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BELLUM NUMANTIUM (133 a.c.)

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ASSEDIO DI NUMANTIA

LA GUERRA LUSITANA

La guerra tra i Romani e i Lusitani, per la conquista della penisola iberica, iniziò nel 194 a.c., ed ebbe una tregua solo nel 179 a.c. con un trattato di pace. Tuttavia scoppiò una rivolta nel 155 a.c. e terminò quando lo sleale pretore Servio Sulpicio Galba fece uccidere a tradimento nel 150 a.c. i capi dei Lusitani, da lui invitati ad un colloquio di pace. 

Nel 146 a.c., i Lusitani, guidati da Viriato, si ribellarono di nuovo, sostenuti da una coalizione anti-romana di diversi popoli. Viriato fu ucciso nel 139 a.c. nel suo letto da tre suoi uomini, corrotti dai Romani. Il generale Quinto Servilio Cepione giustiziò poi i tre, dicendo che Roma non ricompensa i traditori.



LE GUERRE CELTIBERE

Intanto erano iniziate le guerre celtibere, o celtiberiche, tra il 181 a.c. e il 133 a.c., fra Roma e i popoli celtiberi per il dominio romano nell'Hispania centro-settentrionale. Conclusive però furono le ultime due guerre fra il 153-151 a.c. e il 143-133 a.c., combattute intorno alla città di Numanzia, ultima roccaforte della resistenza celtibera.

Numanzia, (in latino Numantia) era una antica roccaforte dell'attuale provincia di Soria, in Spagna, alla confluenza dei fiumi Tera e Duero, fondata nel IV secolo a.c. dal popolo celtibero degli Arevaci, divenuta poi territorio punico nel III secolo a.c., che si insinuarono pacificamente senza mai combattere. Ormai Numantia era territorio cartaginese e pertanto pericolosa per Roma.

- 153 a.c. - Nell'anno 153 a.c. viene inviato in Spagna il console Quinto Fulvio Nobiliore al comando di un esercito di 6000 uomini, poichè la città di Segeda stava fortificando le proprie mura, nonostante i trattati precedentemente stipulati coi Romani. L'esercito romano si scontra con l'esercito ispanico, composto in prevalenza da Belli e Titti, e lo sconfigge. 

A quel punto la sorte di Segeda è segnata e infatti la maggior parte dei suoi abitanti la abbandona per rifugiarsi a Numantia. Secondo altre fonti andò diversamente, l'esercito di Fulvio Nobiliore era di 30000 uomini e venne sconfitto dall'esercito numantino guidato da un certo Caro de Segeda che provocò la morte di 6000 romani e che morì inseguendo l'esercito romano allo sbando. In effetti Caro de Segeda provocò molti danni ai romani che tuttavia vinsero Segeda e la distrussero ma nulla poterono contro Numanzia.

RESTI DI NUMANTIA
- 143 a.c. - Dieci anni dopo il comando viene affidato al console Quinto Cecilio Metello Macedonico, che venne inviato come governatore nella penisola Iberica dove sconfisse e sottomise gli Averaci. Gli successe Quinto Pompeo a cui venne assegnata la Hispania Citerior come provincia da governare e da pacificare, ma Quinto subì alcune sconfitte e pose, senza successo, l'assedio a Numanzia. 

Le truppe, accampate sotto le mura della città durante l'inverno, ebbero numerosi morti per il freddo e per le malattie; Quinto richiese la resa incondizionata ai Numantini, ma con trattative segrete si limitò alla consegna dei prigionieri, dei disertori romani, di alcuni ostaggi e di trenta talenti. 

- 139 a.c. - I numantini accettarono, ma il comando passò al console Marco Popilio Lenate che, giunto in Spagna, chiese l'immediata la resa della città, mentre i numantini si appellarono al trattato già ratificato. Lenate allora rimise le decisioni del Senato romano che optò per la guerra e Lenate pose nuovamente l'assedio alla città, subendo però un'ulteriore disfatta nel 139 a.c. Numantia sembrava inespugnabile.

- 137 a.c. - Nel 137 a.c. poi, sotto le mura di Numanzia, il successore di Popillio, il console Caio Ostilio Mancino, sconfitto, per evitare la distruzione del suo esercito, fu costretto dai Numantini a firmare una pace umiliante per Roma. Il trattato venne disconosciuto dal Senato.

RICOSTRUZIONE DELLE MURA DI NUMANTIA
- 134 a.c. - Siamo ora nel 134, Roma è stanca di perdere uomini e denari nella penisola iberica e allora affida l'esercito romano della provincia Tarraconense a Publio Cornelio Scipione Emiliano, vincitore della III Guerra Punica e distruttore di Cartagine, appositamente eletto per la seconda volta al consolato, in deroga ad una legge che impediva di reiterare la massima magistratura.
E' Appiano ad informarci sul Bellum Numantinum, sulle cronache di Polibio, il quale ebbe modo di farsi esperienza diretta, accompagnando Scipione l'Emiliano come amico e consigliere militare. 
Il generale Cornelio Scipione, dopo aver saccheggiato il paese dei Vaccei, cinse d'assedio Numanzia nel 134–133 a.c. Scipione aveva portato da Roma un certo numero di volontari e cinquecento persone a lui legate da vincoli di amicizia o di dipendenza: una specie di guardia del corpo privata, con il compito di proteggerlo mentre ristabiliva la disciplina nell'esercito. Inoltre aveva al suo fianco il giovane nipote del re, Giugurta a capo della cavalleria numidica, preziosa nella battaglia perchè velocissima. 
Scipione, oltre a ristabilire la disciplina, cercò di alzare il morale dei soldati ormai abituati alle perdite continue di uomini e assicurò che d'ora in poi questo svenamento non sarebbe più accaduto. 
La cittadella poteva essere presa solo per fame, per cui fece costruire una doppia circonvallazione per isolare Numanzia dagli approvvigionamenti e dai soccorsi. Si presentò poi alla città di Lutia facendosi consegnare degli ostaggi per prevenire qualsiasi volontà di aiuto a Numanzia.

PUBLIO SCIPIONE EMILIANO
- 133 a.c. - L'assedio durò 15 mesi, i Numantini affamati cercarono di trattare con Scipione che tuttavia accettò solo una resa incondizionata. I pochi cittadini in condizione di combattere, disperati si gettarono in un assalto suicida contro le fortificazioni romane. 

Vista l'inutilità del gesto, si narra, ma forse è leggenda, che dettero fuoco alla città e si gettarono nelle fiamme. Gli scampati comunque vennero ridotti in schiavitù,e fatti sfilare a Roma durante il trionfo di Scipione. La città fu rasa al suolo come Cartagine pochi anni prima.

L'Emiliano aveva fatto di testa sua, affidando comandi ai suoi parenti o amici e decidendo personalmente di distruggere il centro dei Celtiberi senza consultare il Senato. Ma il senato non fiatò, per troppi anni Numantia era stata una spina nel fianco al potere di Roma sulla penisola iberica.

Così ancora una volta Roma trionfò, e ancora una volta si servì di un ottimo generale che sapeva non solo usare le strategie, ma sapeva anche addestrare il suo esercito. Cesare disse che era da commiserare l'esercito il cui generale vinceva con la forza anzichè con l'astuzia. In effetti, molti decenni dopo il grande genio militare di Giulio riprodusse in parte la stessa prodezza con l'assedio di Alesia, in cui stavolta però l'esercito romano assediò e fu assediato.


BIBLIO

- Ammiano Marcellino - Rerum gestarum libri - XXXI -
- Giovanni Brizzi - Storia di Roma - Dalle origini ad Azio -
- Giovanni Brizzi - Studi militari romani - Bologna -CLUEB -, 1983.
- Publio Cornelio Scipione Emiliano - Enciclopedia Italiana - Istituto dell'Enciclopedia Italiana
- Velleio Patercolo - Historiae romanae ad M. Vinicium - libri duo -

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