansea University - 2007 -
- Carmelo G. Malacrino - Ingegneria dei Greci e dei Romani - San Giovanni Lupatoto (VR) -  Arsenale Editrice - 2010 -
- A. G. Drachmann - Mechanical Technology of Greek and Roman Antiquity - Lubrecht & Cramer Ltd - 1963 -
- Oliver Davies - "Roman Mines in Europe" - Clarendon Press - Oxford - 1935 -

SITI ARCHEOLOGICI
- Alfonso De Franciscis - The buried cities - Istituto Geografico de Agostini - 1978 -
- Donati A., “I miliari delle Regioni IV e V dell'Italia”, in Epigraphica, XXXVI, 1974 -
- Degli avanzi delle antichità - Bonaventura Overbeke - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin - Londra - 1739 -
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Il metodo negli scavi archeologici. 1901
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Bimbi romulei. 1904
- Giacomo Boni - Nuova Antologia - Terra mater. 1910 -
- The Roman marmorarii - Rome - 1893 -
- Anonimo Romano (Marco Baistrocchi) - Il Genio di Roma - in Politica Romana - n. 3 - 1996 -
ITALIA
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano - (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - Myrsilius Lesbius - De origine Italiae et Tyrrhenorum (o De origine Italiae et Turrenae) -
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano - (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - Caius Sempronius (Tuditano) - De chorographia sive descriptione Italiae et eius origine -
AOSTA
Carlo Promis - Le antichità di Aosta - 1864 -
ABRUZZO  MOLISE
Carlo Promis - Le antichità di Alba Fucense negli Equi - Oxford University - 1836 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli - Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica - L'Erma di Bretschneider, 1997 -
BASILICATA
- L. Quilici, S. Quilici Gigli - Carta archeologica della Valle del Sinni - L'Erma di Bretschneider - 2001 -
CALABRIA
- La Rocca - Fonti per la storia della scultura in Magna Grecia - Reggio Calabria - 1959 -
- Il Museo nazionale di Reggio Calabria - Napoli - 1959 -
- Agálmata - Sculture antiche al Museo nazionale di Reggio Calabria - l'Arte Tipografica - Napoli - 1960 -
- Giovanna De Sensi Sestito - La Calabria in età arcaica e classica: storia, economia, società, Roma, Gangemi Editore - 1984 -
- Alfonso De Franciscis - Il santuario di Marasà in Locri Epizefiri, Gaetano Macchiaroli editore, 1979
- Alfonso De Franciscis - La villa romana del Naniglio di Gioiosa Ionica: relazione preliminare delle campagne di scavo 1981-86 - Bibliopolis -  1988 -
- Alfonso De Franciscis - Ricerche sulla topografia e i monumenti di Locri Epizefiri. Libreria scientifica editrice, 1971
- Alfonso De Franciscis - Stato e società in Locri Epizefiri - Napoli - L'Arte Tipografica - 1972 -
- Alfonso De Franciscis - con Umberto Bosco, Giuseppe Isnardi, (curatori), Calabria, Electa Editrice, Milano, 1962 -
- Alfonso De Franciscis - (con Oronzo Parlangeli), Gli Italici - Bruzio nei documenti epigrafici, Napoli, L'Arte Tipografica, 1960 -
CAMPANIA
- S. De Caro, A. Greek - Campania - Bari - 1981 -
- O. Baldacci - I termini della regione nel corso della storia - in «Storia e civiltà della Campania. L'Evo antico» - Napoli - 1991 -
- Vittorio Bracco - Campania - collana “Itinerari archeologici” diretta da Sabatino Moscati - Roma - Newton Compton - 1981 -
Amalfi 
- A. Schiavo - The monuments of the Amalfi coast - Milan-Rome - 1941 -
- Vittorio Bracco - Le urne romane della Costa d'Amalfi - Salerno - De Luca - 1977 -
Benevento
- Marina R. Torelli - "Benevento romana"- L'Erma di Bretschneider - Roma - 2002 -
Capri
- Alfonso De Franciscis - Le statue della grotta azzurra nell'isola di Capri - Capri - Azienda autonoma di soggiorno e turismo - 1964 -
- Anna Maria Biraschi ... [et al.] (a cura di), Culti greci in Occidente, Vol. 3 Poseidonia-Paestum, Taranto - Istituto per la storia e l'archeologia della Magna Grecia - 2012 -
Capua
- C. Rescigno, “Tufo, legno, terracotta. Osservazioni sulle architetture arcaiche della Campania settentrionale”, in Gli Etruschi e la Campania settentrionale. Atti del XXVI Convegno di Studi Etruschi e Italici, Caserta, S. Maria Capua Vetere, Capua, Teano - 2007 - Pisa 2011 -
Cuma
- Carlo Rescigno - Metope dipinte con Centauromachia da un tempio cumano di epoca sannitica. Osservazioni preliminari - Biographies of Buildings: The Temples on the Acropolis of Cumae -  Edizioni Osanna - Venosa - 2012 -
- C. Rescigno, “Il Tempio di Giove sulla rocca cumana. Motivazioni di una ricerca”, in Cuma, il Tempio di Giove e la terrazza superiore dell’acropoli. Contributi e documenti, a cura di Carlo Rescigno - Edizioni Osanna - Venosa - 2012 -
- Carlo Gasparri, Giovanna Greco - Cuma: il foro, Pozzuoli - Naus - 2007 -
- Carlo Gasparri, Giovanna Greco - Cuma: indagini archeologiche e nuove scoperte - Pozzuoli - Naus - 2009 -
- Carlo Rescigno - Cuma: studi sulla necropoli - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2011 -
Ercolano
- Arnold De Vos; Mariette De Vos - Pompei, Ercolano, Stabia - Roma - Editori Laterza - 1982 -
- Marcello Gigante - Catalogo dei papiri ercolanesi - Gaetano Macchiaroli editore - 1979 -
- Amedeo Maiuri - Pompei ed Ercolano: fra case e abitanti - Milano - Giunti Editore - 1998 -
- Mario Carotenuto - Ercolano attraverso i secoli - Napoli - 1980 -
- Mario Carotenuto - Da Resina ad Ercolano - Napoli - 1983 -
. Mario Carotenuto - Ercolano e la sua storia - Napoli - 1984 -
- Alfonso De Franciscis - Pompeii-Herculaneum and the Villa Jovis Capri, past and present - Vision Publications - 1964 -
- Alfonso De Franciscis - Pompeii, Herculaneum  - Vision Publications - 1996 -
- Alfonso De Franciscis - Pantings and mosaics in Pompei Herculanum Stabia - Casa del Giornale - Napoli -
- Alfonso De Franciscis - Ercolano e Stabia - Istituto Geografico De Agostini - 1974 -
- Alfonso De Franciscis - The Buried Cities: Pompeii - Herculaneum - Orbis Books - 1978 -
Minori
- M. Romito - materials Antiquarium of Minor (Part I), in "Apollo", VI, 1985–1988 -
- G.L. Mangieri - The Roman villa of Minori: the numismatic data, in "Apollo" - VI, 1985–1988 -
The Roman villas of the Imperial - 1986 -
- M. Naples - Minor - in Encyclopedia of Ancient Art - V -
- C. Bencivenga, L. Ferguson, L. Melillo - Research on Roman villa in Minori - in Annals of the Oriental Institute of Naples - Archaeology and Ancient History - 1979 -
- Villa Maritime Minor triclinium-nymph - The restoration of the mosaics - Naples-Salerno - 1999 -
- A. Schiavo - The Roman villa of Minori - in "Palladio" - 1939 -
Miseno
- Alfonso De Franciscis - Il sacello degli Augustali a Miseno - l'Arte tipografica - 1991 -
Napoli
- Ida Baldassarre - Napoli ellenistica e la produzione pittorica campana - Pittura su materiali lapidei, legno, vetro. Rivestimenti parietali in materiali diversi e loro rapporto con la decorazione dipinta - École française de Rome - 1998 -
- D'Ambra, E. - "Women in the Bay of Naples." A Companion to Women in the Ancient World. Chichester: Blackwell Publishing - 2012 -
- Alfonso De Franciscis - The National Archaeological Museum of Naples - Interdipress - 1974 -
- Alfonso De Franciscis - Il Museo nazionale di Napoli - Di Mauro - Cava de' Tirreni - 1963 -
- Alfonso De Franciscis - Underwater discoveries around the Bay of Naples - in "Archaeology" -  XX - 1967 -
Oplontis
- Alfonso De Franciscis - La villa romana di Oplontis - in La Parola del Passato - CLIII - 453-466 -Gaetano Macchiaroli editore - 1973 -
- Alfonso De Franciscis - The Pompeian Wall Paintings in the Roman Villa of Oplontis - A. Bongers - 1975 -
Pestum
- Marina Cipriani e Giovanni Avagliano (a cura di) - Il restauro dei templi di Poseidonia: un intervento di conservazione - Ravenna - Valerio Maioli - 2007 -
- Salvatore Aurigemma, Vittorio Spinazzola e Amedeo Maiuri - I primi scavi di Paestum (1907-1939) - Ente per le Antichità e i Monumenti della Provincia di Salerno - 1986 -
- Gaston Salvatore (a cura di) - Paestum: i templi e il Museo, Milano, Franco Maria Ricci, 1989.
- Emanuele Greco, Ilaria D'Ambrosio e Dinu Theodorescu - Guida archeologica e storica agli scavi al museo ed alle antichità di Poseidonia Paestum - Taranto - La Colomba - 1995 -
- Fausto Zevi (a cura di) - Paestum - Napoli - Banco di Napoli - 1990 -
- Emanuele Greco e Dinu Theodorescu (a cura di) - Poseidonia-Paestum - Roma - École française de Rome - 1980 -
- M. Cipriani, Paestum: i templi e il museo, Firenze, Casa Editrice Bonechi, 2010.
- E. Greco, Ricerche sulla chora poseidoniate. Il paesaggio agrario dalla fondazione della città alla fine del sec. IV a.C., in Dial. di Archeologia - 1979 -
- E. Greco, Paestum: scavi, studi, ricerche: bilancio di un decennio (1988-1998), a cura di F. Longo, Paestum, Pandemos, 2000.
- F. Longo, Le mura di Paestum. Antologia di testi, dipinti, stampe grafiche e fotografiche dal Cinquecento agli anni Trenta del Novecento, Paestum, Pandemos 2012.
- M. Mello, Paestum Romana, Ricerche storiche, Roma, 1974.
- A. Pontrandolfo e A. Rouveret, Le Tombe dipinte a Paestum, Modena 1992.
- Poseidonia-Paestum I - la "Curia" (E.Greco - D. Theodorescu edd.), Collection de l'Ecole Francaisede Rome, Roma 1980.
- Poseidonia-Paestum II - l'"Agora" (E.Greco - D. Theodorescu edd.), Collection de l'Ecole Francaise de Rome, Roma 1983.
- Poseidonia-Paestum III - Forum Nord (E.Greco - D. Theodorescu edd.), Collection de l'Ecole Francaise de Rome, Roma 1987.
- Poseidonia-Paestum IV - Forum ovest-sud-est (E.Greco - D. Theodorescu edd.), Collection de l'Ecole Francaise de Rome, Roma 1999.
- M. Torelli, Paestum romana, in Poseidonia-Paestum, Atti del Ventisettesimo Conv. di Studio sulla Magna Grecia, cit., pp. 33–115.
- P. Zancani Montuoro - U. Zanotti Bianco, Heraion I, Roma 1951.
- P. Zancani Montuoro - U. Zanotti Bianco, Heraion II, Roma 1954.

Pompei
- Eugenio La Rocca - Guida archeologica di Pompei - A. Mondadori - Milano 1976 (con Mariette De Vos) - 1994 -
- A. Mau - Pompeji - Lipsia - 1913 -
- Salvatore Aurigemma - curatore: Vittorio Spinazzola - Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell'Abbondanza - La Libreria dello Stato, Roma 1953 - "L'Erma" di Bretschneider, Roma 1960.
- Eugenio La Rocca - M. de Vos Raaijmakers, A. des Vos - Pompeji. Lübbes archäologischer Führer - Gustav Lübbe Verlag - Bergisch Gladbach - 1979 -
- Laurence Richardson -  Pompeii: an architectural history - Baltimore - Johns Hopkins University Press - 1988 -
- Laurence Richardson - L. Richardson, Jr., M. T. Boatwright, and H. B. Evans - The shapes of city life in Rome and Pompeii - essays in honor of Lawrence Richardson, Jr. on the occasion of his retirement - New Rochelle, N.Y. : A.D. Caratzas - 1998 -
- Laurence Richardson -  A catalog of identifiable figure painters of ancient Pompeii, Herculaneum, and Stabiae - Baltimore - Johns Hopkins University Press - 2000 -
- Gaspare Vinci - Descrizione delle rovine di Pompei - Tipografia Raimondi - Napoli 1840 -
- Carlo Bonucci - Pompei descritta da Carlo Bonucci - Da' torchi di Raffaele Miranda - Napoli - 1827-
- Alfonso De Franciscis - La pittura pompeiana - Sadea/Sansoni editore - 1965 -
- Alfonso De Franciscis - Pompeii - Vision Publications - 1995
- Alfonso De Franciscis - Pompei - Istituto Geografico De Agostini - 1968 -
- Carlo Fea - Supplemento allo scritto finora da molti sul celebre musaico scoperto nelle ruine di Pompei: Li 24. Ottobre 1831 dall'avvocato Carlo Fea - 1833 -
- Alfonso De Franciscis - Il ritratto romano a Pompei - Gaetano Macchiaroli editore - 1951-
- William Gell - Pompeiana. The Topography of Edifices and Ornaments of Pompeii. 2 vols. London, 1817-8 - New ed. 1824 - Further edition by Gell alone incorporating the results of latest excavations - London - 1832 and 1852 -
- Volker Michael Strocka - Häuser in Pompeji - Band 4 - Casa del Labirinto - München - 1991 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Pompei - 1976 -
- Luigi Capasso - I fuggiaschi di Ercolano: paleobiologia delle vittime dell'eruzione vesuviana del 79 - L'Erma di Bretschneider - 2001 -
- John Dobbins, Foss, Pedar -  The World of Pompeii - New York: Routledge: Taylor and Francis Group - 2007 -
- Andrew Butterworth,  Laurence, Ray - Pompeii: The Living City - London - Weidenfeld &Nicolson - 2005 -
- Alison E.Cooley - Pompeii - A Sourcebook with M.G.L. Cooley - Routledge - London - 2004 -  
- Alison E.Cooley -  Pompeii and Herculaneum: A Sourcebook - 2014 -
- The Cambridge Manual of Latin Epigraphy - Cambridge University Press - Cambridge - 2012 -
- Luciana Jacobelli - Le pitture erotiche delle Terme Suburbane di Pompei, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1995 -
- Antonio Irlando - Pompei: guida alla città archeologica - Roma - Fortuna Augusta -1996 -
- Alberto Carpiceci - Pompei: Oggi e Com'era 2000 Anni Fa - Firenze - Bonechi Edizioni - 1997 -
- Antonio Varone - L'erotismo a Pompei - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2000 -
- Ernesto De Carolis - Pompei: itinerario archeologico ragionato - Roma - T&M Editore - 2000 -
- Jos de Waele - Il tempio Dorico del foro triangolare di Pompei - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2001 -
- Autori Vari - Piccola guida agli scavi di Pompei - Castellammare di Stabia - Longobardi Editore - 2001 -
- Antonio D'Ambrosio - Pompei: gli scavi dal 1748 al 1860 - Milano - Electa - 2002 -
- Filippo Coarelli, Alfredo Foglia, Pio Foglia - Pompei: la vita ritrovata - Fagagna - Magnus Edizioni - 2002 -
- Fabrizio Pesando, Marco Bussagli, Gioia Mori - Pompei: la pittura - Milano - Giunti Editore - 2003-
- Sergio Rinaldi Tufo - Pompei. La vita quotidiana - Milano - Giunti Editore - 2003 -
- Fabrizio Pesando, Maria Paola Guidobaldi - Gli ozi di Ercole: residenze di lusso a Pompei ed Ercolano - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2006 -
- Arthur Crane - I veleni di Pompei - Roma - Robin Edizioni - 2006 - è
- Lorenza Barnabei - Contributi di Archeologia Vesuviana - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2007 -
- Pier Giovanni Guzzo - Nuove ricerche archeologiche nell'area vesuviana (scavi 2003-2006) - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2008 -
- Fausto Zevi - Pompei - Napoli - Guida Editori - 2009 -
- Anna Anguissola - Intimità a Pompei: Riservatezza, condivisione e prestigio negli ambienti ad alcova di Pompei - Berlino - Walter de Gruyter - 2010 -
- Antonio Irlando - Pompei: guida alla città archeologica - Roma - Fortuna Augusta -1996 -
- Salvatore Nappo, Valeria Manferto - Pompei: guida alla città sepolta - Vercelli - White Star - 1998 -
- Ernesto De Carolis - Pompei: itinerario archeologico ragionato - Roma - T&M Editore - 2000 -
- Jos de Waele - Il tempio Dorico del foro triangolare di Pompei - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2001 -
- Antonio D'Ambrosio, Pompei: gli scavi dal 1748 al 1860, Milano, Electa, 2002 -
- Filippo Coarelli; Alfredo Foglia; Pio Foglia - Pompei: la vita ritrovata - Fagagna - Magnus Edizioni - 2002 -
- Fabrizio Pesando, Marco Bussagli, Gioia Mori - Pompei: la pittura - Milano - Giunti Editore - 2003-
- Sergio Rinaldi Tufo - Pompei. La vita quotidiana - Milano - Giunti Editore - 2003 -
- Fabrizio Pesando, Maria Paola Guidobaldi - Gli ozi di Ercole: residenze di lusso a Pompei ed Ercolano - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2006 -
- Arthur Crane - I veleni di Pompei - Roma - Robin Edizioni - 2006 -
- Fausto Zevi - Pompei - Napoli - Guida Editori - 2009 -
- Anna Anguissola - Intimità a Pompei: Riservatezza, condivisione e prestigio negli ambienti ad alcova di Pompei - Berlino - Walter de Gruyter - 2010 -
- Domenico Esposito, La “Casa dei rilievi dionisiaci”. Osservazioni su una villa urbana ercolanese 83 -
- Amedeo Maiuri: La Casa del Menandro e il suo tesoro di argenteria - Rom - 1933 -
- Penelope M. Allison - The Insula of the Menander at Pompeii - volumi I. II e III - Clarendon Press - 2006 -
Pompei Ercolano Oplontis Boscoreale
- Lorenza Barnabei - Contributi di Archeologia Vesuviana - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2007 -
- Pier Giovanni Guzzo - Nuove ricerche archeologiche nell'area vesuviana (scavi 2003-2006) - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2008 -
Salerno
- Vittorio Bracco - La Valle del Tanagro durante l'età romana, in “Memorie dell'Accademia Nazionale dei Lincei”, X, 1962.
- Vittorio Bracco - Polla, linee di una storia, Salerno, a cura del Comune, 1976 (nuova edizione riveduta e ampliata 1999).
- Vittorio Bracco - Salerno romana, Salerno, Palladio, 1979.
- Vittorio Bracco - Inscriptiones Italiae: Salernum, Roma, La Libreria dello Stato, 1981.
- Vittorio Bracco - La storia di Petina, Salerno, Laveglia, 1981 -
- Vittorio Bracco - Volcei, in Forma Italiae - Serie I - vol. 25 - Firenze - Leo S. Olschki - 1978 -
Sorrento
- A. Maiuri - The history of the ancient monuments of the Amalfi Coast and Sorrento in the light of the recent floods - in "Proceedings of the Academy of Archaeology, Literature and Fine Arts of Naples - XXIX - 8 - 1954 -
Terra di lavoro
- Templum Dianae Tifatinae in "Archivio storico di Terra di Lavoro", I, 1956, p. 62 e sgg.
(con Roberto Pane), Mausolei romani in Campania - Napoli - Ed. scientifiche italiane - 1957 -
EMILIA
- Giovanni Brizzi - Gli eventi, in Passeggiate archeologiche piacentine. Da Piacenza a Veleia, Reggio Emilia - Diabasis - 2004 -
- Rimini guida ai più notevoli monumenti romani e al museo archeologico comunale - Cappelli -Bologna - 1934 -
ETRURIA
- Giovanni Colonna - I caratteri originali della civiltà Etrusca - in Mario Torelli (a cura di) - Gli Etruschi - Milano - Bompiani - 2000 -
- Raymond Bloch - Les Étrusques - Parigi - 1954 - in italiano Gli Etruschi - 1954 -
- Raymond Bloch - L'Art et la civilisation étrusques - 1955 -
- Raymond Bloch - L'Art des Étrusques - 1965 -
- Ridolfino Venuti Cortonese - Sopra l'antica città di Cortona, e suoi abitatori - 1743 -
- Roberto Bosi - Il libro degli Etruschi - Bompiani - Milano - 1983 -
Raymond Bloch - Gli Etruschi - Garzanti - Milano - 1960 -
- Gilda Bartoloni - a cura di - Introduzione all'Etruscologia - Milano - Hoepli - 2012 -
- Carlo Fea - Storia dei vasi fittili dipinti che da 4 anni si trovano nello Stato Ecclesiastico in quella parte che è nell'antica Etruria: colla relazione della colonia Lidia che li fece per più secoli prima del Dominio dei Romani - Discorso dell'avv. D. Carlo Fea diretto all'Instituto di corrispondenza - 1832 -
Filippo Coarelli - Fregellae (1981) -
Filippo Coarelli - Fregellae. 1. La storia, la città, il territorio (1998).
- Ranuccio Bianchi Bandinelli - L'Arte Etrusca - Editori Riuniti - 2005 -
- Santo Mazzarino - Le città etrusche e Roma - 1969 -
- Roberto Bosi - Il libro degli Etruschi - Bompiani - Milano - 1983 -
- Santo Mazzarino - Le città etrusche e Roma - 1969 -
- Salvatore Pezzella - Gli Etruschi: testimonianze di civiltà - Firenze - Orior - 1989 -
- Antonia Rallo (a cura di) - Le donne in Etruria - L'Erma di Bretschneider - 1989 -
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L. A. Milani - Pozzo praticabile presso le Terme e il Campidoglio nel foro Fiorentino - Notizie degli Scavi - 1893 -
- G. Maetzke - Florentia (Firenze) - Regio VII - Etruria, Italia romana: Municipi e Colonie - Roma - 1941 -
- A. Guerri - Cenni topografici su Firenze romana - Illustratore Fiorentino - VI - 1909 -
- F. Chiostri - L'acquedotto romano di Firenze - Firenze - 1973 -
LAZIO
- Giuseppe Rocco Volpi - Vetus Latium Profanum - Roma - 1745 -
- F. Coarelli - Lazio - Guide Archeologiche Laterza - Roma-Bari - 1982 -
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- Lucos Cozza - Il modello del Tempio di Alatri (con appendice di A. Zevi Gallina) - LazioMerid. - 1975 -
- Lucos Cozza - Monumenti all'inferno. Barbarano Romano - ArcheologiaRoma - 1968 -
- Lucos Cozza - Introduzione (con R. D'Erme) - in Carta archeologica d'Italia (1881-1897): materiali per l'agro Falisco - Forma Italiae 2 s., Documenti 2, Firenze, Olschki - 1981
- G. A. Guattani - Monumenti Sabini - II - Roma - 1828 - 
- E. C. Evans, The Cults of the Sabine Territory, New York 1939 -
- M. G. Bruno - I Sabini e la loro lingua - Bologna - 1969 -
- G. Andrisani, ‘Le cisterne della villa di Planco a Gaeta’, in Il Lazio nell’antichità romana, ed. R. Lefevre, Roma 1982
- Dominique Briquel - La légende de fondation de Tibur - ACD, 33 - 1997 -
- Z. Mari - La Valle dell'Aniene nell'Antichità - in Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d'Arte - 1995 -
- H. Gerding - The tomb of Caecilia Metella: tumulus, tropaeum and thymele - Lund - 2002 -
- F. Coarelli - Dintorni di Roma - Bari - 1981 -
- Luigi Sorricchio - Hatria = Atri - Roma - Tipografia Del Senato, 1911 -
- Carlo Fea - Varietà di notizie economiche, fisiche, antiquarie sopra Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Nemo loro laghi ed emissarii, sopra scavi recenti di antiquità in Roma e nei contorni etc, 1820 -
- AAVV - Alba Longa: Mito, Storia, Archeologia, Atti dell'Incontro di studio - a cura di A. Pasqualini  -
- Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819 -Tomo I: che contiene il viaggio a VejiFideneTivoliAlba FucensSubiacoGabiiCollaziaLabico, e Preneste;
Tomo II che contiene il viaggio a FrascatiTusculoAlgidoGrottaferrata, alla Valle Ferentina, al Lago Albano, ad AlbaAriciaNemiLanuvioCoriAnzioLavinioArdeaOstiaLaurento, e Porto -
- Filippo Coarelli - I santuari del Lazio in età repubblicana - 1987 -
- Marina De Franceschini - Ville dell'Agro romano - Roma - L'Erma di Bretschneider - 2005 -
- Roberto Egidi - Villa dei Sette Bassi, in Carmelo Calci (a cura di), Roma archeologica, Roma, Adnkronos Libri, 2005 -
- Stefania Fogagnolo - Pavimentazioni musive e in opus sectile dalla villa dei Sette Bassi (Roma), in AISCOM XXI, 2016 -
- Lorenzo Quilici - La villa dei Settebassi a Roma Vecchia, in Scritti in ricordo di Gaetano messineo - a cura di E. Mangani, A. Pellegrino, Monte Compatri  - 2016 -
Forum Novum
- E. Melchiori - Storia e topografia dell'antico municipio romano di Forum Novum in Sabina - Foligno - 1904-1905 -
- C. Pietrangeli, Iscrizioni inedite di Forum Novum in Sabina - in Epigraphica - II - 1940 -
Frascati
- A. Manazzale  - Viaggio da Roma a Tivoli, Palestrina, Frascati ed altri comuni di Roma - Roma - 1817 -
Nemi
- Filippo Coarelli - F. Coarelli, F. Diosono e G. Ghini - Il Santuario di Diana a Nemi: le terrazze e il ninfeo. Scavi 1989 - 2009 - Roma - 2013 -
Ostia
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- Pomponio Mela - De chorographia - III -
- Tacito - Annales, II, 72; III, 11, 2; III, 72; VI, 40.
Recenti AA
- Giovanni Geraci - Arnaldo Marcone - Storia romana - 1. Storia antica: fino al 500 d.C. - Editio maior Mondadori - 2017 -
- Nathaniel Hooke - The Roman History, from the Building of Rome to the Ruin of the   
Commonwealth - F. Rivington - Rome - Original in New York Public Library -
- Claridge, Amanda - Roma - (Oxford Guide Archeologico), 1998, Oxford University Press -
- Lucos Cozza - Roma com'era e come è: ricostruzioni del centro monumentale di Roma antica (con R.A. Staccioli), Roma, Vision -
- E. M. Steinby (a cura di) - Lexicon Topographicum Urbis Romae - 5 voll - Roma - 1993 -
- Lucos Cozza - La pianta marmorea di Roma antica. Forma Urbis Romae (a cura di, con G. Carettoni, A.M. Colini e G. Gatti), Roma, X Ripartizione del Comune di Roma, 1960
Nascita di Roma
- Robert Maxwell Ogilvie - Early Rome and the Etruscans - 1976 -  Le origini di Roma - Il Mulino - Bologna - 1995 -
- A. Carandini - La fondazione di Roma raccontata da A. Carandini - Roma-Bari - Laterza - 2011 -
- Lorenzo Quilici - Roma primitiva e le origini della civiltà laziale - Roma - Newton Compton - 1979 - Andrea Carandini - Remo e Romolo: dai rioni dei Quiriti alla città dei Romani (775/750-700/675 a. C. circa)
Andrea Carandini - La leggenda di Roma, volume IV - Dalla morte di Tito Tazio alla fine di Romolo - Mondadori – Fondazione Valla - Milano - 2014 -
- Ferdinando Gregorovius - Der Tod des Tiberius (La morte di Tiberio, dramma) - 1851 -
- Raymond Bloch - Tite-Live et les premiers siècles de Rome - 1965 -
Andrea Carandini - La nascita di Roma. Dèi, Lari, eroi e uomini all'alba di una civiltà - Einaudi - Torino - 1997 -
- Tito Livio - Storia di Roma dalla sua fondazione - Biblioteca Universale Rizzoli - Milano - 1989 -
- Raymond Bloch - Les Origines de Rome - 1946 -
Andrea Carandini - Roma. Il primo giorno - Roma-Bari - Laterza - 2007 -
Andrea Carandini - con R. Cappelli, Roma. Romolo, Remo e la fondazione della città, Catalogo della mostra (Roma, 28 giugno - 29 ottobre 2000), Electa, Milano 2000.
Andrea Carandini - La leggenda di Roma, volume I. Dalla nascita dei gemelli alla fondazione della città, Mondadori - Fondazione Valla, Milano 2006.
Andrea Carandini - La leggenda di Roma, volume II. Dal ratto delle donne al regno di Romolo e Tito Tazio, Mondadori - Fondazione Valla - Milano - 2010 -
Andrea Carandini - La leggenda di Roma - vol III - La costituzione - Mondadori - Fondazione Valla, Milano - 2011 -
Andrea Carandini - con P. Carafa - Atlante di Roma antica. Ritratti e biografia della Città dalle origini al VI secolo d.c. - Electa - Milano - 2012 -
Andrea Carandini  - con P. Carafa, The Atlas of Ancient Rome: Biography and Portraits of the City, Princeton University Press - Princeton and Oxford - 2017 -
- Rodolfo Lanciani - Nuove storie dell'antica roma - Roma - Newton Compton - 2006 -
- Rodolfo Lanciani - L'antica Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Rodolfo Lanciani - Rovine e scavi di Roma antica - Roma - Quasar - 1985 -
- Rodolfo Lanciani - La distruzione dell'antica Roma, Roma, A. Curcio, 1986
- Rodolfo Lanciani - Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità Editorial Leonello Malvezzi Campeggi - 2006 -
Monarchia
-  A. Mastrocinque - La cacciata di Tarquinio il Superbo -Tradizione romana e letteratura greca (I parte) - Athenaeum 61 - 1983 -
- Relatione delle feste fatte in Roma per l'elettione del re de romani - In Roma: appresso Lodovico Grignani - 1637 -
- Antonietta Dosi - Le istituzioni tra monarchia e repubblica - Vita e Costumi dei Romani Antichi – Quasar - Roma - 1999 -
- Santo Mazzarino - Dalla monarchia allo stato repubblicano. Ricerche di storia romana arcaica - 1945 -
- A. Carandini - Res publica. Come Bruto cacciò l'ultimo re di Roma - Rizzoli - Milano - 2011 -
Repubblica
- Emilio Gabba - Esercito e società nella tarda repubblica romana - Firenze - La nuova Italia - 1973 -
- Lucia Monaco - Battaglie ambigue e svolte costituzionali nella Roma repubblicana - Napoli - Jovene - 1997 -
- P. A. Brunt - Classi e conflitti sociali nella Roma repubblicana - Bari - Laterza - 1972 -
- Itala Dondero e Patrizio Pensabene - Roma repubblicana fra il 509 e il 270 a.c.. - Roma - Quasar -1983 -
- Antonietta Dosi - Lotte politiche e giochi di potere nella Roma repubblicana - Milano - Mursia - 1999 -
- Carcopino - L'età repubblicana - in Storia di Bologna - I - Bologna nell'antichità - Bologna - Bononia University Press - 2005 -
- T. Mommsen con il fratello August Mommsen - Cronologia romana fino al tempo di Cesare - 1858 -
- Carcopino - Storia di Roma, I, Dalle origini ad Azio - Bologna - Pàtron - 1997 -
- Robert Byrd - The Senate of the Roman Republic - U.S. Government Printing Office, Senate Document 103-23 - 1995 -
- Lintott, Andrew - The Constitution of the Roman Republic - Oxford University Press - 1999 -
- Mario Pani - La repubblica romana - Bologna - 2010 -
- Luciano Perelli - Il capitalismo nell'ultimo secolo della Repubblica, Torino, Giappichelli, 1978 -
- Luciano Perelli - L'imperialismo nell'ultimo secolo della Repubblica, Torino, Giappichelli, 1980 -
- Luciano Perelli - I populares dai Gracchi alla fine della repubblica, Torino, Giappichelli, 1981 -
- Luciano Perelli - Il terrorismo e lo stato nel I secolo a.c. - Palermo - Palumbo - 1981 -
- Luciano Perelli - Il movimento popolare nell'ultimo secolo della Repubblica - Torino - Paravia - 1982 -
- Mathew Dillon and Lynda Garland - Ancient Rome: From the Early Republic to the Assassination of Julius Caesar - Taylor & Francis - 2005 -
Andrea Carandini - con E. Papi - Palatium e Sacra via - II - L'età tardo-repubblicana e la prima età imperiale (fine del III secolo a.c. - 64 d.c.), «Bollettino di Archeologia» 59*60, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2006.
- Carcopino Metus Punicus - Studi e ricerche su Annibale e Roma, Imola, Angelini, 2011 -
- Andrè Piganiol - Le conquiste dei Romani -
Impero
- E.N. Luttwak, La grande strategia dell'Impero romano, trad. it., Milano 1981 -
- V.A.Maxfield - L'Europa continentale, cap.VIII, Il mondo di Roma imperiale: la formazione, a cura di J.Wacher - Bari-Roma  - 1989 -
- Santo Mazzarino - L'impero romano - Laterza - Bari - I Vol. - 2004 -
Svetonio - De vita caesarum - Divus Augustus - ed. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) - Milano - 1982 -
Svetonio - Vite dei Cesari - ed. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) - Milano - 1982 -
- Inge Mennen - Power and Status in the Roman Empire, AD 193–284 - Leiden - Brill - 2011 -
- Anselmo Baroni - Cronologia della storia romana dal 235 al 476, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol.19, Milano 2009 -
- Giovanni Alberto Cecconi - La città e l'impero: una storia del mondo romano dalle origini a Teodosio il Grande - Roma - 2009 -
- AAVV - A C. J. Wacher - Il mondo di Roma imperiale, vita urbana e rurale - Bari  -  La Terza - 1989 -
- Theodor Mommsen
«Al più grande maestro vivente della scrittura storica, con speciale riferimento al suo maggior lavoro, La storia di Roma» (Motivazione del Premio Nobel 1902)
Theodor Mommsen Storia di Roma. L'età imperiale. La difesa dei confini dell'impero da Augusto a Diocleziano - Rusconi libri - 2019 -
Tardo Impero
- Santo Mazzarino - Stilicone. La crisi imperiale dopo Teodosio, Collana Studi pubblicati dal R. Istituto Italiano per la Storia Antica - Fascicolo III - Roma - Angelo Signorelli - 1942
- Santo Mazzarino - Aspetti sociali del quarto secolo: ricerche di storia tardo-romana. L'Erma di Bretschneider, Roma, 1951 -
-  Arnold Hugh Martin Jones - The Later Roman Empire, 284–602: A Social, Economic and Administrative Survey - Baltimore - 1986 -
- Santo Mazzarino - Il basso impero. Antico, tardoantico ed era costantiniana. 2 volumi, Dedalo, Bari, 1974-1980 -
- Arnold Hugh Martin Jones, The later Roman Empire, 284-602: a social, economic and administrative survey, Norman, University of Oklahoma Press, 1964 -
- John Bagnell Bury -  History of the Later Roman Empire -  Londra - Macmillan &Co. - 1923
Bizantini
- Giorgio Ravegnani - I Bizantini in Italia - Bologna - il Mulino - 2004 -
- Giorgio Ravegnani, La storia di Bisanzio, Roma, Jouvence, 2004 -
- Giorgio Ravegnani, Bisanzio e Venezia, Bologna, il Mulino, 2006.
- Giorgio Ravegnani, Introduzione alla storia bizantina, Bologna, il Mulino, 2006.
- Giorgio Ravegnani, Imperatori di Bisanzio, Bologna, Il Mulino, 2008
- C. Scarre - The Penguin historical atlas of ancient Rome - 1995 -
-  Marcello Gigante - Studi sulla civiltà letteraria bizantina - 1981 -
- Joannes Zonaras - Epitome Historiarum - (tempo di Costantino)
- Christopher Kelly - Theodosius II: Rethinking the Roman Empire in Laten Antiquity - Cambridge University Press - 2013 -
- Alexander A. Vasiliev - History of the Byzantine Empire - Vol. I - The University of Wisconsin Press - 1980 -
- Gerhard Herm, I bizantini, Milano, Garzanti, 1985.
- John Julius Norwich, Bisanzio, Milano, Mondadori, 2000 -
Silvia Ronchey Lo stato bizantino, 2002, Torino, Einaudi -
- Alexander P. Kazhdan - Bisanzio e la sua civiltà - traduz. Giovanna Arcetri - Bari - Laterza - 1983 - Saggio sulla cultura bizantina tra il X e il XII sec. -
- Ralph-Johannes Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Alain Ducellier, Michel Kapla - Bisanzio (IV-XV secolo) - Milano - San Paolo - 2005 -

Caduta dellImpero
Edward Gibbon - A Vindication of some Passages in the XV and XVI Chapters of the History of the Decline and Fall of the Roman Empire - 1779 -
Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano - traduzione di Davide Bertolotti - volumi 13 - 1820-1824 -
Edward Gibbon - The History of the Decline and Fall of the Roman Empire .
- Storia della decadenza e rovina dell'impero romano - traduzione di Davide Bertolotti -
P. Heater - La caduta dell'Impero Romano - Lineastore - Garzanti - 2016 -
- Santo Mazzarino - La fine del mondo antico. Le cause della caduta dell'impero romano (1959); Rizzoli, 1988 -
- Arnold Hugh Martin Jones - The Later Roman Empire: 284-602 - Baltimora - 1986 -
- Roger Rémondon - La crisi dell'impero romano - da Marco Aurelio ad Anastasio - Milano - 1975 -
- Averil Cameron - Il tardo impero romano - Milano - 1995 -

TEATRI ANFITEATRI
- Daniel P. Harmon - The Religious Significance of Games in the Roman Age - in The Archaeology of the Olympics  - University of Wisconsin Press - 1988 -
- Kathleen M. Coleman - Euergetism in Its Place: Where Was the Amphitheatre in Augustan Rome?, in: Bread and Circuses: Euergetism and Municipal Patronage in Roman Italy, Routledge, 2003 -
- Carlo Fea - Osservazioni sull'Arena e sul Podio dell'Anfiteatro Flavio dopo gli scavi nel medesimo - 1813 -
- Carlo Fea - Nuove osservazioni intorno all'arena dell'anfiteatro Flavio e all'acqua che ora la ricopre - 1814 -
- J. Cl. Golvin - L'amphithéâtre romain. Essai sur la théorisation de sa forme et de ses fonctions - Paris -1988 -
- J. Cl. Golvin, Ch. Landes - Amphithéâtres et gladiateurs - Paris - 1990, 96 -
- John H. Humphrey - Roman circuses: arenas for chariot racing - Londra - University of California Press - 1986 -

TEMPLI
Temple of Antoninus and Faustina
Temple of Apollo in the Campus Martius (Aedes Apollinis in Campo Martio, Tempio di Apollone a Campo Marzio)
Temple of Apollo Palatine (Temple of Palatine Apollo, Aedes Apollinis Palatini,)
"Temple of Augustus" ("Templum Divi Augusti", Tempio di Augusto, Temple d'Auguste)
Temple of Caesar (Temple of Divus Julius, Temple of Julius Caesar, Templum Divi Juli, )
Temple of Castor and Pollux (Temple of the Dioscuri, Templum Castorum, Aedes Castorum)
Temple of Castor and Pollux (Tempio di Castore e Polluce, Temple de Castor et Pollux, Aedes Castoris Pollucisque, Aedes Castoris et Pollucis, )
Temple of Jupiter Stator (Tempio di Giove Statore, Aedes Jovis Statoris, Templum Iovis Statoris)
Temple of Mars (Tempio di Marte, Templum Martis, Aedes Martis)
- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica, Milano, 1980 -
- Andrea Barattolo - Sulla decorazione delle celle del tempio di Venere e Roma all'epoca di Adriano - in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma - 1974-75 -
- Alessandro Cassatella e Stefania Panella - Restituzione dell'impianto adrianeo del Tempio di Venere e Roma - in Archeologia Laziale - Consiglio Nazionale delle Ricerche - 1990 -
- Vincent Laloux, Restauration du temple de Vénus et Rome - in Mélanges de l'Ecole Française de Rome - Archéologie, 1882, pp. 362–370.
- Giuseppe Lugli - Il restauro del tempio di Venere e Roma, in Pan - 1935 -
- Antonio Muñoz - Il tempio di Venere e Roma - in Capitolium - 1935 -
- Eugenio La Rocca - Amazzonomachia: le sculture frontonali del tempio di Apollo Sosiano - De Luca editore - Roma - 1985 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon rivendicata a Marco Agrippa dall'avvocato Carlo Fea commissario delle antichità, 1820 -
 - Carandini- con P. Carafa, M.T. D’Alessio, D. Filippi - Santuario di Vesta, pendice del Palatino e via Sacra, Quasar - Roma - 2017 -
- Carlo Fea - L'integrità del Panteon di M. Agrippa ora S. Maria ad Martyres rivendicata al principato - 1807 -
- Antonio Nibby - Il tempio della Fortuna Prenestina ristaurato da Costantino Thon - Roma - 1825-
- Antonio Nibby - Del tempio della Pace e della basilica di Costantino dissertazione di A. Nibby - Roma - stamperia De Romanis - 1819 -

TERME
- A. Teatini, N. Canu - Le terme - in La collina dei sotterranei - Un decennio di scavi in Tunisia - catalogo della mostra a cura di Luca Sanna - Sassari, Tunis, Rabat - 2004 -
- Ermanno Arslan - Le terme romane. I problemi della distribuzione degli ambienti e della strutturazione degli spazi - Tesi di laurea -
- AA. VV. - Les thermes romains - C.E.F.R. (Cahiers dell’Ecole Française di Roma) - n.142 -
- G. De Angrlis D’Ossat - Tecniche costruttive e impianti delle Terme, in Civiltà romana, 23, Roma 1943 (aspetti tecnici e architettonici) -
- Kahler H. - s. v. "Terme" in EAA. - vol. VII - 1966 -
- L. Lombardi & A. Corazza - Le terme di Caracalla - ed. Flli Palombi - Roma 1996 -
- A. Malissard - Les Romains et l’eau. Fontaines, salles de bains, thermes, égouts, aqueducs - Les Belles Lettres - Paris -
- A. Staccioli - Le terme dei Romani - in Archeo (Dossier) - n. 68 - 1990 -
- A. Staccioli -  Le terme romane - (Descrizione degli impianti termali di Roma) - Tascabili Newton Compton - Roma - 1995 -
- M. Bedello Tata, Restare di stucco: la decorazione del soffitto del Tepidarium delle Terme dei Cisiarii ad Ostia (TAVV. XLVI, XLVII, XLVIII).
- I. Nielsen - Considerazione sulle prime fasi dell’evoluzione dell’edificio termale romano - Analecta Romana Instituti Danici - XIV - 1985 -
- Christian Hulsen - Die Thermen von Agrippa - Roma - 1910 -
- I Nielsen - Thermae et balnea. The architecture and Cultural History of Roman Public Baths - Aarrhus - 1991 -
- M. Pasquinucci (a cura di) - Terme romane e vita quotidiana - Catalogo della Mostra (Rosignano Marittimo 1987 – Roma 1989) - Modena - 1987 -
- A. Staccioli - Le terme dei Romani  - in Archeo (Dossier) - n. 68 - 1990 -
- I. Staccioli - Le terme romane - Tascabili Newton Compton - Roma - 1995 -

VATICANO 
- Carlo Fea - Nuova descrizione de' monumenti antichi ed oggetti d'arte contenute nel Vaticano e nel Campidoglio - 1819 -

VIE

Consolari
- Carlo Villa - Le strade consolari di Roma: storia, itinerari, vicende secolari degli indistruttibili monumenti della potenza di Roma - Roma - Newton &Compton - 1995 -
- Francesco Maria Pratilli - Della Via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi. Libri IV - Napoli - 1745 -
- Susanna Le Pera Buranelli e Rita Turchetti (a cura di), Sulla Via Appia da Roma a Brindisi - Le fotografia di Thomas Ashby 1891 - 1925, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003 -
- Attilio Stazio - Via Appia: da Roma a Brindisi attraverso Capua e Benevento - Napoli - Edizioni del sole - 1987 -
- Luciano Piepoli - Il percorso della via Appia antica nell’Apulia et Calabria: stato dell’arte e nuove acquisizioni sul tratto Gravina-Taranto - Vetera Christianorum - 2014 -
- Giuseppe Lugli - La via Appia attraverso l'Apulia e un singolare gruppo di strade "orientate" -
- Samuel Ball Platner e Thomas Ashby - A Topographical Dictionary of Ancient Rome -
- Il cippo miliare romano di Sant’Onofrio: La via Appia-Popilia del territorio di Valentia", su www.lavocedisantonofrio.it -
- Via Appia Claudia Pulcra da Terzo d’Aquileia a Virunum Maria Saal, passando per Caporetto
- Via Appia Popilia o Via Ionia da Reggio Calabria a Taranto
- Via Appia Traiana da Benevento a Brindisi
- Via AppiaArdeatina ed Aurelia, Firenze - Leo Samuele Olschki - 1979 -
- Via Aurelia Aeclanensis, da Herdonia (odierna Ordona) ad Aeclanum odierna (Mirabella Eclano)
- Via Aurora da Torino a Lanzo Torinese
- Via Bacenese da Ernen a Baceno
- Via Biellese da Ivrea ad Arona
- Via Beronika da Acireale a Nicolosi
- Via Bibulca da Modena a Lucca inserita nel sistema della Via Claudia Augusta
- Via Bregaglia da Chiavenna a Val Egandina
Via Clodia, da Roma staccandosi dalla Cassia attraverso la maremma toscana si congiungeva con l'Aurelia fra Orbetello e Grosseto -
- Mario Luni (a cura di) - La Via Flaminia nell'ager Gallicus - Urbino - 2002 -
Scheda della via Emilia Altinate sul sito dell'Istituto per i beni artistici e culturali della regione Emilia-Romagna -
- Messineo 1991 G. Messineo, La Via Flaminia da Porta del Popolo a Malborghetto, Roma 1991.
Noreen 2002
- Anna Buccellato - L'antica via Laurentina: l'arteria e le infrastrutture - Roma - Associazione Internazionale di Archeologia Classica - 2007 -
- R. Lanciani - Le antichità del territorio laurentino nella reale tenuta di Castelporziano - in: Monumenti antichi a cura della Accademia dei Lincei - Volume XIII - 1 - 1903 -
- A. Carbonara, G. Messineo - Via Nomentana (Antiche strade. Lazio) - Roma - 1996 -
Imperiali
Via Appia Traiana, costruita da Traiano fra il 108 e il 110 d.C., si staccava dalla via Appia a Benevento, giungeva in prossimità del mare Adriatico, poi seguiva la costa fino a Brindisi -
Via Augusta Sallentina: da Taranto a Otranto
Julia Augusta: da Aquileia a Virunum lungo la ritrovata via romana per il Noricum" - A. Rossetti -Edizioni della Laguna - 2006 -
Via Claudia Augusta: iniziata dopo le campagne militari in Rezia e Vindelicia del 15 a.c. da Druso maggiore e Tiberio, figliastri di Augusto, valicava le Alpi e collegava Verona alle rive del Danubio attraverso "Tridentum" (Trento), "Pons Drusi" (Bolzano) e il passo di Resia; una sua diramazione da Bolzano risaliva la valle dell'Isarco e raggiungeva "Veldidena" (Innsbruck) attraverso il passo del Brennero -
Via Domizia da Segusium (Susa) a Narbo Martius (Narbona) in Linguadoca-Rossiglione, tramite il colle del Monginevro
- Via Flavia (79 d.c.), nella provincia Venetia et Histria, fu costruita dall'imperatore Vespasiano. La strada partiva da Tergeste (Trieste) e costeggiando il litorale istriano raggiungeva Fiume (Croazia) passando per Pola Via Fulvia (123 a.c.), da Dertona (Tortona) ad Hasta (Asti) e Augusta Taurinorum (Torino - Via Gallica (40 d.c.) - da Verona a Milano, passando Brescia e Bergamo, utilizzata soprattutto nel tardo impero, quando Milano era divenuta la capitale dell'Impero romano d'Occidente
Via Iulia Augusta: valicava le Alpi al passo di Monte Croce Carnico e collegava Aquileia con le città di Aguntum e Virunum, nella provincia del Norico, nell'attuale Austria. Una via in compendium, convenzionalmente denominata via Aguntum-Vipitenum, attraverso la val Pusteria collegava la Iulia Augusta alla diramazione della Claudia Augusta diretta al Brennero.
- Via Iulia Augusta - L'Erma di Bretschneider, 1956 -
Via Domizianaː prende il nome dall'imperatore Domiziano che la fece costruire nel 95 d.C., va da Sinuessa (nei pressi di Mondragone) a Puteoli (Pozzuoli) -
Via Herculea, realizzata per volere di Diocleziano alla fine del III secolo d.C., andava da Aequum Tuticum (nei pressi di Ariano Irpino), nel Sannio, a Heraclea (nei pressi dell’attuale Policoro), attraverso Venosa, Potenza e Grumentum -
- Via Settimia da Verbania a Pavia passando per Novara e Mortara -
- Via Severa Alessandra da Fortezza a Villacco -
- Via Severiana Augusta da Milano al Passo del Sempione Via Mediolanum-Verbannus -
- Brandizzi-Vittucci - Considerazione sulla via Severiana -
- Via Severiana, S. Fogagnolo, M. Valenti, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005 -
- Via Severiana, che collegava Ostia a Terracina -
- A. Thomas- Gardner Robert - Via Traiana - in «Papers of the British School at Rome», n. 8 - 1916 - A. Thomas- Gardner Robert - Il declino della Via Traiana dai fasti dell'antichità all'abbandono", articolo su la Repubblica dell'8 dicembre 2010 -
- Via Traiana o Flaminia Litoranea: da Ferrara ad Otranto -
Via Traiana Calabra, prolungamento della via Appia Traiana da Brindisi a Otranto -
STRADE
- Romolo A. Staccioli - Strade romane - L'Erma di Bretschneider -
- Anna Ferrari-Bravo (a cura di) - Le strade dell'Italia romana - Touring Editore - Milano - 2004 -
- Mario Luni (a cura di) - Le strade dell'Italia romana - DEA Store - Milano - 2004 -
- Samuel Ball Platner - Vici - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - 1929 -
Antonio Nibby - Delle vie degli antichi - aggiunta a Roma Antica di Famiano Nardini -
- Giovanni Annio da Viterbo, frate domenicano (pseudonimo di Giovanni Nanni erudito quattrocentesco -1432 - 1502) - Antiquitatum variarum volumina XVII - II ed. - 1498 -
- Gustav Friedrich Constantin Parthey - M. Pinder (a cura di) - Itinerarium Antonini Avgvsti et Hierosolymitanvm ex libris manvscriptis- Berlino - Friedrich Nicolai - 1848 -

- Via Achelorum o Via Acheia da Reggio Calabria a Taranto
- Via Alemagna da San Vendemiano a Dobbiaco
- Lucos Cozza - Via Anagnina - “Centroni Grotte” - "Natatio" nell'antica villa detta "dei Centroni" - Roma - 1952 -
Via Anagnina: da Roma ad Anagni; corrisponde al primo tratto della via Latina -
Filippo Coarelli - Le plan de la via Anicia in AA.VV., L'Urbs: espace urbain et histoire (Ier siècle av. J.C.- IIIe siècle ap. J.C.), Actes du colloque international organisé par le Centre national de la recherche scientifique et l'Ecole française de Rome (Rome, 8-12 mai 1985)
- Via Annia alla località Crosere di Latisana -
- Via Antiana o Nettunese da Nettuno a Borghesiana passando per Bovillae attuale Frattocchie nel comune di Marino -
- Via Antronesca da Villadossola ad Visp passando per Alpe Cheggio
- Via Arbolese o Via Arbola da Premia a Fiesc. Un ramo si dirigeva a Binn staccandosi all’altezza di Baceno
Via Ardeatina: da Roma ad Ardea
- Giosuè Auletta (a cura di) - La via Ardeatina Laurentina - Roma - Palombi Editori - 1999 -
- Via Ardeatina - London - Oxford University Press - 1929 -
- R. Santangeli Valenzani, R. Volpe - Zona fra via di Grottaperfetta, via di Vigna Murata, via Ardeatina (circ. XII) - BullCom 92 - 1987/88 -
- Via Ariminensis da Arezzo a Rimini attraversando la Valtiberina (Anghiari), la Valmarecchia Badia Tedalda, Verucchio
via Aurelia Aeclanensis (II secolo a.c.): da Ordona a Mirabella Eclano -
Via Ariminensis, da Arretium (Arezzo) ad Ariminum (Rimini)
Via Cecilia (142 a.C. o 117 a.C.): si staccava dalla Via Salaria andando verso la costa adriatica raggiungendo Amiternum e Hatria (Atri), superando l'Appennino centrale al passo oggi chiamato delle Capannelle -
Via Collatina, da Roma a Collatia; fu in seguito prolungata fino alla Tiburtina nel punto in cui questa passa alla riva sinistra dell'Aniene, presso Ponte Lucano.
Via Cozia da Augusta Taurinorum (Torino) a Gap (Francia) attraverso Segusium (Susa) e il Colle del Monginevro. Si sovrappone in parte alla Via Domizia Tra i vari resti di questa via resta giunti fino a noi rimane un importante monumento, l'arco di Augusto a Susa
Via Curia: da Reate (Rieti) a Interamna (Terni) -
Via Faventina da Faenza a Firenze -
- L'antica via Faventina e la Flaminia minor - sul sito tuttatoscana.net -
Via Gemina (fine del I secolo a.C.): da Aquileia a Trieste -
- A. Camilli, ‘Via Labicana. Centocelle, Villa “ad duas lauros”, monumento funerario. Scheda n. 248’, in ‘Preatti’ di Suburbium. CAR III Carta Archeologica di Roma, vol. III, Firenze 1977.
- R. Volpe, ‘Via Labicana’, in Suburbium, 211–239
Via Latina, attraversava l'entroterra laziale e campano (zona degli Ernici, il Liri e il Volturno) e si collegava poi a Casilinum con la via Appia -
Via Laurentina: da Roma a Laurentum
- E. Gatti, ‘Via Laurentina. Antichi sepolcri scoperti nella Tenuta delle Tre Fontane’, NSc 1911
- Pietro Rosa - v. Dell'antica via Lavinate - in Annali dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica - 1869 -
Via Ostiense, da Roma a Ostia
- G. Sirena - Via Pompeia: l'antico tracciato stradale tra Messina e Siracusa - Bonanno Editore - 2011-
Via Pompeia o Pompea (II secolo a.c.): da Messina a Siracusa -
Via Popilia (132 a.C.): portava da Capua a Reggio Calabria attraverso Salerno, Eboli (Eburum), Sala ConsilinaCosenzaTemesa e Medma In una iscrizione commemorativa trovata a Polla, nel Vallo di Diano, il suo costruttore (che si ritiene fosse il console Popilio, sebbene non sia stato identificato con certezza), vanta di aver costruito lungo tutto il percorso (320 miglia) i ponti, le mansiones, le pietre miliari, ed associa la realizzazione di quest’opera alla riforma agraria.
Via Postumia (148 a.c.): da Genova ad Aquileia. Voluta dal console Spurio Postumio Albino aveva il suo snodo principale nella città di Piacenza. Da qui verso levante attraversava Verona, Vicenza e Concordia Sagittaria, verso ponente passava per Tortona e Libarna (Serravalle Scrivia), da dove scendeva a Genova -
- Tesori della Postumia - Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici d’Europa (Catalogo della mostra), Milano 1998.
- G. Sena Chiesa - E. Arslan, Optima via. Atti del Convegno Internazionale di studi “Postumia. Storia e archeologia di una grande strada romana alle radici dell’Europa” (Cremona, 13-15 giugno 1996), Cremona 1998.
Via Prenestina, da Roma a Praeneste (Palestrina) -
Via Regina, che collegava il porto fluviale di Cremona (la moderna Cremona) con Clavenna (Chiavenna), e da qui con la Rezia, passando da Mediolanum (Milano) -
- Via Quinctia, da Fiesole e Firenze a Pisa -
Via Salaria Gallica: strada intervalliva tra Asculum (Ascoli Piceno) e Sena Gallica (Senigallia) (nell'odierna regione Marche) -
Via Salaria Picena: strada litoranea che collegava la Via Flaminia alla Via Salaria partendo da Fanum Fortunae (Fano) e arrivando a Castrum Truentinum, nei pressi di Porto d'Ascoli -
Via Sarsinate da Sarsina a Rimini -
- Via Sarsinate - Da Cesena a Sarsina lungo la valle del Savio, su www.riminiromana.it -
Via Satricana, da Roma a Satrico -
Via Sublacense, dalla via Valeria a Subiaco -
- C. Calci, G. Messineo, F. Scoppola, ‘Via Tiberina km 1,600. Villa romana nel Cimitero Flamino’, BullCom 90, 1985
Via Tiburtina Valeria, da Roma a Pescara. In origine era una strada locale che da Roma portava a Tibur (Tivoli). Il suo prolungamento fino a Corfinium, tra il III e il IV secolo a.C., prese il nome di via Valeria. Venne prolungata in epoca augustea fino a Pescara e ammodernata dall'imperatore Claudio. In suo onore il tratto da Collarmele a Pescara fu ribattezzato "via Claudia Valeria -
Via Trionfale da Roma a Veio -
- Via Trionfale: da Roma a Formello -
- Via Ungaresca da Treviso a Pordenone
- Via Ulteriana o Via Iulia Drusilla o Via Aurea
Via Valeria (II secolo a.c.), percorreva il litorale tirrenico della Sicilia, da Messina a Lilibeo -
- Via Valeria. da Messina a Marsala
- Via Valeriana da Piantedo a Umbrailpass
- Via Valeriana Sebina da Tirano a Treviglio
- Via Valeriana da Piani di Spagna a Spondigna
- Via Varesina da Milano a Varese
- Via Vicinalis da Mantova a Brescia. La strada incrociava la Via Postumia ramo Aquileia a Goito -
Milano
La via delle Gallie - sul sito della Regione Autonoma Valle d'Aosta -
- Silvano Pirotta - "Le vie romane nella provincia di Milano: dagli antichi miliari stradali ai toponimi numerali delle località moderne", in "Storia in Martesana" -
Silvano Pirotta - "Le vie romane nella provincia di Milano: le cascine Pilastro e le chiese campestri del Pilastrello" -
- Silvano Pirotta - Sulla strada per Angera - Viabilità terrestre ed acquatica tra Milano e la Svizzera in età romana -
- "Di città in città - Insediamenti, strade e vie d'acqua da Milano alla Svizzera lungo la Mediolanum-Verbannus", a cura di Grazia Facchinetti e Cristina Miedico - Soprintendenza Archeologia della Lombardia, Arona, 2105 -
- La via Mediolanum-Ticinum nel quadro insediativo dell'agro mediolanense sud-occidentale, M. Antico Gallina, Civico museo archeologico di Milano - A. Sanasi - vie del Salento - Congedo editore - Galatina - 1971 -
Via Mediolanum-Bellasium, che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Bellasium (Bellagio).
Via Mediolanum-Bilitio, che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Bilitio (Bellinzona) o forse anche Curia Raetorum (Coira)) passando da Varisium (Varese) e, solo ipoteticamente, da Luganum (Lugano).
Via Mediolanum-Brixia, che metteva in comunicazione Mediolanum Milano con Brixia Brescia) passando da Cassianum (Cassano d'Adda)
- Via Mediolanum-Placentia, che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Placentia (Piacenza) passando da Laus Pompeia (Lodi Vecchio).
Via Mediolanum-Ticinum, che congiungeva Ticinum (Pavia) con Mediolanum (Milano)
Via Mediolanum-Verbannus (I secolo a.C.): da Milano al porto commerciale di Angera, sul lago Maggiore, chiamato Verbannus dai Romani.
Via Spluga, che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Lindavia (Lindau) passando dal passo dello Spluga (Cunus Aureus) -
- Via Valassina da Milano ad Erba -
Trentino Alto Adige
Via Opitergium-Tridentum da Oderzo a Trento. Apparteneva al sistema infrastrutturale della Via Claudia Augusta -

Vicus e Clivus
Vicus Tuscus. A Topographical Dictionary of Ancient Rome - London - Humphrey Milford: Oxford University Press - 1929 -
- Lucos Cozza - Sulla pendenza del clivo Capitolino (con A. Claridge e G. Ioppolo) - in Roma archeologia nel centro - 1 - L'area archeologica centrale - Roma - De Luca - 1985 -
Spagna
Via Augusta, attraversava la Spagna dal Colle di Panissars, sui Pirenei, a Cadice sulla costa atlantica. Le città più importanti attraversate dalla strada erano ValenciaTarragonaCordova e Siviglia; una variante toccava Barcellona
Via Delapidata (Iter ab Emerita Asturicam), attraversava la Spagna occidentale da nord a sud, da Augusta Emerita (Mérida) ad Asturica Augusta (Astorga)
Regno Unito
Akeman Street - Dere Street - Ermine Street - Fen Causeway - Fosse Way Strade romane Londra-Inghilterra orientale - Peddars Way - Stane Street - Stanegate - Via Devana - Watling Street
Oriente
Strata Diocletiana, lungo il limes arabicus (comprendente fortifortini e torri di avvistamento); iniziata da Diocleziano attorno al 290, ancora in uso nel VI secolo.
Via Hadriana in Egitto, costruita dopo il 130 dall'imperatore Adriano.
Via Traiana Nova già esistente come Via Regia fu ricostruita da Traiano tra il 111 e il 114 Treasure of Traprain

VILLE - DOMUS
- Fiore M.G., Mari Z. 2001- La Villa di Traiano ad Arcinazzo Romano, in F. Festa Farina (a cura di),
- Andrea Carandini - Le Case del Potere nell'Antica Roma - Editori Laterza - Roma-Bari - 2010 -
- Pierre Grimal - L'art des jardins - PUF - Que sais-je nº 618 - III édition - 1974 -
- Pierre Grimal - Les villes romaines - PUF - Que sais-je nº 657 - I édition - 1954 - VII éd. en 1990 -
- Barbara Bianchi - La decorazione dell’edificio. La decorazione pittorica della villa. Intonaci dipinti - in: E. Roffia, La villa romana dei Nonii Arrii a Toscolano Maderno - Milano - 2015 -
- Dissertazioni sopra la villa d'Orazio Flacco - Il mausoleo de' Plauzj - Antino città municipio ne' Marsi -
- Découverte de la maison de campagne d'Horace ("Scoperta della villa di campagna di Orazio") - dell'abate Bertrand Capmartin de Chaupy - 1767 -
- Salvatore Settis - La villa di Livia. Le pareti ingannevoli - Mondadori Electa - Milano - 2008 -
- Salvatore Settis - Civiltà dei Romani - Electa - Milano - 1990-1993 -
- P.G.P. M Eyboom, E.M. Moormann - The interplay of wall painting and marble revetment in Nero’s Domus Aurea. Some remarks on taste and ideology - (TAVV. VII, VIII).77 -
- R. Fusco - Luminescenza, lucentezza e trasparenza - Note sullo stile dei rivestimenti parietali in marmo di età neroniana - (TAVV. VIII, IX) - 
- R. Fusco - La casa Tiberiana sul Palatino - ed. WorldCat - 1874 -
- R. Fusco - con D. Bruno, La casa di Augusto. Dai Lupercalia al Natale, Laterza, Roma-Bari 2008.
- Antonio Nibby - Descrizione della Villa Adriana. Roma: per i tipi di Angelo Ajani - 1827 -
- Luigi Canina - Gli edifici di Roma antica e sua campagna (1848-56)

VITA ROMANA
- Ugo Enrico Paoli - Vita romana - Firenze - Le Monnier - 1962 -
- Alberto Angela - "Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità" - Mondadori - Milano - Ristampa 2017 -
- Antonietta Dosi - Spazio e tempo - (coautore Francois Schnell) - Vita e Costumi dei Romani Antichi - Quasar - Roma - 1992 -
- Claude Nicolet - Il mestiere di cittadino nell'antica Roma - Roma - Editori riuniti - 1980 -
Andrea Giardina - L'uomo romano - Roma-Bari - Laterza - 1989 -
- Florence Dupon - Daily Life in Ancient Rome - Blackwell Publishing - 1993 -
- Antonietta Dosi - OTIUM, il tempo libero dei Romani - Vita e Costumi nel mondo romano antico - Quasar - Roma - 2006 -
- David Metz - Daily Life of the Ancient Romans -
- Giovanni Brizzi - Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l'altra Italia - Bologna - Il mulino - 2017 -

MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM

- R. Cagnat e V. Chapot - Manuel d'archéol. romaine - II - Parigi - 1920 -
- Emilio Gabba - Introduzione alla storia di Roma (con D. Foraboschi; D. Mantovani; E. Lo Cascio; L. Troiani), Milano, LED, 1999.
- Emilio Gabba - Roma arcaica. Storia e storiografia - Roma - Edizioni di Storia e Letteratura - 2000 -
- Salvatore Settis - Laocoonte. Fama e stile, Collana Virgolette, Roma, Donzelli 1999 -
- Salvatore Settis - La villa di Livia. Le pareti ingannevoli - Mondadori Electa - Milano - 2008 -
- Jones 2002 D. Jones - The treasure of the lake. Archaeology in the Fucino and the Torlonia Collection - Minerva 13 - 2002 -
- H. Kammerer-Grothaus, ‘Der Deus Rediculus in Triopion des Herodes Atticus’ - RM 81 - 1974 -
- G. Lugli - Le antiche ville dei Colli Albani prima della occupazione domizianea - cap. 9 - Villa di Pompeo - BullCom 42 - 1915 -
- M. C. Mancinelli, ‘Cimitero Flaminio. Villa romana (circ. XX)’ BullCom 94, 1991/92
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- Eva Dubois-Pelerin - Le luxe privé à Rome et en Italie au Ier siècle après J-C - 2008
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- Quintino Quagliati - Rilievi votivi arcaici in terracotta di Lokroi Epizephyri
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- Italo Lana - Storia della civiltà letteraria di Roma e del mondo romano - 1984 -
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- Pierre Grimal - La civilisation romaine - Arthaud - IV edizione nel 1970 -
- Pierre Grimal - Etude de chronologie cicéronienne, Belles Lettres - 1977 -
- Pierre Grimal - La guerre civile de Pétrone, dans ses rapports avec la Pharsale - Belles Lettres - 1977 -
- Pierre Grimal - Rome, les siècles et les jours, Arthaud, 1982 -
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- Ettore Paratore - Catullo poeta doctus, Catania, G. Crisafulli, 1942.
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- Ettore Paratore - Storia del teatro latino, Milano, Vallardi, 1957.
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- Lucos Cozza - Roma antica: guida visiva del centro monumentale - Roma - s.l. ed. - 1969 -
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- Lucos Cozza - Pianta marmorea severiana: nuove ricomposizioni di frammenti, Studi di topografia romana, Quaderni dell'Istituto di topografia antica della Università di Roma - 1968
- Lucos Cozza - Un nuovo ritratto di Cesare, AnalRom 12, pp. 64-69, 1983
- Lucos Cozza - Su una pianta dell'area archeologica centrale di Roma (1870 ca.)', BSR 53, pp. 343-345, 1985
- Lucos Cozza - Adonaea nella Pianta marmorea severiana, AnalRom 19, pp. 233-237, 1990
- Lucos Cozza - Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche XII, s.v. Nepi, pp. 323-332, 1993
- Lucos Cozza - Riflessioni su Antonio Maria Colini e il suburbio di Roma - RendPontAc 70, pp. 263-265, 1997
- Guglielmo Gatti - Saepta Iulia e Porticus Aemilia nella Forma Severiana - Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma 72 - 1934 -
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- J. Michelet - Storia di Roma - Rimini - Rusconi - 2002 -
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- Ridolfino Venuti Cortonese - Accurata, e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma - 1763 -
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- Laurence Richardson -  Cosa and Rome: Comitium and Curia - Archaeology - 1957 -
- Tommaso De Masi Del Pezzo - Memorie Istoriche degli Aurunci - Antichissimi popoli dell'Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa - Per G. Severini Boezio - Napoli - 1761 -
- Zaccaria Mari - Il giardino nelle ville di otium dell’ager Tiburtinus -
- Maria Rosaria Perrella - Il quartiere marittimo di Punta San Lorenzo, Massa Lubrense (na) 143 schede Matelda Albanesi,
La villa romana di Campodarco-Zingaretti (Nocera Umbra, pg): prime note sulle strutture e l’apparato decorativo
- Gabriella Cercone, Una villa rustica sul Vomano: il sito archeologico di Contrada Colli (te) 167 -
- Aedes Mentis (scomparsa)
- Francesco Della Corte - Catone censore. La vita e la fortuna, Firenze 1969² (Torino 1949¹)
- Francesco Della Corte - Da Sarsina a Roma. Ricerche plautine, Firenze 1970³ (Genova 1952¹)
- Francesco Della Corte - La mappa dell'Eneide, Firenze 1972
- Francesco Della Corte - Personaggi catulliani, Firenze 1976 (I ed. in Due studi catulliani, Genova 1951)
- Vittorio Bracco - L'Archeologia classica nella cultura occidentale - Roma - L'Erma di Bretschneider - 1979 -
- Claudio Claudiano - De Bello Gothico - a cura di Giovanni Garuti - Collana Edizioni e saggi universitari di filologia classica - Patron - 1979 -
- Claudio Claudiano - Contro Eutropio - a cura di M. Gioseffi - Collana Saturnalia - La Vita Felice - 2004 -

- Silvia Ronchey - Lo Stato Bizantino, Collana Piccola Biblioteca - Nuova serie n.47 - Torino - Einaudi - 2002 - 
- Silvia Ronchey - Il guscio della tartaruga - Vite più che vere di uomini illustri - Collana Narrativa - Roma - Nottetempo - 2009 -
- S. Ronchey, Tommaso Braccini - Il romanzo di Costantinopoli - guida letteraria alla Roma d'Oriente - Collana Super ET - Torino - Einaudi - 2010 -
- S. Ronchey - Il titulus di Costantino tra conciliarismo, umanesimo e iconografia - in Costantino I - a cura di P. Brown, G. Dagron, J. Helmrath, A. Melloni, E. Prinzivalli, S. Ronchey, N. Tanner - Istituto della Enciclopedia Italiana - Roma - 2013 -
- S. Ronchey - Destroying the Past. Monotheism, Iconoclasm, and the Sacred - in A. Mambelli - V. Marchetto (a c. di), Naming the Sacred - Religious Toponymy in History - Theology and Politics, Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht -  2019 -



- Giulio Giannelli - Culti e miti della Magna Grecia. 1922 (riedita nel 1963)
- Giulio Giannelli - Trattato di storia romana - I - L'Italia antica e la repubblica romana - Patron - Bologna - 1975 -


- ATTI E MEMORIE DELLA SOCIETA TIBURTINA DI STORIA E D'ARTE GIÀ ACCADEMIA DEGLI AGEVOLI E COLONIA DEGLI ARCADI SIBILLINI
- GLI ANTICHI SEPOLCRI, OVERO MAVSOLEI ROMANI, ET ETRVSCHI - Trovati in Roma & in altri luoghi celebri nelli quali si contengono molte erudite Memorie - Raccolti disegnati e intagliati da Pietro Santi Bartoli -
- Poggioli, Il viaggio a Veji, Fidene, Tivoli, Alba Fucense, Subiaco, Gabii, Collazia, Labico, e Preneste, Volume 1, 1819 -


Basilica Argentaria
Basilica di Giunio Basso
Biblioteca di papa Agapito I
Capitolium Vetus
Casa Tonda (sepolcro romano)
Colonna Duilia
Colonna Menia
Comizio
Curia di Pompeo
Curia Hostilia
Emporium
Horrea Galbana
Horti Calyclani
Horti Epaphroditiani
Horti Lamiani
Horti Liciniani
Horti Lolliani
Horti Maecenatis
Horti Maiani
Horti Pallantiani
Horti Sallustiani
Horti Spei Veteris
Horti Tauriani
Horti Torquatiani
Meta Romuli
Meta Sudans
Palazzo dei Tribunali (Roma)
Palazzo del Governatore di Borgo
Palazzo Jacopo da Brescia
Palazzo Rusticucci-Accoramboni
Piazza Montanara
Piazza Scossacavalli
Piscina Publica
Ponte di Probo
Ponte Neroniano
Ponte Sublicio
Porta Capena
Porta Portuensis
Portico di Filippo
Porticus absidata
Porticus Aemilia
Porticus Catuli
Porticus Vipsania
Praefectura urbana
Santuario di Cerere, Libero e Libera
Santuario di Diana Planciana
Santuario di Giove Dolicheno
Santuario di Nenia
Santuario di Semo Sancus Dius Fidius
Sepolcro dei Domizi
Settizonio
Spina di Borgo
Tempio della Fortuna equestre
Tempio della Fortuna Primigenia (Roma)
Tempio della Gens Flavia
Tempio della Luna (Roma)
Tempio della Magna Mater
Tempio della Pudicizia Patrizia
Tempio della Pudicizia Plebea
Tempio della Salus
Tempio di Diana (Roma)
Tempio di Ercole delle Muse
Tempio di Febris
Tempio di Fides
Tempio di Fortuna Euelpis
Tempio di Giano
Tempio di Giove Custode
Tempio di Giove Libertà
Tempio di Giove Statore (II secolo a.C.)
Tempio di Giunone Lucina
Tempio di Giunone Moneta
Tempio di Giunone Regina (Aventino)
Tempio di Giunone Regina (Campo Marzio)
Tempio di Giunone Sospita
Tempio di Hercules Custos
Tempio di Iside (Campidoglio)
Tempio di Iside al Campo Marzio
Tempio di Mercurio
Tempio di Minerva (Aventino)
Tempio di Minerva (Foro Transitorio)
Tempio di Ops
Tempio di Quirino
Tempio di Spes
Tempio di Traiano
Tempio di Venere Erycina (Campidoglio)
Tempio di Venere Erycina (Quirinale)
Tempio di Vertumno
Tempio di Vesta (Palatino)
Tempio e circo di Flora
Terebinto di Nerone
Terme Deciane
Terme di Costantino
Terme di Nerone
Terme Eleniane
Terme Surane
Torre mamilia
Villa di Lucullo
Volcanale



ad Nucem
Aedes Fortunae (Temples of Fortune, tempi della Fortuna, temples de la Fortune)
Aelian Bridge (Pons Aelius, pont d'Aelius)
Aequimelium
Alta Semita
Amphitheatrum Caligulae (Caligula's Amphitheatre, Anfiteatro di Caligola, amphithéâtre de Caligula)
Amphitheatrum Castrense (Anfiteatro Castrense)
Amphitheatrum Neronis (Nero's Amphitheatre, Anfiteatro di Nerone, amphithéâtre de Néron)
Amphitheatrum Statilii Tauri (Statilius Taurus' Amphitheatre, Anfiteatro di Statilio Tauro, Amphitheatre of Statilius Taurus, amphithéâtre de Statilius Taurus)
Anaglypha Traiani (Anaglypha Trajani, Pluteus of Trajan, Plutei di Traiano, plutei de Trajan)
Anio Novus
Anio Vetus
Antrum Cyclopis (Atrium Cyclopis)

Aqua Alsietina (Acqua Alsietina)

Aqua Appia (Appian aqueduct, Acqua Appia, aqueduc appien)

Aqua Claudia (Claudian aqueduct, Acqua Claudia, aqueduc claudien)

Aqua Marcia (Acqua Marcia)

Aqua Tepula (Acqua Tepula)

Aqua Traiana (Aqua Trajana, Acqua Traiana)

Aqua Virgo (Acqua Vergine, Acqua Virgo)

Ara Gentis Juliae (Ara Gentis Iuliae, Altar of the Julian Gens, Autel de la Gens Julia)

Ara Maxima Herculis (Altar of Hercules, Autel d'Hercule)

Ara Pacis Augustae (Altar of Peace, Autel de la Paix)

Arch of Arcadius, Honorius and Theodosius (Arch of Alexander, Arcus Arcadii, Arcus Alexandri, Arco di Arcadio, Arco di Alessandro, Arc d'Arcadius, Arc d'Alexandre)

Arch of Augustus (Arcus Augusti, Arco di Augusto, Arc d'Auguste)

Arch of Claudius (Arcus Claudii, Arco di Claudio, Arc de Claude)

Arch of Constantine (Arcus Constantini, Arco di Costantino, Arc de Constantin)

Arch of Diocletian (Arcus Diocletiani, Arcus Novus, Arco di Diocleziano, Arco Nuovo, Arc de Dioclétien)

Arch of Dolabella (Arcus Dolabellae, Arcus Dolabellae et Silani, Arco di Dolabella, Arc de Dolabella)

Arch of Domitian (Arcus Domitiani, Arco di Domiziano, Arc de Domitien)

Arch of Drusus (Arcus Drusi, Arc de Drusus)

Arch of Drusus and Germanicus (Arcus Drusi et Germanici, Arco di Druso e Germanico, Arc de Drusus et de Germanicus)

Arch of Gallienus (Arcus Gallieni, Arco di Gallieno, Arc de Gallienus)

Arch of Germanicus (Arcus Germanici, Arco di Germanico, Arc de Germanicus)

Arch of Gratian (Arch of Gratianus, Valentinianus and Theodosius, Arcus Gratiani, Valentiniani et Theodosii, Arco di Graziano, Valentiniano e Teodosio, Arc de Gratien, Valentinien et Théodose)

Arch of Janus Quadrifrons (Arcus Divi Constantini, Arco di Giano Quadrifronte, Arc de Janus Quadrifrons)

Arch of Julius Caesar (Arch of Caesar, Arcus Julii Caesaris, Arcus Caesaris, Arco di Giulio Cesare, Arco di Cesare, Arc de Jules César, Arc de César)

Arch of Lentulus and Crispinus (Arcus Lentuli et Crispini, Arco di Lentulo e Crispino, Arc de Lentulus et de Crispinus)

Arch of Marcus Aurelius (Arch of Aurelius, Arcus Aurelii, Arco di Aurelio, Arco di Marco Aurelio, Arc de Marc-Aurèle)

Arch of Nero (Arcus Neronis, Arco di Nerone, Arc de Néron)

Arch of Septimius Severus (Arch of Severus, Arco di Severo, Arco di Settimio Severo, Arcus Severi, Arcus Septimii Severi, Arc de Septime Sévère)

Arch of the Argentarii (Arcus Argentariorum, Arco degli Argentari)

Arch of Tiberius (2) (Arco di Tiberio, Arcus Tiberii, Arc de Tibère)

Arch of Titus (Arcus Titi, Arco di Tito, Arc de Titus)

Arco di Druso

Arco di Portogallo (Arcus Hadriani, Arch of Hadrian, Arco di Adriano, Arc d'Hadrien)

Arcus ad Isis (Arco ad Iside)

Arch of Basilius (Arch of Basilides, Arcus Basilii, Arcus Basilidis, Arcus Iohannis Basilii, Arcus Iohannis Basilidis, Arcus Johannis Basilii, Arcus Johannis Basilidis, Arco di Basilio, Arco di Basilide, Arco di Giovanni Basilio, Arco di Giovanni Basilide, Arc de Basilius, Arc de Basilide)

Arcus Latronis (Arco di Latrone)

Arcus Stillans
Asylum (Asilo, Asile)
Augustus's Sundial (Sundial of Augustus, Augustus's Sundial, Obelisk of Augustus, Augustus's Obelisk, Augustus's Obelisk, Obelisk of Montecitorio, Obelisk of Monte Citorio, Obeliscus Augusti, Horologium Augusti, Obelisco di Augusto, Orologio di Augusto, Obelisco di Montecitorio, Obelisco di Monte Citorio, Cadran solaire d'Auguste, Obélisque d'Auguste, Obélisque de Montecitorio, Obélisque de Monte Citorio)
Aura
Aurelian Bridge (Pons Aurelius, Ponte Aurelio, pont Aurélien, pont d'Aurèle)
Basilica Aemilia (Basilica Emilia, Basilique Emilienne)
Basilica Argentaria
Basilica Julia (Basilica Iulia, Basilica Giulia, Basilique Julienne)
Basilica of Maxentius (Basilica of Constantine, Basilica Maxentii, Basilica Constantini, Basilica Nova, Basilica di Massenzio, Basilica di Costantino, Basilique de Maxence, Basilique de Constantin)
Baths of Caracalla (Thermae Antoninianae, Terme di Caracalla, Terme Antoniniane, Thermes de Caracalla, Thermes d'Antonin)
Baths of Diocletian (Thermae Diocletiani, Terme di Diocleziano. Thermes de Dioclétien)
Busta Gallica (Scalae ? Caniniae)
Caesar's Rostra (Julius Caesar's Rostra, Rostra of Caesar, Rostra of Julius Caesar, Rostra Caesaris, Rostri Cesarei, Rostri di Cesare, Rostri di Giulio Cesare, Rostres de César, Rostres de Jules César)
Campus Martius (Campo Marzio, Champ de Mars, Champ-de‑Mars)
Castra Peregrina
Clivus Argentarius (Clivo Argentario)
Clivus Capitolinus (Capitoline Way, Clivo Capitolino, Voie Capitoline)
Clivus Sacer
Clivus Scauri (Clivo di Scauro)
Columna Rostrata Aemilii Paulli (Rostral Column of Aemilius Paullus, Colonna Rostrale di Emilio Paulo, Colonne rostrale d'Aemilius Paulus)
Columna Rostrata Augusti (Rostral Column of Augustus, Colonna Rostrale di Augusto, Colonne rostrale d'Auguste)
Columna Rostrata C. Duilii (Rostral Column of Duilius, Colonna Rostrale di Duilio, Colonne rostrale de Duilius; Column of Quillius)
Comitium (Comizio, Comice)
Curia Julia (Senate House, Senate-House, Curia Iulia, Senato Romano, Curie, Sénat de Rome, Senado Romano, S. Adriano in Tribus Fatis, S. Adriano al Foro)
Diribitorium
Domitian's Stadium (Stadium Domitiani, Stadio di Domiziano, Stade de Domitien, Piazza Navona)
Domus Augustiana (House of Augustus, Augustus's House on the Palatine, Casa di Augusto, Maison d'Auguste)
Domus Augustiana (Palace of Augustus, Palazzo di Augusto, Palais d'Auguste)
Domus Aurea (Nero's Golden House, Maison Dorée de Néron, Maison d'Or de Néron)
Domus Tiberiana (Palace of Tiberius, Palazzo di Tiberio, Palais de Tibère)
Domus Transitoria
Elephantum Herbarium (Grass Elephant)
Equus Tremuli (Equestrian Statue of Tremulus, Statua equestre di Tremolo, Statue équestre de Tremulus)
Fornix Augusti
Fornix Fabianus (Fornix Fabiorum, Arcus Fabiorum)
Gaianum
Gardens of Maecenas (Horti Maecenatis, Horti Maecenatiani, Jardins de Mécène)
Gardens of Sallust (Horti Sallustiani, Orti Sallustiani, Jardins de Salluste)
Genius Populi Romani (Genius of the Roman People, Genio del Popolo Romano, Génie du Peuple Romain)
Gradus Heliogabali (Steps of Elagabalus, Steps of Heliogabalus, Descente d'Elagabale, Descente d'Héliogabale, Escalier d'Elagabale, Escalier d'Héliogabale)
Gradus Monetae
Gradus S. Sabinae (Steps of S. Sabina, Scale di S. Sabina, Scalette di S. Sabina, Escalier de S. Sabina, Escalier de S. Sabine, Descente de S. Sabina, Descente de S. Sabine)
Insula Tiberina (Tiber Island, Isola Teverina, Isola Tiberina, Isola Tibertina, Ile Tibérine, Ile du Tibre)
Janiculum (Ianiculum, Gianicolo, Janicule)
Milvian Bridge (Mulvian Bridge, Pons Milvius, Pons Mulvius, Ponte Milvio, Ponte Mulvio, Ponte Molle, Pont Milvien)
Monuments to Diocletian in the Forum (Monumenta Diocletiani in Foro, Monumenti a Diocleziano nel Foro, Monuments à Dioclétien au Forum)
Monuments to Honorius in the Forum (Monumenta Honorii in Foro, Monumenti ad Onorio nel Foro, Monuments à Honorius au Forum)
Neronian Arches (Arcus Neroniani, Arcus Caelimontani, Archi di Nerone, Archi del Celio, Arches de Néron)
Nova Via (Via Nova)
Obelisk of the Gardens of Sallust (Obeliscus Hortorum Sallustianorum, Obelisco degli Orti di Sallustio, Obélisque des jardins de Salluste)
Oratorio dei Quaranta Martiri (Oratory of the Forty Martyrs of Sebaste, Oratoire des Quarante martyrs de Sébaste)
Ovile
Palatine (Palatine Hill, Mons Palatinus, Palatium, Balatium, Palatinum, Monte Palatino, Mont Palatin)
Piscina Publica (public swimming pool, Piscine publique)
Platanonis (Platanon)
The Pomerium (Pomerio)
Pompey's Theatre (Theatre of Pompey, Pompey's Theater, Theater of Pompey, Theatrum Pompei, Teatro di Pompeo, Théâtre de Pompée)
Pons Cestius (Bridge of Cestius, Ponte Cestio, Pont de Cestius)

Porta Ardeatina (Porta Ardentina, Ardeatine Gate, Porte Ardéatine)
Porta Argiletana
Porta Aurelia (Porte S. Pancrace)
Porta Carmentalis (Porta Scelerata)
Porta Catularia
Porta Collatina (Collatine Gate, Porte Collatine)
Porta Collina (Colline Gate, Porta Agonensis, Porta Agonense, Porte Colline)
Porta Cornelia (Cornelian Gate, Porte Cornélienne)
Porta Esquilina (Esquiline Gate, Porte Esquiline)
Porta Fenestella
Porta Flaminia (Flaminian Gate, Porte Flaminienne)
Porta Flumentana
Porta Lavernalis
Porta Minucia
Porta Mugonia (Porta Vetus Palatii)
Porta Naevia
Porta Nomentana (Porte Nomentane)
Porta Ostiensis
Porta Pandana
Porta Piacularis
Porta Pinciana (Pincian Gate, Porta del Pincio, Porte Pincienne)
Porta Praenestina
Porta Querquetulana (Porte Querquetulane, Porte Querquétulane)
Porta Quirinalis (Quirinal Gate, Porte Quirinale)
Porta Ratumenna
Porta Raudusculana (Porte Raudusculane)
Porta Romana (Porta Romanula, Porte Romaine)
Porta S. Petri (Porta S. Pietro, Porte S. Pierre, Porte St. Pierre, Porte de S. Pierre, Porte de St. Pierre)
Porta Septimiana (Porta Settimiana, Porta Settignana, Porte Septimiane)
Porta Tiburtina (Tiburtine Gate, Porte Tiburtine)
Porta Triumphalis (Triumphal Gate, Porte Triomphale))
Porta Viminalis (Viminal Gate, Porte Viminale)
Porticus Aemilia (Portico Emilio, Portique Emilienne)
Porticus Deorum Consentium (Portico of the Dii Consentes, Porticus of the Dii Consentes, Portico dei Dii Consentes, Portique des Dii Consentes)
Porticus Liviae (Porticus of Livia, Portico of Livia, Portique de Livie)
Porticus Margaritaria
Porticus Minucia
Porticus of the Argonauts (Portico of the Argonauts, Porticus Argonautarum, Portico degli Argonauti, Portique des Argonautes)
Porticus Pompei (Porticus of Pompey, Portico di Pompeo, Portique de Pompée)
Puteal Libonis
Regia (Régie)
Rostra Augusti (Augustus's Rostra, Rostra of Augustus, Rostres d'Auguste)
S. Abbacyrus de Militiis
S. Abbacyrus et Archangelus ad Alefantum
S. Abbacyrus in Xenodochio Valeriorum
S. Anastasius ad Aquam Salviam
S. Anastasius de Pinea
S. Anastasius de Puteo Probae
S. Andreas in Massa Iuliana
S. Benedictus de Piscinula (S. Benedetto in Piscinula, S. Benedetto de Piscinula)
S. Benedictus de Thermis (S. Benedictus de Scorticlariis, S. Benedictus a cella Farfae, S. Benedetto della Cerasa)
S. Blasius de Captu Secuta (S. Blasius de Cantusecuta, S. Blasius de Gattu secuta, S. Blasius Gattu secuta)
S. Blasius de Circlo (S. Blasius de Circlo, S. Blasius de Circlariis, S. Blasius della Fossa, S. Biagio della Fossa)
S. Blasius de Monte Acceptorum (S. Biagio de Monte Acceptoro, S. Blasius de Monte Acceptabili, S. Biagio in Monte Citorio, S. Biagio in Montecitorio)
S. Cyriacus in Thermis (S. Ciriaco alle Terme)
S. Felicitas in Thermis Traiani (S. Felicitas in Thermis Trajani, S. Felicità, S. Felicita)
S. Hippolytus in Trivio (S. Ippolito)
S. Hippolytus in Vico Patricio (S. Ippolito in Vico Patricio, S. Ippolito in Vico Patrizio)
S. Iacobus de Augusta (S. Jacobus de Augusta, S. Iacopo de Augusta, S. Jacopo de Augusta, S. Giacomo de Augusta, S. Giacomo in Augusta, S. Giacomo degli Incurabili, S. Jacques des Incurables,

S. Iacobus de Thermis (S. Jacobus de Thermis, Terme neroniane)
S. Iohannes de Curte (S. Johannes de Curte, S. Giovanni de Curte)
S. Iohannes de Ficotia (S. Iohannes de Ficoccia, S. Johannes de Ficotia, S. Johannes de Ficoccia, S. Giovanni de Ficoccia)
S. Iohannes de Horrea (S. Johannes de Horrea, S. Giovanni de Horrea)
S. Iohannes de Mercato (S. Johannes Baptista de Mercato, S. Johannes de Mercato, S. Johannes Baptista de Mercato, S. Giovanni de Mercato, S. Giovanni Battista de Mercato)
S. Iohannes de Pinea (S. Iohannes Baptista de Pinea, S. Johannes de Pinea, S. Johannes Baptista de Pinea, S. Giovanni de Pinea, S. Giovanni Battista de Pinea, S. Giovanni della Pigna, S. Giovanni Battista della Pigna)
S. Iohannes in Agina (S. Giovanni Evangelista in Agina)
S. Iohannes in Campo Turriclano (S. Johannes in Campo Turriclano, S. Giovanni in Campo Turriclano)
S. Iohannes in Carapullo (S. Johannes in Carapullo, S. Giovanni in Carapullo, S. Iohannes in Clivo Plumbeo, S. Johannes in Clivo Plumbeo, S. Giovanni in Clivo Plumbeo)
S. Iohannes in Mica Aurea (S. Johannes in Mica Aurea, S. Giovanni in Mica Aurea)
S. Iohannes in Oleo (S. Iohannes Baptista in Oleo, S. Johannes in Oleo, S. Johannes Baptista in Oleo, S. Giovanni in Oleo, S. Giovanni Battista in Oleo, S. Giovanni in Olio, S. Giovanni Battista in Olio)
S. Iustinus in Monte Saccorum (S. Justinus in Monte Saccorum, S. Giustino)
S. Laurentius post S. Gregorium (S. Laurentius iuxta Arcum Stillantem, S. Lorenzo dietro S. Gregorio, S. Lorenzo all' Arcus Stillans)
S. Laurentius in Lucina (S. Lorenzo in Lucina)
S. Laurentius in Miranda (S. Lorenzo in Miranda)
. Lorenzolo del Saraglio)
S. Laurentius de Muzo (S. Laurentius de Mutis, S. Lorenzo de Muzo)
S. Laurentius Nicolai Nasonis (S. Laurentius de Palpitario, S. Lorenzo de Cola Naso)
S. Laurentius de Palatio (Sancta Sanctorum, S. Lorenzo alla Scala Santa)
S. Laurentius de Pinea (S. Lorenzo della Pigna)
S. Laurentius de Piscibus (S. Lorenzo de Piscibus)
S. Laurentius de Piscinula (S. Laurentius in Piscinula, S. Lorenzo in Piscinula)
S. Laurentius de Pretadelipisci (S. Laurentius de Preta delli Pesci, S. Lorenzo de Preta delli Pesci)
S. Laurentius in Sassi (S. Laurentius in Saxis, S. Lorenzo in Sassi)
S. Laurentius ad Taurellum (S. Lorenzo ad Taurellum)
SS. Laurentius et Hadriani (SS. Laurentius et Adriani, SS. Lorenzo e Adriano)
S. Lucia a Captusecuta (S. Lucia a Captu Secuta, S. Lucia a Cantusecuta, S. Lucia a Cantu Secuta, S. Lucia a Gattusecuta, S. Lucia iuxta Flumen)
S. Maria della Febbre
S. Maria in Aracoeli (S. Maria in Araceli, S. Maria in Ara Coeli)
S. Maria in Domnica ("S. Maria in Dominica" is a misspelling)
S. Saba (Saba was a man: "Santa Saba" is wrong)
S. Sabina
S. Salvator de Divitiis (S. Salvator in Cryptis)
S. Urbano alla Caffarella

Scala Mediana
Scalae Anulariae
Scalae Caci (Escalier de Cacus, Descente de Cacus)
Scalae Cassii (Escalier de Cassius, Descente de Cassius)
Scalae Gemoniae
Scalae Tarquitiae

Schola Xantha
Septizonium (Septizodium)
Sepulcretum (Archaic Tombs in the Roman Forum, Archaic Necropolis in the Forum, Necropoli arcaica nel Foro, tombes archaïques au Forum, nécropole archaïque au Forum)

Temple of Claudius (Templum Divi Claudi, Templum Divi Claudii, Tempio di Claudio, Temple de Claude, Temple du divin Claude)
Temple of Concord (Templum Concordiae, Tempio della Concordia, Temple de la Concorde)
Temple of Fausta Felicitas (Templum Faustae Felicitatis)
Temple of Juno Moneta (Aedes Junonis Monetae, Aedes Iunonis Monetae, Templum Junonis Monetae, Templum Iunonis Monetae, Temple de Junon Moneta)
Temple of Jupiter Capitoline (Temple of Jupiter Capitolinus, Aedes Jovis Capitolini, Aedes Iovis Capitolini, Tempio di Giove Capitolino, Temple de Jupiter Capitolin)
Temple of Jupiter Stator (Templum Jovis Statoris, Templum Iovis Statoris, Tempio di Giove Statore, Temple de Jupiter Stator)
Temple of Jupiter Tonans (Temple of Jupiter the Thunderer, Temple of Jove the Thunderer, Aedes Jovis Tonantis, Aedes Iovis Tonantis, Tempio di Giove Tonante, Temple de Jupiter Tonans)
Tempio of Minerva Medica (Templum Minervae Medicae, Tempio di Minerva Medica, Temple de Minerva Medica, Temple de Minerve Médique)
Temple of Romulus (Templum Romuli, Templum Divi Romuli, Tempio di Romolo, Tempio del Divo Romolo, Temple de Romulus, Temple du divin Romulus)
Temple of Saturn (Aedes Saturni, Tempio di Saturno, Temple de Saturne)
Temple of Serapis (Aedes Serapis, Templum Serapis, Temple de Sérape)
Temple of the Sun (Templum Solis, Tempio del Sole, Temple du Soleil)
Temple of Venus and Rome (Templum Veneris et Romae, Tempio di Venere e Roma, Temple de Venus et de Rome, Temple de Vénus et de Rome)
Temple of Venus Cloacina (Temple of Cloacina, Shrine of Venus Cloacina, Sacellum Cloacinae, Sacellum Veneris Cloacinae, Sacello di Cloacina, Temple de Venus Cloacine, Temple de Vénus Cloacine)
Temple of Venus Genetrix (Templum Veneris Genetricis, Tempio di Venere Genetrice, Temple de Venus Genetrix)
Temple of Venus Victrix (Templum Veneris Victricis, Tempio di Venere Vittrice, Temple de Venus de la Victoire, Temple de Vénus de la Victoire, Temple de Venus Victorieuse, Temple de Vénus Victorieuse)
Temple of Vespasian and Titus (Templum Vespasiani et Titi, Tempio di Vespasiano e Tito, Temple de Vespasien et de Titus)
Temple of Vesta in the Forum (Templum Vestae, Tempio di Vesta nel Foro, Temple de Vesta au Forum)
Temple of Victory (Templum Victoriae, Tempio della Vittoria, Temple de la Victoire)
Temples of Elagabalus (2) (Temples of Heliogabalus, Templum Elogabali, Templum Heliogabali, Tempio d' Elagabalo, Tempi d' Elagabalo, Temples d'Elagabale, Temple d'Elagabale, Temples d'Héliogabale, Temple d'Héliogabale)
Templum Pacis (Temple of Peace, Tempio della Pace, Temple de la Paix)
Templum Sacrae Urbis
Trajan's Column (Columna Traiani, Columna Trajani, Colonna Traiana, Colonna di Traiano, Trajan Column, Colonne Trajane, Colonne de Trajan)

Tribunal Aurelium (Gradus Aurelii, Scalette di Aurelio)

Ustrinum Antoninorum (Ustrinum of the Antonines, Ustrinum degli Antonini, Ustrinum des Antonins)
Ustrinum Domus Augustae (Ustrinum of the House of Augustus, Ustrinum della Casa di Augusto, Ustrinum de la Maison d'Auguste)

Via Appia (Appian Way, Voie Appienne)
Via Asinaria
Via Aurelia (Aurelian Way, Voie Aurélienne)
Via Collatina (Voie Collatine)
Via Cornelia (Cornelian Way, Voie Cornélienne)
Via Flaminia (Flaminian Way, Voie Flaminienne)
Via Latina (Voie Latine)
Via Nomentana (Voie Nomentane)
Via Ostiensis (Via Ostiense, Voie Ostienne)
Via Portuensis (Via Portuense)
Via Tecta (Via Recta, Rue Droite)
Via Tiburtina (Tiburtine Way, Voie Tiburtine)
Vicus Aesculeti
Vicus Africus
Vicus Apollinis
Vicus Bellonae
Vicus Bruttianus (Vicus Brutianus)
Vicus Bublarius
Vicus Caesaris
Vicus Caeseti
Vicus Canarius
Vicus Capitis Canteri
Vicus Caprarius
Vicus Ceios (?)
Vicus Censori
Vicus Collis Viminalis
Vicus Columnae Ligneae
Vicus Compiti Pastoris
Vicus Cuprius
Vicus Curiarum
Vicus Curvus
Vicus Dianae
Vicus Drusianus
Vicus Fanni
Vicus Fidii
Vicus Fortunae Dubiae
Vicus Fortunae Mammosae
Vicus Fortunae Obsequentis
Vicus Fortunae Respicientis
Vicus Fortunati
Vicus Frumentarius
Vicus Gemini
Vicus Honoris et Virtutis
Vicus Huiusce Diei
Vicus Insteius (Vicus Insteianus)
Vicus . . .ionum Ferrariarum
Vicus Januclensis (Vicus Ianuclensis, Vicus Janiculensis, Vicus Ianiculensis)
Vicus Jovis Fagutalis (Vicus Iovis Fagutalis)
Vicus Jugarius (Vicus Iugarius)
Vicus Laci Miliari
Vicus Laci Restituti
Vicus Laci Tecti
Vicus Larum Alitum
Vicus Larum Curialium
Vicus Licinianus
Vicus Longi Aquilae
Vicus Longus
Vicus Lorarius
Vicus Materiarius
Vicus Mercurii Ebrii
Vicus Minervi
Vicus Mundiciei
Vicus Novus
Vicus Pacrai. . .
Vicus Padi
Vicus Panispernae
Vicus Patricius
Vicus Pauli
Vicus Ploti
Vicus Pulverarius
Vicus Quadrati
Vicus Raciliani
Vicus Rostratae
Vicus Sabuci
Vicus Salutaris
Vicus Sandaliarius
Vicus Saufei
Vicus Sergi
Vicus Silani Salientis
Vicus . . .mi Publici
Vicus Sobrius
Vicus Statae Matris
Vicus Statae Siccianae
Vicus Sulpicius
Vicus Trium Viarum
Vicus Tuscus (Vicus Turarius)
Vicus Unguentarius
Vicus Valeri
Vicus Veneris Almae
Vicus Vestae
Vicus Victoris
Vicus Viridiarii
Vicus Vitrarius
Villa Borghese (Pincian Gardens, Villa Borghèse, Jardins du Pincio)
Volcanal (Volcanale, Vulcanal)

- Via Calalta da Vicenza ad Oderzo. Era una variante della Via Postumia
Via Canellona da Voltri a Ovada
- Via Cannobbna da Cannobio a Malesco
Via Canturina da Agliate a Como. Un ramo collegava la strada a Desio
- Via Capua-Regium: da Capua a Reggio Calabria
- Via Carniola da Trieste a Vienna passando per Lubiana
- Via Cassanese da Milano a Cassano d’Adda
- Via Cassola da Santa Maria in Strada a Poretta passando per Castel Serravalle
- Via Castellana da Mestre a Castelfranco Veneto
- Via Castrimeniense da Aeroporto di Roma-Ciampino (Via Appia a Velletri conosciuta anche con il nome di Via dei Laghi)
- Via Cenischia da Susa a Colle del Moncenisio proseguiva per la Francia
- Via Cervese da Cesena a Pinarella
- Via Cesarea da Aosta verso il Colle del Gran San Bernardo
- Via Claudia Augusta Altinate da Altino (Altinum) a Trento
- Via Claudia Augusta da Lucca a Burghöfe Mertingen passando per Modena, Verona, Trento e Brennero. Un ramo superava le Alpi presso il Passo Resia
- Via Clodia Nova da La Spezia a Reggio Emilia
- Via Cofine da Savignano sul Rubicone a San Zaccaria
- Via Cornia da Torino a Nizza
- Via Costantina da Verona a Bologna
- Via Cozia o Via Coziana da Torino a Glaviere
- Via Crescentia collegava Gemona a Lignano Sabbiadoro incrociando la Via Iulia Augusta ramo Mestre a Codroipo 
- Via Curia da Rieti a Terni
- Via degli Dei o Via Lua da Bologna a Firenze passando per il Passo dell’Osteria Bruciata e Passo della Futa. Era una variante di altre strade per Bologna.
- Via Dismano da Cesena a Ravenna
- Via Domia da Torino a Pinerolo Sestriere
- Via Domizia o Via Domiziana da Torino a Gap
- Via Domiziana: da Napoli a Pozzuoli
- Via Emilia Altinate da Padova a Bologna
- Via Faventina da Faenza a Firenze
- Via Fiesolana da Firenze a Fiesole
- Via Flavia da Prosecco a Pola passando per Trieste
- Via Flavia Vittoria da Monza a Como
- Via Gallica: da Torino a Mestre
- Via Gardesana da Cremona a Trento
- Via Gemina da Aquileia a Belgrado passando per Lubiana
- Via Germanica da Zuglio a Bibione passando per Concordia Sagittaria
- Via Granda da Pievevergonte a Visp, passando per Pecetto
- Via Herculea da Aequum Tuticum a Policoro (altri rami andavano a Potenza e nelle altre città della Lucania)
- Via Jesolana da Treviso a San Michele al Tagliamento passando per Jesolo
- Via Julia da Aquileia a Lubiana passando per Cividale del Friuli
- Via Iulia da Aquileia a Lubiana passando per Cividale Caporetto e Fusine In Valromana
- Via Lentula da Prato a Bologna
- Via Licovia da San Stino di Livenza a Caorle
- Via Limaniesca da Bergamo a Cremona passando Urgnago incrocio Via Gallica ramo settentrionale, Caravaggio incrocio della Via Gallica ramo meridionale
- Via Livia da Pisa a Ferrara
- Via Locarnese da Gravellona Toce a Bellinzona. Nel Medioevo veniva chiamata Via delle Genti
- Via Lucinia da Como a Sesto Calende passando per Varese
- Via Maddalena da Borgo San Dalmazo alla Francia
- Via Malgesa da Endine Gaiano a Cremona passando per Carobbio incrocio della Via Gallica ramo settentrionale, Calcio incrocio Via Gallica ramo meridionale, Soncino
- Via Manuela da Peschiera del Garda ad Arco
- Via Marzia da Bergamo a Como passando per il Ponte di Olginate
- Via Marzia Gallica da Bergamo a Palazzolo sull’Oglio
- Via Massiminia da Como a Monza passando per Agliate
- Via Mauria da Tolmezzo a San Candido
- Via Mercatarum da Gandellino a Bergamo
- Via Minuccia da Egnazia a Modugno
- Via Minverva da Sorrento a Stabia
- Via Miranese da Mestre ad Piazzola sul Brenta
- Via Noalese da Treviso a Vigonza
- Via Paullese da Milano a Cremona
- Via Pistoiese da Firenze a La Lima passando per il Passo Monte Oppio
- Via Podense da Ivrea al Colle del Piccolo San Bernardo da qui la strada raggiungeva la Spagna
- Via Popilia Ligure da Savona a Torino
- Via Porettana da Pistoia a Bologna
- Via Porzia Settimia da Chiavenna a Coira
- Via Quinctia: da Fiesole a Pisa
- Via Regina da Como a Piani di Spagna
- Via Rivoltana da Milano a Rivolta d’Adda
- Via Romea Padana da Ivrea a Mortara
- Via Sabina da Antrodoco a Foggia
- Via Sallentina da Taranto ad Acra
- Via Sara da Sestri Levante a Parma
- Via Sarsinate da Bagno di Romagna a Novafeltria
- Via Sbrinz da Domodossola a Airolo
- Via Sebina da Brescia a Rogno
- Via Silvia da Gela ad Enna
- Via Spluga da Milano a Bregenz passando per Monza Valsassina Passo dello Spluga
- Via Tridentina da Oderzo a Trento, conosciuta anche con il nome di Via Opitergium-Tridentum



PONTE ROMANO DI CENDERE (Turchia)

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A circa 10 km dal Karakuş Tümülüs (Turchia), si attraversa il fiume Cendere mediante un ponte moderno. Sulla sinistra si vede un imponente ponte romano a schiena d'asino risalente al II secolo d.c. Dalla stele con l'iscrizione latina si apprende che fu costruito in onore dell'imperatore romano Settimio Severo. Delle quattro colonne corinzie originarie (due per ogni estremità), ne sono rimaste tre.

Il ponte Severiano (noto anche come Ponte Chabinas o Ponte Cendere o Ponte Settimio Severo; Turco: Cendere Köprüsü ) è un ponte tardo romano situato vicino all'antica città di Arsameia (oggi Eskikale, già sede reale del regno di Commagene), 55 km (34 miglia) a nord-est di Adıyaman in Turchia sud-orientale.


Il ponte attraversa il Cendere Çayı (Chabinas Creek), un affluente del Kâhta Creek, sulla strada provinciale 02-03 da Kâhta a Sincik nella provincia di Adiyaman. Questo ponte fu descritto e raffigurato nel 1883 dagli archeologi Osman Hamdi Bey e Osgan Efendi.

Cendere fu anzitutto il nome di un piccolo fiume e di una località che divenne sede di un ponte romano, costruito dalla XVI legione Flavia Firma. Il ponte romano fu edificato negli ultimi anni del secondo secolo, dopo che l'imperatore Settimio Severo aveva sconfitto i Parti, aveva catturato Ctesifonte e aveva aggiunto la Mesopotamia all'Impero Romano. 


La vecchia linea di difesa lungo l'Eufrate superiore non era più necessaria. L'area fu riorganizzata e il fiume Chabinas (l'attuale Cendere Suyu) fu attraversato dai soldati della sedicesima legione Flavia Firma mediante la costruzione di un ponte.

LA STELE
La costruzione era lunga 118 metri e fa parte della strada per Nemrud Daği, lungo cui giaceva la tomba del re Antioco I Teos di Commagene (r. 70-31 a.c.), famosa per le sue particolari sculture.

Su ciascuna delle due teste di ponte c'erano due pilastri con una statua, dedicata all'imperatore, a sua moglie Giulia Domna (170-2179 e ai loro figli Caracalla (186-217). e Geta (189 - 211). 

Le colonne erette sulle estremità furono fatte costruire dai figli dell’imperatore, Caracalla e Geta.
Quando quest'ultimo fu assassinato dal fratello, la sua statua fu rimossa e il suo nome cancellato dalle iscrizioni per la damnatio memoria.

Il ponte è costruito come un semplice, maestoso, unico arco maestoso su due rocce nel punto più stretto del torrente. 

Presenta 34,2 m (112 piedi) di luce libera, la struttura è probabilmente per grandezza è il secondo ponte ad arco romano esistente. 

È lungo 120 metri, equivalenti a 390 piedi, e 7 metri, equivalenti a 23 piedi di larghezza.

Il ponte fu ricostruito dalla Legio XVI Gallica, la legione derivata dalla XVI Flavia Firma, presidiata nell'antica città di Samosata (oggi Samsat) per iniziare una guerra con la Parthia. 

Le città Commagene (del regno armeno di Commagene), costruirono sul ponte quattro colonne corinzie, in onore dell'imperatore romano Lucio Settimio Severo (193–211), della sua seconda moglie Giulia Domna e dei loro figli Caracalla e Publio Settimio Geta, come riportato sull'iscrizione in latino sul ponte. 

A SINISTRA ISCRIZIONE CHE CITA LA XVI FLAVIA FIRMA
Due colonne sul lato Kâhta sono dedicate a Settimio Severo stesso e sua moglie, e altre due sul lato Sincik sono dedicate a Caracalla e Geta, tutte in 9-10 m di altezza. 

La colonna di Geta, tuttavia, fu rimossa dopo l'assassinio da suo fratello Caracalla, che maledisse la memoria di Geta e ordinò che il suo nome fosse rimosso da tutte le iscrizioni.

Il ponte serviva anche per recarsi in vista della cima del Monte Nemrut, alto 2.150 metri, considerata la montagna più alta della Mesopotamia del nord, dove è situato il gigantesco santuario funerario eretto nel I sec. a.c. dal Re Antioco I di Commagene. 


L'ingegnosità dimostrata per creare questo tumulo  artificiale, fiancheggiato da terrazze ove posano le colossali statue di Apollo, Giove, Ercole, Tyche, Antioco costituiscono uno spettacolo mozzafiato. 

Il tempo ha purtroppo danneggiato queste sculture che nessuno ha mai pensato di proteggere; i torsi e le teste così ben scolpiti, giacciono davanti ai loro piedi, e nessuno si è preoccupato di rialzarle, o di farne copie per porre gli originali in un museo.

Nell'antica Arsameia di Nymphaios, (Eskikale), un magnifico rilievo rappresenta Ercole che saluta Mitridate, Re di Commagene. I letterati pensano che queste vestigia siano quelle del Palazzo.

Il Severan Bridge è situato all'interno di uno dei più importanti parchi nazionali della Turchia, che contiene Nemrut Dağı con in cima i famosi resti della civiltà Commagena, dichiarati patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Nel 1997 il ponte fu restaurato.

CASA DI ADONE FERITO (Pompei)

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ADONE FERITO
Viene chiamata la Domus di M. Asellini o la Casa di Adone ferito, che in realtà è una villa pompeiana recentemente restaurata.  La villa che ebbe il primo scavo nel 1830 è situata nel lato ovest di Via di Mercurio. L'immagine sottostante è quella della Via di Mercurio, che guarda a nord verso il Vesuvio, con l'ingresso della casa al centro della fotografia.

La Domus, era nota un tempo anche come casa della Toeletta di Ermafrodito dall’affresco posto in uno dei cubicola (stanze da letto). 

Nel 1835 vi si rinvenne un sigillo su cui era scritto "M. Asellini" e sotto "Onomasti", per cui la villa doveva essere abitata da Marcus Asellinus e dal suo servo Onomastus.

Tuttavia la domus venne messa in luce tra il 1838 e il 1839.

Poco rimane del tablino che si affacciava sul peristilio a ovest. Il peristilio, al quale si accedeva attraverso un corridoio a nord del tablino, è porticato sui lati est e sud e presenta un piccolo giardino centrale con una fontana rivestita di marmo.

Le tre sale che si aprono sul lato sud del peristilio si trovano in diversi stati di conservazione. 

LA DOMUS DI MARCUS ASELLINUS
Oecus, con affreschi piuttosto sbiaditi, è decorato nel quarto stile con pannelli bianchi contenenti vignette centrali separate da motivi architettonici sopra un fregio decorativo inferiore.

La sala centrale, oecus, i cui affreschi conservano molto del loro colore e della loro vivacità, è decorata nel quarto stile con pannelli rossi e gialli contenenti scene mitologiche separate da motivi architettonici sopra un fregio inferiore blu.

Nella parete sud dell'oecus/cubiculum Remains of central painting on south wall of oecus/cubiculum posto a sud del peristilio vi è una pittura piuttosto sbiadita. In accordo con Bragantini, trtattasi della pittura di un satiro accompagnato da una figura femminile.
(Vedi Bragantini, de Vos, Badoni, 1983. Pitture e Pavimenti di Pompei, Parte 2. Rome: ICCD. p.150)



La parete orientale, raffigurata in basso con la riproduzione di parte dell'affresco di C.I. Gustaf (1884) raffigurato a destra, contiene una scena centrale della Toilette di Ermafrodito (in basso a destra).

La terza sala, il triclinio, è in pessimo stato di conservazione, con solo la parete meridionale che conserva alcuni dettagli decorativi e resti di intonaco.

Ad ovest del triclinio c'è uno stretto passaggio che un tempo conduceva alla piccola proprietà immediatamente a sud (Reg VI, Ins 7, 1-2), ma l'accesso era stato bloccato prima dell'eruzione.


Sul lato nord del peristilio si trova un grande affresco che occupa quasi tutta la parete del giardino. L'affresco è composto da tre sezioni separate da colonne dipinte di rosso.

La scena centrale, da cui il nome della casa, raffigura Adone con Venere e Cupidi. I due pannelli laterali sono più sbiaditi, ma la scena orientale sembra essere essere di Eros circondato da uccelli.
Fortunatamente abbiamo a testimonianza dei magnifici acquarelli di Antonio Ala che ha copiato diverse immagini prima che il tempo e l'incuria li disfacessero.

ACQUARELLO DI ANTONIO ALA
L'immagine mostra sulla parete sud dell'oecus/cubiculum, una pittura centrale di un Satiro che attira a sé una Menade con ghirlanda floreale sui capelli, poggiante le ginocchia su una roccia, ornata da un bracciale e da una cavigliera, che con sguardo attonito lascia cadere un tamburello.

All'estremità occidentale della parete sud dell'oecus/cubiculum posto a sud del peristilio si può ammirare invece l'affresco (a destra della pittura centrale), con oggetti del mito di Ercole e Omphale, e cioè la clava e il kantharos, in cui la clava è portata, anzi trascinata, da un erote alato, mentre un altro erote, alato anch'esso, guarda il Kantharos che si erge su un piedistallo.

Accanto all'erote, sul pavimento un rettangolo di legno verde azzurro, su cui il putto sta per mettere il piede è poggiato su un muretto, e l'altro erote sembra guardare il vaso mentre tiene in mano un'asticella molto sottile di legno o metallo.

ACQUARELLO DI ANTONIO ALA
La scena non è chiara ma certamente allude ad Ercole che diventa schiavo della regina Omphale che
indossa la sua pelle del leone nemeo. che gli toglie la clava e lo fa lavorare col fuso.

«… lavorò con la leggera conocchia, torcendo con la sua mano tremenda l'umido stame. Egli, appunto, depose dalle spalle la spoglia della fiera nemea, la mitra strinse la sua chioma, e si ridusse a far lo schiavo, con gl'irti capelli bagnati di mirra Sabea»

(Seneca, Ercole sul Monte Oeta)

ACQUARELLO DI ANTONIO ALA
Sempre sulla parete sud ma all'estremità orientale, sul lato sinistro della parte centrale, un altro acquarello di Antonio Ala ci mostra la scena di altri due amorini, anche questi ambedue alati, che giocano con una capra a cui hanno posto sul dorso una specie di sella guarnita di fiori, e mentre un erote tiene a bada l'animale con una bacchetta, l'altro sembra porle un nastro per adornarle le corna.

Il tono è favolistico e giocoso come in genere tutta l'ambientazione dell'epoca che rispetta un po' la mitologia ma che si esplica in scene allegre e teneramente birichine per la presenza degli scanzonati putti romani che, seguaci del corteo di Venere e Cupido, ma non solo, rappresentavano il lato ludico e geniale (da Genius) della natura che circondava lietamente gli umani.

ACQUARELLO DI ANTONIO ALA
Sullo zoccolo della parete sud dell'oecus/cubiculum si notano due figure, ambedue femminili, di cui una porta un vassoio e un'anforetta di vetro, e si trova nel lato est dello zoccolo.

L'altra figura, che si trova sul lato ovest dello zoccolo della parete sud dell'oecus/cubicolum, appare col capo ornato di rametti verdeggianti.
Tutti gli acquarelli di Antonio Ala sono dell'800 e sono conservati presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli.

ACQUARELLO DI ANTONIO ALA

IL RECUPERO

Il recupero dell'affresco di cui sopra è stato reso possibile grazie ai contributi del ricavato delle vendite del libro di Alberto Angela “I tre giorni di Pompei”, edito da Rizzoli e messi generosamente a disposizione dall’autore e dalla casa editrice. Una sponsorizzazione privata, un gesto di altruismo e cultura che contribuisce alle salvaguardia dei beni preziosi dell'archeologia italiana.
 
Il restauro, durato 3 mesi, è costato circa 20mila euro e ha riguardato tutta la parete dipinta collocata nel piccolo giardino delimitato da un porticato a due bracci. L’ affresco, per quanto dotato di apposita copertura, presentava distacchi dal muro su cui era collocato, con il sollevamento della pellicola pittorica e presenza di sali che la corrodevano.

Il giornalista nelle ultime ore ha reso pubblico sulla sua pagina Facebook tutto il suo entusiasmo per aver salvato la suddetta opera portata alla luce nel lontano 1838: 

Come descrivervi l’emozione che ho provato quando mi sono trovato di fronte a questo capolavoro salvato? Mi sono sentito attraversato da mille emozioni: gioia, commozione, sollievo voglia di esultare ma anche rabbia e tristezza per la sua vulnerabilità”.

RICOSTRUZIONE (INGRANDIBILE)
L'intervento di consolidamento generale della splendida megalografia di IV stile, raro esempio rinvenuto a Pompei, raffigura l’Adone morente tra le braccia di Afrodite, al centro dei due gruppi statuari di Chirone e Achille, dove si fondono i drammatici concetti di Amore e Morte.

"Al momento dell’eruzione questo affresco decorava il giardino interno di una delle case del quartiere più elegante di Pompei : la Regio 6. Di fronte, da quel basamento che si intravvede, zampillava dell’acqua tra siepi e alberelli ornamentali."

"Era un’oasi di pace con alberi decorativi, piante profumate. Sulla destra l’affresco prosegue con un giardino ideale dipinto. Uccelli e piante rapivano lo sguardo degli ospiti”.


Adone viene ferito fatalmente da un cinghiale scatenatogli contro da Ares geloso della sua amante Afrodite, che esuberante come sempre e aldilà di qualsiasi schema moralistico, si è perdutamente innamorata del  giovane cacciatore.

Questo volto enigmatico con il copricapo frigio dovrebbe rappresentare il fiume e quindi l’area orientale di origine di Adone. Potrebbe però avere anche i tratti di una persona reale : la nobildonna romana che ha commissionato l’affresco. È un’ipotesi”. Commenta ancora Alberto Angela.




I DEBITI NELL'ANTICA ROMA

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LE FIGURE GIURIDICHE NEL DIRITTO ROMANO:


VINDEX

- Il vindex era una figura giuridica del diritto romano di età arcaica e repubblicana, riguardante la stipulazione di un debito, previsto dalle legis actiones (processo privato). Fungeva da garante e sostituiva in toto la figura del debitore sottoposto alla "manus iniectio".

- Il vindex, surrogandosi al debitore fallito, assumeva su di sé le conseguenze del processo esecutivo, con conseguenze in negativo raddoppiate, secondo il principio giuridico della Litiscrescenza.

- La "manus iniectio" era una condanna al pagamento di una somma di denaro dove il creditore giungeva ad afferrare il debitore, lo trascinava davanti al pretore, e pronunciava la solenne dichiarazione della manus iniectio.

- Dopo tale dichiarazione, il debitore (addictus) era alla mercé del creditore che poteva trattenerlo incatenato presso la propria dimora, venderlo come schiavo, o addirittura ucciderlo.

- Il vindex che non adempie al suo debito viene ceduto al creditore insoddisfatto che lo può detenere per 60 giorni nel suo carcere privato. In quest'arco di tempo il vindex deve essere portato per 3 giorni di seguito al mercato così da trovare qualcuno che lo riscatti e che soddisfi il creditore. Se il vindex non viene riscattato egli verrà ucciso o venduto come schiavo all'esterno di Roma.



LEGIS ACTIO PER MANUS INIECTIONEM

 GAIO - GIURISTA ROMANO
La legis actio per manus iniectionem era in genere una condanna al pagamento di una somma di denaro e si suddivideva in:

- La manus iniectio iudicatiderivata da una disposizione delle XII tavole, che permetteva al creditore riconosciuto da una sentenza di esperire l'actio dopo trenta giorni dalla sentenza, nel caso in cui il debitore non avesse assolto al debito. 

C'era poi il confessus, quando il convenuto confessava il proprio debito in iure, parificato quindi allo iudicatus.

- La manus iniectio pro iudicato era utilizzata da coloro che, detti sponsor, avevano prestato garanzia di un debito, avendolo quindi pagato e ritrovandosi senza pagamento, da parte del debitore garantito, da oltre sei mesi.

- La manus iniectio pura, poteva essere utilizzata per i crediti direttamente esigibili. 

La lex furia testamentaria (per causa di morte) concedeva all'erede di agire contro il legatario che avesse percepito, a titolo di legato, più di mille assi. 

Qui era però riconosciuta la possibilità al debitore di negare il debito, senza che il vindex venisse sottoposto al procedimento del raddoppio dell'importo (litiscrescenza).



ADIECTUS SOLUTIONIS CAUSA 

- L'adiectus solutionis causa era un soggetto, diverso dal creditore, legittimato a ricevere il pagamento per conto del creditore, che in tal modo liberava il debitore ed estingueva l'obbligazione sottostante. L'obligatio poteva intercorrere fra due o più soggetti: quando era indicato il creditore, il pagamento liberatorio avveniva solo nei suoi confronti.

Se invece l'obbligazione conteneva la formula "prometti di dare a Caio o a Tizio", allora sorgeva la figura dell'adiectus, un soggetto indicato nell'atto come destinatario alternativo del pagamento, dunque una persona di fiducia del creditore che stipulava un'obbligazione sulla scorta di quella originaria, con lo stesso oggetto, ma non era valido se il creditore non lo autorizzava.



ACTIO DE PECULIO ET DE IN REM VERSO

L' actio de peculio et de in rem verso era un actio adiecticia qualitatis con la quale il dominus sarebbe stato responsabile non solo del peculio originario, ma anche di quanto esso si fosse incrementato nella gestione peculiare. Essa risale al II sec. a.c., ad opera di un editto pretorio che introdusse anche l'actio quod iussu.



ACTIO QUOD IUSSU

Era il procedimento della stima del peculio, il cui importo era al netto dei debiti naturali contratti dal servo (o filius familias) con il proprio padrone (o pater familias), poiché questi veniva considerato, nei confronti del proprio servo, un creditore privilegiato (a differenza dell'actio tributoria), mentre i terzi creditori, dal canto loro, venivano soddisfatti alla spicciolata sino ad esaurimento del peculio.

ERENNIO MODESTINO - GIURISTA ROMANO

ACTIO TRIBUTORIA  

L' actio tributoria era un'actio concessa dal pretore ai creditori del soggetto che avesse contratto obbligazioni e compiuto negozi con le merci peculiari concessegli dal pater familias o dominus affinché ne commerciasse.

I terzi creditori, temendo la bancarotta del sottoposto, si rivolgevano al pretore che invitava il dominus a procedere alla ripartizione dell’importo delle merci peculiari tra i creditori attribuendo una quota proporzionale al credito di ciascuno e partecipando anche egli alla ripartizione sullo stesso piano.

A differenza di quando si agiva con l’actio de peculio et de in rem verso, nella quale l'importo del peculio da dividere tra i creditori era calcolato al netto dei debiti contratti dal sottoposto con l'avente potestà, si realizzava una par condicio creditorum con il dominus.

PIETRA DELLO SCANDALO A FIRENZE

LA PIETRA DELLO SCANDALO

Questa legge delle XII tavole venne poi abolita e sostituita da Giulio Cesare con una meno cruenta: quella della "pietra dello scandalo". 

Questa pratica, con valore legale, era così chiamata “labonorum cessio culo nudo super lapidem” (cessione delle proprietà con sedere nudo sopra la pietra). In quella circostanza, i commercianti disonesti, i debitori o falliti, venivano esposti ad una pubblica umiliazione. 
 
Essa consisteva nel fatto che, davanti a tutti, per tre volte, l’interessato doveva gridare il: “cedo bona”, ossia “cedo le mie proprietà”, ossia alla cosiddetta “cessione dei beni, a natiche denudate, sopra una pietra”, mentre si sedeva con violenza, e con le vesti alzate, sulla pietra, con su scolpito un leone, che a Roma era davanti al Campidoglio, tutto ciò di fronte ad una folla che lo scherniva.

Dopo il "rituale" i creditori non potevano più perseguire i debitori e questi ultimi non erano più "a rischio" di schiavitù od uccisione. Chi, fallito, effettuava il "rituale della pietra" non poteva più testimoniare in giudizio.

PONTE ROMANO DI CAPPADOCIA (Abruzzo)

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ABRUZZO, RITROVATO UN ANTICO PONTE ROMANO PERDUTO

Un antico ponte risalente all'epoca romana è stato rinvenuto nel 2017, in condizioni non buonissime ma suscettibili di un buon lavoro di restauro, nel territorio di Cappadocia, in provincia dell'Aquila.  Cappadocia è un tipico borgo della Marsica, situato a poco più di 1000 metri di altitudine, come porta d’ingresso al Parco Naturale dei Monti Simbruini, adagiato nella meravigliosa e verdeggiante Valle del Liri.

E' chiaro che il paese debba il suo nome all'antichissima Cappadocia, locata nell'attuale Turchia da cui antichi esuli, ovvero colonizzatori, affrontarono in tempi remotissimi il Mediterraneo per fondare una nuova colonia in terre sconosciute. Forse a causa di un Primo Vere, quando si usava votare i nuovo nati all'esilio non appena fossero stati in grado di gestirsi da soli (e soprattutto di maneggiare armi), o da arditi commercianti o da viaggiatori curiosi.

L'Italia fu anticamente tutta una colonia, posta com'era, ed è, al centro del Mediterraneo, incentivava con la sua posizione geografica lo stanziamento felice o violento degli stranieri a caccia di sopravvivenza o di fortuna, riconquistata poi grado a grado dal nascente e prorompente potere di Roma.

BORGO DI CAPPADOCIA

IL RACCONTO DEGLI ANZIANI

L'antichissima struttura del ponte è rimasta fino ad oggi ignorata in quanto nascosta in mezzo alla impenetrabile vegetazione, anche se se ne sospettava la presenza dal racconto degli anziani, ma per quante ricerche e supposizioni siano mai state fatte  non se ne conosceva affatto l'esatta ubicazione.

Si sa che in archeologia le tradizioni e le narrazioni contano molto, perchè spesso sono stati ritrovati dei siti attraverso questi mezzi, in una tradizione c'è quasi sempre qualcosa di vero e vala pena di tentare. Così anche qui qualcuno ha tentato, contando sulla curiosità, sulla fortuna e sul desiderio di scoprire qualcosa di nuovo.

Il ponte, rivenuto infatti da coraggiosi e instancabili escursionisti locali, era completamente coperto dalla fittissima vegetazione mista anche a rovi, che ne avevano totalmente occultato la presenza.

Esso è un ponte molto semplice, eppure eseguito con grande maestria, come solo gli antichi romani sapevano fare, caratterizzato da una unica e piccola arcata, sostenuta da conci di candida pietra locale e lastricata sopra da enormi pietre anch'esse candide, ben squadrate e levigate, in parte rimaste in loco, in parte crollate a terra per il cedimento della malta che le sosteneva.

Il ponte porta testimonianza di un antico corso d'acqua che in passato vi scorreva al disotto, corso d'acqua che oggi è pressoché completamente prosciugato, ma considerando la zona si può notare che essa beneficiava della presenza di diverse ramificazioni stradali che divergevano dalla Via Valeria, una delle più importanti arterie stradali che attraversava l'Abruzzo.

LA BELLEZZA DELLA CAPPADOCIA ABRUZZESE
La strade portavano militari per la sicurezza e commercio di prodotti per la sopravvivenza, i centri fiorivano dove si estendevano le strade con i relativi ponti.

Questa scoperta risulta particolarmente importante perché esalta la storia antica di questo territorio, in virtù del fatto che conserva ancora piuttosto bene l'originale manto stradale, la cui traccia prosegue per diversi metri.

Si tratta di una struttura preziosissima, assolutamente da conservare e da valorizzare e che potrebbe portare, soprattutto, ad una nuova esaltazione culturale di tutta l'area circostante, che già presenta un notevole pregio sia paesaggistico oltre che naturalistico.

Il ponte è stato momentaneamente transennato in attesa di un serio intervento di recupero e restauro da parte delle autorità competenti, speriamo che, espletata la complessa parte burocratica, si passi in breve al suo restauro.

(Tratto in parte da: neveappennino.it)

BATTAGLIA DI TALAMONE (225 a.c.)

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"(I Celti) molto arditi e bramosi di gloria, gettato ogni altro indumento, si disposero primi dell'esercito, nudi con le soli armi, ritenendo di poter essere così liberi nei movimenti… terribili erano inoltre l'aspetto e i movimenti degli uomini nudi schierati innanzi agli altri, tutti nel pieno vigore delle forze adorni di collane e braccialetti d'oro". (Polibio, Storie, 2.28; 2.29)

Dalla metà del III secolo le bellicose tribù di Belgi dall'Europa settentrionale raggiunsero, dopo aver attraversato il Reno, i territori di quella che sarebbe divenuta la Gallia belgica; a causa di queste vaste trasmigrazioni, altre popolazioni celtiche della Gallia si misero in movimento verso sud e i cosiddetti Gesati stanziati nella valle superiore del Rodano iniziarono a trasferirsi nell'Italia settentrionale.

Dopo l'espansione romana nel territorio gallo-piceno fino a Rimini e Ravenna, le popolazioni celtiche ancora indipendenti occupavano il territorio compreso tra Ravenna e le Alpi. A sud del Po si trovavano i Boi, a occidente gli Anari, a oriente i Longoni, mentre a nord del fiume vivevano a oriente i Veneti, e a occidente i Cenomani e gli Insubri. 

Roma temeva la possibile alleanza dei Galli con Cartagine per cui volle anticipare le azioni avversarie e nel 226 a.c. infatti, un anno prima dell'invasione celtica, emissari romani si recarono in Iberia per chiarire le intenzioni di Asdrubale e frenarne le mire aggressive. 

Venne quindi concluso il cosiddetto trattato dell'Ebro che assegnava al predominio cartaginese il territorio iberico a sud di quel fiume e che doveva garantire il disinteresse di Asdrubale per le vicende italiche evitando un'alleanza con i popoli celtici della Gallia cisalpina.

Già la I Guerra Punica era costata moltissimo in termini di uomini e danaro, e comunque Roma fece della Sicilia divenne la prima provincia romana; poi, nel 238 a.c. occupo' anche la Sardegna e la Corsica trasformandole in province nel 231 a.c. Poi n nel 233 a.c. il console Quinto Fabio Massimo marciò contro i Liguri che sotto la pressione di migrazioni di popolazioni galliche, si erano spinti verso sud, raggiungendo l'Arno e occupando Pisa. 

Il console costrinse i Liguri alla ritirata, occupò Lucca e continuò ad avanzare lungo la costa fino a raggiungere Genova con cui Roma concluse un importante trattato di amicizia. I Liguri si ritirarono sulle montagne appenniniche ma restarono valorosi e feroci oppositori all'ulteriore espansione romana.

Nel 232 a.c. si procedette alla distribuzione di terre lungo la costa adriatica nel territorio piceno e gallico da Ancona a Rimini conquistato dal pretore Manio Curio Dentato nel 284 a.c. dopo aver sconfitto i Galli Senoni. Fu una lotta tra le fazioni popolari di Gaio Flaminio e le fazioni aristocratiche di Quinto Fabio Massimo. Alla fine il progetto di Gaio Flaminio venne approvato dai comizi tributi; vennero distribuite le terre e a sud di Rimini venne fondata a protezione la colonia veterana di Sena Gallica.

Nel 229 a.c. Roma estese la sua influenza alle coste orientali del Mare Adriatico minacciate dalla pirateria Illirica della regina Teuta, a loro volta spinti a sud da nuove migrazioni galliche in movimento nei Balcani. Una imponente flotta romana costrinse la regina Teuta ad abbandonare i territori occupati nell'Epiro e nelle isole dell'Adriatico. Il console Lucio Postumio Albino concluse alleanze con alcuni popoli balcanici, mentre le città di Apollonia, Corcira ed Epidamno entrarono a far parte dell'alleanza romana.

Intanto le popolazioni celtiche stanziate in Italia occupavano il territorio compreso tra Ravenna e le Alpi. A sud del Po si trovavano i Boi e gli Anari a occidente e i Longoni a oriente, mentre a nord del fiume vivevano a oriente i Veneti, popolazioni di origine illirica, e a occidente i Cenomani e gli Insubri, la popolazione celtica italica più numerosa e potente, tutti possibili nemici di Roma.

Dopo la vittoria nella lunga e dura I guerra punica la Repubblica romana aveva assunto un ruolo di predominio nel Mediterraneo centrale, ma il pericolo veniva ora dal nord sopra la penisola abitata dai Galli, popolazioni tribali diverse fra loro, anche nelle vesti, Polibio ricorda i Boi vestiti con ampi calzoni e giubbe, mentre i Gesati combattevano praticamente nudi ma ornati da pesanti monili.

I Galli facevano parte delle popolazioni celtiche e abitavano anche sul suolo italico, con Milano come capitale e Senigallia come centro importante, e tutti mossi  dall'odio verso la raffinata e potente Roma. Erano passati secoli dal sacco di Roma quando tentarono una nuova incursione nell'urbe, per saccheggiarla e darla alle fiamme. Ora i Galli, scesi nella penisola, avevano combattuto e vinto contro gli eserciti romani nell’Italia centrale e avanzavano verso Roma mirando alle porte della capitale.
Le popolazioni celtiche italiche venivano incitate dai Cartaginesi ad attaccare Roma, promettendo i suoi guerrieri in aiuto. Le bellicose tribù di Belgi dell'Europa settentrionale invasero la futura Gallia belgica e i Gesati stanziati nella valle superiore del Rodano iniziarono a trasferirsi nell'Italia settentrionale.

Roma temeva infatti l'alleanza dei Galli con Cartagine la cui espansione in Spagna stava divenendo minacciosa, così nel 226 a.c. i romani conclusero con Asdrubale il "trattato dell'Ebro" che assegnava a Cartagine il territorio iberico evitando l'alleanza dei cartaginesi con i popoli celtici della Gallia cisalpina. Ma tutto ciò non evitò l'invasione del suolo italico per abbattere Roma.

I ROMANI

Siamo nel 225 a.c., tra la I e la II guerra Punica, la battaglia si svolge tra i Romani, insieme ad Etruschi ed Umbri, anch'essi minacciati dall'invasione gallica, contro un'alleanza di popolazioni celtiche della Cisalpina, presso Talamone, località Campo Regio, nella pianura costiera fra i fiumi Osa a nord e Albegna a sud, a circa 20 km a sud di Grosseto, (vicino a Fonteblanda, frazione del comune di Orbetello).

Il pericolo era grave, la lega gallica non era animata soltanto da un desiderio di terre e di ricchezza, aveva un preciso obiettivo: “Prima di muovere alla volta di Roma, i capi prescelti prestarono solenne giuramento di fronte all’esercito schierato dichiarando la loro ferma intenzione di portare a termine l’impresa e deporre le armi non prima di essere giunti vittoriosi sul Campidoglio” (Della Monaca).


LE FORZE IN CAMPO

ALLEANZA CELTICA

Ora giunti nei dintorni di Chiusi, i Galli ebbero notizia dell’avanzata di un potente esercito proveniente da Roma, e decisero la ritirata in direzione della costa da dove era possibile raggiungere la Gallia Cisalpina attraverso i più facili valichi delle Alpi Apuane. I Galli attraversarono quindi il territorio etrusco e giunsero nei pressi di Talamone.

Polibio, la fonte principale per questa battaglia, narra che per l'invasione del territorio romano-italico i celti costituirono la più grande coalizione mai realizzata contro i romani; ai Boi, si unirono gli Insubri, i Taurini e i Gesati. A capo della coalizione i generali Aneroesto e Concolitano.
Come già nel 299 a.c. e nel 236 a.c. ai celti si associarono i Gesati, famosi perché combattevano completamente nudi con il solo torque al collo. Pertanto l'alleanza comprende: i Gesati, i Boi, gli Insubri, i Taurisci e i Taurini, in tutto 50.000 fanti e 25.000 cavalieri. L'esercito alleato era molto superiore di numero a quello romano.

Vennero appoggiati dai Liguri con aiuti di vettovagliamenti I Gesati, scesi in Italia, si ricongiunsero con le truppe dei celti cisalpini sul Po. I comandanti dell'esercito celtico, i re Concolitano e Aneroesto, diedero l'ordine di marciare verso Roma passando per il territorio etrusco. Gli Etruschi li lasciarono passare indenni.

Totale. 75.000 uomini circa.


ALLEANZA ROMANA

I Romani posero in campo quattro legioni (circa 24000 armati) agli ordini di Gaio Atilio Regolo, incaricato di sedare una rivolta in Sardegna, cosa che fece rapidamente, correndo poi in aiuto del collega, e Lucio Emilio Papo, che pose il proprio comando ad Ariminum (Rimini), mentre un secondo esercito romano, sotto il comando di un pretore, fu posto a presidiare l'Etruria.
I veneti sono considerati troiani da Plinio il Vecchio e celti da Strabone, i Cenomani erano un popolo gallico della Gallia cisalpina. come alleati avevano due corpi d'armata, uno sabino-etrusco (visto che parte degli etruschi erano contro i Galli) ed un altro veneto-cenòmane (i Cenomani erano un popolo della Gallia cisalpina, compreso tra gli Insubri a ovest e i Veneti ad est, che rimasero fedeli a Roma anche quando Annibale discese le Alpi). 

Totale: 45.000 uomini circa.

I GALLI
I Gesati, guidati dai loro due re Concolitano e Aneroesto, riuscirono a sconfiggere i Romani presso Fiesole, ma durante il ripiegamento verso le loro basi furono intercettati dal console Gaio Atilio Regolo, che era stato richiamato dalla Sardegna, che li sconfisse.

I Galli, scesi nella penisola, avevano combattuto vittoriosamente contro gli eserciti romani nell'Italia centrale e avevano continuato la loro avanzata verso Roma sempre con successo. Si dirigevano verso le porte di Roma, quando, presso Chiusi, appreso di un potente esercito proveniente da Roma, si ritirarono verso la costa del Mar Tirreno, all'Argentario, forse per uno sbarco di Cartaginesi alleati, che però non giunsero mai, perché attaccati dalle legioni romane vicino Talamone.

I Romani decisero infatti di attestarsi in un luogo da cui poter imbottigliare il grande esercito celtico e Attilio Regolo aveva individuato il luogo presso Talamone (attuale Poggio di Talamonaccio), dove su una collina ad est dove si poteva controllare il transito gallico, aveva appostato la sua cavalleria.

I Galli si resero conto immediatamente dell’importanza strategica del colle e predisposero le truppe per conquistare il presidio nemico, ma la cavalleria romana riuscì a contrastarne l’attacco. Intanto l’esercito romano, inviato da Roma, al comando del console Emilio, li stava inseguendo da est con la possibilità di raggiungerli in poco tempo.

I Galli si resero conto del pericoloso accerchiamento e si schierarono in formazione di battaglia, nei pressi della foce del fiume Osa, con un fronte verso il colle dove stanziava l’esercito di Attilio e l’altro rivolto contro l’esercito di Emilio che avanzava da sud, in attesa dell'attacco dell'romano.


LA BATTAGLIA

L'esercito celtico si diresse verso l'Argentario (prov. di Grosseto), presumibilmente in vista di uno sbarco di Cartaginesi in appoggio come promesso; ma i celti non arrivarono al luogo d'incontro, perché furono attaccati dalle legioni romane presso Talamone.
Intanto l'altro esercito romano, proveniente da nord al comando di Attilio Regolo, aveva raggiunto la città e appostato la cavalleria su un'altura ad est da dove si poteva controllare la zona costiera e il percorso dei Galli verso la litoranea. 
Questi si resero conto dell'importanza strategica di quel colle e cercarono di conquistarlo, respinti però dalla cavalleria romana. Intanto l'esercito del console Emilio li stava inseguendo da est per accerchiarli e i Galli, ormai scopertisi in trappola, si schierarono in formazione di battaglia nei pressi della foce del fiume Osa, schiena a schiena, con un fronte verso il colle dove stanziava l'esercito di Attilio e l'altro rivolto contro l'esercito di Emilio che avanzava da sud. Lo scontro fu cruento per i galli.

Attaccato su due fronti opposti dai due eserciti consolari, l'esercito celtico, per quanto notevolmente più numeroso di quello romano, venne distrutto in una battaglia campale, dove morirono oltre quarantamila soldati celti. Dei due re celti uno fu preso prigioniero mentre l'altro si suicidò a seguito della sconfitta. Anche il console Gaio Atilio Regolo morì durante la battaglia.



POLIBIO
« I Celti si erano preparati proteggendo le retroguardie, da cui si aspettavano un attacco di Emilio (Lucio Emilio Papo), provenendo i Gesati dalle Alpi e dietro di loro gli Insubri; di fronte a loro in direzione opposta, pronti a respingere l'attacco delle legioni di Gaio (Gaio Atilio Regolo), misero i Taurisci (secondo Plinio il Vecchio erano i Norici) ed i Boi sulla riva destra del Po

I loro carri stazionavano all'estremità di una delle ali, mentre raccolsero il bottino su una delle colline circostanti con una forza tutta intorno a protezione. Questo ordine delle forze dei Celti, poste su due fronti, non solo si presentava con un aspetto formidabile, ma si adeguava alle esigenze della situazione. 

Gli Insubri ed i Boi indossavano dei pantaloni e dei lucenti mantelli, mentre i Gesati avevano evitato di indossare questi indumenti per orgoglio e fiducia in se stessi, tanto da rimanere nudi di fronte all'esercito (nemico), con indosso nient'altro che le armi, pensando che così sarebbero risultati più efficienti, visto che il terreno era coperto di rovi che potevano impigliarsi nei loro vestiti e impedire l'uso delle loro armi. 

In un primo momento la battaglia fu limitata alla sola zona collinare, dove tutti gli eserciti si erano rivolti. Tanto grande era il numero di cavalieri da ogni parte che la lotta risultò confusa. In questa azione il console Caio cadde, combattendo con estremo coraggio, e la sua testa fu portata al capo dei Celti, ma la cavalleria romana, dopo una lotta senza sosta, alla fine prevalse sul nemico e riuscì a occupare la collina. 

Le fanterie erano ormai vicine, le une alle altre, e lo spettacolo appariva strano e meraviglioso, non solo a quelli effettivamente presenti alla battaglia, ma a tutti coloro che in seguito ebbero la rappresentazione dei fatti raccontati. In primo luogo, la battaglia si sviluppò tra tre eserciti. È evidente che l'aspetto dei movimenti delle forze schierate una contro l'altra, doveva apparire soprattutto strano e insolito... 

...i Celti, con il nemico che avanzava su di loro da entrambi i lati, erano in posizione assai pericolosa ma anche, al contrario, avevano uno schieramento più efficace, dal momento che nello stesso tempo essi combattevano sia contro i loro nemici, sia proteggevano entrambi nelle loro retrovie; vero anche che non avevano alcuna possibilità per una ritirata o qualsiasi altre prospettiva di fuga in caso di sconfitta, a causa della formazione adottata su due fronti. 

I Romani, tuttavia, erano stati da un lato incoraggiati, avendo stretto il nemico tra i due (loro) eserciti, ma dall'altra erano terrorizzati per la fine del loro comandante, oltreché dal terribile frastuono dei Celti, che avevano numerosi suonatori di corno e trombettieri, e contemporaneamente tutto l'esercito alzava alto il grido di guerra

C'era un tale rimbombo di suoni che sembrava che non solo le trombe ed i soldati, ma tutto il paese intorno alzasse le proprie grida. Molto terrificanti erano anche l'aspetto e i gesti dei guerrieri celti, nudi davanti ai Romani, tutti nel vigore fisico della vita, dove i loro capi apparivano riccamente ornati con torques e bracciali d'oro. La loro vista lasciò davvero sgomenti i Romani, ma al tempo stesso la prospettiva di ottenere questi oggetti come bottino, li rese due volte più forti nella lotta. 

E quando gli hastati avanzarono, come è consuetudine, e dai ranghi delle legioni romane cominciarono a lanciare i loro giavellotti in modo adeguato, i Celti delle retroguardie risultavano ben protetti dai loro pantaloni e mantelli, ma il fatto che cadessero lontano non era stato previsto dalle loro prime file, dove erano presenti i guerrieri nudi, i quali si trovavano così in una situazione molto difficile e indifesa. 

E poiché gli scudi dei Galli non proteggevano l'intero corpo, ciò si trasformò in uno svantaggio, e più erano grossi e più rischiavano di essere colpiti. Alla fine, incapaci di evitare la pioggia di giavellotti a causa della distanza ravvicinata, ridotto al massimo il disagio con grande perplessità, alcuni di loro, nella loro rabbia impotente, si lanciarono selvaggiamente sul nemico, sacrificando le loro vite, mentre altri, ritirandosi passo dopo passo verso le file dei loro compagni, provocarono un grande disordine per la loro codardia. 

Allora fu lo spirito combattivo dei Gesati ad avanzare verso gli hastati romani, ma il corpo principale degli Insubri, Boi e Taurisci, una volta che gli hastati si erano ritirati nei ranghi, furono attaccati dai manipoli romani, in un terribile combattimento "corpo a corpo". Infatti, pur essendo stati fatti quasi a pezzi, riuscivano a mantenere la posizione contro il nemico, grazie ad una forza pari al loro coraggio, inferiore solo nel combattimento individuale per le loro armi. 

Gli scudi romani, va aggiunto, erano molto più utili per la difesa e le loro spade per l'attacco, mentre la spada gallica va bene solo di taglio, non invece di punta. Alla fine, attaccati da una vicina collina sul loro fianco dalla cavalleria romana, guidata alla carica in modo assai vigoroso, la fanteria celtica fu fatta a pezzi dove si trovava, mentre la cavalleria fu messa in fuga. »

(Polibio, Storie, II, 28-30.)

La battaglia fu molto cruenta, con oltre 40.000 morti solo dalla parte gallica, ed almeno 10.000 fatti prigionieri, tra i quali il loro re Concolitano e i Romani persero in battaglia il loro valoroso comandante Attilio Regolo e molti altri. L'altro re, Aneroesto, riuscì a fuggire con pochi seguaci in un luogo remoto dove si suicidò con i suoi compagni. 

Il console rimasto, Lucio Emilio Papo, raccolto il bottino, lo inviò a Roma, restituendo il bottino dei Galli ai legittimi proprietari. Infine i romani vincitori offrirono in onore delle vittime numerosi ex-voto nel Tempio sul colle dell’odierna Talamonaccio.



LA BATTAGLIA CONTRO I BOI

Quindi le sue legioni, attraversata la Liguria, invase il territorio dei Boi, da dove, dopo aver consentito ai suoi uomini il loro saccheggio, tornò dopo un paio di giorni a Roma. Inviò, quindi, quale trofeo sul Campidoglio, le collane d'oro dei Galli, mentre il resto del bottino e dei prigionieri fu usato per il suo ingresso in Roma e il suo trionfo.

Così furono distrutti i Celti, che con la loro invasione, la più grave fino ad allora, avevano minacciato i popoli italici ed i Romani. Il successo incoraggiò i Romani, tanto da credere fosse possibile cacciare completamente i Celti dalla pianura del Po. 

Così finirono i Celti, che con la loro invasione, la più massiccia mai organizzata, avevano minacciato l'esistenza di Roma e di tutti i popoli italici. Spronato dal successo il senato inviò l'anno successivo i consoli Quinto Fulvio e Tito Manlio alla testa di un esercito contro i Boi che chiesero la pace, ma non si ebbero altri successi, a causa delle piogge torrenziali e di una violenta epidemia.

La battaglia di Talamone è stata considerata dallo storico francese Charles Rollin (1661 – 1741) "una delle battaglie più celebri e più straordinarie di cui si parli nella storia romana". Dal punto di vista tattico lo scontro fu importante anche per lo schieramento difensivo dei galli, spalla contro spalla, per fronteggiare i due eserciti consolari convergenti da nord e da sud. Molti ex-voto vennero posti a ringraziamento dai romani nel Tempio sul colle dell'odierna Talamonaccio.

CAESARAUGUSTA - SARAGOZA (Spagna)

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RICOSTRUZIONE CAESARAUGUSTA (by https://www.vortice3d.com/)
"Caesaraugusta (Zaragosa, Saragossa).-- C. II 2991-300. — Città dell'Hispania Tarraconensis, suirHiberus, tra Celsa e Turiaso (Itin. Anton, p. 392. 438.444.448. 451. 452), detta già Salduba (Plin. nat. hist. 3, 24). Trasse il nome dall'avervi Augusto fondata una colonia finita che fu la guerra Cantabrica (Isid. orig 15, 1), siccome è provato anche dalle monete (Heiss, Monn. antiq. de l'Espagne tav. 24, 18 ; 25, 33), che mostrano esservi stati dedotti militi delle legioni IV, VI e X. Colonia immunis la chiama Plinio (I. c). Era inscritta nella tribù Aniensis (C. II 4249. — III 6417.— VI 9. — IX 793). Le poche lapidi locali e non locali confermano il titolo di Colonia Caesaraugusta (C. II 2992. 4249) e ricordano un ordo Caesar augustanus (4244), una fiaminica Caesaraugustana (4241), un servus coloniae (2992) e un Genius tutelae horreorum (2991)."

(Dizionario Epigrafico di Antichità Romane - Ettore De Ruggiero - 1886)

Caesaraugusta è l'unica città romana che ha avuto il privilegio di chiamarsi per intero col nome del suo fondatore: Caesar Augustus.
Oggi è possibile scoprire il centro politico e gli edifici pubblici più emblematici della città romana e sperimentare le aree in cui si sono svolte le attività commerciali, economiche, politiche, sociali, culturali e religiose della colonia romana attraverso i:
• Caesaraugusta Forum Museum
• Caesaraugusta River Port Museum
• Caesaraugusta Public Baths Museum
• Caesaraugusta Theatre Museum

Caesaraugusta o Caesar Augusta fu una città romana (oggi Zaragoza, Saragozza in italiano, capoluogo dell'Aragona), fondata come "colonia immune" di Roma nel 14 a.c.​ sembra il 23 dicembre,​ sulla città ibérica intensamente romanizzata di Salduie, città iberica sedetana.​

IL FORO
Nella Colonia Immune i cittadini potevano battere moneta ed erano esenti da imposte. Essa divenne la città più influente nella media valle dell'Ebro, e la sua monetazione si diffuse in tutto l'interno della provincia Tarraconense.

La sua fondazione fece parte della riorganizzazione delle province dell'Ispania da parte di Cesare Augusto dopo la sua vittoria nelle guerre asturiane-cantabriche, prendendo il nome di «Colonia Caesar Augusta». La città sorse in posizione privilegiata sulle rive del fiume Ebro e vicino alla foce di Huerva e Gállego per cui sviluppò un ricco porto fluviale.
Inoltre godette del privilegio di mostrare il nome completo del suo fondatore, che affidò la sua deduzione, come molti altri compiti dell'Impero, al suo amico generale Marco Vipsanio Agrippa. I nuovi cittadini furono assegnati alla tribù aniense.

Alla fondazione della città parteciparono i veterani delle legioni IV Macedonica, VI Victrix e X Gemina, diplomati dopo la dura campagna contro Asturiani e Cantabrici, con la doppia intenzione di ripagarli del lavoro reso ma pure di garantire la difesa del territorio ormai romano.

Nel processo di riorganizzazione dei territori spagnoli vennero create tre province: la Tarraconense, la Bética e la Lusitania, divisi in conventi giuridici, distretti minori con funzioni giudiziarie e amministrative.
1- DECUMANO, 2- CARDO, 3- FORO, 4- PORTO FLUVIALE, 5- TERME PUBBLICHE, 6- TEATRO, 7- MURA
Di questi, quello governato da Caesaraugusta, il Convento giuridico di Cesare, era uno dei più grandi dei sette in cui era divisa la provincia di Tarragona.
Caesaraugusta assunse fin dall'inizio il ruolo di capo regionale, sostituendo la colonia Victrix Ivlia Celsa (nell'attuale Velilla de Ebro).

Il periodo di massima splendore della città nel I e nel II secolo portò molte delle grandi opere pubbliche, come:
- il forum,
- il porto fluviale, che ha reso Caesaraugusta il principale ridistributore di merci in la valle dell'Ebro, i bagni pubblici,
- il teatro
- il primo ponte della città, situato sul sito dell'attuale ponte Piedra e che probabilmente era un'opera di pietra o pietra mista e legno.
- serbatoi, fontane, canali di scolo delle fognature e varie sezioni di tubi di piombo e sanitari.

Caesaraugusta si estendeva per un'area di 44 ettari, di oltre 900 x 500 m attorno ai due assi del decumano massimo (attuali strade Sindaco ed Espoz e Mina e Manifestazione) e il cardo (la strada di Giacomo I) con quattro ingressi principali, la cui posizione venne mutata nel XV secolo, alle due estremità del cardo e del decumano.

AUGUSTO DI PRIMA PORTA A PORTA TOLEDO
Studi recenti ipotizzano che le varie infrastrutture della città: ponte, porto fluviale, forum e mercato, preesistessero alla fondazione romana, anche se  riformate e ampliate, come accadde con il forum, al tempo di Tiberio. 

Il ponte, il porto e le sorgenti termali potrebbero essere parte delle dotazioni della Salduie molto romanizzata degli anni 50-14 a.c. ma comunque fu Tiberio a volere la costruzione del teatro e la ristrutturazione del foro.

Del I sec. a.c. si conservano il mercato, una fogna e tubature di acqua potabile volute dall'Imperatore Augusto e al tempo del suo successore Tiberio risalgono gli splendidi forum urbani, una fogna, vari canali e alcune fondamenta.

Il museo del forum si trova sotto il seminterrato di Plaza de la Seo e l'accesso avviene attraverso un prisma di lastre di onice iraniano offrendo al visitatore uno spaccato della vita quotidiana della città durante il I secolo d.c., poco dopo la sua fondazione.



TARDA ANTICHITA' (284 - 408 d.c.) 

EPIGRAFE POETICA
SEC. IV-V IN ALABASTRO
Salito al potere, Diocleziano (284-305) riformò lo stato romano, continuamente minacciato dalle incursioni barbariche, dividendo le responsabilità del governo tra i tetrarchi, con Hispania, Africa e Italia, in mano a Maximiano. 

 In seguito i contadini vicino alla città si rifugiarono dentro le mura; quelli più lontani dovevano affidarsi alla loro difesa in piccole truppe scavate nelle torri di guardia. I grandi proprietari terrieri potevano disporre del proprio esercito privato, composto da schiavi e servi.

All'interno delle riforme amministrative avviate da Diocleziano, la Citerior Hispania era divisa in tre province: Gallaecia, Tarraconense e Cartaginense, tutte parte della diocesi Hispaniarum, con capitale a Merida. 

Caesaraugusta continuò a far parte della provincia di Tarraconense, governata da un presidio con sede a Tarragona, mentre l'ex convento giurisdizionale di Caesaraugusta scompariva.



LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO (408 - 472 d.c.)

Il comandante della Gran Bretagna, Costantino, nel 407 si ribellò all'imperatore d'Occidente, Flavio Honorio. Stabilì la sua capitale ad Arles, in Gallia, e inviò suo figlio, Cesare Constante, e il suo generale Geroncio a conquistare la Lusitania, ancora fedele ad Onorio.

Al suo ritorno, Costante passò attraverso Caesaraugusta, lasciando lì sua moglie, Geroncio e la maggior parte del suo esercito. Geroncio decise di ribellarsi contro Costantino e Costante, concordando con Alani, Suevi e Vandali la distribuzione della Penisola e la morte di Costante, cosa che avvenne.

Onorio reagì nel 411, sconfiggendo Costantino e Geroncio, ma riuscì solo a riconquistare il Taraconense, lasciando il resto dell'Ispania nelle mani delle tribù germaniche. Per giunta nel 405-406 d.c. il Reno si ghiacciò per cui le popolazioni germaniche lo traversarono a piedi saccheggiando e conquistando le terre della Gallia. Nell'autunno del 409 entrarono in Hispania.

L'archeologia mostra che durante il V secolo i luoghi pubblici della città furono abbandonati. Il forum fu abbandonato e le sedie del teatro furono riutilizzate nella costruzione di case. Queste case sono state spesso costruite proprio in questi spazi pubblici abbandonati, in quanto già in parte edificati.

Nel 472 la città fu definitivamente conquistata da un esercito visigoto guidato da Gauterico, per conto del re Eurico. Solo quattro anni dopo, nel 476, Odoacro, capo degli Heruli, depose l'ultimo imperatore romano d'Occidente, che di solito è considerato la fine dell'Impero romano d'Occidente e l'inizio del Medioevo.  
LE MURA

LE MURA

Le mura di Caesar Augusta, nella provincia dell'Hispania Citerior, vennero edificate tra il I e il III secolo a partire dalla volontà di Tiberio per una lunghezza di 3 km e con 120 torri difensive. Se ne conservano due sezioni: la più lunga, di circa 80 metri, nell'angolo nord-ovest, vicino al Torrione di La Zuda, tra il Mercato Centrale e la chiesa di San Juan de los Panetes, e un'altra sul lato nord-est, di due cubi, attualmente parte del Convento del Santo Sepolcro  (Paseo de Echegaray y Caballeros).

Le mura avevano un'altezza di circa dieci metri e una larghezza di quattro. A intervalli tra i quattordici e i sedici metri si trovavano torri di un diametro tra gli 8 e i 13 metri. Le mura romane furono utilizzate anche da visigoti e musulmani.

Studi recenti indicano che le mura ancora in piedi vennero edificate nella II metà del III secolo d.c. con una tecnica costruttiva uniforme: un corpo interno di cemento romano rivestito di conci da 7 m di spessore ad eccezione della sezione orientale, di 6 m di spessore.

I resti di opus caementicium attaccati dietro e nella fondazione delle mura risalgono invece al primo secolo, immediatamente dopo la fondazione della città. Nel III secolo, furono costruiti tre metri di spessore ulteriore. Il Muro è sotto la protezione del Decreto del 22 aprile 1949 e della Legge 16/1985 sul patrimonio storico spagnolo.

Fino alla fine del XX secolo, si riteneva che i confini della città del I secolo fossero quelli delle mura superstiti, ma all'inizio del XXI secolo ci si accorse dei resti del I e II secolo al di fuori delle mura conservate (Plaza de la Magdalena, strade di Antonio Agustín, Rebolería, Añón o di Valenzuela per esempio).

L'estensione iniziale della città occuperebbe l'est attuale distretto di Magdalena e Tenerías fino al corso della Huerva, e al sud una striscia di terra che raggiungerebbe le strade Cinco de Marzo e San Miguel, parallele al Coso Alto. Nella II metà del II secolo ci sono abbandoni di case situate in questa zona, che ha portato alla costruzione del muro a sud e ad est, causando il trasferimento della popolazione di questa zona verso l'interno delle mura. 

Probabilmente il limite occidentale e settentrionale sarebbero rimasti stabili dalla fondazione della città, anche con un muro di opus caementicium che proteggeva l'area più incustodita, mentre ad est il muro non era necessario per la protezione naturale del corso di Huerva, che segnerebbe il limite orientale. Nel III secolo il perimetro venne costruito o ricostruito con un muro di conci, di cui si conservano abbondanti resti.



LE PORTE

Porta Toledo 
- Si apriva all'estremità occidentale del decúmano, tra le attuali mura di San Giovanni dei Panetes e il Mercato Centrale. Era fiancheggiata da due torri merlate da cubi di mura e permase fino al 1848 quando fu demolita. 

Le sue basi rimangono ancora, scoperte verso la fine del XX secolo. 
Un monumento di Martín Trenor e la statua di Augusto di Prima Porta in bronzo, donata da Mussolini nel 1940, su un piedistallo in pietra nera a Calatorao, commemorano dal 1989 il luogo in cui si trovava.

Porta di Valencia
- Si apriva all'estremità orientale del decúmano, nel mezzo dell'attuale Basso Corso. 
È stata trovata un'iscrizione della "Porta romana" su un pilastro, che la citava.

Porta Nord, o Porta dell'angelo
- si apriva all'estremità nord del cardo, e conduceva al Ponte di Pietra. 
Fu conservato fino ai siti di Saragozza, all'inizio del IXX secolo, e può essere visto integro nel 1647 nella vista di Saragozza di Juan Bautista Martínez del Mazo.

Porta Cinegia
- si apriva all'estremità sud del cardo. 
Il suo nome deriva dal quartiere arabo di Sinhaya e la sua posizione è incerta, in quanto potrebbe trovarsi da qualche parte tra il teatro principale e Plaza España a Saragozza.

RICOSTRUZIONE DEL FORO (by https://www.vortice3d.com/)

IL FORO

Il forum della fase agostiniana o saluitana (che si trova nell'attuale Plaza de la Seo e nel museo del porto fluviale) aveva un carattere mercantile per il trasporto di merci da e verso Tortosa attraverso l'Ebro, e molto probabilmente era in funzione prima della fondazione romana. 

Il forum si trovava alla fine del porto fluviale, essendo questo il perno dell'economia cittadina, nonchè centro della vita sociale, religiosa, civile, politica ed economica di Caesaraugusta. 

Esso venne dunque ordinato da Augusto, o almeno ingrandito e rimodernato, e ampliato ancor di più da Tiberio, come solo i romani, con i loro straordinari ingegneri, sapevano fare.

Come tutti i Fori romani sorgeva su un ampio spazio aperto, un grande rettangolo di oltre 50 metri sul lato occidentale, dove erano alloggiati negozi costruiti in muratura e forniti di un seminterrato come magazzino.

Di queste si conservano a tutt'oggi sette taberne ancora visitabili sul lato est del foro, erette in opus vittatum e dipinte nel III stile iniziale. 

Il Forum era pavimentato con grandi lastre e circondato da uno o più portici, attorno ai quali erano situati gli edifici più importanti: - la Curia, 
- la Basilica 
- un Tempio imperiale con peristilio a doppia colonna, pavimentato con lastre di pietra calcarea e costruito con misti di opus vittatum, opus africanum e opus caementicium.

In esso sono riemerse le tracce della costruzione della curia e dei piedistalli di supporto di un programma iconografico scultoreo dedicato ad Augusto, alla sua famiglia e ai suoi successori. 

Vicino alla fogna massima che corre sotto il forum c'era una statua di un ragazzo del tempo di Nerone o Domiziano, che poteva rappresentare un atleta. 
A nord del Foro c'era una zona di deposito di cereali a cui si accedeva dal porto fluviale per mezzo di una scala monumentale con una porta a triplo passaggio. 

I resti di questa scala sono visibili nel Caesaragusta River Port Museum (come si vede in foto).
Infine, negli scavi del Palazzo del Pardo, attuale sede del Museo Camón Aznar, alla fine del XX secolo furono trovati resti di un muro che avrebbe fatto parte di un tempio o di una basilica e forse l'edificio più rilevante, centro di culto cittadino.

RESTI DELL'ACCESSO DEL PORTO FLUVIALE AL FORO

IL PORTO FLUVIALE

Nel Museo del porto fluviale di Caesaraugusta, in Piazza San Bruno 8, viene illustrato il vecchio porto della città romana di Caesaraugusta, l'attuale Saragozza, in Spagna.
In epoca romana, il fiume Ebro era navigabile e il porto di Caesaraugusta era considerato il terzo più importante in Hispania, dopo Logroño e Dertosa. 
Il porto fu costruito nel I secolo d.c. e fu abbandonato nella metà del VI secolo d.c. Alla fine del I o all'inizio del II secolo, le strutture furono completate con la costruzione di un mercato ad est dell'edificio di accesso. 
Gli edifici portuali si estendevano lungo la riva destra dell'Ebro sfruttando la maggiore calma delle sue acque in questa parte e si trovavano nell'angolo nord-est del foro con il quale si collegavano per mezzo di scale. Il commercio nel porto è stato molto attivo, distribuendo sia merci dall'interno (grano, legno o ferro) che dalla costa (ceramica, pesce salato, vino, ecc.).

IL TEATRO

IL TEATRO

La sua costruzione iniziò alla fine del governo tiberiano e fu completata ai tempi di Claudio intorno al 50 d.c., ma già progettato dalla pianificazione coloniale di Cesare Augusto. La romanizzazione delle colonie si basava molto sull'aspetto scenico e godibile degli edifici romani che fornivano alla popolazione non solo i lussi ma anche i piaceri destinati a tutto il popolo, come gli spettacoli di teatro e le terme.

Costruito nella prima metà del I secolo d.c. sotto i regni di Tiberio e Claudio, aveva una capacità di circa seimila spettatori e seguì il modello del teatro Marcello di Roma. Fu in uso fino al III secolo quando i suoi materiali furono purtroppo riutilizzati per costruire muri e altri edifici. 

La sua estensione di 7.000 metri quadrati, con 106 metri di diametro, lo rende uno dei più grandi dell'Hispania romana potendo ospitare circa 6.000 spettatori, in una città dove vivevano solo circa 18.000 abitanti.

Il teatro si ispirò al modello del Teatro Marcello di Roma, utilizzando una struttura in cemento per innalzare la tribuna che, sulla sua facciata esterna di tre piani e alta ventidue metri, era coperta con lastre di marmo o conci di opus quadratum che offrivano una decorazione monumentale.

RICOSTRUZIONE
A differenza dei teatri di ispirazione greca che utilizzavano terreni irregolari, l'edificio fu costruito infatti su un terreno pianeggiante con opus caementicium, con una struttura ad anello concentrico e pareti radiali tra loro disposte a formare una cavea o gradinate coperte da lastre di marmo, proprio come l'orchestra. 

La facciata era decorata con conci di opus quadratum, con un'altezza esterna di tre piani per ventidue metri ed aveva un accesso indipendente dalla porta centrale della facciata che traversava il teatro per uso delle autorità, accedendo direttamente ai posti riservati nel semicerchio orchestrale. 

Il suo declino iniziò nel terzo secolo, quando furono usate le pietre per ricreare altri edifici, lasciando solo il calcestruzzo romano che rimane ancora oggi. Successivamente venne coperto da altri edifici fino agli anni settanta del XX secolo, quando gli scavi lo hanno riportato alla luce e lo hanno dotato di un museo per la conservazione dei reperti archeologici.

Attraverso alcune passerelle i visitatori possono vedere i resti delle gradinate e il palco che sono stati protetti da un enorme tetto in policarbonato traslucido, come si può vedere in foto.. 

Nel 1973, i sondaggi archeologici furono portati alla luce e ora possono essere visitati nell'ambito del Museo del Teatro Caesaraugusta. L'8 ottobre 2001 è stato dichiarato di interesse culturale nella categoria dei monumenti.

PONTE DI PIETRA

PONTE DI PIETRA

L'esistenza di un ponte sul fiume Ebro situato nella posizione dell'attuale ponte di pietra (probabilmente già esistente nell'era Salduie) è documentata dalla scoperta di tubi di piombo che sostenevano il ponte e che portavano acqua potabile dal fiume vicino Gállego in città. 

Non è chiaro se si trattasse di pietra o legno in epoca romana, ma sappiamo che i romani amavano costruire per l'eternità e pertanto prediligevano la pietra, per il prestigio della capitale Caesaraugustana ma pure per la sua funzione di acquedotto il cui tubo pesante richiedeva il sostegno di un ponte di pietra .



IL SISTEMA FOGNARIO
Caesaragusta aveva un'intera rete fognaria, con fognature e tubature e un approvvigionamento di acqua potabile garantito dagli acquedotti che raccoglievano acqua in grandi cisterne di raccolta e i cui resti archeologici sono stati essenzialmente scavati dall'ultimo decennio del XX secolo. 
MONETA SOTTO CALIGOLA., AL DRITTO
IL GENERALE AGRIPPA, AL ROVESCIO RITUALE
DELLA FONDAZIONE DELLA COLONIA
L'intera riva del fiume Ebro era minacciata continuamente dalle inondazioni a un livello pari a quello attualmente raggiunto in Plaza del Pilar. Nel quartiere delle Tenerías, ad esempio, c'era uno scarico per le inondazioni periodiche dell'Ebro costituito da un campo di anfore raggruppate e collocate all'inverso. 
La portata di queste opere ha risolto il rischio di inondazioni dell'Ebro, e Saragozza ne ha beneficiato fino ad oggi. Abbondanti radure furono praticate intorno alla città per creare i terreni agricoli che avrebbero rifornito la colonia.
La rete fognaria si estendeva sotto il forum, e perpendicolare all'Ebro, di 2,82 m di altezza e 2 m di larghezza, costruita in opus caementicium con rivestimento in opus incertum. Altri sistemi di drenaggio in città avevano dimensioni notevoli, senza raggiungere quelli della fognatura principale. Quindi, c'è una sezione su Espoz y Mina Street, lavorata su opus vittatum, alta 1,2 m e larga 0,6. 

MOSAICO DELLA VILLA RUSTICA DI ESTADA -V sec.

I TEMPLI

Alla fine degli anni '80, nel corso della ristrutturazione di Plaza del Pilar, apparvero la fondazione e la parte del podio di un tempio capitolino, situato dove si trova oggi il parcheggio sotterraneo della piazza, abbastanza lontano dall'unico forum noto, che, insieme a un orientamento dell'asse EO (entrata da est), suggerirebbe l'esistenza di due forum collegati.
Oltre a questa scoperta, l'aspetto dei templi può essere documentato attraverso le monete emesse a Saragozza. 
In un secondo dell'anno 28 è rappresentato un tempio di tipo esadecimale, a cui si accedeva attraverso tre livelli, con colonne di tipo attico e un semplice frontone decorato geometricamente con triangoli inscritti che era dedicato ai preti agostiniani. 
Più tardi, in un asso dell'anno 33, appare un altro tempio tetrastile con colonne corinzie con scanalature.

MOSAICO DI EROS E PAN CAESARAUGUSTA II - III SEC.

LE TERME

Nella fase finale Julio-Claudia, che comprende i governi di Caligola, Claudio e Nerone, furono eseguiti ulteriori lavori pubblici, costruendo spazi paesaggistici e altre importanti infrastrutture, come le sorgenti termali pubbliche che sono apparse sulle strade di San Juan e San Pedro, che ora sono state convertite in uno spazio museale.

Da queste sorgenti termali pubbliche, una piscina o una piscina circondata da colonne è conservata in buone condizioni, seguendo esempi di rappresentazione romana. Le terme erano disposte in un asse consecutivo, seguendo la sequenza natatio, frigidaria, tepidaria e caldaria. 

Pavimenti e pareti erano decorati internamente con lastre di marmo, alle quali si aggiungevano ornamenti floreali della tradizione Julio-Claudia. C'erano diverse sorgenti termali pubbliche ma pure quelle private nelle case private. Tra i primi ci sono quelli trovati nella piazza delle cattedrali, dai tempi di Nerone o Vespasiano.
Numerosi esempi di domus di ricchi cittadini della città avevano sorgenti termali private, sebbene siano apparsi anche altri stabilimenti termali di natura pubblica, come quelli in Plaza de Santa Marta, che conservavano resti di ghirlande e dipinti floreali.


LA PRODUZIONE

Caesaraugusta è già una città dotata di un perimetro agricolo o agricolo di grande importanza, irrigata dai quattro fiumi che convergono nelle sue vicinanze (Jalón, Huerva, Gállego ed Ebro); di necropoli situata ai margini delle strade di accesso alla città e una serie di officine industriali tra cui spiccano i vasai.

La strada occidentale o della porta di Toledo, aveva generato ai suoi margini un quartiere di officine di vasai, poiché le industrie della città dovevano insediarsi fuori dal recinto urbano per generare contaminazione e rifiuti.

Nella II metà del I secolo d.c. aumentano le produzioni ceramiche come si osserva nelle varie case scavate a Saragozza. La ceramica compare nei corredi di uso quotidiano proveniente soprattutto
dai laboratori di ceramica di Saragozza, situati in via Predicatori, dalla I del I secolo d.c..

TRICLINIO DELLA DOMUS DELLA CALLE DI ANON

LE DOMUS

Nel II secolo vi fu una notevole crescita dell'economia delle ville rustiche, addette alla produzione agraria. Cosa che del resto avviene anche sul suolo italico.

La seconda casa, o casa di campagna diventa oltre che luogo di villeggiatura, attività agricola remunerativa dove lavorano gli schiavi.

PITTURA MURALE VIA S. AGOSTINO 5-7 MUSA ADRIANEA (117-138)
Un esempio di ciò si trova tra le strade di Alfonso V e Rebolería è una villa, risalente al I secolo, incentrata su un impluvium porticato dotato di una statua centrale di un Fauno ubriaco che giace su una pelle da cui scorre liquido, che ha un parallelo nelle statue di ninfe che giacciono nella città di Virunum. 

Tuttavia, i sondaggi archeologici non hanno documentato finora la presenza di insule o blocchi abitativi. 

Verso la fine del II secolo, compaiono mosaici policromi e decorativi, come quello della grande domus di San Juan de los Panetes dedicata a Orfeo (forse del III secolo), domus di grandi proporzioni il cui soggiorno era di 47 mq. 

Altri mosaici di grande bellezza sono quello di Eros e Pan, quello di Eros e Psiche e quello del Trionfo di Bacco che apparve accanto a un importante gruppo scultoreo, il Gruppo Ena, dove due ninfe suonavano musica, che riflettono un gusto squisito, un delicato cesellato e un sapore filo-ellenistico introdotto nell'Impero sotto gli Antonini.

Il mosaico, anch'esso del III secolo, è conservato nel museo Marés di Barcellona. Altri sette mosaici sono stati rinvenuti tra le strade di Coso Alto e Alfonso I.

Sempre alla fine del XX secolo, in via San Agustín furono trovati 5-7 resti di una domus provvista di dipinti murali policromi che includevano rappresentazioni delle muse. 

È uno stile risalente al tempo di Adriano (117-138) nuovo a Caesaraugusta e caratterizzato da una gamma di toni caldi e rappresentazione figurativa. 

Aumenta col tempo l'ornamento pittorico delle pareti delle case. Accanto a queste complesse decorazioni, continuano ad apparire modelli più semplici, che decorano le pareti con imitazioni di marmo e dureranno fino al IV secolo.

IL TEATRO

LE NECROPOLI

La necropoli della città era stata situata al di fuori delle mura, ai lati del grande accesso e delle strade di uscita della città. Nel terzo secolo, sono già documentate almeno tre importanti necropoli, una su ogni strada corrispondente alle uscite est o Toledo (quartiere di San Pablo, strade di San Blas e Dosset), ad ovest (necropoli di Las Fuentes, via Nuestra Señora del Pueyo) e nord (vicino all'Ebro, al Paseo de Echegaray e al Caballero).

A metà del IV secolo, un cimitero cristiano, una religione che a Saragozza risale alla metà del III secolo, emerge intorno a uno spazio di culto nella cappella delle Sante Messe, come testimonia una lettera del vescovo Cipriano, capo della Chiesa Cristiana a Cartagine.



MAGNO - MAGNUS (Usurpatori)

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ALESSANDRO SEVERO

Nome: Magnus
Nascita: ?
Morte: ?
Regno: 235


L'UCCISIONE DI ALESSANDRO SEVERO

Secondo la versione di Erodiano, la rivolta dei soldati che portò alla morte di Alessandro Severo fu dovuta principalmente al fatto che molti dei soldati di origine pannonica e mesica, assai devoti a Massimino, ritenevano che Alessandro dipendesse troppo dal potere della madre e si stesse comportando con codardia nel condurre la guerra contro gli Alemanni. Pertanto, stabilirono di uccidere Alessandro e di elevare alla porpora imperiale Massimino, che inizialmente rifiutò ma poi decise di accettare a patto che l'acclamazione fosse seguita dall'immediata uccisione di Alessandro, prima che questi avesse il tempo di organizzare le legioni poste sotto il suo diretto comando.

Alessandro, abbandonato dai suoi, fu assassinato nella propria tenda, assieme alla madre Giulia Mamea, da un tribuno e da alcuni centurioni mandati a ucciderlo da Massimino (fine di febbraio/inizi di marzo 235. Secondo invece la versione di Zosimo, la morte di Alessandro avvenne a Roma:
«Quando Alessandro venne a sapere della rivolta, mentre si trovava nelle province del Reno, tornò rapidamente a Roma, promise ai soldati ed allo stesso Massimiano il perdono, nel caso rinunciassero all'impresa. E poiché non fu in grado di convincerli, abbandonò ogni speranza e si uccise. Anche la madre, Mamea, giunta dal pretorio con i due prefetti per porre fine alla rivolta, si uccise insieme a loro.»

(Zosimo, Storia nuova, I, 13.2.)

MASSIMINO IL TRACE

MASSIMINO IL TRACE

Dunque Massimino uccise Alessandro e fu il primo barbaro a diventare imperatore romano, grazie al solo consenso delle legioni, essendo nato senza la cittadinanza romana, e senza essere neppure senatore. Fu anche il primo imperatore a non aver mai messo piede a Roma, in quanto trascorse i suoi tre anni di regno impegnato in vittoriose campagne militari.
«Era in grado di trascinare un carro a quattro ruote a forza di braccia, muovere da solo un carro carico di gente, buttar giù i denti di un cavallo con un pugno, spezzargli i garretti con un suo calcio, frantumare pietre di tufo, spaccare alcune piante in due, tanto da essere chiamato da alcuni Milone di Crotone, da altri Ercole da altri ancora il gigante Anteo

(Historia Augusta - I due Massimini, 6.9.)



MAGNO L'USURPATORE

Magno (latino: Magnus; ... – 235) è stato un presupposto usurpatore contro l'imperatore romano Massimino Trace, presupposto in quanto non risulta che abbia mai indossato la porpora, anche se venne acclamato come tale dai membri del senato romano.
Di lui abbiamo poche notizie, non conosciamo neppure per intero il suo nome, sappiamo che era un Senatore di rango consolare, e che dopo la morte dell'imperatore Alessandro Severo condivise e fomentò col resto del Senato romano lo scontento per l'elezione di Massimino Trace che era un plebeo ed era pure un barbaro.

Magnus di mise d'accordo con un gruppo di ufficiali, soprattutto equites, e senatori, ideando un colpo di stato, per deporre Massimino e porre se stesso sul trono. L'idea era di far distruggere a un nutrito gruppo di soldati e genieri il ponte sul Reno attraverso cui sarebbe passato l'imperatore in occasione della sua campagna contro i Germani. 
Ciò avrebbe bloccato Massimino in territorio teutonico che era molto ostile e difficile da combattere in quanto sfuggiva alla guerra aperta e tendeva agguati nella selva, operando una guerriglia che dissanguava le legioni.
In questo modo Massimino sarebbe stato costretto a costruire barche o zattere per passare il fiume, il che avrebbe richiesto diverso tempo, e i romani avrebbero avvertito i nemici Germani ponendo l'imperatore nelle loro mani.
Sembra tuttavia che un cavaliere, che era stato coinvolto nel complotto, non fosse affatto d'accordo sul tradimento per cui fece avvertire il senato. Magno, con i suoi compagni senatori e con gli ufficiali loro complici, venne incarcerato, processato e giustiziato.
Alcuni riferiscono che all'epoca Magno fosse già stato investito della porpora mentre Massimino il Trace era a combattere nella campagna contro i Germani, ma non ci sono prove dell'usurpazione. Si pensa sia rimasto solo un infelice tentativo.



BIBLIO

- André Chastagnol - Histoire Auguste - R. Laffont - Paris - 1994 -
- M. Silvestrini - Il potere imperiale da Severo Alessandro ad Aureliano - Einaudi - Torino - 1993 -
- Maximinus Thrax - De Imperatoribus Romanis -
- K. Hoeber - Caius Julius Verus Maximinus Thrax - The Catholic Encyclopedia, Vol. 10 - Robert Appleton Company - New York - 1911 -
- Karlheinz Dietz - Senatus contra principem - C. H. Beck ed. - Monaco - 1980 -

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