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CESAREA - CHERCHELL (Algeria)

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TEMPIO ROMANO TRASFORMATO IN CHIESA E POI IN MOSCHEA

IOL-CESAREA

La città moderna di Cherchell, sulla costa algerina a 27 chilometri a ovest di Tipasa, si sviluppa sull’antico sito di Iol-Caesarea che nacque come insediamento egiziano risalente all'incirca al XVI secolo a.c. 

Gli archeologi hanno trovato i resti di una divinità egizia, costruita in basalto nero, che portava il cartiglio del faraone egizio Thutmose II. Successivamente, nel IV secolo a.c., i Fenici si insediarono nella città, che sotto il loro dominio veniva chiamata Iol o Jol. Al dominio egizio seguirà quello fenicio, poi quello cartaginese e infine quello romano.



LE NECROPOLI

Al di fuori della cinta muraria lungo gli assi viari principali ad est verso Tipasa ad ovest verso Ténès, sono state individuate le necropoli antiche della città. Ad est sono emersi due nuclei di cui quello posto a ridosso della porta di Tipasa è la continuazione della necropoli neopunica rinvenuta a Cap Tizerine al di sotto di un’abitazione del I secolo d.c..

Ad ovest oltre la porta di Ténès lungo quello che sembra essere il tracciato della strada romana, sono state individuate differenti aree sepolcrali che si sviluppano dalla zona dentro e fuori le mura romane a ridosso della porta di Ténés fino all’Oued Rassoul nella area detta di Novi. 

I reperti punici, risalenti al al II-I sec. a.c., riferiti alle necropoli occidentali provengono:
- da un’area imprecisata intorno alla porta di Ténès dove è stata rinvenuta la stele votiva con iscrizione e scena di offerta;
- da un campo sulla strada statale RN 11 da dove viene l’iscrizione funeraria in ricordo di una donna, - dalla riva destra dell’Oued el Kantara dove è stata ritrovata la stele funeraria di Micipsa, un sovrano berbero, re di Numidia;
- dal foro severiano, dal quale proviene anche ceramica arcaica e 15 monete della zecca autonoma di Iol,
- dal porto dove è stato ripescato un cimbalo in bronzo,
- tra l’ippodromo e la strada per Ténès dove sono state rinvenute monete neopuniche.

La necropoli, che presenta tombe a fossa con l’inumato in posizione fetale e materiale datato tra il III e il I sec. a.c., doveva aver un’estensione molto ampia verso il centro della città, in quanto materiale dello stesso tipo è stato rinvenuto nei pressi dell’anfiteatro.



CARTAGINE E L'AFRICA

"I cartaginesi, quando si volgono all’Africa occidentale, si trovano a contatto con elementi autoctoni, i cui costumi continuano, talvolta, a mantenersi vivi, come dimostrano sia alcuni riti funebri delle necropoli algerine, sia la persistenza di forme di architettura monumentale locale, come i tumuli, o anche la presenza, accanto alla ceramica punica, di prodotti locali, decorati ad incisione.

A partire dal VII-VI sec. a.c., quando Cartagine raggiunge il suo massimo sviluppo, monopolizza i commerci con la costa nordafricana. La notizia, è riportata anche da una fonte letteraria, lo Pseudo-Scilace, del IV sec. a.c., ed è confermata dalla ceramica: in Algeria, siti come Tipasa o Gouraya, hanno restituito un repertorio ceramico tipicamente punico, tra cui brocche con orlo trilobato o orlo piatto, detto “a fungo”, oltre ad oggetti di corredo, come amuleti e gioielli, che mostrano chiaramente tale influenza, e oggetti in pasta vitrea.

L’Algeria offre dati importanti per la ricostruzione del commercio nordafricano; se anche alcuni siti algerini furono stazioni commerciali o semplici punti di appoggio fenici, le testimonianze relative a queste fasi sono molto rare, al contrario delle testimonianze puniche.

RESTI ROMANI IN CESAREA
Il Nord Africa era, quindi, una tappa fondamentale nel viaggio di ritorno in Oriente prima, e a Cartagine poi. Secondo alcune ipotesi, i punti di sosta nordafricani erano disposti ad una distanza di circa cinquanta chilometri, la distanza più o meno percorribile in un giorno di navigazione.

Una conferma di queste ipotesi è offerta dalla cultura materiale, in modo particolare dalla ceramica. In quasi tutti i siti maghrebini, sottoposti a occupazione punica, si trova ceramica cartaginese, talvolta realizzata localmente. 

L’interesse cartaginese nei confronti della regione è giustificato dalla sua forte vocazione agricola, dimostrata da alcuni ritrovamenti: nella città punica di Les Andalouses, ad esempio, sono stati trovati mulini per grano, presse per olio e anfore con fondo cuspidato, utilizzate dai cartaginesi più per il trasporto di grano che per quello di liquidi, quali olio o vino, poiché tali anfore non potevano essere sigillate. 

A proposito del vino, è stata anche avanzata l’ipotesi che fosse esportato dal Nord Africa, ma tale produzione resta sempre molto limitata.L’importanza dell’agricoltura è dimostrata sia dalle effigi sulle monete, in particolare quelle di Iol/Cesarea (Cherchel), sia dagli interventi di Massinissa che potenziò l’agricoltura, ai fini dell’esportazione verso Roma e gli stati ellenistici.

MOSAICO DELLE TRE GRAZIE
Nei pasti del mondo punico abbondavano grano, orzo, legumi, olio di oliva, vino, miele e altri alimenti tipici della dieta mediterranea. I cereali, grano e orzo, venivano consumati sotto forma di focacce o di pane lievitato. La farina, macinata in appositi mortai, serviva per fare pappe, semolini e altre pietanze.

Il piatto punico più diffuso era la minestra punica, denominata dal commediografo Plauto puls punica, una sorta di piatto unico composto da farinata di farro e di legumi. 

Tale pietanza ha un valore nutrizionale rilevante per la dieta, poiché è ricca di zuccheri, grassi, proteine e, in misura minore, di vitamine; per provarla, basta mettere nell’acqua un po’ di farina e fatela stemperare bene, versatela in un mastello pulito, aggiungete un po’ di formaggio fresco, del miele e un uovo; mescolate bene e fate cuocere in pentola."

SOFONISBA

SOFONISBA

Sofonisba (... – Cirta, 203 a.c.) fu una nobile cartaginese, figlia di Asdrubale Giscone e moglie di Siface, re dei Numidi, che avrebbe spinto ad allearsi con i cartaginesi contro i romani. Fece molto per mantenere il marito a fianco della patria cartaginese in difficoltà. 

Al termine del conflitto, sia per superiorità tattica degli avversari che per penuria di uomini, l'esercito romano penetrò nel territorio di Siface sconfiggendolo definitivamente. Prigioniero e al cospetto del legato di Roma, per cercare di salvarsi la vita, Siface diede la colpa ai consigli ingannevoli che sua moglie, la bella Sofonisba, gli aveva dato durante gli scontri.

Fatta prigioniera da Gaio Lelio (uno dei migliori amici e più stretti collaboratori di Publio Cornelio Scipione Africano) insieme con il marito dopo la sconfitta nella battaglia dei Campi Magni (203 a.c.), Massinissa se ne innamorò e la sposò dopo la sconfitta del marito.

Scipione però voleva farla prigioniera, perché temeva che la donna potesse sobillare Massinissa contro Roma. Così a causa della sua pericolosità, fu ordinato a Sofonisba di raggiungere il marito per essere portata come prigioniera a Roma al cospetto del Senato, nonostante si fosse risposata con Massinissa, alleato romano.

Massinissa, dando ascolto più ai propri interessi che all'amore, inviò a sua moglie una tazza di veleno per evitarle l'umiliazione d'andare in catene a Roma. Sofonisba accettò il suo tragico destino, preferendo morire piuttosto che vivere come schiava dei romani, maledicendo Roma e il suo coniuge traditore.



ETTORE DE RUGGIERO 1886

Caesarea Antiochia -  Città marittima della Mauretania detta in origine "Iol" (Strabo 17,3, 12 p. 831. Plin. nat. hist. 5, 2, 20. Ptol. 4, 2, 5. Mela 1, 6, 3), fu chiamata in onore di Augusto Caesarea da Giuba II, quando la fece sua residenza.

Quando Caligula istituì le due Mauretanie, elevò Caesarea a capitale della maggiore, appunto da essa detta Caesariensis.
Claudio la fece colonia (Plin. 1. c. cf. Solin. 25, 16) e perciò si disse: Claudia Caesarea Mauretania (C. VI 3262 cf. C. Vin 9400).
Sede del governatore provinciale (cf. C. VIII 2728, 74) e stazione dei suoi equites singulares (9354. 9355) e di altri corpi militari (v. Mauretania), era una città splendida (Mela. Strab. Plin. 11. cc. Amm. Marc. ^9, 5, 18. Procop. Vand. 2, 5) e vi si trovarono, oltre a parecchi monumenti ed oggetti d'arte (cf. Waille, De Caasareae monumentis), in gran numero le lapidi, di cui alcune ricordano i ludi (9428. 9432. EE. 5, 979. cf. C. XIV 474).

Alla fine del IV secolo essendo stata incendiata nella ribellione di Firmo, fu ricostruita dal duce Theodosius (Amm. Marc. 1. c. Symm. ep. 1,64)."

Aveva come divinità:
- Aesculapius (9320);
- Ceres (6322);
- Deus invictus (9322);
- Deus salutifer (EE. 5, 977);
- Dies bonus (C. VIH 9323 = EE. 5, 964);
- Dea Fortuna (RA. 1891, I p. 18);
- Hercules (EE. 7, 510);
- Jupiter optimus maximus ceterique Dii immortales (C. VIII 9324);
- Deus Liber (9325);
- Deus mamanus draconis (9326);
- Dii Maurici (9327); Deus Saturnus (9318, 9329. 9330. 10938. EE 7, 510);
- Sol invictus (C. VIH 9331).

(Dizionario Epigrafico di Antichità Romane - Ettore De Ruggiero - 1886)



GIUGURTA

Il Bellum Iugurthinum (La guerra giugurtina) è la seconda delle due monografie storiche scritte dallo storico latino Gaio Sallustio Crispo (86 - 34 a.c.), dopo il De Catilinae coniuratione.

L'opera, suddivisa in 114 capitoli e dunque più lunga della precedente monografia, narra le alterne vicende della guerra condotta dai Romani contro il re di Numidia, Giugurta, tra il 111 e il 105 a.c., e conclusasi con la vittoria del console romano Gaio Mario.

La città divenne poi parte della Numidia sotto il regno di Giugurta, che morì nel 104 a.c. Durante questo periodo la città divenne molto importante per la monarchia e i generali numidi, tanto che Bocco I e Bocco II vissero in questa città, come altri regnanti della Numidia.

CLEOPATRA II
La città fu dotata degli edifici pubblici delle città romane: sorse un teatro che con quello di Utica, all'epoca capitale della provincia d’Africa, fu il più antico dell'Africa settentrionale, contemporaneo del teatro di Marcello a Roma.

Fu costruito anche un imponente anfiteatro. Il museo archeologico di Cherchell raccoglie i reperti rinvenuti. In epoca romano-imperiale si dice che la città avesse raggiunto un'estensione di 400 ettari.

Dal 41 d.c. divenne la capitale della provincia romana della Mauretania Cesariense e poco dopo, sotto l'imperatore Claudio, ottenne il titolo di colonia, aggiungendo al nome l'epiteto di Claudia. Vi nacque, intorno al 164 l'imperatore Macrino (217-218).

Dal II secolo vi si diffuse il Cristianesimo e la città fu sede vescovile e successivamente un centro del Donatismo. Fu presa e incendiata durante la rivolta dell'usurpatore Firmo (372-375) e in epoca bizantina fu la capitale della provincia della Mauretania Secunda.

TEATRO ROMANO

DESCRIZIONE

Il centro di Cesarea sorge su un terrazzamento di granito ai piedi dell’Atlas di Cherchel e presenta, a un centinaio di metri dalla riva, un isolotto, l’ilôt Joinville o ilôt du phare, sul quale sono state rinvenuti diversi resti archeologici.

Allo stato attuale della ricerca è impossibile ricostruire le fasi puniche del sito che, tuttavia, ha restituito materiale archeologico risalente al VIII-VI secolo a.c.: dagli strati sottostanti il foro severiano del 200 d.c. proviene, infatti, una lucerna datata a questo periodo.

Altrettanto importanti sono i ritrovamenti nell’ilôt Joinville, dove sono stati messi in luce livelli ellenistici del II secolo a.c. che sigillavano strati con materiale ceramico punico del V secolo a.c., e a ovest del faro, dove sono stati individuati resti di probabili abitazioni fenicie.

ACQUEDOTTO ROMANO DI CESAREA
Cherchell è dunque una città della costa mediterranea dell'Africa settentrionale, posta a, 89 km (55 mi) nella zona occidentale dell'Algeria, nel distretto di Cherchell, provincia di Tipaza. Sotto i nomi di Iol e Caesarea, essa fu una colonia prima egizia, poi fenicia, poi cartaginese, e poi romana divenendo capitale dei regni di Numidia e Mauretania.

La località fu prima fenicio-punica, come testimoniano i materiali archeologici rinvenuti sotto il Foro romano (VIII-VI secolo a.c.) e nell'isolotto di Joinville (V secolo a.c.). Nel IV secolo a.c. era una città punica con il nome di Iol o Jol. Fece in seguito parte del regno di Numidia, ma nel 105 a.c., con la caduta del re Giugurta, entrò a far parte della Mauretania.

Alcuni rinvenimenti, in parte ancora inediti, permettono di ipotizzare una occupazione continua del centro della città di Cherchel almeno dal V sec. a.c. Entro il tracciato del cinta muraria romana (la linea fortificata della città è una delle più importanti del mondo romano), il materiale punico, datato tra la fine del IV e il II sec. a.c., è stato ritrovato in diverse aree.

L'ultimo re numida Giuba II e la principessa greca di stirpe tolemaica Cleopatra Selene II chiamarono la nuova capitale Cesarea in onore di Roma, ricostruendone l'architettura con uno stile egizio-greco-romano. 

MOSAICO CHE RITRAE IL LAVORO DEI CAMPI

CESAREA MAURITANIAE

La città venne dunque rifondata nel 25 a.c. da Giuba II con il nome di Caesarea Mauritaniae e divenne un centro di cultura ellenistica nell'Africa settentrionale. Re Giuba II aveva circondato la città di una cinta di mura di 4.460 m di lunghezza, forse completato da difese anche sul lato verso il mare, che comprendeva un'area di 370 ettari. 

Per ragioni sia strategiche che di scenicità, sul lato opposto, verso sud, le mura sorgevano ad un'altitudine vicina ai 200 m, sull'orlo dell'altopiano che domina la città, comprendendo all'interno tutto un anfiteatro di colline. Fu effettivamente edificata solo la fascia pianeggiante lungo il mare, larga tra i 400 e i 500 m.

Ma i reali furono costretti a fuggire a causa della rivolta delle popolazioni che disapprovavano il loro governo e la loro "romanizzazione", con una guerra civile che durò dal 26 a.c. al 20 a.c. L'imperatore romano Augusto intervenne per sedare la sommossa e divise in due il regno numida.


I monarchi vennero sepolti nei loro mausolei ancora visitabili. La capitale e il suo regno prosperarono fino al 40 d.c., quando il suo ultimo monarca, Tolomeo di Mauretania (1 a.c. - 40 d.c.), venne assassinato  mentre era in visita a Roma, per volontà del cugino Caligola che dopo la morte di Tolomeo annesse la Mauretania all'impero romano.

Una metà del regno divenne un'estensione della provincia romana dell'Africa Nova, mentre la Numidia Occidentale e la Mauretania (ovvero la seconda metà) divennero un unico regno. 
La città di Iol rimase quindi Caesaria o Caesarea, che andava bene per tutti gli imperatori romani e sarebbe in seguito diventata la capitale del regno di Mauretania, uno dei più importanti e fedeli alleati dell'Impero Romano.

All'assassinio del re seguirono quattro anni di rivolta sanguinosa che terminò nel 44, quando l'imperatore Claudio (10 a.c. - 54 d.c.) divise il regno di Mauritania in due province. Caesaria divenne la capitale della Mauretania Caesariensis, una delle due province, divenendo una colonia romana, la Colonia Claudia Caesarea.

ISCRIZIONI ROMANE DI CESAREA
La città è anche nota per essere stata il luogo di nascita dell'imperatore Macrino (164 - 218) e del grammatico greco Prisciano (512 - 527). Dal 314 all'484, quattro vescovi titolari e un donatista presero il predominio sulla locale comunità cristiana. 

Caesaria fu anche la città natale di Marciana, considerata santa dalla Chiesa cattolica, che venne  condannata ad bestias nell'anfiteatro di Caesaria per aver vandalizzato una statua della Dea Diana.

Alla fine del quarto secolo, i Vandali bruciarono la città, ma sotto l'imperatore bizantino Giustiniano I (482 - 565), la città fu riconquistata, ricostruita e riportata all'antico splendore.


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