MAUSOLEO DI AUGUSTO |
Mancava il clima di seriosità e di cupezza che aleggia nei nostri cimiteri. Nei riti funebri i parenti banchettavano ricordando il defunto e pensando che questi partecipasse in spirito e che fosse contento della festicciola familiare. Questa usanza continuò per un po' anche nel cristianesimo; infatti nelle catacombe non rovinate dalla troppa frequentazione (ad esempio nelle catacombe di Priscilla) è facile trovare, nel corridoio, un tubicino di terracotta o di vetro (cannula) che mette in comunicazione l'interno del loculo con l'esterno.
Così, un figlio che andava a trovare la tomba del padre versava una goccia di profumo all'interno del tubicino, oppure, quando si brindava in onore del defunto, si versava un po' di vino pensando che egli ne gustasse e brindasse con i parenti.
ESEMPI DI SEPOLTURE A ROMA
- Sepolcro di Acca Larenzia (Sepulcrum Accae Larentiae)
La tomba di Acca Larentia nel Velabro, si trovava all'inizio della Via Nova, vicino alla porta Romanula(Varro, LL VI.24; Cic. Ep. ad Brut. I.15 ;Macrob. I.10.15: celeberrimo loco; Plut. Rom. 5), presso cui era innalzato un altare dove venivano offerti sacrifici dai pontefici il 23 Dicembre (HJ 45; RE I.132; Gilb. I.56‑58;cf. Mommsen, Röm. Forsch. II.3‑5; Rosch. I.5).
- Sepolcro di Adriano
- Sepolcro di Agrippa (Sepulcrum Agrippae)
Il generale Agrippa, intimo amico nonchè genero di Augusto, fece edificare la sua tomba in campus Martius (Cass. Dio LIV.28; Suet. Aug. 97), come sembra indicato dalle rimanenti lettere sui frammenti 72, 103 della Forma Urbis, e in questo caso, il monumento sarebbe stato eretto tra la villa villa Publicae le thermae Agrippae, nella moderna Via del Gesù (HJ 572; Mitt. 1903, 48‑53).
- Sepolcro dell'Airone
- Sepolcro di Alessandro Severo
- Sepolcro di Antinoo (Sepulcrum Antinoi)
Nel 130 dc., mentre, risalendo il Nilo, Adriano e il suo seguito stavano visitando l'Egitto Antinoo cadde in mare e affogò. Ma i pareri sulle cause della sua morte sono disparati. Sparziano sostiene che Adriano pianse l'amato come una donna, cioè senza controllo, tanto lo amava. Adriano, che aveva costruito tombe per i suoi cani ed il suo cavallo, e che aveva restaurato ed adornato le tombe dei suoi eroi, soprattutto greci, come il bellissimo Alcibiade, non poteva non erigere erigere una tomba per Antinoo nella sua residenza di Tivoli, ma nella Villa Adriana, per quanto cercata non è stata ancora trovata.
Del resto Adriano, partito nel 128 dc. e tornato verso la fine del 134 dc. non ebbe molto tempo per cercare il posto della tomba, cioè farne il progetto, ordinare i materiali e allestire il cantiere, anche perchè nel 138 dc. Adriano morì e la tomba forse non era completa.
Tuttavia nll’obelisco che ora si trova sulla collina del Pincio, a Roma, vi è una serie di geroglifici che racconta la storia di Antinoo e la sua morte. Purtroppo, molti dei geroglifici sono rovinati, e quelli ancora leggibili sono di difficile interpretazione in quanto realizzati a Roma, imitando geroglifici veri. Anche la collocazione iniziale dell’obelisco per molto tempo è stata incerta e alcuni hanno supposto che provenisse da Antinopoli.
Identificati finalmente nel 1896 ne uscì fuori la frase frase “O Antinoo! Il dio che è là che riposa in questo sepolcro, che è all’interno della tenuta agreste del Signore del potere di Roma, egli è conosciuto più di un dio nei luoghi di culto”. Come a dire che l’obelisco e la tomba si trovavano nello stesso luogo, e la tenuta agreste può essere solo Villa Adriana. Ma resta da scoprire in quale punto della Villa.
Adriano iniziò la costruzione della sua Villa nel 118 dc., cioè un anno dopo la sua elezione a imperatore, e ancora vi lavorava l’anno della sua morte, cioè il 138. L’ultima parte ad essere realizzata fu il Canopo-Serapeo, un canale che congiungeva il Nilo con un tempio dedicato al Dio Serapide ad Alessandria. Secondo alcuni il Canopo era già di per sè un monumento ad Antinoo, ed infatti qui sono state ritrovate molte statue del giovane, e alcune rappresentato come Osiride. Ad una delle estremità del canale vi è appunto un tempio, un’esedra con semi-cupola, il Serapeo, senza statue del Dio per cui la statua di Osiride-Antinoo poteva essere collocata qui.
Poiché quell’area della Villa non è stata ancora completamente scavata, è possibile che il corpo di Antinoo riposi proprio dietro le statue dei Sileni e delle cariatidi qui rinvenuti, semprechè Adriano non abbia sepolto sepolto Antinoo in Egitto.
Secondo altri ancora l’obelisco potrebbe provenire da un’area intorno al Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo) dove l'imperatore avrebbe sepolto il giovane accanto alla propria tomba. Il prof. Grenier infatti ipotizza che la frase sull’obelisco tradotta come “tenuta agrestre” dovrebbe invece tradursi come “gli orti” e starebbe ad indicare gli Horti della madre Domizia Plautilla proprio vicino al Mausoleo.
- Sepolcro dell'Arco di Travertino
Durante gli scavi per un centro commerciale all'Arco di Travertino, torna alla luce un sepolcro romano in terracotta di piccole dimensioni, sicuramente di un bambino, del II sec. dc.. Di fianco, un'altra tomba da cui affiorano ossa, e un'arcata dentaria ben conservata, mentre sotto a un costone sono stati portati alla luce tre ulteriori sepolture, immediatamente ricoperte per non comprometterne la conservazione. Rinvenuta anche un' antica moneta: l'"obolo di Caronte", molto probabilmente, il lasciapassare per l' aldilà che andava a coprire gli occhi del defunto.
Nel terreno, appartenente a privati, dovrebbe nascere un piccolo centro commerciale, ma durante i primi sondaggi sono affiorati resti che hanno indotto a compiere alcune indagini di carattere archeologico, prima dell' avvio dei lavori. Gli scavi proseguiranno, finchè non si avrà una visione d' insieme di quella che doveva essere una necropoli a carattere popolare.
La tomba di Acca Larentia nel Velabro, si trovava all'inizio della Via Nova, vicino alla porta Romanula(Varro, LL VI.24; Cic. Ep. ad Brut. I.15 ;Macrob. I.10.15: celeberrimo loco; Plut. Rom. 5), presso cui era innalzato un altare dove venivano offerti sacrifici dai pontefici il 23 Dicembre (HJ 45; RE I.132; Gilb. I.56‑58;cf. Mommsen, Röm. Forsch. II.3‑5; Rosch. I.5).
- Sepolcro di Adriano
- Sepolcro di Agrippa (Sepulcrum Agrippae)
Il generale Agrippa, intimo amico nonchè genero di Augusto, fece edificare la sua tomba in campus Martius (Cass. Dio LIV.28; Suet. Aug. 97), come sembra indicato dalle rimanenti lettere sui frammenti 72, 103 della Forma Urbis, e in questo caso, il monumento sarebbe stato eretto tra la villa villa Publicae le thermae Agrippae, nella moderna Via del Gesù (HJ 572; Mitt. 1903, 48‑53).
- Sepolcro dell'Airone
- Sepolcro di Alessandro Severo
- Sepolcro di Antinoo (Sepulcrum Antinoi)
Nel 130 dc., mentre, risalendo il Nilo, Adriano e il suo seguito stavano visitando l'Egitto Antinoo cadde in mare e affogò. Ma i pareri sulle cause della sua morte sono disparati. Sparziano sostiene che Adriano pianse l'amato come una donna, cioè senza controllo, tanto lo amava. Adriano, che aveva costruito tombe per i suoi cani ed il suo cavallo, e che aveva restaurato ed adornato le tombe dei suoi eroi, soprattutto greci, come il bellissimo Alcibiade, non poteva non erigere erigere una tomba per Antinoo nella sua residenza di Tivoli, ma nella Villa Adriana, per quanto cercata non è stata ancora trovata.
Del resto Adriano, partito nel 128 dc. e tornato verso la fine del 134 dc. non ebbe molto tempo per cercare il posto della tomba, cioè farne il progetto, ordinare i materiali e allestire il cantiere, anche perchè nel 138 dc. Adriano morì e la tomba forse non era completa.
Tuttavia nll’obelisco che ora si trova sulla collina del Pincio, a Roma, vi è una serie di geroglifici che racconta la storia di Antinoo e la sua morte. Purtroppo, molti dei geroglifici sono rovinati, e quelli ancora leggibili sono di difficile interpretazione in quanto realizzati a Roma, imitando geroglifici veri. Anche la collocazione iniziale dell’obelisco per molto tempo è stata incerta e alcuni hanno supposto che provenisse da Antinopoli.
Identificati finalmente nel 1896 ne uscì fuori la frase frase “O Antinoo! Il dio che è là che riposa in questo sepolcro, che è all’interno della tenuta agreste del Signore del potere di Roma, egli è conosciuto più di un dio nei luoghi di culto”. Come a dire che l’obelisco e la tomba si trovavano nello stesso luogo, e la tenuta agreste può essere solo Villa Adriana. Ma resta da scoprire in quale punto della Villa.
Adriano iniziò la costruzione della sua Villa nel 118 dc., cioè un anno dopo la sua elezione a imperatore, e ancora vi lavorava l’anno della sua morte, cioè il 138. L’ultima parte ad essere realizzata fu il Canopo-Serapeo, un canale che congiungeva il Nilo con un tempio dedicato al Dio Serapide ad Alessandria. Secondo alcuni il Canopo era già di per sè un monumento ad Antinoo, ed infatti qui sono state ritrovate molte statue del giovane, e alcune rappresentato come Osiride. Ad una delle estremità del canale vi è appunto un tempio, un’esedra con semi-cupola, il Serapeo, senza statue del Dio per cui la statua di Osiride-Antinoo poteva essere collocata qui.
Poiché quell’area della Villa non è stata ancora completamente scavata, è possibile che il corpo di Antinoo riposi proprio dietro le statue dei Sileni e delle cariatidi qui rinvenuti, semprechè Adriano non abbia sepolto sepolto Antinoo in Egitto.
Secondo altri ancora l’obelisco potrebbe provenire da un’area intorno al Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo) dove l'imperatore avrebbe sepolto il giovane accanto alla propria tomba. Il prof. Grenier infatti ipotizza che la frase sull’obelisco tradotta come “tenuta agrestre” dovrebbe invece tradursi come “gli orti” e starebbe ad indicare gli Horti della madre Domizia Plautilla proprio vicino al Mausoleo.
- Sepolcro dell'Arco di Travertino
Durante gli scavi per un centro commerciale all'Arco di Travertino, torna alla luce un sepolcro romano in terracotta di piccole dimensioni, sicuramente di un bambino, del II sec. dc.. Di fianco, un'altra tomba da cui affiorano ossa, e un'arcata dentaria ben conservata, mentre sotto a un costone sono stati portati alla luce tre ulteriori sepolture, immediatamente ricoperte per non comprometterne la conservazione. Rinvenuta anche un' antica moneta: l'"obolo di Caronte", molto probabilmente, il lasciapassare per l' aldilà che andava a coprire gli occhi del defunto.
Nel terreno, appartenente a privati, dovrebbe nascere un piccolo centro commerciale, ma durante i primi sondaggi sono affiorati resti che hanno indotto a compiere alcune indagini di carattere archeologico, prima dell' avvio dei lavori. Gli scavi proseguiranno, finchè non si avrà una visione d' insieme di quella che doveva essere una necropoli a carattere popolare.
"Al sarcofago in terracotta si affianca una tomba più povera - spiega Rossella Rea della Sovrintendenza archeologica - La via Latina era come l' Appia, scandita da abitazioni di pregio. Ville ai cui bordi si stendevano i sepolcri privati, alcuni monumentali ma c' erano anche aree abitate da gente povera. Orazio invitava a guardarsi dal girare da queste parti dopo il calar del sole: "Mai aggirarsi di notte per via Latina" consigliava".
- Sepolcro degli Arruntii (Sepulcrum Arruntiorum)
E' la tomba di famiglia, liberti e schiavi compresi, di Lucius Arruntius, console nel 6 d.c., composta da tre colombari che furono trovati nel XVIII secolo sul lato sud dell'attuale Viale della Principessa Margherita, poco più di 100 metri da Porta Maggiore ( CIL VI .5931 -5960; per una descrizione del monumento, vedi Ghezzi, cod. Ottob. 3108 ss., 185-198; BC 1882, 209; HJ 362).
- Sepolcro di Attilio Irtio (Sepulcrum Hirtii)
La tomba di Attilius Hirtius, console nel 43 a.c. in campo Marzio (Liv. Epit. 119; Vell. II.62). Ma la sua locazione esatta è sconosciuta.
- Sepolcro di Augusto
- Sepolcro Bacelli
Sulla destra della via latina, oltre il sepolcro dei Valeri, è visibile un sepolcro in laterizio, di cui si conserva soltanto la facciata, che era rivolta verso una piccola traversa della via Latina in direzione dell’Appia antica. La camera funeraria sotterranea presenta due file di loculi sovrapposti su tre livelli, secondo una tipologia di sepoltura in forma intensiva, attestata a partire dal II sec. d.c., quando cominciò a prevalere il rito dell’inumazione. Nel ‘500 il sepolcro era utilizzato come chiesa.
Il sepolcro che prende il nome dalla tenuta dove sono state ritrovate le sepolture che costeggiano la strada (quelle dei Valeri e dei Pancrazi) è l’unico a essersi mantenuto in alzato e nella sua forma originaria, vale a dire un edificio in laterizi con decorazioni policrome sulle facciate (rinvenute tracce in colori vivaci come giallo, rosso, violetto, oro) e affreschi all’interno. Il monumento è ben conservato, in quanto nei secoli è sempre stato utilizzato come ricovero, per attività agricole e di pastorizia, fino all’800.
Il sepolcro fa parte oggi del Parco Archeologico dell’Appia Antica, perchè emerge solitario dalla campagna romana, e da esso nel `700 fu prelevato dai Barberini uno splendido e celebre sarcofago con scene ispirate al mito di Protesilao e Laodamia (ora ai Musei Vaticani).
Al suo interno sono stati infatti scoperti affreschi su fondo rosso con figurine alate ed eroti, volute vegetali, animali, figure mitologiche. Lo studio degli affreschi e stucchi della volta ha consentito infine di ipotizzare la ricostruzione dell’intero apparato decorativo degli ambienti destinati ai riti funebri. Un video che ricostruisce la storia degli scavi, dei lavori di riabilitazione che ne consentono oggi la visita, dello studio delle ricostruzioni tridimensionali dell’architettura e della decorazione, prossimamente in visione nella sede di Capo di Bove del Parco archeologico dell’Appia Antica.
- Sepolcro di Basilius
Narra Asconio Pediano che Basilius, il console a Costantinopoli senza collega nel 541, ebbe un monumento funebre sull'Appia vicino all'Urbe, in luogo molto infame dove si compivano molti ladrocinii.
- Sepolcro di Bibulo (Sepulcrum Bibuli)
- Sepolcro Bustum Hadriani
- Sepolcro dei Calpurnii (Sepulcrum Calpurniorum)
La tomba dei Calpurnii Pisones del primo impero, scoperta nel 1885 nella Villa Bonaparte sul lato est della Via Salaria, a circa 100 m a sud della Porta Salaria (BC 1885, 101; Bull. d. Inst. 1885, 9‑13, 22‑30; CIL VI.31721‑31727).
- Sepolcro dei Caludii (Sepulcrum Claudiorum)
Una tomba alla base del Colle Capitolino on the west side of the via Flaminia, a little north of the tomba di Bibulo. There is no real reason for identifying it with the sepultura gentis Claudiae sub Capitolio (Suet. Tib. 1). See LF 22; HJ 471; NS 1889, 225; 1909, 8‑10, 429; BC 1889, 437; 1909, 116; Capitolium, II.271‑273.
- Sepolcro di Caio Cestio (Sepulcrum C. Cestii)
- Sepolcro degli Arruntii (Sepulcrum Arruntiorum)
E' la tomba di famiglia, liberti e schiavi compresi, di Lucius Arruntius, console nel 6 d.c., composta da tre colombari che furono trovati nel XVIII secolo sul lato sud dell'attuale Viale della Principessa Margherita, poco più di 100 metri da Porta Maggiore ( CIL VI .5931 -5960; per una descrizione del monumento, vedi Ghezzi, cod. Ottob. 3108 ss., 185-198; BC 1882, 209; HJ 362).
- Sepolcro di Attilio Irtio (Sepulcrum Hirtii)
La tomba di Attilius Hirtius, console nel 43 a.c. in campo Marzio (Liv. Epit. 119; Vell. II.62). Ma la sua locazione esatta è sconosciuta.
SEPOLCRO DI AUGUSTO |
Sulla destra della via latina, oltre il sepolcro dei Valeri, è visibile un sepolcro in laterizio, di cui si conserva soltanto la facciata, che era rivolta verso una piccola traversa della via Latina in direzione dell’Appia antica. La camera funeraria sotterranea presenta due file di loculi sovrapposti su tre livelli, secondo una tipologia di sepoltura in forma intensiva, attestata a partire dal II sec. d.c., quando cominciò a prevalere il rito dell’inumazione. Nel ‘500 il sepolcro era utilizzato come chiesa.
TOMBA BARBERINI |
- Sepolcro Barberini
Il Sepolcro dei Corneli o Barberini, così chiamato dal nome della famiglia aristocratica ultima proprietaria dell'area, databile al II secolo d.c., e costituito da due piani sopraterra e dalla camera sepolcrale sotterranea, è situato proprio all’inizio del Parco della via Latina, una delle più antiche strade romane. Il sepolcro che prende il nome dalla tenuta dove sono state ritrovate le sepolture che costeggiano la strada (quelle dei Valeri e dei Pancrazi) è l’unico a essersi mantenuto in alzato e nella sua forma originaria, vale a dire un edificio in laterizi con decorazioni policrome sulle facciate (rinvenute tracce in colori vivaci come giallo, rosso, violetto, oro) e affreschi all’interno. Il monumento è ben conservato, in quanto nei secoli è sempre stato utilizzato come ricovero, per attività agricole e di pastorizia, fino all’800.
Il sepolcro fa parte oggi del Parco Archeologico dell’Appia Antica, perchè emerge solitario dalla campagna romana, e da esso nel `700 fu prelevato dai Barberini uno splendido e celebre sarcofago con scene ispirate al mito di Protesilao e Laodamia (ora ai Musei Vaticani).
Al suo interno sono stati infatti scoperti affreschi su fondo rosso con figurine alate ed eroti, volute vegetali, animali, figure mitologiche. Lo studio degli affreschi e stucchi della volta ha consentito infine di ipotizzare la ricostruzione dell’intero apparato decorativo degli ambienti destinati ai riti funebri. Un video che ricostruisce la storia degli scavi, dei lavori di riabilitazione che ne consentono oggi la visita, dello studio delle ricostruzioni tridimensionali dell’architettura e della decorazione, prossimamente in visione nella sede di Capo di Bove del Parco archeologico dell’Appia Antica.
Narra Asconio Pediano che Basilius, il console a Costantinopoli senza collega nel 541, ebbe un monumento funebre sull'Appia vicino all'Urbe, in luogo molto infame dove si compivano molti ladrocinii.
- Sepolcro Bustum Hadriani
La tomba dei Calpurnii Pisones del primo impero, scoperta nel 1885 nella Villa Bonaparte sul lato est della Via Salaria, a circa 100 m a sud della Porta Salaria (BC 1885, 101; Bull. d. Inst. 1885, 9‑13, 22‑30; CIL VI.31721‑31727).
- Sepolcro dei Caludii (Sepulcrum Claudiorum)
Una tomba alla base del Colle Capitolino on the west side of the via Flaminia, a little north of the tomba di Bibulo. There is no real reason for identifying it with the sepultura gentis Claudiae sub Capitolio (Suet. Tib. 1). See LF 22; HJ 471; NS 1889, 225; 1909, 8‑10, 429; BC 1889, 437; 1909, 116; Capitolium, II.271‑273.
- Sepolcro di Caio Considio Gallo (Sepulcrum C. Considii Galli)
La tomba di Caius Considius Gallus, praetor peregrinus per qualche tempo nel primo impero (CIL VI.31705; RE IV.913), trovata nel 1883 appena a nord della linea della via Tiburtina vetus (la strada che portava a Tibur a 20 miglia da Roma), e vicino all'incrocio tra la moderna Via Mamiani e Via Principe Amedeo (NS 1883, 420; BC 1883, 223). It was rectangular, 5.30 metres by 4.10, with a façade of marble and side wall of travertine. ( NS 1883, 420; BC 1883, 223). Era rettangolare, 5,30 m x 4,10, con una facciata in marmo e una parete laterale in travertino. L'iscrizione era sul fregio.
- Sepolcro di Caio e Lucio Cesare (Sepulcrum C. et L. Caesaris)
Tomba di Gaio e Lucio Cesare, in cui il corpo di Julia Domna venne riposto nel 217 d.c. prima di essere depositato nel mausoleo di Adriano (Cass. Dio LXXVIII .24). Questo passaggio sembra dimostrare che questi due Cesari avevano una tomba separata e che le loro ceneri non erano collocate nel mausoleo di Augusto. D'altra parte, si ritiene generalmente che un'iscrizione frammentaria ( CIL VI .895= 31195) contenente una dedica a Lucio Cesare, trovata nel muro di una casa privata nei pressi di Piazza Capranica, apparteneva a una statua di Lucio nel mausoleo di Augusto. Qualunque sia la spiegazione della statua, sembra irragionevole dubitare della dichiarazione di Dio ( HJ 572; Mitt. 1903, 53; Gilb. III .306).
- Sepolcro di Caio Sulpicio Platorino (Sepulcrum C. Sulpici Platorini)
SEPOLCRO DI CAIO SULPICIO PLATORINO |
La tomba di famiglia di Caius Sulpicius Platorinus, triumviro monetale nel 18 ac., sulla riva destra del Tevere, tra Ponte Sisto e via della Lungara e in seguito dentro le mura aureliane, venne scoperta e scavata nel 1880 (NS 1880, 129‑138; 1883, 372; 1896, 467‑469; BC 1880, 136‑138; Mitt. 1889, 286; HJ 650).
Era una struttura rettangolare, lunga m 7.44 e larga 7.12, con entrata a ovest; le basi delle colonne e le pareti esterne e erano di travertino, le pareti interne di mattoni calcestruzzo a vista, e il pavimento di mosaico bianco.
Nelle nicchie erano poste urne cinerarie con iscrizioni, e sul pavimento sono stati trovati due statue di grandezza eroica e un busto. Le iscrizioni trovate nella tomba vanno dal tempo di Augusto a quello dei Flavi (CIL VI.31761‑31768a).
La tomba fu ricostruita nell’aula X delle Terme di Diocleziano nel 1911, in occasione della grande Mostra Archeologica di Roma; in tale occasione si utilizzarono tutti i materiali originari superstiti (i blocchi marmorei usati per il rivestimento, le iscrizioni, le urne e le tre sculture).
Nelle nicchie erano poste urne cinerarie con iscrizioni, e sul pavimento sono stati trovati due statue di grandezza eroica e un busto. Le iscrizioni trovate nella tomba vanno dal tempo di Augusto a quello dei Flavi (CIL VI.31761‑31768a).
La tomba fu ricostruita nell’aula X delle Terme di Diocleziano nel 1911, in occasione della grande Mostra Archeologica di Roma; in tale occasione si utilizzarono tutti i materiali originari superstiti (i blocchi marmorei usati per il rivestimento, le iscrizioni, le urne e le tre sculture).
L’edificio era composto da pareti con nicchie semicircolari e quadrate all’interno delle quali erano collocate le urne con le ceneri dei defunti; l’iscrizione che sovrasta l’ingresso del sepolcro riporta alla famiglia dei Suplicii, forse da identificare con i proprietari del sepolcro stesso.
- Sepolcro di Caludia Semne
- Sepolcro dei Campi Elisi
- Sepolcro di Caludia Semne
SEPOLCRO DEI CAMPI ELISI |
- Sepolcro della Casa Tonda
La "Casa Tonda"è un mausoleo romano situato lungo l'antica via Labicana sulla sommità del colle Esquilino a Roma, nell'area oggi corrispondente all'angolo orientale di piazza Vittorio Emanuele II (RioneEsquilino). Il monumento è stato distrutto alla fine del XIX sec. e nulla rimane oggi visibile fuori terra.Il monumento funerario, datato tra la fine della Repubblica e gli inizi dell'Impero, situato sull'asse della via Labicana-Praenestina circa 360 m fuori della Porta Esquilina (Arco di Gallieno). In età moderna fu trasformato in abitazione privata, al pari dei vicini "Trofei di Mario". L'alzato della struttura consisteva in un tamburo cilindrico con diametro di 20 m, fondato su una base quadrata (lato 24 m), con le murature a croce.
L'identità del proprietario del sepolcro è incerta, sebbene diversi studiosi pensino sia di Mecenate, data la vicinanza degli Horti Maecenatis e la testimonianza delle fonti che pongono "extremis Esquiliis" le tombe del poeta Orazio e dello stesso Mecenate, vicini anche nella morte. Il sepolcro fu purtroppo distrutto nel 1886 per l'apertura di piazza Vittorio Emanuele II.
Nel 1975, in occasione di alcuni saggi di scavo effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Roma per la Metropolitana, sono state evidenziate le poderose fondazioni in opera cementizia del monumento poco al di sotto del giardino della piazza, ma nessuno ne ha fatto cenno.
TOMBA DI CECILIA METELLA |
- Sepolcro dei Cinci (Sepulcrum Cinciorum)
Secondo Varrone (Fest. 262) la tomba della famiglia Cincia era posta presso la Porta Romana sul basso clivo della Victoria (Sepulcrum Accae Larentiae). Poichè a causa di questa tomba la località venne chiamata "Statua Cincia", si suppone che il monumento fosse ornato dalla statua di un membro della familia Cincia (Jord. I.1.176, 178, 190).
- Sepolcro di Cornelia (Sepulcrum Corneliae)
La tomba di una certa Cornelia, figli di un Lucius Scipio e moglie di un Matienus, conosciuta solo per un'iscrizione trovata nel 1871 sotto al torre nord della Porta Salaria (CIL VI.1296; Bull. d. Inst. 1871, 115)
- Sepolcro di Cotta (Sepulcrum Cottae)
Secondo Varrone (Fest. 262) la tomba della famiglia Cincia era posta presso la Porta Romana sul basso clivo della Victoria (Sepulcrum Accae Larentiae). Poichè a causa di questa tomba la località venne chiamata "Statua Cincia", si suppone che il monumento fosse ornato dalla statua di un membro della familia Cincia (Jord. I.1.176, 178, 190).
- Sepolcro di Cornelia (Sepulcrum Corneliae)
La tomba di una certa Cornelia, figli di un Lucius Scipio e moglie di un Matienus, conosciuta solo per un'iscrizione trovata nel 1871 sotto al torre nord della Porta Salaria (CIL VI.1296; Bull. d. Inst. 1871, 115)
- Sepolcro di Cotta (Sepulcrum Cottae)
- Sepolcro dei Domizi (Sepulcrum Domitiorum or monumentum Domitiorum)
La tomba della famiglia dei Domitii sul Pincio, (Suet. Nero 50) dove vennero poste le asce di Nerone, in un sarcofago di porfido con nei pressi un altare marmoreo dedicato alla Dea Luna, circondato da una balaustra di marmo Thasiano marble.
Questa tomba si trovava sulle pendici nord-ovest della collina, probabilmente negli horti Domitii, ma nel medioevo fu collocato ai piedi della collina. Per esorcizzare lo spirito diabolico di Nerone, Pasquale II (1099) edificò qui una piccola cappella che divenne nel XIII secolo la chiesa di S. Maria del Popolo (HJ 446; Arm. 319; BC 1877, 194; 1914, 376‑377).
Questa tomba si trovava sulle pendici nord-ovest della collina, probabilmente negli horti Domitii, ma nel medioevo fu collocato ai piedi della collina. Per esorcizzare lo spirito diabolico di Nerone, Pasquale II (1099) edificò qui una piccola cappella che divenne nel XIII secolo la chiesa di S. Maria del Popolo (HJ 446; Arm. 319; BC 1877, 194; 1914, 376‑377).
DRUGSTORE GALLERY |
In via Ravizza, poco distante dalla Tomba dell’Airone, è emersa un'altra tomba, chiamata Tomba 2 o Ipogeo di Epinico o Ipogeo di Epinico e Primitiba. Questa prende il nome dal proprietario del sepolcro e dalla sue consorte. Vi è stato rinvenuto un mosaico di buona fattura, recante un’epigrafe. Tale sepolcro è accessibile per ora solamente agli studiosi, per via di una fragilità della struttura e del suo ingresso. Come la tomba dell’airone tale tomba si è salvata dalla colata di cemento che ha investito l’area perché si trova non all’interno di una proprietà privata, ma al di sotto di una strada pubblica: via Ravizza. La cura della tomba è in carico alla Soprintendenza Archeologica di Roma.
La tomba di Sulpicius Galba, console nel 144 o, più probabilmente, nel 108 a.c., nel distretto tra la parte sud-ovest dell'Aventino e il Tevere, dove più tardi vennero edificate le Horrea galbane. La tomba, una semplice struttura rettangolare di tufo con una cornice in peperino, fu ritrovata nel 1885 in Via Giovanni Branca, a nord delle ultime costruzioni delle horrea e forse inclusa entro queste, nel lato sud dell'antica strada (BC 1885, 165‑166; NS 1885, 527; Mitt. 1886, 62, 71 HJ 175). Essa si trova ora nel Museo Municipale (Antiquario) sul Celio; (CIL I2. 695 = VI.31617)
Una tomba sulla via Flaminia, di cui venne trovata una frammentata iscrizione quando vennero distrutti le torri fuori Porta Flaminia nel 1876‑1877. L'iscrizione contiene il nome dei due Gallonii, C. Gallonius Q. Marcius Turbo e C. Gallonius Turbo, che indicano una parentela con Q. Marcius Turbo, che fu praefectus praetorio sotto Adriano (Pros. II.108, No. 30; NS 1878, 35; BC 1877, 251; 1881, 175, pls. XII, XIII; CIL VI.31714). E' possibile che il nucleo di una grande tomba circolare di circa 100 metri a nord della porta Flaminia, che era stata segnata sul piano di Bufalini, appartenesse a questa tomba (BC 1911, 187‑192).
Una presunta tomba di Settimio Severo, a noi nota solo da un passaggio ( Hist. Agosto 7 : inlatusque est maiorum sepulcro, hoc est Severi, quod est in via Appia euntibus ad portam dextra, specie Septizonii extructum ; HJ 218). Severo, Caracalla e Geta furono invece sepolti nel Mausoleo di Adriano.
- Sepolcro di Iulia o degli Iulii (Tumulus Iuliae)
La tomba di Giulia, figlia di Cesare e moglie di Pompeo, sepolta nel Campus Marzio ( Liv. Epit. 106 ; Plut. Pomp. 53, Caesar 23; Cass. Dio XXXIX .64). La pira funebre di Cesare fu eretta vicino a questo tumulo (Suet Caes 84), ed era in questa tomba che probabilmente fu seppellito lui stesso (Cass. Dio XLIV .51). È anche possibile che sia la stessa tomba a cui si fa riferimento in Livio (Epoca 142) come luogo di sepoltura di Druso in "Caesaris Iulii tumulo", il quale tuttavia, secondo le migliori autorità, fu sepolto nel Mausoleo di Augusti. Insomma si trattava della tomba della gens Iulia.
D'altra parte, il tumulo Iuliorum, nel quale è stato collocato il corpo di Poppea (Tac. Ann. XVI, 6) è generalmente considerato il Mausoleo Augusti. È possibile che questa tomba sia indicata dalle lettere VLI sul frammento 72 della Forma Urbis. In questo caso, la sua posizione sarebbe probabile appena ad est delle terme Agrippae, tra questa e la Villa Publica, e vicino al Sepulcrum Agrippae, oggi a ovest della Via del Gesù. ( HJ 496, 572; Mitt. 1903, 48-54).
- Sepolcro di Largo Preneste
Monumento edificato tra il II e il III secolo d.c. in opera laterizia con l'uso di mattoni rossi e gialli e riproducente la tipica abitazione romana, come i monumenti funerari che si conservano anche lungo la via Latina e la via Appia.
Sulla facciata del sepolcro, sopra la cornice che sovrasta l’arco di ingresso, si vedono i resti di un ordine di archetti pensili, anch’essi in laterizio, che probabilmente sorreggevano un balcone come quelli esistenti nelle case di Ostia Antica.
Sul lato ovest del monumento, ma separati, sono i resti di una scala che portava al piano superiore, non più esistente, sostituiti in parte dai muri moderni di un casale di campagna del XVIII secolo.
L’interno è formato da un ambiente unico che era coperto da una volta a crociera, di cui si vedono le tracce, ed aveva le pareti scandite da nicchie sormontate da un timpano poggiante su colonnine e mensole, restano ancora tracce di stucco bianco all’interno delle nicchie.
Attualmente il sepolcro è coperto con un tetto moderno a doppio spiovente; tra il 1956 e il 1958 nell’area intorno al monumento furono condotte indagini archeologiche che portarono in luce i resti di un’area sepolcrale allineata con il sepolcro in laterizio.
- Sepolcro di Lucilio Peto (Sepulcrum Lucilii Paeti)
- Sepolcro di Macrino (Sepulcrum Macrinii)
SEPOLCRO DEI MARCII |
L'originario ingresso al mausoleo del torrione, sebbene la cornice in travertino è quella medioevale della famiglia Ruffini; doveva essere rialzato di almeno un m rispetto al piano di campagna; bella la maschera in bassorilievo sul concio di chiave; con orrenda chiusura in mattoni e blocchetti di tufo che sostituita con una grata in ferro lascerebbe vedere ciò che resta del dromos di ingresso.
E' un Mausoleo a tumulo, dell’età di Augusto situato al II miglio sul lato sinistro della via Prenestina, dove lo svincolo della tangenziale sopraelevata si unisce alla consolare, a circa 1500 m da porta Maggiore e quindi all’interno del Pigneto.
L'ampio muro circolare di oltre 10 m di altezza in opera cementizia con scaglie di selce era originariamente ricoperto all’esterno di bianchi travertini riutilizzati altrove; all’interno, in posizione centrale, era la cella funeraria per le ceneri dei defunti; con ben 42 m di diametro.
La tomba risale alla fine del I sec. a.c.; identificato da alcuni studiosi come il sepolcro di Marcus Aurelius Syntomus o di Titus Quintius Atta ma con attribuzione dubbia.
L’ingresso alla cella era sul lato opposto rispetto alla Prenestina, e accedeva alla camera tramite un corridoio con copertura a volta in parte ancora esistente. La camera sepolcrale è a pianta cruciforme con tre nicchie rettangolari; le mura del dromos e della cella sono in opera quadrata di tufo entrambi coperti da volte a botte.
Osservando la cella esistente dalla Prenestina si nota un arco in opera quadrata con funzione di passaggio tra due ambienti e tuttavia questa cella era sommersa dalla terra; inoltre dalla vista satellitare si nota che la cella non è esattamente al centro del tamburo; piuttosto è l'arco visibile dalla Prenestina al centro della struttura circolare; inoltre si trovano grossi agglomerati di cementizio sparsi dinanzi alla cella; tutto ciò fa pensare che potesse esistere una seconda cella funeraria, ora sparita, di dimensioni analoghe a quella esistente.
Tutto lo spazio incluso nelle mura esterne era riempito di terra creando una sorta di cono e ricoprendo la cella ed il dromos. Sopra la cella mortuaria doveva esserci una colonna con sopra la statua del morto orientata verso la Prenestina oppure vi erano piantati dei cipressi.
Poichè nel rinascimento la cella era usata come cantina, quindi con scarse escursioni termiche e con un alto valore di umidità, dimostra che a quei tempi era ancora esistente il tumulo di terra che ricopriva le celle funerarie e che la struttura delle celle e del dromos era ancora praticabile e magari integra.
- Sepolcro di Maria (Sepulcrum Mariae)
La tomba di Maria, figlia di Stilicone e moglie di Onorio, e probabilmente anche di Onorio stesso (Paul. Diac. hist. Langob. 13.7: iuxta S. Petri apostoli atrium in mausoleo sepultus est), di Teodosio II e Valentiniano III, fu costruita a est della spina del Circo di Gaio e Nerone (il circo costruito da Caligola e detto pure Circo Vaticano) insieme a un altro mausoleo circolare della stessa grandezza.
Essa fu più tardi conosciuto come S. Maria della Febbre (a sostituire la Dea Februa, da cui Febbraio), e venne demolita da Pio VI (DuP 38). La tomba conteneva al suo interno 8 nicchie di cui una serviva come entrata. Nell'VIII sec. il corpo di S. Petronilla fu trasferito qui, e la tomba divenne nota come la Cappella dei Re Franchi. Venne distrutto durante il 1520 durante la costruzione di S. Pietro, ma il sarcofago contenente i resti di Maria, e un tesoro in oro e argento è stato trovato nel 1544. (Lanciani, Pagan and Christian Rome 201‑205).
- Sepolcro del Muraccio di Santa Maura
Ammantata da leggende metropolitane che la vogliono far credere quale resto di una torre dedicata alla S.Maura e quindi origine materiale del toponimo Torre maura è in realtà una bella tomba laterizia di epoca Antonina (II sec. d.c.) provvista di una cella funeraria inferiore attualmente interrata.
- Sepolcro di Nerone (Sepulcrum Neronis)
SEPULCRUM NERONIS 2 |
La tomba di Lucius Nonius Asprenas, console del 6 d.c., o, più probabilmente, suo figlio che fu console nel 29 d.c. (Pros. II.409‑411). I pochi frammenti, probabilmente del fregio in marmo, con un'iscrizione, vennero ritrovati quando la torre del lato esterno di Porta Flaminia venne demolito nel 1876‑1877 (NS 1877, 270; BC 1877, 247, pls. XX, XXXI; 1881, 176; 1911, 190; CIL VI.31689; HJ 463; Town Planning Review XI. (1924), 78).
- Sepolcro di Numa (Sepulcrum Numae)
La tomba di Numa, venne posta per tradizione sulla riva destra del Tevere, (Fest. 173; Dionys. II.76.6), sub Ianiculo (Solin. I.21), in agro L. Petilii (Liv. XL.29), non lontano dall'altare della fonte (Cic. de leg. II.56). Il corpo di Numa si dice venne inumato in un sarcofago di pietra e i suoi libri sacri vennero posti in un altro sarcofago. (Plut. Numa 22). La presunta scoperta di quest'ultimo nel 181 a.c. (Lav, lc,..... Vol Max I.1.12) suscitò un grande scandalo tra i pontefici. Non v'è alcuna indicazione della posizione esatta della tomba o del campo Petilii, o dell'Ara della fonte.
- Sepolcro di Orazia (Sepulcrum Horatiae)
La tomba di Horatia, il cui fratello Horatius l'assassinò appena fuori porta Capena, è conosciuta solo tramite lo scritto di Tito Livio (I.26: Horatiae sepulcrum, quo loco corruerat icta, constructum est saxo quadrato), da cui si desume solo fosse edificato in blocchi di pietra quadrata.
- Sepolcro di Orazio (Sepulcrum Horatii)
La tomba del poeta Horace, che, con quella di Mecenate, è conosciuta solo dagli scritti di Sveltonio (vit. Hor. 20: humatus et conditus est extremis Esquiliis iuxta Maecenatis tumulum).
- Sepolcro di Oreste (Sepulcrum Orestis)
La tomba di Oreste, il quale, secondo una tradizione romana, morì ad Aricia e venne sepolto a Roma di fronte al tempio di Saturno. (Serv. Aen. II.116; Hyg. Fab. 261; Myth. Vat. II.202; Rosch. III.1014).
- Sepolcro di Ottavia (Sepulcrum Octaviae)
La tomba di una certa Octavia, figlia di M. Appius, scoperta nel 1616 all'angolo tra Via Sistina e Via di Porta Pinciana, sul tracciato dell'antica strada che usciva dalla Porta Quirinalis correndo verso nord. La tomba era in marmo, con un'iscrizione sul fregio (CIL VI.23330; HJ 444; Richter 351).
SEPOLCRO DEGLI OTTAVII |
La tomba di Pallas, il celebre liberto di Claudio, eretta dal senato sulla via Tiburtina "intra primum lapidem" (Plin. Ep. VII.29; VIII.6.1;cf. iscrizione sulla tomba di M. Antonius Asclepiades Pallantis libertus, trovata a Porta Tiburtina (CIL VI.11965).
- Sepolcro di Pansa (Sepulcrum Pansae)
La tomba di Caio Pansa, console nel 43 a.c., nel Campo Marzio (Liv. Epit. 119; Vell. II.62). Nel 1899 venne trovato un blocco di travertino, con un'iscrizione dedicatoria a Pansa, nell'angolo tra Corso Vittorio Emanuele e Vicolo Savelli (NS 1899, 435; BC 1899, 280‑285), e un'altra iscrizione sepolcrale di un Pansa, probabilmente il nipote del console del 43, si riporta venne trovata a circa 400 m da quella. (CIL VI.3542). La tomba comunque doveva trovarsi a nord del teatro di Pompeo (Mitt. 1903, 52; HJ 496).
- Sepolcro dei Passieni (Sepulcrum Passienorum)
La tomba dei Passieni (Pros. III.14‑15) venne trovata nel 1705 in Vigna Moroni, in un sito a ovest della via Appia, non lungi a nord della Porta Appia, contiene molti frammenti di iscrizioni del I - II sec. dc. (CIL VI.7257‑7280, 33248, 33249).
- Sepolcri presso Piazza Menenio Agrippa
Di questa vasta necropoli di età imperiale restano oggi solo due mausolei. Il primo è un sepolcro in opera cementizia, alto circa 10 m e costruito da quattro dadi sovrapposti. Il secondo è un mausoleo a pianta circolare impostato in origine su un alto basamento. Poco resta del rivestimento originale in laterizi, mentre rimane a vista il nucleo cementizio interno.
La tomba era coperta a volta, con resti di anfore inglobate nel calcestruzzo della muratura, una tecnica utilizzata per alleggerire gli alzati voltati. La camera funeraria, a pianta circolare, presenta nicchie rettangolari. Nel Medioevo il mausoleo venne utilizzato come basamento per una torre, come appare in alcune riproduzioni dei secoli scorsi: la Mappa di Eufrosino della Volpaia (1547) ed una pianta del Catasto Alessandrino (1660).
- Sepolcro dei Plauzi
- Sepolcro di Pomponio Hylas
- Sepolcro di Priscilla (Sepulcrum Priscillae)
- Sepolcro di Publio Elio Gutta Calpurnio (Sepulcrum P. Aelii Guttae Calpurniani)
Fu la tomba di un celebre auriga di questo nome al tempo di Adriano o degli Antonini, in via Flaminia, appena fuori della Porta Flaminia. L'iscrizione fu vista e copiata dal compilatore dell'Einsiedeln Itinerary (CIL VI.10047). Quando le due torri che stavano fuori della Porta Flaminia vennero distrutte (1876‑1877), venero ritrovati grandi frammenti marmorei con bassorilievi di carri e aurighi che dovevano essere locati accanto alla tomba. (BC 1877, 200‑201; 1881, 176‑179; 1911, 187‑192; Friedländer, Sittengeschichte II8.505‑525; Bocconi, Mus. Cap. 301).
- Sepolcro di Quinto Aterio (Sepulcrum Q. Haterii)
La tomba di Q. Haterius, forse l'oratore che morì nel 26 d.c. (Pros. II.126.17), sulla via Nomentana. Era coperta da una delle torri che Onorio fece costruire all'esterno di Porta Nomentana, e negli scavi del 1827 vennero fuori leggeri frammenti che mostrarono come vi fosse un monumento rettangolare, sormontato da un altare a volute (CIL VI.1426, e descrizione citata nelle Memorie Romane III.456; HJ 383; Jord. I.1.344; PBS III.38; Homo, Aurélien 243‑244; cf. Haterius Latronianus, domus).
- Sepolcro di Quinto Sulpicio Gallo (Sepulcrum Quntii Sulpicii Galli)
- Sepolcro dei Rabiri
- Sepolcro di Romolo (Sepulcrum Romuli)
- Sepolcro dei Rusticeli (Sepulcrum Rusticeliorum)
La tomba dei Rusticelii, un monumento in tufo e peperino, di 30 piedi, datato alla fine della repubblica. Era completamente coperto dal Monte Testaccio, ma venne ritrovato nel 1687 durante gli scavi della collina. (CIL VI.11534‑11535; Ann. d. Inst. 1878, 177‑180).
- Sepolcro di S. Elena (Sepulcrum sanctae Helenae)
- Sepolcro di S. Urbano (Sepulcrum sancti Urbani)
- Sepolcro di Scipione (Sepulcrum Scipionis)
Nome talvolta attribuito all'inizio del Rinascimento (cf. Bufalini's plan; DAP 2.VIII.386) alla tomba piramidale posta tra il Mausoleo di Adriano e il Vaticano, più spesso chiamato Meta. L'attribuzione a Scipione va a due studiosi (Acron. in Hor. Epod. 9.25): "cum adversus Romanos denuo rebellarent consulto oraculo responsum est: ut sepulcrum Scipioni fieret quod Carthaginem respiceret. tunc levati cineres eius sunt de pyramide in Vaticano constituta et humati in portu Carthaginem respiciente".
Quando si ribellarono contro i Romani, ancora una volta consultato, l'oracolo rispose che la tomba era di Scipione che guardava Cartagine. Le sue ceneri vennero sepolte nel porto della piramide in Vaticano guardando verso Cartagine.
- Sepolcro degli Scipioni
- Sepolcro dei Semproni (Sepulcrum Semproniorum)
La tomba della fine della repubblica, situata appena fuori dalla Porta Sanqualis, all'estremità superiore dell'attuale Via Dataria. Venne scavata nel 1863 (Bull. D. Inst. 1864, 6), ma l'iscrizione era stata già conosciuta nel XVII secolo ( CIL VI .26152 ). La facciata in travertino sul clivus che portava al cancello aveva un semplice ingresso ad arco nella camera sepolcrale, che era tagliata nella roccia di tufo. La soglia era di 2 metri sopra il pavimento della strada, e sopra la porta c'era un fregio e una cornice decorati (1876 aC , 126-127, XII , HJ 403).
- Sepolcro dei Severi (Sepulcrum Severi)
Una presunta tomba di Settimio Severo, a noi nota solo da un passaggio ( Hist. Augusta Get. 7: inlatusque est maiorum sepulcro, hoc est Severi, quod est in via Appia euntibus ad portam dextra, specie Septizonii extructum ; HJ 218). Severo, Caracalla e Geta furono, tuttavia, tutti sepolti nel Mausoleo di Adriano, e il passaggio è interpolato.
Questo Septizonium a cui si allude, è noto solo da Svetonio (Tit. 1) e asserisce che Tito nacque "prope Septizonium aedibus sordidis". Probabilmente simile al Septizonium di Severo, anche se molto più piccolo, ed è stato localizzato generalmente sull'Esquilino ma senza una ragione sufficiente ( FUR 37; Gilb. III .354; Richter 158).
- Sepolcro di Silla (Sepulcrum Sullae)
La tomba del dittatore L. Cornelio Sulla, eretta nel Campo Marzio, per ordine del senato, che del resto era aristocratico come Silla ( Liv. Epit. 90; Plut. Sulla 38; App. B. C. I .106; Lucan II .222), e restaurato da Caracalla (Cass. Dio LXXVII .13). Il suo sito è sconosciuto ( HJ 492).
- Sepolcro degli Statilii (Sepulcrum Statiliorum)
Il colombario degli schiavi e liberti degli Statilii, in particolare di M. Statilius Taurus, console nel 44 d.C. e proprietario degli Horti Tauriani. Si trovava sul lato nord della via Praenestina, a circa 100 metri all'interno della Porta Praenestina (Maggiore), sul lato sud-ovest del moderno Viale Principessa Margherita. Tre camere di questa tomba furono scavate nel 1875-1877 e furono scoperte molte iscrizioni che risalivano da Augusto a Claudio ( CIL VI .6213-6640 e p982; Brizio, Pitture e sepolcri scoperte sull 'Esquilino, Roma 1876; NS 1877, 314-323; HJ 363; per altre iscrizioni trovate nelle adiacenti camere sepolcrali, vedi BC 1880, 51-75; CIL VI .33083 -33.190).
- Sepolcro di Statio Cecilio (Sepulcrum Statii Caecilii)
E' la tomba del poeta e comico Statius Caecilius, vicino al Gianicolo (Suet. reliq. ed. Reiffers. 26: iuxta Ianiculum sepultus), di cui si sa poco se non che nacque nel. 220 e morì nel 166 ac.. Fu intimo amico di Ennio ed ebbe origini tra i Galli Insubri, probabilmente a Mediolanum, e sembra sia stato fatto prigioniero dai romani nel 200, durante la Guerra Gallica. Divenuto pertanto schiavo, assunse il nome di Caecilius dal suo patrono che sembra fosse dei Metelli.
Adattò alla mentalità e al gusto dei romani il teatro greco, dagli scrittori della Commedia Nuova di Menandro, costituendo un genere chiamato Palliata Comoedia. Se le fonti hanno ben capito, Caecilio era così stimato che gli era stato ordinato di ascoltare l'Andria di Terenzio ( 166 ac), per pronunciarne un giudizio.
Dopo vari fallimenti, Cecilio guadagnò una grande reputazione. Volcatius Sedigitus, il critico drammatico, lo pose al primo posto tra i poeti comici; Varrone apprezzò il suo pathos e l'abilità nella costruzione delle trame, Orazio (Epistole, ii I. 59) lo paragonò all'arte di Terenzio. A Quintiliano invece non piace, e Cicerone lo considera inferiore a Terenzio.
Il fatto che le sue opere vengono indicate anche col solo tutolo senza l'autore (Cicerone, De Finibus, ii. 7) è prova della loro grande popolarità. Cecilio occupa un posto tra Plauto e Terenzio nel trattamento degli originali greci, non fece, come Plauto, di confondere le cose greche e romane, né, come Terenzio, di eliminare tutto ciò che non poteva essere romanizzato.
I frammenti delle sue opere sono principalmente conservati in Aulo Gellio, che cita alcuni passi Plocium (La collana) insieme con l'originale greco del Menandro, offrendo l'opportunità unica per fare un confronto sostanziale tra una commedia romana e il suo modello greco.
- Sepolcro di Tito Tazio (Sepulcrum Titi Tatii)
A Lavinium nel 745 ac. fu ucciso Tito Tazio, re di Roma inseme a Romolo. Questo accade perchè i parenti di Tito, avevano maltrattato degli ambasciatori a Roma di Lavinium, e Tito non aveva posto rimedio a questa grave provocazione. Giunto a Lavinium per un sacrificio solenne, fu assassinato in un moto di piazza. La tomba di Titus Tatius nel Lauretum sull'Aventino (Varro, LL V.152; Fest. 360), vicino all'Armilustrium (Plut. Rom. 23). Esso era sede di un culto (Dionys. III.43;b HJ 162). Secondo Plutarco fu sepolto nell'Armilustrio che era un luogo dove ogni ottobre si festeggiava una ricorrenza, forse proprio la morte e deificazione di Tazio. Il lauretum sull'aventino era però un bosco di lauro, cioè di alloro, un lucus sacro insomma, che lo stesso Varrone indica poi come luogo di sepoltura, e che Dionigi concorda come sepoltura di Tito sul monte aventino, ma mai ritrovato.
- Sepolcro di Via dell'Aquila Reale
- Sepolcro di Via Dino Compagni (Sepulcrum Viae Dino Compagni)
- Sepolcro di Via Labicana (Sepulcrum Viae Labicanae)
TOMBA DI POMPONIO HYLAS |
- Sepolcro di Priscilla (Sepulcrum Priscillae)
Fu la tomba di un celebre auriga di questo nome al tempo di Adriano o degli Antonini, in via Flaminia, appena fuori della Porta Flaminia. L'iscrizione fu vista e copiata dal compilatore dell'Einsiedeln Itinerary (CIL VI.10047). Quando le due torri che stavano fuori della Porta Flaminia vennero distrutte (1876‑1877), venero ritrovati grandi frammenti marmorei con bassorilievi di carri e aurighi che dovevano essere locati accanto alla tomba. (BC 1877, 200‑201; 1881, 176‑179; 1911, 187‑192; Friedländer, Sittengeschichte II8.505‑525; Bocconi, Mus. Cap. 301).
- Sepolcro di Quinto Aterio (Sepulcrum Q. Haterii)
La tomba di Q. Haterius, forse l'oratore che morì nel 26 d.c. (Pros. II.126.17), sulla via Nomentana. Era coperta da una delle torri che Onorio fece costruire all'esterno di Porta Nomentana, e negli scavi del 1827 vennero fuori leggeri frammenti che mostrarono come vi fosse un monumento rettangolare, sormontato da un altare a volute (CIL VI.1426, e descrizione citata nelle Memorie Romane III.456; HJ 383; Jord. I.1.344; PBS III.38; Homo, Aurélien 243‑244; cf. Haterius Latronianus, domus).
- Sepolcro di Quinto Sulpicio Gallo (Sepulcrum Quntii Sulpicii Galli)
- Sepolcro dei Rabiri
- Sepolcro di Romolo (Sepulcrum Romuli)
La tomba dei Rusticelii, un monumento in tufo e peperino, di 30 piedi, datato alla fine della repubblica. Era completamente coperto dal Monte Testaccio, ma venne ritrovato nel 1687 durante gli scavi della collina. (CIL VI.11534‑11535; Ann. d. Inst. 1878, 177‑180).
MAUSOLEO DI S. ELENA |
- Sepolcro di S. Urbano (Sepulcrum sancti Urbani)
Nome talvolta attribuito all'inizio del Rinascimento (cf. Bufalini's plan; DAP 2.VIII.386) alla tomba piramidale posta tra il Mausoleo di Adriano e il Vaticano, più spesso chiamato Meta. L'attribuzione a Scipione va a due studiosi (Acron. in Hor. Epod. 9.25): "cum adversus Romanos denuo rebellarent consulto oraculo responsum est: ut sepulcrum Scipioni fieret quod Carthaginem respiceret. tunc levati cineres eius sunt de pyramide in Vaticano constituta et humati in portu Carthaginem respiciente".
Quando si ribellarono contro i Romani, ancora una volta consultato, l'oracolo rispose che la tomba era di Scipione che guardava Cartagine. Le sue ceneri vennero sepolte nel porto della piramide in Vaticano guardando verso Cartagine.
La tomba della fine della repubblica, situata appena fuori dalla Porta Sanqualis, all'estremità superiore dell'attuale Via Dataria. Venne scavata nel 1863 (Bull. D. Inst. 1864, 6), ma l'iscrizione era stata già conosciuta nel XVII secolo ( CIL VI .26152 ). La facciata in travertino sul clivus che portava al cancello aveva un semplice ingresso ad arco nella camera sepolcrale, che era tagliata nella roccia di tufo. La soglia era di 2 metri sopra il pavimento della strada, e sopra la porta c'era un fregio e una cornice decorati (1876 aC , 126-127, XII , HJ 403).
- Sepolcro dei Severi (Sepulcrum Severi)
Una presunta tomba di Settimio Severo, a noi nota solo da un passaggio ( Hist. Augusta Get. 7: inlatusque est maiorum sepulcro, hoc est Severi, quod est in via Appia euntibus ad portam dextra, specie Septizonii extructum ; HJ 218). Severo, Caracalla e Geta furono, tuttavia, tutti sepolti nel Mausoleo di Adriano, e il passaggio è interpolato.
Questo Septizonium a cui si allude, è noto solo da Svetonio (Tit. 1) e asserisce che Tito nacque "prope Septizonium aedibus sordidis". Probabilmente simile al Septizonium di Severo, anche se molto più piccolo, ed è stato localizzato generalmente sull'Esquilino ma senza una ragione sufficiente ( FUR 37; Gilb. III .354; Richter 158).
- Sepolcro di Silla (Sepulcrum Sullae)
La tomba del dittatore L. Cornelio Sulla, eretta nel Campo Marzio, per ordine del senato, che del resto era aristocratico come Silla ( Liv. Epit. 90; Plut. Sulla 38; App. B. C. I .106; Lucan II .222), e restaurato da Caracalla (Cass. Dio LXXVII .13). Il suo sito è sconosciuto ( HJ 492).
- Sepolcro degli Statilii (Sepulcrum Statiliorum)
Il colombario degli schiavi e liberti degli Statilii, in particolare di M. Statilius Taurus, console nel 44 d.C. e proprietario degli Horti Tauriani. Si trovava sul lato nord della via Praenestina, a circa 100 metri all'interno della Porta Praenestina (Maggiore), sul lato sud-ovest del moderno Viale Principessa Margherita. Tre camere di questa tomba furono scavate nel 1875-1877 e furono scoperte molte iscrizioni che risalivano da Augusto a Claudio ( CIL VI .6213-6640 e p982; Brizio, Pitture e sepolcri scoperte sull 'Esquilino, Roma 1876; NS 1877, 314-323; HJ 363; per altre iscrizioni trovate nelle adiacenti camere sepolcrali, vedi BC 1880, 51-75; CIL VI .33083 -33.190).
- Sepolcro di Statio Cecilio (Sepulcrum Statii Caecilii)
E' la tomba del poeta e comico Statius Caecilius, vicino al Gianicolo (Suet. reliq. ed. Reiffers. 26: iuxta Ianiculum sepultus), di cui si sa poco se non che nacque nel. 220 e morì nel 166 ac.. Fu intimo amico di Ennio ed ebbe origini tra i Galli Insubri, probabilmente a Mediolanum, e sembra sia stato fatto prigioniero dai romani nel 200, durante la Guerra Gallica. Divenuto pertanto schiavo, assunse il nome di Caecilius dal suo patrono che sembra fosse dei Metelli.
Adattò alla mentalità e al gusto dei romani il teatro greco, dagli scrittori della Commedia Nuova di Menandro, costituendo un genere chiamato Palliata Comoedia. Se le fonti hanno ben capito, Caecilio era così stimato che gli era stato ordinato di ascoltare l'Andria di Terenzio ( 166 ac), per pronunciarne un giudizio.
Dopo vari fallimenti, Cecilio guadagnò una grande reputazione. Volcatius Sedigitus, il critico drammatico, lo pose al primo posto tra i poeti comici; Varrone apprezzò il suo pathos e l'abilità nella costruzione delle trame, Orazio (Epistole, ii I. 59) lo paragonò all'arte di Terenzio. A Quintiliano invece non piace, e Cicerone lo considera inferiore a Terenzio.
Il fatto che le sue opere vengono indicate anche col solo tutolo senza l'autore (Cicerone, De Finibus, ii. 7) è prova della loro grande popolarità. Cecilio occupa un posto tra Plauto e Terenzio nel trattamento degli originali greci, non fece, come Plauto, di confondere le cose greche e romane, né, come Terenzio, di eliminare tutto ciò che non poteva essere romanizzato.
I frammenti delle sue opere sono principalmente conservati in Aulo Gellio, che cita alcuni passi Plocium (La collana) insieme con l'originale greco del Menandro, offrendo l'opportunità unica per fare un confronto sostanziale tra una commedia romana e il suo modello greco.
- Sepolcro di Tito Tazio (Sepulcrum Titi Tatii)
A Lavinium nel 745 ac. fu ucciso Tito Tazio, re di Roma inseme a Romolo. Questo accade perchè i parenti di Tito, avevano maltrattato degli ambasciatori a Roma di Lavinium, e Tito non aveva posto rimedio a questa grave provocazione. Giunto a Lavinium per un sacrificio solenne, fu assassinato in un moto di piazza. La tomba di Titus Tatius nel Lauretum sull'Aventino (Varro, LL V.152; Fest. 360), vicino all'Armilustrium (Plut. Rom. 23). Esso era sede di un culto (Dionys. III.43;b HJ 162). Secondo Plutarco fu sepolto nell'Armilustrio che era un luogo dove ogni ottobre si festeggiava una ricorrenza, forse proprio la morte e deificazione di Tazio. Il lauretum sull'aventino era però un bosco di lauro, cioè di alloro, un lucus sacro insomma, che lo stesso Varrone indica poi come luogo di sepoltura, e che Dionigi concorda come sepoltura di Tito sul monte aventino, ma mai ritrovato.
Tomba a tumulo di età augustea, consistente in un sepolcro circolare a tumulo con una circonferenza di 26 metri oggi compresa fra due palazzi al livello dei garage al civico 3 di via dell’Aquila Reale, sconosciuta ai più e creduta da molti per via della forma quale “tomba Etrusca”.
E' costituita sopra terra da due file di blocchi rettangolari di tufo sormontati da una serie di blocchi di travertino, con in cima una cornice di travertino sagomata.
SEPOLCRO VIA LABICANA |
Si tratta di un sepolcro, di età romana, visibile all'interno di un cortile condominiale; è a pianta circolare e conserva due file di blocchi parallelepipedi in travertino, coronate da una cornice modanata, sormontata a sua volta dai resti di un'altra fila di blocchi del tamburo, per un'altezza di 2.30 m ca.
Il sepolcro è in buono stato di conservazione. Sul fronte ovest, ovvero quello rivolto verso l'entrata del condominio di via dell'Aquila Reale, si notano tre blocchi di opera quadrata, modanati, appartenenti certamente alla cornice del sepolcro, ma non in situ, probabilmente spostati durante qualche lavoro eseguito nell'area che si trova a nord dell'antico tracciato della via Collatina.
Il sepolcro è stato scoperto nel 1970, in occasione di sbancamenti effettuati per la costruzione delle fondazioni del condominio. Quilici ricorda che tra il terreno mosso durante gli sbancamenti, sono stati rinvenuti basoli di selce, una lesena ed una cornicetta angolare di marmo bianco, un lato di sarcofago con resto del rilievo raffigurante un grifone (Quilici 1974, p.743).
Il sepolcro, le cui dimensioni sono di un diametro di m 8,80, si trova al di sotto del piano stradale, all'altezza dei garage del condominio (situato ad una quota inferiore di circa 8\9 metri rispetto a quella del piano stradale di via dell'Aquila Reale) ed è utilizzato come aiuola, al centro della quale crescono alcuni alberi di modeste dimensioni.
- Sepolcro di Via Pescara
- Sepolcro di Vibia (Sepulcrum Vibiae)
- Sepolcro di Vibio Mariano
Detto "Tomba di Nerone" locato sul lato sinistro della moderna via Cassia, la tomba di Vibio Mariano, procuratore della Sardegna e di sua moglie Regina Maxima, fu nota fin dal medioevo come tomba di Nerone. Il monumento è costituito da un grande sarcofago in marmo bianco, risalente alla II metà del III secolo dc., posto su un alto basamento in laterizio. La cassa del sarcofago è sormontata dal tetto a doppio spiovente con acroteri angolari. Sulla fronte, nella tabella ansata fiancheggiata dai Dioscuri, l’iscrizione ricorda i defunti.
- Sepolcro di Vigna Codini (Sepulcrum Vignae Codini)
TOMBA DI VIA PESCARA |
- Sepolcro di Vibia (Sepulcrum Vibiae)
- Sepolcro di Vibio Mariano
Detto "Tomba di Nerone" locato sul lato sinistro della moderna via Cassia, la tomba di Vibio Mariano, procuratore della Sardegna e di sua moglie Regina Maxima, fu nota fin dal medioevo come tomba di Nerone. Il monumento è costituito da un grande sarcofago in marmo bianco, risalente alla II metà del III secolo dc., posto su un alto basamento in laterizio. La cassa del sarcofago è sormontata dal tetto a doppio spiovente con acroteri angolari. Sulla fronte, nella tabella ansata fiancheggiata dai Dioscuri, l’iscrizione ricorda i defunti.
- Sepolcro di Vigna Codini (Sepulcrum Vignae Codini)
BIBLIO
- Samuel Ball Platner e Thomas Ashby: Dizionario topografico dell'antica Roma
Londra: Oxford University Press, 1929.