IL TESORO RITROVATO |
A Sovana e in Maremma circolava da circa mille anni la notizia di un tesoro da scoprire. Il tesoro c’era ma è stato cercato ovunque fuorché dove si trovava: nella chiesa, ora sconsacrata intitolata a San Mamiliano, patrono di Sovana.
SOVANA ROMANA
Già nel 2004, gli scavi archeologici avevano rivelato a Sovana un impianto termale di epoca romana, ma solo diverso tempo dopo si è rinvenuto all’interno dell’antica chiesa di San Mamiliano, posta sulla piazza principale di Sovana, uno straordinario tesoretto monetale tardo-antico.
Si sono reperite infatti 498 monete d’oro zecchino inquadrabili nel V sec. d.c., una scoperta che ha spinto le Soprintendenze di settore e l’Amministrazione comunale a modificare l’originario progetto espositivo per la realizzazione del Museo etrusco.
Si è infatti deciso di procedere alla musealizzazione della ex chiesa, lasciando in vista una parte importante dello scavo e l’esposizione di reperti archeologici riferibili alla fase romana della città, dedicando un ampio spazio espositivo al tesoretto monetale. In effetti il museo è già inaugurato e in funzione.
Sulle monete sono per la grande maggioranza rappresentati gli imperatori Leone I, Antemio e Valentiniano III. Esistono pero' diversi esemplari piuttosto rari, di Petronio Massimo, Maggioriano, Glicerio, Giulio Nepote, Pulcheria, Eudossia, e uno di Ariadne (!) (piu' alcune 'barbariche'). La zecca maggiormente rappresentata, di gran lunga, e' quella di Costantinopoli.
LEONE |
Presso il Palazzo Bourbon del Monte, sede della prestigiosa Associazione culturale “I sogni in teatro” di Francesca Ventura, sono stati presentati, il catalogo del Museo “Il tesoro ritrovato. Sovana: La sezione archeologica nella chiesa di San Mamiliano” e a seguire il progetto “Sovana mobile”, progetto TECON@BC cofinanziato dalla Regione Toscana presentato da Piero Tiano direttore dell’ICVBC, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il Comune di Sorano.
L’obiettivo è lo sviluppo di prodotti e tecnologie per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, con finalità di promuovere e migliorare la fruizione del patrimonio culturale toscano, per una riqualificazione del territorio anche con l’ausilio della modellazione 3D di ambienti e strutture.
Rappresenta uno dei più importanti ritrovamenti, se non il più importante, del genere.
Si tratta di monete di grande valore storico e culturale che abbracciano gli ultimi periodi di vita dell’Impero romano di Occidente e i primi dell’Impero romano d’Oriente, collegati e riproposti anche grazie a questa straordinaria scoperta.
Rappresenta uno dei più importanti ritrovamenti, se non il più importante, del genere.
Si tratta di monete di grande valore storico e culturale che abbracciano gli ultimi periodi di vita dell’Impero romano di Occidente e i primi dell’Impero romano d’Oriente, collegati e riproposti anche grazie a questa straordinaria scoperta.
Il piccolo vaso contenente appunto 498 monete d’oro (inquadrabili cronologicamente tra l’inizio del V sec. con il regno di Onorio e gli ultimi decenni del secolo – regno di Zenone) è stato rinvenuto alla profondità di oltre due metri rispetto all’attuale pavimento. L’occultamento dell’oggetto deve essere avvenuto nell’ultimo quarto del V secolo, in un periodo di gravi difficoltà per la regione a seguito delle invasioni.
ZENO |
Caratteristica del solido era la legenda COMOB, abbreviazione del titolo Comes Sacrarum Largitionum (conte delle sacre elargizioni), autorità che controllava le finanze dell’impero a partire da Costantino, mentre OB (obryzum) era ad indicare la purezza dell’oro. I tipi di solido si mantennero abbastanza stabili: sul dritto era rappresentato il busto dell’imperatore, senza nessuna connotazione fisionomica, mentre al rovescio era riportata l’immagine della Vittoria con la croce e il globo crucigero, la personificazione di Costantinopoli, l’imperatore o gli imperatori stanti o in trono.
Per quanto riguarda le zecche spiccano Roma e Ravenna seguite da Milano, inoltre è presente con pochi esemplari una zecca gallica, quella di Arles nella Narbonense, poco documentata nella seconda metà del secolo al tempo di G. Nepote e Romolo Augusto.
Il ripostiglio di Sovana rappresenta un scoperta straordinaria sia per la quantità dei pezzi rinvenuti sia per il numero degli imperatori rappresentati.
La scoperta del tesoretto è importante dunque non solo per il valore numismatico del complesso, che si inserisce nella serie certamente non numerosa di ripostigli di monete d’oro del V secolo in Italia, ma anche perché costituisce finora l’unica testimonianza archeologica riferibile all’età tardo-antica, che possediamo per Sovana.
Le 498 monete di oro zecchino ritrovate nella ex chiesa di San Mamiliano a Sovana con il loro carico di curiosità, di storie e di leggende, sono tra l’altro le straordinarie protagoniste di un libro di Alfredo Scanzani dal titolo “L’Oro di Sovana”, recentemente pubblicato per i tipi della editrice Edizione Medicea Firenze.
Per quanto riguarda le zecche spiccano Roma e Ravenna seguite da Milano, inoltre è presente con pochi esemplari una zecca gallica, quella di Arles nella Narbonense, poco documentata nella seconda metà del secolo al tempo di G. Nepote e Romolo Augusto.
Il ripostiglio di Sovana rappresenta un scoperta straordinaria sia per la quantità dei pezzi rinvenuti sia per il numero degli imperatori rappresentati.
La scoperta del tesoretto è importante dunque non solo per il valore numismatico del complesso, che si inserisce nella serie certamente non numerosa di ripostigli di monete d’oro del V secolo in Italia, ma anche perché costituisce finora l’unica testimonianza archeologica riferibile all’età tardo-antica, che possediamo per Sovana.
ONORIO |
Il volume, realizzato con il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Pitigliano, non è solo il racconto del ritrovamento della olla contenente le monete d’oro zecchino, ma anche un singolare e affascinante viaggio fra storia, curiosità, alchimie, fiabe, leggende, proverbi e aforismi sugli strettissimi legami fra Sovana, gli etruschi e i romani.
“Un libro davvero particolare e unico nel suo genere”, ha sottolineato il presidente del Centro Firenze Europa Marco Cellai in occasione delle presentazioni fiorentine prima al Museo Archeologico Nazionale e poi alle “Giubbe Rosse” di Firenze, alla presenza di Mariarosaria Barbera, allora Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana, Giuseppina Carlotta Cianferoni, Direttore del Museo Archeologico Nazionale, Maria Angela Turchetti, Funzionario di zona e Pierandrea Vanni, Sindaco di Sorano.