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POLIBIO - POLYBIUS

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Nome: Polybius
Nascita: Megalopoli, 206 a.c.
Morte: Grecia, 124-120 a.c.
Professione: Storico greco e militare


Polibio, in greco Polýbios, storico greco, nacque a Megalopoli, in Grecia, nel 206 a.c. e morì nel 124 o 120 a.c.. Figlio di Licorta, stratega della Lega Achea, ambasciatore a Roma e in Egitto. Polibio fu capo della cavalleria, secondo in grado dell'esercito acheo.

La sua carriera politica in Grecia finì con la battaglia di Pidna (168 a.c.) dove il console Lucio Emilio Paolo cancellò la Macedonia di Perseo dalle potenze dell'epoca. La Macedonia diventò in modo definitivo un territorio su cui aveva giurisdizione un proconsole o un propretore romano. Per essersi mostrato neutrale Polibio venne punito dai romani che ne fecero uno dei mille nobili achei che nel 166 a.c. furono inviati quali ostaggi a Roma, dove rimase per diciassette anni.

Tuttavia a Roma venne molto apprezzata la sua vasta cultura, per cui gli vennero spalancati i salotti letterari, soprattutto quello di Paolo Emilio (229 - 160 a.c.), che gli affidò l'educazione dei figli, uno dei quali fu poi adottato da Scipione e cambiò nome in Scipione Emiliano (Africano Minore). L'amicizia degli Scipioni permise a Polibio frequenti viaggi in Italia, Gallia, Spagna. Fu anche in Spagna, al seguito di Scipione nel 134 a.c. nella guerra a Numanzia.



LA SCACCHIERA DI POLIBIO

La scacchiera di Polibio, nota anche come quadrato di Polibio, è un sistema crittografico inventato da Polibio nel 150 a.c., e descritto nelle sue Storie. E' basata sul frazionamento dei caratteri del messaggio in chiaro così che potessero essere rappresentati utilizzando un più piccolo insieme di simboli. In pratica una sorta di antico telegrafo

La scacchiera originale è costituita da una griglia composta da 25 caselle ordinate in cinque righe ed altrettante colonne. Le lettere dell'alfabeto vengono inserite da sinistra a destra e dall'alto in basso. 
12345
1ABCDE
2FGHI, JK
3LMNOP
4QRSTU
5VWXYZ

Le righe e le colonne sono numerate: tali numeri sono gli indici o
"coordinate" delle lettere costituenti il messaggio in chiaro.
La trasposizione avviene sostituendo ad ogni lettera del messaggio un
numero le cui cifre rappresentano il numero di riga e di colonna della sua posizione nella scacchiera

Con questo metodo si potevano inviare messaggi mediante l'uso di torce.
Un uomo si poneva dietro ad un riparo con 5 torce alla sua destra e 5 torce
alla sua sinistra: la comunicazione avveniva mediante il sollevamento di un determinato numero di torce per lato. Il numero era dato proprio dalle coordinate (il numero di riga e quello di colonna) delle lettere del messaggio all'interno della seguente scacchiera.

L'ASSEDIO DI SIRACUSA

RITORNO ALLA GRECIA

Per intercessione di Scipione, nel 150 a.c. Polibio ottenne di ritornare in Grecia ma non vi rimase molto, curioso come era degli avvenimenti politici e soprattutto militari che riguardavano Roma. Infatti nell'anno successivo andò in Africa con il suo amico Scipione Emiliano e nel 146 a.c.  assistette alla caduta di Cartagine, che poi descrisse in qualità di storico.

La fiducia che ormai i Romani avevano in lui fece sì che nel 146, dopo la distruzione di Corinto che segnò la caduta della Grecia, Polibio, designato a provvedere al migliore assetto da dare alle città greche, si recò nuovamente in Grecia svolgendo il suo compito con abilità ma anche aiutando come poteva i suoi antichi compatrioti. Per la sua opera di legislatore ed interprete delle leggi si guadagnò le più alte considerazioni, tanto che gli furono erette statue.

Polibio scrisse la prima storia universale che mai sia stata scritta. I suoi ultimi viaggi in Italia e le conversazioni che ebbe con Scipione verso il termine della vita di lui permisero a P. di farsi un'idea delle trasformazioni che erano avvenute in Roma per effetto della conquista. All'amico sopravvisse, perché ne lasciò nelle Storie un elogio che sembra presupporne la morte (129)

Studiò soprattutto la nascita della potenza della Repubblica romana, che attribuì all'onestà dei romani ed alla validità delle loro istituzioni sia civiche che militari. Nelle sue Storie, particolarmente importante fu la narrazione della II e della III guerra punica fra Roma e Cartagine, nonché dell'era imperiale.

Gli anni successivi li trascorse a Roma, teso al completamento del suo lavoro storico, affrontando occasionali lunghi viaggi nelle terre bagnate dal Mediterraneo che interessavano la sua Storia, soprattutto con l'obiettivo di ottenere informazioni di prima mano sui siti storici.
Alla morte di Scipione ritornò in Grecia, dove morì, all'età di 82 anni, in piena salute tanto che ancora montava a cavallo, ma per ironia della sorte morì proprio per una caduta da cavallo.



OPERE MINORI

Si ha notizia di almeno tre opere di Polibio, però perdute, legate alla sua attività di politico: una Vita di Filopemene in tre libri, un trattato di tattica una storia della guerra di Numanzia. Quest'ultima è, tuttavia, non molto certa.

L'ASSEDIO DI CARTAGINE

LE STORIE

E' l’opera principale di Polibio che tratta le vicende dal 264 a.c., cioè dall’inizio della I guerra punica, fino al 144 a.c., quando Roma ha occupato tutto il bacino del Mediterraneo. Polibio vuole fornire una storia universale (la Pragmateia), con un prologo, concernente la storia romana a partire dal 264 a.c.

Dei 40 libri delle Storie ne sono sopravvissuti integri solo i primi 5 libri; degli altri, fino al XVIII, vi sono ampi estratti, ed estratti (gli Excerpta historica), di estensione più ridotta, è composto il resto dell’opera, facente parte della raccolta ordinata dall’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito (X secolo d.c.).


I LIBRI

I – II libro: riassunto degli avvenimenti compresi fra il 264 e il 220 a.c., cioè
gli eventi nel Mediterraneo a partire dal Sacco di Roma da parte dei Galli di Brenno (390 a.c. ) fino alla I guerra punica, focalizzandosi sulla crescita dell'egemonia romana.

III – V libro: II guerra punica fino alla battaglia di Canne (216 a.c.) Come e perché Roma, nel breve volgere di nemmeno 53 anni divenne l'incontrastata dominatrice dell'ecumene, dell'intero mondo abitato.

VI libro: analisi della costituzione romana e delle varie forme di governo, del loro sorgere e del loro degenerare

VII – XL: racconto annalistico degli eventi accaduti in Oriente e in Occidente fino al 144 a.c.

POLIBIO
Molto amico degli Scipioni, e grande ammiratore dei romani forse non fu del tutto imparziale ma colse dei romani il forte nazionalismo, che esprimevano con il disprezzo per i barbari ma non il disprezzo per la diversità razziale che Roma non ebbe mai, semmai disprezzo per la mancanza di assetto civile e legislativo, così come rispettò ogni forma di religione, ma ne constatò i complessi giochi di potere, le sanguinose battaglie, la violenza ma pure la grande lealtà, il grande valore, la viva intelligenza, la forte razionalità mista a creatività.

Polibio potè attingere a ottime fonti: sia guardando ai libri dei letterati Sciponi sia per le mansioni che ebbe a svolgere nel riassetto della Grecia, e quindi dei libri greci. Egli fu uno dei primi storici che cercò di presentare la storia come una sequenza di cause ed effetti:

«basata sull'attento esame della tradizione, proseguita con accorta critica, in parte anche su quanto egli stesso vide e con comunicazioni di testimoni oculari e di protagonisti del fatto. Racconta il corso degli avvenimenti con chiarezza e penetrazione, giudizio e amore per la verità ed, a seconda dei casi, pone una speciale attenzione alle condizioni geografiche. Appartiene, quindi, alla più grande tradizione di antichi storici anche se, per stile e linguaggio non si attiene alle caratteristiche tipiche della prosa attica. Il linguaggio spesso richiede più purezza e lo stile è rigido e disarmonico

(H. Thurston Peck, Polybius, in "Harper's Dictionary of Classical Antiquities", New York 1898.)

Secondo Polibio, la storia non deve riguardare né i miti né il meraviglioso, a cui erano portati molti storici, sulla scoperta di paesi lontani e di popoli sconosciuti. Pertanto il problema principale è l'indagine delle cause, fra le quali egli distingue rigorosamente la causa vera (aitìa), il pretesto (pròfasis) e l'inizio di un fatto (archè). Pertanto le spiegazioni miracolistiche e gli interventi provvidenziali vengono derisi.

La storia deve interessarsi delle azioni umane che contribuiscono alla costituzione della potenza militare e politica di uno stato; quindi una storia pragmatica. Per questo le azioni degli uomini hanno un significato, solo se inquadrate nel contesto in cui si verificano con un'accurata analisi di tutti i fattori e di tutte le cause che le hanno determinate.

Nella ricerca storica di Polibio c'è il timore della fine e del crollo dell'Impero romano, per cui ripercorre tutte le fasi dell'espansione di Roma, cercando di capire quali fossero le ragioni del suo immenso potere e della sua ineguagliabile grandezza, e per tentare di comprendere, da ciò che è avvenuto, che cosa accadrà. Perchè il passato è importante per la comprensione e l'attuazione del futuro.

I suoi scritti ebbero una grande influenza su Cicerone, sui padri fondatori degli Stati Uniti d'America e su Montesquieu, per la sua concezione della storia come "maestra" per il comportamento degli uomini che devono imparare da essa a non commettere gli stessi errori compiuti dai predecessori.
L'opera integrale non fu rivista globalmente dall'autore e fu pubblicata dopo la sua morte.


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