PARTI DELLA VIA VEIENTANA |
Nel 1692 papa Alessandro VII (Fabio Chigi) volle il catasto dell'Agro Romano che venne affidato al perito agrario di Urbino Giovanni Battista Cingolani, il quale realizzò un pregevole rilievo, dato alla stampa per la prima volta nello stesso anno, in cui comparve l'intero percorso della Veientana. Nel 1704 Padre Ridolfino Venuti pubblicò la carta a cui aggiunse il catalogo alfabetico delle tenute col nome dei possessori e l'area di ciascuna.
Sulla via Veientana-Cassia antica, che è il primo tratto della via dal Ponte Milvio in poi, questa segue il tracciato della collina passando attraverso il fosso detto dell'Acqua Traversa, citato dal Nibby in relazione al ponte sulla Cassia, nelle vicinanze del quale avrebbe sostato Annibale con le sue truppe, prima di saccheggiare il ricchissimo tempio di Lucus Feroniae.
Nella tenuta dell'Acquatraversa, di proprietà della famiglia Borghese, nel periodo compreso tra il pontificato di Papa Paolo V e quello di Papa Clemente X, (1605 - 1676) furono condotte diverse ricerche archeologiche che portarono alla scoperta di diversi reperti, tra cui: un busto di Lucio Vero, una Venere, resti di due statue colossali (Marco Aurelio e Lucio Vero), alcune colonne di alabastro, e parte di una condotta in piombo.
La Veientana proseguiva poi fino al Fosso del Fontaniletto proseguendo fino all'affluente del Tevere, il Cremera, luogo della omonima battaglia fra romani e veienti del 477 a.c., quando venne quasi totalmente distrutta la romana gens Fabia.
Nel "Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae" del 1723 venne citata una «prisca via cognomento Vejentana à Cassia deductar, ut signatur in Tabula Peutingeriana» e nella mappa seicentesca è in effetti ben visibile il tracciato della Veientana.
Essa compare come un diverticolo della Cassia che passa sopra il Fosso del Fontaniletto, dividendosi all'altezza della moderna Via di Grottarossa, la "Viatrium ad Flaminiam" (Trivio alla Flaminia), che collega ala Cassia e la Veientana con la Flaminia.
GROTTA DI GROTTAROSSA |
Essa compare come un diverticolo della Cassia che passa sopra il Fosso del Fontaniletto, dividendosi all'altezza della moderna Via di Grottarossa, la "Viatrium ad Flaminiam" (Trivio alla Flaminia), che collega ala Cassia e la Veientana con la Flaminia.
Il percorso del Viatrium è riscontrabile nel tratto della via Grottarossa moderna che scende la collina verso la Flaminia, costeggiando le antiche grotte del neolitico, passando attraverso la zona di Rubrae, da cui la moderna Saxa Rubra, nome corrotto poi in Lubrae, oggi Labaro, erroneamente attribuito nel nome al labaro sognato da Costantino nell'accampamento da cui sarebbe partita la battaglia di Ponte Milvio.
L'archeologo Sir William Gell, nello scritto "Avanzi di Veji", ne descrisse il percorso di 12 miglia romane che separavano Roma da Veio: «dobbiamo ora seguirla giù pel ciglione fino all'unione con il ruscello chiamato Fosso dei Fossi con il Cremera o Formello, dopo che le acque riunite prendono il nome di Valca o Varca, e sono ancora visibili i vestigi della via Vejentana»
(Sir William Gell, 1832)
PARCO DI VEIO |
Come scrisse William Gell: «dalle tracce della strada che ogni nuovo anno tende a cancellare, sembra che la via Vejentana si diramasse dalla Cassia presso il sepolcro detto volgarmente di Nerone, non lungi dal quinto miglio moderno».
In prossimità di Veio, vennero impiantate nel I secolo due mansiones, stazioni di posta, una al IX miglio (ad nonas, all’incrocio tra Cassia e Clodia, e non lontano dalla confluenza con la Trionfale) e una al XXI (baccanae, all’incrocio con la Via Amerina), e lo sfruttamento di queste due strutture per i primi secoli dell’impero testimoniano il movimento e la vita di queste terre.
A partire dal IV secolo accanto ad esse sorsero delle strutture funerarie cristiane (Baccano anche una Basilica Martiriale dedicata al Vescovo Alessandro). La mansio di Baccano venne poi trascurata in favore del nascente Burgus Baccani (noto solamente da fonti del XI secolo) e mai analizzato archeologicamente.
VIA VEIENTANA |
Lungo la Veientana sono state rinvenute anche una necropoli etrusca chiamata Volusia (dal nome della strada ove è situata) e delle tombe etrusche tra via di Quarto Annunziata e la zona di Labaro, che presuppongono una via di congiunzione, la "Viatrium ad Flaminiam". Secondo alcuni studiosi invece la via proseguirebbe verso nord passando per il paese di Isola Farnese e quello di Formello fino a raggiungere i resti di Veio.Nel IV secolo la comunità cristiana veientana si dotò di nuove sepolture attraverso la Catacomba di
Monte Stallone, il che portava più presenze sia sulla via Ceientana che nelle due mansiones.
I MONUMENTI
Sulla via Veientana sono emerse alcune ville romane distribuite nell'Agro Veientano, oggi chiamato Parco di Veio, come Villa di Campetti e Villa di Ospedaletto Annunziata e inoltre il Sepolcro dei Veienti struttura funeraria del periodo del primo impero che domina la via nei pressi del Parco Papacci a Grottarossa, nonché la Villa di Grottarossa che già si affaccia sulla via Flaminia
LE IPOTESI
William Gell ha ipotizzato che la Via Veientana superasse la città di Veio per concludersi nella vicina lucumonia etrusca di Sutri: «alla porta di Sutri, o Galeria, rimaneva pochi anni sono il pavimento della strada, che era la continuazione della Via Vejentana», ma è tutta da provare.
(William Gell, 1832)
Alcuni studiosi degli anni '90 hanno ritenuto la Veientana un nome alternativo della via Amerina ed altri come un tratto del tracciato della via Flaminia.
LA VIA VEIENTANA ESISTE
In occasione della manutenzione del Grande Raccordo Anulare, all'altezza del torrente Crescenza, già sin dal 1962 furono scoperti un mausoleo e un tratto del basolato romano dell'antica via Veientana. Nel 2008, con la costruzione di un pilastro del viadotto del GRA sul torrente della Crescenza ci sono stati ulteriori ritrovamenti archeologici tra cui una Mansio romana con un pavimento a mosaico in bianco e nero con motivi marini e un nuovo pezzo della via, che dopo il '62 era stata lasciata all'incuria lasciandola coprire dalla vegetazione. La scoperta ha confermato definitivamente l'esistenza della Veientana, contraddicendo gli studiosi che ne hanno negato l'esistenza..
Con la scomparsa dell'antica strada etrusco-romana, oggi il toponimo di Vejentana viene usato per indicare la SS 2 bis, strada a percorrenza veloce che porta dal GRA fino alla città di Viterbo.