Il fiume Oglio fu per Pontevico un notevole porto militare e commerciale sin dalla preistoria, numerosi sono i ritrovamenti di piroghe conservate per secoli nel suo letto di sabbia. Con la “barbotta” (tipiche barche di fiume con la chiglia piatta) si trasportava fin da tempi lontanissimi la sabbia e la ghiaia che i cavatori estraevano dal fiume, ammucchiata sulla riva e poi venduta ai costruttori di fabbricati.
Il ponte, in pietra, venne edificato in posizione strategica sul fiume Oglio, naturale confine con Cremona, esattamente a Palazzolo sull'Oglio, in Lombardia. Era situato lungo la via Gallica, strada romana che collegava i maggiori municipia della Pianura Padana e che iniziava a Gradum (Grado), passando poi da Patavium (Padova), Vicetia (Vicenza), Verona (Verona), Brixia (Brescia), Bergomum (Bergamo), Mediolanum (Milano) e Augusta Taurinorum (Torino).
Il ponte, che è il più antico ponte di Palazzolo, datato all'incirca attorno al IV secolo, costituì poi uno snodo fondamentale per le vie di comunicazione verso Bergamo e soprattutto verso Milano, seguendo il tracciato detto poi della via "Francesca".
Il ponte era dunque deputato soprattutto ai collegamenti di Brescia con Bergamo e Milano, su un tracciato stradale che correva ai piedi delle colline e lontano dalla zone paludose e boscose della pianura, le prime pericolose per le acque infide dove era difficile addentrarsi, e le seconde pericolose per le belve e i briganti.
Il ponte fu edificato a in cui in tempo di magra affioravano diversi isolotti che agevolarono la posa delle fondamenta, originariamente era a ben cinque campate con quattro pilastri e cinque archi, ed era a schiena d’asino, ma le sue dimensioni subirono molte modifiche nel corso del tempo.
Infatti il primo arco verso la piazza, ancora esistente ma ormai invisibile, venne chiuso e interrato quando si demolì il "torrazzo", cioè la fortificazione del ponte sul lato bresciano, e si ampliarono i fabbricati della piazza del Mercato, (oggi piazza Roma), con la costruzione di un edificio porticato che fosse ostello per i viandanti.
Il ponte venne comunque conservato in epoca medievale onde far pagare ai viandanti, a piedi o su carri e carrozze, un pedaggio, detto "pontatico", finchè, nel 1511 si procedette alla sostituzione di un arco danneggiato con una struttura di legno fornito dai Grumellesi.
Tale struttura però non resse a lungo, perchè l'are dei facitori di ponti, i pontifex, cioè gli ingegneri romani era ormai andata perduta. Infatti, nel 1533, l'arco danneggiato venne nuovamente sostituito da un arco in pietre di Sarnico.
Invece il 4 ottobre 1788, con nessun rispetto verso un così prezioso monumento, venne demolito sia l'antico portone che immetteva dal ponte alla città, sia il muraglione che fiancheggiava la salita, per aprire il passaggio all'odierna via Garibaldi. Durante la guerra del 1799 l'arco centrale, su cui mai si era proceduti ad opere di manutenzione crollò, ma. secondo alcuni autori, venne fatto cadere, per impedire il passaggio delle truppe.
Per almeno dieci anni il ponte rimase in legno e solo nel 1810 fu ricostruito in pietra di Sarnico in ogni parte mancante, per cui ha conservato grossomodo il suo aspetto originale, negli archi e nei suoi frangiflutti. La struttura del ponte si regge oggi su dei piloni di sostegno con base rotonda, in marmo bianco Botticino, di epoca tardo-romana.
Su queste fondamenta più antiche poggiano poi gli speroni in pietra di Sarnico (o Credaro) che servono a proteggere i piloni stessi e impedire che la corrente del fiume Oglio possa danneggiarli.
La parte superiore del ponte è a schiena d’asino e nel tempo ad ogni rifacimento il ponte venne ampliato verso valle di almeno un metro e mezzo, assumendo così l’attuale larghezza.
BIBLIO
- Marco Bonari, Carlo Bonari -Tesori palazzolesi - Roccafranca - La Compagnia della Stampa -Massetti Rodella Editori - 2010 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -