CATACOMBE DI PRISCILLA |
CATACOMBE DI SANTA PRISCILLA
Le catacombe di Priscilla, che prendono nome da un'iscrizione funeraria di una certa Priscilla ritenuta santa, si trovano lungo la via Salaria, con ingresso di fronte a Villa Ada, a Roma. Ma vennero chiamate anche Cimitero di Priscilla a San Silvestro, dal nome della basilica lì costruita nel IV secolo sul luogo di sepoltura dei martiri Felice e Filippo.
Si ritiene che Priscilla, imparentata con la ricca famiglia senatoria degli Acilii, avesse donato il terreno per la realizzazione dell'area sepolcrale; spesso erano le devote matrone romane a donare il terreno per i titulus o per le catacombe cristiane. La catacomba proviene da ambienti ipogei preesistenti, dei quali i principali sono un arenario, un criptoportico e l'ipogeo con le tombe degli Acili Glabrioni.
Pertanto la zona era tutta dei Glabrioni e volte era sufficiente fare alla chiesa un regalo importante per diventare santa o beata, oppure occorreva diventare martire, ma Priscilla martire non era. Alcuni ritengono che dopo le persecuzioni dell'imperatore Valeriano (257 d.c) molti cristiani si nascondessero nelle catacombe anche per lunghi periodi. E' falso, per quanto ci fossero dei pozzi di areazione le catacombe non avevano un'area respirabile, se non al massimo per un certo periodo di ore, dopo di che diventavano tossiche.
E' vero che esistono e sono esistite le città sotterranee, ma erano in luoghi con temperature torride dove le muffe non allignavano. Per giunta nelle catacombe si inumavano i corpi, che per quanto sigillati con la malta provocavano con i loro gas delle crepe con relativi miasmi.
Dunque le catacombe di Priscilla vennero scavate nel tufo a partire dal II secolo e fino al V secolo, quando ormai si seppelliva sopra terra e rimasero solo come meta di pellegrinaggi, ormai sviluppate complessivamente per 13 km di gallerie sotterranee articolate su tre livelli per una profondità di 35 m. Nell'antichità venne soprannominata "La Regina delle catacombe" a causa dei numerosi martiri sepolti.
Ma, dopo alcuni giorni, fu vinto dal rimorso e confessò la fede in Cristo. Per questo, insieme ad altri tre cristiani, condannato a morte da Diocleziano venne decapitato.
I RE MAGI |
Insomma la dottrina trionfante era che l'uomo deve essere lieto di farsi torturare e ammazzare per non disconoscere nemmeno formalmente la sua fede, perchè il crudele Dio cristiano esigeva il martirio.
Successivamente vi furono sepolti altri sei papi che furono:
- San Marcello I - (... - 309) riportato dal Martirologio di S. Girolamo (1894), poichè non voleva accettare i lapsi, coloro che per timore del martirio avevano abiurato alla fede cristiana e che finite le persecuzioni volevano tornare nella comunità, scoppiarono disordini con violenze a delitti per cui venne esiliato, non si sa dove e in esilio morì, dopo un solo anno di pontificato, non si sa quando. Venne fatto santo per ragioni ignote.
- San Silvestro I - (... - 335) ritenuto il convertitore alla fede cristiana di Costantino I, che però, per quanto facilitasse il cristianesimo, non si convertì mai, tanto che fino all'ultimo fu fedele del Sol Invictus che celebrò ogni anno.
- San Liberio - (... - 366) antiariano, firmò un compromesso per cui il Cristo "non era della stessa sostanza del padre" ma era di una sostanza simile alla sostanza del padre" per far cessare la persecuzione agli Ariani che vedevano Cristo come diversa sostanza dal padre, e su questo si erano scannati.
- San Siricio (334 - 399) - impose la propria dottrina su tutte le altre, anche sull'ortodossa, nonostante fosse la dottrina originaria, poi impose il celibato ecclesiastico ai preti. Condannò i vescovi che lo avevano accusato di aver spinto Magno Massimo, che regnava con Valentiniano II e Teodosio I, a giustiziare Priscilliano e i suoi seguaci.
Ma Siricio scomunicò anche Felice, vescovo di Treviri, che aveva sostenuto l'accusatore di Priscilliano, e nella cui città aveva avuto luogo l'esecuzione. Indirizzò poi ai vescovi spagnoli una lettera con le condizioni a cui i Priscilliani convertiti sarebbero potuti tornare alla Chiesa di Roma. Ma fece condannare a morte anche Gioviniano sostenitore del monachesimo e della non verginità di Maria. E per tutti questi eccidi lo fecero santo.
- Vigilio.- (... - 555) Ormai la Chiesa era una monarchia si che nel 499 papa Simmaco stabilì che ogni pontefice scegliesse il successore, e Bonifacio II, nel 531, nominò a succedergli Vigilio, che incontrò però una fortissima ostilità, per cui la sua nomina venne ritirata. Venne eletto invece papa Giovanni II. Intanto a Costantinopoli l'imperatrice Teodora aveva promesso a Vigilio la Sede Papale e settecento libbre d'oro se avesse annullato il concilio di Calcedonia, che aveva condannato il monofisismo. Tramite una lettera contraffatta il papa vigente venne accusato di essersi accordato con Vitige, venne esiliato e fu nominato al suo posto Vigilio. Ci chiediamo cosa tutto ciò avesse a che fare col Cristo.
Le catacombe di Santa Priscilla ospitano circa 40 mila sepolture. Abbandonate nel V secolo e successivamente saccheggiate al tempo delle invasioni barbariche, le catacombe sono state quindi a lungo dimenticate e solo negli ultimi secoli riscoperte e valorizzate.
DESCRIZIONE
Attraverso l'antica porta si accede alla camera superiore, sorta di vestibolo, costruito in mattoni e rivestito di intonaco dipinto; sul fondo inizia la scala di accesso agli altri ambienti ipogei. Nella camera sono ricavati tre arcosoli, le cui lunette conservano pitture con scene del Vecchio Testamento; nel pavimento si riconoscono i resti di sepolture scavate in epoche successive. Una scala, che poi si divide, da accesso ai due locali ipogei sottostanti.
Il primo ipogeo, a sinistra, conserva la pavimentazione in mosaico con i nomi dei proprietari che lo fecero realizzare (Aurelio Papirio, Aurelio Prima, Aurelio Felicissimo). Le pareti sono affrescate con pitture di particolare bellezza; nella parte inferiore sono rappresentati dodici personaggi quasi a grandezza naturale, uno dei quali poi distrutto per l'apertura di un varco.
Nella fascia superiore si conservano sette pannelli con varie scene di incerta interpretazione: un pastore sul monte, un cavaliere in trionfo seguito dal popolo festante, una città con grandi palazzi. Il soffitto è suddiviso in fasce comprendenti quadrati e cerchi, al centro è raffigurato il Buon Pastore, negli altri spazi personaggi togati, geni e animali fantastici caratteristici del repertorio decorativo del periodo.
Il secondo ipogeo è costituito da due ambienti, un piccolo vestibolo e un'aula più grande con tre arcosoli. Nella parete destra del vestibolo è dipinta una figura con pallio che alza la mano verso la croce; in altre parti vi sono figure umane con in mano un rotolo o una frusta.
Nelle lunette degli arcosoli sono dipinti molti personaggi maschili e donne velate. Molto si è discusso sul senso di queste pitture che sembrano unire soggetti pagani e cristiani. Alcuni autori sono propensi a considerare gli Aureli personaggi convertiti da poco ala fede cristiana e quindi ancora legati all'antico credo pagano; altri vorrebbero riconoscere nelle pitture le rappresentazioni di una setta cristiana eretica vicina ai Montanisti e a Ippolito che nei suoi scritti alludeva spesso all'avvento dell'Anticristo.
Il cubicolo risale al III secolo e prende il nome da un affresco, abbastanza conservato, di una lunetta con una donna velata in atteggiamento orante, con le braccia volte in alto. La donna, evidentemente lì sepolta, è quindi raffigurata anche in altri momenti significativi della sua vita, come il matrimonio e la nascita di un figlio.
Nelle altre volte del locale sono affrescati episodi dell'Antico Testamento (il salvataggio dei tre giovani ebrei dal fuoco, quello di Isacco dal suo sacrificio e quello di Giona dal mostro) a simboleggiare la salvezza grazie alla Redenzione. Al centro del soffitto, un affresco del Buon Pastore, ovvero il Redentore, che reca un capretto sulle spalle. La redenzione è il perdono o assoluzione dei peccati o errori commessi, e protezione dalla dannazione e disgrazia, eterna o temporanea. E' caratteristica delle religioni monoteiste, molto più rigide e severe delle politeiste.
LA CAPPELLA GRECA
La parte più antica prende il nome di "cappella greca" dalle due iscrizioni in lettere greche dipinte in rosso nelle nicchie presenti in questo luogo, che in origine serviva come riparo per la calura estiva, rinfrescato, pare, da giochi d'acqua e arricchito da ornamenti.
Le scene dipinte riportano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento; particolarmente famosa è la scena nota come "fractio panis" così detta dalle immagini raffiguranti sette personaggi attorno ad una mensa, cui partecipa anche delle donne e il cui primo commensale sembra essere in atto di spezzare il pane, gesto sacrale che allude al cibo eucaristico.
Ma non mancano anche l'Adorazione dei magi, la Risurrezione di Lazzaro e la guarigione di un paralitico, Daniele fra i leoni, la casta Susanna, i tre giovani ebrei nella fornace, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia.
LA MADONNA
Sopra queste catacombe papa Silvestro I fece erigere nel IV secolo una basilica che, con il progressivo abbandono delle aree urbane fuori le mura, cadde progressivamente in rovina e venne quindi dimenticata. I suoi resti vennero ritrovati nel 1890 e nel 1906 sulle strutture murarie antiche si procedette a elevare pareti e a costruire un soffitto a protezione del sito, realizzando quindi una nuova basilica modellata sulla precedente.
L'attuale ingresso delle Catacombe è presso la Casa delle Catacombe di Priscilla, realizzato nel 1929 e sede delle Suore Benedettine di Priscilla, che curano il sito. La catacomba però chiude il 29 giugno e riapre il 2 settembre, oltre un mese di vacanza, e proprio nel periodo più turistico.
Dopo il riconoscimento del Cristianesimo le catacombe fecero parte dei titoli (parrocchie) e quindi si smise di seppellirvi, anche perché nel corso nel IV° secolo, ci fu lo sviluppo dei cimiteri all'aria aperta.
Molte catacombe vennero abbandonate e depredate per la costruzione delle basiliche soprastanti finché papa Damaso (366-384) ne dispose la tutela. Nel VI secolo molte catacombe subirono l'oltraggio del saccheggio dei Goti. Quando le aree extraurbane divennero sempre più insicure si iniziò, nel VII e VIII secolo, la traslazione dei corpi dei martiri nelle grandi basiliche romane; nell'817 papa Pasquale I fece eseguire il trasferimento di ben 2300 salme.
Attraverso l'antica porta si accede alla camera superiore, sorta di vestibolo, costruito in mattoni e rivestito di intonaco dipinto; sul fondo inizia la scala di accesso agli altri ambienti ipogei. Nella camera sono ricavati tre arcosoli, le cui lunette conservano pitture con scene del Vecchio Testamento; nel pavimento si riconoscono i resti di sepolture scavate in epoche successive. Una scala, che poi si divide, da accesso ai due locali ipogei sottostanti.
Il primo ipogeo, a sinistra, conserva la pavimentazione in mosaico con i nomi dei proprietari che lo fecero realizzare (Aurelio Papirio, Aurelio Prima, Aurelio Felicissimo). Le pareti sono affrescate con pitture di particolare bellezza; nella parte inferiore sono rappresentati dodici personaggi quasi a grandezza naturale, uno dei quali poi distrutto per l'apertura di un varco.
CATACOMBE DI SANTA PRISCILLA |
Il secondo ipogeo è costituito da due ambienti, un piccolo vestibolo e un'aula più grande con tre arcosoli. Nella parete destra del vestibolo è dipinta una figura con pallio che alza la mano verso la croce; in altre parti vi sono figure umane con in mano un rotolo o una frusta.
Nelle lunette degli arcosoli sono dipinti molti personaggi maschili e donne velate. Molto si è discusso sul senso di queste pitture che sembrano unire soggetti pagani e cristiani. Alcuni autori sono propensi a considerare gli Aureli personaggi convertiti da poco ala fede cristiana e quindi ancora legati all'antico credo pagano; altri vorrebbero riconoscere nelle pitture le rappresentazioni di una setta cristiana eretica vicina ai Montanisti e a Ippolito che nei suoi scritti alludeva spesso all'avvento dell'Anticristo.
IL CUBICOLO DELLA VELATA
Il cubicolo risale al III secolo e prende il nome da un affresco, abbastanza conservato, di una lunetta con una donna velata in atteggiamento orante, con le braccia volte in alto. La donna, evidentemente lì sepolta, è quindi raffigurata anche in altri momenti significativi della sua vita, come il matrimonio e la nascita di un figlio.
Nelle altre volte del locale sono affrescati episodi dell'Antico Testamento (il salvataggio dei tre giovani ebrei dal fuoco, quello di Isacco dal suo sacrificio e quello di Giona dal mostro) a simboleggiare la salvezza grazie alla Redenzione. Al centro del soffitto, un affresco del Buon Pastore, ovvero il Redentore, che reca un capretto sulle spalle. La redenzione è il perdono o assoluzione dei peccati o errori commessi, e protezione dalla dannazione e disgrazia, eterna o temporanea. E' caratteristica delle religioni monoteiste, molto più rigide e severe delle politeiste.
IL PASTO SACRO |
LA CAPPELLA GRECA
La parte più antica prende il nome di "cappella greca" dalle due iscrizioni in lettere greche dipinte in rosso nelle nicchie presenti in questo luogo, che in origine serviva come riparo per la calura estiva, rinfrescato, pare, da giochi d'acqua e arricchito da ornamenti.
Le scene dipinte riportano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento; particolarmente famosa è la scena nota come "fractio panis" così detta dalle immagini raffiguranti sette personaggi attorno ad una mensa, cui partecipa anche delle donne e il cui primo commensale sembra essere in atto di spezzare il pane, gesto sacrale che allude al cibo eucaristico.
Ma non mancano anche l'Adorazione dei magi, la Risurrezione di Lazzaro e la guarigione di un paralitico, Daniele fra i leoni, la casta Susanna, i tre giovani ebrei nella fornace, Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia.
LA MADONNA
Sul soffitto di una nicchia che ospitava una tomba venerata, probabilmente di un martire, si è conservato uno stucco con dipinta la Madonna seduta col Bambino sulle ginocchia e accanto a lei un profeta Balaam che addita una stella. Dati stile e localizzazione (nella parte iniziale del cimitero) si attribuisce la datazione del dipinto al III secolo perciò si ritiene che questa pittura sia, dopo l'Adorazione dei Magi nella Cappella greca, la raffigurazione della Madonna e del Gesù Bambino più antica a noi pervenuta.
BASILICA E MONASTERO
Sopra queste catacombe papa Silvestro I fece erigere nel IV secolo una basilica che, con il progressivo abbandono delle aree urbane fuori le mura, cadde progressivamente in rovina e venne quindi dimenticata. I suoi resti vennero ritrovati nel 1890 e nel 1906 sulle strutture murarie antiche si procedette a elevare pareti e a costruire un soffitto a protezione del sito, realizzando quindi una nuova basilica modellata sulla precedente.
L'attuale ingresso delle Catacombe è presso la Casa delle Catacombe di Priscilla, realizzato nel 1929 e sede delle Suore Benedettine di Priscilla, che curano il sito. La catacomba però chiude il 29 giugno e riapre il 2 settembre, oltre un mese di vacanza, e proprio nel periodo più turistico.
Dopo il riconoscimento del Cristianesimo le catacombe fecero parte dei titoli (parrocchie) e quindi si smise di seppellirvi, anche perché nel corso nel IV° secolo, ci fu lo sviluppo dei cimiteri all'aria aperta.
Molte catacombe vennero abbandonate e depredate per la costruzione delle basiliche soprastanti finché papa Damaso (366-384) ne dispose la tutela. Nel VI secolo molte catacombe subirono l'oltraggio del saccheggio dei Goti. Quando le aree extraurbane divennero sempre più insicure si iniziò, nel VII e VIII secolo, la traslazione dei corpi dei martiri nelle grandi basiliche romane; nell'817 papa Pasquale I fece eseguire il trasferimento di ben 2300 salme.