Quantcast
Channel: romanoimpero.com
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2280

BATTAGLIA DEI CAMPI RAUDII

$
0
0
MARIO PORTATO IN TRIONFO DAI SUOI LEGIONARI
La battaglia dei Campi Raudii, conosciuta anche come battaglia di Vercelli, fu combattuta nel 101 a.c. fra l'esercito della Repubblica romana, comandato dal console Gaio Mario, e l'esercito delle tribù germaniche di Cimbri, vicino all'insediamento di Vercellae, nel territorio della Gallia Cisalpina o a Cimbriolo, nel mantovano. I Cimbri furono letteralmente spazzati via, con più di 140.000 morti e 60.000 prigionieri, compresi moltissimi fra donne e bambini.

Una gran parte del merito di questa vittoria fu attribuito a Lucio Cornelio Silla, legato del proconsole Quinto Lutazio Catulo, che comandava la cavalleria romana e degli alleati italici.



L'ANTEFATTO

Le migrazioni dei popoli germanici iniziarono nel 120 a.c, con le popolazioni degli Ambroni, dei Cimbri e dei Teutoni afflitti dalla carestia che abbandonarono le terre dell'odierna Danimarca raggiungendo la Carinzia, l’attuale Austria meridionale, che però era sotto la protezione di Roma.

Il senato reagì inviando il generale Papirio Carbone, console del 113 a.c., con un nutrito esercito per risolvere il problema. L'incontro avvenne a Noreia dove i germani si mostrarono disposti a cambiare percorso: ma Carbone, in cerca do gloria, li provocò costringendoli alla battaglia. Però i Germani inflissero ai Romani una sonora sconfitta, per la quale Carbone venne messo sotto accusa dal senato, ragion per cui si suicidò.

Il momento era tragico, perchè non vi erano altre legioni dislocate nella Pianura Padana e se i germani avessero deciso di attaccare, non avrebbero incontrato resistenza. I Germani però scelsero di passare attraverso la Svizzera e di continuare nelle Gallie, alla ricerca di nuove terre coltivabili.

I romani però non potevano perdere perchè rischiava il suo prestigio e la sollevazione delle terre conquistate, per cui il senato inviò un nuovo esercito guidato da Manlio Massimo e Servilio Cepione onde vendicare l'onta di Noreia.

Ma conseguirono un’altra devastante sconfitta, dovuta per giunta alla rivalità tra i due generali romani, appartenenti a fazioni politiche differenti, per cui si accamparono lontani l’uno dall’altro e, alla ricerca della gloria personale, non coordinarono i loro soldati. I Germani gli inflissero così
ad Arausio una delle peggiori sconfitte della storia romana. Ora il suolo italico era veramente in pericolo.

Fortunatamente per Roma i Germani decisero di invadere la penisola iberica ritenendola più indifesa, ma qui incontrarono i guerrieri Celtiberi, che li vinsero e ricacciarono dal loro territorio. Stavolta i Germani decisero di attaccare il suolo italico, dividendosi in tre tronconi per attaccare in tre punti diversi, lo stesso errore di Manlio Massimo e Servilio Cepione, indebolendo così il loro esercito.

Un troncone sarebbe sceso attraverso le Alpi marittime, passando per la zona di Nizza e Ventimiglia, un altro dal passo del Brennero, nell’attuale Trentino-alto Adige e un terzo avrebbe traversato le Alpi Giulie al confine con l’attuale Slovenia per invadere l’Italia da est.

A questo punto il senato abbandonò il suo orgoglio aristocratico e decise che era meglio affidare l'esercito ad un generale plebeo, il miglior generale mai avuto da tanti anni a quella parte: Caio Mario.

GAIO MARIO

GAIO MARIO

Gaio Mario, per quanto plebeo, era stato rieletto console per 5 volte consecutive (dal 104 al 100 a.c.), cosa mai avvenuta in precedenza, in quanto era il miglior generale di cui Roma disponesse. Mario era letteralmente adorato dai suoi soldati, ed eccone l'esempio. Narra Plutarco nella biografia di Gaio Mario, di un giovane soldato, Trebonio, che aveva subito molestie sessuali dal suo ufficiale superiore, Gaio Luscius. nipote di Gaio Mario. Una notte Trebonio venne convocato di nuovo alla tenda di Luscius e non poteva esimersi, ma poichè stavolta le insistenze stavano trasformandosi in violenza sessuale, Trebonius, sfoderata la spada uccide Luscius.

Portato a processo, il ragazzo, che rischiava la condanna a morte per il gravissimo reato, riuscì però a produrre testimoni per dimostrare che aveva ripetutamente dovuto respingere Luscius, e che "non aveva mai prostituito il suo corpo a nessuno, nonostante le profferte di regali costosi". E' evidente che i legionari poterono testimoniare liberamente perchè conoscevano la profonda giustizia del generale Gaio Mario. Questi infatti, non solo liberò Trebonio dall'accusa di aver assassinato un parente dello stesso Mario, ma lo adornò di una corona sul campo per il coraggio dimostrato. Questo era Gaio Mario.

Ora Gaio Mario aveva già conseguito una brillante vittoria alle Aquae Sextiae, per cui aveva meritato il trionfo sconfiggendo largamente i terribili Teutoni. A Roma non restava che rinnovargli il comando contro gli altrettanto temibili Cimbri.



IL TEATRO DELLA BATTAGLIA


I IPOTESI

Per tradizione si suole identificare Vercellae, citato da Plutarco nelle sue "Vite Parallele", con l'odierna Vercelli; per cui i Cimbri potrebbero aver valicato le Alpi attraverso la Val d'Ossola. Infatti nell'area in sponda sinistra del fiume Sesia, poco a nord di Borgo Vercelli e circa a 5 km di distanza dalla città di Vercelli, sono molto numerosi i ritrovamenti archeologici presumibilmente legati alla battaglia. La localizzazione nei pressi di Vercelli è dunque utilizzata nell'analisi del Mommsen riportata sotto ed è condivisa dalla maggioranza degli studiosi.


II IPOTESI

Alcuni storici pensano però che il termine potrebbe indicare invece i vercelli, le zone minerarie sottoposte a estrazione. Raudius è infatti un antico termine latino della metallurgia.  I campi di cui parlano le fonti antiche potrebbero perciò essere situati sulla sinistra del Po, poco più a nord di Ferrara, compresi tra il corso principale del fiume e Rovigo.

Dunque i Cimbri, dopo aver scavalcato le Alpi attraverso il Passo del Brennero, si sarebbero diretti a sud seguendo il corso dell'Adige anziché deviare verso nord-ovest, come in effetti dimostrano ritrovamenti archeologici nei pressi di Rovigo, e per giunta la località di Lusia, a pochi km da essa, prende nome dalla Gens Luxia, strettamente imparentata con Gaio Mario.

La stessa figlia del console vittorioso, Maria Tertia, visse nei possedimenti di famiglia nell'odierna Lusia, territori che dopo la vittoria vennero distribuiti alle truppe e in parte occupati da Mario, che fece installare qui fattorie per lo sfruttamento agricolo della regione. In effetti le fondazioni delle torri del castello di Rovigo sono di un insediamento romano rustico.


III IPOTESI

Secondo altri studiosi la battaglia si sarebbe svolta presso Gattinara a nord di Vercelli, dove c'è il Santuario di Rado, con chiesa romanica costruita su chiesa di epoca romana, come testimoniano il campaniletto nel sottotetto e una interpretazione etimologica del nome di Gattinara (Catuli Ara, altare di Catulo, proconsole romano, vincitore dei Cimbri e dei Teutoni). Importanti ritrovamenti di tombe e monete romane confermerebbero l'ipotesi.


IV IPOTESI

C'è però la rivendicazione del luogo della battaglia dal paese di Roddi nelle Langhe: area intensamente romanizzata proprio a partire da questa epoca.


V IPOTESI

Basandosi sulla toponomastica, sarebbe stata individuata una località compresa tra Redondesco (Raudaldisco in epoca longobarda) e Rodigo (Raudingo in epoca longobarda), in provincia di Mantova, nomi che entrambi rimandano ai campi "raudi", luoghi in prossimità della via Postumia che i Cimbri avrebbero incontrato scendendo dal Brennero.


VI IPOTESI

Anche la località di Cimbriolo, nel comune di Castellucchio. (Castrum Lucius - Lucius Sulla?), rimanderebbe all'omonima popolazione. Torna dunque di attualità un'ipotesi sostenuta dagli storici Ganelli e Agnelli nel Seicento circa il luogo del mantovano ove avvenne lo scontro.

Le prove sono scaturite da una ricerca condotta negli ultimi cinque anni dallo storico locale Gualberto Storti. I Cimbri dopo il loro ingresso in Italia attraverso le Alpi Tridentine si erano stanziati nella Venezia. Il re Boiorige, intenzionato a stabilirsi definitivamente con la sua popolazione nella Gallia Cisalpina sollecitò allo scontro il console Gaio Mario, che accettò la sfida indicando luogo e la data: all'indomani nella "apertissima pianura", poco distante.

Roma era la meta ambita dai Cimbri. Numerosi studiosi e storici a partire dal XV secolo, epoca delle prime traduzioni dal greco al latino e in cui furono date alla stampa le prime volgarizzazioni, hanno cercato di individuare il luogo della battaglia, che per un errore di trascrizione portò a ritenere nel Piemonte.

Noncuranti delle versioni latine che indicavano nella località denominata "Raudio", che si trovava in un territorio che i soldati avevano ricordato come campi raudii, cioè campi dal colore rosso ramato alcuni storici preferirono adottare la versione di Plutarco che, nella vita di Mario, aveva scritto che la battaglia si era svolta in località Berxella. La traduzione dal greco al latino portò gli studiosi a ritenere che il biografo greco intendesse riferirsi a Vercelli.

Da oltre cinquecento anni, epoca delle prime traduzioni dal greco al latino, la precisazione di Plutarco con "perì Berxella" con apud vercellas. Ma i Cimbri vennero massacrati nel mantovano. La toponomastica, la rilettura delle fonti antiche e l'archeologia dimostrerebbero che lo scontro avvenne lungo la via Postumia, nel tratto compreso fra Villafranca veronese e Calvatone (antica Bedriacum), più precisamente fra i due fiumi Mincio e Oglio.

Il nome "campi Raudii", rosso-ramati, si riferiva al colore della terra su cui si era svolta la battaglia e venne coniato dai soldati reduci. Lungo la via Postumia, i campi assumono una colorazione rossiccia e inoltre Cimbriolo, Mariana, Raudio (odierno Rodigo), il terreno pianeggiante, al centro della pianura padana erano altri richiami. Poi il fiume Atisone e la fantomatica Berxella citate da Plutarco, dimostrano che non nel vercellese, ma nel mantovano, avvenne lo scontro.

Plutarco citando Berchella citava un oscuro villaggio del mantovano e il fiume Atisone, che secondo Plutarco attraversava il campo di battaglia, è ancora oggi ben visibile dalle foto aeree.  Scavi della fine dell'Ottocento hanno riportato alla luce i proiettili dei frombolieri inseriti nelle truppe ausiliarie romane proprio da Gaio Mario, dopo la conquista delle Isole Baleari del 121 a.c. Fonti antiche ricordano che i frombolieri facevano parte delle truppe che Gaio Mario aveva portato in Numidia nella guerra contro Giugurta (118-105 a.c.), nonchè alle Aquae Sextiae (102 a.c.).



LA BATTAGLIA

Lo scontro fu fissato per il 30 luglio della 101 a.c.: i germani, certi della loro supremazia, concessero a Mario la scelta del luogo dello scontro. Mario individuò una pianura in cui i Germani avrebbero avuto il sole in faccia, con una temperatura elevata a cui i guerrieri cimbri non erano abituati, per giunta l'ampio spazio avrebbe facilitato le manovre della cavalleria romana, superiore per numero e qualità alla cimbra.

Caio Mario divise il suo esercito in tre parti. Al centro vengono posizionati 24mila uomini al comando del generale Lutazio Catulo, poco più che reclute, quindi poco valide ma in gran numero.A destra vennero dispiegati altri 15mila uomini più la cavalleria ai comandi di Lucio Cornelio Silla, giovane e valente generale che aveva affiancato Mario, mettendolo spesso in ombra, nella guerra contro Giugurta.

Mario stesso decise di posizionarsi sulla sinistra, con altri 15mila uomini. Erano i veterani, i soldati più forti e addestrati a sua disposizione.I Cimbri formarono un'enorme, spaventosa distesa di 180mila fanti, preceduta da 15mila cavalieri. La battaglia cominciò per iniziativa di Caio Mario che con la sua ala sinistra si lanciò a capofitto contro l’avversario. 15mila uomini di corsa, in una piana polverosa, ma gli avversari erano spariti.

I Cimbri, infatti, avevano scelto di attaccare con tutte le loro forze il centro dello schieramento Romano: i 15mila cavalieri e i 180mila fanti si erano schiantati contro i soldati di Lutazio Catulo, posizionati al centro.

I germani sarebbero riusciti a bucare l’esercito romano se non fosse stato per la manovra dell’ala destra guidata da Cornelio Silla che, individuando il fianco scoperto dei germani, ordinò una carica di cavalleria che scompaginò completamente l’avversario.

Mario, resosi conto della validità dell’azione, eseguì dall’altro lato la stessa operazione, in una manovra a tenaglia che schiacciò completamente i Cimbri. In breve tempo la piana dei Campi Raudii si trasformò in un fuggi fuggi generale, dove i Cimbri vennero inseguiti e sterminati.

Ma i germani non morirono, tutti, per mano romana. Gli stessi soldati sconfitti, iniziarono ad uccidersi l’uno con l’altro pur di non cadere nelle mani dei romani, e anche le donne, che nella tradizione germanica partecipavano alla battaglia, tolsero la vita ai loro figli e scelsero di impiccarsi ai carri che posizionavano ai bordi del campo di battaglia.

Theodor Mommsen: «I due eserciti si incontrarono presso Vercelli, non lontano dalla confluenza del Sesia con il Po, proprio nello stesso luogo in cui Annibale aveva combattuto la sua prima battaglia sul suolo italiano. I Cimbri erano ansiosi di battersi e, come loro usanza, inviarono una delegazione al campo romano per concordare tempo e luogo. Mario li accontentò, e propose il giorno seguente (era il 30 luglio del 101 a.c.) e la piana di Raudii, un vasto luogo pianeggiante, che avrebbe reso più agevoli le manovre della cavalleria romana, superiore a quella germanica. 

La cavalleria dei Cimbri, muovendosi nella densa foschia mattutina, fu colta di sorpresa da quella romana, con cui fu costretta ad ingaggiare un combattimento ravvicinato prima che potesse disporsi in formazione di attacco, e fu quindi ricacciata indietro verso la propria stessa fanteria, che stava proprio in quel momento schierandosi a battaglia. 

Al termine i Romani ottennero una schiacciante vittoria, riportando solo leggere perdite, mentre i Cimbri furono letteralmente annientati. Quelli che trovarono la morte in battaglia, cioè la maggior parte dei Cimbri, compreso il valoroso re Boiorix, poterono chiamarsi fortunati, sicuramente più fortunati di coloro che, venduti a Roma al mercato degli schiavi, trovarono un padrone desideroso di vendicarsi su di loro, uomini del nord, che avevano osato sfidare Roma per conquistare le terre del soleggiato sud prima che i tempi della Storia fossero maturi per questa impresa. 

Alla notizia della disfatta i Tigurini, che erano rimasti al di là delle Alpi, col proposito di unirsi successivamente ai Cimbri, rinunciarono immediatamente all'impresa e fecero ritorno alle loro sedi. La valanga umana, che per tredici lunghi anni aveva seminato terrore fra i popoli stanziati fra il Danubio, l'Ebro, la Senna ed il Po, si trovava sepolta sotto l'erba oppure soggiogata in schiavitù. Il destino del grande miraggio della migrazione germanica si era compiuto, il popolo senza patria dei Cimbri ed i loro compagni di avventura non esistevano più.»

(Theodore Mommsen - Storia di Roma - volume II - Milano, Armando Curcio Editore, 1964)
(Premio Nobel per la letteratura nel 1902 -  medaglia Pour le Mérite nel 1868 - cittadinanza onoraria di Roma)

La vittoria dei Campi Raudii, immediatamente successiva alla sconfitta dei Teutoni, avvenuta l'anno precedente sempre ad opera di Mario nella Battaglia di Aquae Sextiae, fece cessare ogni tentativo germanico di invadere i territori controllati da Roma. All'interno della repubblica romana invece, ebbe una profonda influenza sulle vicende politiche di Roma stessa, segnando l'inizio della rivalità fra Mario e Silla, che sfociò successivamente nello scoppio della prima delle grandi guerre civili.

Come ricompensa per il loro prezioso e coraggioso servizio, Mario concesse la cittadinanza romana ai soldati degli alleati italici, senza nemmeno consultare il senato e fu la prima volta che un generale vittorioso osasse sfidare apertamente il Senato.  Quando alcuni dei senatori gli chiesero di giustificarsi egli ironicamente rispose che nella concitazione della battaglia gli era stato difficile capire se la voce di Roma era quella degli alleati oppure quella della legge. Da questo momento tutte le legioni italiche divennero legioni romane.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 2280

Trending Articles



<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>