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BAIA SOMMERSA ( Campania )

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RICOSTRUZIONE DELLE TERME DI PUNTA DELL'EPITAFFIO

PORTUS IULIUS 

Nessun alto luogo al mondo è più splendente del golfo di Baia...".
Orazio: "

Il Portus Iulius oggi costituisce un sito archeologico di straordinario interesse scoperto nel 1956 dal comandante Raimondo Bucher. Sono ancora visibili i resti dell'antica città romana di Baia, sprofondata in mare a causa del bradisismo.

Siamo in una delle più importanti zone di immersione della intera area flegrea. Zona e non punto di immersione vista la grande estensione dei resti monumentali giacenti sott'acqua.

Qui sono visibili splendidi mosaici, pavimenti ancora integri, basamenti di mura di splendide ville, file di colonne, pareti, decori, vasche e statue.

La costruzione del Portus Iulius, intestato alla gloriosa gens Iulia, fu voluta nella zona tra l’Averno e il Lucrino dal collaboratore di Ottaviano M. Vipsiano Agrippa, nel 37 a.c., nella preparazione dello scontro navale e campale contro Sesto Pompeo che aveva in assoluto il dominio dei mari.

I lavori della realizzazione e le relative infrastrutture furono affidati all’architetto Cocceio.
Da questa battaglia doveva uscire un solo vincitore che avrebbe cambiato i destini del mondo.

Il porto funzionò dal 37 a.c. fino al IV sec, un suburbio portuale della città romana di Puteoli (Pozzuoli), realizzato sulla costa napoletana presso il lago di Lucrino. Un complesso portuale enorme e attrezzatissimo esteso fino al lago d'Averno.


Risparmiato dalle distruzioni cristiane e rinascimentali dell'eruzione del Monte Nuovo, vulcano che nel 1538 gli si è formato a ridosso verso settentrione, attualmente gli impianti risultano sommersi per effetto del bradisismo flegreo.


Nell’antichità il porto era difeso da una stretta e lunga diga, giacente sulla spiaggia, che partiva dalla Punta dell’Epitaffio e si congiungeva alla punta Caruso, sulla quale passava la Via Herculanea.

Nella diga si apriva un canale che permetteva l’entrata delle navi nel bacino del Lucrino e da qui, con un’altro canale scavato nella roccia, nel lago d’Averno.
Però la vita militare di questo porto fu breve, a causa dell’insabbiamento, poiché già nel 12 a.c., la flotta militare fu spostata nel vicino bacino naturale di Miseno e il porto venne riconvertito a scopo civile.

La zona, dopo la parentesi militare, ritornò ad essere un luogo sacro delle divinità infernali, dato la sacralità dei luoghi comunicanti col sottosuolo rovente e alle cure termali, perchè i romani amavano sempre unire la sacralità al business e al confort, nonché un luogo ricco di lussuose residenze.

Le infrastrutture portuali, nei secoli successivi sono legate al destino del bradisismo.

Cassiodoro ci informa, che alla fine del V secolo, la diga del porto fu distrutta dagli agenti marini, per poi scomparire totalmente nei secoli successivi con tutte le strutture antiche, tanto che il Lucrino si unificò con il mare.
Nel X sec. i Campi Flegrei subirono la massima sommersione, attestata a Pozzuoli dal Serapeo dove le parti delle colonne sommerse dal mare ma non sepolte da detriti vennero attaccate dai litodomi fino a 6,30 m. 
Nel XI sec. il movimento bradisismico si invertì con una progressiva emersione dell'area flegrea.
Nel XV sec. Pozzuoli subì altri terremoti che la rasero al suolo.
Nel XVI sec. il bradisisma ascendente diventava visibile si che due editti regi assegnarono al demanio di Pozzuoli le terre emerse.

Dopo il 1511 si ebbero nuovi terremoti finchè nel 1538 si scatenarono ininterrotti giorno e notte.

Del Portus Iulius si iniziò a riparlarne alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, grazie alla fotografia aerea e alle prime foto effettuate dal pilota, nonché subacqueo, R. BUCHER, le quali mettevano in risalto la topografia del grande complesso portuale che si estende su una superficie di circa dieci ettari.
La fotografia aerea ha avuto il merito di sensibilizzare studiosi e Soprintendenza, quest'ultima, in seguito alle immagini aeree, ha emesso i primi provvedimenti di tutela avviando alcune campagne subacquee finalizzate sia al rilievo diretto sia allo studio del grande complesso portuale.

Il rilievo e lo studio diretto delle strutture, per il momento, ha interessato solo la parte Est del complesso e più precisamente la parte antistante il “Lido Augusto” che consistono in edifici adibiti a magazzini con muratura in opera reticolata che si elevano da pochi centimetri fino ad un metro circa, con affaccio su una corte centrale; casa padronale con peristilio di colonne in laterizi, posta nel lato Ovest dei magazzini.

La stragrande maggioranza del complesso, purtroppo, non è stato ancora oggetto di rilievo, tutte le elaborazioni grafiche sono state ricavate da foto-interpretazioni. La scarsezza dei mezzi finanziari della Soprintendenza, il limitato numero di archeologi subacquei, il disinteresse delle autorità locali, non ha permesso fino ad oggi la continuazione dei rilievi diretti.

Certo, il lavoro è enorme, ma la competenza e le capacità dei nuovi archeologi subacquei, riuscirà a dare quella spinta necessaria e a trovare quelle risorse che permetteranno di completare, in pochi anni, lo studio diretto e il lavoro grafico-topografico del Portus Julius.

Oggi è possibile vedere ad una profondità che va da 3 m a 5 m i resti della struttura portuale, di cui si conservano bene il molo d’ingresso presso Secca Caruso e numerosi Magazzini (horrea). Si incontrano alzati di mura in opera reticolata, molto ben conservati, impianti idraulici e numerosi pavimenti a mosaico di ville costruite dopo l’inabbissamento del porto a causa del bradisismo.

Materiale tratto in parte da www.ulixes.it

 


COMMENTO

Riteniamo che Baia sia un monumento unico al mondo, non solo per le bellezze ma come documento storico dell'impero di Roma e della sua architettura. Non riusciamo però a comprendere come si possa lasciare sommersa tanta parte di un patrimonio così prezioso che dovrebbe essere a nostro avviso recuperato quanto più è possibile, riportandolo sulla terra ferma e ricostruendolo magari in parte per far visitare a chi non è sommozzatore un così alto tesoro artistico. Purtroppo in italia i beni archeologici non hanno la valutazione che meritano, qualcuno dice dipenda dal fatto che abbiamo troppe cose, ma l'archeologia non è mai troppa è solo curata o abbandonata a se stessa, tenendo conto in oltre che essa offre anche sviluppi economici di ritorno con il turismo.

Una parziale ricostruzione di Baia sommersa sulla terra ferma che preveda una parte moderna insieme all'antica per evidenziare la villa romana, richiamerebbe turismo da ogni parte del mondo perchè è cosa totalmente inedita.


 


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