IL TEATRO |
L'origine del nome è incerta anche se ci si è basati spesso su un'epigrafe che cita:
«Hic Veneris stabant Ericinae templa vetusto tempore... Quondam etiam templi nomine dicta fuint»
Questo epigramma fu riportato alla luce da Niccolò Peranzoni, umanista della corte di papa Leone X, nei primi anni del XVI secolo, per cui emerge che nella colonia romana stava un tempio dedicato a Venere ericina.
Il primo tempio dedicato alla Venere Ericina fu quello sul Monte Erice, in Sicilia, fondato da Enea, dopodiché il culto fu esportato nella penisola com'è testimoniato dai due templi romani: uno al Campidoglio (a fianco dell'Aedes Mentis) e uno al Quirinale, (appena all'esterno del Pomerio, nei pressi di Porta Collina).
Questo epigramma venne riportato anche in secoli successivi ad esempio da Pompeo Compagnoni nel suo tomo: La Reggia Picena. Ambedue gli autori però, il Peranzoni e il Compagnoni diffidarono dell'autenticità di questo epigramma, perché sia la forma grammaticale che i termini usati sono del periodo del Basso Impero. Nemmeno l'abate Colucci, storico e archeologo del XVIII secolo, nel suo tomo sulle antichità del Piceno, lo credette attendibile.
Sulla fondazione della di Helvia Recina sono state fatte diverse ipotesi suggestive:
- una la vuole fondata da un mitologico Re Cino, il primo re d'Italia dopo il Diluvio Universale.
- un'altra narra che una delle legioni più importanti e temibili di Giulio Cesare, la "Fulminata", fosse formata da soli ricinesi.
- un'altra le attribuisce l'erezione di una statua in favore dell'imperatore Adriano completamente in oro, nonchè la presenza di piazze marmoree e fontane. Ma si tratta di suggestioni archeologiche di taluni eruditi, in maggioranza maceratesi, che senza appoggi documentari fantasticavano sulla antica colonia come di un paese di favola, per bellezza e ricchezza.
- un'altra narra che una delle legioni più importanti e temibili di Giulio Cesare, la "Fulminata", fosse formata da soli ricinesi.
- un'altra le attribuisce l'erezione di una statua in favore dell'imperatore Adriano completamente in oro, nonchè la presenza di piazze marmoree e fontane. Ma si tratta di suggestioni archeologiche di taluni eruditi, in maggioranza maceratesi, che senza appoggi documentari fantasticavano sulla antica colonia come di un paese di favola, per bellezza e ricchezza.
In effetti alcuni anni dopo, quando i genitori giunsero al suo castello mentre lui era assente per una battuta di caccia, la di lui moglie, una nobile vedova spagnola, offrì loro il letto nuziale per la notte. Al mattino, Giuliano rientrò in casa e credendo che la moglie fosse con un amante estrasse la spada e li uccise.
Per espiare la colpa, si trasferì in Italia con la moglie e iniziò una lunga peregrinazione, dalla Sicilia ad Aquileia, fino alle rive del fiume Potenza, dove per tutta la vita traghettò viandanti e pellegrini offrendo loro assistenza.
Durante una traversata, la sua barca rischiò di capovolgersi e lui tenne la mano ad un lebbroso per non farlo cadere. Tale lebbroso, che passò la notte nel suo letto, si rivelò essere un Angelo mandato da Dio ad avvertirlo che la sua penitenza era stata accettata e presto avrebbe avuto il premio eterno insieme alla sua sposa." (il premio era la morte di entrambi).
Sembra che il primo vescovo di Helvia Recina fu Flaviano, martirizzato nel III secolo circa, ma econdo alcuni a Ricina non mancò la permanenza dello stesso San Pietro, proveniente dalla Dalmazia e in viaggio verso Roma. Il Moroni, sulla storia della chiesa lo dà per certo, ma non si sa su quali basi.
«L'evangelo era stato predicato nel Piceno dall'apostolo s.Pietro, reduce dalla Dalmazia. Essendo stato protomartire piceno San Catervo e san Giuliano che introdusse il cristianesimo a Ricina»
(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Vol. XLI, Venezia 1846, p.35)
«L'evangelo era stato predicato nel Piceno dall'apostolo s.Pietro, reduce dalla Dalmazia. Essendo stato protomartire piceno San Catervo e san Giuliano che introdusse il cristianesimo a Ricina»
(Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Vol. XLI, Venezia 1846, p.35)
LA REALTA'
La prima notizia certa dell'esistenza di Ricina è invece del I secolo d.c. di Plinio il Vecchio (Nat. Hist. III, 111) ma molti storici sono del parere che la città fosse più antica visto che Plinio ne parla come di uno dei centri maggiori del Piceno.
Divenne municipio romano verso la metà del I secolo a.c., estendendosi prevalentemente lungo la riva sinistra del fiume Potenza.
A giudicare dai resti monumentali di edifici e opere pubbliche e private, e dai ritrovamenti di lapidi e iscrizioni, l'area abitata doveva estendersi per circa 60 ettari, in prevalenza sulla riva sinistra del fiume Potenza, l'antico Flusor.
Un'antica strada lastricata, il ponte romano sul fiume Potenza e i resti di ville decorate con mosaici pavimentali, rivelano l'importanza del municipio di Ricina che Settimio Severo (146 - 211) elevò nel 205 al rango di colonia e la ribattezzò col nome di Helvia Recina Pertinax, in onore del suo predecessore l'Imperatore Publio Elvio Pertinace (126 - 193).
E non manca la testimonianza di un'antica lapide marmorea, da tempi immemori conservata a Macerata, che ci conferma che la costruzione (o meglio la ricostruzione) della colonia di Helvia Recina è avvenuta sotto Settimio Severo:«IMPeratori. CAESari. Lucii. VERi. AUGusti. FILio. Divi. PII NEPoti. D[ivi]. ADRIANI PRONEPoti. Divi. TRAJANI PARTHici. ABNEPoti. Divi. NERVAE ABNEPoti. Lucius. SETTIMIO SEVERO PIO. PERTINACi. AUGusto. PARTHico. MAXimo. TRIBunitiae. POTestatis. XIII. IMPerii. XI. CONSuli. III. PPosuit. COLONIA HELVIA RICINA CONDITORI SUO.»
La città era posta all'incrocio di due importanti vie, la Nuceria-Ancona e la Salaria Gallica, che univa Ascoli a Jesi. Creata come municipio intorno alla metà del I sec. a.c., Ricina possedeva importanti edifici, come il teatro, in età giulio-claudia, mentre al II sec. d.c. risalgono le abitazioni con mosaici.
La città era posta all'incrocio di due importanti vie, la Nuceria-Ancona e la Salaria Gallica, che univa Ascoli a Jesi. Creata come municipio intorno alla metà del I sec. a.c., Ricina possedeva importanti edifici, come il teatro, in età giulio-claudia, mentre al II sec. d.c. risalgono le abitazioni con mosaici.
Dell’antico insediamento esistono, oggi, poche tracce tuttavia interessanti, ubicate in prossimità delle rovine monumentali del teatro romano, datate tra la fine del I sec. a. c e la prima metà del I sec d. c. Nella suggestiva cornice del teatro sono esposti diversi reperti romani tra pietre, marmi e una serie di epigrafi funerarie.
La città di Ricina, fondata nel I secolo, in età giulio-claudia, mentre al II sec. d.c. risalgono le abitazioni con mosaici.divenuto un importante nodo viario ed uno dei centri principali del Piceno, ospitò in sé:
le terme, il foro, il senato, l'anfiteatro, il ginnasio, il castro pretorio, l’ateneo e l’acquedotto.
L’anfiteatro e il pretorio vennero restaurati dall'Imperatore Aulo Helvio Pertinace che ne fece un rilancio urbanistico. In suo onore al toponimo originario di Ricina venne aggiunto l’appellativo “Helvia” nel 205 d.c.
Oggi, oltre ai resti di monumenti sepolcrali e di una strada lastricata, emerge solo il teatro, tra i più grandi delle Marche, riportato alla luce nel 1938, ma buona parte dell'area dell'antica colonia di Helvia Recina è ancora da riportare alla luce.
I resti del teatro romano, risalente al II secolo d.c., sono oggi la testimonianza più importante dell'antica città di Helvia. Il teatro misura 72 metri di diametro ed era costituito a tre ordini di gradinate con le quali poteva ospitare circa 2000 spettatori; probabilmente era ricoperto di marmi (reimpiegati come al solito durante il Medioevo) con capitelli dorici e corinzi.
Ancora bene riconoscibili sono: l'orchestra, la cavea e il frontescena in laterizio secondo il modello del teatro romano classico. Questi resti danno l'idea di una città di medie proporzioni ma piuttosto florida a causa della prossimità al fiume, allora navigabile, che la poneva in comunicazione con il porto del municipio di Potentia, sulla foce del fiume omonimo, vale a dire a Porto Recanati in località Santa Maria in Potenza, dove gli scavi stanno riportando alla luce un'antica colonia romana.
SANTA MARIA IN POTENZA - GLI SCAVI |
LE INVASIONI BARBARE
Nel IV o V secolo le invasioni dei Goti costrinsero la maggior parte degli abitanti di Recina a spostarsi sulle colline, dando vita così ai centri medievali di Macerata e di Recanati. Probabilmente il primo saccheggio dell'antica colonia romana è stata opera degli Ostrogoti sotto il comando di Radagaiso all'inizio del V secolo, che operò varie scorrerie e saccheggi in tutta la zona dell'antico Picenum.
Radagaiso fu a capo di una vasta coalizione di tribù germaniche (Goti, Vandali, Suebi, Burgundi) e celtiche che invase l'Italia tra il 405 e il 406, per poi essere sconfitto dall'esercito romano nella battaglia di Fiesole, dopo però che aveva raso al suolo diversi centri.
Almeno fino al 393 Ricina ancora esisteva in quanto il suo nome è riportato nella Tavola Peutingeriana, disegnata appunto alla fine del IV secolo. Mentre nel 410 è testimoniata la presenza dell'ultimo vescovo ricinate Claudio, anche lui in seguito proclamato santo, che viene anche considerato il primo vescovo di Macerata.
Durante la guerra Greco-Gotica, della metà del VI secolo, le truppe di Teja, ultimo re degli Ostrogoti, distrussero completamente la città di Ricina, mentre le truppe bizantine di Belisario erano accampate nella nuova città sulla collina soprastante cioè Macerata.
BIBLIO- L. Mercando - Helvia Recina - Villa Potenza, scavi e scoperte in Fasti archeologici, XXI, 1966- Giorgio Ravegnani - I Bizantini in Italia - Bologna - il Mulino - 2004 -
- M. Santoni - Il teatro dell'antica Recina - Camerino - 1877 -
- R.U. Inglieri - Il teatro romano di Helvia Recina in Dioniso, VII - 1939 -- Delle Antichità Picene - Vol.II - 1788 -
Almeno fino al 393 Ricina ancora esisteva in quanto il suo nome è riportato nella Tavola Peutingeriana, disegnata appunto alla fine del IV secolo. Mentre nel 410 è testimoniata la presenza dell'ultimo vescovo ricinate Claudio, anche lui in seguito proclamato santo, che viene anche considerato il primo vescovo di Macerata.
Durante la guerra Greco-Gotica, della metà del VI secolo, le truppe di Teja, ultimo re degli Ostrogoti, distrussero completamente la città di Ricina, mentre le truppe bizantine di Belisario erano accampate nella nuova città sulla collina soprastante cioè Macerata.
- M. Santoni - Il teatro dell'antica Recina - Camerino - 1877 -
- R.U. Inglieri - Il teatro romano di Helvia Recina in Dioniso, VII - 1939 -