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CATTI (Nemici di Roma)

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I Catti (Chatti in latino o Cháttoi) furono un'antica popolazione germanica stanziata nell'Assia centro-settentrionale (Germania centro-occidentale) e nel sud della Bassa Sassonia (parte nord-occidentale della Germania).

Secondo Tacito la tribù dei Batavi fecero parte di questa popolazione, fino a che, a causa delle violente dispute interne, vennero cacciati, e si posero sulla foce del Reno. Confinavano a nord con gli Usipeti e i Tencteri (stanziati sulla riva destra del Reno) e i Cherusci (nella Bassa Sassonia merid.), e ad oriente con i Cauci (stanziati tra l'Ems e l'Elba lungo la costa del Mare del Nord).

I Catti, scrive ancora Tacito, hanno un fisico molto resistente, le membra muscolose, l'aspetto minaccioso e una volontà ferrea. Per essere Germani, sono molto intelligenti e abili. Sanno sfidare la sorte e danno valore alle poche certezze che hanno.

Nella "Germania", di Tacito, i Catti sono ricordati come guerrieri famosi per la loro disciplina e per la loro fanteria, che deve sopportare non solo le pesanti armi, ma anche utensili di ferro e provviste. 

Scelgono i loro capi tra gli uomini più degni e ne seguono i comandi con ordine e disciplina. Non possiedono una casa, né campi, né alcuna stabile occupazione. Sono indifferenti al possesso personale, ma ovunque arrivano si accaparrano il cibo e ogni cosa rubando e razziando.

Tacito aggiunge che essi sanno conservare l'ordine dello schieramento, cogliere l'occasione opportuna, trattenersi nell'impeto, circondarsi di notte con le difese. Sanno confidare nel loro comandante in guerra, come impone la stessa disciplina romana, ma cosa rara tra i Germani. 

Nei combattimenti raramente compiono scorrerie o scaramucce. Se per Tacito, la cavalleria serve per giungere presto alla vittoria e subito dopo ritirarsi, alla fanteria non si addice la rapidità, che equivale alla paura, al contrario essa deve essere lenta in battaglia, che equivale al fermo coraggio, come quello che i Catti dimostrano ogni volta. Ai più valorosi spetta di prendere l'iniziativa in combattimento, costituendo gli stessi la prima linea dello schieramento, che Tacito definisce «spaventosa a vedersi».

I Catti usano lasciar crescere capelli e barba fin dall'adolescenza e non tagliarseli mai prima di aver ucciso un nemico. Sulle spoglie insanguinate del nemico è usanza segnarsi il volto col sangue dell'altro, ritenendo solo così di aver riscattato il prezzo della vita e di essere degni dei loro padri e dei loro antenati. Ai vili rimane invece il volto senza segni. I più valorosi portano anche un anello di ferro, simbolo di asservimento, e lo tolgono solo quando hanno ucciso un nemico.



LA STORIA

Risale alla fine del I secolo la prima accurata descrizione dei Germani, riportata nella "Germania" di Gaio Cornelio Tacito nel 98 d.c. L'autore narra che nell'11 a.c., quando il generale romano Druso Maggiore affrontò i Germani, vinse per primi e sottomise il popolo degli Usipeti, poi fece erigere un ponte sul fiume Lupia (Lippe), che si trova di fronte a Castra Vetera (Xanten) ed invase il territorio dei Sigambri, che erano però assenti poiché in lotta con i vicini Catti.

Giunto all'interno della Germania Magna, Druso Maggiore nell'anno 14 raggiunse poi il popolo dei Marsi stanziati tra i fiumi Rhein (Reno), Rur (Roer) e Lupia (Lippe), nell'attuale Germania nord-occidentale con 12.000 legionari, 26 coorti di ausiliari e 8 squadroni di cavalleria. Poiché era la festa della Dea lunare Tanfana, i Marsi erano troppo ubriachi per poter rispondere all'attacco a sorpresa dei Romani, e vennero massacrati. Secondo Tacito, un'area di 50 miglia romane venne rasa al suolo con fuoco e spade: "Né sesso né età provocarono pietà".

I romani raramente compivano tali massacri ma, come dimostrò poi la disfatta di Teutoburgo, dovuta a un tradimento dove tre legioni vennero barbaramente torturate, mutilate e uccise, i germani erano molto crudeli con i vinti. I romani non dimenticarono anche se bisognerà arrivare a Traiano per una rivincita completa, dato che sia Giulio Cesare prima che Druso e Germanico dopo, vennero interrotti dalla morte nella probabile conquista del territorio germanico.  

Druso giunse poi ai confini occidentali dei Cherusci sul fiume Visurgis (l'attuale Weser), facendo infine erigere due castri ben fortificati per proteggersi dagli attacchi dei Germani, uno dove si congiungono il fiume Lupia e l'Eliso (ad Aliso, moderna Haltern), l'altro nel territorio dei Catti, lungo la riva del Reno (Mogontiacum).

BASSORILIEVO DELLA COLONNA DI TRAIANO
Nel 10 a.c. Druso marciò contro i Catti, i Mattiaci e i Tencteri, sulla riva destra del Reno, devastandone i territori già a loro assegnati dai Romani, ma ormai disabitati poiché si erano ritirati nella grande Selva Ercinia, una foresta che giungeva fino al mar Baltico. Druso pose il suo quartier generale nella fortezza legionaria di Mogontiacum (Magonza), collegata con altre nuove fortificazioni, come Rödgen sempre nel territorio dei Catti.

L'anno successivo, nel 9 a.c., Druso invase prima il territorio dei Catti poi quello dei Suebi, tra i quali i Marcomanni che decisero di migrare in Boemia, e poi quello degli Ermunduri. Ingaggiando feroci battaglie conquistò tutte queste regioni e dalla Suebia passò nel territorio dei Cherusci e, dopo aver attraversato il Visurgis (Weser), si spinse fino all'Elba, dove nessun altro romano era giunto mai prima di allora, portando devastazione in tutti i territori.

Infine si formò una coalizione delle tribù germaniche guidate dal cherusco Arminio, che nel 9 d.c. distrusse in un'imboscata le legioni di Varo nella battaglia di Teutoburgo. Per rappresaglia allo sterminio di Teutoburgo nel 15 d.c. Germanico devastò i loro territori. Egli infatti, dopo aver attraversato il Reno assieme al luogotenente Aulo Cecina Severo, prima sconfisse i Marsi, poi i Catti. 

Fu poi l'imperatore Domiziano, nell'83, a scontrasi con i germani, istituendo le due province della Germania superiore e inferiore, per cui i Romani acquisirono territori oltre il Reno, incorporati nella Germania superiore. per la vittoria sui Catti, Domiziano ottenne il trionfo a Roma ricevendo il titolo di Germanicus. Per precauzione venne fortificato un tratto di limes lungo il confine meridionale delle terre dei Catti nell'Assia centrale.

Nell'88, il re dei Cherusci, Cariomero, venne cacciato dal suo regno dai Catti, in quanto amico ed alleato dei Romani. Riuscì a radunare un nuovo esercito e a fare ritorno; ma venne poi abbandonato dai suoi stessi uomini, quando decise di inviare ostaggi a Roma, divenendone nuovamente amico e alleato.

L'anno successivo, profittando della rivolta del governatore della Germania superiore, Lucio Antonio Saturnino (89), i Catti attaccarono il tratto di limes appena costruito, ma vennero di nuovo sconfitti e ricacciati indietro.

Sotto Marco Aurelio, nel 161-162, profittando che in Oriente era iniziata la campagna contro i Parti, i Catti penetrarono negli Agri Decumates (odierna Germania sud-occidentale), ma vennero subito ricacciati dal governatore della Germania superiore, Gaio Aufidio Vittorino (console del 155).
I Catti attaccarono ancora nel 170-172, ma il governatore della Gallia Belgica, Didio Giuliano, intervenne e li sconfisse di nuovo.

Più tardi, nel 212, per la prima volta riuniti, gli Alemanni, un'alleanza di tribù germaniche tra cui Catti, Naristi, Ermunduri, Iutungi e parte dei Semnoni, stanziate attorno alla parte superiore del Meno, in nel sud-ovest della Germania, sfondarono il limes romano nella pianura del Wetterau.

L'anno seguente (213), l'imperatore romano Caracalla, giunto sul limes germanico-retico, condusse una campagna contro le popolazioni germaniche, sconfiggendo prima i Catti lungo il fiume Meno, poi gli Alemanni nella zona che va dalla Rezia all'altopiano della Svevia. Per queste vittorie l'imperatore ottenne il titolo di Germanicus maximus.


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