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LA C.D. VILLA DI AUGUSTO A SUMMA VESUVIANA

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La scoperta della cosiddetta villa di Augusto, a Summa Vesuviana in provincia di Napoli, avvenne intorno agli anni ’30, dopo il rinvenimento casuale di strutture murarie durante alcuni lavori agricoli. La ricerca archeologica cominciò grazie all’interessamento di Alberto Angrisani, dottore e farmacista di Somma Vesuviana, sotto la supervisione di Matteo Della Corte, suo caro amico e direttore degli scavi di Pompei.

Dagli scavi di ieri e di oggi, scavi non ancora terminati, è emersa parte di un ampio edificio romano, costruito nella prima età imperiale che si è protratto nella sua esistenza fino al V secolo d.c., cambiando ovviamente più volte nel suo tempo sia l'aspetto e le decorazioni sia la sua funzione, fino alla nuova eruzione vesuviana del 472 d.c., che lo seppellì per oltre la metà della sua altezza.

In seguito il vento e gli agenti atmosferici per lungo tempo coprirono totalmente la precedente copertura della zona delle eruzioni vulcaniche. Dopodichè la terra, resa fertilissima dai detriti pieni di sali minerali del vulcano, venne lavorata perdendo il ricordo dell'antico.




GLI SCAVI

I primi scavi riportarono alla luce una piccola parte delle strutture murarie e delle “colonne e capitelli di marmo, pavimenti in mosaico, bellissimi frammenti statuari di un personaggio in abito eroico, stucchi policromi”.
Considerando la vastità e la monumentalità dell’edificio nonchè la sua ubicazione, gli studiosi pensarono che la villa potesse essere la residenza dove morì l’imperatore Ottaviano Augusto, come ci tramandano alcune fonti latine.

Ci fu un grande interesse da parte del popolo di Somma Vesuviana, che inviò anche una richiesta di finanziamento a Mussolini per la prosecuzione dello scavo, non fu possibile andare avanti a causa della mancanza di fondi. All'epoca le antichità non suscitavano un grande interesse se non per l'orgoglio del passato storico, ma senza la prospettiva dell'investimento economico che poteva procurare il turismo, all'epoca quasi inesistente.

Dobbiamo attendere fino al 2002 per ottenere un nuovo scavo intrapreso per giunta non dagli italiani ma dall’Università di Tokyo.  



Nel 2002 infatti il gruppo dell’Università di Tokyo intraprese un progetto multidisciplinare di ricerca, che portò alla scoperta dei resti di un ambiente monumentale, costituito da un colonnato, due pareti decorate con nicchie, una serie di pilastri con arcate, e sul fondo, una parete con tre porte e due nicchie con stucco decorato.

In pavimento di questa zona è in parte mosaicato, in parte eseguito in ‘cocciopesto’ (un impasto di malta e mattoni tritati). Più a ovest è stata individuata una stanza rettangolare, le cui pareti presentano numerose porte e finestre.

L’ingresso sul lato sud consentiva all'inizio il passaggio ad altre zone, ma poi la villa fu ristrutturata e questo venne chiuso da un’abside, successivamente poi venne murato. In fase molto più avanzata l’edificio venne destinato ad azienda per la produzione agricola, come ha rilevato il rinvenimento di una macina per grano e di semi di olive carbonizzate.

Durante lo scavo del 2003 sono state rinvenute due statue (conservate presso il Museo Archeologico di Nola), una di una donna con abito greco (peplos) ed una, magistralmente ricomposta da più frammenti, del Dio Dioniso/Bacco con il capo coronato d’edera e un cucciolo di pantera in braccio.

A partire dal 2005 l’area di scavo è stata estesa verso nord-est scoprendo un nuovo settore collegato al precedente a mezzo di due considerevoli gradinate.

Fra queste due zone sono state rinvenute una canaletta e due “cisterne/silos” (cisterne prima dell'acqua e poi destinate a silos) In una di queste, scavata nel 2008, è stato trovato il bellissimo torso di un satiro in marmo, purtroppo senza altre parti, devastate sicuramente dalla iconoclastia cristiana. 

In questo nuovo settore sono stati rinvenuti due ambienti absidati, con una decorazione interna ancora ben conservata. All’interno della grande abside, praticamente un ninfeo, troneggia un fregio con Nereidi e Tritoni.

Le pareti dell’abside più piccola sono decorate invece con un finto tendaggio, e con piccoli dettagli molto eleganti, come due uccellini.

Il pavimento è a mosaico con decorazione geometrica.

Ad ovest di questo ambiente, sempre durante la campagna 2008, e a conferma della destinazione agricola dell'area, è stata trovata una cella vinaria con numerosi contenitori per il vino (dolia).
La datazione della fondazione dell’edificio, secondo i dati finora acquisiti, sembra smentire l’ipotesi tradizionale della villa di Augusto.
Ma comunque le strutture finora emerse fanno pensare ad un complesso di notevole estensione e prestigio, per la sua monumentalità e la grande qualità architettonica.



SCAVI ATTUALI

A tutt'oggi, nella città di Somma Vesuviana sono in corso gli scavi della cosiddetta Villa di Augusto, l’edificio sepolto dall’eruzione vesuviana del 472 d.c. La stanza più grande dell'edificio è costituita da un lato da un colonnato, due pareti con nicchie, un’arcata sorretta da pilastri e, dall’altro, da una parete decorata con temi legati al Dio del vino Dioniso.

Il tema, sicuramente connesso con la produzione di viti e di vino e con l'intento di propiziarsi la divinità addetta, cioè Bacco, corrispondente al greco Dioniso, non esclude che potrebbe alludere anche ai Sacri misteri connessi al Dio.

Secondo alcune fonti Ottaviano Augusto, il primo imperatore di Roma, potrebbe aver vissuto i suoi ultimi giorni alle falde del Monte Somma, dove oggi sorge Somma Vesuviana, in provincia di Napoli.
D'altronde nessuno fino ad ora è mai riuscito a individuare il luogo in cui morì il successore di Caio Giulio Cesare per cui occorre momentaneamente affidarsi alla tradizione. 

Però li scavi archeologici in località Starza della Regina, iniziati nel 2002, potrebbero presto fornire una risposta. Tacito scrisse che Augusto spirò nel 14 d.c. in un luogo “apud urbem Nolam”, ovvero vicino alla città di Nola, all'epoca una delle civitas più importanti a sud di Roma.


Le fonti antiche, inoltre, raccontano che in questo territorio, intorno al I sec. d.C., esistevano molte ville di personaggi illustri, tra cui Virgilio e il padre di Augusto, attirati dal clima salubre, dalla tranquillità e dalla fertilità del suolo. A Somma Vesuviana, a circa 13 km da Nola, si scava un edificio romano che per imponenza e la ricchezza decorativa potrebbe essere stata l’ultima dimora di Augusto.

Per ora è solo un’ipotesi, che risale agli anni ’30, quando Matteo della Corte, direttore degli scavi di Pompei, avviò un cantiere in seguito al ritrovamento casuale di strutture murarie antiche. Ma tutto si fermò per mancanza di fondi dovuto soprattutto all'imminente avvento della guerra, cosicchè le mura furono nuovamente seppellite a evitare depredatori e tombaroli.

Oggi è l’Università di Tokyo a condurre gli scavi, me in collaborazione con l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, e comunque su progetto del Prof. Antonio De Simone, l’archeologo campano a cui si deve l’idea e l’avvio della nuova ricerca.

La datazione delle strutture emerse, fra il II e il V sec. d.c., e quella delle ceneri vulcaniche, riconducibili alle eruzioni del 472 e del 512 d.c., sembrerebbero però negare, almeno in parte, la suggestiva ipotesi di Della Corte. Ma non mancano altre considerazioni che tuttavia lascerebbero aperta la possibilità di una clamorosa conferma.

Fino ad oggi la Villa di Augusto è stata datata alla prima età imperiale ed è stata ritenuta attiva fino al V secolo d.c., quando ci fu la disastrosa eruzione del 472. Infatti, sul terreno accumulato, sono state rinvenute tracce di solchi arati ed impronte di animali, probabilmente in fuga proprio al momento dell’eruzione.


Lo scavo della Villa di Augusto, in località Starza della Regina a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, è stato avviato nell'ambito di un progetto condotto dall'Università Statale di Tokyo in concomitanza con la Soprintendenza per i Beni archeologici di Napoli e Pompei.

Il complesso conserva ancora oggi un colonnato in parte intatto con all'interno nicchie, statue e decorazioni in stucco, oltre a delle strutture e magazzini adibiti a svariate attività agricole, tra cui la produzione di vino e olio.

Gli scavi portarono alla luce solo una piccola parte delle strutture murarie e colonne e capitelli di marmo, pavimenti in mosaico, decorato con motivi geometrici e delfini che saltano tra le onde.
Bellissimi i frammenti statuari appartenenti ad un personaggio in abito eroico ed anche gli stucchi policromi, che donano vivacità agli interni della villa.

C’è una stanza con numerose porte e finestre con un pavimento realizzato a mosaico, successivamente divisa in due parti: una adibita a stalla e l’altra a dispensa. Verso valle, collegata con la stanza principale da due scale, spunta una terrazza con colonnato in mattoni e, verso est, un’aula absidata con arcata e fregio con raffigurati Nereidi e Tritoni.

Ciò che la rende davvero speciale è che rappresenta un unicum in tutta la zona ai piedi del Monte Somma, perché è imponente e doveva raccogliere tutte le acque provenienti dai vicini rilievi montuosi.

Davvero una residenza ricca di storia e fascino, che vale la pena andare a visitare; chissà che in futuro non si possa scoprire qualche altro importante dettaglio sulla vita dei nostri antenati e sulla decadenza sociale ed economica che colpì l’antica Roma in epoca tardoantica.



NUOVE IPOTESI SULLA VILLA DI AUGUSTO
Forse è nel giardino di una scuola elementare posta tra Nola e Ottaviano. (Fonte)
Articolo di Antonio Cangiano 

Nuove interessanti ipotesi circa la collocazione della cosiddetta villa di Augusto, dimora regale alle falde del Vesuvio dove sarebbe morto Gaio Giulio Cesare Ottaviano, primo imperatore di Roma.
Secondo il parere di una nutrita schiera di archeologi, l’attuale villa d’epoca romana individuata negli
anni ’30 a Somma Vesuviana - e dove dal 2002 sono ripresi gli scavi finanziati dell’università di Tokio - non sarebbe quella giusta. 

L’archeologo Mocerino interviene: “si tratta di una struttura tarda, costruita secoli dopo il decesso
dell’imperatore
”. E intanto il ritrovamento di un capitello di fattura pregiata e dalle enormi proporzioni sposta l’asse della ricerca nel giardino di una scuola elementare al confine tra i comuni di Nola e Ottaviano. 



TEMPIO DI AUGUSTO? 

 “È largo come una colonna del tempio di Hera a Paestum ma decisamente più bello e decorato” è il commento entusiasta di Gennaro Barbato, vicepresidente fondatore del Comitato Civico di Ottaviano, comune alle falde del Vesuvio.

La valutazione si riferisce all’imponente capitello di notevoli dimensioni ritrovato non molti anni fa
durante i lavori per la realizzazione del parcheggio della scuola elementare “Albertini” in località Piazzolla, al confine tra i comuni di Nola e Ottaviano, e che ora fa discutere circa l’esatta ubicazione della villa dove sarebbe morto il primo imperatore di Roma.


Il capitello, un kalathos corinzio con una sola corona di foglie d’acanto, è un esemplare molto raro nel suo genere.
Molto probabilmente appartiene ad una imponente domus romana o addirittura ad un tempio”, avanza entusiasta il nostro interlocutore; e in questa idea Barbato è avvalorato dalle recenti ipotesi degli archeologi che valutano la presenza di una struttura di notevoli dimensioni nell’area di pertinenza della scuola elementare dov’è stato ritrovato il capitello o nelle prossime vicinanze.

Un tempio che a detta degli addetti ai lavori l’imperatore Tiberio avrebbe fatto costruire per onorare il
padre morto nella villa di famiglia alle falde del Vesuvio, citata da Svetonio e Tacito.
Ma sono delle ipotesi, occorrerebbe fare spazio agli scavi archeologici. “Abbiamo richiesto più
volte alle soprintendenze di Napoli e Pompei, saggi di scavo nei giardini e nel parcheggio del plesso
scolastico
” spiega il nostro interlocutore, “ma fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.



LA MISSIONE GIAPPONESE  

Intanto la missione degli archeologi giapponesi dell’università di Tokio, al lavoro dal 2002 nell’area di scavo di Starza della Regina, dove negli anni ’30 si ritenne fosse stata individuata la villa Augustea, non sembra essere più convinta.

Dal sito ufficiale della missione, che ha tra gli obbiettivi principali la verifica dell'ipotesi sulla "Villa di Augusto" formulata dagli archeologi del Regime, non c’è alcun riferimento all’imperatore morto in quella residenza.

Il prof. Antonio De Simone, che ha curato il progetto d’intervento ora portato avanti dal Prof.
Masanori Aoyagi dell’università di Tokio, parla di villa con decorazione dionisiaca di Somma
Vesuviana, per il rinvenimento in loco di una pregevole statua del Dio.

Ad avvalorare l’ipotesi circa la villa di Augusto, resta soltanto uno speciale Super Quark,
visibile su youtube dedicato alla presunta villa di Augusto di Somma Vesuviana, realizzato da Alberto Angela e trasmesso in prima serata da Rai 1 nel 2008, dove il noto conduttore asserisce: “tutti gli archeologi ritengono si tratti della villa di Augusto, anche se la certezza “nero su bianco” ancora non c’è”.



UN PO’ DI STORIA

Si dice che nel 14 d.c. il primo imperatore Ottaviano Augusto durante un viaggio provò un malore e fu portato in una villa di famiglia “apud Nolam” (presso Nola) dove, secondo gli scritti di Tacito e Svetonio, malgrado le cure, si spense all'età di 76 anni. Il suo corpo fu poi riportato a Roma dove si svolsero i solenni funerali. Fin qui la storia, quella classica.

Negli anni’30 nell'ottica delle campagne di scavo del regime fascista, orientate a riportare alla luce simboli e luoghi solenni dell’impero romano, il Dott. Antonio Angrisani affiancato dall'allora direttore degli scavi di Pompei Matteo Della Corte, portarono alla luce in una campagna di Somma Vesuviana, imponenti resti di una villa d’epoca romana.

La straordinarietà dell’edificio e la sua monumentalità fecero pensare che la villa fosse proprio quella “apud Nolam” citata da Svetonio e Tacito. Richiesto a Mussolini un finanziamento per poter proseguire le opere di scavo, se n'ebbe risposta negativa per mancanza di fondi.


BIBLIO

- Masanori Aoyagi, Claudia Angelelli, Satoshi Matsuyama - Scavi nella cd. Villa di Augusto a Somma Vesuviana - Aggiornamenti dalle indagini - 2012-2014 -
- C.S. Martucci, G.F. De Simone, A. De Simone, N. Albano - "Balnea: l'evidenza ceramica dalla piscina calida delle Terme Suburbane di Pompei" - in: M. Osanna, L. Toniolo (eds.) - Fecisti Cretaria - Roma - 2020 -
- Alfonso De Franciscis - The National Archaeological Museum of Naples - Interdipress - 1974 -
- Pierre Grimal - Les villes romaines - PUF - Que sais-je nº 657 - I édition - 1954 - VII éd. en 1990 -

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