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TESORO DI CALVATONE (Lombardia)

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LA VITTORIA DI CAVATONE

A CALVATONE (CREMONA) TORNA ALLA LUCE UN TESORO DI MONETE ROMANE

CREMONA, 8 ottobre 20018

Gli archeologi dell’Università degli Studi di Milano, guidati dalla professoressa Maria Teresa Grassi del Dipartimento di Beni culturali e ambientali, hanno scoperto, sul sito romano di Bedriacum – nei pressi di Calvatone (Cremona) – un ripostiglio in cui erano nascoste 140 monete databili all’età di Gallieno, imperatore tra il 253 e il 268 d.c. La scoperta, nell’ambito della campagna di scavi 2018, ha fornito anche importanti informazioni sulla storia e il declino dell’antico insediamento.


TESORO NASCOSTO   
Le circa 140 monete che compongono il “tesoro” erano state nascoste sul fondo di un vaso in ceramica, e mai più recuperate dal suo proprietario, in un momento di gravissima crisi, politica e militare, dell’Impero Romano. Il tesoro, dall’alto valore storico e archeologico, consiste, in particolare, in un gruzzolo di “antoniniani”, moneta introdotta dall’imperatore Caracalla, all’inizio del III sec. d.c., del valore di un doppio denario, ufficialmente moneta d’argento, ma spesso soltanto rivestita del metallo prezioso.

Le monete sono attualmente in corso di restauro, a cura dell’Università degli Studi di Milano, presso un laboratorio specializzato, secondo le indicazioni della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova.


TESTIMONIANZA DELLA CRISI 
Non meno significative le informazioni che gli archeologi della Statale sono riusciti a recuperare riguardo al luogo del ritrovamento. Le monete, infatti, sono state rinvenute in un quartiere residenziale di Bedriacum, mai indagato prima d’ora, in cui sono state scoperte le tracce di alcuni edifici in forte stato di degrado.

Secondo gli archeologi, la posizione in cui è stato trovato il ripostiglio, al cui interno si trovava il “tesoro”, indica chiaramente che, all’epoca del suo seppellimento, alla metà del III sec. d.c., questo settore dell’antico vicus romano era già caduto in rovina, era stato abbandonato e aveva già subito consistenti spoliazioni. Un dato storico assolutamente nuovo, sottolineano gli archeologi, dal momento che finora si era ipotizzato che la crisi dell’abitato romano e il suo abbandono fossero avvenuti soltanto nel IV-V sec. d.c.

Altri ripostigli furono trovati a Calvatone, nel 1911 e nel 1942, databili tra II e I sec. a.c., ma andarono quasi completamente dispersi. Non si sa con precisione da dove provengano né da quante monete erano composti. Sono quindi muti per la storia di Bedriacum, al contrario del ripostiglio Calvatone 2018, che ne ha svelato un aspetto finora totalmente sconosciuto.

La campagna di scavi 2018 della Statale è realizzata grazie ai finanziamenti, oltre che della stessa Università, del Comune di Calvatone e di Regione Lombardia. Sul sito archeologico di Bedriacum, conosciuto per le battaglie combattute nel 69 d.c. per la conquista del potere imperiale in seguito alla morte di Nerone, l’Università degli Studi di Milano opera nel sito archeologico dal 1986.

LA VITTORIA DI CAVATONE
LA VITTORIA DI CAVATONE

1836-2016: dalla clamorosa scoperta archeologica alla clamorosa riscoperta al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.

Nel 1836 nel campo della famiglia Alovisi di Piadena, località Costa di Sant'Andrea, nei pressi di Calvatone, emerge una testa femminile in bronzo dorato. Attraverso gli scavi vengono poi alla luce altri reperti significativi, tra cui monete, bronzetti, vetri, ceramiche, frammenti di statue di marmo e di bronzo, presto dispersi tra collezioni museali e private.

Un giorno del 1986, la Soprintendenza Archeologia della Lombardia, nel cosiddetto Campo del Generale, scoprirà un quartiere a carattere artigianale, con abitazioni e botteghe, traversato da una larga strada e, nel 1991, una domus oltre il Dugale Delmona e nel 1998, più a ovest, una necropoli tardo-romana, con 14 tombe ad inumazione, prive di corredo.

Per interessamento del Luigi Alovisi, avviene il recupero del corpo, vestito di un leggero chitone coperto nella parte superiore da una pelle di pantera, ma privo del braccio e della gamba sinistra, che poggia i piedi su un globo dove è inciso: VICTORIAE AVG. / ANTONINI ET VERI / M. SATRIUS MAIOR quindi una Vittoria dedicata agli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero (161-169 d.c.)
LEONE FITTILE ACCOVACCIATO - BEDRIACUM
Nel 1841 la statua viene ceduta al regno di Prussia per essere esposta all'Antikenmuseum di Berlino, dove viene restaurata e integrata nelle parti mancanti (braccio sinistro che regge un ramo di palma e piede e gamba sinistra). La statua romana viene esposta sulla scalinata d'ingresso del museo, dove resta visibile al pubblico fino alla II guerra mondiale.

In occasione della "Mostra Augustea della Romanità" del 1937, nelle celebrazioni del bimillenario della nascita di Augusto, Berlino invia a Roma una copia in gesso della "Vittoria di Calvatone", oggi esposta al Museo della Civiltà Romana all'EUR. Nel 1937 viene realizzata una seconda copia della statua, in bronzo, acquistata da Cremona in occasione delle celebrazioni per il bicentenario stradivariano, oggi nel museo archeologico della città. Alla fine della II guerra mondiale, all'ingresso dell'Armata Rossa a Berlino, la "Vittoria di Calvatone" scompare.

Calvatone stessa si è voluta dotare di due copie della celebre statua, l'una esposta nel Palazzo del Municipio e l'altra collocata sul Monumento ai Caduti. Ezio Alovisi, pronipote di Luigi Alovisi da Piadena primo proprietario della statua, mette a disposizione la documentazione di famiglia per una mostra presso i Musei Civici di Cremona dal titolo "1937. La Vittoria Alata e le Celebrazioni Stradivariane", che prevede l'esposizione al pubblico della copia cremonese della "Vittoria di Calvatone".

I tre frammenti bronzei della statua romana vengono trasferiti al Museo Civico di Brescia, per un'esposizione pubblica all'Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano. Nel 1837, la statua viene analizzata e ricomposta dallo scultore Bartolomeo Conterio. Restituita al Museo Civico di Brescia, la "Vittoria di Calvatone" rimane in deposito fino al 1841, ceduta da Luigi Alovisi al Re di Prussia Federico Guglielmo IV per essere esposta all'Antikenmuseum di Berlino, per una somma di 12.000 lire austriache e il rilascio di un titolo nobiliare.

Tre disegni ottocenteschi ritraggono la "Vittoria di Calvatone": il disegno a matita inviato all'Istituto di Corrispondenza Archeologica poco dopo la scoperta (1838), l'acquarello di Gerolamo Ioli (1842) e il disegno a china di Carlo Alghisi (1879). Tutti i disegni privilegiano il lato destro, più completo, e mostrano una Vittoria priva di ali.


Presso l'officina dei gessi dei Musei di Berlino tra il 1904 e il 1937 vengono prodotte otto copie in gesso della statua, tra cui la copia esposta all'Altes Museum di Berlino, la copia esposta al Museo della Civiltà Romana dell'EUR e la copia russa, ordinata ai Musei di Berlino nel 1906 e acquistata per 200 marchi.

Durante la II guerra mondiale, onde preservarla dai bombardamenti, la statua viene ricoverata nell'edificio della "Neue Reichsmunze" ("nuova zecca"). Da qui se ne perdono le tracce per i successivi settant'anni.

Nel 2016, sul sito del Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo si riferisce che la "Vittoria di Calvatone" si trova nei depositi del museo dal 1946, giunta insieme ad altre opere da Berlino dall'Armata Rossa.

Danneggiata dai bombardamenti inglesi la "Vittoria di Calvatone" viene trasferita in Unione Sovietica, confusa tra 40.000 casse di legno e priva di numero di inventario, nel 1946, nei depositi dell'Ermitage di San Pietroburgo, classificata come scultura francese del XVII secolo e dimenticata fino alla nuova documentazione.

La scultura in bronzo ha subito danni e le sono state staccate le ali in ferro dorato di cui era stata dotata nell'Ottocento dai restauratori dei Musei di Berlino. A centottanta anni dalla sua scoperta (1836-2016) e dopo settantuno anni di oblio (1945-2016) la "Vittoria di Calvatone" riconquista la sua identità e, una volta completati gli interventi dei laboratori di restauro del Museo dell'Ermitage, potrà essere nuovamente restituita al mondo.

(da: Lilia Palmieri, 20/11/2016)




IL TERZO MOSAICO

«Anche dopo 28 anni di scavi c’è sempre qualche sorpresa. Il nostro applauso non può che andare a Bedriacum». Maria Teresa Grassi conduce le indagini in Calvatone dal 2005, ed ha dato il benvenuto al terzo mosaico ritrovato nel vicus romano pochi giorni fa, uno splendido mosaico policromo.

Un reperto di straordinaria importanza risalente al III secolo d.c., a differenza dei due rinvenuti in passato: il Mosaico del Labirinto e il Mosaico del Kantharos, entrambi di epoca precedente.
La nuova scoperta apre ulteriori scenari storici e la certezza che l’area di proprietà della Provincia di Cremona - che rappresenta solo una porzione dell’intera Bedriacum - può ancora riservare importanti sorprese.

PAVIMENTO MOSAICALE A LAVIRINTO - BEDRIACUM
Il mosaico del labirinto, del I sec. d.c. proveniente da Calvatone, apparteneva a una domus romana
riportata in luce nel 1959, la cosiddetta Domus del Labirinto, così denominata per la presenza di un emblema a mosaico con la raffigurazione di un labirinto, conservato nel museo archeologico

Platina di Piadena, che ornava il pavimento di una delle sale da pranzo della casa. I nuovi scavi, concentrati in un primo momento intorno alle strutture già note della domus, hanno assunto col tempo carattere estensivo, raggiungendo un'estensione di 768 mq, per esplorare le aree circostanti e comprendere lo sviluppo urbanistico di questa zona residenziale.

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