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TEMPIO DELLA GENS FLAVIA

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TEMPIO GENS FLAVIA AL CENTRO
Pur non conoscendo esattamente la sua localizzazione, sappiamo che venne costruito da Domiziano (Roma, 24 ottobre 51 - Roma, 18 settembre 96), sul sito della casa di suo padre, Vespasiano (Cittareale, 17 novembre 9 - Cotilia, 23 giugno 79), in cui egli stesso era nato, nel 51 d.c., e consisteva nel mausoleo dove furono sepolti i membri della famiglia imperiale e in un tempio, inseriti in un recinto sacro.



DOMIZIANO

A differenza del fratello Tito e del padre Vespasiano, Domiziano non aveva esperienza militare e mai la ebbe, anche se comandò alcune spedizioni militari contro i germani e contro i daci, che non riportarono grossi successi. 

Pare che durante l’anno dei quattro imperatori si trovasse a Roma insieme allo zio Sabino, quando Vitellio, venuto a sapere dell’acclamazione di Vespasiano, cercò di catturarli.

I due Flavi aveva cercato rifugio sul Campidoglio, nel tempio di Giove Ottimo Massimo; i soldati di Vespasiano appiccarono un incendio e il tempio venne distrutto, e Sabino perse la vita. Domiziano invece, diciottenne (era nato il 24 ottobre del 51), trovò riparo in casa di un custode e scampò travestito da sacerdote di Iside:
«Durante la guerra contro Vitellio, si rifugiò sul Campidoglio con lo zio paterno Sabino e con una parte delle truppe presenti, ma, quando gli avversari fecero irruzione e il tempio andò in fiamme, egli si nascose e passò la notte in casa di un custode. La mattina seguente, travestito da sacerdote di Iside e intrufolato tra gli addetti ai riti di varie religioni, con un solo compagno si rifugiò al di là del Tevere presso la madre di un condiscepolo; e lì si tenne così ben nascosto che non potè essere scovato da coloro che lo cercavano seguendo le sue tracce. Uscì allo scoperto soltanto dopo la vittoria e, acclamato Cesare, assunse la carica di pretore urbano con potestà consolare, ma solo nominalmente: perché lasciò il potere effettivo al primo dei suoi colleghi
(Svetonio, Domiziano, 1)

DOMIZIANO
«Indiceva continuamente spettacoli splendidi e costosi, non solo nell’anfiteatro, ma anche nel circo, dove, oltre alle tradizionali corse di bighe e quadrighe, organizzò anche un doppio combattimento, di cavalieri e di fanti. Nell’anfiteatro diede un combattimento navale, e cacce e lotte di gladiatori anche di notte, alla luce delle fiaccole, e non solo combattimenti fra uomini, ma anche fra donne. Inoltre presenziava sempre agli spettacoli offerti dai questori che, dopo un periodo di sospensione, aveva ripristinati
(Svetonio, Domiziano, 4)

«Non acconsentì che gli venissero erette statue in Campidoglio, se non d’oro e d’argento e di un determinato peso. Fece costruire nei vari quartieri della città tante e tali volte ed archi sormontati da quadrighe e insegne trionfali, che su uno di essi si trovò scritto in greco: Basta!»
(Svetonio, Domiziano, 13)

Insomma Domiziano, al contrario di suo padre e suo fratello, due grandi imperatori, grandi generali e grandi personaggi, non valeva un granché e i romani lo capirono ben presto, e i senatori ancora prima, e altrettanto l'esercito. Insomma non piaceva a nessuno, e e era consapevole.

L'unico suo vanto poteva essere il discendere da cotanto padre ed avere un così amato fratello che fu addirittura chiamato "Delizia dell'umanità". Pertanto, onde darsi un tono, Domiziano credette bene di erigere un tempio alla Gens Flavia, affinchè il popolo si rammentasse da chi proveniva.

PROBABILE POSIZIONE DEL TEMPIO (IN ROSSO) RISPETTO ALLE TERME DI DIOCLEZIANO
Il tempio è costruito sul Quirinale, compare nella lista dei monumenti del Regio VI Alta Semita delle Regionali di Roma 1. Si trova in o vicino alla villa in cui nacque Domiziano, residenza di suo padre Vespasiano, e quella di Tito Flavio Sabino, zio di Domiziano e fratello maggiore di Vespasiano. 

Questo sito corrisponde durante l'antichità al luogo chiamato Ad Malum Punicum, occupato oggi dall'attraversamento di Via XX Settembre e Via delle Quattro Fontane.

Il monumento evidenzia il culto della dinastia, visto che Domiziano ha divinizzato suo fratello Tito, sua figlia Giulia Flavia e il suo stesso figlio neonato, creando un sacrario e un mausoleo insieme. Inoltre il tempio di Domiziano è costruito a Roma, entro i confini del Pomerio, che poteva essere fatto solo con l'autorizzazione speciale del Senato.

Così come la casa di Augusto sorse sopra al tempio del Lupercale, il tempio dei Flavi si sacralizza con i due imperatori passati. Negli scritti di Marziale Stazio si allude al fatto che le ceneri di Vespasiano, di Giulia Flavia e di Domiziano furono depositate nel mausoleo, evidentemente insieme alle ceneri di Tito e altri membri della famiglia imperiale come Flavia Domitilla, madre di Domiziano.

CASERMA DEI CORAZZIERI- IPOTESI DI TEMPIO GENTE FLAVIA
Poco si sa sul piano e le dimensioni del tempio. Tuttavia, un'allusione negli Epigrammi di Martial e la scoperta di resti di un antiquario nel XVI secolo suggeriscono che il tempio è composto da una rotonda a cupola costruita al centro di un recinto quasi quadrato. Essendo il tempio costruito in un'area densamente popolata, doveva essere di dimensioni modeste, più piccolo del mausoleo di Augusto, costruito in una zona lontana dalla città.

Sul retro di un sesterzio del 95 o 96, datato al XVII consolato di Domiziano, potrebbe esserci una rappresentazione del tempio. Esso sembra racchiuso in due recinti successivi, il primo con una porta centrale sormontato da un frontone e incorniciato da tre nicchie alternativamente rettangolari e semi-circolari su ciascun lato, e il secondo, più grande, con un'apertura centrale a volta e due aperture laterale sormontato da frontoni triangolari.

All'interno del tempio, il soffitto della cupola è decorato con una rappresentazione del regno celeste, simbolo dell'eternità di Roma. La colossale testa di Tito conservata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e frammenti di sculture e rilievi chiamati "Don Hartwig" in marmo Pentelico, scoperti nel 1900 durante la costruzione dei portici di Piazza della Repubblica, sono molto probabilmente parte della decorazione del tempio. Su uno dei frammenti del rilievo è rappresentato il frontone del tempio di Quirino.

TITO

SUL QUIRINALE

Lavori di adattamento per la mensa della caserma dei corazzieri sul Quirinale hanno portato alla scoperta di un gruppo di monumenti di notevole interesse.
Si tratta di un breve settore in cappellaccio delle mura serviane, all'interno delle quali si osserva un tratto di un grande podio in opera cementizia.

All'esterno delle mura il terreno digradava a terrazze: i primi due ripiani erano occupati da un grande ambiente, liberato solo in parte, evidentemente un ninfeo (come mostra un canale di adduzione dell'acqua), una parete del quale era decorata da un grandioso mosaico figurato, con decorazione di quarto stile iniziale (età di Vespasiano).

La scoperta, avvenuta nelle immediate vicinanze, sull'altro lato di via XX Settembre, di una fistula acquaria con il nome di Tito Flavio Sabino, rende probabile l'identificazione dell'edificio con la casa del fratello di Vespasiano, che sappiamo esser stata sul Quirinale.
In tal caso, il grande podio potrebbe essere il tempio della Gens Flavia, eretto accanto alla casa da Domiziano.

"La sua nutrice Phyllis gli rese gli ultimi onori nella sua villa sulla strada Latina; poi portò di nascosto i suoi resti nel tempio dei Flavi e li mescolò con le ceneri di Julie, figlia di Tito, che aveva anche allevato".
(Svetonio - Vita dei 12 Cesari)



SOTTO LE TERME DI DIOCLEZIANO

TESTA COLOSSALE DI TITO
Tuttavia un'ipotesi più recente ipotesi, secondo la quale la casa di Vespasiano era prossima, ma non identica a quella del fratello, identifica il tempio con resti rinvenuti sotto le terme di Diocleziano (tra l'aula ottagona, un tempo utilizzata come planetario, e la chiesa di San Bernardo), eliminati in occasione della costruzione del complesso, ad eccezione dell'edificio centrale, rimasto in vista nel recinto delle stesse terme.
(Eugenio La Rocca, Il Templum Gentis Flaviae, in Coarelli 2009, pp. 224-233..

L'ipotesi è stata formulata in seguito alla scoperta dei resti: Daniela Candilio, Roma. Indagini archeologiche nell'aula ottagona delle Terme di Diocleziano).

In effetti i resti permettono di ipotizzare un esteso recinto porticato sui quattro lati, con esedre alternativamente circolari e rettangolari sporgenti dal muro di fondo. Al centro un amplio podio che doveva sorreggere un edificio di forma oggi sconosciuta.

Dalla decorazione del complesso provengono una testa colossale di Tito oggi al Museo archeologico nazionale di Napoli, rinvenuta nelle vicinanze, e i frammenti di rilievi del cosiddetto "dono Hartwig", rinvenuti durante la costruzione dei portici dell'attuale piazza della Repubblica (che ripetono la pianta della grande esedra delle terme di Diocleziano).

PARTE DEL "DONO HARTWIG''

1994 - MUSEO NAZIONALE ROMANO: RIAPRE PALAZZO MASSIMO CON ''DONO HARTWIG'' (2)

(AdnKronos) - 
Hartwig donò i nove pezzi acquistati, appena si rese conto della loro importanza, al Museo Nazionale Romano (inaugurato qualche decennio prima all'interno delle Terme di Diocleziano) curandone anche un primo, esemplare, catalogo. Kelsey portò invece i reperti in America che andarono poi ad arricchire il museo a lui intitolato nel Michigan.

Soltanto recentemente e' stato scoperto che i reperti da oggi in mostra -nel primo piano di Palazzo Massimo- facevano parte di un medesimo complesso, identificabile con il Templum Gentis Flaviae, noto attraverso le citazioni degli autori antichi e costruito dall'Imperatore Domiziano come tempio e mausoleo di famiglia.

Il Templum Gentis Flaviae si trovava presso l'attuale Chiesa di Santa Susanna.
Tutto questo in una sola aula museale.


PARTE DEL "DONO HARTWIG''
E tutti i reperti delle altre collezioni? Entro il 1994 -lo hanno più volte assicurato il Ministro Ronchey ed il Soprintendente archeologico di Roma, Adriano La Regina- l'intero Museo (il più importante museo archeologico greco-romano del mondo) dovrebbe essere finalmente interamente aperto nelle tre nuove o rinnovate sedi:

- Museo della Fondazione, nelle Terme di Diocleziano (e' invece già stabilmente aperto l'attiguo Ex Planetario, piccolo 'museo dei capolavori');
- Palazzo Massimo;
- Palazzo Altemps (Largo Zanardelli-Piazza Navona) destinatario della Collezione Ludovisi, per decenni conservata, imballata, nella vecchia sede delle Terme.

(Pal/Zn/Adnkronos)




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