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CULTO DI AURORA

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AURORA CONDUCE IL CARRO SOLARE DEL FRATELLO HELIOS (PALAZZO PALLAVICINI)

LA EOS GRECA

Nella mitologia greca Eos è figlia del titano Iperione (il pilastro dell'est) e di Teia, (greco Theía) o Tea, Thea e Tia, figlia di Urano (il cielo) e di Gea (la terra), chiamata Eurifessa (oppure Eurifaessa) per la magnificenza e lo splendore, secondo le narrazioni di Esiodo nelle sue “Cosmogonie” e da Apollodoro. Sorella e moglie di Iperione divenne madre di Helios (Dio del sole) e Selene (Dea della luna).

Pindaro:
«Madre del sole, Teia dai molteplici nomi, con la tua benedizione gli uomini onorano l'oro come elemento più prezioso di qualsiasi altro; ed attraverso il suo valore tu li accordi, o regina, le navi combattenti sul mare e le squadre di cavalli ammaestrati nelle gare di volteggio diventano meraviglie

Secondo altri Aurora era figlia di Titano e della Terra, comunque era la Dea che apriva le porte del giorno e che, dopo aver attaccato i cavalli al carro del Sole, lo precedeva col suo carro. Ebbe molti mariti e quattro figli, i venti: 
- il vento del nord (Borea), 
- il vento dell'est (Euro), 
- il vento dell'ovest (Zefiro) 
- e il vento del sud (Austro). 

La Dea Aurora si risveglia ogni mattina all'alba e vola attraverso il cielo, annunciando l'arrivo della mattina; nell'Iliade e nell'Odissea è scritto "apparve Aurora dalle dita di rosa" 

THESAN DEA DELL'AURORA IN TEMPIO ETRUSCO

TITONE

Uno dei mariti di Eos è il vecchio Titone, principe di troia e uomo bellissimo, fu rapito da Eos e portato in Aethiopia dove ebbero i due figli e dove la Dea chiese a Zeus di donargli l'immortalità, dimenticando però di richiedere anche l'eterna giovinezza, così lui visse per sempre ma lo fece invecchiando e così, sempre più vecchio e privo di forze si che Eos chiese ed ottenne che fosse mutato in una cicala.



CEFALO

In un altro mito Eos vide Cefalo figlio di Deioneo, sposo felice di Procri, unito a lei dall'amore e dalla passione per la caccia, per cui i due si erano promessi reciproca fedeltà. Aurora senza complimenti gli propose di giacere con lei, ma Cefalo rifiutò per la fedeltà promessa alla sua Procri. Allora Aurora disse: non voglio che tu infranga la tua promessa se prima non l'avrà infranta lei." Così lo trasformò nel giovane attico Pteleone che si presentò a Procri e le cinse la fronte con un ricco frontale d'oro finemente cesellato. Affascinata dal bellissimo giovane e dagli splendidi regali, Procri si lasciò sedurre. 
Quando nel letto, Cefalo si lasciò riconoscere, Procri umiliata comprese di essere stata ingannata da Aurora e fuggì a Creta dove Artemide stava cacciando, ma la Dea la cacciò via perché con lei cacciavano solo le vergini. Procri affranta le raccontò dell'inganno di Aurora, allora Artemide impietosita le regalò una lancia che colpiva qualsiasi bersaglio e un cane Lailape a cui nessun animale poteva sfuggire, invitandola a sfidare Cefalo nella caccia. Procri, sotto spoglia di un giovinetto, lo sfidò e lo vinse.

Cefalo affascinato dalla lancia e dal cane gli chiese di scambiarli con tutte le ricchezze e metà del suo regno, e l'altro acconsentì a patto che l'altro si concedesse a lui. Allora Procri si lasciò riconoscere e gli concesse il suo perdono. Ma quando Cefalo si recò a caccia con i doni di Procri, gelosa di Aurora lei lo seguì e vide Cefalo invocare: Aura vieni! Aura vieni! Era il nome del vento che Cefalo invocava per refrigerio dopo la battuta di caccia. 
Procri, credendo di udire il nome di Aurora balzò dal cespuglio e Cefalo, scambiandola per una bestia selvatica le scagliò contro la lancia infallibile uccidendola. Cefalo sopraffatto dal dolore si uccise con la stessa lancia e insieme a Procri ascesero al Cielo dove furono trasformati nella stella che precede il mattino.



AURORA ROMANA

I Latini le attribuirono il nome di Aurora, “ Quasi Aurea, colei che ha il colore dell'oro”e a Roma, il suo culto venne spesso associato a Matuta nella divinità di Mater Matuta.

AURORA - LEUCOTEA
Venne rappresentata vestita di giallo, con una fiaccola nelle mani, mentre esce da un palazzo dorato e ascende sopra un una carrozza dorata o del colore del fuoco.

Venne spesso raffigurata anche con e ali e una stella sulla testa, oppure come una giovane ninfa, coronata di fiori che conduce un carro trainato da Pegaso il cavallo alato. 

Con una mano sparge petali di rose, quegli stessi fiori ornamento della Terra che vivono della rorida rugiada stillata dagli occhi di Aurora in liquide perle.

La Dea romana eredita il mito greco per cui rappresenta la divina essenza femminile che ad ogni alba rigenera se stessa. Ella sposa il cugino Astreo, figlio dei titani Crio e Euribia, da cui ha una prole sterminata: tutte le stelle al cielo, ma soprattutto Fosforo, affezionatissimo figlio che al limitare di ogni notte annuncia in forma di astro l’arrivo della madre, e poi i venti che soffiano costanti il mondo, Zefiro, Borea, Noto ed Apeliote.

Ma la giovane una notte giace anche con il temibile Ares, e la vendetta di Afrodite, proprio lei, Dea dalle è terribile perchè maledice Aurora e la condanna a un desiderio sessuale inesauribile, ragione per cui da allora cambia continuamente amante.

In realtà Aurora è l'antica Dea Bianca, la Leucotea, la Grande Madre luminosa, la Dea Vergine, all'epoca più marina che terrestre, che conduce il giorno e la vira della natura, Dea prolifica e senza marito ma con mille amanti. I romani raccomandano alle figlie di non invocarla perchè le indurrebbe in tentazione, ma le spose la invocano per tenere desto il loro desiderio sessuale e la loro fertilità.

Lo stato romano si preoccupava di sacrificare alla Dea una volta l'anno ma privatamente sembra che il suo culto fosse più seguito, ma mentre nel tempio veniva sacrificata una scrofa, nel privato i sacrifici erano incruenti. Alla Dea si offrivano fiori, primizie e soprattutto vino versato sull'ara, incoronando le sue statue di ghirlande e ungendole di profumi.


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