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CATACOMBE DI SAN LORENZO

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CATACOMBE DI SAN LORENZO
La catacomba di San Lorenzo, detta anche catacomba di Ciriaca è un cimitero sotterraneo posto sulla via Tiburtina, sotto l'attuale basilica di San Lorenzo fuori le mura, nel quartiere Tiburtino. Detto in origine in agro Verano, venne chiamata San Lorenzo solo a partire dal VI secolo, per il martire più conosciuto di cui accoglie la sepoltura, testimoniata dalla Depositio martyrum (metà del IV secolo) al 10 agosto con queste scarnissime parole: "quarto idus Augustas Laurentii in Tiburtina" (il 10 di agosto Lorenzo in Tiburtina).

L'entrata alla catacomba è accessibile dalla cappella di San Tarcisio, e adiacente sagrestia, da cui ci si inoltra nel chiostro e quindi nella catacomba di San Lorenzo.
La Depositio Martyrum altri non è che il Cronografo del 354, una raccolta di testi prevalentemente cronografici, a opera di Furio Dionisio Filocalo, calligrafo e letterato del IV secolo. Consta di:
- elenco dei consoli fino al 354, 
- un canone pasquale, 
- un elenco dei prefetti di Roma  254-354, 
- un elenco dei martiri (Depositio martyrum) e dei papi (Depositio episcoporum) venerati a Roma, 
- il Catalogo Liberiano, 
- una duplice redazione dei Fasti consolari romani, 
- una cronaca universale (la Chronica Horosii), 
- una cronaca degli imperatori di Roma fino a Licinio, 
- una descrizione di Roma per regioni.


I Padri della Chiesa, recuperarono un’affabulazione leggendaria che descrive il martirio di San Lorenzo sulla graticola, dopo aver distribuito i suoi averi ai poveri. Così la passio Polichronii, narra che Lorenzo era, appunto, arcidiacono di Sisto II e mentre il Papa era condotto al martirio, egli si rammaricò di non poter seguire la stessa sorte, tanto che costrinse i carnefici a promettergli che dopo tre giorni avrebbe ottenuto anche lui la palma della vittoria.

La Depositio Martyrum  non cita il nome del cimitero, forse perchè già identificato con il nome del martire. Altre fonti invece identificano la catacomba col nome di Ciriaca, proprietaria del terreno in cui fu scavato il cimitero, come:
- il Liber Pontificalis, o Libro dei Papi, redatto da ufficiali inferiori della corte papale,
- una passio di San Lorenzo del VI secolo, che specifica la sepoltura del martire in via Tiburtina "in praedio Cyriacae viduae in agro Verano" (in via Tiburtina nel terreno della vedova Ciriaca nel fondo del Verano). 

In altre fonti dell'VIII secolo Ciriaca è detta «beata», in quanto il martire diventava automaticamente santo, e chi faceva donazioni alla chiesa (quasi sempre le donne) diventava beato.



LO SCANDALO DEI SANTI

"In Roma ove è la miniera delle reliquie, ed il magazzino generale chiamato custodia, giudica della verità di esse, apparentemente e per la forma, il cardinal vicario; realmente poi, un padre Gesuita preposto alle catacombe. Nelle catacombe romane, sotto la direzione di un padre Gesuita, lavorano alcuni contadini, praticando scavi per trovare corpi di santi e sono chiamati dai Romani corpisantari. 

Quando trovano delle ossa, chiamano il rev. Padre, il quale dichiara se quelle ossa hanno appartenuto ad un santo o ad un martire. Se le giudica ossa di santo, sono poste in una cassa apposita e portate dai corpisantari al magazzino, e come reliquie di santo si distribuiscono alla occasione. Se vi è una lapide col nome, si chiamano santi di nome proprio; se non vi è, allora il cardinal vicario gl'impone un nome a suo piacere, e questi si chiamano santi battezzati."

Il P. Mabillon, Benedettino e zelante Cattolico, ha scritto "Lettera di Eusebio romano a Teofilo francese sopra il culto dei santi non conosciuti" per provare che molte di quelle reliquie sono tutt'altro che di santi.  La più parte di essi non solo non presentano prove della loro santità e del loro martirio; ma anzi alcuni di essi ne presentano tali da escludere l'uno e l'altra. In quanto ai santi battezzati "Il cardinal vicario, o Monsignor sacrista, gl'impongono quel nome che vogliono" e così il cadavere di un uomo prende spesso il nome gentile di una giovanetta, e come tale è vestito, ed ha la sua maschera di cera.

"I segni sui quali si decide la santità ed il martirio sono una croce, il monogramma di Gesù Cristo, un A ed un Omega, la immagine del buon pastore o di un agnello, o alcuni simboli dell'Antico e Nuovo Testamento. Ma se cotali segni indicano tutto al più il sepolcro di un cristiano, non sono per ciò una prova che esso sia il sepolcro di un santo.


Un altro segno è tenuto per decisivo del martirio, e cioè le palme."Coteste palme sono un segno assai equivoco: spesse volte quelle che si prendono per figure di palme non sono che figure di cipresso, che indicano il lutto, e non il trionfo. Ma quando anche fossero vere palme, non indicherebbero necessariamente il martirio." E cita l'esempio del sepolcro di Flavia Giovinia, figlia di Flavio Giovinio console nell'anno 367. Sul suo sepolcro vi erano il monogramma di Cristo, circondato da una corona di alloro, e due bellissime palme; e la iscrizione diceva che essa era solamente neofita, ed era morta in pace (deposita neophita in pace IX Kal. octobr.).

La sacra congregazione delle indulgenze e sacre reliquie col suo decreto 10 aprile 1668 ha dichiarato che per giudicare il cadavere come martire, non bastano le palme, ma bisogna che vi sia un vaso col sangue. "Il decreto della s. congregazione è savissimo, supponendo però che si possa essere certi che quel vaso avesse contenuto il sangue; e non piuttosto profumi, o cose simiglianti." Chi non sa difatti che gli antichi solevano porre ne' sepolcri un piccolo vaso di vetro che conteneva le lacrime de' parenti e degli amici del defunto?

La catacomba di S. Lorenzo è una delle poche catacombe romane di cui non si persero le tracce, sempre visitata da pellegrini e dai corpisantari sempre a caccia di santi. Questo è uno dei motivi, assieme ai bombardamenti dell'ultima guerra mondiale e alla costruzione del cimitero del Verano, che ne hanno minato la conservazione.

Il martire Lorenzo fu ucciso il 10 agosto dell'anno 258 e sepolto nel cimitero sulla via Tiburtina. Alcuni decenni dopo l'imperatore Costantino fece costruire sulla tomba del martire un oratorio, modificando il percorso per agevolare i pellegrini. Inoltre l'imperatore fece costruire nei pressi dell'oratorio una grande basilica circiforme chiamata Ecclesia Maior.



LA MONUMENTALIZZAZIONE DEI PAPI

Tre papi del V secolo decisero di farsi seppellire nei pressi della cripta del martire: Zosimo, Sisto III e Ilaro (... - 468), ma non se ne sono state trovate tracce. 
- Ilaro fece edificare un monastero, le terme per i pellegrini, una biblioteca e una residenza vescovile. 
- Papa Simplicio (468-483) fece costruire, nei pressi dell'oratorio, una chiesa dedicata a santo Stefano protomartire. 
- Papa Felice III (483-492) un'altra chiesa, dedicata a sant'Agapito, compagno di Lorenzo.
- Papa Pelagio II (579-590) edificò una nuova basilica al posto dell'oratorio costantiniano, sulla tomba del martire chiamata Ecclesia Minor, per distinguerla da quella costantiniana.

Le invasioni barbariche trasformarono il cimitero in una vera e propria cittadella fortificata con mura e torri. 
- Papa Adriano I (772-795) restaurò la basilica costantiniana, dedicandola alla Sanctae Dei Genetricis, e le due chiese di Santo Stefano e di Sant'Agapito. 
- Papa Onorio III (1150 –1227)  edificò una nuova basilica come prolungamento di quella pelagiana, che a sua volta venne trasformata in presbiterio di quella nuova.

Nella catacomba sono stati scoperti nel 1947-1949 i santuari di altri due martiri, Abbondio ed Erennio.

RICOSTRUZIONE DI UNA DELLE PITTURE

DESCRIZIONE

La catacomba si sviluppa su cinque livelli, ed è visitabile solo a partire dai tre accessi nella basilica di San Lorenzo fuori le mura. Il nucleo originario si sviluppò nel III secolo, ma alcune trasformazioni intervennero per ampliare e monumentalizzare lo spazio attorno ad una sepoltura di piccole dimensioni. Su di essa, tra gli inizi e la metà del IV secolo venne realizzato un pozzo in muratura che permetteva di vedere dall'alto la speciale tomba.

Molto vicino a questo ambiente doveva trovarsi la sepoltura di Lorenzo, dove l'imperatore Costantino, come sappiamo dal Liber Pontificalis, fece costruire un'abside rivestita di porfido, racchiudendo poi la tomba dietro ad una grata in argento.

Costantino fece inoltre costruire nel sopraterra una grande basilica circiforme (a forma di circo) che era legata alla tomba del martire attraverso una scala e che servì da cimitero a cielo aperto.

Alla fine del VI secolo, papa Pelagio II fece costruire una seconda basilica proprio sulla tomba di S. Lorenzo, tagliando parte della collina e delle gallerie cimiteriali circostanti. Il corpo di questo edificio sacro si conserva ancora nell'attuale basilica, costituendone attualmente la zona absidale. L'attuale edificio venne realizzato all'epoca di papa Onorio III (1216-1227).

Ma di tutto questo non è stato trovato niente, successivamente gli scavi archeologici hanno identificato un altro santuario martiriale ipogeo, dedicato ai santi Abbondio ed Erennio, ancora in uso in epoca medievale.

ISCRIZIONE E DISEGNO SULLA TOMBA

LE ISCRIZIONI

Le iscrizioni che si trovano sui sepolcri nelle catacombe sono spesso fallaci. nelle Spagne vi è un S. Viar in gran voga; la di lui santità è autenticata da un pezzo di lapide trovata vicino al suo corpo nel quale è scritto S. Viar: gli archeologi che hanno esaminata quella iscrizione han dimostrato che essa è un frammento di una lapide innalzata ad un prefetto delle strade: PRAEFECTUS VIARUM; e della quale non è restato che la S. di praefectus, e il VIAR di viarum.

D. M.
IULIA. EVODIA. FILIA. FECIT.CASTAE. MATRI. 
ET. BENE. MERENTI.QUAE. VIXIT. ANNIS. LXX.

( Agli Dei Mani
Giulia Evodia figlia, ha fatto questo monumento 
di gratitudine alla sua casta madre, 
che visse 70 anni) 
dunque una pagana dove il D.M. fu interpretato come Diva Martyr.

FREGIO DEI DELFINI

LE RELIQUIE

- Il legno della croce del Signore da molti secoli si distribuisce in Roma e nell'Oriente. Nella basilica di S. Croce in Roma ce ne è un grosso pezzo, un altro pezzo è nell'obelisco vaticano, una porzione in Costantinopoli; e la custodia delle reliquie in Roma ne dà ogni giorno a tutti. Tutti i vescovi ne hanno un pezzo nella loro croce pettorale: non vi è chiesa che non ne abbia il suo pezzo; se si radunassero tutti i pezzi esistenti, senza calcolare quelli che in tanti secoli sono andati perduti, vi sarebbe tanto legno della croce da caricarne più bastimenti.

- Del latte della Vergine Maria ve ne sono tante bottiglie da empirne una dispensa. Il corpo di S. Andrea Apostolo è in cinque differenti luoghi, la sua testa, che doveva pure essere una, è in sei luoghi, e si contano di lui 17 braccia. 

- Il corpo di S. Clemente è in tre diversi luoghi, e la sua testa in cinque. 

- S. Ignazio martire, che fu mangiato dalle fiere nell'anfiteatro, ha tre corpi, sei teste, e sette braccia in diversi luoghi. 

- S. Giacomo il minore ha quattro corpi, dieci teste, e dodici braccia. 

- La testa di S. Giovanni Battista sta in dieci luoghi, e si venera il suo dito indice in undici chiese. 

FRAMMENTI DELLA CATACOMBA DI S. LORENZO
Potremmo tirare assai a lungo questo catalogo; ma basti questo piccolo saggio per far vedere qual fede debba prestarsi alla indentità delle reliquie, e con quanta ragione il signor Pasquali contestava l'autenticità della sedia di S. Pietro.

Quando Maometto II prese Costantinopoli, raccolse con gran cura tutte le reliquie, e le serbò nel suo tesoro, per farne commercio. Era ancora il tempo nel quale si correva dietro a cotali cose; e molti principi offrivano al sultano buone somme per avere da lui una reliquia, e più essa era rara, più era pagata. 

Ognuno vede quale autenticità potevano avere le reliquie vendute da Maometto e suoi successori. Saladino sultano di Gerusalemme faceva lo stesso commercio; e così l'Europa fu riempita di quelle reliquie che non reggono neppure alla critica la più superficiale: intanto la Chiesa romana le adora, e ne celebra la festa con uffizio e messa.


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